francesco cangiullo · il sifone d'oro

Nell'aria scintilla un divisionismo di paillettes.
Nel verde brulicano vermi brillanti.
Gli aranci portano carichi di sterline
e le spiche si fondono in laghi da miliardari.
Guizzano sul labbro di brace della lavandaia
i gruppetti di un canto iridescente di saponata,
al ritmo palpitante
di una lucertola fototerapica.
S'arroventano i vetri multicolori
d'uno studio di pittore
e cantano la tavolozza del fuoco
al pittore incendiato nella sua gamma di croco
zoccoli di puledri scalpitano
nelle nuvolette focose bavose
d'un torrente impennato
al lampo di magnesio;
specchi raggianti si frangono sul mare,
e all'orizzonte galleggiano, s'incrociano e lampeggiano
due sciaboloni di madreperla,
come in attesa d'un imminente duello azzurro
fra il golfo di Napoli e il golfo di Salerno,
padrini: Capri, Ischia, Procida e Nisida.

Chiome meccate
occhi fosforescenti,
ninfe smaglianti e fonti inargentate,
ove le ninfe si bagnano
e pelosi di capelvenere
membri di fauni pisciano.
O poeti tisici,
li potete cantare anche voi?
O pittori del Salon
li potete leccare anche voi!
Cielo azzurro-cinguettante,
ideale azzurro!
azzurro "anello della morte" !
Sfolgorante pista celeste,
volate, virate, aviatori!
Meriggio abbagliante,
giacete, cocotte, civette della notte,
come compassi aperti,
flosce, acide e verdi,
all'ombra di quelle camere
che chiudono sempre gli occhi.

Ogni fanale stiletta incandescente a mezzogiorno.
Ogni balcone ha il suo vetro fracassato da un riflettore.
Ogni brillante ha il cuore palpitante
e brilla, trilla, ronza, zampilla
con effervescenza elettrica;
una goccia una scheggia di vetro, un bottone
con sprazzi e razzi di fuoco bianco.
Ogni goccia di vino è un rubino.
Ogni metallo si liquefa in cocenti lagrime di luce.
L'oro è ottone,
l'ottone è oro
che scotta, fiammeggia, sfavilla
che rizza i solforosi capelli.
Ogni cosa è una pupilla,
come un portaspilli,
trafitta da lunghi aghi cocenti.
Ogni cosa ha in un punto
un ragno prezioso
che le tesse intorno una ragnatela luminosa.
Tutto squilla la réclame alla Luce
con spruzzi di sifoni elettrici.

E altissimo Egli ride,
il raffinato lusingatore,
il magico illusionista
che manda sulla terra
un'accecante doccia d'oro:
l'unico oro dei poeti!
l'unica fonte d'oro
alla quale i banchieri non attingono!
In alto, il monello che si trastulla
e giuoca a rimpiattino col Nulla,
osserva:
- Com'è bello codesto Mondo!
chissà cosa sarà quand'io mi nascondo? -

Sole!
aureola di opere nuove,
corrosione di opere vecchie.
Sole!
che eletrizzi le foglie verdi
e incenerisci le vecchie foglie.
Purissimo Sole!
che ogni sera al tramonto
incendii il vecchio Giorno,
incendii te stesso, vecchio in un giorno,
per dare ai nati di domani
un Sole e un Domani
sempre più nuovi e più puri,
nell'oro delle Aurore!
Tu sei dei nostri, o Sole!
traguardo d'aviatori,
sifone d'oro al seltz!