DANIELA LEUZZI
Il sito archeologico di Delfi
- Santuario panellenico e politico per eccellenza, Delfi riassume, all'
interno del temenos di Apollo, i capitoli salienti della storia del mondo greco,
lacerato dalle lotte per l' egemonia, ma anche esaltato dalle comuni imprese
militari contro i barbari
Il tratto iniziale della Via Sacra è caratterizzato dallo scontro che vide contrapporsi le due città democratiche, Atene e Argo, a Sparta; una sequenza di monumenti illustra la storia di queste lotte.
Il monumento dei Navarchi, esaltazione del trionfo navale di Sparta sulla flotta di Atene a Egospotami (405 a.C.), voleva offuscare il donario di Maratona, elevato dagli Ateniesi nel clima di celebrazione retrospettiva della vittoria del 490 a.C. ,dopo una nuova vittoria sui Persiani all'Eurimedonte (467a.C.) ad opera di Cimone, figlio di Milziade, vincitore di Maratona.
Secondo Pausania le statue di Atena, Apollo e Milziade sono di Fidia.
La polemica spartana si scagliava anche contro il Cavallo di Troia (del quale resta la fondazione) , dedicato dagli Argivi nel 414 a.C. dopo una loro vittoria sugli Spartani nella Tireatide.
Il monumento degli eroi di Argo, con il gruppo statuario dei Sette contro Tebe e degli Epigoni, celebrava le glorie della città .
Il problema dell' identificazione dei celebri bronzi di Riace è strettamente connesso con i donari degli Ateniesi e degli Argivi: la figura con l'elmo rappresenta secondo alcuni Milziade di Fidia, secondo altri è Anfiarao ed è attribuito ad Ageladas. La questione è tuttavia molto articolata e coinvolge anche la datazione delle statue.
- Le decime donate da ogni città ad Apollo sono custodite nei tesori,
eleganti edifici a forma di tempietto
Uno dei tesori più antichi è quello dei Sicioni (560a.C.), edificio dorico in poros con due colonne in antis; sono stati rinvenuti frammenti di 12 metope tra le quali citiamo quella con i Dioscuri e gli Apharidi.
Mirabile esempio di gusto ionico è invece il tesoro dei Sifni, eretto nel 526 a.C. come decima per le entrate delle ricche miniere d'argento; i Sifni, tuttavia, trascurarono di saldare il debito annuale con Apollo e furono puniti dal dio con l'invasione dei pirati di Samos che distrussero la potenza dell'isola (524a.C.). Il fregio ovest del tempietto rappresenta il giudizio di Paride, a sud e ad est si riconoscono scene di una cavalcata festosa e di un' assemblea degli dei, nel fregio nord è raffigurata una gigantomachia. L' anathema dei Sifni e quello dei Cnidi hanno sulla fronte due cariatidi al posto delle colonne ioniche. Nella Leske dei Cnidi , luogo di riunione e di banchetti, ricordiamo la decorazione pittorica raffigurante la presa di Troia e la discesa di Odisseo agli Inferi, opera di Polignoto di Taso, minuziosamente descritta da Pausania.
Davanti al tesoro dei Beoti si trova oggi un blocco di calcare di forma conica che rappresenta l'omphalos, il betilo aniconico di Gè , simbolo del centro del mondo.
Il tesoro degli Ateniesi, ricostruito nel 1905, fu innalzato, come attesta Pausania, con il bottino di Maratona dopo il 490 a.C.; le sei metope del fregio dorico della fronte rappresentano un'amazzonomachia, sul lato posteriore vi è la lotta fra Herakles e Geryon, sui lati lunghi nove metope narrano le saghe di Teseo (a sud) e le imprese di Herakles (a nord). Il portico degli Ateniesi chiude armonicamente il percorso ideale (segnato dal tesoro e dal donario di Maratona) che esalta il contributo della città nella lotta contro i Persiani.
- Nel santuario sono state rinvenute alcune importanti opere scultoree
Due statue argive sono costruite per volumi geometrici e avanzano di pari passo, secondo l'iconografia tipica dei kouroi arcaici; sulla base di una di esse è leggibile l'iscrizione: "[Poly]medes di Argo ha fatto ". Il ritrovamento può essere collegato con una notizia fornita da Erodoto: "di Cleobi e Bitone," (fratelli morti dopo aver trainato il carro che trasportava la madre, sacerdotessa di Hera) "ritrassero gli Argivi, come uomini d'alto valore, le immagini e le offrirono a Delfi". I gemelli, forse eroizzati ed assimilati ai Dioscuri, sono datati tra il 600 e il 590 a.C.
Il campo delle rocce naturali del complesso santuariale di Delfi comprende: la roccia della Sibilla, la roccia di Latona e una terza roccia ai piedi di un muro poligonale, l'unica che venne monumentalizzata con l'erezione su di essa della colonna dei Nassi, a celebrazione del luogo dell'uccisione di Python.(580-570 a.C.)
La statua dell' Auriga di bronzo faceva invece parte di un ex voto dedicato da Polyzalos di Deinomenes, tiranno di Gela, per una vittoria ottenuta con i carri a Delfi nel 478 a.C. L'attribuzione dell' opera bronzea allo scultore Pythagoras è suggerita dalle interessanti affinità con la statua di un auriga, in marmo, rinvenuta in Sicilia nell' isola di Mozia.
Dal donario di Daochos II di Tessaglia proviene la celebre statua dell' atleta Agias, opera di Lisippo.(336- 332 a.C.).
- Il temenos di Apollo e quello di Atena costituiscono i due poli del
santuario di Delfi
Il tempio di Apollo, attualmente in rovina, è quello costruito dopo il terremoto del 373 a.C. che distrusse quello precedente, opera degli Alcmeonidi, portato a termine tra il 514 e il 506 a.C.
Nel pronao del tempio erano esposte le massime dei Sette Sapienti e la statua di Omero.
I due frontoni sottolineavano l'aspetto doppio, apollineo e dionisiaco, oracolare e orgiastico del culto delfico: il frontone orientale era dedicato ad Apollo, quello occidentale al tiaso dionisiaco.
La realizzazione dei due frontoni fu affidata allo scultore Antenor.
La Tholos, opera di Theodoros di Focea (380a.C.), si erge invece al centro della terrazza nel temenos di Atena ed è costituita da un anello esterno di 20 colonne doriche e da una serie di 10 colonne corinzie più interne.
- Una traccia della presenza romana sancisce la fine della libertà della
Grecia
Il pilastro di Lucio Emilio Paolo che si erge davanti al tempio di Apollo.
Fu eretto dal re macedone Perseo e, dopo la sconfitta di questi a Pidna nel 168 a.C., celebrò le imprese del console romano che lo completò con una statua equestre e un fregio con scene commemorative della battaglia.
La fonte Castalia, sgorga dalla gola tra le pareti a picco delle rocce Fedriadi, la Hyampeia ad est e la Nauplia ad ovest; si tratta dell' antichissimo luogo del culto di Python e Gè, nell' acqua parlante di Castalia bagnava i suoi capelli la Pizia prima di dare i responsi. Quando l'imperatore Giuliano cercò di consultare l' oracolo nel 360 d.C. gli fu data una risposta che sanciva la fine di un' epoca:
"Dite al re che sono crollate le corti sfarzose, Febo non abita più
qui, non ha più lauro oracolare nè sorgente che favella; l' acqua parlante si è
ammutolita."