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Monografia XTC

[XTC - White Music]

White Music (1978)

White Music è l'album d'esordio degli XTC, datato 1978, per l'etichetta Virgin. L'album, a causa del periodo, fu etichettato come punk, anche se con questo genere musicale non aveva davvero niente a che vedere.
La produzione fu affidata a John Leckie che per l'occasione lavorò anche come ingegnere del suono.
Le canzoni contenute nell'album sono le seguenti:

Come succederà anche per tutti gli album successivi i doveri compositivi spettano in gran parte a Partridge, e Moulding si limita a firmare tre pezzi, il più interessante dei quali è Set myself on fire.
La formazione comprende oltre ai due citati anche Terry Chambers e Barry Andrews.
Curiosamente i titoli sull'etichetta dell'LP differiscono un po' da quelli sulla copertina, ad esempio New town animal diventa New town animal in a furnished cage, probabilmente si tratta di una svista della stampa italiana.
La ristampa in CD contiene ben 7 extra tracks:Alcune di queste tracce sono molto brevi (anche meno di 2 minuti) ed altre sono state pubblicate nello stesso periodo come singoli, B-sides o EP.

Non esaminerò le tracce una per una, limitandomi a segnalare alcuni episodi particolarmente interessanti. Intanto la curiosissima cover della famosa All along the watch tower di Bob Dylan. Direi che si può cominciare ad ascoltare il disco proprio da questa traccia, specie se si conosce già la canzone e non avete mai ascoltato gli XTC.
Questa cover è un breve compendio dell'arte degli XTC: la composizione viene smembrata nelle sue componenti fondamentali (linea di basso, batteria con qualche intervento di armonica e organo) e poi ricomposta in modo fortemente sincopato, il tutto condito con l'incredibile modo di cantare di Partridge, il quale via via che procede il brano, comincia a troncare sempre più le parole del testo per chiuderlo in una sorta di singhiozzo cantato, come se non riuscisse più a pronunciare le parole del testo.
Una trovata che arricchisce di originalità una cover che certo si distingue dall'originale in maniera unica.
Non è indicata per gli amanti di Dylan ma sicuramente offre più di uno spunto per cominciare ad entrare nell'oceano di suoni degli XTC.
Science friction serve poi per ispirare profondamente i primi lavori degli americani Devo ed il cantato un po' isterico di Partridge verrà ripreso poi, in maniera più esasperata dallo stesso Mark Mothersbaugh.
Le extra tracks non brillano particolarmente e gli episodi firmati da Moulding testimoniano che la sua vena creativa migliore era ancora lontana da venire, troppo influenzata, come lui stesso ammise in un'intervista, dalla presenza del genio pazzo di Andy Partridge.
Moulding riesce però a firmare un piccolo capolavoro, I'll set myself on fire, canzoncina intelligente, originale con quei pochi accordi semplici che rimangono in testa per giorni e giorni. Lo stesso dicasi per la extra track Instant tunes, pochi azzeccati accordi per un brano facile. Cito dal testo:

Instant tunes give instant cash, make me want start a backslash, let me have the recipe and make me some lovely, lovely instant tunes
Ho riportato queste frasi perchè costituiscono l'essenza stessa del pensiero XTC, ripreso più volte da Partridge negli album successivi: l'impossibilità voluta o inconscia non ci è dato sapere, di confezionare canzoni facili da classifica. Torneremo su questo punto nelle prossime recensioni.
Partridge invece mostra già tutta la sua verve compositiva e New town animal, Radios in motion e Statue of liberty sono episodi godibilissimi già al primo ascolto (un fatto abbastanza raro per gli XTC) ed i cui ritornelli si imparano subito senza difficoltà.
L'influenza beatlesiana ancora non emerge in modo evidente ed anzi può sembrare strano, ad un primo ascolto distratto, come gli XTC possano essere stati considerati i nuovi Beatles. Il disco merita infatti molti approfonditi ascolti e liquidarlo dopo un assaggio frettoloso significa non rendere giustizia al quartetto di Swindon.
Le loro imprevedibili linee armoniche e dissonanze vanno assimilate col tempo. Come già detto nell'introduzione i pezzi degli XTC sono diamanti grezzi che vanno scoperti ed apprezzati piano piano, perchè ad ogni ascolto rivelano qualche particolare interessante al quale non si era mai fatto caso.
Io stesso, che credo di averli consumati tante sono le volte che li ho riascoltati, ogni tanto mi sorprendo a sentire delle trovate geniali che mi erano passate inosservate in precedenza. E non a caso l'unica nota di copertina recita This record must be played, un avvertimento per l'ascoltatore frettoloso.

Infine una parola sui testi: nessuna rivolta contro il sistema come era d'uso per i gruppi contemporanei dell'era punk ai quali erano stati erroneamente accomunati. Piuttosto sia Moulding che Partridge sembrano ossessionati dalla tecnologia e dalla scienza in generale, visto che la maggior parte dei brani di White Music sono dedicati a questi argomenti.
Non si tratta di niente di particolamente rivoluzionario, ed ogni tanto il surrealismo fa capolino tra i vari brani, quasi una premonizione di ciò che sarebbero diventati in seguito, sempre più ermetici e zeppi di giochi di parole e doppi sensi.
Tecnicamente il disco non dice molto, salvo dare un supporto consistente all'idea musicale del quartetto, sintetica, sincopata ed essenziale.
Come giusto per l'epoca, risulta sempre piuttosto in evidenza la chitarra elettrica mentre la tastiera si limita a fare da contrappunto.
Non è male il suono della batteria, molto scarno e naturale mentre alle voci non sembra sia stata data una grande importanza. In effetti le doti vocali di Moulding e Partridge dovevano ancora affinarsi fino ad assumere quel tipico connotato beatlesiano che ha contraddistinto i lavori successivi.

In conclusione White Music può essere considerato una pietra miliare per l'arte degli XTC, fondamentale per capire le origini, ricco di spunti affascinanti che hanno influenzato vari gruppi negli anni immediatamente successivi, non un disco facile ma che ripaga della pazienza che l'ascoltatore vorrà dedicargli, con quella voglia di scoprire che era tipica di quegli anni, venuta decisamente meno negli anni '90 dove un disco è principalmente un prodotto da consumare al più presto, possibilmente in auto, come musica da sottofondo o da pubblicità.
Si veda ad esempio la triste fine di tanta musica trip-hop, riciclata dalla pubblicità a tal punto da far pensare che sia stata incisa con quello scopo preciso.
Ecco, White Music non è niente di così immediatamente fruibile e proprio per questo affascina, intriga e lascia il segno.

Copyright © 1998 Lucio Cadeddu -TNT-Audio -http://www.music-on-tnt.com

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