:..Leonardo da Vinci & Company..:
"Dovunque sia il cadavere, lì saranno gli avvoltoi." (Matteo 24,28)

Autoritratto nel Palazzo dei Savoia, in Torino * IMMAGINI al CONFRONTO * Profilo rovesciato, sul lato dorsale della Sindone
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Come qualcuno dice, Leonardo, ingegnere e pittore "ordinario" del re di Francia tra il 1507 e il 1519, ebbe a che fare con l'immagine sindonica.
Ammettendo ciò per assurdo, gli fu forse possibile appoggiare l'autoritratto "sanguigno" ai piedi della Sindone
col permesso del Conte di Savoia (1504-1553 Chambery) ed alleato del re, Carlo III il Buono.

Effettivamente, ispezioni dirette del Telo e sulle foto dal 1978 in poi hanno rivelato alcuni residui grafo-pittorici importati per contatto in zone ben circostanziate.

Un volto misterioso, sul lato frontale della Sindone * G. Imbalzano * Copia di Carlo Cussetti per Re Umberto I (1898)
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Se non lo stesso Leonardo, il Cussetti, o qualcun altro, provò forse ad eseguire il volto (la parte piu' impegnativa) ai piedi della Sindone per delineare la copia visuale.
Certe immagini, come quelle centrali, somigliano al 92±3% al Volto della Sindone, ma non per questo dobbiamo porle in diretta relazione.
Esiste anche una verosomiglianza del suddetto ordine di grandezza tra Leonardo e un'immagine fotografica del lato posteriore della Sindone;
se escludo che i foto-riflettori abbiano provocato una (doppia) rifrazione dell'immagine frontale della Sindone (*)
posso supporre che Leonardo (o altri) abbia tentato un ricalco, provocando un'orribile osmosi. Segue una foto di Mons. G. Ghiberti del 2002... per un confronto perdente!

A parte le colature di sangue già presenti, l'immagine è confusa e sbiadita, e l'autore non avrebbe potuto certo vantarsene.
Piu' semplicemente, anche quest'immagine può spiegarsi in base alla ipotesi termo / fotoelettrica di Imbalzano / Judica-Cordiglia.
Infatti, le altre immagini ci dicono che per sua costituzione il telo è capace d'impressionarsi, in presenza di opportune sostanze surriscaldate, anche solo per attrito;
ricordiamo che per la sepoltura venne usata una gran quantità di gomme disinfettanti (aloe e mirra) cosparse all'interno e aldisopra della Sindone, e
strofinate in fretta sul corpo con qualche mezzo, come la striscia appoggiata sul setto nasale, senza toccarlo, nè lavarlo, per l'imminenza della Pasqua ebraica.
(*)
Nel 1902 a Parigi si ebbe notizia di un sudario degli scavi di Antinopolis che mostrava i lineamenti del volto, così come quello del monaco maronita C. Makhlouf (Libano, †1898)
ed altri casi analoghi in India (1981) e in Germania (INTERNET search: M. Moroni - F. Barbesino, Apologia di un falsario, Un'indagine sulla Santa Sindone di Torino).
Esistono altresì, fin dal XIV secolo, certe raffigurazioni di Maometto non piu' esposte nel mondo islamico, ma sono quasi certamente imitazioni del Volto della Sindone.
Oltre agli artisti, anche agguerriti fisici, che tentarono di usare metodi analoghi al fine di falsificare l'autenticità della Sindone, hanno finito per fornire prove a suo favore, dimostrando che
proprio quel tipo di sepoltura produsse l'immagine, con la necessaria presenza di un morto crocifisso (ancora tiepido) e le macchie di sangue, che precedettero l'intera immagine.
Gli eventi naturali, la scomparsa dell'Uomo della Sindone e l'invecchiamento del lino fecero tutto il resto... e la perfezione della Sindone rimane insuperabile!

*) Osserviamo che successivamente (21/9/2002) Mons. Ghiberti ha escluso che il retro della Sindone mostri qualche immagine;
resta il fatto che la Sindone è trasparente alle radiazioni termo-elettriche e al sangue,
così come il lino del Sudario di Oviedo, tanto è vero che questo, che non contiene immagini, può esporsi al rovescio oppure al diritto.
Similmente al Sudario, il retro della S. Sindone ebbe soprattutto la funzione di assorbire sangue residuo.
A. Rupis Mantova 1494: "...si vede la imagine sua di sangue ne la parte dianzi et la parte de dreto et lo dicto pare sanguinoso"
A. de Lalaing, Bourg en Bresse 1503: "On y voidt... yeulx... coronne..." (G. Zaninotto, V Congresso di Sindonologia p.293, Cagliari 1990)

Con una particolare elaborazione elettronica del negativo, ho ottenuto l'immagine del Volto con gli occhi aperti, come appaiono nel retro, ma non ben visibili nel positivo,
e neppure nei Mandilion venerati dagli Ortodossi, come il "Keramidion" (1345) di Hrelo in Bulgaria, anche se possiamo avere l'impressione di "essere osservati" dal

Mandilion del Gethsemani.

1344
944


Dopo la traslazione del telo a Costantinopoli (944dC) sembra nascere la convinzione che l'Uomo della Sindone avesse gli occhi semiaperti
come si osserva dalle monete coniate da Costantino VII e dai suoi successori, fino al doppio saccheggio dei Crociati (1204 / 1344).
:Monete auree costantiane medioevali:
Prima, gli occhi venivano disegnati del tutto chiusi, o splendidamente aperti, come nella moneta (842/867) di Michele III l'Ubriaco:


Dal 944, la Sindone fu osservata piu' da vicino e sorse l'incertezza, per il fatto che la zona oculare è frastagliata da rivoli circolari di sangue,
formatisi intorno a due corpi tondeggianti, presumibilmente due monetine poste sugli occhi del defunto, come d'uso

(E. Garello, II Convegno Sindonologia, Bologna 1981; M. Moroni, V Congresso, Cagliari 1990).
Ricordiamo in proposito che nel 1978 G. Tamburelli "evidenziò due strutture simmetriche, simili a piccoli corpi tondeggianti, in corrispondenza delle orbite" (Moroni c.s.)
!Rilevo di una "K" su un occhio della prima moneta!
L'artefice di questa moneta fu Costantino VII (905-959) scrittore, pittore e orafo dalla vista acutissima, che vide la Sindone a Edessa e riuscí a trasferirla a Bisanzio:
naturalmente, nel calco originale l'occhio era il sinistro, quello in cui il positivo della Sindone presenta un'impronta imputabile alla monetina del Cesare Tiberio,
normalmente indicato con l'iscrizione TIBEROU KAESAROS nelle monete, come quella proposta da E. Garello quale monetina sull'occhio dell'Uomo

(la moneta, di peso e forma sufficienti a mantenere chiusa una palpebra, era in corso anche nel 33 dC, la data piu' accettabile per la morte di Gesu').
Dobbiamo pensare che Costantino VII abbia intuito la presenza di una moneta imperiale sull'occhio della Sindone, ed abbia voluto immortalarsi quale erede dell'Impero;
e forse il successore (1067/1071) Romano IV, come accennato in ./sindone.htm, provò a farlo imprimendo una sua moneta direttamente sulla Sindone!
In ogni modo, dal 944 si cominciò a rappresentare Gesu' con gli occhi marcatamente asimmetrici, come già i piedi,
segni presenti entrambi nelle Catacombe di Comodilla e nell'Ipogeo degli Aureli (III / IV secolo) oltre che sulla Sindone
.
1980 ~ G. Imbalzano ~ 2010

Nella copia sindonica di Bitonto (1646) gli occhi appaiono aperti, ed è presente anche la corona di spine (S. Milillo, III Congresso, Trani 1985).
La tradizione racconta che la copia "si riprodusse in modo perfetto" per sovrapposizione sulla Sindone "rivificata";
questo può significare che l'immagine fu ricopiata per trasparenza, con l'uso di una forte sorgente luminosa,
e allora sulla Sindone furono danneggiati alcuni particolari, quali i "piccoli corpi tondeggianti" in corrispondenza delle orbite

(ciò purtroppo rende molto incerta la determinazione delle monetine poste sugli occhi).
La somiglianza della confusa copia di Bitonto col rovescio della Sindone è tanto forte da farci pensare ad un'ulteriore dannoso decalco;
ma già nel 944 a Edessa presentarono agli invasori ("cognati di Costantino VII", M. Moroni, III Congresso, Trani 1985) la Sindone
all'apparenza "sbiadita", probabilmente il rovescio, al fine di sminuire l'interesse... ed evitarne il prelievo?

944
544


A dispetto delle datazioni del C14 del 1988 e delle possibili deturpazioni, quanto sopra ci porta alla seguente
Conclusione: l'origine della Sindone è di data anteriore al 944, cioè almeno il periodo in cui essa era in Edessa.
Da quando? Gli Ortodossi ricordano che Giacobbe Baradeus, Vescovo di Edessa, nel 544dC ritrovò il "Keramidion" (Sindone ripiegata, conosciuta come "Mandilion")
e scoprì che l'immagine si era impressa sulla "Tegola" o telo di protezione (termine purtroppo confuso con l'inglese "tile" che vuol dire invece mattonella).
Egli rimarcò altresì la presenza di una lampada "sempre accesa", intuendo l'importanza dell'effetto termico per la formazione dell'immagine.
Evagrius Scholasticus (Storia della Chiesa 593) associò a tutto questo l'idea di "Acheropita" o "figura non fatta da mano d'uomo"... naturale o soprannaturale.
Dobbiamo esser grati di queste cronache ai sacerdoti, che le riportarono con spirito evangelico. Senza togliere nulla alla Divina Provvidenza, oggi possiamo dire
che una minima parte dell'immagine si trasferì verso il retro termograficamente, così come il corpo dell'Uomo crocifisso impresse la Sindone,
anticamente ripiegata a "tetradiplon" per evitare ciò che era proibito dall'antica religione: la visione della "morte di Dio".

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