Buondì ARES, in questa SERA d'inverno,
se non ti spiace,
comunichiamo come vecchi amici, dandoci del tu;
le cose scritte in questo modo sembrano assumere un aspetto più semplice e rilassato.


Permetti a un contemporaneo di Beethoven —e grazie a ciò, a un uomo cui l'assenza di televisore, radio, quotidiani e riviste mondane regala moltissimo tempo libero da utilizzare "liberamente"...— una RESA, in un
piccolo divertimento assai dilatato nel tempo.........


SERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERA

H I C    S U N T     L E O N E S

NAVIGANDO IN ACQUE OSCURE


"...bisogna che i discorsi vengano rivoltati di sopra e di sotto, onde ricercare che per avventura non si faccia manifesta una strada più facile e breve di quella, affinché non se ne percorra una inutilmente lunga e aspra, quando è possibile una strada corta e piana..."

Platone, Fedro, trad. Gallo Galli, ed. Laterza, Bari 1949.


Internet è luogo di navigazione, e anche oggi vale il motto latino "NAVIGARE NECESSE EST". Il luogo in questione è piccolo e immenso al tempo stesso, e in questo alcuni si illudono di muoversi e navigare per propria scelta e in spazi circoscritti con precisione esaustiva, altri non si pongono neppure domande e "consumano" notizie e nozioni da un media che gli appare più "confacente" della carta stampata. Altri ancora —pochi, come nei tempi antichi...— si incamminano su percorsi "non lineari" (ma non "randomizzati"!) coscienti di poter applicare con questo particolare veicolo un movimento, appunto, totalmente libero da obblighi di "linearità", spostandosi quindi in avanti o all'indietro, verso l'alto o verso il basso, trasversalmente o persino parallelamente, come se la materia informatica disponibile in rete fosse simile a un libro le cui parole —anzi: le cui lettere dell'alfabeto— potessero essere percorse tanto nella maniera usuale e ovvia, cioè linearmente, secondo la direzione da destra a sinistra o viceversa, quanto, scardinando ogni ovvietà, immaginate e percorse come se si attraversasse una massa tridimensionale nella quale avventurarsi muovendo in tutte le direzioni, diventate così almeno quattro e non più due; ovvero:
(convenuto che "lettura bidimensionale" sia quella che muove dall'inizio di un pensiero alla fine dello stesso, o viceversa) una prima che muove da un interno verso un esterno per attraversamento lineare (immaginando di attraversare come un raggio la massa tridimensionale delle lettere dell'alfabeto ammassate, partendo da un punto qualsiasi in prossimità del centro), una seconda da un esterno a un altro esterno (come una freccia che attraversa una mela), una terza "a spirale" che è solo una variante delle prime due (e quindi è solo un'illusione, che porta a tre il numero dei movimenti, più un quarto che è solo apparentemente diverso), e infine una quarta, con un movimento circolare, o "satellitare", all'interno della "sfera della materia", più o meno in relazione al "centro di gravità" di quella, ma non necessariamente connessa a quel centro. In quest'ultima (quarta o prima che la si voglia considerare...) il movimento è pura illusione, poiché ritorna inevitabilmente su se stesso, immutabile, muovendo CIRCOLARMENTE...

Dedicarsi alla lettura di un libro (non importa se cartaceo o elettronico) attraversandolo e "navigandolo" nell'infinito delle direzioni possibili, non è una stranezza moderna o un pensiero strambo: è ciò che nel mondo ebraico hanno applicato e insegnato i talmudisti e i cabalisti per molti secoli, e tutt'ora, spesso, insegnano e applicano.
Poco importa se, apparentemente, l'applicazione di questo "metodo" avviene solo in relazione al libro sacro in lingua e in scrittura ebraica, perché esso rappresenta (o, talvolta, potremmo persino dire: "è") l'universo materiale in tutta la sua complessità, dove è necessario affermare che, nel suo "interno", nulla si crea e nulla si distrugge, sebbene tutto sia in perenne mutazione.

Dunque nell'universo materiale qualcosa sembra continuamente perdersi in mutazioni "senza ritorno" (ad es. un pezzo di legno brucia e diventa cenere, oppure un uomo muore e diventa un mucchietto di ossa tenacemente resistenti alle normali opere di degradazione della natura), ma alcune di queste mutazioni (e più complesse della trasformazione del legno in carbone o della sua disintegrazione in cenere, o apparentemente meno estreme della morte fisica di un essere umano) pare seguano un percorso lineare difficilmente prevedibile o immaginabile, capace tuttavia di cambiare radicalmente l'aspetto del mondo fisico che ospita il "mutante" in questione. E' il caso di molte delle azioni che l'uomo ha imparato a compiere nel percorso della ricerca tecnologica, "correggendo" in continuazione la natura delle cose, al fine di renderla adatta per una visione della sua intelligenza.
Giunti al punto attuale del percorso della nostra specie, capaci di condizionare atomi e molecole così lontani dalla nostra capacità visiva, noi esseri umani ci avviciniamo rapidamente o alla distruzione di questo mondo fisico, o alla sua definitiva trasformazione in qualcosa di diverso, "opera d'arte dell'uomo", diventato quasi uguale a quel Dio che si è da sempre immaginato dominare le cose della natura...

Avvicinando a Jim Morrison il mio discorso, poco importa il fatto che la lettura delle sue poesie o dei suoi aforismi non sia l'attività più gradita di claudioronco: Jim Morrison, essendo un mito del Novecento, è naturalmente "ben di più" o ben "altro" di quel che ha creduto di essere quand'era in vita. Proprio come Beethoven...

Infatti, a prova di questo, io ho gettato nelle acque d'internet un po' di barchette di carta con il suo NOME, e tanto è bastato...
Qual è la "ragione" che mi ha spinto a spingere in tali ineffabili correnti oceaniche quelle fragili barchette?
Una situazione assai comune, quasi banale: le difficoltà dialettiche di comunicazione con i miei due figli maschi e adolescenti. Con tutto che i nostri rapporti sono, di fatto, "simpatici" e pacifici, a differenza di quel che accade generalmente nel mondo occidentale.
Per di più, all'ebreo di oggi e di ieri –sia che viva come me, quasi nascosto, o che viva da ebreo palesemente o dimostrativamente, nel mondo religioso come in quello laico– non è mai concesso di corrispondere semplicemente a "quel che dimostra di essere", poiché può essere storicamente provato come, nella complessità sviluppata dalla particolare condizione di esser nati ebrei della diaspora, un ebreo è principalmente quel gran caos-abisso d'immagini più o meno "storiche" in cui si riflette, o viene riflesso, nello specchio del mondo.
Ecco forse il perché l'ebreo "osservante" (o troppo "osservato" dagli occhi del mondo, com'è oggi per un cittadino ebreo d'Israele...) teme, proibisce e rifugge la pronunzia del "NOME"...

Certo, in ambito ebraico tale proibizione è riferita solo al nome di Dio, e solo quello formulato in quattro lettere ebraiche, mentre il resto del pensiero parrebbe generalmente occupato a difendersi dal proprio senso di colpa culturale (...e non?) o dall'ossessione per l'accusa di vittimismo (...o "egocentrismo"?) ad oltranza.
Ma a volte si procede ben oltre...

E si incontrano problematiche quantomeno inusuali, proprio in relazione a questioni di miti e linguaggi, certezze e incertezze sui valori e qualità dell'intelligenza, della verità e della conoscenza, della memoria e dell'oblìo.

Siccome —e per concludere questo mio superficiale e quasi scanzonato divertissement— dovrei apologizzare il mio cinico slancio d'odio "informatico" (e l'accusa di esser "mal informat-ic-o", se non addirittura ipocrita, discettando di oggetti di cui mi si sospetta ignorante...), e per concludere o apologizzare dovrei potermi mostrare quantomeno umile e "in-formato", risolvo questo problema (etico?) semplicemente senza "rispondere" a nulla e a nessuno, così da poter sperare di aver "cor-risposto" a un sistema logico di pensiero per il quale nutro maggior fiducia che per qualunque altro: il pensiero (come "la lettura") IN-FINITO.

Ho validi aiuti; uno di questi viene da Platone, quando fa in modo che la serena voce di Socrate racconti a Fedro una storia:

"...Ho da riferire un racconto venutoci dagli antichi, ma quale sia la verità lo sanno essi soli. Se riuscissimo a trovarla noi, che ci importerebbe più delle opinioni degli uomini?

Fedro:
"Parli da burla; ma di' ciò che hai udito."

Socrate:
"Ho udito dunque che a Naucrati d'Egitto era uno degli antichi di del luogo, al quale è consacrato l'uccello che chiamano Tibi, e quel démone aveva il nome di Theuth. E dicono che egli abbia ritrovato per primo il numero e il calcolo, e inoltre la geometria e l'astronomia e anche il gioco del tavoliere e dei dadi e infine le lettere dell'alfabeto. Re di tutto l'Egitto era in quel tempo Tamus e stava in quella grande città della parte alta, che i Greci chiamano Tebe egizia, e il cui dio chiamano Ammone. Recatosi da lui, Theuth gli mostrò le arti, e disse che bisognava farne partecipi tutti gli altri Egizi. Ma quegli chiese quale utile arrecasse ciascuna, e mentre l'altro faceva la rassegna, egli, secondo che gli sembrasse detto giustamente o non giustamente, disapprovava o lodava. Furono molte le osservazzioni che Tamus si dice abbia fatto a Theuth su ciascuna arte, sotto ambedue i riguardi, sì che sarebbe necessario un lungo discorso per esporle. Ma quando si fu alle lettere dell'alfabeto «Questa conoscenza, Maestà —disse Theuth— renderà gli Egiziani più sapienti e più atti a ricordare. Poiché si è trovata la medicina della memoria e del sapere». E quegli rispose: «O ingegnosissimo Theuth, altri ha la capacità di produrre le arti, altri di discernere quale danno o utilità spetti in sorte a coloro che se ne serviranno. E ora tu, padre delle lettere dell'alfabeto, dici per affetto il contrario di ciò che esse valgono. Poiché questa scoperta farà sì che nell'anima dei discenti trovi luogo il dimenticare per l'indebolirsi della memoria, in quanto che essi fidandosi della scrittura ricorderanno dal di fuori per mezzo di segni estranei, non dal di dentro di sé medesimi. Perciò hai trovato la medicina non della memoria, bensì del richiamare alla memoria. E agli studiosi appresti opinione, non già verità; poiché trovandosi, in virtù tua, nella possibilità di essere uditori di molte cose senza impararle, acquistano la persuasione di avere numerose conoscenze, quando invece, secondo che suole accadere, sono ignoranti e di poco piacevole compagnia, diventati, come sono, portatori di opinione invece che sapienti».

(Platone, op.cit.)

Di certo anche Jim aveva letto Platone, oltre a Nietzsche e molti altri (forse anche Benedetto Croce?). E certo proprio in quanto che divulgati grazie al dono dell'ormai dimenticato démone Theuth. Ma poiché un "demonio" è cosa che appartiene a Dio (etimologicamente!), mi capita di non saper far altro che invitare a LEGGERE di più e meglio, occupandomi il meno possibile del fabbricare un attraente o persuasivo Argumentum ad Homine (altrimenti avrei potuto cercare nell'oceano internet qualche ricchezza materiale, o l'approvazione del mondo, magari in veste di "creativo" per qualche agenzia di pubblicità mass mediale...), ma piuttosto dissolvendo le mie certezze nell'infinita leggerezza del leggere leggère parole nell'infinito.
Com'è naturale, però, dedicando la maggior parte delle mie limitate energie fisiche a scrivere FOLLIE o suonar musica il più possibile "somigliante" all'Armonia del mondo... beh, il mio breve tempo finisce coll'essere quel che è...

Per questo invito anche te, caro ARES, a recarti —a nuoto, in nave o in b-ARCA— nella mia pagina-web-RETE dalla quale qualche tempo fa ebbe origine l'idea per cui, a parlare di Morrison, forse avrei navigato insieme ai miei due figli maschi e adolescenti:

http://users.libero.it/claudioronco/julie.html


Dai tempi antichi (o da Marte...), amorosamente,
Claudio Ronco

 

RISPOSTA DI ARES
E CONCLUSIONI DI CLAUDIO

SERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERAARESSERA


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