PIELUNGO






La Val d'Arzino non e' molto conosciuta dal punto di vista del fenomeno carsico; non vi si trovano infatti le grotte imponenti o i pozzi profondissimi che caratterizzano le piu' note zone carsiche.
Tuttavia le molte cavita' presenti hanno una loro bellezza ed un grande fascino, soprattutto per quegli speleologi che, incuneandosi nel sottosuolo. amino percorrere stretti ed intricati meandri sotterranei, scavati dall'acqua che tutt'ora li percorre con laghetti, cascatelle e piene improvvise
Altrettante soddisfazioni queste grotte offrono agli studiosi di idrologia e morfologia carsica, che si trovano di fronte a fenomeni estremamente interessanti in cavita' in piena fase evolutiva.
A cio' si aggiunga che, la Val d'Arzino ha riservato negli ultimi anni, e forse ancora riserva felici sorprese, con la scoperte di nuove inedite grotte o con l'ampliamento di sistemi ipogei gia' conosciuti.
Cio' soprattutto grazie alle sistematiche ricerche della Commissione Grotte della Societa' Alpina delle Giulie di Trieste e del Gruppo Speleologico di Sacile.

Basti pensare, ad esempio alla "Grotta delle eccentriche", scoperta pochi anni fa in localita' Masarach e cosi' chiamata per la presenza, unica nella zona, di stalattiti inclinate e contorte, dette appunto eccentriche.
Con uno sviluppo di 250 metri, essa e' la maggiore cavita' attualmente conosciuta che si apre direttamente nella forra del torrente Arzino.

Piu' nota nella zona, ma anche piu' misteriosa, poco sopra l'abitato di Anduins, si apre la "Ciasa de lis Aganis" o "Forno della pagana" della quale sono percorribili, superando sette piccoli laghetti, circa 300 metri di basse gallerie.
Quello che vi sia oltre l'oscuro lago che preclude l'avanzata lo si sa da una esplorazione subacquea di molti anni fa che, superando un lungo sifone,rilevo' circa duecento metri di gallerie e segnalo' la presenza di una colonia di pipistrelli di ignota provenienza.

Ma la maggior parte del fenomeno carsico della Val d'Arzino si sviluppa nella suggestiva valle del torrente Molin - La Foce, affluente dell'Arzino, che nasce sul monte Taiet e scende a sud della frazione di Pielungo.

Sia alla destra che alla sinistra orografica del torrente si aprono numerosi pozzi, il piu' profondo dei quali e' " l'Inghiottitoio di Tinei " in localita' Cedolins, pressoche' verticale, che raggiunge una profondita' di 120 metri.

Il piu' esteso e' invece " l'Inghiottitoio dell'Arco naturale ", oltre 500 metri di meandri sotterranei a 50 metri di profondita' che, in periodi di pioggia  assorbe e porta a valle impressionanti quantita' d'acqua.

Interessante e' anche " l'Inghiottitoio di Juris " , con un bel meandro di 300 metri sito a 90 metri di profondita'.

Nella forra del torrente Molin si aprono interessanti risorgive che, si e' appurato, costituiscono per la piu' parte lo "scarico" degli inghiottitoi soprastanti.
La piu' estesa e' la " Grotta del Rio Molin ", con uno sviluppo di 500 metri di cui 200 di recente scoperta e che solo un breve sifone separa dall'inghiottitoio dell'Arco Naturale.

Si evidenzia pure la "Risorgiva presso la cascata", con sviluppo di 320 metri, collegata idrologicamente con " l'Inghiottitolo di Mineres " lungo 280 metri e profondo 84.

Piu' famosa e' la " Risorgiva dell'Acqua negra " oggetto di numerose spedizioni speleo-subacquee, che vi hanno rilevato oltre 250 metri di nuove gallerie.

La Val d'Arzino offre dunque interessanti mete per l'attivita' speleologica sotterranea, ma anche per chi, con minore sacrificio, volesse godere un sereno paesaggio che al fascino della zona carsica con i suoi bianchi calcari unisce il verde di doline e collinette solcate da limpidi ruscelli.
Cercando le aperture delle grotte, si percorrono a volte i vecchi sentieri costeggiati da muretti di pietre sovrapposte a secco, tipici delle zone carsiche, che uniscono piccole borgate. e ci si imbatte sovente nei ruderi di vecchie stallette testimonianze di una vita recente, ma anche ormai cosi diversa e lontana dalla nostra.



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