2

Sette note e dodici suoni.

Con quanta esattezza potremmo giungere a conoscere le misure del cosmo?
E inoltre, si chiede il musicista, l'approssimazione del nostro calcolo non potrebbe essere comparabile a quella del calcolo che prelude la previsione della pioggia o del bel tempo?

Sulle misure del "corpo" di Dio esiste lo splendido trattato ebraico "Sefer ha-Temunah", il "Libro della figura", composto probabilmente intorno al XIII sec. in Catalogna o Provenza da autore che volle restare ignoto. In quel libro un "corpo" costituito di lettere dell'alfabeto attraversa sette cicli cosmici che scandiscono il movimento della ruota dell'alfabeto, e tra ogni ciclo un'interruzione, anzi una sospensione del tempo: un Sabato. Per un compositore di musica è un inquietante incontro con una partitura muta, dove vibra e freme la persistente sensazione che vi sia nascosta la musica universale.

E’ capitato molte volte ai musicisti del passato di non riuscire a staccare gli occhi da simili visioni cariche di suoni in potenza; ad esempio, Angelo Berardi, il celebre contrappuntista e teorico del Seicento, alla domanda oziosa: «Mi dica, se fra le Sfere si trova veramente l'armonia» rispondeva così: «Non vi è da dubitare, poiché questo gran volume di cieli altro non è, che una Muta di Musica, disse un bell'ingegno, ma non già muta, poiché Coeli enarrant gloriam Dei.»
(Angelo Berardi, «Ragionamenti musicali», Bologna, 1681, pag. 29.)

C.R.

1

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

©claudioronco2006