Bandiera BurundiBURUNDI

  Descrizione del Paese    Inizio pagina

Le attuali frontiere del territorio burundese, fissate in seguito alla colonizzazione, esistevano già ben prima di questa; i confini, come li conosciamo oggi, risalgono al XIX secolo.

pag6a.jpg (110680 byte)Le frontiere burundesi hanno come caratteristica il fatto di coincidere con dei limiti naturali costituiti in particolare dai laghi e i corsi d’acqua. Ad ovest il lago Tanganyika, vero “mare interno”, inserito tra due grandi barriere montagnose riceve da nord le acque del fiume Rusizi. A nord del paese, il fiume Kanyaru e i laghi Cohoha e Rweru giocano lo stesso ruolo di frontiere naturali; a sud e’ il fiume Malagarazi a segnare il confine.

Per ciò che riguarda la conformazione geografica, il Burundi viene, a giusta ragione, chiamato “il paese dalle mille colline”; i rilievi sono estremamente variegati e cosparsi di una moltitudine di corsi d’acqua, dei quali la maggioranza ha la sorgente sulla cresta Congo-Nilo, linea di divisione delle acque tra il bacino del Congo e quello del Nilo.

Assetto politico amministrativo

Nome ufficiale: Repubblica del Burundi

Indipendenza: 1° luglio 1962

Capitale: Bujumbura

Governo presidenziale giunto al potere con un colpo di stato il 25 luglio 1996

Lingue ufficiali: Kirundi e Francese; il Kiswaili e l’inglese sono diffuse

Amministrativamente il Burundi è suddiviso (decreto del 24 settembre 1982) in 15 Province[1] e 114 Comuni ripartiti in zone e colline (unità dell’organizzazione amministrativa decentrata).

Dati demografici (Africa Review 1997)

pag36.jpg (71541 byte)Popolazione, 1995: 6,4 milioni d’abitanti
Tasso di crescita della popolazione, 1995: 2.8%
Densità, 1995: 229,7 abitanti per Kmq
Speranza di vita alla nascita: 50.2
Tasso di mortalità infantile: 102 per 1000
Tasso d’alfabetizzazione: 32,9%

Il Burundi precoloniale è poco conosciuto. Pare che la dinastia burundese risalga alla fine del XVII sec. Dopo Cristo.

Risalendo all’origine delle popolazioni che hanno occupato il territorio burundese, sembrerebbe che il paese sia stato prima di tutto abitato dai Twa, cacciatori e artigiani apparentati ai Pigmei dello Zaire. Gli Hutu, agricoltori Bantù originari delle regioni dell’Africa centrale, sarebbero arrivati in seguito impossessandosi delle terre coltivabili. Il paese avrebbe quindi conosciuto una vasta invasione, quella dei Tutsi, pastori nilo-etiopici venuti dall’Africa orientale.

Tuttavia questa tesi dell’invasione Tutsi solleva molti dubbi e polemiche. Secondo le statistiche risalenti al periodo coloniale belga, gli Hutu sono di molto più numerosi dei Tutsi e i Twa una netta minoranza, quadro che corrisponde a quello di oggi.

In mancanza di documentazione scritta o di elementi archeologici, la storia burundese può essere ricostruita tramite le leggende, i canti e i proverbi popolari. Ora, in loro non si trova alcuna traccia di ostilità o guerre tra le diverse etnie. Le uniche lotte risultano quelle che opponevano i principi rivali.

Risulta che il primo assassinio politico del Burundi moderno fu quello del Principe Rwagasore nel 1961.

pag6b.jpg (97266 byte)I colonizzatori europei trovarono un Burundi politicamente e socialmente organizzato in maniera simile degli stati feudali del loro continente. Prima i tedeschi poi i belgi basarono il loro potere sulla struttura socio-politica esistente. I Tutsi rimangono sempre la maggioranza nell’amministrazione coloniale.

L’indipendenza del Burundi avviene il 1 luglio 1962 ed è guidata dal principe Rwagasore. Sebbene sia stato ucciso il 13 ottobre 1961, nel 1959 aveva creato clandestinamente il partito UPRONA (Unione per il Progresso Nazionale).

Il periodo monarchico dura dal ‘62 al ‘66, con tre capi di stato, sei governi e un pluripartitismo tollerato.

Nel 1965 vi è un tentativo di colpo di stato che, sebbene non riesca, fa fuggire definitivamente il re all’estero.

Il 28 novembre 1966 segna la fine ufficiale della monarchia, che avviene senza spargimenti di sangue: il re è deposto e la Repubblica proclamata. Il governo è sciolto e il suo posto è preso dal Colonnello Micombero, ex primo ministro, e il suo Comitato Nazionale di Rivoluzione, composto esclusivamente da militari. Questo rimarrà alla guida del paese per un mese in attesa che si formi il primo governo repubblicano con lo stesso Micombero Presidente della Repubblica. L’UPRONA, partito misto anche se in maggioranza Tutsi, nonostante grandi cambiamenti di linea politica, resiste al cambiamento tra monarchia e Repubblica e resta partito al potere.

Il giovane re deposto Ntare V resta in esilio dal 1966 al 1972. A fine marzo ‘72 avviene il (misterioso) tentativo di rientro dell’ex-re in Burundi, che finisce prima imprigionato poi ucciso il 30 aprile. Durante questo mese di prigionia scoppia l’”affare Ntare V”, concernente la decisione sul cosa fare del re. Su questo punto il governo si scioglie il 28 aprile 1972, a questo seguono odio e massacri etnici in tutto il paese e l’esecuzione dell’ex-sovrano.

La storia repubblicana burundese è troppo recente e controversa per poter essere riassunta brevemente e chiaramente.

Nel ‘74 è formata, tramite decreto presidenziale, una commissione al fine di scrivere una nuova Costituzione, che è scritta e approvata in pochi mesi, sancendo l’UPRONA partito di stato.

Il 1 novembre 1976 un gruppo di giovani ufficiali, con a capo il Colonnello Bagaza, Tutsi e ex-alleato di Micombero, assume il potere senza spargimenti di sangue. La Costituzione del ‘74 è sospesa e Bagaza diventa lui stesso Presidente della 2ª Repubblica, che, con gli anni, prende sempre più i caratteri di una dittatura.

Il 3 settembre 1987, mentre Bagaza si trova in Canada per un summit sulla francofonia, è destituito da una giunta militare. Inizia le 3ª Repubblica guidata dal Maggiore Pierre Buyoya, segnata da uno scoppio di violenza a base etnica nel 1988.

Le elezioni del ‘93 portano per la prima volta al potere un presidente Hutu, Ndadaye, che dura però pochi mesi. Il suo assassinio segna un nuovo inizio di massacri e violenza, una vera e propria guerra civile che continua fino ad oggi. Nel ‘96 il Maggiore Buyoya riprende il potere con un colpo di Stato, non riconosciuto dai paesi della subregione, Tanzania in testa, che impongono l’embargo sul Burundi. La guerra civile continua sulle colline opponendo l’esercito regolare burundese (a maggioranza Tutsi) e il FDD (Fronte di Difesa della Democrazia) il braccio armato del CNDD (Consiglio Nazionale di Difesa della Democrazia) partito a maggioranza Hutu non riconosciuto in Burundi.

Dal colpo di stato del 1996 a fine gennaio 1999, il Burundi é soggetto a un embargo da parte della comunità internazionale.

 

Situazione politica    Inizio pagina

Dal luglio 1996 ad oggi il Presidente del Burundi é il Maggiore Pierre Buyoya, arrivato al potere con un colpo di stato. A partire da fine 1998 il maggior Buyoya sta più o meno lentamente e difficoltosamente gestendo due processi: le discussioni d’Arusha sulla pace e la transizione verso un sitema democratico.

1.     All’estero, le sessioni ad Arusha in Tanzania, che dovrebbero portare ad un accordo e conseguente firma della pace.

Le discussioni d’Arusha, finanziate principalmente dalla Comunità Europea, sono organizzate in 5 commissioni, in cui si dibattono diversi temi (d’attrito) concernenti la vita politica del paese[2].

pag16.jpg (53097 byte)Oltre ai lavori in commissione esistono degli incontri “informali” tra le diverse parti in gioco (tali incontri si svolgono principalmente a Dar-es-Salaam, in Tanzania).

La Tanzania ha ricoperto fin dall’inizio un ruolo fondamentale nel processo di pace interburundese. Prima di tutto, il mediatore dei pourparler di Arusha, fino a fine 1999 (fino alla sua morte) é stato Nyerere, ex-presidente della Tanzania.

La Tanzania, inoltre, ospita la maggior parte dei rifugiati burundesi, il cui numero totale é valutato a più di 561.200 persone (dati UNHCR maggio 2000).

La Tanzania non é stata mai percepita dai burundesi come super partes nel conflitto burundese: é stata vista come uno dei promotori dell’embargo, i campi profughi tanzaniani sono considerati la base della ribellione, ecc.

In questo senso Arusha é sempre stata molto lontana dal popolo burundese.

Dopo la morte di Nyerere il già agonizzante processo di pace ha conosciuto una fase di stallo, caratterizzata inoltre da un notevole peggioramento della sicurezza interna al paese. Cio’ non implica necessariamente una connessione diretta tra le due cose; in realtà la recrudescenza della guerra in alcune zone del Burundi (regione sud-ovest) é dovuta a vari elementi concomitanti legati prioritariamente alla situazione economica e politica interna.

pag41.jpg (67093 byte)Il 2000 si apre con la nomina di un nuovo mediatore della pace interburundese: il presidente Mandela. Le sue intenzioni sono quelle di velocizzare il processo di pace (ora pare possibile arrivare ad una firma dell’accordo entro la fine dell’anno) facendo in modo che tutte le parti in conflitto partecipino alle discussioni e si incontrino. Mandela é anche determinato ad avvicinare Arusha a Bujumbura, e quindi all’opinione pubblica burundese: il 28 aprile, per la prima volta, un mediatore della pace interburundese, ha messo piede in Burundi; si é trattato di una prima visita veloce che sarà probabilmente seguita da altre. Per arrivare ad un accordo, ancora alcuni punti restano estremamente problematici: maggiore coinvolgimento del popolo burundese alle trattative di pace; avvenire dei gruppi armati; leadership e gestione della transizione; smantellamento dei campi di raggruppamento; rifugiati; questione della terra; cessazione reale delle ostilità.

Non bisogna inoltre dimenticare che il Burundi é un piccolo paese inserito in una zona instabile. Ovviamente sulla pace interburundese giocano un ruolo fondamentale le influenze e gli avvenimenti degli altri paesi dell’area dei grandi laghi, in particolare RDC, Rwanda e Uganda.

  1. All’interno del paese, una lenta politica di transizione verso la democrazia.

Il maggiore Pierre Buyoya ha iniziato nell’estate 1998 una politica di transizione chiamata “partenariat” che apre il governo a membri dell’opposizione e crea due nuove figure di vicepresidenti, uno Tutsi e l’altro Hutu. E’ soprattutto questa nuova apertura politica che porta alla sospensione dell’embargo sul Burundi il 23 gennaio 1999.

Il processo di transizione, che dura ormai da due anni e tuttora in atto, deve fare i conti con gli estremismi (numerosi in Burundi) che minacciano i fragili equilibri politici.

Di seguito alcune questioni e avvenimenti chiave nella vita politica del Burundi degli ultimi mesi:

-        Il paese sta conoscendo una crisi economica molto importante: tra il cambio ufficiale e al nero c’é una differenza quasi del doppio, le casse statali sono ormai a zero e il livello di corruzione é scandaloso come non mai. Senza contare che la crisi economica aumenta le disparità tra la stragrande maggioranza della popolazione non solo rurale, ma anche cittadina e i pochissimi ricchi che vivono sulla corruzione e il cambio al nero. La ripresa della cooperazione bilaterale e multilaterale é vista come condizione sine qua non per la ripresa economica del paese.

-        A partire da inizio ottobre ’99 é in atto nella Provincia di Bujumbura Rural, limitrofa alla capitale, una politica militare di raggruppamento sistematico della popolazione che coinvolge oggi più di 350.000 persone. I campi di raggruppamento sono caratterizzati da una scarsissima libertà di movimento delle persone che ci vivono, un difficile (a volte impossibile) accesso, per ragioni geografiche e di sicurezza, una grossa carenza di servizi di base (centri di salute, scuole, punti d’acque potabile, ecc.).

-        Dal 12 Ottobre 1999, in seguito all’assassinio di due funzionari ONU durante una visita ufficiale a un campo di deplacés, tutte le agenzie delle Nazioni Unite hanno dichiarato il Burundi “paese in fase 4”, hanno conseguentemente bloccato tutte le attività (e i progetti) sull’intero territorio burundese e hanno evacuato più del 50% del loro personale espatriato. Solo a fine aprile 2000, dopo più di 6 mesi, le Nazioni Unite hanno almeno parzialmente tolto la fase 4 riaprendo alcuni dei progetti sospesi.

 

Politica nazionale di sviluppoInizio pagina

Dal 1996, anno del colpo di stato, tutti gli aiuti bilaterali e multilaterali al Burundi sono stati bloccati. La ripresa della cooperazione é stata per lungo tempo legata alla firma della pace.

La politica di sviluppo del paese é dunque limitata alla base da un’assenza totale di fondi.

La priorità resta comunque quella della ricostruzione. In realtà questo principio é semplice solo in apparenza: per un paese dilaniato da ormai molti anni da una guerra etnica, parlare di ricostruzione implica porre questioni chiave come quella della convivenza multietnica e della ricostituzione del tessuto sociale.

Il Burundi é caratterizzato da un habitat sociale fatto di nuclei familiari dispersi, i tradizionali “rugo”, che vivono principalmente di agricoltura e allevamento. In seguito alla guerra la maggioranza della popolazione si é spostata, più o meno volontariamente, in campi, sia all’estero (rifugiati) che all’interno (déplacés).

Soprattutto per cio’ che riguarda i déplacés interni (oggi circa 800.000) e in particolare in alcune province più problematiche, si fa sempre più chiara una volontà di reinstallare la popolazione in villaggi piuttosto che farla rientrare sulle colline nelle terre abitate prima della crisi.

Questa politica di villagizzazione in Burundi é molto dibattuta e le opinioni estremamente contrastanti. Il problema fondamentale sta nel vedere se cio’ rispecchia la volontà della popolazione burundese.

Per cio’ che riguarda la ripresa della cooperazione in Burundi, il suo legame diretto con la firma degli accordi di pace sembra oggi un po’ più debole.

La Banca Mondiale é stata la prima a riattivare gli aiuti, sbloccando, nell’aprile del 2000, 35.000.000 di dollari, principalmente per la salute e l’educazione di base e in parte per la ricostruzione. Una commissione tecnica co-gestisce l’utilizzo dei fondi.

La Commissione Europea sta riaprendo con dei programmi FED.

Altre varie cooperazioni bilaterali stanno valutando i termini dell’appoggio al Burundi.

Per cio’ che riguarda l’Italia, la cooperazione italiana, sotto la DG14, non ha mai cessato di lavorare in Burundi.

 

Strategia e politica di cooperazione del GVC     Inizio pagina

Il GVC é in Burundi dal 1995. Ha cominciato con un progetto di sviluppo integrato (salute, acqua e sostegno alle comunità di base) nella Provincia di Bujumbura Rurale finanziato dalla Commissione Europea (DG VIII).

Con il peggioramento della situazione del paese e il conseguente blocco della cooperazione, il GVC ha cercato, nei limiti del possibile, di dare una certa continuità al suo intervento nel contesto d’urgenza del post colpo di stato. Da un lato il progetto di sviluppo é andato avanti, sebbene abbia subito qualche cambiamento e rallentamento, e ha permesso al GVC di mantenere in vita alcune attività e legami di carattere sociale (crediti rotativi, partenariato e sostegno ad associazioni di base, ecc.).

D’altro lato nuovi interventi d’urgenza sono cominciati nel settore della salute primaria e della nutrizione. In questo caso il GVC ha sempre mantenuto la sua partnership tradizionale e principale con il Ministero della Salute burundese. I progetti d’urgenza consistono nel sostegno di Centri di Salute e Nutrizionali Pubblici, in cui i concetti di sostenibilità e non-sostituzione dell’ONG alla partner statale sono ritenuti di primaria importanza, ancor più oggi in cui ci si trova nel momento cerniera tra urgenza e sviluppo.

Il GVC lavora:

-        nei quartieri popolari della capitale (Bujumbura) in appoggio ad associazioni femminili di base;

-        nella Provincia di Bujumbura Rurale, limitrofa alla capitale e una delle zone ancora più colpite dal conflitto e da condizioni di sicurezza estremamente instabili. In questa area le attività sono principalmente nei settori sanitario e nutrizionale, sebbene alcuni piccoli progetti di sviluppo con associazioni di base diano buoni risultati a dispetto dell’instabilità dal punto di vista sicurezza.

Il GVC sta cominciando un intervento sanitario, sempre in partnership con il Ministero della Salute, nelle Provincia di Kirundo, nel nord-est del paese, ove la sicurezza regna ormai da qualche anno e attività più propriamente di sviluppo sono possibili.

 

Partner locali del GVCInizio pagina

Il Gvc collabora con i seguenti partner:

Raggruppa 500 donne col fine di favorire la pace, i diritti umani e lo sviluppo dei quartieri nord di Bujumbura.

Lavorano nei quartieri periferici della Capitale;

conducono piccole imprese e cooperative per attività di agricoltura, artigianato e commercio; organizzano corsi di formazione e alfabetizzazione per le donne locali.

Promuove la convivenza pacifica delle etnie nel rispetto dei diritti umani, creando cooperative agricole, artigianali e commerciali; organizzando corsi di formazione professionale; promovendo attività di educazione e ricreazione per i bambini e i giovani che vivono nei campi per rifugiati e sostenendo il sistema scolastico della zona di Magara.

  • Associazione ABDP per la difesa dei diritti dei prigionieri in Burundi:

Lavora per migliorare il sistema giudiziario attraverso attività di pressione sulle istituzioni.

Svolge un’attività di monitoraggio volta a garantire la giusta possibilità di difesa ai detenuti, ad impedire gli arresti arbitrari e la tortura e a migliorare le condizioni detentive.

Sensibilizza la società civile burundese sull’importanza del rispetto dei diritti umani.

Rappresenta piu’ di 500 agricoltori della zona di Mubimbi.

Organizza corsi di formazione sulla gestione sostenibile delle risorse naturali.

Promuove la produzione agricola e silvicola, a cui si affiancano piccole attività artigianali e di commercializzazione.

Ha permesso il recupero della connessione stradale con la capitale, dopo gli anni di inutilizzo e di abbandono durante la guerra.

 

La progettualità del GVCInizio pagina

Progetti in corso:

-        Progetto d’urgenza in appoggio al sistema sanitario/nutrizionale e alla popolazione déplacée della provincia di Bujumbura Rurale - Burundi”, finanziato da ECHO (European Community Humanitarian Office).

-        Costruzione e gestione del Centro Nutrizionale Terapeutico di Gatumba per la cura della malnutrizione infantile grave”, finanziato da OFDA-USAID.

-        “Costruzione di una scuola elementere nel quartiere di Kinama – Bujumbura capitale”, finanziamento Regione-Liguria e fondi GVC.

-        Fornitura di farmaci e materiale medico a 17 centri di salute della Provincia di Bujumbura Rurale”, finanziamento Lux Development.

-        Sostegno in viveri ai programmi di supplementazione e terapia nutrizionale nella provincia di Bujumbura Rurale”, finanziamento UNICEF.

-        “Campagna di vaccinazione nei campi di déplacés della provincia di Bujumbura Rurale”, finanziamento UNICEF.

-        “Distibuzione di razioni familiari alle famiglie dei bambini malnutriti di Bujumbura Rurale”, finanziamento Programma Alimentare Mondiale.

-        “Distribuzione di sementi e strumenti agricoli alla popolazione bisognosa della provincia di Bujumbura Rurale”, finanziamento FAO.

-        Sostegno alle associazioni locali di base di Bujumbura Rurale”, finanziamento fondi GVC e solidarietà.

-        Sostegno all’associazione femminile di base Abaniki, quartiere Kinama, Bujumbura capitale”, finanzamento fondi GVC e solidarietà.

 

Struttura organizzativa del GVCInizio pagina

-        Personale espatriato:

Capo missione; coordinatore medico; amministratore; 3 infermieri; 2 logisti. Per un totale di 8 persone.

-        Personale locale:

180 persone di cui la maggioranza sono infermieri e nutrizionisti.

 



[1] Bubanza, Bujumbura Rural, Bururi, Cankuzo, Cibitoke, Gitega, Karuzi, Kayanza, Kirundo, Makamba,Muramvya, Muyinga, Ngozi, Rutana, Ruyigi. Alle 15 province bisogna aggiungere Bujumbura Mairie, la circoscrizione della capitale che funziona un po’ come una provincia a sè.(Torna al testo)

[2] (Commissioni d’Arusha: I Histoire et génocide au Burundi; II Bonne gouvernance et démocratie; III Sécurité pour tous; IV Reconstruction, rapatriement des réfugiés et déplacés; V Garantie de l’accord de paix.(Torna al testo)

 

 

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