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La musica? Ma a che ci serve saper riconoscere la differenza fra un primo Beethoven e il Beethoven di Heiligenstadt, se poi l'esperienza del nostro ascolto è chiusa in noi stessi, e non si comunica che attraverso parole "informate", per descrivere le strutture superficiali di un oggetto ridotto ad essere sempre uguale a se stesso?
Che ne sarebbe di uno "stregone" africano se smettesse di compiere i suoi rituali non solo credendo al valore delle sue azioni, ma vivendone profondamente e totalmente l'esperienza nel mondo sensibile?
La musica, nei tempi antichi, era luogo dove esperimentare la morte e la trasfigurazione, l'abbandono di un corpo tellurico per "vestirsi" di un corpo celeste, armonico: una società in disarmonico disaccordo, risaliva dalle profondità del caos riconoscendo la forza d'attrazione degli ordini d'Armonia, e riavvicinava così – ogni giorno – l'esperienza d'amore necessaria alla vita.

C.R.

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©claudioronco2006