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Tra scandali e corruzione il Nicaragua si mobilita

di Giorgio Trucchi

Durante la giornata del 27 agosto 2002, migliaia di persone hanno risposto all’appello lanciato dal Frente Sandinista di marciare per chiedere al Parlamento la desaforaciòn (voto per togliere l’immunità parlamentare) dell’ex Presidente della Repubblica, Arnoldo Alemàn e di sua figlia Maria Dolores, entrambi accusati dalla Procura della Repubblica di numerosi delitti tra cui riciclaggio di denaro, associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, deviazione di fondi statali.

Alla marcia, che era solo a livello del Dipartimento di Managua, si sono aggiunti gli studenti e molti cittadini confermando un gran fermento che sta sfociando sempre di più in modo spontaneo al fianco delle organizzazioni della Società Civile come la Red Nacional de Defensa de los Consumidores, la Mesa Alternativa Nicaraguense Frente al ALCA (MANFA), il Movimiento Comunal.

Durante le ultime settimane, inoltre, si è costituito il movimento Conciencia Nacional, formato e finanziato per la maggior parte da vasti settori dell’imprenditoria nicaraguense che ha iniziato una raccolta di firme contro la corruzione e per desaforar Alemàn. Attualmente le firme raccolte stanno toccando le 500 mila e verranno presto presentate in Parlamento alla Giunta Direttiva affinché dia corso alla denuncia presentata dalla giudice Juana Méndez.

Durante i primi giorni di agosto, infatti, la Procura della Repubblica, durante un vero e proprio show montato ad arte dal Presidente della Repubblica, Enrique Bolaños, ha presentato un vero e proprio "teorema delinquenziale" secondo il quale, Arnoldo Alemàn, sua figlia Maria Dolores Alemàn, sua sorella Amelia Alemàn, suo fratello Alvaro Alemàn, suo nipote Arnoldo Antonio Alemàn, sua cognata Mayra Estrada, il suo segretario privato Alfredo Fernàndez, l’ex Direttore della DGI (Direcciòn General de Ingresos) Byron Jerez, la moglie di quest’ultimo Ethel Gonzales, l’ex Presidente di ENITEL (Impresa dei Telefoni) Jorge Solìs, l’ex Ministro del Tesoro e Finanza Esteban Duquestrada ed alcune loro segretarie, hanno dirottato fondi statali per quasi un miliardo e 400 milioni di cordobas (100 milioni di dollari) su conti personali.

La macchina della corruzione

Il complicato sistema, scoperto con il fondamentale aiuto di specialisti nordamericani e dell’Amministrazione panameña, prevedeva un’intera rete per poter "lavare" il denaro sottratto. Molte le Imprese Statali saccheggiate tra cui ENITEL, il Ministero del Tesoro, la DGI, INISER (Istituto di Assicurazioni), Petronic, Concretosa, Mayco (Imprese di Costruzioni e di Materiali per la Costruzione), il Canale Televisivo 6.

In pratica avveniva così: le imprese statali, ad esempio, pagavano alte somme alla DGI ed alcune persone fidate andavano presso Istituti privati di Cambio, come MULTICAMBIOS, a cambiare gli assegni in dollari. Queste somme, poi, venivano girate ad Imprese private fittizie od a conti bancari sparsi in vari paesi come Panama e l’Isola Gran Caimàn i cui intestatari erano sempre Arnoldo Alemàn e Byron Jerez. In un secondo momento venivano fatti confluire in un conto intestato alla Fondazione Democratica Nicaraguense (FDN) a Panama, i cui soci principali sono sempre i "due compari" e la figlia di Alemàn e da questo conto, venivano fatti riconfluire, sotto forma di presunti pagamenti o donazioni, ad altre Imprese fittizie intestate sempre ad Alemàn e Jerez. Altre volte, semplicemente, venivano prelevati per coprire spese o debiti personali o di imprese intestate ai famigliari di Alemàn e Jerez.

A tutto ciò si aggiungono gli scandali già famosi delle Carte di Credito della American Express con cui, Alemàn, addebitava sul conto del Banco Central de Nicaragua milioni di dollari di spese personali come il matrimonio della prima figlia, i viaggi con comitive formate da ministri e famiglie, gioielli, quadri, tappeti, etc.

In dettaglio, quello che si è scoperto fino ad ora e che sembra essere solo la punta dell’iceberg, vede sottrazioni ad ENITEL per 2 milioni e 600 mila dollari, al Tesoro per 7 milioni, a la DGI per 1 milione e 800 mila, al Banco Central attraverso le Carte di Credito per 66 milioni, ad INISER per 18 milioni, al Canal 6 per 500 mila dollari, a Concretosa per 1 milione e 250 mila, a Mayco per 1 milione e 200 mila ed a Petronic per 2 milioni di dollari.

Di fronte a tutte queste prove supportate da documenti, assegni debitamente firmati da Alemàn e soci, l’ex presidente ha reagito facendo quadrato con l’intera famiglia, spalleggiato dai settori più reazionari del PLC (Partido Liberal Constitucionalista), e denunciando che, anche l’attuale Presidente Bolaños e Vicepresidente Rizo, ricevevano soldi quando facevano parte della sua amministrazione e durante la loro campagna elettorale e che, questi soldi, venivano proprio dal famoso conto della FDN che, secondo Alemàn, è un conto del PLC "per aiutare i processi democratici del paese e che veniva rimpinguato da impresari vicini al partito che non vogliono farsi conoscere". In pratica una tacita ammissione che "se io sono un ladro lo siete anche voi".

Da quei primi giorni di agosto, in cui è scoppiato lo scandalo, è stato tutto un susseguirsi di accuse, minacce, ritorsioni, prove di forza ed il PLC sta attualmente vivendo uno dei periodi più delicati della sua storia: un partito diviso in due, con due Giunte Direttive, due Presidenti e due Assemblee e con un Consejo Supremo Electoral allo sbando e senza la possibilità di dichiarare quale dei due PLC è legittimo dato che sopravvive da più di un mese senza un proprio Presidente per il rifiuto da parte dei Magistrati sandinisti di rieleggere il discusso ex Presidente Roberto Rivas, amico fedelissimo di Alemàn.

Intanto la giudice Juana Méndez ha spiccato ordini di arresto per tutte le persone denunciate dalla Procura ed ha cominciato a bloccare numerosi conti bancari in Nicaragua ed a Panama intestati ad Alemàn e Jerez, oltre che a mettere sotto sequestro numerose proprietà dei due tra cui la tanto discussa "Chinampa" di proprietà di Amelia Alemàn. Di tutte le persone accusate le uniche due agli arresti restano Byron Jerez, già in carcere per i fatti dei traffici tra DGI e l’acquisto di numerosi veicoli che poi rivendeva e la sorella di Alemàn, Amelia, che resta agli arresti domiciliari per problemi di salute. Tutte le altre persone sono profughe della giustizia essendo fuggite o residenti all’estero.

La prima vera reazione di Byron Jerez è stata quella di denunciare, mentre continua a rimanere in prigione, tutte le persone che nella passata amministrazione ricevevano, secondo lui, soldi che venivano dal conto bancario della FDN per integrare i loro stipendi.

La giudice Méndez, accogliendo questo tipo di denuncia ha commesso l’errore di accorpare questa denuncia a quella già esistente della Procura e ciò ha provocato un intasamento che sta ritardando l’intero processo e l’attesa sentenza.

La situazione politica

Ancora più delicata resta la situazione in Parlamento. Per poter togliere l’immunità parlamentare ad Alemàn ed alla figlia sono necessari almeno 47 dei 92 voti, ma soprattutto che la Giunta Direttiva, formata da 5 fedelissimi di Alemàn ed un sandinista, René Nuñez, accettino la richiesta della giudice Mèndez e formino la Commissione ad Hoc per studiare il caso e poi presentarlo in Assemblea per la votazione. La Giunta, nei giorni scorsi, ha immediatamente considerato "non a procedere" la richiesta della giudice con la motivazione che si tratta di un processo politico ed un montaggio orchestrato dal Presidente Bolaños per liberarsi di Alemàn ed impadronirsi del Partido Liberal. A questa decisione è subito seguita quella dello stesso Alemàn, Presidente del Parlamento, di sospendere i lavori fino al 12 settembre e quindi, rinviare qualsiasi decisione.

Tale atto è dovuto anche al fatto che vari membri del gruppo parlamentare liberale stanno cominciando a spostarsi verso il gruppo "Azul y Blanco", che appoggia l’operato di Bolaños e che i sandinisti, finalmente e dopo mesi di silenzio e leziosa attesa per vedere chi dei due contendenti avesse la meglio, hanno proclamato il voto dei loro 38 deputati a favore della desaforaciòn del sempre più sudato e nervoso Alemàn. Secondo gli ultimi calcoli i 47 voti dovrebbero essere già acquisiti e durante la manifestazione proclamata dal FSLN, Daniel Ortega ha già garantito che nei prossimi giorni verrà richiesta una seduta straordinaria del Parlamento per effettuare la votazione tanto attesa e che, se ciò non fosse possibile, lo stesso 12 settembre il FSLN proporrà una votazione per destituire l’attuale Giunta Direttiva e nominarne una nuova. In caso anche questa azione venga in qualche modo impedita, ha detto Ortega, il FSLN con tutta la Convergencia Nacional chiamerà in strada una quantità inimmaginabile di gente che andrà ad occupare il Parlamento in segno di protesta.

Era da molto tempo che non si sentiva un Daniel Ortega tanto combattivo ed un FSLN così presente, ma è importante segnalare come, questo atteggiamento, sia "risorto" solo durante l’ultima settimana e cioè quando la Procura e lo stesso Bolaños avevano messo Alemàn con le spalle al muro grazie anche al notevole aiuto ricevuto dagli Stati Uniti che, sempre di più, stanno spingendo per "eliminare" Alemàn e pacificare il paese. La politica attendista e fin troppo strategica del FSLN, nonostante ora gridi ai sette venti la propria rabbia contro Alemàn e riprenda i toni antimperialisti degli anni ’80 contro gli USA, continua a non convincere ed a volte sembra il classico salto sul carro del vincitore.

Gli USA, la Chiesa, l’Impresa Privata ed Arnoldo

Sempre di più il declino di Alemàn assomiglia a quello di Somoza.

Pur con le dovute differenze, ma c’è da chiedersi cosa sarebbe stato Alemàn se fosse vissuto durante un altro periodo storico ed avesse avuto il controllo dell’Esercito e della Polizia (e qui non finiremo mai di ringraziare la grande opera della Rivoluzione Sandinista per aver formato un Esercito ed una Polizia indipendente ed ancora in parte slegata dal potere politico), l’epopea alemanista ricalca quella somozista e cioè un dittatore, messo a governare dagli Stati Uniti per mantenere la calma nel paese, permettere alle proprie imprese multinazionali di fare i propri comodi sfruttando il paese ed impedire il solito vecchio discorso "dell’arrivo del comunismo" nel loro "patio trasero" (giardino), che sfugge loro di mano inimicandosi tutti i settori della società, meno la Chiesa sempre fedele al potere, che, alla fine, si alleano contro di lui per la voracità, la corruzione, la violenza e l’incapacità a rendersi conto che il tempo passa ed è ora di fare spazio ad altre esperienze. Come allora l’intera società si unisce per spodestare il "dittatore", ognuno con i propri obiettivi ed i propri interessi e gli Stati Uniti lo abbandonano perché, a loro, preme avere un paese "pacificato" e pronto per i vari TLC (Trattato di Libero Commercio), ALCA o Plan Puebla-Panama. Non a caso, in questi giorni, è arrivato in Nicaragua un vecchio falco dell’Amministrazione Reagan, il cubano-gusano Otto Reich, che ora lavora nel Dipartimento di Stato di Bush, a controllare gli avvenimenti e dare il totale appoggio a Bolaños.

Più di vent’anni fa non ci riuscirono perché si scontrarono con un movimento sociale capeggiato dal Frente Sandinista che ribaltò la situazione ed iniziò una grande esperienza a cui tagliarono immediatamente le ali. Oggi la società è prostrata con indici di povertà e disoccupazione che mettono il Nicaragua al penultimo posto in America Latina e tra gli ultimi a livello mondiale e la gente sembra aver perso la forza e l’orgoglio di lottare per un futuro più giusto. Il FSLN si è trasformato ed è diventato, nonostante le impennate di questi ultimi giorni, un partito da Parlamento e sempre meno di massa, molto più attento ai giochi di palazzo ed a mantenere quote di potere che a vivere la triste realtà della gente.

Il futuro

L’ubriacatura antialemanista di questi giorni porterà, probabilmente, alla prossima caduta dell’ex Presidente della Repubblica. Non sembra esserci via di scampo anche se, Alemàn, ha dimostrato più volte di avere sette vite e forse qualcuna di più.

Il futuro, comunque, sembra essere sempre più nero per il paese.

La politica di Bolaños continua ad essere la politica degli Stati Uniti, che in qualche modo mostreranno la fattura per l’appoggio fondamentale che gli stanno dando e del FMI: privatizzazioni, misure palliative e non strutturali per il settore agricolo, apertura totale dei mercati pronti ad essere invasi dai surplus produttivi nordamericani che arriveranno con prezzi bassissimi per i continui sussidi statali, divieto di qualsiasi sussidio ai produttori nazionali.

La fine di Alemàn non è indizio di riattivazione del paese, anzi, siamo in attesa di una nuova invasione mascherata da "opportunità per il futuro".

Oggi più che mai è importante che, i movimenti della società civile che si stanno organizzando e che si sono ritrovati a livello mesoamericano nel 3° Forum qui a Managua, continuino il loro lavoro di coscientizzazione e coinvolgimento della gente per impedire le ultime privatizzazioni, come quella dell’acqua che sembra sempre più vicina e chiedano al governo Bolaños di rispettare le promesse fatte durante la Campagna Elettorale.

E’ un momento cruciale per il paese in cui si sta per definire la sorte del prossimo futuro e sarebbe importantissimo che, anche un partito che continua dirsi rivoluzionario, cominci a togliersi la giacca e cravatta ed indossi ancora una volta la pelle della gente più povera ed abbandonata.