Sono quasi le 18 e il sole sta scendendo velocemente.
Nella "Ciudadela del Nemagòn", a ridosso della Asamblea Nacional, c'è molto
fermento.
Cominciano ad accendersi i primi fuochi per far da mangiare
ed altri per bruciare le erbacce e la spazzatura. C'è ordine e una discreta
pulizia tra le numerosissime capanne costruite con cartoni, tende e plastica
nera.
Nel giro di due giorni è sorto un vero e proprio accampamento
pieno di dignità, nonostante l'evidente povertà che colpisce tutte le migliaia
di persone presenti.
Arrivo per parlare con la gente, per sapere come vanno le
cose, come si stanno organizzando e quali sono le principali difficoltà.
Immediatamente si crea un numeroso cappannello di visi che
ascoltano attente le persone che si decidono a parlare.
Non ci vuole molto per convincerle. Con molte ci si vede e ci
si conosce da tempo e inoltre c'è la voglia di comunicare, di far sapere al
mondo che cosa sta succedendo.
Poco distante, due ragazzi del Colegio Hispano-Americano
stanno filmando e parlando con altre persone. Vogliono organizzare una mostra e
una proiezione all'interno della propria scuola per raccogliere fondi e comprare
alimenti per i bananeros.
E' un primo importante segnale che la solidarietà del popolo
nicaraguense si sta attivando.
Per il momento si sono fatti presenti alcuni gruppi di
religiosi, tra cui padre Antonio Castro, storico sacerdote da sempre legato alla
rivoluzione ed alle comunità di base, l'organizzazione Popol Na diretta dalla ex
comandante guerrigliera Monica Baltodano, il Centro Nicaraguense de Derechos
Humanos (Cenidh) che, in collaborazione con la Procura dei Diritti Umani, gli
studenti universitari e altri organismi della società civile, inizieranno un
piano di azione per far pressione su governo e Parlamento affinché accolgano le
richieste dei bananeros.
Anche i mezzi d'informazione continuano a farsi presente
nell'accampamento raccogliendo testimonianze e pubblicando le notizie.
L'Associazione Italia-Nicaragua, oltre alle attività che si
svolgeranno in Italia, ha stanziato una somma per l'acquisto di plastica nera
indispensabile per la costruzione dei tetti e delle pareti delle capanne e a
breve, inizierà l'acquisto dei medicinali più urgenti che cominciano già a
scarseggiare.
Le condizioni non sono comunque facili in questa torrida
estate.
"La Ciudadela del Nemagòn"
Cristòbal Garcìa, un anziano bananero, comincia senza indugi
"Ci stiamo lentamente sistemando, anche se le condizioni sono quelle che sono.
Molta gente comincia a soffrire di dolori e soprattutto di problemi di stomaco.
Il Ministero della Sanità (MINSA) ha messo a disposizione un dottore che viene
tutti i giorni dalle 8 alle 12, ma alla fine non ha mai medicine da darci, per
cui si ripete la storia di sempre. Ti danno una ricetta ma nessuno ha soldi per
comprare.
Prima della partenza abbiamo detto alla gente di portarsi
delle medicine, ma stanno finendo e quindi cerchiamo di condividerle con chi non
ne ha più.
Stiamo aiutandoci anche con la medicina naturale. Qui è pieno
di eucalipto e quindi facciamo tisane, impacchi e infusi da aspirare
con le foglie per chi ha tosse e catarro.
Abbiamo acqua potabile e quattro bagni, ma per quasi 5 mila
persone sono davvero pochi.
Per fortuna è arrivata la plastica nera e come vedi, la
maggior parte riesce già a ripararsi. Manca ancora per un 30% della gente.
Per quello che riguarda gli alimenti, ci sono vari gruppi che
cominciano ad aiutarci e quindi il cibo per ora non ci manca.
E' una situazione difficile, ma da qui non ci
muoviamo".
Il discorso va immediatamente sul piano delle loro
richieste.
Hilario Calero e Denis Zapata non nascondono il loro
scontento. "L'impressione che abbiamo è che il governo e i deputati stiano
cercando di evitarci. Ieri è venuto il Ministro Augusto Navarro e abbiamo fatto
un'assemblea. Alla fine la discussione è stata forte perché non diceva niente.
Il discorso è sempre lo stesso. Che non ci sono i soldi, che lui non c'entra e
ha anche detto che se le cose peggiorano abbandonerà l'incarico.
Proprio di oggi è la notizia che i deputati si aumenteranno
lo stipendio. Per loro, quindi, i soldi ci sono, ma per i poveri, per i
contadini, il proletariato, non c'é mai niente.
Oggi dovevamo anche consegnare il progetto di legge per la
Pensione vitalizia, ma la Prima Segreteria della Asamblea Nacional non ci ha
ricevuti, facendoci dire da un incaricato era dovuta andare in ospedale ed ora
non sappiamo quando potremo presentarlo.
Ci stanno evitando e c'è qualcosa di strano che sta
succedendo".
Le voci si sovrappongono. Ognuno vuole dire la sua, vuole
partecipare e il gruppo s'ingrossa.
Luis Manuel Martìnez, leader degli ex lavoratori della caña
de azucar, parla con sicurezza.
"Non so cosa ci sia sotto, ma stanno preparando qualcosa. Noi
siamo decisi ad andare fino in fondo e staremo qui indipendentemente dal tempo
che ci vorrà. Siamo varie organizzazioni.
I bananeros ammalati, i lavoratori della canna da zucchero,
il Movimiento Pro Vivienda e le organizzazioni a cui spettano gli utili del 25%
di alcune imprese del banano e della canna da zucchero.
Ci siamo uniti perché è l'unico modo per far sentire la
nostra voce e resteremo qui fino a che non verranno risolte le problematiche di
tutti i settori.
Per i pesticidi usati nell'Ingenio San Antonio
(zuccherificio) sono morte quasi mille persone per insufficienza renale cronica.
I bananeros morti sono già 842. In totale sono quasi duemila persone e questo
non lo possiamo accettare.
Siamo una grande forza e il governo lo sa perfettamente e non
lo faremo dormire tranquillo".
Interviene ancora Hilario per parlare della dichiarazione
della Dole.
"E' una cosa assurda, criminale. Il Nemagòn ha causato molto
di più della sterilità e loro sanno che hanno infettato migliaia di persone, ma
continuano a negarlo. Sappiamo anche che stanno cercando di fare pressione sulla
Asamblea per derogare la Legge 364 e questo sarà uno dei temi della nostra
lotta. Governo e deputati vengono da noi solo quando sono in campagna
elettorale. Lì sì che contiamo qualcosa. Ci promettono un sacco di cose e poi
resta tutto come prima. La nostra unità sarà la nostra forza".
Ormai è buio e in tutto l'accampamento risplendono i fuochi
su cui stanno cucinando.
Il gruppo si disperde salutando e ci si dà appuntamento a
domani.
Siamo al quarto giorno di permanenza, a 14 giorni dalla
partenza da Chinandega e il morale è alto come non mai, nonostante le
difficoltà.