Incidere o non incidere...

 

Ho inciso
le sei Suites per violoncello
solo di Bach...


Forse avrei dovuto limitarmi a suonarle, un effimero ascolto dopo l'altro,
in un teatro, in una stanza, in una piazza, in un tempio...
fino alla fine...

...ma vogliamo illuderci d'eternità...
affinché nulla debba finire,
della nostra fragile speranza...

 

Se dunque l'incisione discografica l'intendessimo finalmente solo quale effimera proposta delle nostre energie musicali, alla stessa stregua del concerto pubblico, e considerassimo le nostre incisioni quale oggetto di uno o due ascolti, destinato semmai ad essere rinnovato dalla nuova incisione degli stessi brani?...

 

Rings um ruhet die Stadt; still wird die erleuchtete Gasse,
Und, mit Fakeln geschmükt, rauschen die Wagen hinweg.
(...)

Aber Freund! wir kommen zu spät. Zwar leben die Götter,
Aber über dem Haupt droben in anderer Welt.
Endlos wirken sie da und scheinens wenig zu achten,
Ob wir leben, so sehr schonen die Himmlischen uns.
Denn nicht immer vermag ein schwaches Gefäß sie zu fassen,
Nur zu Zeiten erträgt göttliche Fülle der Mensch.
Traum von ihnen ist drauf das Leben. Aber das Irrsaal
Hilft, wie Schlummer und stark machet die Noth und die Nacht,
Biß daß Helden genug in der ehernen Wiege gewachsen,
Herzen an Kraft, wie sonst, ähnlich den Himmlischen sind.
Donnernd kommen sie drauf. Indessen dünket mir öfters
Besser zu schlafen, wie so ohne Genossen zu seyn,
So zu harren und was zu thun indeß und zu sagen,
Weiß ich nicht und wozu Dichter in dürftiger Zeit?
Aber sie sind, sagst du, wie des Weingotts heilige Priester,
Welche von Lande zu Land zogen in heiliger Nacht.

Friedrich Hölderlin, "Brod und Wein", 1 e 7 *

 

continua:

Parlando all'amico violoncellista...

 

Troppo tardi, amico, giungiamo noi. Vivono certo gli dèi
Ma là, sul nostro capo, in un altro mondo.
Senza tregua lì agiscono e sembrano poco curare
Se noi viviamo, tanto ci risparmiano i celesti.
Perché non sempre è capace un debole vaso di contenerli:
Solo a periodi l'uomo sostiene la pienezza divina.
Sogno di loro è, dopo, la vita. Pure l'errare
Giova come sopore: rende forti lo stento e la notte,
Finché eroi cresciuti in culla di bronzo,
Cuori, come una volta, ai celesti di forza siam pari.
Tuonando giungono allora. Ma intanto spesso mi chiedo
Se non è meglio dormire che stare così senza compagni
A languire in attesa: e che fare intanto e che dire
Non so: e perché poeti nei tempi di privazione?
Ma tu dici che sono come i preti sacri di Diòniso
Che di paese in paese andavano nella sacra notte.

 

Friedrich Holderlin
Brot und Wein - An Heinze

Da Elegie 1800-1801, strofa n.7,
traduzione di Giorgio Vigolo