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Il Clavicembalo 2° parte

La storia degli strumenti a tastiera della famiglia del clavicembalo è una storia di scuole nazionali: ha inizio in Italia, da dove poi si diffonde nei Paesi Bassi e da lì al resto dell'Europa.
I primi strumenti italiani che sono arrivati fino ai giorni nostri risalgono all'inizio del sedicesimo secolo. La maggior parte di questi sono clavicembali e spinette poligonali, in legno di cipresso, solitamente hanno una sola tastiera e due registri di "sonorità" accordati all'unisono. Il timbro degli strumenti italiani è molto caratteristico, con la terza armonica in evidenza, che rende il suono simile a quello di un clarinetto.

Verso la metà del sedicesimo secolo i Paesi Bassi risentirono fortemente le influenze della scuola italiana, e gli strumenti fiamminghi risultano spesso copie di quelli italiani. La famiglia più famosa tra i costruttori di strumenti è quella dei Ruckers. I lori strumenti, ad una o due tastiere, avevano due registri di "sonorità" accordati uno all'unisono e l'altro all'ottava superiore. Probabilmente furono proprio i Ruckers a produrre i primi strumenti a due tastiere, con lo scopo di facilitare la trasposizione dei brani.

La Francia, l'Inghilterra e la Germania si rifornivano di strumenti prima in italia e in seguito nelle Fiandre.
La Francia aveva un gran numero di strumenti fiamminghi, e i costruttori francesi erano famosi per la loro abilità nel modificare i vecchi clavicembali di Anversa. Le modifiche più frequenti consistevano nell'aumentare l'estensione da quattro a cinque ottave. Famiglia nota per questo tipo di modifiche erano i Blanchet e i Taskin.
La domanda inglese di strumenti a tastiera venne all'inizio soddisfatta dall'importazione di clavicembali e virginali dall'Italia e dai Paesi Bassi. Fra il 1641 e il 1679 sono datati i primi virginali oblunghi di scuola inglese. Verso la fine del diciassettesimo secolo i virginali vennero sostituiti con le spinette, di ottima qualità quelle degli Hitchcock. I primi costruttori di clavicembali apparvero verso la metà del '700 a Londra: Shudi e Kirckman. Costruivano perlopiù strumenti ad una o due tastiere, con estensione di cinque ottave e due registri di sonorità accordati all'unisono. A volte comparivano anche registri di sonorità accordati all'ottava superiore.

In Germania, agli inizi del '700, furono attivi gli Hass, che costruivano strumenti molto elaborati, con più registri di sonorità anche accordati all'ottava inferiore, e i Grabner. I clavicembali di costruzione odierna sono purtroppo ben lontani dalle sonorità e dai timbri di un tempo, snaturati dalla complessità meccanica e dalla continua ricerca per il contrasto timbrico: hanno quasi sempre un registro di sonorità accordato all'ottava inferiore oltre a quelli classici, hanno le corde ricoperte nella sezione grave per poter contenere la lunghezza dello strumento, e la cassa e l'armatura sono più pesanti per reggere le maggiori tensioni in gioco.
Il risultato è che tutti i clavicembali moderni sono meno sonori ed hanno una potenza acustica molto inferiore ai loro antenati, oltre ad essere timbricamente meno versatili. I grandi maestri del passato ideavano e componevano le loro opere sui semplici strumenti dell'epoca: assurdo l'uso inconsulto delle risorse dei clavicembali moderni che compromettono l'autenticità dell'esecuzione. Normalmente compositori ed esecutori come Byrd, Frescobaldi, Couperin, Purcell, Rameau, Handel e Bach si accontentavano di strumenti di piccole o medie dimensioni, con una o due tastiere, un massimo di due registri di sonorità accordati all'unisono ed uno all'ottava superiore.

Il ruolo del clavicembalo

All'inizio sul clavicembalo si eseguivano musiche di ogni genere, anche se non scritte specificamente per lo strumento: ballate, canzoni, frammenti di messe… Oltre che solista, il clavicembalo si prestava anche ad accompagnare:

1) il canto singolo con accordi soltanto consonanti, ed eventuali ornamenti
2) il canto a più voci
3) uno o più strumenti

Per il ballo veniva utilizzato maggiormente il liuto, perché il clavicembalo risultava sconveniente per la mancanza del piano-forte (si veda al proposito, la prima parte dell'articolo), necessario a scandire i tempi della danza, ma a poco a poco il clavicambalo sostituisce anche in questo il liuto, e ne eredita le forme musicali.

Nella prima metà del Cinquecento la musica per clavicembalo era considerata inferiore a quella per gli altri strumenti, e i primi brani scritti appositamente appaiono nella seconda metà del '500, quando William Byrd scrisse alcune composizioni raccolte nell'opera "Parthenia", la prima raccolta stampata di musiche per clavicembalo.

Durante il '600 si affermarono come musicisti Frescobaldi in Italia, Scheidt nel Lussemburgo, Sweelinck in Olanda, Chambonières in Francia. Il clavicembalo toccò l'apice delle sue possibilità espressive nel '700, con l'uscita del "Clavicembalo ben Temperato" di Bach, opera fondamentale per la definizione del sistema temperato, ed di una miriade di musiche dello stesso Bach, ma più in generale di tutti i compositori dell'epoca, Vivaldi, Haendel, Mozart, Couperin, Scarlatti... fino all'avvento del pianoforte che ne segnò il declino.

Alla fine dell'800 hanno scritto concerti per clavicembalo Francis Poulenc e Manuel de Falla. Un rinato interesse per il clavicembalo si è avuto nel XX sec., epoca in cui è stato costruito da Gaveau, Pleyel, Neupert, ed in cui è stato utilizzato nel campo della musica sperimentale.

Le composizioni per clavicembalo

Per chi fosse interessato, consiglio le seguenti registrazioni per ascoltare il clavicembalo in epoca barocca:

  • J.S. Bach, Klavier Konzerte BWV 1044,1055, 1063, 1064 The Amsterdam Baroque Orchestra, Ton Koopman Erato 2292-45646-2
  • Haydin, Complete Harpsichord Concertos Musica Antiqua Amsterdam/Amsterdam Baroque Orchestra, Ton Koopman Philips 446-542-2
  • Scarlatti, Best Sonatas Scott Ross Erato 2292-45423-2
  • Purcell, Harpsichord Suites Olivier Baumont Erato 0630-10695-2
Il primo disco che ho indicato è uno dei dischi che ascolto più volentieri di tutta la mia collezione classica, ha toni caldi e avvolgenti nonostante la "freddezza" spesso contestata a Bach, merito anche della magistrale direzione di Ton Koopman (il quale, come era uso in epoca barocca, dirige l'orchestra suonando contemporaneamente il clavicembalo). Un disco veramente "travolgente" e maestoso per gli amanti del clavicembalo.

Gli ultimi due dischi contengono brani per clavicembalo solista, sonate nel primo caso, suites nel secondo: le sonate di Domenico Scarlatti (autore molto prolifico in questo campo, con circa 500 sonate per clavicembalo) sono molto piacevoli ed orecchiabili, mentre le suites di Purcell richiedono più tempo e concentrazione per essere apprezzate.

La Prima parte.

A presto

© Copyright 1999 Mattia Cobianchi -http://www.music-on-tnt.com