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Borgo di San Ponzo

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Il santo

A cura della parrocchia di S. Ponzo Martire

San Ponzo nasce a Roma agli inizi del secolo 3°, da nobile famiglia pagana. Suo padre è Marco, ricco senatore romano e la madre Giulia.Foto del santo Cresce in famiglia pagana, ma in un ambiente ormai popolato da cristiani appena arrivati alla Fede e perciò convinti e fervorosi nella pratica religiosa.
La sua conversione alla Fede cristiana è dovuta proprio alla testimonianza di quei cristiani e ai suggestivi riti religiosi fatti di preghiere e di canti che si diffondevano dai luoghi di culto e contagiavano coloro che avevano la ventura di ascoltarli, passando.Essendo di famiglia patrizia, lo stesso Papa Ponziano lo accoglie, lo istruisce e gli amministra il Battesimo dandogli il nome di Ponzo. L'anelito del novello cristiano è di diffondere nell'ambiente romano la Fede che lo rendeva felice. Convertì il padre con tutta la sua famiglia e molti pagani.
In seguito è tradizione che arrivasse in Valle Staffora, secondo alcuni per sfuggire alla persecuzione dell'imperatore e secondo altri per l'ansia di diffondere la Fede cristiana anche fuori Roma.
Peregrinò in varie Regioni, come era consuetudine allora, e approdò anche in Francia.Come lui, altri uomini animati da grande fede, Rocco, Colombano, Martino, Romedio giravano per le contrade delle città e del contado, a piedi ovviamente, con in mano il bastone del pellegrino; alloggiavano dove potevano, magari in cascinali o presso famiglie ospitali che li accoglievano come si accoglie il Signore; si nutrivano di quello che ricevevano dalla carità, parca ma generosa; parlavano di Dio e delle cose sante alla gente che li ascoltava, desiderosa e devota.
Era un fenomeno diffuso; era l'ansia di evangelizzare attraverso una testimonianza di fede e di povertà, in un'epoca ancora caratterizzata dal paganesimo, ma che stava per aprirsi pienamente al cristianesimo con l'Editto di Costantino dell'anno 313.La meta di questi " discepoli per amore" era o l'Eremo per una vita solitaria, o l'Abbazia per una vita comunitaria. Eremi e Monasteri furono focolai di vita cristiana, come da noi San Colombano di Bobbio e Sant'Alberto di Butrio.Tali esperienze esercitano ancor oggi un certo fascino su di noi, adusi ormai ad uno stile di vita movimentato e spesso caotico. Erano tempi di grandi ristrettezze, ma la gente sapeva affrontare i problemi e il domani con calma e serenità, forse perché sapeva nutrirsi di sacro e di fede, e quindi anche di speranza, oltre che dello scarso pane.
In questo peregrinare, Ponzo arrivò dalle nostre parti, dapprima a Fortunago, dove si fece servitore di possidenti del posto, distinguendosi per grande virtù e anche per qualche miracolo, come quando fece scaturire acqua per i buoi assetati. Si ritirò in seguito in una località che allora si chiamava "Le Cascine", e che poi prese il nome da lui: " San Ponzo", a cui viene aggiunto il nome "Semola" dal torrentello che scende dai monti e costeggia il borgo. Il luogo dove visse Ponzo, è qualche chilometro fuori dell'abitato, verso il monte costellato da boschi di querce, castagni, ginepri. In questo luogo solitario e suggestivo, vi erano alcune grotte scavate nella montagna. Ponzo ne scelse una come sua abitazione, forse pensando di imitare Gesù Maestro che volle nascere in una grotta. Questa grotta è diventata la "Grotta di San Ponzo", venerata dalla popolazione del luogo, ma anche meta di tanti fedeli provenienti dalle zone circostanti dell'Oltrepò e anche dal Piacentino e dal Genovesato. I devoti raccoglievano (uso il " tempo passato" perché ora non si verifica quasi più) le gocce d'acqua che scendevano dal soffitto della grotta, perché attribuivano ad esse virtù prodigiose, fra le quali quella di ottenere latte alle puerpere. Questo antro, scavato nell'arenaria, ha la bocca rivolta a nord; è largo 12 metri; il soffitto è orizzontale; il pavimento sale fortemente verso l'interno; profondità 7 metri circa, altezza circa 4 metri. Duecento più c’è una sorgente d’acqua che i pellegrini gustano con piacere quando arrivano a piedi dopo circa tre chilometri.
Da qualche anno è in funzione anche una strada consortile che dal paese porta alla Grotta, ricavata dal vecchio tracciato in mezzo ai boschi e percorribile, adagio, anche in macchina.
Nell'interno della grotta si nota una specie di giaciglio in cui, secondo la tradizione, dormiva il santo; e perfino, una piccola nicchia nella quale una gallina deponeva le uova che, insieme ai frutti boscherecci, costituivano il nutrimento del santo.
Erano tempi di forte Fede, ma anche di persecuzioni da parte dei cultori del paganesimo, che vedevano nel progresso della Fede cristiana un pericolo per il culto dell'imperatore e per il suo potere. Ponzo, preso con la forza e costretto ad offrire il sacrificio, non volle accondiscendere e fu perciò sottoposto ad interrogatorio.
Non valsero né le minacce né le lusinghe a piegare la costanza del santo. Dopo molti tormenti, sopportati con animo forte e sereno, Dio appagò il suo desiderio di versare il sangue per la Fede di Cristo. Ponzo consumava così il suo sacrificio con la decapitazione.
Era il 14 maggio di un anno imprecisato, ma probabilmente circa la metà del secolo terzo. Non si sa con esattezza dove avvenne il martirio. Con molta probabilità nelle vicinanze del paese, tra Cecima e S. Ponzo.Si racconta, non si sa se è storia o leggenda, ma è voce che si tramanda da secoli presso la popolazione, che il parroco di Montato Pavese, avuta la testa del santo, volesse portarla nella sua parrocchia;ma, giunto a Fortunato, dove il santo aveva passato qualche tempo, essa diventò così pesante che non fu possibile proseguire con il carro trainato dai buoi, e il parroco e i suoi accompagnatori dovettero lasciarla lì a Fortunato, dove ancor oggi si trova nella chiesa parrocchiale, il cui Patrono è appunto San Ponzo.Nella chiesa parrocchiale di San Ponzo, invece, si trova l'Urna d'argento contenente il Corpo, senza la testa, del Santo.
Fu sistemata sotto l'Altari Maggiore nell'anno 1903, come indica l'iscrizione accanto all'altare, e qui è rimasta fino a qualche tempo fa; ora si trova sotto l'Altare del Santo accanto al presbiterio. Sopra lo stesso altare vi è la statua del Santo che tiene tra le mani la spada e la palma, simboli del martirio.

La festa del Santo si celebra il 14 maggio con una Santa Messa nel piccolo Oratorio che si trova sul monte vicino alla grotta. Alla Funzione fa seguito una festosa agape fraterna degli abitanti e di altri ospiti nel bosco attorno alla grotta. La Festa esterna, o Patronale, si celebra invece nella prima domenica di Settembre, sia in chiesa, sia, con feste popolari, in piazza.
Come vediamo, la vita del nostro Santo è punteggiata da notizie storiche miste a leggende, data, ovviamente, la lontananza nel tempo. La gente si lasciava facilmente suggestionare dall'immagine di chi dedicava totalmente la propria vita a Dio fino a vivere in solitudine e in penitenza in luoghi eremitici; aggiungeva episodi e interpretazioni, frutti di immaginazione, di esaltazione, ma segni indubbi di devozione. E' importante poter mettere in evidenza le caratteristiche spirituali
e morali del Protagonista e proporle come testimonianza di santità per noi suoi fedeli e per tutti quelli che lo venerano come Santo e Martire.
Noi abbiamo presente ciò che ha operato in vita, specialmente l'aver lasciato la testa sotto la lama di un carnefice per amore di Cristo. Perciò lo veneriamo nell'Urna preziosa che conserviamo nella nostra chiesa, attraverso la nostra devozione, le nostre feste e anche, perché no? con il tentativo, che non sempre riesce, di imitarlo nella sua fede e nell'amore che ha dato a Dio e ai fratelli.