L'Artista del Mese

(Aprile/Maggio)

Eric Dolphy (1928/1964)


 Mingus chiamò Eric uno dei suoi figli, distrusse letteralmente un magnifico contrabbasso quando gliene venne comunicata la morte, e riuscì persino a cadere nella sua tomba nell'esternazione del dolore,  durante il funerale. Era scomparso non soltanto un polistrumentista eccelso, ma anche uno personaggi che stavano trainando il Jazz verso nuovi confini. Ancora oggi Dolphy è immediatamente riconoscibile, perchè è tra i pochi con il dono dell'unicità, sia che suoni il sax alto (raramente si è ascoltata una sonorità così lacerante), il clarone, il flauto (con un'ammirazione incondizionata per Severino Gazzelloni), o in rari casi il clarinetto in B flat. La carriera professionale di Dolphy è stata breve, ma nei soli cinque, sei anni di attività di rilievo, che seguirono a lunghi periodi di studio, ha scritto pagine entusiasmanti e realizzato compiutamente un  disegno artistico proprio e importante. L'opera prima "Otward Bound" già testimonia il passaggio dall' Hard bop ad una musicalità più complessa. Nei lavori successivi la ricerca è ancora più avanzata con la creazione  di un linguaggio personale, che non è "free", ne avanguardia, ne altro. Dolphy va sempre altrove (come nei luoghi delle copertine quasi metafisiche di alcuni suoi dischi) e ciò rende la sua musica costantemente iper-attuale. Pressocchè tutta la sua discografia è essenziale, ma mi piace segnalare "Out There (di culto), "Far Cry",  il celeberrimo "Out To Lunch" e le tre registrazioni dal vivo con una formazione imbattibile, e in compagnia di uno dei più GRANDI e misconosciuti trombettisti di sempre, BOOKER LITTLE, che tutti dovrebbero avere la fortuna di ascoltare. Le stesse collaborazioni di Dolphy non sono da meno, e sono quasi tutte storiche; per citarne alcune: il manifesto "Free Jazz" di O. Coleman, il bellissimo "Blues and the Abstract Thrut" di O. Nelson (altra formazione spettacolare nonche' altra incisione misconosciuta e di culto), "Olè Coltrane" di J. Coltrane, con Dolphy al flauto sotto lo pseudonimo di  George Lane, "Out Front" con B. Little (purtroppo introvabile) e tutte le registrazioni con Hamilton, Mingus, Roach, etc.; l'elenco delle opere pregevoli è notevole. A voi la ricerca, e se vi piace il Jazz non perdete l'occasione di conoscere questo grande maestro della musica contemporanea. 


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