-XLV-

 

Ciò su cui io maggiormente mi interrogavo era soprattutto quell'oggetto di legno che diventava feticcio e idolo, icona sonora dei luoghi aniconici per eccellenza: il Tempio distrutto di Gerusalemme, la Shoah e la Musica.
Tacevo, comunque, come mi preparassi a ricevere dal cielo la Rivelazione, e solo allora potessi sperar di sapere come comportarmi con un violoncello che non voleva solo piangere. Sedevo di fronte al mio pubblico, chiudevo gli occhi e immaginavo quel cortile immenso, immondo e infernale; i cani, le kapò, gli urli violenti, la paura del dolore, la debolezza senza fine... eppure in piedi, eternamente in piedi, in attese interminabili, la mente spenta, fissa su un punto sospeso, in attesa dell'ordine... poi un urlo: Musik! E il violoncello che comincia a suonare, come fosse lontano, freddo, ghiacciato, immobile, immutabile.
Ogni volta, ogni sera, quel rituale tragico della memoria. Ogni mattino, ad accordare il violoncello al nuovo giorno, e cercare la normalità...
Stavo male, sentivo che la mia salute si stava indebolendo. Le gambe davano dolori forti, strani, e avevo frequenti capogiri, seguiti da emicranie terribili, brucianti; non volevo occuparmene, e aspettavo che passassero.
Il dolore fisico era qualcosa che quasi ringraziavo d'avermi fatto visita, perché rendeva più credibile a me stesso il fatto di essermi caricato delle schegge di quella tragedia, di una testimonianza invisibile, affidata alla memoria molecolare del legno, per naturale o divino che fosse.
Io suonavo, studiavo, attendevo e tacevo.
Giugno passò cancellando il matrimonio, fra terribili telefonate, il martirio emotivo a cui mi costringevo, e ben dodici concerti con le Suites di Bach per violoncello solo; ero come un uomo muto, senza sogni, senza capacità di pensiero: mi muovevo come un automa fra treni, taxi, alberghi, sale e salotti, rifiutando gli incontri, le domande della gente o degli organizzatori, i pranzi o le cene.
Luglio fu un mese di Recital in duo col pianoforte, concentrato sulla mia tecnica che volevo diventasse più precisa e puntuale nell'insieme, nell'intonazione e nello stile; ripresi gradualmente il gusto di dialogare con gli altri, di ascoltarli, persino di scherzare. Agosto, infine, decisi che fosse consacrato alla preparazione e allo svolgimento dei concerti per le prigioni: l'unico altro impegno musicale era programmato per la sera del 16, al Castello di Pouy sur Vannes, di proprietà della Légion d'Honneur, e non si sarebbe trattato di una serata mondana, ma di un incontro con le profondità più abissali della musica.

 

 

 


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