V  O  R  T  I  C  I
"L'arte non può e non deve essere espressione del sé."
Balthus


«Il cosiddetto “tocco” è un abuso dell’esecuzione.
È la qualità dei falsi talenti, dei falsi artisti
che si allontanano dall’imitazione della natura»
Ingres


C'è una donna che si allontana nell'ombra; è un dettaglio da un affresco romano che originalmente era al Palatino e ora si trova da qualche parte, forse nei Musei Vaticani. Quando lo guardo io vedo il ritratto dell'Anima umana, e penso che un'immagine simile sia nel profondo della coscienza di ogni grande pittore. Quella donna sta uscendo di scena, e la scena forse era quella della festa, chiassosa, spensierata. Lei pare stanca —lo suggerisce la sua mano abbandonata sul fianco—, come colta da un soffuso torpore. C'è una rilassatezza nei suoi passi sospesi sul tempo, sui secoli che ci distanziano da quella percezione retinica del pittore, che ci fa pensare all'attesa di un sonno sereno, alla tranquilllità di una notte senza luna, a un buio senza spavento.
Essa cammina verso il mistero.

Cara Antonella,
il nome di Dio in ebraico è il sigillo posto ai confini di un universo altrimenti infinitamente espanso. Nel paradosso meraviglioso del racconto di Luria, Dio pare quasi giocare spensierato, sorridente, osservando che "nel nulla non c'era lo spazio per creare un mondo", e quindi, per poterlo creare, "ritrasse il nulla sui suoi lati, e nello spazio vuoto che si formò creò il mondo". Questa scena e questo personaggio sembrano a loro volta giocare con la frase lapidaria che è il passo 3.14 dell'Esodo: "Io sono colui che sono", come pronunziata da qualcuno che, seccato o stufo, la dice alzando le spalle con aria annoiata e poi se ne va per i fatti suoi, lasciando un pigreco a fabbricare mondi o suonare piacevoli melodie infinite a chi lo traduca in suono. E quei suoni si intrecciano in infiniti contrappunti, muovendosi fra l'alto e il basso, senza priorità direzionali. Ecco allora che noi, chiamando "Fughe" le nostre imitazioni di quei contrappunti, le facciamo muovere fra tre punti diversi ma connessi fra loro: la Tonica, la Dominante e la Sottodominante, ovvero il primo, il quinto e il quarto grado dell'Ottava. Ne derivano fabbricati armonici di difficile bellezza, dove ci rassicura l'idea che essi "correggano l'errore del Demiurgo".


....è chiuso, ma "risonante": esso fa risuonare la musica del mondo, come una sala di musica che fosse in grado di riprodurre in suoni i movimenti visibili dal basso.La chiusura è insomma "condizione dell'essere per il mondo". Forse è un significato della figura che non mostra il volto. L'illimitato nel finito...


Nell'isola di San Giorgio, davanti a Piazza San Marco, qui a Venezia, c'è un convento benedettino. [...] io mi sono messo in testa di far intuire al profondo della coscienza dei turisti che stancamente calcano le calli veneziane, che i Benedettini hanno bisogno di uno spazio grande almeno quanto serve a contenere un CHIOSTRO quadrato, perché percorrendolo in preghiera essi reggono le sorti del conflitto fra la luce e le tenebre nel mondo, ripercorrendo le figure della Creazione.

Insomma, io sto componendo le musiche per uno spettacolo che probabilmente intitolerò "La Creazione infinita", concentrandomi soprattutto sul tessuto dei contrappunti, secondo la Regola dell'Arte...

... l'idea di contrapporre i suoni ha una sua ragion d'essere ben più profonda della sola convenienza d'attrazione di un pubblico...?... Stai intessendo un nuovo linguaggio?...

No no: non c'è nulla di nuovo sotto il sole, come recita l'Ecclesiaste. E neppure sotto la luna; l'Aleph Beth non può cambiare se non per volontà di Dio.
Io penso, ahimè, alla sordità dei nostri contemporanei, ai quali è inutile rivolgersi con suoni armonici, poiché non sono più in grado di riconoscerli. Diverso è per il ritmo, che è primitivo, o primordiale, se preferisci (ma cambia poco la sostanza del concetto...), e quindi, anche se viene ascoltato col "corpo" e per riferimenti culturali estremamente superficiali (da cui deriva l'ascolto o il rifiuto all'ascolto), è certamente più facile per il "performer" conquistarsi l'attenzione del pubblico, per-formare un luogo condiviso di fruizione dei messaggi di un'opera d'arte. Infatti ti ho scritto:
"...lavorando con cura una potente "presenza" degli strumenti a percussione, in modo da compiacere i miei contemporanei fruitori di musica, in modo da non finirmene incompreso o inascoltato, ma concentrandomi soprattutto sul tessuto dei contrappunti, secondo la Regola dell'Arte..."
Per spiegarmi meglio, la necessità di compiacere "immediatamente" il mio pubblico è tale —ossia una "necessità"...— perché nei nuovi ordini del mondo si è ormai totalmente sviluppata una perversa ignoranza della Musica (anche fra le persone di ampia cultura), relegandola a una dimensione meramente emotiva o espressiva di una memoria storica il più delle volte sterile, perché non articolata nella contemporaneità e nei suoi fenomeni complessi o semplici.
Insomma, tenendo conto che la musica è un lusso biologico, e quindi la si fa se c'è chi ne fruisce e la compra, oggi la musica o è elemento di coesione di un gruppo, oppure è espressione del sé, e solo quella che risponde positivamente a tali parametri sopravvive e si riproduce (con attaccato tutto il musicista, carne, ossa e orecchie).

Per gli Antichi, la Musica era invece indagine nell'ineffabile e sussurro dell'Assoluto.

Se ascolti con attenzione la musica di successo dei nostri giorni, ti accorgerai che tutto è ridotto a un mero "linguaggio del corpo", che si esprime nel "tocco del pianista" oppure nel "timbro inimitabile della voce del cantante", non importa se "classico" o "commerciale". La riconoscibilità di questi linguaggi espressivi è di gran lunga maggiore di quella che può avere la complessità del puro pensiero musicale, e l'omologazione dei generi e dei "moduli espressivi" avviene inavvertitamente, proprio sotto il velo di quell'azione che si continua a chiamare "interpretazione", benché sia ridotta a essere nulla più di una mera "appropriazione" di qualcosa che abbiamo ereditato dal passato in modo parassitario. Siamo una società cannibale, di uomini-parassiti del pianeta, senza più memoria e resa miope proprio da questa mancanza.
L'arte degli antichi era attenta a dare il giusto equilibrio all'espressione del sentimento, fra ciò che era frutto dell'individualità e ciò che era (o si credeva) universale. Per questo la lezione dell'arte era tanto severa nel giudicare la tecnica d'esecuzione che favoriva la velocità della mano anziché quella dello "Spirito".
Ingres, quando già anziano dirigeva l'Accademia di Belle Arti a Roma, insegnava così: «Il cosiddetto “tocco” è un abuso dell’esecuzione. È la qualità dei falsi talenti, dei falsi artisti che si allontanano dall’imitazione della natura», e i suoi contemporanei lo deridevano e, sprezzanti, lo cacciavano nel dimenticatoio chiamandolo vecchio trombone retorico. Così il seguito è stata la vittoria beffarda di un'arte falsa e ingannevole che ci ha portati al trionfo delle vanità, con prodotti d'arte già morti, già vecchi e decrepiti sin dalla nascita, e assolutamente incondivisibili col resto del mondo ancora tragicamente sofferente la povertà e la desolazione.
Io ho visitato Chandigar e le opere di Le Courboisier, e ho indelebile in me il ricordo della rabbia violenta che sviluppavano le sue incomprese teorie materializzate e imposte alla gente dell'India, degenerando in odio profondo per l'arroganza dell'Occidente... io ho vissuto cinque anni a Calcutta, chiedendomi ogni giorno se, vestito non in frac o in eleganti abiti inglesi, ma nei semplici abiti di Gandhi, avrei potuto suonare Bach e Beethoven per quel mondo... io ho guardato fissa negli occhi la rabbia ignorante e cruda dell'indigente della terra, che desiderava la morte della mia intelligenza... offriremo Andy Warhol allo sguardo dei pigmei o degli aborigeni, offrendogli l'opportunità di possedere un conto in banca e una pensione da vecchi? o delle cartoline con la riproduzione delle tre Grazie di Botticelli? o una vacanza premio agli Uffizi?

Gentile Antonella, il pasticcio è fatto, e a noi non resta altro che "improvvisare" nel modo più attento a seguire gli impulsi d'Amore. Ma cercando almeno di riconoscere "l'amore giusto"...
Come mi era capitato di scrivere un giorno: "Per far sopravvivere un'intelligenza sana nel mondo attuale, non si può ricorrere ad altro che a un'agilità mentale simile a quella della scimmia sugli alberi, quando fugge dal suo predatore."
Per questo, usando l'arte antica della Retorica né più né meno come un agente pubblicitario o un uomo politico in tivù, anch'io cerco un "Argumentum ad homine" adatto a non soccombere, cercando di non ridurmi a introdurre il "rock" —musica cannibale, che fagocita indistintamente qualsiasi arte per favorire la sua potente capacità di fare adepti, omologandoli, alienandoli...— nelle mie composizioni, al fine di non morire povero e senza speranza di venir ricordato da improbabili posteri...


Claudio.