Montagne

"Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: "ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto!"

( Esodo 32:3-4 )



A volte, ascoltando parlare lingue diverse e a noi sconosciute, ci può succedere di avere la curiosa impressione di poter capire tutto quel che viene detto, se solo potessimo lasciarci andare, liberarci da una sorta di schiavitù intellettuale, di un'invadente razionalità che ci tiene chiusi, immobilizzati dentro al nostro piccolo sapere...
È come se sapessimo con certezza che dentro di noi esiste un sapere universale, assoluto, ben al di sopra di ogni apparente diversità o divisione del senso delle cose. Ci basterebbe credere per un solo istante solo in quel sapere, e subito potremmo comunicare ad ogni cosa, in ogni direzione, in ogni tempo... Il mondo sarebbe immediatamente illuminato e risolto: ogni cosa ritroverebbe il suo ordine ed equilibrio, ogni cosa sarebbe liberata dalla sua tenebra.
E nulla di tutto ciò somiglierebbe a un mondo pre-babelico: non un'unica lingua imposta ad ogni uomo, infatti, né un unico "nome" per ogni cosa esistente, bensì una universale e assoluta coscienza e intelligenza della realtà e della verità, percepite universalmente nella loro purezza, non più contaminata dai sensi distorti di un'umanità disarmonica e disarticolata. Non dunque la mostruosa omologazione di credo e pensiero imposta dai costruttori di Babele, ma la ricostituzione di una unità perfetta dell'essere tellurico "a immagine e somiglianza di Dio": l'Adamo primordiale, ovvero colui che ancora non era diviso neppure in uomo e donna...

C'è una graziosa storiella ebraica che racconta di due rabbini russi in viaggio, i quali si trovano per caso a passare per Roma. Uno dei due viene a sapere che la Comunità ebraica locale sta cercando un nuovo rabbino, e ne parla con il compagno di viaggio, dicendo: «Non sarebbe affatto male per me che soffro il freddo, stabilirmi qui a Roma, dove sembra che i rabbini siano pure ben pagati!»
L'altro lo guarda con perplessità, e gli risponde: «Ma come pensi di poter lavorare qui, che non sei mai stato prima in Italia e non conosci la loro lingua?»
«Come fai a sapere che non la conosco?!», esclama il primo; «Finora non ho mai provato a parlare in italiano, e quindi neppure io posso sapere se conosco o no la loro lingua!»

Certo: un pio rabbino può parlare la lingua di Dio, e quella —per quel che sappiamo— è la lingua di tutta l'umanità... ma l'umanità non la parla ancora... E forse per questo, in momenti di "grazia", crede e spera che a parlare quella lingua sia la musica, nel suo ineffabile linguaggio di sentimenti più o meno puri.
In tutto questo, però, quasi nessuno si accorge di come la parola sia in una certa misura un frammento musicale, una "melodia" che si intreccia in armonie e contrappunti, sviluppando frasi e discorsi, "dicendo" le cose e la vita e la morte e l'amore, formando e disfando mondi e universi.

E in quale lingua parla il Dio unico, assoluto, di tutti i mondi e di tutti gli universi? Forse nella lingua della Natura? Quella che solo l'innocenza, la purezza assoluta dell'essere animale può intendere, sebbene non possa poi comunicarla né commentarla?
E dunque quale "suono" ha la voce di Dio Creatore, e in quale modo si articola in parole sensate e commentabili? Come possiamo riconoscere la sua voce, prima ancora che le sue parole, da quelle di un'entità ingannatrice, di una chimera o di un demone, o anche solo dalla voce di noi stessi, nel terrore di dover percepire la tremenda solitudine che ci attende nel luogo e nel tempo della nostra morte?

Se la parola divina è nella Bibbia data a Mosè, essa può continuare ad essere pure nelle parole che il pur saggio e sapiente traduttore ha reso in latino e in greco, in inglese o in francese o in cinese e hindi e swahili e chissà quant'altro? È "traducibile" la parola di Dio? Può essere "trasportata" nei percorsi del pensiero umano, articolata nel tempo e nello spazio, detta, raccontata, ripetuta, imposta, subita, ricordata, dimenticata?

L'ebreo risponde a queste domande con un'azione che in fondo è molto semplice: conservare il "Libro" nella sua originalità e integrità, cosciente che a monte di tutte le regole religiose, i precetti e gli obblighi, la sua appartenenza al "popolo eletto" consiste in quest'unico atto e dovere: conservare e ricordare il libro, la Torah che Dio ha consegnato a Mosè nel deserto. E conservarlo significa fare in modo che quella sequenza di lettere dell'alfabeto ebraico, con i relativi spazi vuoti fra parola e parola, rimangano nel mondo, segni d'inchiostro di forma e dimensione precisi, nello spazio del lungo rotolo di pergamena che ricorda l'atto divino del consegnare la sua parola in un unico fiato vitale, come quello che infonde anima e vitalità alla montagna di terra finissima, che sarà Adam il primo uomo.

"Osservare e ricordare": in ebraico è "shamor ve-zakor", e la tradizione vuole che nel deserto tutto il popolo sentisse queste due parole insieme, simultaneamente, come fossero una parola sola. Come se in musica noi potessimo sentire simultaneamente la tonalità maggiore e quella minore, ovvero il suono delle armoniche naturali di una nota e quello delle armoniche "corrette", artificiose.
Non quindi un Mi naturale "presente" per natura in un suono che, in quanto ricco di armoniche, sia percepibile con esattezza e riconoscibile con il nome di "Do", ma un Mi bemolle, dissonante solo quando l'armonica naturale Mi della nota Do voglia "esprimersi" non nelle "altezze" e trasparenze in cui la natura l'ha confinata, ma nella forma udibile ed evidente dell'ottava reale in cui è situata la sua Tonica, quasi fosse un "portare a terra, subito e tutta", la luce e la ricchezza di un cielo irraggiungibile con il peso e la gravità di un corpo fisico...

Contrapponi dunque, per prova, una triade di Do maggiore a un'altra di Mi bemolle maggiore, e osserva come quel Sol che hanno in comune sia il loro comune richiamo. Medita su questo, e cerca i modi e i percorsi con i quali questi due accordi possono generare melodia e armonia...
Ascolta questa modulazione:

 

Certo, qualcosa del genere lo potresti ascoltare anche dentro al sound-track di un videogioco, o come "musica di sfondo" in un film americano... Ma il segreto sta proprio chiuso là dentro... e le parole di Dio fra gli uomini hanno causato morte e afflizione e ignoranza...

...Ora clicca pure col tuo mouse sulle note scritte qua sopra, o qui, per leggere altre note...

 

Claudio.

 

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