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Bill Evans

You Must Belive in Spring

  • Bill Evans piano
  • Eddie Gomez bass
  • Eliot Zigmund drums
Registrato al Capital studios di Hollywood, CA. il 23-24-25-agosto 1977
Warner Bros 7599-23504-2

Sicuramente, questo disco, non è il più rappresentativo del pianista americano ma, a mio avviso, è uno di quelli che più si adatta ad un primo impatto con la sua musica, in considerazione del fatto che, con queste recensioni, cerco anche di attirare l'attenzione dei neofiti del jazz.

Bill Evans (Plainfield 1929 - New Jork 1980) è sicuramente il più grande pianista jazz di tutti i tempi. Il suo pianismo, ad un primo impatto difficile, è il frutto d'anni di studio oltre che dl jazz, anche di musica classica del vecchio continente, specie quella russa, tanto da fargli avvalere il sopranome di Chopin del jazz.
Formatosi in varie big band, Evans nel 56, da alla luce il suo primo lavoro da leader con la pubblicazione di New jazz conception, titolo che testimonia l'innovazione d'Evans nel proporre il jazz in forma modale.
Da questo momento Evans fa del trio la sua formazione ideale, e dopo la tragica scomparsa del bassista e amico Scott La Faro, (che lascia una profonda ferita nella sensibilità del pianista), Bill si avvale, dal 1969, della collaborazione di Eddie Gomez, un bassista venticinquenne di grande levatura.
E' lo stesso bassista che troviamo, assieme al batterista Eliot Zigmund, in questo album del 1977. La maturità musicale di Evans, ormai quasi cinquantenne, è all'apice. Evans fa scuola e miriadi di pianisti si rifanno al suo panismo, elegante, raffinato e coinvolgente.

La sua musica può sembrare triste, ma del resto rispecchia lo stato d'animo di questo musicista, malinconico, triste, sensibile e che ha passato anche momenti tragici della sua esistenza.
B minor waltz (for Ellaine) è un pezzo dolcissimo, lento, incantevole. Evans sembra volare sulla tastiera con scale di un lirismo struggente, gli accordi sono suonati a tratti sottovoce, a tratti urlando. Il tempo del brano, in ¾ essendo un walzer, è affidato ad Eddie Gomez che lo tiene con suoni marcati ed incisivi. Il tutto accompagnato da un gioco di spazzole di Zigmund, che, creando un'atmosfera magica, accompagnano il pianista in un suo classico finale. Una lunga scala con la sola mano destra.

Molto spazio è dato al bassista in questo disco, e nel brano che titola il lavoro, dopo una breve introduzione di Evans in solo, Gomez espone il tema per poi ridare spazio a Bill che lo propone con un tempo sostenuto. Eliot accompagna i due con un ritmo incalzante che si affievolisce solo nel lungo finale di Evans.
Oltre al famoso classico evansiano Will me meet again, dedicato al fratello, Evans ci delizia con il tema di M*A*S*H* la famosa commedia americana del regista Robert Altman con Donald Shuterland.
Ad Evans, questa veste ironica della guerra deve essere particolarmente piaciuta, (il pianista sarà particolarmente segnato dalla triste esperienza del servizio militare) tanto da proporre in più concerti ed in due album questo dolcissimo pezzo di Johnny Mandel.

Il brano, che inizia con una sorta di ninna nanna al piano solo, ben poco ha che fare con la soundtrack se non in alcuni tratti del refrain. Evans dà a questo pezzo un'impronta decisamente jazz sin dai primi attacchi del basso di Gomez e della batteria (dal sapore sudamericano) di Zigmund. Un brano molto bello ma molto più difficile degli altri.
Un brano che serve ad entrare in modo giusto nel mondo del grande Bill Evans.

I brani

  1. B minor waltz (for Ellaine) –
  2. You must belive in spring –
  3. Gary's theme –
  4. We will meet again (for Harry) –
  5. The peacock –
  6. Sometimes ago –
  7. Theme from M*A*S*H (aka Suicide is painless)
A presto.
© Copyright 2000 Mirco Merlo -http://www.music-on-tnt.com