NON PERDIAMO LA MEMORIA STORICA

Da tanto tempo seguo con molto interesse tutti gli interventi sull'essenza del Judo, soprattutto quelli interessantissimi di Cesare Barioli.

Oggi, dopo aver letto l'ultimo intervento sull'argomento, vedi ATHLON 11/2001, del M° Fulvio Aragozzini che adombra un'eventuale reinvenzione del Judo e l'acuto commento di Giorgio Sozzi, mi vedo costretto a richiamare tutti i protagonisti delle molte dispute su questo spinoso argomento e che si sono cimentati sui vari aspetti del Judo, a non perdere la memoria storica del Judo originario.

Gli insegnamenti che abbiamo ricevuto nel tempo devono indurci a non essere radicali ed intransigenti sulle nostre posizioni del tipo: il Judo è solamente sport puro, oppure il Judo è solamente educazione Morale, Etica, Sociale, con tutte le altre possibili variazioni ed interpretazioni, ma essere disponibili a discutere, senza pregiudizi, del futuro di questo benedetto Judo.

Mi permetto di ricordare che il Judo è una cosa assolutamente diversa dal gesto atletico, a volte anche bello, di pochi "super atleti" che ci viene, impropriamente, proposto come "il Judo" di oggi.

Nel tempo i regolamenti arbitrali, fino a quelli attualmente in vigore, hanno completamente stravolto i principi stessi del Judo originario, ma questo non deve farci dimenticare il Judo com'è cancellando il passato.

Oggi non si può più affermare che il Judo, tra gli altri molteplici aspetti; sia la scienza dell'attacco e della difesa; come oggi non si può più affermare che il Judo attraverso la pratica della tecnica della cedevolezza, del non contrasto, il JU, ci possa portare a raggiungere e vivere quegli ideali di Pace e di Fratellanza che ne sono l'essenza e la sostanza, il DO.

Ho sottomano il "Manuale della Lotta Giapponese Moderna JUDO" edito dalla FIAP nel 1949

 

nel quale, alle pagg. 52, 54, 61 e 62 che qui riproduco come esempio, si vedono azioni oggi assolutamente dimenticate, inedite, e vietatissime. Perché perderne la memoria?

Non troviamo, ad esempio, nel "Katame no Kata" Ashi Garami, altra tecnica super vietata, che è rimasta a ricordo dell'origine marziale del Judo?

Continuando diciamo che fino al 1956 veniva dichiaratamente accettato dalla FIAP, come metodo per l'insegnamento del Judo in Italia, il metodo del Kodokan di Tokyo, ora non più.

Diciamoci, tra l'altro, che lo studio dei Kata è stato da sempre negletto e che, ancora oggi molti giovani Atleti ed Insegnanti lo considerano noiosa ed inutile perdita di tempo mentre lo studio dei Kata, nell'intenzione di Jigoro Kano, doveva permetterci di tramandare nel tempo, inalterate nello spirito e nella sostanza, non solo le varie tecniche ma anche lo stretto legame del Judo con il suo passato di Arte Marziale.

Altro momento che ci riconduce alle origini è l'inizio del combattimento con i contendenti a quattro metri di distanza l'uno dall'altro.

Nel mio lungo percorso Judoistico ho conosciuto anche un V° Dan che riteneva inutile lo studio delle Ukemi perché faceva perdere tempo quindi non le insegnava ai sui allievi preferendo insegnare come si ottiene una superiorità, al massimo un Koka.

Nel 1936 approdava a Parigi Mikonosuke KAWAISHI portando in Europa il suo metodo che, essendo Lui allievo di Jigoro Kano e graduato VII Dan del Kodokan di Tokyo, non presenta differenze sostanziali dal metodo K.d.K che noi conosciamo, come dichiarato ufficialmente nel numero dell'estate 1951 della traduzione ufficiale della rivista Judo Kodokan, Organo Ufficiale del K.dK. di Tokyo, Vol. XXII N° 1. 2. 3. 4. pag. 27.

Kawaishi ha ricorda e trasmesso a tutta Europa un poderoso bagaglio di Waza che dalla metà degli anni 50, con la preparazione dell'Olimpiade del '60, sono state in parte eliminate ed in quella circostanza sono state introdotte ufficialmente anche le categorie di peso ed altro ancora, perché perdere la memoria anche di questo?

Quanto detto riguarda solamente, ed in minima parte, l'aspetto tecnico, ma noi sappiamo molto bene come il M° Jigoro Kano abbia elaborato anche una aspetto spirituale del Suo Judo Kodokan a partire dal 1887 per giungere alla sua perfezione nel 1922.

Una calligrafia del M° Jigoro Kano, il fondatore del Judo Kodokan, sulla quale si può leggere "Prosperità e mutuo beneficio" a destra, e "Massimo di efficacia" a sinistra.
Come ha lungamente spiegato Jigoro Kano nei suoi molteplici saggi, per ottenere il massimo risultato dal suo Judo Kodokan, teoria e pratica devono procedere di pari passo e che solamente la pratica del JU (la tecnica nella sua globalità) può far procedere il Judoka sulla strada , il DO, fino al raggiungimento dello scopo finale " Seiryoku Zen'yio", massimo di efficacia nell'uso dello Spirito e del Corpo e "Jita Kyoei", prosperità e mutuo beneficio.

Jigoro Kano spiegava così il significato profondo di questi motti:

"il principio del massimo di efficacia nell'uso dello Spirito e del corpo è il principio fondamentale che governa tutte le tecniche del Judo. Ma è anche qualcosa di più. lo stesso principio può essere usato per il miglioramento del corpo, rendendolo forte, sano ed utile, diventando così un'educazione fisica. Può essere applicato al perfezionamento delle Istituzioni, delle relazioni sociali, dei metodi di lavoro, diventando così un aspetto dell'arte di vivere. Io ho dato a questo principio onnipotente il nome di Judo. Così il Judo nel suo senso più completo è uno studio ed un metodo di allenamento dello spirito e del corpo così come una "regola di vita", un "modo di essere".

Mentre " Prosperità e mutuo beneficio " è la frase che rappresenta la "sfera, l'ambito d'influenza dell'Ideale" del Judo Kodokan, il fine supremo, che può essere raggiunto solamente da coloro che, avendo completamente padroneggiato lo spirito del combattere, hanno superato tutte le nozioni ed emozioni sia della vittoria che della sconfitta".

Abbiamo visto, da quanto premesso, come il Judo abbia molteplici aspetti e come questi aspetti facciano naturalmente parte di un "uno" inscindibile. A questo punto appare anche evidente che, per parlare correttamente di Judo, si deve considerare il "complessivo" e che il lato agonistico del Judo non rappresenta il tutto bensì una parte di questo tutto, anche se molto importante, essendo il Judo la scienza dell'attacco e della difesa.

Nella mia ottica ci sono due aspetti del combattimento; quello tradizionale, ad eliminazione diretta, senza categorie di peso, con l'uscita dall'area di competizione, volontaria o meno, da considerarsi eliminatoria e tanto altro ancora.

Come si vede chiaramente da questo documento relativo al Campionato del Giappone 1951, l'area di competizione era sollevata di 50 cm, sull'area di protezione rendendo impossibile qualsiasi dubbio sull'uscita. Si considerava che l'area di competizione fosse situata sulla cima di una montagna dalle pareti a strapiombo, chi cadeva moriva, quindi non poteva più continuare il combattimento. Chi usciva dunque, comunque fosse, era eliminato.

Il secondo aspetto è quello Agonistico, delle competizioni Ufficiali per intenderci.

In questo caso ritengo necessario ed opportuno che, per gli ovvii motivi di opportunità e di mercato, questa branca debba organizzarsi in modo autonomo dandosi normative e regolamenti idonei alle proprie necessità mai dimenticando, però, che il Judo è e rimane un'altra cosa dal gesto puramente agonistico dove solo la vittoria è ciò che conta.

Orbene secondo me il Judo, per dare tutti i frutti che promette, va studiato e praticato nella sua complessità e totalità tecnica e storico filosofica ed etica mentre il lato agonistico può e deve essere praticato e organizzato sulla base delle sue oggettive necessità.

Si è visto, purtroppo, che neanche l'alloro Olimpico è riuscito a portare nuova linfa al nostro Judo.

Non sarà forse che qualcosa non va in questo modo moderno di concepire e di gestire il Judo e magari sia un bene trovarsi attorno ad un tavolo, o preferibilmente usare Athlon, aprendo così la discussione alla stragrande maggioranza degli Atleti e tecnici per cercare, insieme, tutti noi interessati a questo spinoso problema, una via comune per dare un futuro al nostro Judo in tutti i suoi aspetti, anche i più nascosti?

Su questi argomenti ci sarebbe ancora moltissimo da dire ma mi fermo qui.

Mario Brucoli

Torino 08/02/2002