COSTRUZIONI:

Per sorte anagrafica ho avuto la fortuna di frequentare i maestri di più generazioni di architetti, come allievo, negli studi professionali, nella vita politico-culturale. Questo, assieme alle esperienze di impegno civile mi ha lasciato alcuni radicati pregiudizi, che, a volte, mi ostacolano nel successo:

- Meglio lavorare per tanti umili che per pochi potenti.
- Meglio far partecipare più gente possibile alle soddisfazioni della creatività.
- Bisogna ottenere il risultato col minor spreco di risorse possibile.
- L'architettura e l'urbanistica moderne sono un processo di liberazione, reso possibile dall'emancipazione sociale.
- Non c'è ragione di fare in modo astruso e fatuo ciò che gli uomini fanno bene da secoli quasi istintivamente. Si deve dare forza espressiva a ciò che propone un cambiamento di costume e non c'è abitudine inveterata che non possa essere modificata dall'impegno e dalle circostanze.

Ancora studente ho letto due frasi che mi sono rimaste impresse:

per Nietzche: "quando il filo della tradizione è spezzato anche l'artista più dotato può compiere solo tentativi effimeri."
per Michelangelo invece: "Chi va dietro agli altri non anderà mai innanzi".

Il più rigoroso dei maestri che ho avuto, è Saverio Muratori. Me lo sento sempre accanto quando progetto: mi ammonisce ad essere serio e responsabile.
Mi sono impegnato, negli anni 60, nell'industrializzazione edilizia: la casa per tanta gente.
Ho partecipato a progetti pilota con pannelli, tunnel, slip-forms, voluminosi, spendendomi per fare accettare ai muratori delle Cooperative e agli utenti, le novità "progressiste".
Poi Berlinguer la definì "austerità proletaria"; forse era solo riformismo, ma i quartieri e le scuole nei quali ho lavorato mi danno ancora una certa soddisfazione con i loro blocchi ordinati e ugualitari.e tanti alberi ora diventati grandi. Da vero architetto, ho abitato in appartementi popolari solo, per pochi anni: poi mi sono meritato il sottotetto in centro e, da dieci anni, casa e studio in un comune di periferia, in una casa di campagna trasformata in condominio per pochi amici.
Alla fine degli anni 70, quando l'industrializzazione a scatoloni sembrava inarrestabile, nella CBP - Cooperativa Bolognese di Progettazione, si è tentata una evoluzione verso l'autocostruzione e l'equilibrio ambientale, con i progetti di Crevalcore - Caselle, di Porretta e soprattutto con la prefabbricazione per modelli del Progetto77. Nel gruppo "La Cà" si è cercato di tirare conclusioni politico sociali dalle esperienze di autocostruzione.
Negli anni 80, nel trionfo dell'edonismo reaganiano, ho potuo campare con gli acquascivoli e gli acquaparchi, ricostruendo lo studio in casa e approfittando della trasformazione per utilizzare in modo esteso l'informatica. Il mercato mi ha portato a viaggiare e a confrontarmi con aziende, imprenditori e colleghi di molte parti d'Europa e anche di altri paesi.
Non ho alcuna specializzazione: qualcuno diceva che bisogna specializzarsi nel non essere specialisti in nulla.