SCIENZA YOGA

"Yuj" è la radice sanscrita di yoga. Può essere tradotto con "aggiogare", "unire" , "fondere". Questo sito si propone di esplorare i territori della spiritualità orientale (ma anche occidentale) alla ricerca di un punto di contatto con i risultati della nuova scienza post-newtoniana. Lo yoga come dottrina spirituale sarà la base di partenza per "unire" differenti visioni del mondo alla luce di un nuovo paradigma, scientifico, spirituale, sociale. Il sito è "povero" tecnologicamente, è un bimbo telematico appena nato, ma si propone "grandi" obbiettivi futuri. Noi ci impegniamo ad aggiornarlo ogni settimana con informazioni, servizi, interviste . A voi chiediamo di aiutarci segnalando eventi, sostenendoci con i vostri consigli e, se serve, con le vostre critiche.
Di seguito pubblichiamo un'intervista con il maestro belga André Van Lysebeth, il patriarca dello yoga in Occidente. Buona lettura.


Presentarlo sarebbe inutile, persino surreale. Maestro di età indefinita, cui non ha senso affibbiare anni e mesi nel modo ordinario. Uomo che solo anagraficamente è nato in Belgio, essendo la sua dimora reale, da sempre, il cuore dello yoga.
Potessimo entrare nella sua caverna inaccessibile, troveremmo scolpita sulla parete una dichiarazione d'amore: "Lo yoga è stato il centro della mia ricerca fin dall'inizio. E continua a esserlo". Poche parole, si capisce. Però un'intervista ne richiede molte di più, e pure un'adeguata introduzione. Ci scuserà monsieur se insistiamo. Così, chi è André Van Lysebeth? La scheda di presentazione, relativa a questo momento, l'unico che conti, la fornisce infine lui stesso: "Sono un uomo che cerca, come tutti, la medesima cosa da sempre: la realtà". Ciò che segue è una chiacchierata in camera d'albergo, tra un cronista aggrappato al registratore e un quieto signore perennemente in tuta azzurra, seduto come se eseguisse un asana perenne. Così che insegna anche dalla poltrona.
Ha mai provato stanchezza o delusione verso lo yoga?
Lo yoga è talmente meraviglioso che vi trovo qualcosa di sconosciuto ogni giorno. E' infinito. Non ci sono limiti alle possibilità dello yoga che sono le stesse possibilità dell'essere umano nella sua interezza, possibilità infinite. Così, dopo 55 anni di pratica, continuo tuttora a essere interessato allo yoga come se avessi appena iniziato.
Cosa la fa più sentire vicino all'infinito durante la pratica dello yoga, il pranayama? Oppure la perfezione di un asana?
E' la meditazione che rende più vicine le cose infinite che sono dentro l'essere umano.
Come definirebbe la meditazione?
Non ci sono definizioni. Si tratta semplicemente di abbandonare questo piano di esistenza per raggiungere il piano dell'esistenza assoluta, dello spettatore ultimo che è il nostro essere reale. Un cambiamento di piano coscienziale che ci lascia senza parole al ritorno. Come quando si sogna di notte e, al risveglio, non si ricorda più nulla. Sul piano di coscienza che si raggiunge in meditazione le cose sono differenti, sono come sogni dimenticati.
Perché meditare?
Per sapere chi siamo. Cartesio ha detto: "Penso, dunque sono". Ma non si è domandato: "Cosa sono? Cos'è un essere umano"? Quel che io sono realmente devo scoprirlo attraverso la meditazione. Non è un processo intellettuale, ma qualcosa che bisogna provare direttamente.
Lei oggi sa chi è André Van Lysebeth?
Penso di sì. Ma non sai mai se è veramente così. E' un processo in cui si continua a scoprire ogni giorno nuove cose su se stessi e lo si può fare solo attingendo alle profondità della coscienza.
Come è giunto alla visione tantrica?
E' una storia molto lunga e comincia con l'incontro di Nataraja guru. E' stato lui a iniziarmi a molte pratiche tantriche. E' stato lui a cambiare la mia visione dell'India, della società indiana, dello yoga.
E' davvero il sesso un mezzo per risvegliare la coscienza?
Il tantra l'ha utilizzato come mezzo per accedere rapidamente a stati di coscienza legati all'esperienza della realtà ultima. Il sesso fa parte della vita, rifiutarlo significa rifiutare la vita. Certamente non bisogna banalizzarlo, ma comprendere il significato cosmico dell'atto sessuale, che è assai differente da quel che si pensa normalmente.
Cosa replica a maestri come Swami Chidananda che definiscono il Brahmacharya un passo fondamentale nella pratica yoga?
Evidentemente ci sono due strade. Ci sono yogi che rifiutano la sessualità, ma Brahmacharya non significa strettamente "astinenza sessuale". "Brahma" significa Dio e "charya" sta per via; l'unione delle due parole significa quindi "seguire la via divina". Qualcuno l'ha interpretato come rinuncia alla sessualità, che potrebbe essere una soluzione giusta per i monaci, ma non per la gente normale. Dunque il tantra ha scoperto che il sesso è una dimensione fondamentale dell'essere umano e che negarlo non costituisce la soluzione, non almeno una soluzione sufficiente.
E' possibile definire la meditazione tantrica?
Si tratta sempre di scoprire noi stessi, di scoprire la realtà. Vivendo sul piano di coscienza ordinario crediamo che gli oggetti esistano per come li vediamo e sperimentiamo, ma non è vero. Si tratta solo di un'illusione. E' lo stesso punto di vista della fisica quantistica quando spiega come le cose da noi credute dure e compatte siano in realtà vuote, e ci appaiono così grazie al vorticoso ruotare degli elettroni attorno agli atomi. La missione della scienza è di scoprire la realtà, e così è per lo yoga e il tantra. Ma per lo yogi tale realtà si disvela a livello intuitivo e profondo, senza ricorrere allo strumento intellettuale.
Qualche scienziato, intuendo la realtà profonda delle cose, ha perduto il senno, quasi che la visione dell'Assoluto possa scardinare la mente...
Non accade in meditazione. Accedendo a livelli profondi di coscienza possiamo comprendere l'universo intero. Comprendere cosa è e cosa significa l'universo.
Crede che un giorno la scienza scoprirà Dio?
Sono due cose completamente differenti. Cos'è Dio? Dare una definizione di Dio è impossibile, non ha senso. Dio è oltre l'intelletto, oltre ogni realtà tangibile. Certo, man mano che la scienza si avvicina alla realtà scopre cose misteriose e potremmo dire che questa è l'influenza di un essere superiore. Non possiamo anticipare quel che la scienza potrà realizzare, ma certo la scienza non potrà mai scoprire più di quanto gli yogi hanno già scoperto. Essi hanno già realizzato il massimo.
La sola buona formula è quindi la meditazione?
Tutte le religioni forniscono mezzi per raggiungere il divino, tutte le religioni sono valide. Lo yoga non è una religione, non è in conflitto con le fedi sistematizzate. Lo yoga assicura solamente i mezzi per meglio realizzare una determinata religione. Dunque praticando lo yoga un cattolico diventerà un miglior cattolico, un ebreo diventerà un miglior ebreo e così sarà per un musulmano. Persino l'ateo diventerà un miglior ateo.
Che ricordo ha di Swami Shivananda?
Lo ricordo innanzitutto come una persona che mi ha sorpreso. Quando sono andato a trovarlo mi immaginavo di incontrare un saggio, uno yogi, ma ho trovato una persona malata, corpulenta per via del diabete. Ho visto uno yogi che non era più in grado di camminare a causa della sofferenza. Poi ho capito la profondità del suo pensiero, ho capito che era una persona che viveva qualcosa d'importante. Shivananda era completamente consacrato allo yoga e alla sua propagazione nel mondo intero. Lo ricordo in definitiva come qualcuno che è stato estremamente saggio e che ha conosciuto il samadhi, vale a dire l'esperienza ultima.

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