logorifatto(provaridottoal75%).jpg (5279 byte)

LETTERA APERTA

 

alla c.a. On. Prof. Vincenzo Visco

Ministro delle Finanze

 

 

Signor Ministro,

in questi giorni le cronache di alcuni organi d'informazione riportano nuovamente di notizie relative ad episodi di vera e propria persecuzione attuata, con scientifica metodicità, da alcuni dirigenti delle Fiamme Gialle nei confronti di aderenti all'Associazione "Progetto Democrazia in Divisa".

I diritti costituzionali dei cittadini, quand'anche questi vestano la divisa grigioverde della Guardia di Finanza, vengono nuovamente calpestati, la legalità, quindi, messa in discussione proprio da coloro che, fregiandosi del titolo di "servitori dello Stato", dovrebbero essere istituzionalmente preposti a garantirla.

In particolare nel Nord Est del Paese, dove più è forte la presenza dell'Associazione, dove più ardono fermenti e desideri di riformare il sistema fiscale e la stessa Guardia di Finanza, le gerarchie delle Fiamme Gialle sembrano dedicarsi ad un nuovo sport: la caccia al dissidente, avvalendosi per questo di ogni mezzo, non escluso il ricorso sistematico all'Autorità Giudiziaria Militare pur in mancanza di qualsiasi ipotesi di reato; l'intimidazione, dunque, sembra essere diventata regola.

Vengono acquisite registrazioni di trasmissioni televisive, vengono inviate alla Magistratura Militare le locandine dei convegni organizzati dall'Associazione, si assume allegramente la direzione di indagini delegate (nonostante questo faccia a pugni con la logica), si riempiono verbali assumendo a S.I.T. i giornalisti, si mandano i Carabinieri a presenziare le conferenze stampa dell'Associazione; tutto questo forse per intimorire, per intimidire, per costringere al silenzio la voce del dissenso.

Signor Ministro noi Le chiediamo, sono forse questi i compiti istituzionali delle Fiamme Gialle?

E chi garantisce i cittadini che tali mezzi in un giorno ipotetico non vengano usati anche nei loro confronti, come le cronache recenti - non escluse quelle della Commissione Parlamentare di controllo sui servizi segreti - sembra abbiamo già dimostrato?

Chi vigila, dunque, sui comportamenti dei dirigenti della Guardia di Finanza?

Noi non siamo abituati ad urlare, a fare vittimismo, a fare sceneggiate, cerchiamo, invece, più coerentemente di far valere i nostri argomenti, i nostri dati che sono di gran lunga più eloquenti, insomma siamo e vogliamo rimanere propositivi, positivi; però qualcosa bisogna fare.

Signor Ministro in qualche modo bisogna fermare questo tentativo di prevaricazione, questa iniziativa che non trova spiegazione alcuna se non quella dell'arroganza, dell'insipienza, della mancanza di argomentazioni da frapporre a quelle che abbiamo elaborato, e che tra mille difficoltà cerchiamo di diffondere.

E' per questo che ci rivolgiamo alla Sua persona, conoscendo la sua onestà intellettuale siamo sicuri che vorrà intervenire per fermare questo attacco alla legalità ed alla libertà di pensiero.

La nostra Associazione non ha ambizioni particolari, ne tantomeno desiderio di destabilizzare alcunchè; crede solo che sia indispensabile riformare la Guardia di Finanza se davvero si vuole dotare il Paese di una vera e credibile Polizia Finanziaria, se davvero si vuole perseguire l'obiettivo della lotta all'evasione fiscale ed ai crimini economico-finanziari.

Per fare questo è necessario innanzitutto infrangere il muro di omertà e di silenzio che aleggia in tutte le sedi quando si parla della Guardia di Finanza; è necessario consegnare al Paese la verità su che cosa è stata e che cosa è oggi realmente questa organizzazione; il potere politico faccia poi pure le sue scelte, in modo cristallino e trasparente, le faccia però alla luce del sole dopo che il Paese è stato messo in condizione di sapere; ci basta questo non desideriamo altro.

Venezia, 4 settembre 1996

 

per la Segreteria Nazionale, Vincenzo Cretella, Segretario