Il Giardino nella sera


 

Ein Jahrtausend schon und länger,
Dulden wir uns brüderlich,
Du, du duldest, daß ich atme,
Daß du rasest, dulde ich.
Manchmal nur, in dunkeln Zeiten,
Ward dir wunderlich zumut,
Und die liebefrommen Tätzchen
Färbtest du mit meinem Blut.
Jetzt wird unsre Freundschaft fester,
Und noch täglich nimmt sie zu;
Denn ich selbst begann zu rasen,
Und ich werde fast wie Du.


Heinrich Heine: da «Briefe»


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Così come ormai sono

quasi niente divento,

se non qualche dolore,

qualche delirio spento,

 

tal quale una fiammella

al vento, di candela,

quale pone alla Vergine

chi nel suo poco spera

 

e tra sé molto esige

dallo sperar che umilia:

di quisquilia in quisquilia

sono un uomo che muore.

 

Carlo Betocchi



 

.Alberi

 

 

« E' come se un albero fosse cresciuto in me, con le radici nel cielo, e i rami nella terra... Conosce quella cosa rarissima che chiamano "folgorite"?»
«No, racconti.»
«Un giorno di qualche anno fa, nel deserto africano, il Signore del Tempo mi fece il dono di mostrarmela: viaggiavamo veloci con la nostra vettura quando notai, a poca distanza dalla pista, un bellissimo alberello secco e capovolto, come fosse caduto dal cielo. Chiesi all'autista di fermarci un istante e mi diressi verso quel punto, ora nascosto da una duna. A poco a poco, avvicinandomi, credetti di avere un'allucinazione, perché quel legno scheletrito pareva metallo fuso, esploso, cristallizzato nella posa estrema della sua espansione. Nell'alto, la radice del tronco era una bocca slabbrata, una campana di tromba spalancata al cielo, e nel basso i rami degradavano, sempre più sottili, come dita che s'allungano per aggrapparsi disperate alla terra, ma con l'energia di una dilatazione improvvisa, fulminea, violenta.
Il colore era ferreo, screziato d'un rosa annerito, e le superfici -rugose, irregolari- erano come ferro corroso da ruggine. Allungai la mano per raccoglierne un rametto, ma appena lo sfiorai... tutto crollò e si disfece di fronte ai miei occhi!

Ero spaventato, ma osservai una stranezza ancora più grande: di quell'alberello, ogni ramo era cavo e le pareti, sottilissime, d'estrema fragilità. Al contatto delle dita i rametti più fini si sbriciolavano in frammenti simili a cristalli opachi, e tutto intorno il vento spostava innumerevoli pezzetti di quello che un istante prima credevo fosse un albero morto, sradicato e capovolto.

La nostra guida venne a chiedermi di riprendere il viaggio, e mi spiegò che quel rarissimo fenomeno si produce quando un fulmine colpisce la sabbia, e affondando le sue dita di fuoco in profondità, brucia, fonde e cristallizza, in quella soffice moltitudine di granelli, la sua stessa figura. Poi il vento del deserto giunge a spostare le sabbie, pulire e far emergere delicatamente l'orma di quella deflagrazione, e un albero capovolto appare, solo per qualche tempo, finché proprio quel vento, com'è nella sua natura, non eccita troppo il soffio, e tutto quel fragile equilibrio d'un colpo crolla e si disfa in altra e informe sabbia.»

 

 

 

Claudio Ronco

(dedicato a Mimmo Peruffo)

 




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«Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c'era l'abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno d'un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d'una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. "Ho bisogno di altri cinque anni" disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.»

Italo Calvino

 

 

«...Mi dici cose sulle quali non posso che essere d'accordo, eppure sento aleggiare un' ossessione per il passato che le oscura. Ti vedo su di uno sfondo buio, avvolto in una calda debole luce... come se provenisse da un caminetto lontano. ..... Per liberare virtualità nuove credo si debba rischiare, abbandonare lo zoccolo duro del già detto per aprire altri spazi in cui il nostro essere-tempo si manifesti, là dove anche l'errore è una figura della verità.»

Sandra Caroldi

 

«Basterebbe un solo scambio di battute e tutto sarebbe a rigore esaurito; eppure no, la ripetizione incessante e senza sorprese affascina, esalta, commuove, acquieta più di qualunque animata narrazione.
L'assenza totale di pathos fa vibrare più della lirica, la monotonia di fatto sembra una bufera.»
Elémire Zolla

«Se il latte o un uovo ti si spargono per terra, porta quella terra nell'orto, se no porta male

Ginòta, contadina di Villanova d'Asti

 

«...Il già detto dalla tradizione può essere liberato dalla schiavitù della ripetizione; ricercato, può tornare ad essere ridetto.
Nondimeno, proprio nei confronti della capacità di trasmettere a voce delle storie, constatiamo una frattura tra il nostro recente passato e i passati delle generazioni a noi più lontane: l'oralità che fluiva nell'ambito della famiglia e della piccola comunità e narrava le vicende familiari, di vicinato e di quartiere delle generazioni appena alla nostra precedenti è in procinto di scomparire. Sostituito dalla narrazione visiva e per immagini, il racconto orale sopravvive a stento. E' una sfida da affrontare senza rifugiarsi nel rimpianto.»

Luigi Meneguzzi

 

«È proibito essere vecchi!»

Rabbi Nachman di Braslav

 

«Ricordare non basta: bisogna saper dimenticare»

R. M. Rilke

 

«La lettura va frequentata come oblio, come non ricordo della pagina scritta, affinché sorta la differenza dal testo»

Carmelo Bene

 

 

Intenzioni

 

 

«Un giorno, a Calcutta, dopo cinque anni passati lontano dal mio paese, in un convento di missionari anglicani trovai un vecchio violoncello: lo presi, lo accordai, e suonai tutto ciò che mi era restato nella memoria di quel che avevo studiato di Bach. La commozione mi strappava le lacrime, ma non riuscivo a rivedere i miei luoghi, a far sì che evocasse i miei ricordi d'infanzia o le mie vecchie emozioni: tutto era nuovo e infinitamente forte. Alcuni servitori indiani si sedettero ai miei piedi ad ascoltare, e muovevano la testa in segno di approvazione. Quando smisi, mi dissero che avevo una grande anima, e che la dea Saraswati appariva alle mie spalle, su un carro dorato, le sei braccia a irradiare la luce. Il missionario parlò allora di Gesù, ma io e loro eravamo intenti ad ascoltare una nuova storia.

 

Claudio Ronco

 

 

Sotto le stelle.

Qui voglio restare, muto;

qui voglio deporre la mia fronte,

sacro luogo.

Nessuna parola umana

è verità.

 

Pär Lagertwist (trad. Giacomo Oreglia, 1975)




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