L’arco di
Pablo Casals

 

«(...) I accepted an engagement to play in Vienna. I have never known such apprehension before a concert. I wandered through the streets with my heart pounding—I had the feeling that at any moment I might come face to face with Mozart or Schubert, that suddenly Beethoven would stand before me, looking at me silently and with immeasurable sadness, as over the years I had seen him in my dreams. The concert was held at the Musikfreunde hall. Not a seat was vacant. The work I had selected to play was Emanuel Moor's Concerto in C-Sharp Minor. I drew my bow across the strings for the first note and suddenly, with panic, I felt it slipping frpm my fingers. I tried desperately to regain control of it but my movement was too abrupt. The bow shot from my grasp, and ad I watched in helpless horror, it flew over the heads of the first rows of the audience! There was not a sound in the hall. Someone retrieved the bow. It was handed with tender care from person to person—still in utter silence; and as I followed its slow passage toward me with fascination, a strange thing happened. My nervousness completely vanished. When the bow reached me, I immediatly began the concerto again and this time with absolute confidence. I think I have never played better than I did that night.
From then on, I visited Vienna every year. (...)»

("Joys and sorrows by Pablo Casals; his own story as told to Albert E. Kahn", pag.125, Touchstone Book, N.Y. 1970)

«(...) Accettai un ingaggio per suonare a Vienna. Non avevo mai provato una tale apprensione prima di un concerto. Mi aggiravo pezr le strade col cuore in gola —avevo la sensazione che in ogni momento avrei potuto trovarmi faccia a faccia con Mozart o Schubert, o che d'un tratto avrei trovato Beethoven in piedi di fronte a me, a guardarmi in silenzio e con incommensurabile tristezza, così come per anni l'avevo visto nei miei sogni.
Il concerto si teneva alla sala del Musikfreunde. Non c'era un solo posto vacante. L'opera che avevo scelto di eseguire era il Concerto in Do diesis minore di Emanuel Moor. Mossi l'archetto verso le corde per la prima nota e d'improvviso, con panico, mi accorsi che stava scivolando via dalle mie dita. Tentai disperatamente di riconquistarne il controllo, ma il mio movimento fu troppo repentino. L'archetto sfuggì alla presa, e io lo guardai con disperato orrore mentre volava sopra le teste della prima fila del pubblico!
Non c'era un suono nella sala. Qualcuno raccolse l'archetto. Con cura tenerissima si spostava di mano in mano, di persona in persona, ancora in assoluto silenzio; e mentre io seguivo quel lento passaggio verso di me, affascinato, successe una cosa strana. Il mio nervosismo era completamente svanito. Quando l'archetto mi raggiunse, io ricominciai immediatamente il concerto, e questa volta con totale confidenza. Credo di non aver mai suonato meglio di quella notte.
Da allora ho visitato Vienna ogni anno. (...)»

("Joys and sorrows by Pablo Casals; his own story as told to Albert E. Kahn", "Gioie e dolori di Pablo Casals; la sua storia raccontata ad Albert E. Kahn", pag.125, Touchstone Book, N.Y. 1970)

 

     

 Il mio arco
  è volato
 
  fra il pubblico

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