L'uomo della luna rossa

Era lontano oramai.
Da tutti.
Non da se stesso.
Non dal suo passato.
Il presente il passato il futuro, l'incanto breve di un fiore che nasce e muore sotto una goccia di vita, una goccia d'acqua che lo piega senza sentirne l'urlo, senza vederne il moto silenzioso, senza fermarsi.
Lui era tutto cio'. Era il suo passato, viveva il non essere del divenire e aspettava la fine dei potenziali in atto.
Oramai nessuno la avrebbe fermato.
Non ci sarebbero riusciti, in fondo l'unico che poteva cambiare idea, cambiare vita, era lui. E aveva deciso di non farlo, di continuare.
Si voltava intorno a se per cercare un motivo, per scorgere uno sguardo che cercava, che lo cercava, ma intorno a lui silenzio e notte. Una luna rossa in alto nel cielo lo accompagnava. Non l'aveva mai vista cosi'. La luna, rossa. Non ci aveva mai pensato, non aveva intenzione di farlo ora. Pero' tutto cio' infondo gli piaceva, sottolineava il taglio netto, e si sa , quando si taglia, si prende un po' di cio' che e' buono volendo togliere cio' che nuoce. E tutto lui doveva accettare. Anche una luna maliziosa che ammiccava lasciva nel cielo di carta. Intanto si stava avvicinando al porto. Pensava, era sicuro, che sarebbe stata la cosa piu' logica da fare, andare verso il porto, anche se lo avrebbe esposto piu' di ogni altra alternativa. D'altro canto era li' che poteva cercare quello che gli serviva, e avere quindi un'altra possibilita', un altro giro sulla grande ruota, gli diceva Erwin, suo padre, non e' per tutti. Quelli come noi non possono sbagliare, non possono cadere.
Non si rialzano. Mai.
Lui ci stava provando.
Dick doveva provarci. L'ultimo di un incubo, si diceva, il primo in un nuovo giorno.
Dick R. Brownwhite era l'ultimo. Lo aveva giurato.

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