MONTE BALDO DOWNHILL

di Paolo Codeluppi

Questo secondo itinerario downhill e' da anni una classica della discesa. Nota ancor prima che questa disciplina prendesse piede "la classica del Baldo" e' forse la prima iniziativa organizzata per la pratica dell'off-road in discesa. Siamo sul Monte Baldo, il massiccio calcareo che cinge ad oriente il lago di Garda.

La scelta di questo secondo itinerario downhill e' qui ricaduta un po' per dovere e un po' per praticita'; per rendere giusto merito a quello che puo' essere a tutti gli effetti considerato un itinerario storico, e perche' logisticamente, sul Baldo, ogni struttura esistente facilita il compito a coloro i quali decidono di avventurarsi in questa sorta di imprese. La volta scorsa (luglio `94) vi abbiamo proposto la discesa a Riva del Garda dal Passo Tremalza.

La sera precedente prepariamo le attrezzature desiderose di essere consumate. Le due Sintesi lubrificatissime, una delle quali equipaggiata con la nuovissima Marzocchi XC 600, sono in perfetto ordine. Sono state gommate con pneumatici Cheg Sing dal disegno pronunciato: il fondo sara' probabilmente pietroso e terroso come normalmente e' sulle montagne calcaree coperte da fitta vegetazione.

Per avere impressioni differenti abbiamo attrezzato le pedaliere con SPD, gabbiette classiche e pedale libero: secondo diversi downhill (soprattutto quelli provenienti dal bmx) infatti, il piede libero permette un "brandeggio" migliore del mezzo; la gabbietta, invece, fornisce un supporto adeguato per il piede senza dare quella sensazione di "blocco", piu' che altro psicologico, che l'SPD col suo sistema ci confeziona.

La localita' da raggiungere e' Melcesine; definita a ragione "la perla del lago", questa graziosa cittadina, il cui castello-simbolo troneggia sulle rive, rimane nella parte alta del lago sulla sponda orientale confinata tra lo specchio d'acqua e le erte pendici del Baldo.

Molto conosciuta ai praticanti del windsurfing grazie ad una spiaggetta (i famosi campi da tennis) ottima per le uscite (mure a dritta) con il Pele'r (la termica di monte che spira da notte a tarda mattinata).

Malcesine offre la possibilita' agli amanti dello sci di catapultarsi in un attimo di funivia a 1800 metri di quota per godere delle nevi baldensi. Usciti sulla A12 autobrennero al casello di Affi-Lago di Garda sud prendiamo per Garda e di qui a nord. Raggiungiamo Malcesine dopo una trentina di chilometri.

I biglietti normalmente, vengono esauriti all'alba; le corse in funivia accessibili alle biciclette sono infatti permesse ad orari ben precisi e la quantita' di "ferri" trasportati non e' infinita. Il parcheggio antistante la funivia ospita la nostra vestizione mentre il bar al fianco, la colazione. L'impianto e' chiaramente funzionante solo nei mesi estivi.

Nonostante sia presto, la calura inizia a martellare violentemente: alle nove della mattina siamo gia' sui ventotto gradi. Fortunatamente, l'arrivo del secondo troncone di funivia a 1800 ci regala un'aria nuovamente frizzante. Al rifugio in cima si possono fare provviste (soprattutto di acqua) dal momento che per tutta la discesa non vi sono punti di approvvigionamento. E' possibile, inoltre, acquistare una cartina escursionistica per seguire il sentiero da percorrere o per studiare possibili varianti. Questa zona e' rinomata non solo per le sue discese rompicollo, ma offre stupendi itinerari di ogni portata e difficolta'.

Una volta in cima sistemiamo le ultime cose, preparo una medicazione di alta ingegneria infermieristica al mio piede dolente e via.

Dirigiamo a nord sul crinale, "la colma di Malcesine" come viene definita, per arrivare fino al reticolato. A questo punto scendiamo sul fianco orientale della montagna (dalla parte opposta del lago, per intenderci) per ricongiungerci qualche centinaio di metri piu' giu' alla strada bianca che partiva dall'arrivo della funivia. Questa variante la consigliamo solamente a chi ha il trial nel sangue, in quanto il sentiero che costeggia il reticolato (segnato a punto sulla carta e quindi impegnativo anche per i pedoni) e' veramente difficilissimo: cappottare e' da mettere in conto, anche perche' non e' semplice scendere in diagonale per diminuire la pendenza in quanto la cotica erbosa fa derapare la bicicletta. La linea di massima pendenza, d'altro canto, e' micidiale. In alcuni punti, le rocce costringono alla resa non tanto per la difficolta' del passaggio (che comunque e' elevata) quanto per il fatto che, in caso di errore, ci si puo' far male seriamente.

Raggiunta finalmente la strada bianca 150 metri sotti di noi, ci lanciamo all'impazzata verso Bocca di Navene, l'ultimo ristoro che incontreremo. Attenzione alla velocita', poiche' questo fondo annovera diverse vittime sbucciate come mele.

Al rifugio Bocca di Navene (m 1471) ci tuffiamo nel sentiero 634 (che si prende subito sotto il parapetto del panorama) che in una manciata di metri ci porta a quota mille.

L'inizio e' veramente impegnativo; il seguito, traumatico. Sentiero strettissimo e a tratti scivoloso con fondo in terra e rocce; sponde in ortica originale del Garda (ci siamo capiti eh!?). Dopo i primi metri il tracciato s'ingentilisce, si fa per dire, fino a trasformarsi in una pista dai curvoni in forte appoggio. Il fondo cela spesso degli imprevisti occultati da fogliame e rametti: sulla sezione di un pneumatico anche un semplice sasso puo' essere deleterio. Scendendo rapidamente di quota la calura si fa avvertibile; i litri d'acqua di riserva passano rapidamente dallo zaino alle nostre pance.

Talvolta ci fermiamo su di un passaggio per ripeterlo piu' volte cosi' da individuare la traiettoria migliore o semplicemente per eleggere il "matador" del momento.

Ad una esse con prima curva a sinistra in appoggio proviamo l'entrata migliore. Arrivo velocissimo (il che equivale a dire: non tiro i freni), esco troppo largo e vado a cozzare contro il ceppo al centro della seconda curva; mi pianto, mi cappotto, decollo. Battendo in fluente movimento rotatorio ogni parte del corpo e per ognuna di queste emettendo vaghi suoni del tipo acc., dannaz., malediz., guadagno rapidamente una catasta di fascine nella quale mi pianto di testa (la bicicletta e' rimasta una decina di metri piu' indietro).

Dietro alla curva due corpulente turiste tedesche guardano tra il divertito e l'esterrefatto questo strano tipo di fauno col casco che rotea (la bicicletta non l'hanno ancora vista). Mi alzo cercando di ristabilire ordine nell'orecchio medio. "Wunderbar" dico alle "wanderfrau" divertite... e loro mi scattano una foto. In marcia, si riprende; ormai tutti battezzati e sbucciati a dovere raggiungiamo il bivio col sentiero 6B lasciando quindi il 634.

Il 6B decorre in quota a mezza costa verso nord con alcuni tratti in contropendenza non pedalabili; si tratta comunque di una frazione minima del tracciato. Scendere dalla bicicletta e procedere diversamente ci fa momentaneamente rinascere: abbandonare tutta quella concentrazione che inevitabilmente devi possedere per non rischiare troppo, allentare la tensione delle braccia. La parte non pedalabile sembra comunque piu' dura del reale a causa del caldo oggi soffocante.

Nuova intersezione col N. 6 direzione sud-est. Lo stomaco reclama la sua parte: accordato. Nei pressi del bivio le ombreggiate panchine del bivacco Dosso Spirano saranno di li a poco la nostra tavola. Per evitare che diventino pure il nostro giaciglio alziamo velocemente i tacchi. Si riparte un po' appesantiti (dalla sosta piu' che dal cibo) per un tratto estremamente divertente fatto di un susseguirsi di tornanti strettissimi e rettilinei pietrosi. Le braccia rasentano il massimo della "frulleria" e le articolazioni delle falangi cominciano a dolere (non abbiamo il freno motore).

Rallentando in ogni caso la velocita' di crociera per evitare che la stanchezza giochi brutti scherzi usciamo dal tratto tortuoso ancora a 500 metri di quota. In alcuni punti il panorama e' splendido: essendo il fianco della montagna molto scosceso si ha spesso l'impressione di cadere di sotto.

Nel tratto iniziale, piu' trialistico, abbiamo tenuto gli ammortizzatori al massimo della durezza si' da avere l'immediata reattivita' del mezzo; dove il percorso si faceva scorrevole rendevamo la forcella piu' morbida per diminuire l'impatto su mani e braccia. Nelle ultime battute raggiungiamo la pietraia, un tratto piuttosto rapido dal fondo smosso fatto di pietrisco calcareo dalle dimensioni veramente assortite.

Molta attenzione alla traiettoria con correzioni dolci dello sterzo al fine di evitare sprofondamenti dell'avantreno. La pietraia si distende ben presto lasciando il posto alla carraia terminale che ci porta alla sbarra (il sentiero e' chiuso al traffico), gli ultimi metri d'asfalto ci portano rapidamente sulla riva del lago dove i body ciclistici si trasformano senza problemi in eleganti costumi da bagno anni '20. E il fondello? Beh, forse negli anni venti si usava fare il bagno col pannolone!

* Notizie utili - Come base cartografica e' stata utilizzata una Kompass N. 102 "Lago di Garda - Monte Baldo" 1:50000. La funivia per salire sulla cima del Baldo si prende dall'abitato di Malcesine sulla Gardesana orientale. In paese (400 metri dalla funivia) si possono noleggiare le biciclette. La funivia permette il trasporto delle biciclette previo acquisto dell'apposito biglietto solo in orari prestabiliti. Si consiglia, in alta stagione, di arrivare comunque alla partenza non piu' tardi delle sette e trenta della mattina a causa della grande quantita' di praticanti. Funivia Malcesine Tel.045/7400206 - Furioli (noleggio biciclette) 045/7400089.

* Macchine da discesa - Per la realizzazione della downhill sono state utilizzate mtb Sintesi in alluminio, biammortizzate. Per una discesa di questo genere riteniamo utilissimo l'ammortizzatore anteriore e comunque estremamente comodo quello posteriore. Le biciclette completamente rigide affaticherebbero enormemente le braccia del biker a causa del fondo particolarmente sconnesso; cio' si potrebbe tradurre in una mancanza di precisione della guida. Sara' opportuno inoltre, in quest'ultimo caso, diminuire la pressione del pneumatico anteriore facendo pero' attenzione alle pizzicature della gomma stessa. Come pezzi di ricambio consigliamo almeno due camere d'aria a testa, un pneumatico di riserva, cavi freno e cambio. I guanti di protezione non devono assolutamente essere dimenticati. Molto importanti gli occhiali (con lenti non scure, possibilmente) a causa dei moscerini che popolano il sottobosco specialmente in bassa quota. Piccolo pronto soccorso con disinfettante, garze, cerotti, punti di sutura adesivi e spray antidolore.


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