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  Situazione politica   Inizio pagina

Il Kosovo, regione della ex Federazione Yugoslava, facente parte della cosiddetta area balcanica, è attualmente un protettorato delle Nazioni Unite, “teoricamente”, ma per vari aspetti, di fatto, sotto la dipendenza della Repubblica Serba.

pane donne.jpg (79706 byte)Ciò significa che l’Amministrazione della regione in tutti i suoi aspetti è gestita da UNMIK (United Nations Mission Ad Interim in Kosovo).

Esistono amministratori regionali e municipali con assessori regionali e municipali nei diversi settori (sanità, educazione, cultura, trasporti, ecc), tutti dipendenti dalle Nazioni Unite, direttamente o tramite Agenzie.

È vero anche, però, che non esiste un’Ambasciata o un Consolato in loco che possa emettere visti di uscita dal paese, e a chi arriva da paesi stranieri può venire richiesto il visto d’ingresso, che è il visto di ingresso in Serbia, che può essere ottenuto solo a Belgrado.

Ultimamente si stanno molto lentamente muovendo dei passi per tentare una partecipazione di responsabilità, più nominale che reale, degli abitanti della regione del Kosovo, individuando delle figure locali, omologhe alle figure istituzionali delle Nazioni Unite. donna let.jpg (50715 byte)

Per esempio, nel settore sanitario, dove attualmente opera il GVC, è stata avanzata la proposta dell’elezione di figure omologhe, scelte da una commissione formata da rappresentanti delle Nazioni Unite del settore. Mentre per le cariche di primo livello, puramente tecniche, il processo è stato pressoché automatico (sono stati nominati i direttori generali degli ospedali periferici), si è evidenziato qualche problema per cariche istituzionali di grado e responsabilità superiori (nessuna candidatura per l’assessore regionale alla sanità).

L’interpretazione elementare che viene data di questi fatti è il timore da parte dei kosovari che questa sia una mossa politica finalizzata ad imbrigliarli in un sistema, comunque gestito e indirizzato non è chiaro dove, dalle Nazioni Unite.

negozio bim.jpg (81187 byte)Da evidenziare e sottolineare che la maggior parte della popolazione residente attualmente nella regione del Kosovo è di etnia albanese. Le altre etnie presenti, quali bosniaci, rom, turchi, sono una minoranza. Silenziosa per quanto riguarda bosniaci e turchi. Più alla ribalta i rom, spesso oggetto di persecuzione violenta perché accusati di collaborazionismo con i serbi durante il conflitto dello scorso anno. I serbi vivono generalmente ritirati in aree che sono sotto la tutela diretta delle forze armate Kfor.

Nella zona di concentrazione dei serbi, l’allarme è costante per il possibile insorgere di scontri armati tra le due diverse etnie e lo spiegamento di forze Nato Kfor è di tutto rispetto.

Sono noti a tutti i fatti di Mitrovica del marzo scorso e ancora adesso si respira un’atmosfera “blindata” e poco rilassata con forze Kfor internazionali, ma con prevalenza italiana, che presidiano la zona albanese e con i francesi che arrogantemente hanno rifiutato di cedere il controllo di una parte del ponte che divide sia fisicamente che dal punto di vista etno-politico la città, che presidiano la zona serba. trat.jpg (84381 byte)

Un fatto di cui si parla quasi sottovoce, ma di enorme rilevanza politica, è la programmazione di elezioni democratiche a livello municipale per il prossimo ottobre (si sta facendo la registrazione sia anagrafica che elettorale a questo scopo).

La data è opinabile in quanto il programma UNMIK prevederebbe il rientro in Kosovo di 300.000 serbi, di cui 1000 a Pec.

L’atmosfera di ribellione che si esprime con manifestazioni di piazza ogni volta che si ha il sentore di una presenza serba in zona albanese, non promette una facile realizzazione del programma di rimpatrio.

Si ha la sensazione che il rimpatrio possa diventare una forma di deportazione, che l’aspirazione delle popolazioni serbe che vivono “blindate” sia quella di perpetrare orgogliosamente una resistenza con l’obiettivo di una rivalsa a cui non credono più.

Le elezioni previste solo a livello municipale, del resto, non cambierebbero sostanzialmente la situazione, in quanto il Kosovo continuerebbe a restare sotto il controllo delle Nazioni Unite.

Appare ovvio, infatti, che chiunque venga eletto, al momento attuale, come primo atto proclamerebbe l’indipendenza del Kosovo. Mentre a livello internazionale, non è mai stata prevista l’indipendenza del Kosovo. Si parla tutt’al più di “autonomia del Kosovo”. E fa un certo effetto sentire, in questa fase in cui Belgrado tace, la colomba Rugova che dichiara: “o indipendenza o guerra”. Ci conforta il fatto che la dichiarazione possa essere ad effetto pre-elettorale.

È anche vero, però, che nel frattempo, nell’area di Prescevo, regione della Serbia con forte presenza albanese, corre voce che l’UCK si stia mobilitando con l’obiettivo di un’annessione di questa zona al Kosovo, nella convinzione che il suo destino obbligato fosse l’indipendenza.

Per quanto riguarda l’area “circostante”, cosiddetta balcanica, si sentono di tanto in tanto voci: che la Macedonia si sta impoverendo e l’atmosfera appare tesa, che “il Montenegro ha i presupposti perché si scateni un prossimo conflitto” (è di ieri la notizia che il confine con il Montenegro è strettamente sorvegliato dai soldati serbi) e adesso che “i Turchi apriranno le basi militari in Albania”, ma tutto ricade rapidamente nel silenzio.

Politica nazionale di sviluppo Inizio pagina

Sinora la comunità internazionale, presente in modo massiccio, ha rivolto il proprio intervento al settore dell’emergenza, senza una chiara definizione di interventi di sviluppo. Soltanto lo sviluppo delle piccole e medie imprese sta ricevendo qualche impulso (apertura di un istituto per il commercio estero e di una banca a pristina e a Prizren e, oggi 20 maggio, l’inaugurazione di una banca a Pec).

C’è tutt’ora grande confusione tra le fabbriche di proprietà statale e privata, per cui investire per riattivare le fabbriche diventa problematico non essendone chiara la proprietà: per le statali c’è la necessità di ammetterne la dipendenza dal governo serbo. Il Kosovo non è indipendente dalla Serbia.

La massiccia presenza internazionale, che comunque gestisce la regione sia politicamente che economicamente, non ha ancora definito un piano di sviluppo che continua a produrre interventi di emergenza, finalizzati alla ricostruzione seppure un po’ arruffata delle infrastrutture e alla ricostituzione di una stabilità psicologica che possa essere il presupposto dell’educazione alla convivenza.

Strategia e politica di cooperazione del GVC   Inizio pagina

  1. La situazione politica attuale non permette di proporre strategie che esulino dai piani d’intervento delle Nazioni Unite. Qualsiasi forma di intervento deve rientrare in un piano prestabilito dalla gestione ONU e tecnicamente valutato dalle Agenzie Internazionali, che fungono da “advisor” (Unicef, Who, Unmik).

  2. I partner in loco sono i referenti proposti e preposti dalle Nazioni Unite alla gestione amministrativa della regione Kosovo.

  3. Il GVC attualmente sta operando nell’Ospedale di Pec:

Area di intervento: sanitaria

Settori di intervento: ristrutturazione, fornitura di macchinari, formazione professionale.
I nostri progetti sono stati tutti finanziati dalla Missione Arcobaleno. Da sottolineare che nulla è stato di fatto realizzato nella città di Pec, se non finanziato da Arcobaleno, che ha agito con agilità e risposta immediata alle esigenze del momento.

Struttura organizzativa del GVCInizio pagina

Personale espatriato

Nel periodo novembre 1999/maggio 2000, la presenza degli espatriati in sede è stata molto limitata:
un architetto e un medico, con un logista rimasto solo due mesi, quando i progetti erano tutti avviati.
Sono arrivati a maggio un logista, una biologa per la formazione degli operatori del laboratorio di patologia clinica e una progettista che si occuperà di invidiare nuove linee di operatività in Kosovo.

Personale locale

Un autista e un logista fissi;
Una segretaria da due mesi;
Un architetto per un mese e mezzo;
Una guardia “full-time” e una guardia “part-time” solo da questo mese;
Vari collaboratori esterni per le traduzioni dei testi.

 

 

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