il dio denaro

ritratto a tinte fosche della moderna società benestante

"La luce è come l'acqua: si fa spazio per amore o per forza, e raggiunge subito il proprio livello".
Jean-Auguste-Dominique Ingres

 

Sì, al mercato fu l'apocalisse, la rivelazione.
Un ragazzo —avrà avuto non più di vent'anni— discuteva con la sua ragazza di fronte a un banchetto dove erano in mostra dei bellissimi frutti tropicali. Lei li voleva comprare, ma lui cercava di dissuaderla argomentando sulla disonestà dei commerci col terzo mondo, luogo dal quale presumibilmente proveniva quella frutta. E si dilungava sulle atrocità della globalizzazione, sullo sfruttamento
del lavoro infantile, sull'urgenza di applicare, diceva, «un codice morale un po' più rigido, ma necessario.»
«Se no», aggiungeva, «facciamo veramente schifo...».
Io, infatti, in quel momento provavo disgusto per me stesso. E non perché comprassi frutti esotici. La cosa che rivelava la mia colpevolezza era in ciò che mi aveva spinto a inviare l'e-mail della sera prima...

Tornato subito a casa, avrei voluto concludere velocemente la lettera di scuse alla mia personale mailing list, il mio mea culpa rivolto non a Dio ma all'umanità. Ma invece, nuovamente, non trovavo le "parole giuste".

Sia chiaro: incontravo una difficoltà semplicemente "retorica", nel trovare la giusta forma e misura per una comunicazione che doveva necessariamente essere breve, a seguito della vessazione di quel lunghissimo e-mail di stupidità nel quale avevo pure aggiunto il mio contributo proprio con l'esortazione a "leggerla bene!".
Nella brevità dello scritto imposta dalla velocità della lettura moderna, infatti, io credo siano riuniti i più gravi pericoli per l'intelligenza, e anche se all'informazione pura e semplice giova indubbiamente la sintesi, in un mondo saturo di informazioni quella stessa sintesi si annulla nel numero di quest'ultime, causando il più delle volte una coscienza dei fatti condizionata da superficialità e omologazione di pensiero o, altrimenti, da caotico equivoco.

Insomma, nel tormentarmi tra forma e contenuto, era impossibile non soffermarsi a un punto nel quale ci si chiede: «ma per chi lo sto facendo? se li meriterà davvero tanto sforzo e tanta pena?»...

A quel punto mi è venuta l'idea.
A mia discolpa la lettera di scuse cercava di spiegare come l'aver ricevuto quelle buste imbottite di biglietti da cinque euro mi avesse fatto "perdere la testa", ossia il controllo che credevo di avere della mia ragione, così dimostrando quanto in realtà la mia cultura e il mio "animo sensibile d'artista" fossero vulnerabili di fronte a questioni banalmente pecuniari. Dunque a seguito di questi argomenti ho deciso di aggiungere una semplice frase, con l'attenzione di non farla apparire scherzosa con qualche "artifizio letterario" di uso comune, come, ad esempio, un punto interrogativo fra parentesi posto a conclusione:
«... Certo non riesco a pensarmi in colpa o nell'illegalità per essermi ritrovato 11 buste con 5 euro l'una nella mia cassetta delle lettere, giusto a seguito di un gesto così stupido e casuale! Sarò grato a chi mi spiegherà che cosa sta succedendo, e terrò da parte per un po' di tempo i 30 euro rimanenti di questa faccenda, tolti cioè i venticinque che manderò oggi stesso ai cinque indirizzi trovati nell'e-mail a me diretta.»

Infine, accorgendomi che al "peso" di tutte le mia argomentazioni quei «55 euro da 11 buste di ignoti» rispondevano con un "valore" che non mi appariva equilibrato, ho deciso di correggere i numeri inventandomi un più interessante caso di «67 buste per un totale di 335 euro», il che mi sembrava ben calibrato allo scopo di dimostrarsi o impossibile, o sufficientemente "impressionante" per coloro che vivono di uno stipendio più o meno normale.

Ne è derivato un ritratto ben più desolante di quanto mai avrei potuto immaginare di questa società di benestanti e benpensanti di cui faccio parte, fatta eccezione per un solo caso, che mi ha commosso profondamente, mi ha turbato —anche per la "casualità" del suo somigliare al ragazzo che litigava al mercato, all'origine di questa mia "apocalissi"—, e al quale affido quella vecchia cosa spelacchiata ma tenera come l'orsacchiotto rimastomi dal tempo della mia infanzia e della mia innocenza, conservato nell'armadio dei ricordi più intimi, che è la Speranza.

Nel considerevole numero di risposte più o meno acute, intelligenti, disincantate, o moraliste, o semplicemente immorali, un ragazzo di vent'anni, amico soltanto "di penna", mi scriveva di aver litigato con la sua ragazza a seguito della lettura del primo e-mail. Lei voleva "giocare", lui voleva astenersi, perché sentiva che c'era di meglio da fare al mondo, per il mondo. Sentiva prima di tutto il bisogno istintivo di "non contaminarsi" col desiderio di denaro, e dicendo "prima di tutto", intendo proprio un "prima di capire razionalmente" l'assurdità di quella particolare proposta di "gioco", o meglio: ancor prima di accorgersi che quel "gioco" altro non era se non il semplice, banale, terribile meccanismo del potere economico dei paesi ricchi, poggiato sull'ignoranza e disperazione dei poveri del mondo.

Ecco, questo è quanto mi è successo.
E alla confusa coscienza che ne è derivata, la chiarezza mi è giunta gioiosamente, con le parole di Rabbi Nachman di Breslav; erano i primi dell'Ottocento, c'era un mondo nuovo appena nato con l'applicazione dell'intelligenza "moderna", e quel rabbino dotto e straordinario esortava i suoi allievi ripetendo energeticamente questa meravigliosa esclamazione:

«È proibito essere vecchi!».

 

Lasciate ora che continui a raccontarvi questa storia attraverso qualcuna delle e-mail che l'hanno costituita. A cominciare dalla mia "Apologia", così come l'avevo inviata alla mia mailing list. Ma non prima di aver "apologizzato" ora sulla figura femminile, che altrimenti parrebbe essere la solita, vecchia immagine dello "strumento del demonio", messa lì semplicemente a litigare col suo ragazzo che, a differenza dell'Adamo di Eva, non vuole approfittare del frutto offerto dal serpente maligno...
Credo mi basterà dire che io non sono una donna, ma nonostante ciò ho offerto e proposto a circa 1000 persone l'occasione di illudersi di poter divorare il frutto proibito. E tutto via internet... potenza della tecnica moderna...

continua

 

 

 

©claudioronco2002