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Danze di corpi e di anime

«Ma questi movimenti d'animo si conoscono dai movimenti del corpo [...] Sono alcuni movimenti d'animo detti affezione: come era il dolore, gaudio et timore, desiderio et simili altri; sono movimenti de corpi: muovonsi i corpi in più modi, cresciendo, discrescendo, infermandosi, guarendo et mutandosi da luogo a luogo. Ma noi dipintori i quali volliamo coi movimenti delle membra mostrare i movimenti dell'animo, solo riferiamo di quel movimento si fa mutando el luogo.»

Leon Battista Alberti, Della Pittura, 1435,
a cura di L. Mallé, Firenze 1950, p.93 e 95
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«Nelle Kreisleriana [Op. 16, 1838] di Schumann, non sento in verità nessuna nota, nessun tema, nessun disegno, nessuna grammatica, nessun senso, nulla che permetta di ricostituire una struttura intelligibile dell’opera. No, ciò che sento, sono dei colpi: sento ciò che batte nel corpo, o meglio: quel corpo che batte.
Ecco come sento il corpo di Schumann: […]
Nella prima delle Kreisleriana, si raggomitola, e poi tesse;
nella seconda, si stira; e poi si risveglia: punge, picchia, risplende oscuramente;
nella terza, si tende, si estende: aufgeregt;
[drizzata, alzata, tesa, eretta]
nella quarta, parla, si dichiara, qualcuno si dichiara;
nella quinta, sgocciola, si sfila, freme, sale correndo, cantando, battendo;
nella sesta, dice, compita, il dire diventa canto;
nella settima, colpisce, batte;
nell’ottava, danza, ma ricomincia anche a brontolare, a dare colpi. […]
“Anima”, “sentimento”, “cuore”, sono i nomi romantici del corpo: Nel testo romantico, tutto è più chiaro se si traduce il termine effusivo, morale, con una parola corporea, pulsionale – e in ciò non c'è alcun pericolo: la musica romantica è salva allorché il corpo ritorna alla musica. Se reintroduciamo il corpo nel testo romantico, ne correggiamo la lettura  ideologica, perché tale lettura, che è quella più corrente, non fa altro che rovesciare (è il gesto di ogni ideologia) le mozioni del corpo in movimenti dell’anima.»

Roland Barthes, Rasch, 1975,
in aa.vv., Langue, discourse, société: pour Émile Benveniste, Seuil, Paris. Ed. Italiana in “L’ovvio e l’ottuso”,
trad. D. De Agostani, Einaudi 1985; pagg. 287 e 295.

 

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