«...Che regalo meraviglioso!»
«Ma quello del suo violoncello, Hans, è stato ancora più grande, ed è penetrato ancora più in profondità nel deserto che era la mia vita. Io avevo un corpo che sentivo già essere nulla più che una forma di sabbia. Dopo, in ogni mio momento di silenzio, ho pensato a lei, al dono di quel violoncello. Presto l'idea ossessiva di sapere cosa fosse mi ha abbandonato: quel violoncello era ciò che era, e aveva dato voce a qualcosa di immenso, solo attraverso le mie mani. Chiedermi ora se un improbabile abete armonico tagliato da sacerdoti ebrei per reggere le travi del Tempio di Gerusalemme avesse potuto accendere quel fuoco, quel roveto ardente che non si consuma, quella chiamata divina senza appello... bene, questo non so se lo voglio. Ma la riconoscenza che sento in me è più alta di quanto nessun altro violoncello al mondo avrebbe potuto generare.»
«La capisco bene e vorrei potermi fermare qui... Certo, ci sono sempre luoghi in cui vorremmo si fermasse il tempo delle cose, e finisse, o si fissasse la verità in quel punto; ora, risanati, andare a dormire con questo, e abbandonarsi al sonno dell'innocenza perfetta. Questo vorremmo ci fosse concesso dalla vita, e il nostro sonno torna sempre ad essere quello di Amleto.»
«No, non voglio questo. Continui la sua storia, la riprenda da dove l'ha lasciata.»
«Ma questa storia sarà verità, per lei?»
«Che importa che lo sia? Lo è già prima di essere raccontata.»
«Questa verità è già presente nel violoncello che le ho dato?»
«Sì, nella potenza della sua voce, nel mistero della sua provenienza, che nessun racconto potrà mai svelare.»
«Questo mi dà una grande consolazione. Lei crede che la verità si possa cambiare, manipolandola ad arte?»
«Dovrei rispondere che ci è necessario credere che ciò non sia possibile. Ma mi rendo conto benissimo che è quasi in contraddizione con l'atto continuo dell'arte che capovolge la direzione e il senso delle cose. Eppure è proprio nell'arte che il tempo sa dilatarsi a sufficienza per risolvere quell'apparente paradosso della finzione che contraddice, raccontandolo, il reale; così ciò che ci salva non è più la verità, ma la sua essenza ineffabile.»
«E in quanto alla consistenza? Intendo: la consistenza della prova di una verità?»
«Questo è diverso: analizzerei l'oggetto con altri mezzi, e non con l'arte.»
«Tenga questo libro, allora, e lo legga e guardi attentamente.»

 

 


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