NATHANIEL WEST

IL GIORNO DELLA LOCUSTA




Uscito negli anni 30, come "Furore", "Il giorno della locusta" contiene temi ed idee completamente diversi. Gli anni 30 infatti sono il periodo della letteratura della crisi e del proletariato, e questo romanzo sembra essere fuori dalla corrente letteraria, West non parla mai degli operai, semmai dei consumatori, e preferisce personaggi e situazioni surreali e grottesche. Gli anni 30, oltre alla crisi economica, vedono il grande boom del cinema, il personaggio di Topolino di Walt Disney nasce proprio in questo periodo, come anche il grande capolavoro "Via col Vento". Quello che West vuole mostrare in questo romanzo è come dal desiderio illuso alla frustrazione, dalla noia alla violenza il passo sia inevitabile, e come il grande sogno Americano possa trasformarsi in un incubo dell’assolata California.


LA CALIFORNIA: L'ULTIMA FRONTIERA


La california è il confine ultimo degli Stati uniti, e simboleggia la fine di tutto. La fine della frontiera è metafora della morte. Ma finito il territorio da conquistare, l' insoddisfazione spinge a cercare nuove frontiere,che possono essere lo spazio o il Vietnam (come avverrà negli anni sessanta) o la filosofia tutta americana del consumo. Per West il consumismo è il meccanismo che fa desiderare sempre di più, senza mai regalare appagamento.

La folla infuriata dell'ultimo capitolo ne è l'esempio perfetto: la dichiarazione d'indipendenza ha dato loro il diritto di inseguire la felicità, e il consumismo gli ha dato i mezzi. Ma il consumismo li ha anche abituati a desiderare sempre di più, e a non accontentarsi mai. Per questo sono insoddisfatti, sono stati ingannati con tante promesse di felicità che non si avvereranno mai. Dunque se la california è l'ultima frontiera e insieme la patria del cinema e delle sue illusioni e del consumismo, gli americani scelgono di andarci per morire, come Homer, oppure per fare gli attori, come Faye ed Harry, o in cerca di illusioni come Tod.


HOLLYWOOD


"Il giorno della locusta" è ambientato ad Hollywood, città dei grandi sogni e delle grandi illusioni. La California è il regno dei fabbricanti dei sogni con il mondo del cinema, i culti religiosi, i movimenti economici che promettono ricchezza, che attirano la massa per deluderla. Hollywood è un mondo illusorio di cartapesta, dove anche la natura è rimpiazzata da sostituti artificiali. I personaggi sono privi di spessore, bidimensionali come gli sfondi cinematografici. La violenza è sempre in agguato sotto il sogno hollywoodiano, la violenza scaturita dalla noia e dalla delusione.

I personaggi che Tod conosce nella storia sono stati danneggiati dalla vicinanza col finto e artificiale mondo di Hollywood. La Hollywood di West non è l’affascinante casa delle star, ma un mondo malandato di piccoli personaggi, alcuni con delle speranze, alcuni disperati, tutti sconvolti dai loro stessi desideri. Questa Hollywood è il ritratto di un mondo che imita il reale ma è irreale, non spinge i personaggi all'amore ma solo al sesso, produce violenza selvaggia che è causa di fallimento; il romanzo è una denuncia a tutto cio chè esiste di stravagante e incontrollato nella vita americana. È il lato squallido di hollywood, il lato oscuro e sordido del sogno californiano.


TRA REALTA' ED ILLUSIONE


Il conflitto tra realtà e illusione, ossia tra realtà e rappresentazione della realtà è il tema centrale del romanzo. Nel primo capitolo vediamo il protagonista del romanzo Tod Hackett che passeggia per le vie della città; questo sembra essere uno dei tanti topoi classici della letteratura, appunto quello della passeggiata urbana. Ma le vie dove cammina Tod sono finte! Sono fatte ad imitazione della realtà, perchè ci troviamo ad Holliwood, e tutto è scenografia. Allora vediamo case con stili diversi ed assurdi, persone che indossano i vestiti di scena; anche la natura diventa scenografia, anche il deserto è finto. La casa di Homer è un altro esempio della finzione che vuole imitare la realtà: è una villetta stile irlandese, ma ogni stanza ha uno stile diverso, che copia l'arredamento in stile spagnolo, o inglese, e i mobili sono fatti tutti di materiali finti che vogliono imitare quelli veri; anche i cibi nel supermercato sono messi sotto una luce speciale che li fa sembrare più veri. Quando Tod va in cerca di Faye, la trova sul set del film "Waterloo".

Per raggiungere il set attraversa una moltitudine di paesaggi finti: il deserto che si espande mentre i camion scaricano sabbia, il far west, la giungla, un paesaggio arabo, un campo innevato, Parigi, uno stagno con cigni di celluloide, un tempio greco, il cavallo troia, un mulino, le ossa di un dinosauro, un tempio malese. Sono tutti simboli della grande illusione, ma quello più importante è il Magazzino: è la discarica dei sogni, dove vengono riposti gli accessori dei film, è un vero e proprio cimitero dei sogni che cresce ogni giorno di più. Ma nessun sogno sparisce mai interamente, andrà a tormentare qualcuno, e poi sarà riprodotto nello studio. Finalmente Tod arriva sul Campo di battaglia, i soldati inglesi sono appostati sul monte. West descrive la battaglia come se fosse vera, ma quando un soldato viene ucciso non finisce nella bara, ma torna in camerino! L' uomo con il berretto a scacchi è la parodia di Napoleone: commette un errore e viene licenziato. Ma all'improvviso il monte, che non era costruito fino in fondo, crolla. La scena è un intricato paralleto tra realtà e finzione: la guerra è vera, i nomi dei personaggi sono veri, ma i soldati sono solo comparse e il paesaggio non è altro che stoffa dipinta e cartapesta.


LA TRAMA, I PERSONAGGI, I TEMI


I personaggi del romanzo, come tutti gli abitanti di questa Hollywood piena di illusioni, sono tutti tremendamente annoiati dalle loro vite squallide, senza ideali, sono invidiosi, sono violenti e pieni d'odio. Sono tutti dei falliti, perchè i loro sogni non si sono avverati, perchè i loro sogni erano solo illusioni. Il protagonista del romanzo è Tod, un pittore che lavora come scenografo ad Hollywood, e ha due desideri: conquistare Faye, un'attricetta senza talento, e dipingere il quadro della sua vita. Faye è figlia d'arte, Harry, suo padre, è un comico. Harry è un miscuglio di verità e finzione. La prima volta che appare nel romanzo lo vediamo ammalato, nel sedicesimo capitolo muore. La sua agonia, durante la malattia e il momento della morte non è mai totalmente reale, egli soffre alla maniera dei grandi attori, le sue espressioni sono finte, recitate, la voce è impostata. In ogni momento del romanzo questo personaggio ci dà l'impressione di essere falso, sempre a metà fra realtà e imitazione della realtà. Anche Faye è un personaggio finto, ha gli atteggiamenti della grande attrice ma è solo una comparsa in un piccolo film. Tod ama Faye, ma lei non lo vuole perchè lui non è nè ricco nè bello.

Ma l'amore che prova Tod è violento, sogna continuamente di violentarla e di distruggerla, e questa violenza nasce dal fatto che egli sa che non potrà averla mai. In California si va per inseguire un sogno o per morire, e se Faye ed Harry sono andati in California per fare gli attori, Homer è invece è andato in California a morire. Vissuto in Iowa dove ha sofferto per una polmonite, Homer prende una casetta in collina vicino Hollywood per la convalescenza. E' un timido, un'anima sofferente, é goffo e impacciato. Fisicamente sembra un quadro di Picasso, testa piccola e mani enormi. Per 40 anni ha lavorato e risparmiato e non ha provato mai emozioni. Tranne una volta, e questo ricordo doloroso del passato lo perseguita ancora. Homer è disperato, ha paura di innamorarsi di Faye, e non ha neanche un lavoro che lo possa distrarre; il solo modo per scappare dalla realtà è dormire, passa in casa da solo tutto il tempo e non fa altro che non cedere alla tentazione di dormire. La trama è molto semplice: Tod abita nello stesso palazzo di Faye, che vive col padre Harry, entrambi lavorano ad Hollywood.

Tod cerca di conquistarla ma lei non lo ama. Harry vende lucido per scarpe porta a porta, accompagnato dalla figlia. Un pomeriggio i due si ritrovano a casa di Homer e Harry si sente male la prima volta. Al capezzale di Harry, Tod conosce Homer. Harry muore e Faye va a farsi mantenere da Homer in attesa di diventare una diva e ripagarlo. Faye si annoia, e sfoga la sua violenza sul povero e indifeso Homer. Faye ospita dei personaggi sgradevoli a casa di Homer, e una sera un party fra amici finisce in una rissa, Faye, amata sia da Tod che da Homer, va a letto con un messicano, e il giorno dopo sparisce. Tod e Homer si ritrovano nell'ultimo capitolo, affranti e delusi dai loro sogni, in una rissa davanti ad un cinema e...


LA FOLLA: DELUSIONE E VIOLENZA


Oltre a Faye Tod ha un altro pensiero fisso: il suo quadro dell'incendio di Los Angeles: durante il romanzo ci pensa spesso, ma non lo vediamo mai all'opera, il quadro è solo nella sua mente. Il quadro rappresenta la distruzione di Los Angeles: una folla infuriata che appicca fuoco alla città, e che rincorre Faye nuda che scappa in primo piano. Ma non doveva essere un'immagine terrificante, doveva apparire come un giorno di festa, con le fiamme come bandiere. La folla infuriata è composta da coloro che sono andati in California per morire, ma Tod non è sicuro che siano degni di rappresentare la nazione, forse sono solo tutti pazzi. Tod è un profeta di distruzione, e immagina che dopo la rivolta di L.A., ci saranno rivolte in tutta la nazione, fino alla guerra civile. In un certo senso la profezia di Tod si avvererà. La folla infuriata è quella dell'ultimo capitolo; è formata da tutti quelli che sono stati ingannati dal sogno di felicità, e che sono abituati a desiderare sempre di più senza trovare appagamento.

Sono quelli seduti in ultima fila al funerale di Harry che nel quadro corrono dietro alle torce accese e gridano più degli altri; sono annoiati dalla vita e vanno al funerale sperando di assistere ad un incidente, ad una scena di pianto isterico, oppure si affollano per vedere un divo di Hollywood, o sperano che finalmente un aereo cada davanti ai loro occhi. La noia e l'illusione della felicità li ha portati a questo punto, sono sospesi sull'orlo della violenza e aspettano il momento adatto per scoppiare. E questo momento arriva nell'ultimo capitolo: Tod si ritrova nella folla dei consumatori che aspettano davanti ad un cinema l'arrivo dei divi, nelle facce delle persone vede gli incendiari del suo quadro. La gente si trasforma quando entra nella folla, prima sono diffidenti poi diventano selvaggi. La loro crudeltà è nata dalla noia e dalla delusione. Hanno lavorato tutta la vita risparmiando, per poter andare in California a bearsi del sole e delle arance. Ma si accorgono che non sono felici: non succede mai nulla di nuovo e non sanno come passare il tempo. Anche l'oceano, che non avevano mai visto diventa noioso, vista un'onda le hai viste tutte. Anche gli aerei che decollano sono sempre uguali, e la novità potrebbe essere vederne cadere uno e veder morire la gente.

La noia cresce e si rendono conto di essere stati truffati, hanno letto le storie più violente sui giornali, hanno visto scene truculente nei films, e ora sono insaziabili, niente puo esistere di tanto violento per eccitarli di nuovo. Si rendono conto all'improvviso di essere stati ingannati: hanno lavorato e risparmiato per niente! Homer resta seduto in disparte, silenzioso, ormai ha perso ogni forza vitale. Adore, un bambino costretto dalla stupida madre a diventare una stella del cinema, tremendamente annoiato, lancia un sasso in faccia ad Homer. La violenza è quindi per tutti, anche per i bambini, una risposta alla noia! Homer afferra il bambino e lo picchia, e questo è proprio quello che la folla aspettava: un pretesto per scatenare la propria violenza. La folla si lancia alla carica, spinge, gli uomini molestano le ragazze, è l'inferno e Tod si ritrova in mezzo. Non tutti sanno come è iniziata la rissa, ma ne prendono parte ugualmente. Al suono di una sirena la folla si muove e Tod viene spinto su un cancello, e ripensa al suo quadro, rivede tutti i personaggi del romanzo nell'immagine della grande distruzione, tutti sono venuti in California a morire, sono stati ingannati, sono delusi, e ora marciano per distruggere e purificare la terra. Tod viene fatto salire nella macchina della polizia e il romanzo si chiude con le sue urla e risate di pazzia.


LA MALATTIA DELLA COSCIENZA *


I romanzi di West si concludono tutti alla stessa maniera; con esplosione di pazzia, con morti violente o con un orgasmo: sono tutti mezzi per arrivare alla stessa desiderabile fine: l'evasione dall'ego cosciente e dalle sue illusioni. La coscienza non è libertà di scelta ma libertà di recitare una parte immaginaria e irreale da cui l’uomo può liberarsi solo con un’esplosione fisica e mentale che si verifica al di fuori del controllo della sua volontà. I suoi libri sono parabole che descrivono un regno infernale governato dal padre dei desideri. E West questo inferno lo conosce bene; i suoi personaggi hanno tutti la stessa malattia della coscienza Il desiderio conosce la realtà e si rifiuta di accettarla; i personaggi di West rifiutano di essere quello che sono, esprimono colpa e disperazione, odio contro loro stessi e contro chi contribuisce a farli quello che sono. Se il desiderio non si può trasformare in atto di volontà l’uomo è condannato ad un destino terribile. Prima passa da un desiderio all’altro, come Tod fa con Faye, poi rimane solo con la disperazione che è la causa dei suoi desideri, come fa Homer.

Questi personaggi sono egocentrici: gli altri esistono solo come immagini di cio che loro sono o non sono. I sentimenti che provano per gli altri sono proiezioni di odio e pietà che provano per loro stessi. Alla fine questa insofferenza porta a desiderare dolore fisico, che può essere proiettato su altri. In tutti i romanzi ci sono gli storpi: qui c'è un nano, Abe: la sua sfortuna lo rende repellente e la sua condizione non si può cambiare. Lo storpio odia il proprio corpo. Lo storpio è la proiezione simbolica di una disperazione piena di desideri, di coloro che non si accettano e vogliono cambiarsi, e giustificano il rifiuto ritenendo la loro condizione eccezionalmente atroce e insanabile L’unica alternativa alla disperazione è il crimine. I personaggi mondani sono tutti cattivi. Quanto maggiore è in una società l’ uguaglianza di opportunità tanto più evidente appare la disparità di talento e del carattere, tanto più amaro e personale appare il fallimento a chi non riesce. In una società che offre meno occasioni di divertimento è più facile fare una distinzione tra il desiderio reale e la volontà di dimenticare se stesso.

* nota: Alcuni passi di quest'ultima parte sono presi e adattati dal saggio di Auden "Il morbo di West".