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L'amore come indice dei livelli di umanità. Un secolo fa nasceva l'antropologo inglese F. Ashley Montagu paladino della dignità umana

OR [L'Osservatore Romano] Domenica, 20 novembre 2005, 6

1966 - 2006

QUARANTA ANNI DI PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE E DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA  

Come sottolineato in passato, spesso sappiamo ben poco anche della vita del più straordinario degli scienziati. In effetti ritenevamo statunitense il nostro personaggio, quando in realtà era inglese… Eppure noi tutti gli dobbiamo molto! Quante volte, affrontando la spigolosa problematica del razzismo, abbiamo fatto immancabile riferimento ai suoi libri… Perché è stato il primo, 63 anni fa, a scardinare le perniciose tesi che circolavano sulla razza. Ed ha “visto” lontano, e prima degli altri, anche in altri delicati campi! I suoi studi precorritori hanno l’eccezionale merito di aver fatto compiere un balzo in avanti all’intera umanità. Malgrado la realtà spesso sia ben altra, con le sue enormi contraddizioni, sempre pronte ad esplodere qua e là, nel mondo… Tuttavia in ogni remoto angolo del globo studiosi e “uomini della strada” danno oggi per scontati fatti, che tanto ovvi un tempo non erano. Lo studioso di vaglia è stato infatti anche uno straordinario divulgatore, secondo forse solo alla Margaret Mead, perché amava trasmettere il proprio messaggio alla gente comune.

Israel Ehrenberg, poi divenuto Francis Ashley Montagu, nasce in una povera famiglia ebrea nel 1905, nell’East End londinese. Non compreso dai genitori, fin da piccolo si rifugia in mondo tutto suo, dove il silenzio è la regola! Una vita difficile, tormentata, senza dialogo e senza amore, che lo segna profondamente nell’anima, ma positivamente: lotterà per tutta la vita affinché altri non soffrano come lui. L’Amore costituisce, così, il leit motiv della sua vita professionale, facendo da scenario a scoperte, teorie e riscontri: “gli esseri umani sono nati con la capacità di amare. Non sapremo mai come amare, a meno che non ci insegnino ad amare, a meno che non impariamo ad amare altri che sappiano come amare”.

A 17 anni si iscrive all’University College per laurearsi in Psicologia. Presto, però, passa all’Antropologia, dove ha come docenti Elliot Smith, Seligman e Malinowski. Trasferitosi negli Stati Uniti, studia nella Columbia University di New York. Così, accanto ai prestigiosi nomi citati, si aggiungono due Maestri dell’antropologia mondiale: Franz Boas e Ruth Benedict. Nel 1937 ottiene il dottorato.

Assistente Professore di Anatomia nella Scuola di Medicina della New York University (1931–38), Professore Associato nell’Hahnemann College di Filadelfia (1938–49), Professore e Capo del Dipartimento di Antropologia nella Rutgers University (New Jersey, 1949–55), insegnerà anche ad Harvard, Princeton e nell’Università della California.

I contributi che è in grado di apportare a scienza e conoscenza scaturiscono dalla sua triplice formazione: biologica, antropologico-culturale, antropologico-fisica. Alla faccia delle imperanti superspecializzazioni, riesce a cogliere nel segno prima di tanti altri, poiché non gli sfugge la realtà nel suo complesso ed è pertanto capace di sottoporre “al microscopio” anche alcune teorie scientifiche. Parlando dell’uomo, Montagu concilia sia l’aspetto biologico, che quello culturale. Mostrando come educazione e cultura ne plasmino la natura. In particolare si interessa all’aggressività: non è una naturale predisposizione umana e alla razza: un concetto specioso e pericoloso nelle scienze sociali, che va fermamente rigettato. Essenzialmente è una “costruzione” dell’uomo priva di basi biologiche, per cui demolisce sistematicamente le pretese di superiorità - o inferiorità - razziale. La sua è un’autentica “rivoluzione culturale”, che avviene quando il nazismo è all’apice, anche se la problematica lo interessa fin dalla metà degli anni 1920. Non a caso è tra gli autori della fondamentale Dichiarazione sulla Razza dell’UNESCO (1951). Il suo ruolo è preminente anche quando la Suprema Corte stila, nel 1954, la storica sentenza antisegregazionista, o indica la via da seguire al Movimento per i Diritti Civili.

In Montagu scienza, divulgazione ed etica vanno di pari passo, ma non tutti i colleghi lo apprezzano: perché quanto divulga diventa subito un best seller e non rifugge dallo sconfessare, dati alla mano, i guru della disciplina.

Ovviamente Montagu si interessa profondamente al rapporto madri-figli: “le scoperte sui bambini che in ogni cultura sono privati dell’amore: a casa, nelle istituzioni o in qualsiasi situazione, sono identiche. Non essendo stati amati, non imparano ad amare gli altri… Sono frustrati. Se le frustrazioni sono quantitativamente sufficienti nel corso dei periodi critici dello sviluppo, la risposta sarà invariabilmente la stessa, al fine di suscitare ed evocare l’attenzione loro sottratta. Risposta che chiamiamo aggressività o comportamento aggressivo… L’evidenza mostra come l’uomo sia una creatura altamente cooperativa e le spinte di neonati e bambini orientate a sviluppare amore e cooperazione”.

In Elephant Man: A Study in Human Dignity (da cui è tratto il celebre film del 1980) narra la storia di Merrick, il deforme personaggio dell’ottocento che, nonostante la mostruosità, lo sfruttamento come attrazione da baraccone, i traumi subiti, rimane un essere umano, gentile ed intelligente. Montagu ricorda come la madre abbia avuto per lui molte attenzioni. Amandolo fino alla sua morte, quando il bambino ha solo dieci anni. Un tempo sufficiente per Merrick, che ha imparato ad amare ed essere amato, sviluppando un fondamento di umanità, che gli consente una vita dignitosa. 

Quando l’uguaglianza tra i sessi è ben al di là da venire, sostiene la superiorità delle donne dal punto di vista bio-psicologico, rilevando come oggi esse abbiano la possibilità di esprimere maggiormente la loro umanità. Anche se ciò che è “più uguale” è l’abilità ad essere educate ed informate. Inoltre dà la colpa al sistema educativo, originariamente pensato solo per insegnare agli uomini, per la diffusa confusione esistente sul “genere” e sui “ruoli di genere”.

Montagu ha scritto oltre 60 libri, tra cui: Man’s Most Dangerous Myth: The Fallacy of Race,1942; An Introduction to Physical Anthropology, 1945; Adolescent Sterility; 1946; The Natural Superiority of Women (1953); The Meaning of Love (a cura, 1953); The Biosocial Nature of Man (1956); Human Heredity, 1959; Anatomy and Physiology (con Steen, 1959); A Handbook of Anthropometry, 1960; Culture and the Evolution of Man (a cura, 1962); The Concept of Race, 1964; Culture and Human Development, 1974; Race and IQ (a cura, 1975); The Nature of Human Aggression, 1976; Growing Young, 1981; Science and Creationism, 1983.

Muore a Princeton (New Jersey) nel 1999.

http://users.iol.it/f-pelli/f-pelli.biografieantropologiche.montagu.htm

Pagina Web Creata: 9 gennaio 2006

Modificata: 26 gennaio 2006

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