1° dicembre 1997

 

 

Pregiatissimo Onorevole,

 

ci rivolgiamo alla Sua persona in funzione del particolare incarico che ricopre.

 

Preliminarmente mi corre l’obbligo di informarLa sommariamente sulla natura di questa associazione.

Questa è stata fondata il 19 novembre del 1994 a cura di molti appartenenti alla Guardia di Finanza (sia in congedo che in servizio), con l’intento di fungere da ponte tra coloro che, all’interno del Corpo, non avevano diritto ad esprimere la propria opinione e la cd. "società civile". Non a caso la gran parte dei fondatori faceva parte, o aveva fatto parte, della Rappresentanza Militare (Co.Ce.R. - Co.I.R. - Co.Ba.R.), incarico nel quale aveva potuto rendersi conto, toccando con mano le complesse problematiche rappresentative, dell’esigenza di rappresentare più compiutamente e con maggiore responsabilità ed autorevolezza, i colleghi che, democraticamente, avevano loro manifestato fiducia.

La scelta di fondare un’associazione che, necessariamente, sarebbe stata considerato "esterna" al Corpo, venne dettata dalla manifesta impossibilità di convogliare - in mancanza di elementari ed efficaci strumenti di democrazia - non solo le istanze economiche, ma anche la voglia di rinnovamento e di riforma che provenivano e provengono dall’interno della Guardia di Finanza.

Oggi constatiamo, purtroppo, che mentre le ragioni insite nella necessità di riformare la G. di F. non sono cambiate (anzi in una certa misura si sono addirittura acuite), sembra invece essere cambiato l’atteggiamento di molti finanzieri i quali, dopo l’entusiasmo succedutosi alle indagini sullo scandalo cd. "fiamme sporche", sembrano oggi essersi rassegnati a continuare a galleggiare, e questo anche alla luce del fatto che, sembrano materialmente assenti, segni o concreti ed evidenti iniziative politiche, indici di manifestazione di una qualche volontà, tesa ad affrontare questa questione che, collegata alla riforma sostanziale del sistema fiscale, noi riteniamo sia determinante per il futuro del Paese.

Fatta questa premessa, passo ad illustrarLe le reali motivazioni per le quali abbiamo pensato di coinvolgerLa. Come Le sarà noto, infatti, nel corso di questa settimana alla Camera dei Deputati inizierà la discussione sulla legge finanziaria. All’interno di questo importante documento, il Governo ha ritenuto opportuno inserire un apposito articolo che - qualora approvato - gli consentirebbe di varare un regolamento con il quale modificare la struttura ordinativa della Guardia di Finanza.

Noi riteniamo che questo provvedimento, qualora approvato, avrebbe le potenzialità di rimandare indefinitivamente una vera e credibile riforma della Guardia di Finanza, con conseguenze e ripercussioni negative e, peraltro facilmente intuibili, sia all’interno della Guardia di Finanza che nel tessuto sociale e produttivo di questo Paese.

In questa circostanza, e per questioni di sintesi, cercheremo di farLe conoscere, sommariamente, alcune di queste ripercussioni o conseguenze nonché, preliminarmente, alcune considerazioni di ordine generale su questo provvedimento e sullo strumento adottato nella circostanza.

Noi riteniamo che qualunque ipotesi di riforma o di riordino degli apparati, ed in modo particolare di quelli il cui funzionamento è d’interesse strategico per lo Stato, necessita di un progetto organico, di una visione globale del problema, al fine di determinare - in funzione degli obiettivi da perseguire - anche un ricollocamento dei rimanenti tasselli a cui, questo riordino o riforma, è direttamente od indirettamente, collegato.

Se questo "modus operandi" può essere considerato condivisibile, e quindi può essere assunto al ruolo di bussola, a maggior ragione dovrebbe essere valido attenersi a tale principio per riorganizzare la Guardia di Finanza la quale, a tutt’oggi, ha - unica nel suo genere - tra i vari compiti istituzionali il mandato di produrre molteplici servizi per la collettività; infatti ad essa sono demandati compiti di lotta all’evasione fiscale (e, quindi, indirettamente, di perseguimento degli obiettivi di equità fiscale e giustizia sociale), concorso nel mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, presidio dei confini di mare e di terra, vigilanza degli spazi doganali, contrasto alla criminalità organizzata ecc., ecc..

Nel corso di questi ultimi anni, complice anche l’interesse degli organi d’informazione per le vicende giudiziarie che hanno coinvolto la Guardia di Finanza, sembrano essere diventati patrimonio collettivo i limiti, le incompatibilità, l’effettiva capacità della Guardia di Finanza di essere realmente incisiva nel perseguimento dei compiti primari (prevenire ricercare e denunziare le evasioni e le violazioni finanziarie [art.1 - 1° c. - legge 23.4.59, n.189]) e, in molti sia all’interno che all’esterno del Parlamento, hanno cominciato ad interrogarsi sulla effettiva rispondenza di questa organizzazione a quelle che saranno le sfide e le esigenze che deriveranno dai prossimi impegni internazionali a cui, peraltro, questa manovra finanziaria è rivolta.

Da un lato l’esigenza di contrastare, all’interno di uno scenario internazionale e della conseguente globalizzazione dei mercati, i crimini economico-finanziari attraverso un capillare ed efficiente lavoro di "intelligence", dall’altra quella di garantire nell’immediato (in attesa di una definitiva ed auspicabile riappropriazione della gran parte di tali compiti da parte dell’Amministrazione finanziaria civile) un baluardo credibile all’evasione fiscale sostanziale.

Se questa è dunque la sfida, noi riteniamo che questo provvedimento non sia lo strumento indicato.

Preliminarmente, occorre osservare come questo provvedimento, sia per il fatto di essere inserito all’interno di un contenitore di importanza vitale per il Paese, sia per il fatto di avere le connotazioni di una legge delega, non appare in grado di determinare alcun tipo di discussione sui contenuti, sterilizzando, quindi, l’interesse che invece potrebbe suscitare, sia nel Parlamento che negli organi d’informazione e, quindi, nei cittadini, un argomento di così rilevante portata.

Occorre dire, altresì, che questo provvedimento non possiede le potenzialità di incidere sugli aspetti più paradossali che affliggono oggi la struttura della Guardia di Finanza. Più in particolare questo provvedimento:
non intendendo modificare l’art.1 della legge istitutiva della G. di F. (189/59), e quindi, intendendo lasciare immutata la condizione di Corpo militare, pretenderebbe di allineare un modello organizzativo particolare, e peraltro decisamente inconsueto quale è quello militare (organizzato in senso verticale), a modelli organizzativi tipici dell’Amministrazione civile (organizzati in senso orizzontale);
non affronta la questione del ruolo, anche simbolico, del massimo responsabile della Guardia di Finanza quel ruolo che qualcuno - sia pure esagerando - ha definito "l’istituzionalizzazione dell’ignoranza a capo della G.di F.":
non affronta la questione della professionalità che, a fronte di alcuni picchi notevoli, è in linea di massima assolutamente carente; altrettanto non intende affrontare sia le modalità che i requisiti necessari per l’assunzione e la prima formazione del personale. Basti pensare che tra i requisiti necessari per diventare dirigente della Guardia di Finanza non vi è quello di aver conseguito la laurea ed un "master" in economia bensì, più semplicemente, è sufficiente aver conseguito un diploma di scuola media superiore;
non prevede la possibilità di ridefinire i criteri di riorganizzazione del personale, attualmente polverizzato in 4 ruoli e 21 gradi gerarchici, con le ovvie e conseguenziali contraddizioni che da questa situazione derivano;
non possiede le potenzialità atte ad impedire che, nel prossimo futuro, possano riaffiorare deviazioni istituzionali più o meno gravi. E’ del tutto evidente, infatti, che solo la trasparenza e la democrazia interna possono essere considerati strumenti, sia pure passivi, atti ad impedire la nascita di veri e propri "clan" all’interno dell’organizzazione. In tal modo, inoltre, si continuano ad eludere le richieste di democrazia partecipativa che i finanzieri dimostrano di chiedere;
non è in grado di disciplinare, ne tantomeno di definire, in modo chiaro le funzioni ed i compiti assegnati al Corpo; continueremo quindi, anche in futuro, ad avere sovrapposizioni tra compiti e funzioni delle diverse forze di Polizia con le prevedibili conseguenze sia economiche che organizzative che da questa situazione potranno derivare;
affosserà, forse in modo definitivo, le speranze di vedere la nascita, nel nostro Paese, di una vera Polizia finanziaria, organizzata secondo standard e criteri di efficienza, trasparenza, massima professionalità e specializzazione; continueremo quindi, chissà per quanti anni ancora, a convivere con un’organizzazione "omnibus" che, ad opera e beneficio di pochi, fa, della sua sopravvivenza, una questione di vita o di morte, con quanto di negativo da questo ne consegue.

 

Sono queste alcune delle considerazioni più immediate che ci sentiamo di fare.

 In funzione di queste considerazioni, e convinti come siamo che sarebbe auspicabile che questo provvedimento venisse stralciato dalla finanziaria e che, al suo posto, sarebbe opportuno che il Governo presentasse un disegno di legge, che le chiediamo di voler verificare la possibilità di adoperarsi affinchè - fatta salva la legge finanziaria - sia possibile seguire la via del disegno di legge, al fine di poter meglio discutere, in modo organico, quale debba essere il contributo che, nel prossimo futuro, potrebbe dare al Paese una rinnovata e più efficiente Guardia di Finanza.

 Voglia considerare che, sullo specifico, nella giornata di mercoledì 3 p.v., in Roma, alle ore 12,00, presso una sede ancora in via di definizione, questa associazione organizzerà una conferenza stampa al fine di rendere pubblica la sua posizione su quello che è stato l’oggetto della presente comunicazione. Alla conferenza stampa saranno invitate le organizzazioni di categoria ed i maggiori sindacati, compresi quelli delle Forze dell’Ordine.

 In ultima analisi voglia considerare che, qualora Le fosse di una qualche utilità sia per il Suo Gruppo che per il Suo Partito, restiamo a sua completa disposizione sia per eventualmente integrare che per meglio esplicitare le nostre considerazioni al riguardo del particolare argomento.

 

Con cordialità,

 

Vincenzo Cretella, segretario nazionale