Dal giorno 8 marzo,
gruppi di sindacalisti, organizzazioni popolari, studenti e donne, si sono
riuniti per mostrare il proprio rifiuto alla ratifica del Trattato di Libero
Commercio Usa-Centroamerica e Repubblica Domenicana
(CAFTA).
Si sono concentrati attorno al Parlamento del Guatemala, perché barricate di
poliziotti e corpi speciali bloccavano l’entrata al Parlamento, poiché i
congressisti avevano in programma l’approvazione del TLC.
Da parte del Governo Non Esiste nessuna volontà di dialogo.
La protesta dei
manifestanti è stata fino al momento pacifica, tuttavia
Come organizzazioni della società civile chiediamo alle Organizzazioni Internazionali che si uniscano a questa giusta lotta.
I funzionari pubblici stanno facendo uso del loro potere per fare del nostro paese quello che preferiscono in beneficio degli Stati Uniti e delle loro multinazionali.
Il giorno 9 marzo 2005, il Parlamento guatemalteco (Congresso della Repubblica) riunito
in assemblea per approvare gli accordi del Cafta, non ha ascoltato le richieste delle organizzazioni popolari riunite a manifestare in piazza.
Le organizzazioni indigene, popolari e sindacali, che da ieri stanno manifestando per le strade della capitale, chiedevano ai deputati che la decisione sull’approvazione del TLC-Cafta fosse presa dopo una consulta popolare.
L'approvazione degli accordi di libero commercio tra Centroamerica e Stati Uniti prevede l'approvazione di una serie di proposte di legge fatte su misura del neoliberismo e per l’invasione dei prodotti statunitensi sul mercato centroamericano.
Nella giornata di oggi i deputati del Congresso della
Repubblica hanno
approvato la prima proposta di legge di riforma alla Legge di Proprietà
Industriale, per cui verrà abolita la legge che
permette l'uso in Guatemala di
farmaci generici. La battaglia sui farmaci generici era stata portata avanti
con
successo negli scorsi anni da Rigoberta Menchù fino ad essere approvata lo
scorso anno.
Nel tentativo dei manifestanti di occupare
la sede del Congresso, lo scontro
con la polizia ha prodotto fino ad ora 11 feriti, di cui
e 16 dispersi durante la fuga. Le manifestazioni continueranno nei prossimi
giorni. Il movimento sociale ha indetto uno sciopero generale il 14 marzo in
seguito alla non accettazione da parte del Congresso della proposta di sottoporre la decisione sul TLC ad una consulta popolare.
Flavio Tannozzini
Il Guatemala si è
trasformato ieri nel terzo paese della regione a ratificare il CAFTA,
nonostante le proteste di diversi settori sociali che si sono opposti all'accordo.
Dopo più di tre giorni di intense negoziazioni tra i
blocchi legislativi maggioritari, ed in mezzo a violente proteste del movimento
sociale, il Parlamento guatemalteco ha approvato “con urgenza nazionale” la
ratifica del TLC con gli Stati Uniti.
Con l'appoggio di 126 dei 158 deputati della Camera,
il Parlamento ovviò il procedimento normale di approvare una legge in tre
letture, ratificandolo con carattere d'urgenza.
Dei 138 legislatori che hanno partecipato alla sessione, solo i dodici appartenenti ai partiti di sinistra hanno votato contro. I deputati guatemaltechi hanno tardato più di quattro ore per arrivare alla votazione finale.
Il Salvador era stato il primo paese della regione a ratificare il trattato commerciale il passato mese di dicembre, mentre l'Assemblea Legislativa dell’Honduras l'ha approvato la settimana scorsa con 123 voti a favore dei 128 disponibili.
Questo trattato è stato approvato nonostante l'opposizione di diversi settori sociali che considerano che attenta ai diritti dei più poveri.
Per questi fattori, il CAFTA porterà solo benefici alla gran impresa di questo paese.
Il Governo, funzionari del Governo e rappresentanti dell'impresa privata hanno espresso la loro soddisfazione per la decisione del Parlamento e il Presidente Ricardo Maduro è stato uno dei primi a congratularsi con i deputati per la decisione presa.
Secondo Maduro, il TLC rappresenta per l’Honduras “crescita economica, generazione di lavoro, crescita dell'agroindustria e la maquila”.
COMUNICATO
DI STAMPA
Il Movimento Indigeno, Contadino, Sindacale e Popolare (MICSP), di fronte all'irresponsabile ratifica del Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti, da parte del Congresso della Repubblica, in contubernio con l'imprenditoria nazionale e sotto le vergognose pressioni dall'Ambasciata degli Stati Uniti in Guatemala:
Convoca al Grande Sciopero Nazionale questo lunedì 14 Marzo
CHIAMA TUTTE LE ORGANIZZAZIONI ED IL
PAESE IN GENERALE, A PARTECIPARE MASSICCIAMENTE ALLE AZIONI DELLO SCIOPERO
NAZIONALE CHIEDE AL SETTORE COMMERCIO DI CHIUDERE LE SUE PORTE, E DAVANTI ALLE MINACCE DIRETTE E VELATE DEL GOVERNO DI REPRIMERE LO SCIOPERO NAZIONALE, CHIEDIAMO AI GENITORI DI NON INVIARE I PROPRI FIGLI A SCUOLA, ED AGLI AUTOTRASPORTATORI URBANI ED EXTRAURBANI DI FERMARE I PROPRI MEZZI |
PERCHÉ LO SCIOPERO
NAZIONALE?
IN PRIMO LUOGO. Per respingere e condannare la ratifica del Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti, deciso dal Congresso della Repubblica, perché: Attenta contro la sovranità nazionale, la vita e la salute del paese; perché permetterà il saccheggio delle risorse naturali del paese da parte di imprese transnazionali; perché ridurrà gli impieghi e le entrate della classe lavoratrice delle campagne e delle città; perché colpirà la piccola e media impresa urbana, la piccola economia caontadina ed indigena, e perché aumenterà le condizioni di povertà della maggioranza del paese.
SECONDO. Per condannare l'atteggiamento dei deputati e
partiti politici che tradendo il Guatemala ed essendo fedeli a chi finanzia le loro campagne elettorali, ratificarono il
Trattato di Libero Commercio, specialmente
TERZO. Per denunciare le sporche negoziazioni che hanno realizzato
i caciques dei
partiti politici Álvaro Colom
Caballeros, della Unidad Nacional de
QUARTO. Per ratificare le nostre domande, esposte dal 12 di ottobre di 2004 relazionate con: a) La risoluzione della problematica agraria e la promozione dello sviluppo rurale, b) Lo stabilimento di una politica fiscale e preventiva più giusta ed equa, c) Il rispetto e promozione dei diritti economici, sociali, politici e culturali della popolazione guatemalteca in generale e soprattutto delle popolazioni Indigene, d) La definizione di una politica salariale, di creazione di posti di lavoro e di libertà sindacale che garantisca lo sviluppo sociale ed organizzativo dei lavoratori della zona rurale e della città.
POR
MOVIMIENTO
INDÍGENA, CAMPESINO, SINDICAL Y POPULAR
–MICSP-
Guatemala, 11 de marzo de 2005.
CNOC, CNP-TIERRA, CNSP, COS, UASP, UNSITRAGUA, CGTG, UGT, CONGCOOP, STEG, ASAMBLEA NACIONAL DEL MAGISTERIO, MOVIMIENTO GUATEMALTECO DE POBLADORES, MESA GLOBAL, WAQIB` KEJ, ASIMEM, HIJOS, Y MOVIMIENTO 20 DE OCTUBRE
DONNE SALVADOREGNE ESIGONO UGUAGLIANZA E STOP ALLA VIOLENZA
(SIEP) Migliaia di donne sono scese per le strade della capitale per esigere la fine della violenza contro le donne e per denunciare le politiche antipopolari e contro le donne del presidente Antonio Saca.
La mobilitazione, per commemorare il Giorno Internazionale
della Donna, è stata convocata congiuntamente dal settore delle donne del Bloque Popular Social
e del Frente Farabundo Martí para
Guadalupe Erazo, dirigente del Bloque Popular Social, ha manifestato che “in questo giorno manifestiamo il nostro rifiuto alle politiche implementate dal presidente Saca che è il responsabile del fatto che le donne stiano affrontando una delle crisi più acute nel nostro paese”.
Ha aggiunto che “non c'è denaro, non c’è lavoro, i salari sono stagnanti, le medicine care, non c’è copertura sanitaria negli ospedali né educazione per i nostri figli e figlie, siamo il settore più colpito dalle misure di questo governo corrotto e repressivo di Antonio Saca”.
Ha Puntualizzato che “la fame invade le nostre famiglie e
la violenza sociale si è moltiplicata,
“La cosa peggiore” – ha continuato - “è che il governo sta attentando contro le nostre organizzazioni sociali e le nostre leader. Ci sentiamo come perseguitate, minacciate, per la lotta che realizziamo per la salute e l’educazione, per l’acqua nelle nostre comunità, per il lavoro, per la dignità e l'uguaglianza”.
“Manifestiamo il nostro rifiuto rotondo al Piano Opportunità di Antonio Saca, per essere demagogico e populista e una presa in giro per il popolo salvadoregno, poiché pretende ripartire briciole senza importargli la crisi economica e sociale in cui viviamo”.
Da parte sua, María Isabel Villegas, dirigente dell'Associazione Cristiana Femminile (ACF) indicò che “stiamo manifestando affinché si riconoscano i nostri diritti come donne in questa società maschilista, androcentrica, di natura patriarcale.
Ci pronunciamo per una trasformazione radicale della nostra società, per la rottura di questo sistema capitalista che è la radice dell'oppressione di genere e di classe e per la costruzione di una nuova società in cui la donna e l'uomo godano di uguali diritti, per il socialismo”.
“È per questo motivo” – ha segnalato - “che celebriamo questo giorno, come un riconoscimento alle lavoratrici negli Stati Uniti che furono represse da questo sistema capitalista. Il violetto è simbolo di lotta, simbolo di disubbidienza, simbolo di questa marcia che realizziamo in tutto il mondo per esigere giustizia ed uguaglianza”.
Tra i principali slogan che si sentivano c’erano: “Presidente Saca, non menta più... le donne esigono rispetto! Che cosa esigono le donne? Stop alla violenza, e punizione per gli aggressori...!
Che cosa esigono le donne? Lavoro e salario degno... educazione e salute gratuite... per l'uguaglianza dei diritti... le donne in lotta!”
IL CONSIGLIO DEI PROCURATORI CENTROAMERICANI RICONOSCE GLI SFORZI DEL MONITORAGGIO REGIONALE SUGLI OGMS ED ESORTA I PARLAMENTI DELLA REGIONE A RATIFICARE IL PROTOCOLLO DI CARTAGENA.
I Procuratori di El Salvador, Nicaragua e
Più di 70 Gruppi di ambientalisti, di consumatori,
di agricoltori, di sindacati e dei diritti umani dei sei paesi del Centro
America e dei Caraibi denunciarono la presenza non autorizzata di transgenici
negli invii di aiuti alimentari da parte del Programma Mondiale degli Alimenti
(PMA), e nelle importazioni commerciali di alimenti provenienti maggiormente
dagli Stati Uniti.
Gli aiuti alimentari sono stati identificati come la via principale per l’introduzione dei transgenici nella maggior parte dei paesi della regione. In quattro dei paesi della regione centroamericana: Nicaragua, Honduras, El Salvador e Guatemala, tutti i campioni degli aiuti alimentari sono risultati positivi, dove la presenza dei transgenici in alcuni casi è stata superiore al 70%. Allo stesso modo per la prima volta è stata confermata la presenza di StarLink negli aiuti alimentari nella regione centroamericana. StarLink non mai è stato autorizzato per il consumo umano per l’alto potenziale allergico della proteina che contiene.
Il mais, chiamato StarLink, è stato modificato per contenere un gene del batterio “bacterium Bacillus thuingiensis”, il quale produce la proteina -Cry9C-, tossica per alcuni insetti piaghe del mais. L’Agenzia degli Stati Uniti per l’Amministrazione degli Alimenti e Medicine (FDA) non ha approvato il mais StarLink per il consumo umano dovuto all’alto potenziale allergico del Cry9C.
Vedere la pagina Web http://www.fda.gov/fdac/features/2001/201_food.html
Questo mais inizialmente fu
autorizzato per l’alimentazione animale dalle autorità competenti negli Stati
Uniti, ma successivamente fu trovato nell’anno
Otto giorni dopo la denuncia, nell’ambito della 39° Riunione del Consiglio dei
Procuratori e dei difensori Centroamericani, il Centro Nicaragüense
dei Diritti Umani (CENIDH) e il Centro Humboldt, come
rappresentanti dell’Alleanza Centroamericana per
I Procuratori hanno fatto conoscere nella loro dichiarazione ufficiale, che riconosceva gli sforzi della Società Civile ed hanno promesso di realizzare più monitoraggi; così come hanno esortato i poteri legislativi che non hanno firmato o ratificato il Protocollo di Cartagena ad accelerare questi processi.
“
Allo stesso modo El Salvador, Costa Rica e Nicaragua, hanno emesso una
risoluzione dove si sollecitano i loro Governi a
emettere una moratoria e a prendere misure legislative e di controllo che
garantiscano la protezione della popolazione di questi paesi.
Risoluzioni dei procuratori in: http://www.humboldt.org.ni
Per informazioni:
En Nicaragua, Julio Sanchez,
Centro Humboldt, Tel: +505 250 6454 o
+505 6269504 , biodiversidad@humboldt.org.ni
En Guatemala, Mario Godinez, CEIBA, Tel: +502
7839 6033 or +502 7839
10 33 or +502 5718 28 40, ceibauno@terra.com.gt
En El
Salvador, Dr.Ricardo Navarro, CESTA Tel: +503 220
3000,
cesta@cesta-foe.org
En Honduras, Dr. Juan Almendarez , Madre Tierra Tel: +504 237 5700,
atoldeelote@hotmail.com
En Costa Rica, Isaac Rojas, COECOCEIBA, Tel: +506 399
7203,
gavitza@rasca.co.cr Fabian Pacheco, AESO, Tel: +506
810 9999,
ecologismoprofundo@hotmail.com
Perù
Il lato oscuro di un presidente
14 agosto del 1985: 62 contadini vengono uccisi da una pattuglia dell’esercito peruviano comandata dal sottotenente Telmo Hurtado Hurtado. Il massacro avviene ad Accomarca, nella provincia andina di Ayacucho dove è nato Sendero Luminoso.
Pochi giorni prima, il 28 di luglio era salito al potere Alan Garcia, esponente della sinistra moderata.
Il medesimo 14 agosto il movimento dei Tupacamaros aveva annunciato una tregua di un anno per aprire una porta di dialogo con il nuovo governo, mentre Sendero Luminoso aveva optato per la continuazione della lotta armata.
Il 27 agosto 1985, altri 59 contadini vengono massacrati dall’esercito a Umaro e Bellavista, nella provincia di Ayacucho.
Gli anni successivi (sotto la
presidenza di Garcia prima e di Fujimori
poi) vedranno l’intensificarsi del conflitto interno in un susseguirsi atroce di abusi e stragi: 69.000 le vittime civili secondo
3 febbraio 2005: il giudice Cristina Olazabal denuncia l’ex presidente Alan Garcia per delitto di omissione nel caso del massacro di Accomarca. Nella denuncia include anche il comandante José Williams Zapata e il maggiore Telmo Hurtado.
La denuncia provoca un putiferio essendo Alan Garcia tuttora una figura di primo piano, candidato alle elezioni presidenziali del 2006.
Il suo avvocato arriva ad accusare il giudice Olazabal di essere stata una “dirigente rossa e pro-senderista”, mentre altri esponenti del suo partito dichiarano che chi parla di diritti umani in realtà è pro-senderista.
Di fronte al linciaggio morale del giudice, il 18 febbraio 150 familiari delle vittime hanno organizzato una marcia per le strade di Ayacucho con un presidio al palazzo della Corte Superiore di Giustizia.
Il 25 febbraio l’avvocato Gloria Cano, esponente di primo piano del movimento per i diritti umani in Perù, ha specificato che la responsabilità di Alan sta nell’essere stato a capo del sistema di difesa nazionale, dove si elaboravano le tattiche della lotta contro le organizzazioni guerrigliere.
Attualmente, in vista delle elezioni, Alan Garcia sta tessendo alleanze con ex esponenti della dittatura fujimorista ...
(Fonti:
FMLN denuncia piano per assassinare Schafik Handal
Il Frente Farabundo Martí per
“Individui di organi dello Stato programmano l'assassinio. Quello che si sta sviluppando è un attentato sul compagno Schafik Handal. Abbiamo conoscenza che qualche apparato, alcuni individui che appartengono ad organi dello Stato, sono implicati in questa situazione”, ha denunciato in conferenza stampa il coordinatore generale del FMLN, Medardo González.
Il dirigente efemelenista non ha voluto rivelare i nomi degli autori intellettuali della trama criminale, ma ha rivelato che hanno inviato una lettera al presidente del Salvador, Elías Antonio Saca, sollecitando le garanzie per la vita di Handal.
“Abbiamo avuto informazione di fonti che meritano di ogni credito che è in funzione un piano per attentare alla vita del compagno Schafick Jorge Handal”, esprime la missiva la cui copia è stata distribuita ai mezzi di comunicazione.
Il leader rivoluzionario, di 74 anni, è stato l'ultimo segretario generale del Partito Comunista Salvadoregno, prima di dissolversi insieme agli altri quattro raggruppamenti guerriglieri e fondare il FMLN. Attualmente Handal, è il capo del gruppo parlamentare del FMLN nel Congresso.
Blanca Flor Bonilla, deputata del FMLN e
membro della Commissione Politica del partito, ha detto
che “non sappiamo se quest'azione è prossima ad eseguirsi, ma ci sembra che sia
grave e per questo motivo abbiamo inviato una lettera al presidente Saca.
Bonilla ha detto che questa è la terza occasione in
cui il FMLN sa che si pianifica un attentato contro Handal,
poiché due delle minacce avvennero durante la campagna per le elezioni
presidenziali del marzo 2004.
Una beffa per i parenti dei desaparecidos
Alcuni giorni fa è stata scritta
una delle pagine più nere nella storia dei diritti umani in Guatemala.
Questo provvedimento, oltre che
discutibile, ha sorpreso l'opinione pubblica, soprattutto dopo la recente
sentenza relativa al caso del villaggio di Xaman. Nell'ottobre del 1995 infatti
l'esercito guatemalteco assassinò vecchi, donne e bambini senza alcuna
apparente giustificazione, ma questo crimine non era rimasto impunito, tanto
che il processo si era concluso con pene inflitte a soldati e ufficiali che
avevano raggiunto anche i 40 anni di carcere, tanto da essere giudicato come un
passo significativo in tema di diritti umani nella storia di questo tormentato
paese.
La sconcertante decisione della Corte Costituzionale è stata presa sulla base di una legge di amnistia che dichiara non più
condannabili alcuni reati commessi durante la guerra civile protrattasi dal
1960 al 1996 e che ha ritenuto non valide le testimonianze dei sopravvissuti
alla strage. L'impunità garantita ai soldati accusati del massacro non solo è
"scandalosa", come ha dichiarato alla Misna
il commissario presidenziale per i diritti umani Frank
Inoltre, particolare da non sottovalutare, l'amnistia per i militari sembra quasi avallare l'operazione sistematica denominata "tierra asada" perpetrata dall'esercito durante i 36 anni di guerra civile e consistente, come nel caso del villaggio di Dos Erres, nell'uccidere in modo indiscriminato la popolazione per il suo presunto appoggio alla guerriglia.
Per quanto il presidente Berger persegua, in linea con la sua attività di imprenditore, una politica apertamente liberista, la partecipazione di Rigoberta Menchù al suo governo nel ruolo di ambasciatrice per la pace con delega speciale per la questione indigena sembrava aver aperto una speranza in tema di diritti umani. Se il quotidiano lavoro del Premio Nobel è dedicato ai desplazados, alle comunità delle popolazioni in resistenza e alla questione del risarcimento ai parenti delle vittime della guerra civile, una buona parte degli omicidi finiscono ugualmente per rimanere impuniti poiché una parte della nuova classe dirigente è comunque rimasta legata ai personaggi che hanno governato il Guatemala durante il periodo della guerra civile, e quindi le popolazioni maya vivono in uno stato di insicurezza e nel continuo timore di una eventuale repressione nei loro confronti.
MASSACRO ALLA RESIDENZA DELL’AMBASCIATORE GIAPPONESE A LIMA
UN PICCOLO PASSO CONTRO L’IMPUNITA’
Si tratta di un piccolo passo in avanti nella faticosa marcia contro l’impunita’ e l’indifferenza.
Nell’agosto del 2002 le autorità peruviane avevano deciso di sottoporre il caso al tribunale militare che nel dicembre del 2003 lo aveva archiviato. (Expreso, 18-3-2004)
Il 25 marzo 2004 il giudice Pablo Sanchez aveva rifiutato la richiesta di arresto nei confronti dell’ex direttore dell’Unita’ Sanitaria della Polizia, Martin Solari, che aveva occultato i rapporti relativi alle autopsie dei corpi dei tupacamaros uccisi. (Peru 21, 25-3-2004)
L’11 maggio del 2004 Amnesty International aveva denunciato che la decisione del Consiglio Supremo della Giustizia Militare di archiviare il caso, dimostrava come l’uso dei tribunali militari permetta di “perpetuare il circolo vizioso dell’impunità nei casi di violazioni dei diritti umani da parte di agenti dello Stato”.
Nella sua denuncia Amnesty aveva
fatto riferimento anche alla presa posizione della Commissione per
Nell’ottobre del 2004 il giudice Jorge Barreto aveva ordinato la scarcerazione per decorrenza dei termini di Vladimiro Montesinos, accusato di essere il mandante del massacro.
L’avvocato Gloria Cano dell’associazione per i diritti umani peruviana Aprodeh aveva dichiarato che, ancora una volta, il sistema giudiziario peruviano dimostrava la sua inefficacia e che questo caso non può essere trattato come un caso semplice trattandosi di un delitto di lesa umanità (El Comercio, 20-10-2004).
L’occupazione della residenza dell’ambasciatore giapponese a Lima avvenne nel dicembre 1996 e si concluse violentemente nell’aprile del 1997 con l’intervento delle teste di cuoio dell’allora presidente Fujimori (ora sotto accusa per corruzione e violazioni dei diritti umani).
Dall’inizio vi furono proteste per le uccisioni a freddo dei guerriglieri avvenute dopo la loro resa.
La denuncia fu portata avanti formalmente dall’allora diplomatico giapponese Hidetaka Ogura secondo il quale vi furono numerosi altri testimoni che videro i guerriglieri arresi: si tratta di diplomatici, imprenditori, magistrati, anche loro ostaggi nella residenza.
(A nessuno degli ostaggi fu torto un capello durante tutto il periodo dell’occupazione. L’unica vittima peri’ durante l’operazione militare di Fujimori).
Il governo Toledo, incaricato di riportare la democrazia in Perù, ha promosso indagini sulle uccisioni, facendo disseppellire i corpi e sottoponendoli allo studio di un’équipe forense. Qui sotto riportiamo i risultati delle autopsie resi noti nel dicembre del 2003.
Risultati dell’équipe forense:
Eduardo Cruz Sanchez (detto Tito)
La testa era iperflessa quando ha ricevuto il colpo tiratogli dal lato. Chi ha sparato doveva stare più in alto della vittima. Presentava poi una lesione alla caviglia destra che non mostrava infiammazione, da che si deduce che sarebbe stato catturato prima di essere ucciso.
Nestor Cerpa Cartolini
Ha ricevuto 11 proiettili sparati da dietro e da davanti, così come dall’alto al basso. Ha poi una perforazione nella parte posteriore del collo.
Rolly Rojas Fernandez
Presenta
due buchi al lato posteriore destro della testa e altri due alla nuca. Ha
ricevuto i colpi dal basso all’alto, cioè quando già
era sottomesso. Aveva anche un’altra perforazione alla nuca, però il proiettile
lo ha colpito quando aveva il collo inclinato, la
testa girata verso destra e la bocca aperta.
Bosco Honorato Salas
E’ stato colpito dall’alto con due proiettili al lato frontale e destro della testa.
Edgard Huamani Cabrera
Prima è stato colpito da un colpo alla testa, poi gli hanno
sparato alla parte sinistra del naso, per dargli infine il tiro di grazia alla
nuca.
Eber Borda Hurtado
Ha
ricevuto uno sparo alla nuca dopo aver ricevuto cinque
proiettili ai lati sinistro e destro della testa quando si trovava di
spalle rispetto a chi ha sparato.
Ivan Meza Espiritu
E’stato colpito alle spalle al lato destro della testa e poi con un colpo alla nuca.
Alejandro Huamani Contreras
Ha
ricevuto il tiro di grazia alla nuca dopo essere stato colpito da dietro al
lato sinistro.
A CARTAGENA
UNIONE
EUROPEA-COLOMBIA: RELAZIONI PERICOLOSE
(Tratto da Liberazione)
Si è aperta ieri a Cartagena
Una divisione
dei compiti che ricorda “il bastone e la carota”. La strategia di cooperazione
europea è stata in questi anni
profondamente contraddittoria, nonostante i forti richiami del Parlamento di Strasburgo e della
Commissione al rispetto dei
diritti umani da parte del governo colombiano.
La strategia dei “Laboratori” è infatti l’elevazione a dogma della cosiddetta “resistenza della società civile contro gli
attori armati”, perorata fino
alla nausea dai generali. Gli alti comandi non si stancano di ripetere che «44 milioni di colombiani che vogliono il
bene, devono unirsi all’esercito
per vincere 30.000 violenti» (leggi le guerriglie), un tentativo di arruolare il rifiuto alla guerra in una
funzionale militanza contro le FARC e l’ELN. Nella
pratica, i paramilitari, con l’appoggio dell’esercito,
provvedono a “ripulire” con il terrore le zone
dal conflitto sociale, vi si insediano ed
eleggono i loro “rappresentanti
istituzionali”, della “società civile”, creano “organismi non governativi”, ed in alcuni casi clamorosi
prendono in mano
addirittura il sindacato. Si “fa! nno Stato” e “società civile”, legittimati a “negoziare” ed a ricevere fondi
internazionali.
La regione del
Meta
Vale la pena ricostruire la storia di un
progetto per capirne i reali
beneficiari.
Uno dei casi, in cui agiscono i “laboratori di
pace” è quello del Meta, culla del
paramilitarismo degli squadroni della ! morte,
strumento di contenimento
dei movimenti contadini di sinistra nella zona.
Curiosamente,
grazie alle pressioni del governo e del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), proprio alla vigilia
della Presidenza Uribe,
venne assegnato il “premio nazionale di pace
Il
Magdalena Medio
Facciamo un
passo indietro. Il primo “Laboratorio di Pace” è il figlio putativo della marcia contadina nella regione del Magdalena Medio nell’agosto 1998. Il governo Pastrana
si era appena insediato dopo aver vinto le
elezioni anche grazie alla famosa foto in cui il suo collaboratore Víctor G. Ricardo,
appariva al fianco di Manuel Marulanda,
comandante in capo delle Farc.
Nei primi giorni del suo governo Pastrana
cercò di capitalizzare (via
Onu) quella foto. Fu così che quando i contadini del c! entro della
Colombia diedero il loro “benvenuto” al governo marciando nella città di Barrancabermeja,
Pastrana dovette rinunciare di ricorrere alla repressione e fu obbligato a
negoziare davvero. Le organizzazioni contadine
riuscirono a strappare un piano di sviluppo integrale della zona del
Magdalena Medio. Un piano che, attraverso i fondi dell’Unione Europea per il primo “Laboratorio
di Pace”, cercava di innescare uno sviluppo
partecipato e di riequilibrare la drammatica
ingiustizia agraria (l’indice Gini di concentrazione
della proprietà è superiore all’85 %). Ma i fondi, arrivati nel 2001,
non furono dati ai contadini che li avevano
ottenuti grazie alla mobilitazione.
Il governo, timoroso della forte autonomia campesina
e con l’appoggio della Commissione Europea,
consegnò i primi 37 milioni di euro all’allora piccola
Ong del sacerdote gesuita Francisco Deroux, da sempre tollerante con il paramilitarismo. Un
settore della Chiesa cattolica finiva così per utilizzare risorse piovute dal
cielo. Il
religioso non perse tempo nel
benedire le neonate “organizzazioni non governative” create dai
paramilitari e dai servizi di sicurezza dello Stato colombiano, dando loro finanziamenti senza alcun
controllo serio. Da quel momento
i fondi non solo non sono arrivati ai contadini, ma al contrario sono stati serviti su un piatto d’argento ai loro sica! ri. E¹
così che i contribuenti europei hanno finanziato
in parte la conquista paramilitare di
Barrancabermeja e del Magdalena
Medio. Non basta: un’altra parte
delle risorse è stata utilizzata per un esperimento di mini-fondi coltivati a! palma
africana per la produzione di olio, un progetto fortemente sponsorizzato dalle multinazionali
dell’agro-alimentazione che, lungi dal
contribuire all’autosufficienza alimentare,
serve anche per occultare il finanziamento del paramilitarismo.
Pressioni sulla Unione Europea (UE)
Il fatto che i laboratori si concilino con la
sua politica neoliberale e di guerra,
non basta al presidente Uribe, che vuole disfarsi di qualsiasi voce
critica anche negli uffici della Ue a Bogotà. Il
governo ha aumentato le pressioni affinché la
cooperazione europea si pieghi a quella statunitense, attraverso l’Agenzia Colombiana di
Cooperazione Internazionale
e della “Rete di Solidarietà Sociale” (entrambe dirette dal cortigiano di Uribe, Luis Alfonso Hoyos). Un pressione esercitata accusando di “mancata trasparenza” la decisione di assegnare
all’italiana Nomisma e
ad una Ong del belpaese il
contratto di assistenza
tecnica europea per le tre zone comprese nel secondo Laboratorio. Certo la necessità di trasparenza ci trova d’accordo.
Peccato che esista un’indagine della
magistratura colombiana nei confronti dello
stesso Hoyos, accusato di aver
stornato i fondi destinati ai
contadini sfollati a favore della costruzione di un campo sportivo nel suo paese natale. L’attacco del governo appare
avere un unico scopo reale: fare in modo che le
risorse europee vadano a sommarsi a quelle della
Banca Mondiale. Ciò significa ad esempio che, nel contesto
dei Paesi andini produttori di coltivazioni illecite (come la
coca), la politica europea sulle droghe dovrà
cambiare, allineandosi alla “guerra
alla droga” made in Usa che prevede sradicamento forzato delle coltivazioni, repressione indiscriminata, fumigazioni
con glifosato della Monsanto. Una scelta che è
l’antitesi di quello che avrebbero dovuto rappresentare i “Laboratori” presentati come
progetti di sviluppo alternativo.
I guardaboschi
Nei piani dei governi di Washington e Bogotà la
divisione dei fondi è chiara: loro
forniscono i soldi per armi e soldati, mentre Bruxelles finanzia la “politica sociale”. Il
cosiddetto “ritorno” e l’appoggio alle “famiglie dei guardaboschi”. Di
che si tratta? Il “ritorno” è quello dei
contadini espulsi dalle loro terre, a cui è permesso tornare, però solo nelle zone controllate dai paramilitari a lavorare
in condizioni di lavoro feudali.
Parallelamente, con il pretesto “ambientalista”,
si è messo in piedi il progetto di aiuti alle
“famiglie di guardaboschi” (finanziato anche dall’Italia).
Un piano che ha un preciso scopo:
insediare i paramilitari sul territorio e consolidarne il controllo, ampliando in ambito rurale la cosiddetta “rete di
un milione di informatori”, parte centrale della dottrina “comunitaria” e
di “sicurezza democratica” del presidente Uribe per reprimere e criminalizzare la protesta sociale. Ma
qualcosa sfugge al suo controllo. Ieri il
parlamento colombiano ha deciso di interrompere il dialogo con il governo, opponendosi alla proposta di legge che avrebbe
dovuto regolare la “smobilitazione” dei
paramilitari e far ripartire i “negoziati
farsa” di Santa Fe di Ralito. Il governo Uribe si presenta a Cartagena sempre più screditato ed in difficoltà. L’ambizioso
obiettivo è quello di una cooperazione apertamente
funzionale alla sua strategia contro-insurrezionale,
di concentrazione della proprietà terriera, di strapotere delle multinazionali. Sta all’Europa, con le
risorse dei suoi contribuenti,
decidere se aiutare a consolidare un modello autoritario e quasi feudale in pieno XXI secolo o puntare davvero ad un
dialogo di pace e di giustizia sociale. Il prossimo
11 febbraio il presidente Uribe
sarà a Bruxelles. Una visita di ringraziamento o
verrà a perorare la sua
causa.