L’apologo di Menenio Agrippa

Un giorno i Plebei si ribellarono, lasciarono Roma e si recarono a vivere su un’altura, detta Monte Sacro. I patrizi capirono ben presto che senza i Plebei la vita era impossibile, perché non vi era più chi coltivasse la terra, chi cuocesse il pane e chi potesse fermare il nemico in caso di guerra. Fu deciso di mandare alla plebe come parlamentare un vecchio patrizo, il senatore Menenio Agrippa uomo giusto e amato da essi, con il compito di persuaderli a ritornare in città. Menenio Agrippa, giunto in mezzo ai Plebei raccontò loro un apologo,cioè una favola istruttiva. Disse cosi:

"Una volta le braccia, le gambe, la bocca e i denti decisero di non lavorare piu'per lo stomaco, che si nutriva e restava in ozio. Smisero di lavorare; così lo stomaco restò vuoto. Dopo alcuni giorni, le gambe e le braccia si accorsero che non potevano più muoversi, tanto erano diventate fiacche. Allora compreso che anche lo stomaco lavorava ed. era propio lui a dar loro forza e vita, restituendo, in forma di sangue, quel cibo che essi gli avevano con fatica procurato''.

Menenio Agrippa dimostro' con un paragone quanto l'insubordinazione interna del corpo fosse simile alla ribellione della Plebe contro i Patrizi e, si dice,che egli riuscisse così a convicere quella gente a far ritorno a Roma.

disegno di Veronica Bultrini

 


A cura degli alunni della scuola elementare "Gianni Rodari" di via F. Santi I-00155 Roma, coadiuvati dagli insegnanti Maria Grazia Pesce e Piero Cusinato