Sguardi e memoria del suono

Paesaggi sonori per una riscoperta dell'identità urbana in divenire

Progetto per una installazione temporanea e una performance nel centro storico di Genova, in periodo estivo

 

Progetto interdisciplinare per una riscoperta dell'identità urbana, destinato alla riconquista degli spazi del centro storico intesi quali luoghi "centrali" dell'incontro, della convivialità, attraverso un'esperienza di condivisione del paesaggio sonoro e di suggestioni multietniche, "teatro" di un percorso di ricerca della memoria storica e dell'identità culturale.

 

Ideazione, progettazione e promozione:
    Claudio Ronco

Installazioni sonore e interventi multimediali:
   Roberto Paci Dalò

Collaboratori e consulenti:
Prof. Giorgio Conti, urbanista, Università di Venezia e Ancona
Prof. Andrea Coen, musicologo
Jiva Kraus, gallerista, IKONA gallery, Venezia
Anita Sieff, film-maker, pres. Guggenheim Public Venice
Luigi Alberton, editore, DEDALOMEDIA edizioni
Dario Piludu, musicista, pres. Centro Sardo Studi e Ricerche, Cagliari.



Percorso dell'eventoConcertoInstallazioneOsservazioniAddobbo urbano


 

Percorso della performance, dalle ore 20.30 alle ore 23.30.

Piazza Sarzano, Stradone San Agostino,
via di San Donato, Porta Soprana,
via Ravecca, Piazza Sarzano
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Piazza Sarzano è il luogo principale dell'evento, inteso non solo come punto d'inizio e fine del percorso, ma anche come contenitore dei messaggi fondamentali di questo progetto; per questo il chiostro di San Agostino è richiesto come spazio espositivo di materiali sonori e multimediali, come viene spiegato più avanti (installazione temporanea: "mostra del paesaggio sonoro"). La particolarità di questa proposta, inoltre, consiste nel non richiedere al Comune di Genova l'interruzione temporanea dell'uso abituale della piazza (parcheggio e passaggio delle automobili), bensì nel lasciare che lo spazio urbano mantenga la sua normale caratterizzazione (nei limiti del possibile, data la presenza di attrezzature e di pubblico), e quest'ultima venga "inglobata" nell'evento artistico, attraverso la complessità multimediale del progetto.

 

Piazza Sarzano:
A fianco dell'ex chiesa di San Salvatore è montato un palco di piccole dimensioni con maxischermo, per il concerto di Claudio Ronco al violoncello (30 minuti all'inizio del percorso e altri trenta al termine, circa due ore dopo) che avrà inizio alle ore 20.30. Si ascolteranno amplificati in tutta la piazza alcuni dei Capricci di Paganini eseguiti e incisi da Giuseppe Gaccetta a Genova nel 1931, "incorniciati" da composizioni e improvvisazioni per violoncello solo di Claudio Ronco, ispirate alla scuola virtuosistica italiana dello strumento ad arco, dal Barocco al Novecento.
Il concerto si presenta come un "duetto" virtuale con un virtuoso di violino di settant'anni fa; prima, cioè, di un mutamento radicale del mondo della musica, causato dai media discografici, radiofonici e televisivi.

Attraverso l'uso di amplificazione digitale e complesse elaborazioni elettroniche (con software che permettono la gestione del suono in tempo reale) Roberto Paci Dalò "moltiplica" l'evento musicale nello spazio della piazza e lungo tutto il percorso dell'evento, creando un costante "ambiente sonoro" in continua relazione col paesaggio sonoro naturale delle strade del centro storico genovese. Suoni campionati e puri suoni elettronici, uniti all'amplificazione delle musiche che verranno eseguite, rendono possibile un lavoro sulla percezione, sulle informazioni subliminali, anche attraverso l'ascolto di suoni "inudibili" (iper-frequenze), che funzionano come "contenitore" di un'esperienza strettamente musicale, qual è quella dei quattro concerti proposti.

L'aspetto multimediale dell'evento prevede delle "maxivideo-proiezioni" sull'intera facciata della Chiesa di San Salvatore, con immagini fotografiche dei primi del Novecento di volti e sguardi anonimi di giovani musicisti o di gente comune (archivi e collezioni di Jiva Kraus, IKONA gallery di Venezia, e Claudio Ronco).
Un maxischermo sopra il palco serve alla visione in diretta di immagini relative ai vari esecutori dei quattro concerti della serata, utilizzando le tecniche sviluppate dalla Fondazione STEIM di Amsterdam (software interattivi per editing in tempo reale, che permettono modificazioni di qualsiasi parametro dell'immagine in diretta) sui collegamenti di almeno tre telecamere digitali: una affidata a operatori che si muovono lungo tutto il percorso dell'evento, e due fissate di volta in volta sulla scena dei quattro concerti (Piazza Sarzano, sagrato della chiesa di San Agostino, Piazza delle Erbe, Porta Soprana).

Tutto l'avvenimento sarà seguito in diretta streaming via web con "www.paesaggiosonoro.com" di Dedalomedia edizioni, Luigi Alberton. E' prevista anche la creazione di un sito web specifico per questo evento, con un forum di discussione e interventi interdisciplinari sul tema del paesaggio sonoro urbano.

Stradone di S. Agostino, installazione sonora:
sul frammento di mura del Castello, installazione elettronica sonora e multimediale di Roberto Paci Dalò e Claudio Ronco, intesa a "far suonare" la parete come un gigantesco organo eolico, inglobando elementi sonori da tutti gli interventi musicali della serata.
Il muro medioevale, con le sue pietre irregolari, le sue feritoie, diventa l'emblema di tutto l'avvenimento, attraverso l'affabulazione dell'anziano falegname ed ex violinista Giuseppe Gaccetta, che in un video artistico di Anita Sieff (proiettato in "loop") racconta d'aver ascoltato "i suoni di Paganini provenire da quelle mura...".

Sagrato della chiesa di San Agostino:
alle ore 21 concerto del cantore israeliano Emil Zrihan, col suo gruppo di strumentisti magrebini: mawal con voce, lud, santur, violino, percussioni, e canti sinagogali a voce sola.
Sulla facciata della chiesa sono proiettati volti di gente nordafricana o medio-orientale da fotografie dei primi del Novecento (archivi e collezioni di Jiva Kraus, IKONA gallery di Venezia, e Claudio Ronco). Le stesse proiezioni sono usate come illuminazione della scena musicale.

Dall'angolo con vico Vegetti a piazza di S. Donato, fino a piazza Delle Erbe:
altoparlanti a medio volume trasmettono in diretta le musiche dei vari concerti; negli intervalli un mixaggio degli stessi. Lungo il percorso sono disposti banchetti di cibi e bevande "da strada" di tradizione medio-orientale e genovese: dolci e salati. Su pannelli appesi in modo di manifesti si possono leggere testi o frammenti di testo relativi a meditazioni sul "paesaggio sonoro urbano", o affabulazioni intorno alla suggestiva storia di Giuseppe Gaccetta e il suono di Paganini.

Piazza delle Erbe:
da una terrazza o da una finestra, illuminato da un forte fascio di luce, René Clemencic esegue al flauto dolce solo la sua composizione "flauto magico" (ca. 10 minuti), di intensa forza drammatica e modernità. Su un palco, nella piazza, un Trio di due violini e violoncello barocchi eseguono in risposta e a "cornice" alcune Triosonate di Arcangelo Corelli, emblema di classicità e ordine armonico degli "spazi sonori" (circa 30 minuti). L'amplificazione per la piazza si estende lungo la salita del Prione, a medio volume, mentre il suono viene gradualmente mixato con effetti d'acque e di vento.
Da quattro punti della piazza delle Erbe si diffondono profumi di fiori e spezie, mentre lo spazio viene "teatralizzato" con effetti di luce e illuminazione a diversi colori.

Porta Soprana:
Di fronte alla Porta Soprana, fortemente illuminata di bianco, il musicista Esmail Vasseghi esegue musiche tradizionali iraniane al santur (salterio a martelletti). A termine dell'esecuzione del suo brano, René Clemencic, con altri elementi del Clemencic Consort di Vienna, si unisce al santur in una serie di improvvisazioni di musica medioevale, genere musicale che rappresenta più di ogni altro "l'ibridazione" sistematica di diversi linguaggi e culture.
Dalle torri di Porta Soprana partono quattro raggi laser verso il cielo, in direzione del mare; come funi tese verso l'infinito, come corde di un immenso violino.

Via Ravecca:
altoparlanti a volume medio sono disposti lungo la salita del ritorno a Piazza Sarzano, in una sequenza elaborata elettronicamente secondo il progetto di Roberto Paci Dalò e Claudio Ronco, che trasformerà il suono del concerto attraverso effetti d'acqua (onde del mare) e poi di aria, di vento.
Ritornati a Piazza Sarzano, a conclusione della performance, si tornerà ad ascoltare il violoncello di Claudio Ronco "duettare" con alcuni dei Capricci di Paganini incisi da Giuseppe Gaccetta nel 1931, in una bottega di via Cairoli, "che adesso non c'è più...".


 

Concerto.

Il giorno successivo all'evento, nel chiostro triangolare di San Agostino si svolge un concerto del Clemencic Consort, con strumenti barocchi e musiche dal Medioevo al contemporaneo. Sonate di Corelli, Veracini e Tartini, ovvero l'alta scuola violinistica italiana del Settecento, alternate alle sonorità multietniche della musica medioevale. A conclusione, il Salmo 29 di Davide, che magnifica la voce di Dio ("...la voce del Signore si ode sulle acque..."), musicato da Claudio Ronco per voci e strumenti di diversi stili e tradizioni etniche.
Il concerto è anche inaugurazione di una "mostra del paesaggio sonoro", intesa a presentare e far conoscere il concetto di "paesaggio sonoro" attraverso installazioni e attività multimediali, per un periodo di almeno dieci giorni.


 

Installazione temporanea: mostra del "paesaggio sonoro".

Lo spazio del chiostro triangolare di San Agostino, o qualsiasi altra "stanza" disponibile nel centro storico di Genova, può ospitare per circa dieci giorni delle installazioni sonore e multimediali, attraverso le quali tutti gli argomenti relativi al progetto interdisciplinare "sguardi e suoni della memoria" possono essere approfonditi e consultati.

Le installazioni consistono in una "visita" virtuale ai diversi paesaggi sonori urbani, quasi fossero quadri o fotografie di luoghi di Genova, dove vengono messe in rilievo le trasformazioni ambientali attraverso la mediazione del suono, nello stesso modo in cui potremmo mostrare una sequenza di immagini della stessa via o piazza in diversi periodi storici.
La multimedialità può certamente integrare queste visite —con mostre fotografiche, filmati, conferenze— ma il carattere di assoluta novità consiste proprio nell'essere una "messa in vetrina" del suono, intendendo per paesaggio sonoro non soltanto il "rumore" d'ambiente —includendo pure, ad esempio, il confronto fra l'ambientazione sonora di una bottega artigiana all'inizio del secolo e nel 2000, fra attrezzature elettriche e voci di operai spesso extracomunitari— ma anche i suoni "organizzati" delle diverse musiche che radio e televisione immettono negli ambienti privati e pubblici, o delle stesse voci di gente che parla lingue e idiomi delle più diverse origini culturali.

Inoltre, l'installazione "in mostra" permette l'utilizzo su un periodo di tempo più esteso dei materiali acustici utilizzati e raccolti per la performance, basati su un lavoro di raccolta fatto precedentemente al progetto nello spazio urbano di Genova. Questi materiali —semplici registrazioni ambientali, campionature di rumore e di suono "musicale"— giocano infatti con le memorie acustiche della città, della sua storia e dei suoi mutamenti, grazie a una relazione profonda tra suoni ambientali dell'attuale centro di Genova, in relazione ai "suoni musicali guida" di tutta la performance, ossia il suono del violino e del violoncello di una scuola riscoperta (la tecnica violinistica di Paganini / Sivori / Sfilio / Gaccetta, connessa a quella ormai riconosciuta del recupero filologico degli strumenti "d'epoca", attraverso l'evoluzione dello studio musicologico, della tecnica strumentale, della liuteria) e una nuova estetica musicale che nasce dall'incontro e dall'ibridazione con culture extraeuropee, ovvero il luogo "centrale" dell'incontro, per una convivenza non basata sulla semplice accettazione o "tolleranza" del "diverso", bensì su un piano di creativo interesse e curiosità comune.

La "presa di coscienza" dell'ambiente sonoro si mostra allora come un'urgenza, una necessità improrogabile per iniziare quel difficile e lungo processo di integrazione e ibridazione imposto già oggi dalle nuove realtà pluriculturali e multietniche.

Le installazioni per la mostra saranno curate da Claudio Ronco e Roberto Paci Dalò, già attivo in analoghe esperienze, quale il progetto Atlas per la città di Linz (visitabile in rete all'indirizzo http://atlas.aec.at , o più direttamente: http://atlas.aec.at/linz/indice.html ). L'intera manifestazione sarà presente nella rete Internet sia su "www.paesaggiosonoro.com" che su siti specifici, i quali potranno essere curati dagli stessi ideatori della mostra.

Lo spazio a collaborazioni interdisciplinari, anche qui, è aperto a un ampio campo di interessi scientifici e artistici: per questo suggerisco un legame e una riproposta del tema "nuovi paesaggi urbani e società pluriculturale" ideato dal Prof. Giorgio Conti per il convegno "Immigration et mixité" di Genova, ottobre 2000.


Osservazioni

Questo progetto, in una certa misura, si ispira alla festa di tradizione cittadina: la gente esce di casa, vestita con gli abiti migliori perché ha già "vestito" le strade e le piazze della sua città con addobbi e luci; passeggia a un ritmo preciso: di piacevolezza, di serena tranquillità; prende possesso dei luoghi, li riveste con la sua presenza e riesce così a vedersi gruppo, o società, esposta e attiva in un teatro di se stessa, che è appunto lo spazio urbano.

Nel mio progetto la gente non è costretta a fermarsi in un punto, di fronte a uno spettacolo: l'avvenimento è ovunque, nello spazio di un percorso circolare che intende anche lo spettatore come attore, e il suono della città come parte dei suoni "artificiosi" della festa.

Nel percorso ci sono i "monumenti" storici, ma pure le case popolari, le macchine parcheggiate, i manifesti e le scritte sui muri; anche queste cose sono "attori" di un'esperienza di condivisione del "sensibile", che attraverso l'atto artistico —musicale, visuale, poetico— diventa avvenimento e occasione di riscoperta.
"Monumenti", infatti, sono anche le opere d'arte musicale, quando ascoltate di fronte ai palchi sui quali vengono eseguite (musiche di Paganini, Corelli e Tartini, o di autori o stili di elevata "nobiltà" culturale), ma anch'esse si riflettono, risuonano, si trasformano nel paesaggio sonoro urbano, in parte per "artifizio" (con le strumentazioni elettroniche che rielaborano il suono attraverso la sua amplificazione) e in parte per il naturale fondersi nell'ambiente urbano, fra echi di televisori, radio, automobili, voci.

Nell'addobbo di questo percorso sono costantemente presenti echi della memoria evocati da immagini, parole, sapori.

Le immagini:
Sui muri delle case, proiettate tra le finestre e i balconi, si vedono fotografie di volti anonimi rivolgere il loro sguardo ai convenuti; sono immagini dei primi del Novecento: uomini e donne fotografati all'inizio di un secolo che ha percorso un'immensa, forse imprevedibile "distanza" dal passato, creando inevitabilmente un radicale distacco dai principali valori e principi delle realtà culturali antiche. I volti proiettati sono in parte di gente italiana o europea, e in parte africana, araba, magrebina; in ogni sguardo, nel pudico silenzio della fotografia, la comunicazione intima, segreta, di un sogno, di una speranza di vita migliore, di una vita di pace e benessere.

Le parole:
L'affabulazione —così banalizzata oggi dalla massmedialità, dall'aver perduto l'arte non accademica del narrare e ascoltare storie— diventa esperienza viva in un percorso dove si incontrano ogni pochi metri (proiezioni di testi sui muri, o pannelli stampati) i frammenti di un racconto: quello di un vecchio falegname di nome Giuseppe che un tempo era stato l'ultimo Maestro della leggendaria virtuosità del più sbalorditivo dei violinisti: Niccolò Paganini, e che oggi vive ancora, a pochi passi da San Agostino, dove racconta la sua storia...

I sapori:
il gusto dei cibi e delle bevande —che si uniscono alle melodie nell'evocare luoghi e memorie, che si intrecciano ai profumi delle spezie e dei focolari casalinghi— si offrono da banchi disposti lungo il percorso, dove è possibile assaggiare dolci o piatti salati di tradizione locale e magrebina o nordafricana, come "atto" o "rituale" di reciproco interesse e rispetto, o semplice, gioviale curiosità.

 

Claudio Ronco, Venezia, agosto 2000.

©claudioronco 2000
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