AL PRESIDENTE E AI COMPONENTI

LA IV COMMISSIONE DIFESA DELLA

CAMERA DEI DEPUTATI 

 

 

Audizione del COCER Interforze in data 11.11.1992

 

 

Documento prodotto da n. 9 delegati

della Sezione COCER Guardia di Finanza

 

Questo documento rappresenta 1a posizione maggioritaria dei delegati Sezione COCER della Guardia di Finanza, che non potendosi esprimere sulla smilitarizzazione con delibera, unico atto con cui si manifesta la volontà dell’assemblea, a titolo personale, hanno scelto di poter comunque portare a conoscenza del Parlamento le legittime aspettative del personale del Corpo da noi rappresentato.

Siamo consci che siffatto operato non collima con la normativa vigente.

Siamo altresì certi che qualsiasi introduzione all'argomento non può, per quanto riguarda il nostro Corpo, prescindere dal pronunciarsi sulla causa prima della inadeguatezza della rappresentanza alle esigenze di una effettiva tutela dei diritti dei rappresentati. Confidiamo sulla sensibilità (sul senso di responsabilità) di questa Commissione per l'accoglimento che potrà dare al presente documento che vuole essere innovativo rispetto al contenuto delle precedenti indagini conoscitive (ben 30).

Il nostro contributo vuole andare al di là della modifica della rappresentanza militare, istituzione ibrida che non ha eguali nel panorama mondiale ma che è stato solo il frutto di un compromesso tra tendenze progressiste ed esigenze conservatrici maturate, ironia della sorte nell’anno in cui fu ucciso l'On. Aldo MORO che alla costituente fu colui che volle inserire i1 terzo comma all’art. 52 della Costituzione che sancisce, per le Forze Armate, 1’obbligo di informarsi allo spirito democratico della Repubblica.

La legge 382/78, pur restando nell’ambito costituzionale, ne ha violato alcuni principi fondamentali quali la libertà di associazione e il principio di uguaglianza tra i cittadini. Ne è valsa in merito la risoluzione del 1994 del Parlamento Europeo che invitava gli stati membri ad accordare ai propri militari, in periodo di pace, il diritto di fondare associazioni professionali per la salvaguardia dei loro interessi sociali, di aderirvi e di svolgervi un ruolo attivo.

Se per il cittadino militare la Costituzione non prevede nessuna riserva, distinzione o eccezione alcuna per l'estensione dei diritti prima enunciati, il Corpo della Guardia di Finanza, visti i compiti istituzionali prevalentemente civili, merita un discorso a parte.

La tesi fittizia sostenuta dai vertici del Corpo, secondo la quale l'esistenza stessa della Guardia di Finanza è legata al mantenimento dello status militare, non può trovarci d'accordo.

Riteniamo, infatti, che l'aggravarsi nel nostro Paese della criminalità organizzata richiede risposte più incisive da parte dello Stato.

Il sistema di potere criminale dai caratteri nazionali ed internazionali si sostiene anche attraverso il contrabbando, la droga, i reati finanziari e valutari, l'evasione fiscale e il riciclaggio del danaro sporco. In questo modo è in atto un grave attacco alla sicurezza ed alla libertà dei cittadini, alle istituzioni democratiche ed alla integrità dello Stato, con dirette pesanti minacce allo stesso funzionamento dell'amministrazione pubblica e allo sviluppo economico e commerciale del Paese.

Viene così messo in discussione il ruolo dell'Italia nella Comunità Europea per l'immagine compromessa che ne diamo.

E' in questo quadro che i finanzieri chiedono di poter meglio operare in difesa della libertà dei cittadini e a tutela della saldezza democratica.

Il miglioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro, il riconoscimento dei nostri diritti, sono propedeutiche per una capacità degli apparati dello Stato di poter attuare i suoi fondamentali poteri costituzionali in materia di giustizia ed equità fiscale.

Lo Stato deve disporre delle ingenti somme ad esso sottratte attraverso l'evasione fiscale e i reati finanziari, individuando nella riforma della Guardia di Finanza un fondamentale strumento di moderna lotta preventiva e repressiva.

La riorganizzazione della Guardia di Finanza deve puntare alla costituzione di una vera polizia tributaria civile.

Questo anche per ricondurre dentro a iniziative corrette istituzionali e sindacali, il malessere che investe oggi gran parte dei finanzieri, tendenti ad aggravarsi nella Guardia di Finanza a seguito della mancata estensione a questa struttura militare dei principi democratici introdotti dalle riforme della Polizia di Stato e della Polizia Penitenziaria.

E' la smilitarizzazione che di per se introduce elementi di democrazia nei rapporti tra la dirigenza e la base ed è fondamento per il superamento degli attuali appiattimenti in materia di professionalità e di responsabilità, tipiche degli ordinamenti militari.

La riforma della Guardia di Finanza è un concreto contributo per un effettivo coordinamento tra le Forze di Polizia, di cui il Paese ha tanto bisogno e per l'istituzione di un comparto sicurezza quale sede in cui riconoscere la soggettività contrattuale a tutti gli interessati.

In proposito è auspicabile che il processo democratico per la smilitarizzazione e l'acquisizione di forme di autotutela collettiva del personale del Corpo, non venga guardata con diffidenza ma accolta con benevolenza, per i fini fondamentali che persegue: la partecipazione e la maturazione dei singoli in una prospettiva di incontro costruttivo con i rappresentanti dell'Amministrazione, e con la considerazione che le qualità della democrazia non hanno mai provocato guasti, ma è stata anzi sempre fattore di progresso e di maturazione sia della istituzione che della società.

 

Roma, 11 novembre 1992

 

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