BIOETICA IN LINEA di Maurizio Soldini

Questo sito si prefigge lo scopo di contribuire alla diffusione di problematiche bioetiche.
Per cominciare vi presento gli Abstracts del PRIMO INCONTRO LARIGIANO DI BIOETICA tenutosi a Lari il 19 settembre 1998, in previsione del 1999 decretato ANNO DELL'ANZIANO dall'ONU.

IL LIBRO CON LE RELAZIONI PER ESTESO - CIRCA 200 PAGINE - SARA' PRESTO IN LIBRERIA.

Per il momento gli Abstracts books potranno essere richiesti alla Segreteria Organizzativa.

PRIMO INCONTRO LARIGIANO
DI
BIOETICA

CASTELLO DEI VICARI, LARI , PI
SABATO 19 SETTEMBRE 1998


L’ANZIANO
ALLE SOGLIE DEL NUOVO MILLENNIO.
QUALI PROSPETTIVE
MA SOPRATTUTTO QUALI GARANZIE
PER UNA SALUTE GLOBALE?

Enti Organizzatori
ASOCIAZIONE CULTURALE “IL CASTELLO”
COMUNE DI LARI
CASA DI RIPOSO “BELVEDERE” DI LARI
CON IL PATROCINIO DI
MINISTERO DELLA SANITA’
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “LA SAPIENZA” DI ROMA
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA




Presidenti del Convegno
Silvano Burgalassi
Umberto Accettella

Segreteria Scientifica
Maurizio Soldini - Giuseppe Giancaspro
D.E.A. Dipartimento Emergenza Accettazione
Policlinico “Umberto I”
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma
Viale del Policlinico, 155
00161 ROMA
Tel. 06/49970337-70340-70347
Tel cell. 0337/734623
E-Mail baccelli@iol.it

Segreteria Organizzativa
Alessio Martelloni
Associazione culturale “Il Castello”
Piazza del Castello, 1
56035 LARI - PI
Tel. 0587/684330 - 0347/4719276 - Fax 0587/68409















ABSTRACTS

INDICE
RELAZIONI



M. Soldini, La bioetica e l’anziano......................................................................................11

A. Isidori, F. Franceschi, F. Romanelli, La costituzione biologica e individuale dell’anziano tra salute e malattia............................................................................................................13

G. B. Cassano, L. Dell’Osso, Il disagio della mente nell’anziano.......................................15

S. Palumbieri, La corporeità dell’anziano : la riflessione antropologica..............................17

U. Accettella, La gestione clinica del paziente anziano tra to care e to cure......................19

P. Frati, L’anziano e i problemi di fine vita dal punto di vista del diritto...............................21

S. Burgalassi, Il vecchio da patriarca a peso inutile ?........................................................23

F. Pettinelli, I mezzi di comunicazione di massa e le problematiche della vecchiaia : quale informazione per il futuro ?.................................................................................................25

C. Viafora, G. Bon, Quale responsabilità nei confronti dell’anziano ?................................27

V. Savio, Le garanzie per una salute globale dell’anziano. Ruolo della pastorale sanitaria e del volontariato...............................................................................................................29


COMUNICAZIONI ACCETTATE PER L’ESPOSIZIONE ORALE



G. Giancaspro, Gli anziani nella realtà sociale degli anni 2000: riflessioni sui loro bisogni per elaborare le opportune strategie di intervento.............................................................33

E. Cantarano, L. Carini, Alcune riflessioni su esperienze vissute nella terza età raccolte mediante intervista a personale militare in congedo..........................................................35

M. Mongardini, S. Mattoni, “Il nuovo anziano” verso una pianificazione sociale................37

L. Fredduzzi, A. Piserà, Aspetti medico-legali e medico-sociali del maltrattamento dell’anziano in famiglia.......................................................................................................39

D. Tucconi, L’anziano, la salute, la comunicazione...........................................................41

V. Digiacomantonio, M. C. Lupi, M. De Marco Cervino, P. Girardi, Approccio dimensionale ai disturbi psicotici dell’anziano...........................................................................................43

P. Bruni, L. Carini, A. Coppola, M. Suppa, M. G. Scarpellini, M. Soldini, A. Doriani, A. Riportella, F. Aguglia, Il vecchio a rischio di suicidio..........................................................45

G. Zappa, N. Ogbonna, A. Piserà, G. Barbaro, M. Suppa, G. Giancaspro, M. Soldini, L’anziano nel Dipartimento di Emergenza e Accettazione. Sempre urgenza medica oppure emergenza sociale ?..........................................................................................................47

M. Suppa, M. G. Scarpellini, M. Soldini, A. Ala, G. Tassone, G. Aguglia, M. Alessandroni, D. Ferrara, M. Iosue, F. Aguglia, La telemedicina al servizio della salute dell’anziano......49

P. Ceccanti, Le Residenze per anziani. Riflessioni e valutazioni di una proposta di progettazione integrata......................................................................................................51

A. Deri, Quale pastorale per l’anziano ?...........................................................................53


POSTERS



M. Suppa, M. Soldini, M. G. Scarpellini, M. L. Equizi, S. Genovesi, L. Franchi, G. Aguglia, A. Doriani, G. Tassone, F. Aguglia, L’anziano al Pronto Soccorso : tipologia dei ricoveri.57

M. Soldini, G. Barbaro, N. Ogbonna, G. Zappa, M. Suppa, A. Reali, G. Giancaspro,
Le fratture nell’anziano.......................................................................................................59

M. C. Lupi, V. Digiacomantonio, I. Petrone, P. Girardi, Abuso di farmaci nell’anziano : caratteristiche e strategie terapeutiche.............................................................................61

F. Grandinetti, M. Gharbiya, F. Bozzoni Pantaleoni, E. Melchionda, Trattamento argon laser (a luce verde) nella degenerazione maculare senile: studio prospettico a 24 mesi..63

N. Pescosolido, E. Melchionda, R. Rosa, C. Moretto, F. Grandinetti, Lo stato anatomo - funzionale vascolare nell’anziano come fattore di rischio per la patologia glaucomatosa..65

M. Soldini, G. Giancaspro, G. Barbaro, M. Suppa, G. Zappa, N. Ogbonna, G. Carmenini,
L’arterite gigantocellulare di Horton. Una malattia sistemica caratteristica dell’anziano.
Considerazioni diagnostiche e terapeutiche.......................................................................67

A. Piserà, M. Franchi, Particolari considerazioni sull’individuo anziano con incontinenza urinaria...............................................................................................................................69

M. C. Lupi, V. Digiacomantonio, B. Cozzani, P. Girardi, Perdita di ruolo sociale e reazioni psicopatologiche dell’anziano.............................................................................................71

A. Doriani, A. Riportella, P. Bruni, S. Genovesi, M. L. Equizi, L. Franchi, M. Suppa, Degenza, autonomia e famiglia nell’anziano......................................................................73

M. Soldini, La “Casa dei vecchi” di Lari. Un modello di residenza globale per anziani.......75




Relatori invitati..................................................................................................................77







RELAZIONI




LA BIOETICA E L’ANZIANO

M. SOLDINI

Dipartimento di Emergenza e Accettazione
Corso di Perfezionamento in Bioetica Clinica
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma
Insegnamento di Bioetica – Università Pontificia Salesiana di Roma

Alla fine di questo millennio la Bioetica si profila come un nuovo ambito culturale e pluridisciplinare, in cui si integrano scienze umane e scienze sperimentali nel tentativo di dare ragione alle scelte compiute nel campo delle scienze della vita e della salute. Nel volere giustificare con argomentazioni razionali le scelte operate è necessaria una competenza particolare, che pur prendendo inizio dai dati biologici, psicologici, sperimentali e clinici, abbia come sfondo una specifica Weltanschauung, o meglio una antropologia di riferimento, che possa realisticamente guidare giudizi e azioni in base ad un’etica forte, di tipo cognitivista, fondata su solide basi.
Nel presente contributo si delinea la necessità di un approccio personalistico ontologicamente fondato. Infatti soltanto con una struttura argomentativa forte potranno essere presi nella dovuta considerazione gli innumerevoli problemi, - alcuni datati, altri nuovi e congeneri al tempo presente, - dell’anziano e della sua salute.
La domanda posta a titolo nel presente convegno è quella dell’anziano alle soglie del nuovo millennio, nella definizione delle prospettive, se non delle garanzie, per una sua salute globale. Le risposte date dai vari esperti saranno analitiche e ognuno cercherà di delineare secondo le sue competenze la biologia, la psicologia, la fisiologia, la patologia, la clinica, la sociologia, etc. dell’anziano, calato nella realtà individuale e socio-politico-culturale, nonché ecclesiale. Ma non si potrà avere una visione d’insieme, sintetica, globale se non ci porremo il quesito : chi è l’anziano ? Avremo la risposta soprattutto nelle considerazioni antropologiche. Essenzialmente possiamo affermare, anche se può sembrare pleonastico, che l’anziano è una persona ; ovvero è una unitotalità somato-psichica-spirituale, che vale di per sé, per quello che è e non per quello che fa o che ha.
La Bioetica pertanto si pone nei confronti dell’anziano allo stesso modo in cui si pone davanti ad ogni persona a partire dal suo concepimento, attraverso tutti gli stadi della vita, fino alla morte naturale. Difatti le problematiche bioetiche quali il consenso informato, la sperimentazione farmacologica, l’allocazione delle risorse, l’eutanasia, l’accanimento terapeutico, etc., sono affrontabili a prescindere dall’età. Va comunque sottolineato che davanti all’anziano si configurano un approccio ed un’attenzione diversi, ad esempio rispetto all’adulto, in virtù di una maggiore vulnerabilità fisica, psichica e talora anche spirituale. Vero è che spesso l’anziano può essere considerato come un nuovo adolescente, che va curato fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, e spesso in modo preventivo, ma di cui più che altro è necessario prendersi cura nella sua totalità.
In conclusione, si sottolinea l’importante compito della Bioetica nell’affrontare le problematiche inerenti la salute globale dell’anziano. Nel bilanciamento dei dati fisici, biologici, psicologici, clinici e sociologici, attraverso lo sfondo antropologico personalistico fondato sull’essere in senso metafisico, si ricerca una normativa teleologicamente informata alla legge naturale morale, che ci spinga a scelte oculate, pensate eticamente in modo forte, - contrariamente a impostazioni deboli, riduzioniste e relativiste, individualistiche e utilitaristiche -, e che garantisca una salute globale affrontata responsabilmente, senza preclusione alla libertà, e nel massimo rispetto della dignità integrale della persona anziana.

LA COSTITUZIONE BIOLOGICA E INDIVIDUALE DELL'ANZIANO
TRA SALUTE E MALATTIA

A. ISIDORI, F. FRANCESCHI*, F. ROMANELLI

Dipartimento di Fisiopatologia Medica,
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
*Dip. di Ortopedia, Libera Università Campus Biomedico di Roma

L'invecchiamento è caratterizzato da un progressivo declino dei livelli ormonali circolanti; per quanto concerne gli steroidi gonadici tale diminuzione è drammatica ed improvvisa nella donna, sfumata e lenta nell'uomo. Con l'aumento della vita media della popolazione si sono manifestate con maggiore evidenza le problematiche connesse con il suddetto progressivo deficit ormonale. Nell'uomo in particolare la diminuzione dei livelli di testosterone può essere causa di osteoporosi e quindi deve essere presa in considerazione la possibilità e l'utilità di un'opoterapia sostitutiva nel maschio ipoandrogenico.
L'osteoporosi è certamente una patologia ad elevatissimo impatto sociale, in quanto causa di fratture patologiche e algie diffuse e localizzate che rappresentano un notevole costo umano e sociale.
Considerato che nei soggetti maschi sani anziani vi è una riduzione media del contenuto minerale osseo di circa lo 0.2-1% annuo e che tale riduzione è presente anche nel soggetto giovane ipogonadico l'indicazione ad una terapia sostitutiva con testosterone deve essere presa in considerazione in quei soggetti che ne sono realmente carenti.
Gli androgeni sono in grado di stimolare i meccanismi di formazione ossea e di inibire quelli di riassorbimento inducendo in definitiva un aumento della densità minerale ossea a carico sia dell'osso trabecolare che di quello corticale.
Altri ormoni possono svolgere un ruolo importante nel determinismo dell'osteoporosi dell'anziano maschio: tra questi un cenno sicuramente merita il GH od ormone della crescita i cui livelli plasmatici declinano progressivamente con l'invecchiamento, la cosiddetta somatopausa. Tale diminuzione ha indotto alcuni gruppi di ricerca ad utilizzare tale ormone in soggetti anziani che dimostravano una carenza dell'asse GH-IGF (Insulin Growth Factor), nonostante la maggiore difficoltà pratica della terapia con GH e i più complessi effetti collaterali dovuti a tale somministrazione.
In conclusione l'attuale quesito medico più intrigante è rappresentato dal dubbio sull’opportunità di restaurare nell'anziano, tramite somministrazione esogena, livelli ormonali tipici dell'età adulta, ovviamente sotto un controllo clinico, e verificare se ciò sia in grado di garantire una migliore "salute globale".

IL DISAGIO DELLA MENTE NELL’ANZIANO

G. B. CASSANO, L. DELL’OSSO

Clinica Psichiatrica
Università degli Studi di Pisa

Testo non pervenuto

LA CORPOREITÀ DELL’ANZIANO :
LA RIFLESSIONE ANTROPOLOGICA

S. PALUMBIERI

Cattedra di Antropologia filosofica
Facoltà di Filosofia
Università Pontificia Salesiana

Testo non pervenuto

LA GESTIONE CLINICA DEL PAZIENTE ANZIANO
TRA "TO CARE" E "TO CURE"

U. ACCETTELLA

Clinica Chirurgica d'Urgenza e di Pronto Soccorso.
Università "La Sapienza" Roma

Curare o assistere?
L'aumento della popolazione "della terza e quarta età", espressione del miglioramento del livello di vita e della tecnologia della società post - moderna, stimola una riflessione sul come gestire la salute e sul come affrontare la malattia della persona anziana.
Premesso che la vecchiaia deve essere considerata come un normale evento fisiologico e non come uno stato di malattia, per la medicina in una situazione patologica il principale obiettivo è quello di intervenire per ripristinare lo stato di salute. Le malattie possono essere ad esordio acuto oppure ad evoluzione cronica. Nel primo caso le attuali possibilità diagnostico - terapeutiche offrono buone possibilità di recupero anche totale. Differente il caso di malattie croniche - degenerative dove l'obiettivo primario è quello di bloccare l'evoluzione e di migliorare le condizioni di vita. Anche la malattia neoplastica attualmente può essere efficacemente contrastata con vari programmi terapeutici e in percentuale sempre più alta si riscontrano risultati positivi anche nelle età più avanzate. In queste situazioni il trattamento proposto può essere considerato dall'opinione pubblica anche come un inutile accanimento o come un palliativo e pertanto vi è sempre una certa diffidenza ad accettarle. Inoltre vi sono delle cure e degli accertamenti oltremodo costosi non disponibili da parte della struttura pubblica. Come risolvere il problema dell'allocazione delle risorse in caso di limitate risorse? La gestione del malato anziano diventa allora anche un problema di rilevanza etica.
Come comportarsi in simili situazioni?
Curare e prendersi cura di .... devono essere due momenti di un unico aspetto. Cercare attraverso le cure di recuperare la salute, migliorando la qualità della vita per evidenziare in maniera più forte il valore della vita, che fonda tutti gli altri valori. La vita come dono ricevuto ma anche come valore da custodire e proteggere. La bioetica clinica può in questi casi, stimolare varie riflessioni in ordine ai problemi che si presentano evidenziando quali atteggiamenti siano i più rispettosi della dignità umana.


L'ANZIANO E I PROBLEMI DI FINE VITA
DAL PUNTO DI VISTA DEL DIRITTO

P. FRATI

Avvocato - Consulente di Diritto Sanitario,
IRCSS Neuromed, Pozzilli, Isernia

Il progressivo e costante allungamento della vita media ed il relativo invecchiamento della popolazione nell'ultimo decennio hanno profondamente influenzato la realtà socio - assistenziale, sanitaria ed economico - politica dei Paesi sviluppati. L'indice di vecchiaia dato dal rapporto tra popolazione con età superiore a 65 anni e giovani in età inferiore ai 15 anni nel 1995 ha sfiorato il 109% contro il 61% del 1981.
In questo scenario demografico conseguenze inevitabili sono da un lato il minore apporto in termini di popolazione attiva alla formazione della ricchezza nazionale e, quindi, alle risorse da destinare alla salute, e dall'altro una forte domanda di assistenza e di previdenza da parte di una aliquota crescente della popolazione.
L'assistenza ospedaliera, che rappresenta oltre la metà della spesa sanitaria pubblica totale, si presenta come il settore maggiormente investito da tale fenomeno, fortemente interessato dal diffondersi di patologie tipiche dell'età anziana.
In questo contesto la conciliazione tra esigenze di bilancio e esigenze di assistenza appare sempre più difficile. Diventa, pertanto, obiettivo primario il conferimento di efficacia ed efficienza al sistema attraverso un approccio globale che tenga conto non solo della patologia ma anche del momento ad essa precedente, cioè dell'educazione e della prevenzione. Assistenza primaria, ospedalizzazione e domiciliarizzazione costituiscono i passaggi fondamentali per superare le attuali disfunzioni dei servizi socio - sanitari, nell'ottica di una rinnovata tutela dei bisogni e dei diritti della popolazione anziana.

L’ANZIANO DA "PATRIARCA" A PESO INUTILE?

S. BURGALASSI

Sociologo - Università di Pisa

Le profonde trasformazioni demografiche dell'ultimo secolo conseguenti ai grandiosi progressi dell'economia e della medicina, fattori che hanno sconvolto la normale distribuzione delle classi di età, hanno certamente avuto un esito positivo per ciò che concerne la vita degli anziani: la quota di anziani (oltre i 60 anni) oggi si avvia a superare il 25% della popolazione (quindi un peso maggiore), mentre la maggiore longevità è cosa sotto gli occhi di tutti. Infatti, almeno il 4% della popolazione supera gli ottanta anni, lo 0.5% i novanta e si contano oggi almeno 6500 centenari. Dunque sotto alcuni aspetti il bilancio è positivo.
Ma tali trasformazioni di natura biomedica e biometrica si sono accompagnate ad una radicale mutazione dell'ambito lavorativo: è scomparso o quasi il lavoro agricolo, sta scomparendo quello industriale, si sta facendo avanti il settore del terziario avanzato. Il cambio del modello economico di produzione ha comportato, tra l'altro, la scomparsa della famiglia allargata guidata dal patriarca, l'autonomia economica dei suoi membri, la comparsa della famiglia nucleare, per lo più con figlio unico, il crescente peso della donna.
Queste trasformazioni hanno capovolto la millenaria posizione dell'anziano: da detentore di potere economico, familiare e sacrale, assistito fino alla morte dai numerosi familiari, ad una situazione di solitudine, peso non lieve di cui devono caricarsi i figli ed i nipoti nonché la comunità intiera, allorché l'anziano si trova nella triste condizione della non autosufficienza fisica o psichica.
Tutto ciò è avvenuto in sintonia con profonde modifiche dell'ambito culturale che dovunque privilegia il progresso, la novità, le mode, a scapito di tutto ciò che appartiene al passato, (tradizioni, abitudini etc) di cui l'anziano era il naturale portatore. Fra l'altro ciò significa che sta scomparendo la nostra memoria storica cioè le radici su cui si costruisce il futuro.
In una tale situazione si pone inevitabilmente la domanda di quale sia e quale debba essere il futuro destino dell’anziano, se peso o risorsa, se a rimorchio degli eventi o a cavallo degli stessi, se dotato di risorse utili alla comunità o destinato ad un isolamento che lo rende inutile e lentamente lo uccide.
Ecco il perché della necessità di tipi di analisi sociologica, filosofica ed antropologica tali da fornire indicazioni politico - sociali in vista della costruzione di un futuro che può e deve essere umano per tutti!

I MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA
E LE PROBLEMATICHE DELLA VECCHIAIA.
QUALE INFORMAZIONE PER IL FUTURO ?

F. PETTINELLI

Giornalista parlamentare - R.A.I. - Radiotelevisione italiana

Il tardivo mea culpa dei giornalisti e di chili dirige a proposito della trascuratezza verso gli anziani, consente un barlume di speranza che fra le multiformi aspettative del Duemila, possa realizzarsi anche quella profonda revisione del giornalismo scritto e parlato, che da tempo è al centro del dibattito intellettuale e politico nel nostro Paese.
In tale contesto è indubbio che la terza età dovrà essere considerata con particolare attenzione se è vero, come è vero, che la popolazione italiana, così come quella di tutta Europa, sarà sempre più costituita da anziani.
La radio, ancor più della televisione, dovrà costituire l’asse portante di questa nouvelle vague perché è il mezzo più efficace, semplice e intelligente che stimola l’ascoltatore rendendolo effettivamente partecipe. Negli Stati Uniti questo esperimento ha dato esiti tanto positivi quanto insperati. Perché dunque non affidare un programma radiofonico agli anziani, con assoluta libertà di gestione ? La radio affina le capacità critiche, abitua alla sintesi, stimola la corretta pronuncia, allena a porre agli interlocutori domande intelligenti.
Con gli anziani, ma non solo con loro, il giornalismo italiano ha dichiarato forfait. Non si è verificata quell’evoluzione dell’informazione che doveva andare di pari passo con la grande problematica, che dopo il pensionamento della famiglia patriarcale, ha investito sempre più pesantemente la nostra società. E’ mancata una cultura umanistica di cui il giornalismo è stato uno dei maggiori responsabili, avendo privilegiato la politica, talune esercitazioni di potere, insomma avendo inseguito il marketing più immediatamente redditizio a tutto discapito dei veri interessi dei lettori.
Non c’è da meravigliarsi se in Italia oggi si vendono cinque milioni di copie di giornali, cioè tale e quale al 1938.



QUALE RESPONSABILITA' NEI CONFRONTI DELL'ANZIANO?

C. VIAFORA, G. BON

Fondazione Lanza - Padova
Azienda ULSS n. 13, Mirano - VE

Il richiamo alla responsabilità risuona insistente nel dibattito bioetico contemporaneo e, più in generale, si struttura come paradigma complessivo dell'etica nell'età tecnologica. Nel delicato, difficile e umanissimo equilibrio fra ciò che possiamo e ciò che dobbiamo fare, il tema della responsabilità esprime insieme la tensione e la sensibilità sottese all'orizzonte bioetico contemporaneo, affinché l'approccio sociale e sanitario sia caratterizzato da uno spessore e da una misura umana. E questa misura non abbraccia solo i grandi temi di interesse bioetico (l'inizio della vita, la manipolazione genetica, ecc.) ma si sviluppa particolarmente nelle direzioni ove è più pressante la richiesta di relazioni autenticamente umane, proprio all’interno di situazioni intrinsecamente segnate dall’asimmetria e dal bisogno. In questo senso la figura dell'anziano rappresenta non solo una istanza, una domanda cui dare risposte efficaci, solidali e premurose quanto, ancor prima, un "segno dei tempi", una traccia per disegnare la categoria della responsabilità nel nostro tempo ; beninteso, accanto ad altre (basti ricordare le tracce dell'economia, della tecnologia, dell'ecologia, ecc.) e, pur tuttavia, densa e caricata di elementi storici, demografici, epidemiologici, culturali, che conferiscono alla riflessione etica in questo ambito una sua peculiarità e domandano una attenzione che può essere sommariamente tratteggiata secondo tre prospettive.
a. La responsabilità nei confronti dell’anziano sul versante della domanda. La prima responsabilità sta nel chiarire la natura delle domande. Qual è il “volto” dell'anziano nel nostro tempo, che non è più il “tempo dei patriarchi” ma delle "folle solitarie", della “neofilia” esasperata e dell'estinzione dei sentimenti e della memoria? Ripensare il volto dell'anziano, ridisegnarne lo spessore e il profilo, intraprendere percorsi esodali per uscire da una antropologia di stampo egologico e giovanilista (all'interno della quale l'anziano non è che un io de-gradato, spesso affetto da malattie de-generative) restituire all'anziano la propria alterità rappresenta la prima forma di responsabilità, al fine di chiarificare e decodificare la domanda di umanità e, insieme, porre le basi per una relazione autentica e paritaria.
b. La responsabilità sul versante dell’offerta. Sul versante dell'offerta la presenza degli anziani interpella ciascuno di noi, ai diversi livelli : personale, professionale, interprofessionale, sociale, politico. E' una offerta di competenza, ma anche di strutture adeguate ed efficaci, di opportunità ambientali ed economiche ma anche, e soprattutto, di relazioni significative umanamente ed affettivamente. Lenire le sofferenze, surrogare le impotenze, gestire le incapacità, le crisi e le incongruenze, garantire spazi adeguati, rispettare i tempi di questa stagione particolare, accoglierne i significati , le tensioni, le attese, concretizzare in gesti quotidiani le esperienze di vicinanza e le aspettative di umanità, rappresentano solo alcune traiettorie del cammino della responsabilità nei confronti delle persone anziane, di ciò che possiamo e dobbiamo fare con loro e per loro.
c. La responsabilità sul versante del contesto. L'esercizio della responsabilità non si svolge su un territorio vergine o sterilizzato, ideale, fuori dal tempo o dalla storia, geometrico; viceversa, si situa sul territorio fragile delle nostre vite e della nostra cultura. E questo contesto appare caratterizzato esso stesso da alcune istanze che rappresentano ad un tempo alimento e provocazione alla nostra sensibilità e, in definitiva, all'orizzonte delle nostre azioni. c.1. La preoccupazione ossessiva per la salute (il "bene assoluto") che conduce ad una sempre più ampia medicalizzazione della vita; c.2. La "con-fusione" fra medicina dei bisogni e medicina dei desideri, in un contesto socio-sanitario dove si fa sempre più stringente la limitatezza delle risorse ; c.3. L'affacciarsi di spinte “comunitariste” in particolare di tipo culturale ; c.4. La tendenza a spostare l'ottica della riflessione etica sul linguaggio dei diritti doveri ; c.5. La disponibilità di risorse tecnologiche sempre più costose, la cui efficacia è non sempre proporzionale ai costi e i cui risultati suscitano in egual misura entusiasmi e perplessità. La consapevolezza che non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche moralmente lecito ; c.6. Le modifiche demografiche ed epidemiologiche con prevalenza di malattie collegate a stili di vita, a comportamenti e/o contesti ambientali a rischio ; la comparsa di nuove tipologie di malessere sociale e di disagio relazionale ; c.7. Il logoramento della cornice simbolica entro cui conferire significato alle questioni fondamentali della vita.
All'interno di questo orizzonte, che è poi l'orizzonte della post modernità, inserita in questa triplice prospettiva di comprensione, la riflessione bioetica può contribuire ad umanizzare effettivamente le traiettorie delle relazioni nei confronti della persona anziana e, in definitiva, a ri-significare la responsabilità verso la vita stessa.


LE GARANZIE PER UNA SALUTE GLOBALE DELL’ANZIANO.
RUOLO DELLA PASTORALE SANITARIA E DEL VOLONTARIATO

S .E.R. Mons. V. SAVIO

Vescovo Ausiliare di Livorno

Testo non pervenuto







COMUNICAZIONI
ACCETTATE PER L’ESPOSIZIONE ORALE



GLI ANZIANI NELLA REALTA' SOCIALE DEGLI ANNI 2000:
RIFLESSIONI SUI LORO BISOGNI PER ELABORARE
LE OPPORTUNE STRATEGIE DI INTERVENTO

G. GIANCASPRO

DEA di Il Livello, Policlinico Umberto I
Docente di Geriatria
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"

Per decisione dell'ONU il 1999 sarà proclamato "anno mondiale degli anziani". Ciascuno, ad ogni livello, dovrà riflettere sulle condizioni della popolazione geriatrica affinché, alle soglie del nuovo millennio, alcune iniziative concrete si sviluppino e alcuni passi avanti si realizzino.
L'aumento del numero degli anziani deve rappresentare per i giovani una eccezionale risorsa di esperienze professionali e di vita e la solidarizzazione fra generazioni, così distanti dal punto di vista anagrafico, dovrà essere favorita e potrà straordinariamente contribuire alla soluzione dei numerosi problemi che stanno determinando un progressivo imbarbarimento della società moderna postindustriale.
Il miglioramento della qualità della vita degli ultrasettantacinquenni è I'obiettivo che costantemente dovrà essere perseguito. Gli interventi andranno modulati in rapporto alle esigenze specifiche rilevate: anziani autosufficienti, anziani con particolari difficoltà per invalidità permanenti (disabili motori, ipovedenti, ipoudenti), anziani con problematiche sociali (solitudine, difficoltà economiche). I servizi necessari dovranno pertanto rispondere alle necessità più varie: difficoltà di autonomia per la cura del proprio corpo, per i lavori domestici, per alzarsi e piegarsi, per rispondere al telefono e al campanello, per salire e scendere le scale, per accedere ai mezzi pubblici, per attraversare la strada, fare acquisti, ottenere informazioni sui servizi pubblici (farmacie, prenotazioni di visite mediche, assistenza sanitaria domiciliare, mezzi di trasporto, bancomat), per i problemi della sicurezza della persona (sistemi di allarme e soccorso in caso di malore, sistemi di sicurezza nell'abitazione), per I'orientamento nei luoghi pubblici (ospedali, stazioni ferroviarie), per I'utilizzazione del tempo libero (partecipazioni a gite, mostre e attività culturali, attività sportive adeguate, comunicare con gli altri).
Una interessante indagine (1) condotta nella regione Emilia - Romagna ha individuato e quantificato nella popolazione geriatrica quattro classi di difficoltà: anziani con poche difficoltà (37%), con difficoltà soprattutto nel muoversi fuori casa (27%), con difficoltà soprattutto nell'abitare (23%), con gravi difficoltà in ogni attività (13%).
Indagini di questo tipo possono già darci la misura delle tipologie e delle priorità di intervento.
L'adeguata e pronta risposta a queste e ad altre necessità emergenti, segnerà il grado di civiltà sociale raggiunto dalle società moderne nel terzo millennio. L'auspicio è che anche nel nostro paese tutto questo possa realizzarsi nel più breve tempo possibile, attraverso illuminate e tempestive scelte politiche e, nell'immediato, snellendo quei percorsi burocratico - amministrativi che siano di ostacolo a quanto già di buono è operante sul territorio.

Riferimenti bibliografici
1. Indagine Progetto IDEA della ERVET S.p.A. (Agenzia di sviluppo dell'Emilia - Romagna).




ALCUNE RIFLESSIONI
SU ESPERIENZE VISSUTE NELLA TERZA ETÀ
RACCOLTE MEDIANTE INTERVISTA
A PERSONALE MILITARE IN CONGEDO

E. CANTARANO*, L. CARINI

*Ufficiale superiore medico S.P.E. Redattore capo Giornale Medicina Militare Ministero Difesa
DEA Dipartimento Emergenza Accettazione, Policlinico “Umberto I”
Università “La Sapienza” Roma

Introduzione: senza dubbio un distacco da un proprio consolidato sistema di vita e l’accesso in uno diverso e nuovo, comporta un faticoso lavoro di adattamento. Quando questo passaggio, per di più obbligato, segna l’improrogabile trascorrere dalla vita di lavoro a quella di pensione, i rischi di una involuzione della personalità divengono molto elevati. Abbiamo voluto analizzare le dirette esperienze di persone appartenenti all’Amministrazione Militare attualmente in congedo. In effetti una inadeguata reazione al nuovo “status” può rappresentare uno dei fattori che fanno precipitare il fisiologico itinerario della senescenza verso il patologico baratro della vecchiaia.

Aspetti psicologici del congedo – Bioetica della pensione: l’invecchiamento è un processo che non ha un inizio definito e che viene influenzato dalle esperienze introiettate fin dal periodo dell’infanzia. Quando in questo fluire si inserisce un evento come il pensionamento, il brusco distacco dall'attività della vita militare può determinare un “crollo”. Proprio le qualità e le abilità richieste durante il servizio possono ostacolare l’ingresso fisiologico nell’età del congedo. La “carriera”, carattere specifico della vita lavorativa del militare, è l’elemento formativo ed informativo di una “forma mentis” che va sicuramente in crisi al momento del congedo per limiti di età. D’altra parte la coscienza che l’uomo creato “capax Dei” è però finito e limitato, pone le sue radici ontologiche in un personalismo metafisico che viene delimitato nelle sue linee essenziali, per consentire un idoneo inquadramento del problema “vecchiaia e pensionamento” ed è anche l’unico adatto ad una fondazione bioetica di assoluta salvaguardia della persona nella sua integrità, unicità e globalità: corporeità pervasa di trascendenza, soggettività fondata nella ontologia spirituale. Poiché "operari sequitur esse” su tale fondamento sarà possibile strutturare delle linee guida, in un’ottica preventiva e pedagogica, per prevenire i danni da un cattivo invecchiamento e favorire una buona senescenza.

Le interviste e i risultati Dall’esame dei dati descritti nelle 230 interviste possiamo delineare, in accordo con la maggior parte della letteratura internazionale, quattro teorie fondamentali relative al problema dell’invecchiamento e pensionamento:
1. Teoria del disimpegno, nella quale si possono evidenziare cinque traiettorie relative alla soddisfazione/insoddisfazione anche in funzione dei parametri disimpegno/percezione del sé e disimpegno/autorità;
2. Teoria dell’attività;
3. Teoria della comunità;
4. Gruppo delle teorie dello sviluppo.
Una singolare analogia tra l’itinerario della senescenza e quello del mistico chiude la relazione.

“IL NUOVO ANZIANO” VERSO UNA PIANIFICAZIONE SOCIALE

M. MONGARDINI, S. MATTONI*

Clinica Chirurgica d'Urgenza e di Pronto Soccorso, Policlinico Umberto I Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
* Servizio Prevenzione e Protezione - Area Medica - ASL RM/E

Il fenomeno di "invecchiamento della popolazione" ha comportato, alla fine del nostro millennio, un interessamento crescente nei riguardi di scelte politiche mirate.
Bisogna sfatare la relazione semplificatrice che comunemente si fa tra età anziana, malattia e costi elevati per la sanità pubblica.
Infatti il “nuovo anziano” sviluppa oggi bisogni specifici, è consumatore per eccellenza non solo di prodotti farmaceutici ma anche di svago e turismo introducendo nel mondo economico un elemento di forte dinamismo e di trasformazione sociale.
Il nuovo anziano, in particolare per la categoria "a reddito medio", ha una propria autonomia decisionale, è informato sulla necessità di sottoporsi a controlli sanitari preventivi e periodici, presta particolare attenzione ai problemi legati alla sanità, alla qualità della vita, a comportamenti alimentari corretti, alla biotecnologia, alla televigilanza, nonché allo sport e al turismo.
Deve cambiare pertanto "l'approccio" all'anziano che da mero fruitore di servizi e peso estremo per la società si sta trasformando in soggetto attivo e nuovo modello di consumi, anche in considerazione del fatto che la nuova società si sta evolvendo in una dimensione caratterizzata da una compressione della fascia di età della cosiddetta vecchiaia, non più confinata alla malattia ed alla disabilità dell'individuo, ma ristretta ad un limitato periodo terminale della vita che corrisponde sempre più alla morte dell'individuo stesso.
A conferma di quanto sopra e del cambiamento dei bisogni della popolazione anziana - in particolare nei riguardi della sanità - si illustreranno dati relativi alla richiesta di servizi maggiormente personalizzati (come day-hospital, servizi sul territorio, assistenza domiciliare, ecc.) e non più solo limitati ad un area di parcheggio ospedaliera o extraospedaliera.

ASPETTI MEDICO-LEGALI E MEDICO-SOCIALI
DEL MALTRATTAMENTO DELL’ANZIANO IN FAMIGLIA

L. FREDDUZZI, A. PISERA’

Istituto di Medicina Legale e delle Assicurazioni -
Università “La Sapienza” Roma

Le radicali trasformazioni verificatesi negli ultimi anni nella struttura demografica ed economico-sociale della popolazione italiana hanno determinato gravi ripercussioni sulla dinamica dei rapporti interindividuali ed intrafamiliari con aumento dei fenomeni di violenza e di maltrattamento nei confronti delle persone anziane.
La tipologia del maltrattamento della persona anziana va distinta in:
- maltrattamento di ordine fisico;
- maltrattamento di ordine psicologico e morale;
sottolineando che comunque il primo maltrattamento nei confronti delle persone anziane è rappresentato dalla identificazione con i soggetti invalidi e malati.
Per la società attuale l’immagine della persona anziana si identifica con il pensionamento, periodo in cui l’individuo si allontana dal mondo del lavoro e della produttività. Tale periodo viene fatto coincidere con il compimento dei 65 anni. Da indagini statistiche ISTAT aggiornate al I gennaio del 1990, si apprende che su di una popolazione costituita da un totale di 57.576.429 individui, gli ultra sessantacinquenni sono 8.335.630, pari a circa il 7%.
Essendo la popolazione italiana avviata verso un progressivo invecchiamento, soprattutto per la diminuzione delle nascite e, per converso, per l’aumento della durata della vita media è ovvio che questo rappresenti sempre più un problema di notevole rilevanza medico-sociale e medico-legale.
Non vi sono statistiche ufficiali, mirate al riconoscimento del maltrattamento dell’anziano in ambito familiare. In molti casi tali maltrattamenti attivati all’interno di una sfera privata, come quella familiare, non vengono denunciati, quindi il “numero oscuro” relativo a questo tipo di reati appare particolarmente elevato tale da influenzare la possibilità di conoscere la reale entità del fenomeno. Si ravvisa quindi la necessita che il medico legale, segnatamente quello inserito nell’assistenza sanitaria pubblica, operi nell’ambito dei fenomeni di maltrattamento degli anziani in ambito familiare, non solo quale esperto eventualmente designato dall’autorità giudiziaria ma soprattutto come specialista a disposizione di colleghi di altre discipline, particolarmente dei medici di base, per la valutazione dei casi di maltrattamento dell’anziano di difficile interpretazione e riconoscimento.
Il medico legale più di ogni altro sanitario potrà giungere ad un giusto inquadramento diagnostico di quelle che all’apparenza potrebbero essere scambiate per semplici lesioni fortuite.
Per quanto invece riguarda la violenza di ordine psicologico e morale dati significativi possono essere tratti dalla tendenza ad emarginare l’anziano mediante ricoveri incongrui in istituti di ricovero privati, spesso costituiti proprio con tale finalità.
Si ritiene, infatti, che tali ricoveri in Italia rappresentino circa il 30% del totale, con punte che arrivano a toccare anche il 50% e con un aggravio di spesa per il sistema sanitario nazionale pari a 2.500 miliardi. Tali ricoveri appaiono essere un vero e proprio atto di violenza ed emarginazione nei confronti delle persone anziane spesso abbandonate in tali istituti “casualmente” nei periodi estivi.

L’ANZIANO, LA SALUTE, LA COMUNICAZIONE

D. TUCCONI

U.R.P. - Ufficio Relazioni con il Pubblico
Direzione Generale Azienda Policlinico “Umberto I” di Roma

Quale l’impatto che ha l’anziano con la struttura sanitaria?
E’ proprio impensabile valutare in modo positivo il rapporto dell’anziano con la realtà nosocomiale od ambulatoriale? Certo, con l’evoluzione della scienza medica e delle sue dottrine collegate è sembrato sempre più allontanarsi quello che da Ippocrate era giudicato irrinunciabile: la salute dell’uomo inteso nella sua totalità. Il tecnicismo ed il relativismo esasperati hanno ridotto la figura umana, e di essa la parte in qualche modo più debole, cioè l’anziano, ad essere emarginata ed usata, come un insieme di organi ed apparati. Si è forse persa di vista l’unicità e l’individualità di ogni essere umano, intesa come un’irripetibile creatura voluta e creata da Dio. La società nella sua accezione di “comunitas” ha da sempre marginalizzato la sofferenza ed ha cacciato in un angolo questo aspetto inevitabile della vita; nel “social marketing” non fa stile parlare di malattia e dolore. Lo Stato nel suo aspetto giuridico (corpus iuris), ha creato una serie di provvedimenti ed atti collegati per risollevare le sorti di un ingiallito e spesso conflittuale rapporto utente - ospedale. Con l’articolo 14 del D.L. 502/92 e con la Direttiva del Presidente del Consiglio del 27/1/94, le A.S.L. e le Aziende Ospedaliere “devono” garantire agli utenti le funzioni di informazione, accoglienza, tutela, partecipazione.
L’organismo preposto a tale compito è stato individuato nell’Ufficio Relazioni con il Pubblico. L’articolo 12 del D.L. 29/93, il D.P.C.M. dell’11/10/94, la Legge 241 del 7/8/90, ed inoltre il D.P.C.M. 19/5/95 hanno aperto la strada allo Schema Generale di Riferimento della Carta dei Servizi Pubblici Sanitari (G.U. 31/5/95). I temi cardine della Carta dei Servizi, rappresentati da: personalizzazione, umanizzazione, diritto all’informazione, prestazioni alberghiere, attività di prevenzione, costituiscono l’“end point” di tutte le Aziende Ospedaliere.
Ancora una volta, è il dipendente della struttura che deve superare le barriere frapposte dalla pesantezza del monolito amministrativo con la cortesia, la disponibilità, la gentilezza e sicuramente la preparazione; è spesso
lo spirito di sacrificio dell’operatore che vicaria il vuoto e lo smarrimento che colpiscono l’anziano all’ingresso in un Ospedale.







APPROCCIO DIMENSIONALE
AI DISTURBI PSICOTICI DELL'ANZIANO

V. DIGIACOMANTONIO, M. C. LUPI, M. DE MARCO CERVINO,
P. GIRARDI

Dipartimento di Scienze psichiatriche e Medicina psicologica
Università “La Sapienza” di Roma

Nel vasto panorama dei disturbi psicotici dell'anziano, l'indirizzo psicofarmacologico assume orientamenti diversi a seconda del tipo di approccio diagnostico cui si fa riferimento. Infatti all'osservazione e presa in carico della persona sofferente occorre distinguere due differenti tipi di approccio: accanto a quello categoriale, per il quale, se sono rintracciabili nel paziente liste di sintomi predefiniti convenzionalmente, si formula una diagnosi, ne esiste un secondo, che, pur non tenendo conto della diagnosi in senso categoriale, si impegna, nel rapporto con il paziente, a ricostruire un personale significato delle esperienze interne di quella persona, a donare loro un senso, a vederne il loro disporsi in un modo di essere, in un suo “mondo”, a cercare d'intuirne il percorso e i passaggi. Un tale modo di organizzare il pensiero diagnostico, permette di percepire e non far scomparire i passaggi fra diagnosi diverse, di vedere il percorso patologico della persona, i movimenti evolutivi dei disturbi dai quali è affetto. Tale tipo di approccio, definito dimensionale, consente, a parere nostro, un'indagine più accurata delle sindromi psicotiche dell'anziano, spesso di difficile inquadramento diagnostico e terapeutico. In particolare, vengono riportati i casi di 10 pazienti in comorbidità per disturbo depressivo maggiore, disturbo delirante e disturbi cognitivi.

IL VECCHIO A RISCHIO DI SUICIDIO

P. BRUNI, L. CARINI, A. COPPOLA, M. SUPPA, M.G. SCARPELLINI,
M. SOLDINI, A. DORIANI, A. RIPORTELLA, F. AGUGLIA.

DEA Dipartimento Emergenza Accettazione, Policlinico Umberto I
Università “La Sapienza” - Roma

Abbiamo condotto un’indagine epidemiologica su pazienti ricoverati presso il nostro Pronto Soccorso Medico con diagnosi di Tentato Suicidio, nei primi sei mesi del corrente anno. La nostra attenzione è stata rivolta alla “categoria biologica” del paziente “Vecchio” nelle due definizioni in uso tra i geriatri americani:
1) anziano - giovane dai 65 ai 74 anni;
2) anziano - anziano dai 75 anni in poi.
La nostra indagine non ha considerato i tratti psicopatologici dei soggetti con Tentato Suicidio, perché volevamo dimostrare quanto il Comportamento Suicidario possa essere ritenuto un aspetto di rischio, se non una specifica patologia in soggetti anziani. Nella nostra osservazione abbiamo, inoltre, confrontato i dati ISTAT del 1996 con quelli relativi ai ricoverati nel nostro reparto, sempre sui Tentati Suicidi. Il campione osservato, da Gennaio a Giugno 1998, risulta composto da 7.684 pazienti (4.337 Donne e 3.347 Uomini). La diagnosi di Tentato Suicidio, non considerando la modalità, riguardava 121 Donne e 45 Uomini . E’ emerso che i soggetti Anziani, con età superiore ai 65 anni, incidono per il 21% sulle Donne e per il 18% sugli Uomini (8 U e 26 D). Dal confronto dei nostri dati con quelli ISTAT, emerge che lo scarto percentuale rimane costante sulla media del 3,4% rafforzando, quindi, la nostra ipotesi: il Comportamento Suicidario nell’anziano, al di là della struttura di personalità e delle patologie organiche, può essere considerato una patologia vera e propria.
Nel nostro studio, pur rimanendo confermato il dato della letteratura nazionale ed internazionale, per quanto riguarda l’alta percentuale dei Tentati Suicidi nella fascia d’età compresa tra i 25 e 44 anni, l’anziano permane un soggetto a rischio riportando un’incidenza pari al 20,4%. Il suicidio, nella nostra ipotesi, viene ad essere considerato una vera patologia da ascriversi nell’ambito di quelle che, generalmente, coinvolgono l’intero processo di invecchiamento.


L’ANZIANO NEL DIPARTIMENTO DI EMERGENZA E ACCETTAZIONE.
SEMPRE URGENZA MEDICA OPPURE EMERGENZA SOCIALE ?

G. ZAPPA, N. OGBONNA, A. PISERA’,
G. BARBARO, M. SUPPA, G. GIANCASPRO,
M. SOLDINI

D.E.A. - Divisione Accettazione/Osservazione donne - Policlinico “Umberto I” - Università “La Sapienza” di Roma

Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare l’effettiva necessità di un intervento medico in urgenza sulle pazienti anziane rivoltesi al nostro Reparto. In due mesi - maggio e giugno 1998 - abbiamo arruolato in modo randomizzato 39 pazienti di sesso femminile con età superiore ai 65 anni e abbiamo somministrato loro un questionario a domande aperte al fine di ricavare informazioni relative alla loro posizione sociale, alla situazione familiare ed affettiva, alla condizione economica, al livello d’istruzione, all’assistenza socio-sanitaria, oltre all’anamnesi relativa allo stato di salute.
Delle pazienti intervistate, 18 vivevano con la famiglia e 21 sole. Soltanto 9 delle 18 avevano problemi medici che rientravano nell’urgenza - pacemaker mal funzionante, spasmo laringeo, TIA, scompenso cardiaco, frattura di femore in lipotimia, rettorragia, emoftoe -, mentre 3 avevano patologie banali, sicuramente non urgenti e trattabili ambulatorialmente - cefalea, lombosciatalgia, infezione delle vie urinarie - e le restanti 6 erano affette da patologie croniche che richiedono un’assistenza domiciliare continua e non un trattamento medico in urgenza - deperimento organico in mieloma multiplo, stato febbrile in demenza senile, esiti invalidanti con afasia stabilizzata in pregresso ictus, stato ipotensivo in paziente con neoplasia polmonare in fase metastatica, cefalea e vomito in pregresso ictus, neoplasia epatica -. Delle 21 pazienti che vivevano sole, 8 erano assistite a domicilio da centri della ASL, del Comune, da strutture private e da Istituti di suore. Di queste 2 sono giunte all’osservazione per problemi risolvibili ambulatorialmente, altre 2 per motivi urgenti e 4 per problemi assolutamente non urgenti, ma con patologie cronicamente invalidanti - morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer, encefalopatia multinfartuale, cerebrovasculopatia cronica -. Delle 13 pazienti senza nessuna assistenza socio-sanitaria 4 avevano patologie urgenti e 9 ambulatoriali.
In conclusione, delle 39 pazienti arruolate nel presente studio, che si sono rivolte al nostro Reparto, solo 15 erano affette da patologie che richiedevano un intervento medico in urgenza, mentre 14 avevano patologie risolvibili ambulatorialmente e 10 erano affette da patologie croniche invalidanti, che pur non necessitando di un trattamento in urgenza, venivano comunque ricoverate per diversi motivi, seppure impropriamente, presso la nostra Divisione di Osservazione. Queste erano pazienti poco collaboranti, confuse, disorientate, depresse, denutrite, in condizioni igieniche trascurate, che necessitavano piuttosto che di un ricovero in un Reparto di Medicina d’Urgenza, di un impegno e di un intervento socio-assistenziale congrui e a monte, come una efficiente ed efficace rete, radicata sul territorio, di assistenza domiciliare integrata e di residenze geriatriche.
Purtroppo in Italia ci sono tuttora gravi carenze in ordine all’assistenza globale dell’anziano, che contribuiscono ad aggiungere all’invecchiamento fisico un invecchiamento psicologico e spirituale. Se non si riuscirà a garantire a ciascuna persona, a qualunque età e soprattutto quando il disagio è maggiore, la dovuta dignità di per sé, che spetta a ciascun essere umano, è ineludibile che nonostante l’allungamento della vita media, la qualità di vita peggiori.

LA TELEMEDICINA
AL SERVIZIO DELLA SALUTE DELL’ANZIANO

M.SUPPA, M. G. SCARPELLINI, M. SOLDINI, A. ALA, G. TASSONE,
G. AGUGLIA, M. ALESSANDRONI, D. FERRARA, M. IOSUE, F. AGUGLIA

Dipartimento di Emergenza - Accettazione
Università’ “La Sapienza” - Roma

L’assistenza domiciliare si è dimostrata uno strumento efficace per affrontare le esigenze di rinnovamento del servizio sanitario soprattutto per gli anziani che vivono soli. Un grande progresso di tale assistenza è la teleassistenza, ottenuta attraverso l’ausilio della telematica. Da fonte ISTAT la popolazione in Italia con età fra 65 e 80 anni è l’11.3%, il 3.1% oltre gli 80 anni. Le proiezioni per l’anno 2000 forniscono un totale di persone oltre il 65esimo anno di età pari al 20.3%, fino ad arrivare al 29% nel 2010. Le statistiche prevedono altresì una quota crescente di persone anziane che nell’immediato futuro vivranno sole, di queste il 71% circa soffre di almeno una patologia cronica. A questo va aggiunto che secondo le statistiche circa il 59% degli anziani che vive solo va incontro ad incidenti domestici : 1 su 40 viene ricoverato in ospedale. Un servizio di teleassistenza potrebbe offrire alle persone anziane quella tranquillità e quell’aiuto che permettono di sentirsi sicuri 24 ore su 24.
La teleassistenza si avvale del:
 TELESOCCORSO: che si prefigge l’obiettivo di ridurre l’intervallo di tempo che intercorre fra l’emergenza ed una prima assistenza qualificata, basato sull’istituzione di centrali operative in cui vengono espletate funzioni di centralino, raccolta informazioni, invio mezzi, nonché gestione e controllo dell’intero sistema.
TELECONTROLLO: che permette la telesorveglianza di soggetti a rischio, il sostegno psicologico di anziani, nonché la gestione degli allarmi.

LE RESIDENZE PER ANZIANI.
RIFLESSIONI E VALUTAZIONI
DI UNA PROPOSTA
DI PROGETTAZIONE INTEGRATA

P. CECCANTI

Architetto - Studio di Architettura Ceccanti
Lari - Perignano, Pi

Le problematiche riguardanti la condizione ed il ruolo dell'anziano rappresentano ormai un elemento che coinvolge l’identità stessa della nostra società. Dovendo confrontarmi con una materia che io definisco umanistica (come l'architettura, la progettazione in generale) sento l’esigenza di farmi carico di problematiche culturali, sociologiche, psicologiche, mediche, che insieme a molteplici altri elementi conducono a riflessioni su ciò che potrebbe essere la progettazione di una Casa di riposo in accordo con le esigenze proprie dell'anziano.
Il concetto principale sviluppato nel presente contributo riguarda la possibilità di inserire l'anziano (chiaramente in accordo con la propria condizione psicofisica) in un ambiente particolare, nel quale si colga il meno possibile il distacco dal proprio ambiente e stato di vita.
Per il raggiungimento di questo fondamentale obiettivo occorre la creazione di uno spazio (interno/esterno) capace di sintetizzare una molteplicità di attività tali che l'anziano possa essere coinvolto sia per le attività stesse che aveva sempre svolto sia per le curiosità e conoscenze delle attività innovative che non conosceva precedentemente al suo ingresso nella Casa di riposo.
Chiaramente occorre leggere questa interpretazione in modo analitico ma anche sintetico al tempo stesso. La vita di una persona è sintesi di moltissimi elementi ma è anche analisi dei singoli elementi.
Cerco di rappresentare di seguito quanto sopra espresso esemplificando una sorta "di ingredienti" che a mio parere potrebbero costituire elementi di riflessione in una eventuale progettazione di uno spazio integrato e funzionale per una Residenza per anziani.

ANALISI

- SPAZIO ABITATIVO
(Esemplificazione per una coppia autosufficiente,
cultura media, ma rapportabile in spazi progettati
anche a realtà di singole persone, all’interno dell’Istituto)
(Possibilità di piccolo volume a piano terra in cui possa continuare il "ménage" familiare)


- ARREDI
(Possibilità di utilizzare arredi provenienti dalla propria casa)

- PERTINENZE
(Possibilità di piccolo resede ad uso ortivo o simile)
(Possibilità di loggetta posta a filtro tra la cucina e la pertinenza)

- RUOLO ALL'INTERNO DELL'ISTITUTO
(Possibilità di coinvolgimento del singolo o coppia in attività legate alla funzione
dell’Istituto in relazione all'attività che la persona svolgeva in attività lavorativa.
Progettazione di spazi adeguati allo scopo)

- RAPPORTI INTERPERSONALI
(Possibilità dì intrattenimento e svago per favorire rapporti di amicizia e collaborazione.
Progettazione di spazi, piazzette, luoghi coperti per favorire rapporti d'aggregazione)

- SVAGO/T.LIBERO/SPAZI POLIVALENTI/CULTURA/VOLONTARIATO
(Possibilità di organizzare attività collaterali legate
alla incentivazione della conoscenza, della curiosità dello stimolo alla vita in generale)

- ASSISTENZA QUOTIDIANA E SANITARIA
(Assistenza quotidiana di personale civile specializzato/medico/paramedico sia per
la quotidianità dei non autosufficienti che per qualsiasi problema di sanità e d'emergenza.
Progettazione di adeguate strutture sanitarie)

E’ al termine di queste considerazioni che si comprende la complessità di un progetto che preveda uno spazio così vivo e pullulante di attività ma sempre integrato e non chiuso alla società esterna, con un tessuto dove i volumi, i percorsi, le aree verdi, le residenze, i volumi specialistici creano un aggregato di tipo estensivo in armonia con il tessuto urbano o l'ambiente in cui è insediato.
Questi elementi (ai quali ne andrebbero aggiunti altri non meno importanti) inducono ad una progettazione unitaria dove il progetto (nel rispetto delle norme ambientalistiche/sanitarie/edilizie/comunali) nasce dall'esigenza dell’anziano riportandoci in effetti alla lettura dell'uomo che sintetizza nella propria conduzione e condizione di vita questo coacervo di elementi sommariamente sopra enunciati per plasmarli e viverli quotidianamente alla ricerca naturale d'una migliore vivibilità della terza età.

QUALE PASTORALE PER GLI ANZIANI ?

A. DERI

Proposto - Parrocchia SS. Maria Ass. e Leonardo
Presidente - Casa di Riposo “Belvedere” di Lari

La vita dell'uomo è un cammino verso l'eternità, che non conosce soste e, come accade in un qualunque viaggio, conviene non perdere mai di vista la meta verso la quale siamo diretti, per non correre il rischio di trovarci fuori rotta ed essere poi incapaci di riprendere il sentiero giusto.
L'abilità di ogni operatore pastorale è proprio quella di aiutare ogni persona, a qualsiasi età, a camminare bene.
Un giovane stenta talvolta a scoprire la strada giusta, perché continuamente allettato dal canto di varie sirene, che lo invitano a deviare ed è fortunato se ha la suo fianco qualcuno che lo rimette in carreggiata.
La persona anziana si trova indubbiamente in una situazione diversa: ha fatto le sue scelte e continua a percorrere la sua strada. Però anche l'anziano ha bisogno di aiuto, sia perché gli ostacoli sono sempre in agguato e producono scoraggiamento, sia perché in taluni casi si può trovare anch'egli fuori rotta.
Quale tipo di pastorale si richiede allora per le pensione anziane?
Innanzitutto l'operatore pastorale deve agire sempre con tanto rispetto e comprensione, cercando di inserirsi nelle problematiche delle singole situazioni.
Una discreta percentuale di anziani si abbandona ad un certo pessimismo e scoraggiamento, specialmente quando sente venir meno le forze del corpo e dello spirito e comincia ad avvertire una sempre maggiore incapacità a rendersi utile agli altri. Pertanto il primo obiettivo da raggiungere è proprio quello di aiutare l'anziano a superare questo ostacolo, convincendolo che ad ogni età possiamo renderci utili, anche se in forme diverse.
E' quindi indispensabile inserire tali persone in altre attività, che siano confacenti alle loro forze e far loro scoprire che anche l'opportunità di offrire ai giovani la ricchezza della loro esperienza può costituire un valido motivo per amare la vita.
L'anziano ha voglia di raccontare i fatti più salienti della sua vita, ma desidera pure di essere ascoltato. Purtroppo non sempre trova questa soddisfazione; ma se il Pastore sa armarsi di pazienza e riesce a porsi in ascolto si guadagnerà indubbiamente la simpatia e l'affetto del vecchietto o della vecchietta: entra così in sintonia con il suo interlocutore e a questo punto gli si apre la strada per far cadere il dialogo anche sui temi e sulle problematiche più strettamente riguardanti la sua azione pastorale. Se nelle stagioni della vita più efficienti i molti impegni di lavoro e di altro genere hanno lasciato poco spazio da dedicare alla riflessione e alla preghiera, ora vi si può attendere con maggiore tranquillità e disponibilità.
Naturalmente non ci vuole fretta, anche perché una peculiare caratteristica dell'anziano è quella di camminare adagio in tutti i sensi. Ma con la dovuta pazienza qualche buon risultato è sempre possibile raggiungerlo. Quanto frequenti sono i casi di persone che, da giovani o nell'età matura, si sono dimostrate refrattarie a qualsiasi stimolo di fede e di impegno religioso, e che invece si aprono nella terza età con impensabile entusiasmo alla riscoperta dei più alti valori.
Se l'operatore pastorale riesce a penetrare nella particolare situazione spirituale e psicologico dell'anziano, donandogli affetto e comprensione, sarà in grado di infondere serenità anche là dove malattia e sofferenza rischierebbero di far crollare ogni speranza e voglia di vivere.
Il Cristianesimo sa offrire motivazioni valide per accettare la croce come mezzo prezioso per avvicinarsi al Signore e sentirsi strumento efficace di un prezioso apostolato. Allora la convinzione di sentirsi inutili sarà completamente superata, perché si arriverà a comprendere la sconvolgente verità dell'espressione paolina "Io soffro nel mio corpo ciò che manca alla Passione di Cristo".
Per concludere, l'attività pastorale verso gli anziani, pure incontrando non poche difficoltà, se condotta con spirito di fede è in grado di produrre anche tante soddisfazioni.
Del resto l'operatore pastorale sa benissimo che guadagnare a Cristo una persona anziana significa porre una sicura ipoteca sulla sua eterna salvezza. E questo è lo scopo unico di ogni Buon Pastore.

POSTERS

L’ANZIANO AL PRONTO SOCCORSO: TIPOLOGIA DEI RICOVERI

M. SUPPA, M. SOLDINI, M. G. SCARPELLINI, M. L. EQUIZI, S. GENOVESI, L. FRANCHI, G. AGUGLIA, A. DORIANI, G. TASSONE, F. AGUGLIA

Dipartimento di Emergenza - Accettazione
Università’ “La Sapienza” – Roma

Le Accettazioni di un Ospedale possono fungere da “osservatori epidemiologici” delle reali richieste di salute del cittadino e rappresentano una importante fonte di dati. Intorno alla “porta d’ingresso” di un ospedale ruota un grosso numero di informazioni, di patologie e di degenti che vengono indirizzati in strutture sanitarie diverse. Ecco perché abbiamo voluto effettuare uno studio retrospettivo di un mese sull’impegno assistenziale di un Pronto Soccorso per le prestazioni urgenti a pazienti anziani e valutare i più frequenti motivi di ricovero.
Nel periodo considerato: 1 – 30 giugno 1998 sono stati ricoverati presso la Divisione Osservazione (uomini e donne) del Pronto Soccorso Medico del Policlinico Umberto I di Roma un totale di 1269 pazienti ( 745 donne, 524 uomini) ; il 28.7% (365 pazienti: 234 donne,131 uomini) di questi era formato da una popolazione superiore a 70 anni di età (casistica del nostro studio), abbiamo valutato i motivi che hanno indotto il ricovero distinguendo secondo le patologie cardiovascolari, neurologiche, neoplastiche, gastrointestinali, respiratorie, dismetaboliche, traumatiche, ed altre patologie di più rara osservazione in Pronto Soccorso. L’età media dei 365 pazienti in esame è stata di 79,85 anni (80,2 per le donne, 79,5 per gli uomini). La patologia cardiovascolare è stata la diagnosi più frequente (60,5%) seguita dalle patologie neurologiche (46,3%) e dei traumi (20,2%).
Spesso il motivo del ricovero è stato per una pluripatologia concomitante per lo più a carattere cronico, quale la patologia dismetabolica occorsa nel 10.9% dei casi.

LE FRATTURE NELL’ANZIANO

M. SOLDINI, G. BARBARO, N. OGBONNA, G. ZAPPA, M. SUPPA,
A. REALI, G. GIANCASPRO

Dipartimento di Emergenza e Accettazione
Divisione Accettazione/Osservazione Donne
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma

Gli anziani vanno spesso incontro a fratture in virtù della loro condizione, in considerazione dei fattori che li rendono più vulnerabili, quali la progressiva perdita di udito e la diminuzione del visus, insieme alla presenza di instabilità posturale, alle vertigini e alla perdita di coordinazione muscolare. Inoltre con l’avanzare dell’età si ha la presenza di artrosi ma soprattutto di osteoporosi, caratterizzata dalla riduzione della massa ossea e dalla alterazione della microstruttura del tessuto osseo, con perdita del condroitinsolfato nella matrice del collagene e con le fibre collagene private di supporto nella sostanza fondamentale, dove anche il contenuto di acqua viene a diminuire. Tutto gioca in favore di una accentuata fragilità ossea con una predisposizione marcata, soprattutto nelle donne, alle fratture.
In un recente studio personale retrospettivo condotto con una analisi statistica di tipo multivariata su 1467 pazienti ricoverati con diagnosi di frattura nel nostro Dipartimento di Emergenza e Accettazione dal luglio 1996 al giugno 1997, abbiamo potuto evidenziare alcuni dati interessanti.
Nei pazienti anziani erano presenti fratture del bacino e dei corpi vertebrali, nonché fratture degli arti superiori. Va sottolineato però che in circa la metà dei casi ( 48% ) le fratture erano a carico degli arti inferiori e per le fratture di femore l’età media era di 77,2 anni e la percentuale di donne era del 77%. Nella fattispecie erano affetti da frattura del collo del femore 70 uomini e 235 donne.
Il nostro studio conferma i dati presenti in letteratura a proposito del fatto che gli anziani sono particolarmente suscettibili alle fratture e soprattutto a carico delle grosse articolazioni e in particolare lo sono le donne in menopausa oltre i 65 anni, che a causa dell’artrosi ma soprattutto dell’osteoporosi vedono nella popolazione una incidenza di frattura di 1 donna su 3. Il nostro studio ha pure messo in evidenza come la stagionalità e le condizioni meteorologiche influenzino l’evenienza di fratture, che negli anziani aumentano con la stagione invernale.
L’invalidità e le sequele devono essere ben considerate, dal momento che la mortalità a causa di complicanze è molto elevata, soprattutto nelle donne. Se necessario l’intervento chirurgico deve essere eseguito il più presto possibile e il paziente deve essere mobilizzato e riabilitato quanto prima.
Infine va messo in evidenza che il paziente anziano spesso è in una situazione di precario equilibrio psichico, per cui il trauma potrebbe accentuare alcuni stati di depressione o potrebbe interferire sulle attività cognitive : frequente la confusione mentale e il disorientamento spazio - temporale al solo trovarsi in un luogo non familiare come quello della stanza dell’ospedale. In tal caso è compito dei familiari e di tutto lo staff assistenziale prodigarsi per un pronto recupero nel modo più fisiologico possibile.
Si rimarca inoltre l’importanza di una prevenzione degli eventi fratturativi negli anziani, che sono possibili con accorgimenti non solo e non tanto medico - farmacologici, ma soprattutto con una attenzione assistenziale globale da parte della famiglia, della società, degli operatori sanitari.

ABUSO DI FARMACI NELL'ANZIANO:
CARATTERISTICHE E STRATEGIE TERAPEUTICHE

M.C. LUPI, V. DIGIACOMANTONIO, I. PETRONE, P. GIRARDI

Dipartimento di Scienze psichiatriche e Medicina psicologica
Università “La Sapienza” di Roma

L'abuso di sostanze rappresenta una condizione così definibile: uso improprio e continuativo di determinate sostanze e insorgenza di disturbi fisici, mentali e sociali causati dalle sostanze d'abuso e perduranti da almeno un mese. Statisticamente, dopo i sessanta anni, la maggior parte delle persone è portatrice di patologie croniche, per cui assume farmaci: si è calcolato che l'abuso dei farmaci, nelle persone anziane, sia dell'ordine del 5%; le sostanze più frequentemente "abusate" dagli anziani rientrano nella categoria delle sostanze "lecite": si tratta di sostanze da banco (lassativi), farmaci che richiedono prescrizione (F.A.N.S., benzodiazepine ed altri psicofarmaci) e alcool. Abbiamo cercato di individuare quali sono i fattori di rischio ed i motivi che nell'anziano favoriscono in particolare l'abuso di psicofarmaci, ponendo l'attenzione in particolare sul fatto che il farmaco rappresenta per la persona anziana una sorta di rimedio che possa agire dall'esterno per frenare il processo di invecchiamento; in tal modo, inoltre, il paziente, che spesso si trova a vivere in condizioni di isolamento sociale, sì rassicura e si prende cura di sé stesso. Abbiamo, infine proposto una strategia terapeutica che tenti di affrontare il problema consolidando un rapporto medico-paziente in cui il medico si sostituisca lentamente al farmaco, divenendo egli stesso fonte di rassicurazione e di integrazione delle risorse personali.


TRATTAMENTO ARGON LASER (A LUCE VERDE) NELLA DEGENERAZIONE MACULARE SENILE:
STUDIO PROSPETTICO A 24 MESI

F. GRANDINETTI, M. GHARBIYA, F. BOZZONI PANTALEONI,
E. MELCHIONDA

Istituto di Oftalmologia dell'Università di Roma "La Sapienza" -
Direttore Prof. Corrado Balacco Gabrieli

Scopo: La degenerazione maculare senile è la causa più frequente di cecità nel mondo occidentale, in soggetti con età superiore ai 50 anni. Questo studio si propone di valutare l'effetto del trattamento Argon laser a luce verde delle drusen maculari di tipo soft in corso di degenerazione maculare senile (DMS).
Materiali e Metodi: In uno studio prospettico caso-controllo 61 pazienti (età media 66 anni) affetti da degenerazione maculare senile sotto forma di drusen soft e modificazioni pigmentarie associate, con acuità visiva media non inferiore ai 4/10, sono stati trattati mediante fotocoagulazione con Argon laser a luce verde. In 8 pazienti era presente una lesione disciforme evoluta in un occhio; nei rimanenti 53 pazienti con drusen bilaterali, un occhio è stato sottoposto a trattamento mentre l'altro è stato assegnato al gruppo di controllo in maniera random. Gli spot laser sono stati applicati all'interno di un'area a ferro di cavallo compresa tra le arcate vascolari, a non meno di 500 micron dal centro della fovea. 1 controlli sono stati effettuati al momento del reclutamento, a distanza di 3-6-9 mesi dal trattamento e successivamente ogni 6 mesi, con misurazione dell'acuità visiva (Snellen), sensibilità al contrasto (VISTECH), campo visivo centrale computerizzato (HUMPHREY 10-2), retinografia stereoscopica, fluorangiografía (FAG) ed angiografia al verde di indocianina (ICG) nei casi dubbi.
Risultati: Dopo un follow up medio di 24 mesi, nel 100% dei casi si è riscontrata la scomparsa delle drusen nelle aree trattate e nel 42,62% (26 occhi) nelle aree non trattate. In nessun caso, durante il follow up, si è invece riscontrata la scomparsa delle drusen negli occhi di controllo. Negli occhi trattati si è verificato un miglioramento dell'acuità visiva statisticamente significativa (P=O,003) a fronte di un decremento della stessa nel gruppo di controllo, anch'esso statisticamente significativo (p=0,005). Il campo visivo centrale non ha mostrato alcuna modificazione significativa nel gruppo degli occhi trattati, mentre si è registrato nel gruppo di controllo un decremento statisticamente significativo della sensibilità foveale media (p=0,007). Durante il follow up non è stata osservata nessuna complicanza legata al trattamento.
Conclusioni: La fotocoagulazione perifoveale delle drusen di tipo soft associate ad un elevato rischio di progressione verso la forma essudativa della DMS, determina il riassorbimento delle drusen non solo nelle aree trattate, ma anche in quelle non trattate, con miglioramento della, finzione visiva nella grande maggioranza dei casi, aprendo così nuove prospettive nel campo della profilassi della DMS.

LO STATO ANATOMO - FUNZIONALE VASCOLARE NELL'ANZIANO COME FATTORE DI RISCHIO PER LA PATOLOGIA GLAUCOMATOSA

N. PESCOSOLIDO, E. MELCHIONDA, R. ROSA, C. MORETTO,
F. GRANDINETTI

Istituto di Oftalmologia - Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Direttore: Prof. C. Balacco Gabrieli

Il Glaucoma è una sindrome la cui incidenza aumenta con l'avanzare dell'età e che riconosce come evento finale una riduzione irreversibile delle fibre ottiche. L'evento può essere riconducibile ad una aumentata pressione endobulbare con primitiva azione meccanica o vascolare. E' stato peraltro osservato come in questo fenomeno entri in gioco anche la pressione di perfusione (PP) che è la risultante della differenza tra la pressione oftalmica media e le resistenze vascolari oculari; una ridotta PP indipendentemente dalla pressione endobulbare può agire come fattore scatenante della malattia glaucomatosa e quindi per un ipertono oculare relativo.
In clinica vengono eseguiti tests più o meno complessi per valutare questa ultima condizione: misurazione della risposta al freddo dei capillari della piega ungueale, monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa sistemica, esecuzione di un color Doppler della carotide comune. Sulla base di queste esperienze cliniche abbiamo sottoposto alcuni nostri anziani (>75 anni) pazienti glaucomatosi in cui il fattore vascolare sembrava avere un ruolo rilevante, a questo esame. Sono stati eseguiti inoltre un laser Doppler dei capillari della piega ungueale prima e dopo stress termico, una curva da carico orale di glucosio (75 gr.) con dosaggio frazionato per tre ore della glicemia e dell'insulinemia ed il test di stimolo neurovegetativo (Tilt - test).
I risultati sono ancora in fase di elaborazione anche se già si può confermare come lo stato anatomo - funzionale vascolare in questi pazienti giochi un ruolo fondamentale per l'insorgenza del danno glaucomatoso.



L’ARTERITE GIGANTOCELLULARE DI HORTON.
UNA MALATTIA SISTEMICA CARATTERISTICA DELL’ANZIANO.
CONSIDERAZIONI DIAGNOSTICHE E TERAPEUTICHE

M. SOLDINI, G. GIANCASPRO, G. BARBARO, M. SUPPA, G. ZAPPA,
N. OGBONNA, G. CARMENINI *

Dipartimento di Emergenza e Accettazione -
Divisione Accettazione/Osservazione Donne e * I Clinica Medica
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma

La malattia di Horton, meglio conosciuta come arterite gigantocellulare o arterite temporale, dalla localizzazione più nota, è un’arteriopatia ad impronta flogistica, ad eziologia sconosciuta, ma ben inquadrata nosograficamente, a carattere sistemico e polidistrettuale, che colpisce prevalentemente le arterie di grosso e medio calibro, caratterizzata da una flogosi spesso gigantocellulare della giunzione medio-intimale. Poiché i distretti interessati sono i più disparati spesso la clinica è caratterizzata da un corteo sintomatologico di ordine generale spesso di tipo polimialgico con concomitanti sintomi specifici legati alla localizzazione arteritica.
Colpisce generalmente pazienti anziani e più spesso di sesso femminile.
Dal punto di vista clinico i sintomi più frequenti sono calo ponderale, febbre, malessere, astenia, polimialgia, soprattutto a carico del cingolo scapolare e pelvico, artralgie, cefalea (talora, e non sempre, temporale), depressione, claudicatio masticationis, disturbi del visus ; sono inoltre presenti sintomi legati alla localizzazione d’organo. Il laboratorio spesso mette in evidenza una notevole ipersedimetria, una anemia ipocromica o normocromica e leucocitosi neutrofila. Il dato angiografico è di notevole importanza, ma la praticabilità è abbastanza ardua. Nella diagnosi di malattia di Horton è di particolare importanza la biopsia dell’arteria temporale. In tale caso trovando una caratteristica arterite temporale con infiltrati gigantocellulari la diagnosi non crea problemi. Purtroppo in molti casi, e soprattutto in quelli con localizzazione encefalica e cardiaca, la diagnosi è indiretta. Pertanto di fronte ad un paziente anziano in condizioni generali scadute, con sintomi polimialgici, febbre, anemia, VES elevata ed altri indici bioumorali di flogosi alterati, tanto più se concomitanti a insufficienza vascolare da localizzazione arteritica, si dovrà pensare ad una diagnosi di malattia di Horton. Ove non sia possibile dimostrare la presenza dell’arterite a livello dell’arteria temporale, sarà l’insieme del quadro clinico e dei dati bioumorali a suggerire la diagnosi, che una adeguata terapia ex juvantibus potrà suffragare.
La terapia quasi unanimemente riconosciuta efficace è quella steroidea. Noi abbiamo sempre sostenuto che il paziente debba essere trattato a pieno dosaggio e per tempi adeguati per fare in modo che il processo flogistico regredisca e non guadagni altri distretti. Consigliamo per un mese betametasone 8 mg/die o 6-metil-prednisolone 40-60 mg/die i.m. ; nel mese seguente si riducono le dosi fino a dimezzarle ; quindi per un mese betametasone 1,5 - 2 mg o 6-metil-prednisolone 8-16 mg oppure deflazacort 30-60 mg per os ; tali dosaggi saranno ripetuti per 15 giorni ogni tre mesi per un anno. Nel caso di rielevazione della VES si riprendono i pieni dosaggi.

Riferimenti bibliografici
1. Aburahma AF, Witsberger TA. Diagnosing giant cell temporal arteritis. W V Med J, 88, 188, 1992
2. Sciacca A, Di Giacomo V, Carmenini G. Le arteriopatie ad impronta flogistica. Edizioni L. Pozzi, Roma, 1981
3. Soldini M, Gueli N, Toto A, Trua G, Carmenini G. L’interessamento cardiaco nella malattia di Horton. Ann Ital Med Int, 3, 229, 1987


PARTICOLARI CONSIDERAZIONI SULL’INDIVIDUO ANZIANO
CON INCONTINENZA URINARIA

A. PISERA’, M. FRANCHI

I° Istituto di Ginecologia e Ostetricia - Università “La Sapienza” Roma

La qualità della vita in età senile può rappresentare la chiave di lettura del grado di benessere e di progresso civile di una società.
L’incontinenza urinaria pur non ‘uccidendo’ può distruggere la qualità della vita sia all’individuo che ne è affetto che a coloro che gli stanno vicino; spesso, infatti, le difficoltà incontrate nell’assistenza all’anziano disabile, possono introdurre elementi di stress e sensazioni d’impotenza, con l’esito finale dell’istituzionalizzazione dell’anziano.
L’incontinenza è definita come una condizione in cui è dimostrabile una perdita involontaria di urina che si pone come problema di ordine medico, igienico-sociale e psicologico.
L’incontinenza urinaria definisce un sintomo ma non, in genere, la patologia di base; si tratta, quindi, della manifestazione di un ampio spettro di situazioni disfunzionali a varia eziologia. Essa è il risultato di disfunzioni neurologiche o meccaniche del complesso sistema che controlla la minzione normale. Da un punto di vista urodinamico si osserva un’incontinenza urinaria ogni volta che la pressione uretrale (cioè il gradiente tra uretra e vescica) si negativizza; questo fenomeno avviene fisiologicamente e volontariamente solo durante la minzione.
Possiamo distinguerla nei seguenti sottotipi:
 Incontinenza da sforzo (IUS): si associa più frequentemente ad un’anamnesi di parto vaginale, invecchiamento, obesità, tosse cronica (asma, tabagismo), starnuti, corsa o costipazione cronica. Anche i pazienti ipertesi trattati con alfa-bloccanti possono sviluppare un’IUS.
 Incontinenza da urgenza (riflessa): consiste nella minzione improvvisa dovuta alla contrazione involontaria della vescica. Oltre alla perdita improvvisa di urina i sintomi associati sono pollachiuria e urgenza. E’ detta vescica iperreflessica quando alla base esiste una condizione neurologica conosciuta (ictus, morbo di Parkinson, ernia del disco, ecc.)
 Incontinenza continua (totale): in questo caso il paziente generalmente non si accorge del momento in cui si verifica l’episodio di incontinenza e trova la sua biancheria intima bagnata. Interventi multipli a livello uretrale, patologie del motoneurone, fistole ureterovaginali, vescicovaginali e uretrovaginali, interventi di prostatectomia sono i fattori eziologici più importanti.
 Incontinenza mista (da sforzo e urgenza): è il risultato di un’iperattività detrusoriale associata a disfunzione uretrale.
 Incontinenza funzionale: alcuni pazienti incontinenti possono presentare una funzione vescicale e uretrale normale, senza alcuna anomalia documentabile. I pazienti affetti da morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson o artrite grave possono avere difficoltà a raggiungere il bagno e svestirsi per urinare in modo adeguato. In questi casi, per mantenere la continenza e quindi la dignità dei pazienti, sono necessarie una facile accessibilità e disponibilità delle toilette così come adeguate modificazioni del vestiario e un’adeguata assistenza.
È un problema avvilente che limita le attività giornaliere e la vita di relazione, è un problema costoso e molto diffuso. Stabilire la frequenza e la reale incidenza epidemiologica di questo disturbo non è facile. Sicuramente riguarda in maniera prevalente il sesso femminile, con un rapporto di 2,5-1 rispetto a quello maschile, in relazione alla gravidanza e al parto che sono fattori eziopatogenetici importanti per la genesi delle anomalie della statica pelvica e dei disturbi uro-ginecologici. La demenza, la diminuita mobilità e la depressione rappresentano alcuni dei fattori frequentemente associati all’incontinenza urinaria nella popolazione anziana.
Gli studi sui soggetti anziani che vivono in casa dimostrano una prevalenza che oscilla dal 14 al 18%. L’incidenza media dei soggetti anziani istituzionalizzati è stimata intorno al 45% e in alcuni autori arriva fino al 50-55%. I soggetti più anziani (con più di 80 anni) presentano una prevalenza maggiore di incontinenza, sia che vivano a casa o che siano ospiti di istituti.
Nei paesi occidentali, dal 4 all’8% della popolazione soffre di incontinenza urinaria significativa, cioè che richiede il trattamento, o un’adeguata protezione o persino il ricovero a lungo termine per i soggetti più anziani.
Importante, per un corretto inquadramento, è una corretta anamnesi ed un attento esame obiettivo seguito da una valutazione generale del tratto urinario prima di passare ad indagini più approfondite.
Per evitare che l’anziano sia insoddisfatto del proprio stato di salute e della propria vita di relazione, particolarmente importante diventa il trattamento medico e chirurgico, dove possibile, altrimenti l’anziano va incoraggiato e educato a convivere con l’incontinenza per rendere meglio tollerabile la situazione.
Per tali motivi ci sembra giusto sottolineare che il mantenimento del paziente anziano e del malato cronico ad un discreto livello di salute, che comporti assenza o riduzione al minimo dei disagi e della sofferenza oltre che il prolungamento della vita, necessita di qualificati e costanti interventi medici.


PERDITA DI RUOLO SOCIALE E REAZIONI PSICOPATOLOGICHE NELL’ANZIANO

M. C. LUPI, V. DIGIACOMANTONIO, B. COZZANI, P. GIRARDI

Dipartimento di Scienze psichiatriche e Medicina psicologica
Università “La Sapienza” di Roma

Con il termine "ruolo", ci riferiamo all'insieme delle reciproche aspettative di comportamento che più individui mantengono in situazioni d'interazione. Nell'odierna società "occidentale" le aspettative si sono ridotte sempre più alle sole economicamente vantaggiose e producenti, così che il ruolo risulta soddisfacente per l'individuo allorché risponde alle aspettative economiche del sistema, di profitto e di vantaggio.
Colui che abbia raggiunto un'età cronologica, anche se non necessariamente funzionale, tale da essere chiamato anziano, non ha più questi “requisiti”" per rispondere alle aspettative della comunità e perde quindi il suo "ruolo".
Ne deriva lo sviluppo di una "psicopatologia della terza età", che ha una sua specificità: le modalità di manifestazione dei disturbi ed il loro decorso sono caratteristiche peculiari dell'anziano.
In base alla loro "peculiarità" senile, abbiamo preso in considerazione i più importanti fenomeni psicopatologici che incorrono nella terza età, ovvero: il deterioramento, l'ansia, la depressione, il delirio.




DEGENZA, AUTONOMIA E FAMIGLIA NELL’ANZIANO

A. DORIANI, A. RIPORTELLA, P. BRUNI, S. GENOVESI, M. L. EQUIZI,
L. FRANCHI, M. SUPPA

DEA Dipartimento Emergenza Accettazione , Policlinico Umberto I
Università “La Sapienza”, Roma

Sono stati esaminati, per una settimana pazienti Donne, ricoverate al Pronto Soccorso Medico di età superiore ai 70 anni per un totale di 30 pazienti. Per valutare la riproducibilità dei dati emersi, la stessa osservazione è stata fatta dopo un mese, sempre per una settimana, su nuovi pazienti ricoverati in Reparto, 37 Donne sempre di età superiore ai 70 anni. Al campione composto quindi da 67 pazienti, è stata somministrata una scheda con i relativi dati anamnestici ed una scheda volta a valutare il grado di autonomia di ogni singolo soggetto. Lo studio effettuato si è posto gli obiettivi di:
1) Verificare quanto il grado di autonomia influenzi la durata della degenza nel Reparto
(> autonomia < ospedalizzazione).
2) Verificare quanto il supporto della famiglia sia determinante sul tempo della degenza dei pazienti (> supporto familiare < ospedalizzazione),
o quanto questo possa costituire elemento di rischio
(> supporto familiare > ospedalizzazione).
3) Verificare quanto i disturbi somatici intesi come manifestazioni somatoformi di una depressione mascherata possano influire sul periodo di degenza.
Dall’esame dei dati ricavati da tale somministrazione abbiamo potuto rilevare che le due prime ipotesi venivano confermate, mentre l’aspetto somatoforme, quale equivalente di uno stato depressivo non trovava alcuna corrispondenza con i dati esaminati dimostrandosi indipendente dalle altre variabili considerate.




LA “CASA DEI VECCHI” DI LARI.
UN MODELLO DI RESIDENZA GLOBALE PER ANZIANI

M. SOLDINI

Dipartimento di Emergenza e Accettazione
Corso di Perfezionamento in Bioetica clinica
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma

La “Casa dei Vecchi” di Lari, da alcuni anni denominata “Casa di Riposo Belvedere”, fu costituita settanta anni fa, nel 1928, da un comitato di benemeriti cittadini con il fine di creare una casa di riposo che ospitasse vecchi inabili al lavoro ed incapaci di sostentamento, con domicilio nel comune medesimo, e privi di parenti oppure con parenti non in grado di aiutarli a provvedere al loro mantenimento e alla loro assistenza. L’Assemblea dei Soci e il Consiglio di Amministrazione sono gli organi di gestione. L’Istituzione fu eretta in Ente Morale nel 1942. Attualmente è una Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza.
La Casa di Riposo si articola su tre piani ed è circondata da un giardino da cui si può fruire di un ameno panorama. Il colpo d’occhio che offre è davvero stupendo e si ha l’impressione di essere in presenza di un albergo dove soggiornare per una salutare villeggiatura collinare. A tutt’oggi ha una capienza massima di 80 posti letto, con 8 camere ad 1 posto, 26 con 2, di cui 2 camere a mo’ di unità familiare, 4 con 3 e 2 con 4. Ottimi e ben funzionanti i servizi generali : cucine, refettori, sala da pranzo, soggiorni con T.V., sale di conversazione, salone per ricreazione e spettacoli e due ambulatori. Il mobilio è sobrio, ma nello stesso tempo trasmette una sensazione di calda austerità, se si considera che molti dei pezzi potrebbero trovare posto in un negozio di antiquariato. Sorvoliamo sull’ordine e sulla pulizia : vedere per credere. Per quanto riguarda il personale, va sottolineato che sin dal 1932 sono presenti le Suore Domenicane che da allora ne assunsero la direzione. Attualmente oltre al personale religioso a convenzione ( 4 Suore : 1 Direttrice - infermiera professionale, 1 caporeparto - infermiera professionale, 1 caporeparto cucina, 1 caporeparto lavanderia) e alla presenza di 1 Assistente Spirituale, operano nell’area assistenza 3 infermieri professionali e 20 unità socio - assistenziali ; nei servizi generali : 2 addetti alla cucina, 1 in lavanderia, 1 specializzato addetto alla manutenzione. L’Amministrazione si avvale di 1 segretario amministrativo, 1 economo, 1 collaboratore amministrativo. Una Cooperativa sociale fornisce ad integrazione dei servizi generali e di assistenza 5 unità al giorno. Il personale di animazione e di fisioterapia è assicurato da altra cooperativa. Il servizio medico è svolto dai Medici Generalisti del Comune di Lari.
A tutto il 30 giugno 1998 erano ricoverate 77 persone di cui 50 donne e 27 uomini, di cui 37 autosufficienti e 40 non autosufficienti.
Va sottolineato che dalla sua fondazione la “Casa dei Vecchi” continua ad essere una istituzione che inorgoglisce Lari e tutti i larigiani, i quali si prodigano con il loro servizio e con le loro opere, non solo morali ma anche materiali, perché l’immagine e la prosperità di questa Casa siano sempre in crescita.
Nell’attuale momento storico, in cui l’anziano rischia di diventare un peso per la società ed è incombente la sindrome di Anchise, la “Casa dei Vecchi” dovrebbe essere presa come modello da tutti coloro che hanno a cuore la sorte degli anziani, che poi è o sarà quella di ciascuno di noi. Il problema della loro assistenza già si fa sentire e lo si farà sempre più nel prossimo millennio. La popolazione sta progressivamente invecchiando e gli anziani - dati ISTAT - che attualmente sono il 17% saliranno nel 2020 al 23%. Inoltre il 52% degli uomini e il 60% delle donne sopra i 65 anni soffrono di almeno una malattia cronica. E’ pertanto avvertita dovunque l’esigenza di creare strutture assistenziali adeguate quali l’assistenza domiciliare integrata e le Residenze protette per anziani, i quali non possano più avvalersi del doveroso aiuto dei congiunti e non siano più autosufficienti e siano pertanto bisognosi di cure a tutti i livelli. La risoluzione di tale problema avrebbe un grosso impatto sociale ed economico, anche in funzione di una prevedibile riduzione dei molti ricoveri ospedalieri impropri, a vantaggio di una più razionale allocazione delle risorse sanitarie. In Italia tali strutture sono ancora del tutto insufficienti e spesso scarsamente attrezzate ; inoltre i ricoverati sono talora tenuti in condizioni disumane.
Il presente contributo ha lo scopo di portare come esempio per la futura creazione di Residenze geriatriche la “Casa dei Vecchi” di Lari, che a nostro parere rappresenta un modello reale di soluzione, in cui i principi di solidarietà e di sussidiarietà sono alla base di una Istituzione benefica per persone che nonostante la loro età, ovvero proprio in ragione della loro condizione, hanno il merito di avere l’appoggio materiale, morale e spirituale di tutti i loro concittadini. In particolare l’amenità del luogo, che soprattutto è familiare ed è legato alla terra natale, nonché le cure prestate ai ricoverati, e non solo e non tanto quelle fisiche, ma la cura di tutta la persona, che implica in particolare una attenzione peculiare proprio agli aspetti morali e spirituali, fanno in modo che l’amorevolezza, la ragione e non da ultima la religione, (nonostante lo Statuto reciti che nessuna professione di fede politica e nessuna pratica di culto possono essere imposte ai ricoverati), rendano questa Casa il luogo esemplare in cui il prendersi cura della persona a livello globale dimostra la massima responsabilità nell’affrontare col massimo rispetto la dignità dell’anziano.
RELATORI INVITATI

Umberto Accettella
Professore Associato di Bioetica
Direttore del Corso di Perfezionamento in Bioetica clinica
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma

Mons. Silvano Burgalassi
Professore Emerito di Sociologia
Facoltà di Scienze Politiche
Università degli Studi di Pisa

Giovanni Battista Cassano
Professore Ordinario di Psichiatria
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi di Pisa

Paola Frati
Avvocato
Docente di Bioetica
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma

Giuseppe Giancaspro
Docente di Geriatria e Gerontologia
Ricercatore confermato - Dirigente Medico I Livello
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma

Aldo Isidori
Membro del Comitato Nazionale di Bioetica
Professore Ordinario di Endocrinologia
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma

Sabino Palumbieri
Professore Ordinario di Filosofia dell’uomo
Facoltà di Filosofia
Università Pontificia Salesiana di Roma

Fausto Pettinelli
Giornalista Parlamentare RAI - radiotelevisione italiana

S.E.R. Mons. Vincenzo Savio
Vescovo ausiliare di Livorno

Maurizio Soldini
Docente di Bioetica
Dirigente Medico I Livello
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma

Corrado Viafora
Docente di Bioetica
Università di Padova
Coordinatore del Progetto Etica e Medicina
presso la Fondazione Lanza

MAURIZIO SOLDINI è Dirigente Medico di I Livello nel Dipartimento di Emergenza e Accettazione - Area di Medicina Interna - del Policlinico "Umberto I" dell'Università "La Sapienza" di Roma.
Docente di Bioetica presso l'Università Pontificia Salesiana di Roma, insegna anche Fondamenti di bioetica nel Corso di Perfezionamento in Bioetica clinica dell'Università "La Sapienza" di Roma.

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