Last update 05/08/2001

 "Inoubliable"

 

 

 

 

 

 

Django Reinhardt

Per noi musicisti Django apparve come la perla rara, come l'eccezionale fenice trasportata dalle ere più lontane direttamente nel XX secolo.

                                                    (Andrè Ekyan)

Nonostante gli echi del jazz d'oltreoceano, l'Arte di Django  rimanda direttamente alle tradizioni musicali di matrice europea. Personaggio indipendente, più che per volontà per questioni di spirito, Django lo è stato anche nei confronti del Jazz afro-americano. Anche per questo forse,  Arrigo Polillo nel suo famosissimo saggio "Jazz", ha sottoscritto l'affermazione del compositore e musicologo francese Andrè Hodeir, per il quale "Django è stato un incidente pittoresco piuttosto che un avvenimento storico", sottolineando il ruolo di "outsider" del musicista. Certamente Reinhardt, come riferisce Polillo, al di là di sporadiche collaborazioni con famosi jazzisti dell'epoca è sempre rimasto ai margini del circuito. Ma a distanza di circa mezzo secolo dalla scomparsa si pone doverosa la revisione dell'opinione riportata in precedenza. Infatti Reinhardt al pari dei grandi maestri è stato tutt'altro che dimenticato, e visti in retrospettiva gli esiti della sua stagione artistica appaiono ben altra cosa che quelli di un semplice comprimario. Rammarica il fatto di non averlo potuto ascoltare negli anni d'oro a fianco dei grandi innovatori dell'epoca, tipo un Gillespie (pare abbiano suonato insieme in Bruxelles nei primi mesi del '53, ma non esistono purtroppo documentazioni sonore a testimoniarlo) con il quale avrebbe fatto meraviglie. Per la cronaca, ci sono registrazioni nascoste, o le stesse "Rome sessions" che testimoniano appena prima dell'elettrificazione dello strumento, il rinnovamento degli arrangiamenti del quintetto, e una "spinta" micidiale della chitarra anche nelle parti ritmiche. Probabilmente là c'era qualcosa di magico, pare impossibile che quell'uomo avesse due dita fuori uso.

"Il jazz è americano, ma la musica non ha patria. E il jazz è musica. Noi suoniamo un tipo di jazz che è in stretti rapporti con la cultura europea, ma è sempre jazz. Perchè il jazz ha regole espressive da cui non si può derogare".

(DJANGO REINHARDT)


 

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