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10. Bakavadha

(Il libro dell'uccisione di Baka I, 144-152)


                              CXLIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	di foresta in foresta quegli eroi uccidendo molte schiere di animali,
     	avanzando rapidi o re, procedevano quei grandi guerrieri,

   2 	attraversando i matsya, i trigarta, i pāñcāla e i kīcaka,
     	e vedendo bellissimi luoghi selvaggi e laghi,

   3 	tutti fattisi crocchie coi capelli, vestiti di corteccia e di pelli,
     	assieme a Kuntī quelle grandi anime, assunsero l'aspetto di asceti,

   4 	in qualche luogo, rapidi quei grandi guerrieri trasportando la madre,
     	in qualche altro viaggiando nascosti, marciarono a lungo,

   5 	studiando interamente i sacri veda, coi vedāṅga e
     	la scienza politica, e quei sapienti del dharma videro un giorno il nonno,

   6 	essi inchinatisi al grand'anima Kṛṣṇa il dvaipāyana, allora
     	gli stavano davanti a mani giunte assieme alla madre quei tormenta-nemici.

   7 	Vyāsa disse:
     	“ con la mente io precedentemente ho visto o tori dei bhārata,
     	come siete stati esiliati dai figli di Dhṛtarāṣṭra con mezzi ingiusti,

   8 	e questo vedendo io sono qui per compiere il vostro bene,
     	non dovete qui abbattervi, tutto è per il vostro bene,

   9 	tutti voi siete uguali ai miei occhi senza dubbio,
     	ma agli sfortunati e ai fanciulli i parenti portano tenerezza,

  10 	perciò una superiore tenerezza io nutro per voi,
     	e per l'antica tenerezza io desidero compiere il vostro bene, questo sappiate,

  11 	vicino vi è una città gradevole e sicura,
     	vivete dunque là in incognito aspettando il mio arrivo.”

  12 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	avendo Vyāsa così incoraggiati i pṛthādi uccisori di nemici,
     	andando verso ekacakrā quel potente consolava anche Kuntī:

  13 	“ tu hai vivi i figli, e tuo figlio Yudhiṣṭhira, nato da Dharma,
     	come re giusto, governerà la terra e tutti i suoi sovrani,

  14 	conquistata la terra intera con dharma, un sovrano sapiente nel dharma sarà,
     	con la forza di Bhīmasena e di Arjuna egli la otterrà senza dubbio,

  15 	i tuoi figli e quelli di Mādrī sono tutti grandi guerrieri,
     	e nel proprio regno vivranno felicemente contenti,

  16 	e celebreranno sacrifici quelle tigri fra gli uomini, avendo conquistata la terra,
     	a cominciare dal rājasūya e dall'aśvamedha, con riti di molteplici dakṣiṇa,

  17 	favorendo le schiere degli amici con doni e con felicità,
     	i tuoi figli godranno del regno paterno e avito.”

  18 	così avendo parlato li fece entrare nella dimora di un brahmano,
     	e diceva allora il ṛṣi dvaipāyana al migliore dei sovrani:

  19 	“ qui dunque aspettatemi, io ritornerò di nuovo,
     	 tempo e luogo riconoscendo, voi conoscerete la suprema gioia.”

  20 	da tutti loro essendogli risposto affermativamente o sovrano di uomini,
     	il venerabile Vyāsa, quel potente ṛṣi se ne andava dove voleva.
     


                              CXLV


   1 	Janamejaya disse:
     	“i figli di Kuntī grandi anime giunti a ekacakrā
     	da qui in poi o migliore dei brahmani, che fecero i pāṇḍava?”

   2 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	giunti ad ekacakrā i figli di Kuntī grandi guerrieri,
     	vissero non per troppo tempo nella dimora di un brahmano,

   3 	vedendo varie e bellissime foreste,
     	e pure i sovrani dei luoghi e fiumi e laghi,

   4 	andavano in cerca della bhaikṣa tutti loro o signore di popoli,
     	e divvenero cari per le loro qualità a quei cittadini,

   5 	essi tutte le sere portavano sempre la questua a Kuntī,
     	e da lei era divisa in porzioni che ciascuno mangiava,

   6 	metà la consumavano quei valorosi tormenta-nemici, assieme alla madre, 
     	e l'altra metà dell'intera questua la consumava il fortissimo Bhīma,

   7 	in questo modo là risiedendo o re, quelle grandi anime,
     	trascorreva molto tempo allora o toro dei bhārata,

   8 	quindi un giorno usciti per la questua quei tori dei bhārata,
     	per caso Bhīmasena era rimasto là assieme a Pṛthā,

   9 	allora sorgeva una grande suono di dolore nella casa del brahmano,
     	e Kuntī udiva quelle terribile e violente urla o bhārata,

  10 	di tutti loro che piangevano lamentandosi, quella 
     	regina, per la compassione e per la sua gentilezza non si acquietava,

  11 	Pṛthā allora col cuore agitato dal dolore,
     	la virtuosa diceva queste parole piene di pena:

  12 	“ noi abitiamo felicemente o figlio, nella casa del brahmano,
     	nascosti dai figli di Dhṛtarāṣṭra, onorati e senza risentimento,

  13 	io sempre penso o figlio, in che modo io possa a questo brahmano
     	fare del bene, quanto quelli che vivono nella casa felici possano fare,

  14 	l'uomo non distrugga quanto a lui è stato fatto o figlio,
     	ma all'altro faccia quanto l'altro ha fatto a lui e anche di più,

  15 	questo dolore che certamente è accaduto al brahmano,
     	se qui possiamo essere di aiuto, che sia mutato felicemente.” 

  16 	Bhīma disse: 
     	“ cerchiamo di sapere quale dolore gli è sopraggiunto,
     	e saputolo, io lo risolverò anche se fosse arduo da compiersi.”

  17 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi, così discorrendo i due di nuovo ascoltarono quei lamenti,
     	addolorati, di quel savio, e di sua moglie o signore di popoli,

  18 	nell'appartamento interno di quel brahmano grand'anima,
     	allora in fretta entrava Kuntī come una vacca verso il suo vitellino,

  19 	quindi ella scorgeva là il brahmano col viso stravolto
     	assieme alla moglie, al figlio e alla figlia.

  20 	il brahmano disse:
     	“o sventurata questa vita sulla terra, senza scopo che viene distrutta dal fuoco,
     	radice di ogni dolore, che dipende da altri, violenta e miserevole,

  21 	vivere è il supremo dolore, vivere è la suprema malattia,
     	vivendo è certo l'arrivo di queste due cose per chi esiste,

  22 	anche con tutta l'anima chi persegue dharma, kāma e artha,
     	dall'unione con queste cose vi è un supremo dolore, 

  23 	alcuni dicono che il bene supremo è la liberazione, ma non si trova in alcun modo,
     	nell'acquisizione della ricchezza l'intero inferno si avvicina, 

  24 	il desiderio di ricchezza è il supremo dolore, e l'ottenerla un male peggiore,
     	per amore dei figli, la perdita della ricchezza è una grande sventura,

  25 	io non scorgo un mezzo per liberarmi da questa sventura,
     	o che possa fuggire senza pericolo assieme a moglie e figli,

  26 	io ho tentato un tempo come tu ben sai o donna brahmana,
     	di andare in un luogo sicuro, ma tu non mi hai ascoltato,

  27 	' qui sono nata, e cresciuta, e qui vi sono padre e madre.'
     	così mi dicevi o sciocca, da me richiesta sovente,

  28 	morti sono il vecchio tuo padre e tua madre da molto,
     	e anche i parenti sono ormai morti, quale dunque il motivo di restare?

  29 	per amore dei parenti non hai mai ascoltato le mie parole,
     	ma è giunto ora per me il dolore ancora più grande, la morte dei parenti,

  30 	io certo andrò alla morte, non posso in alcun modo 
     	abbandonare la mia parentela vivendo così crudelmente,

  31 	tu che sempre agisci nel dharma, sei amata come la mia stessa madre,
     	sei la compagna datami dagli dèi, e sempre mio supremo rifugio,

  32 	concessami dal padre e dalla madre, sempre attenta alle cose domestiche,
     	scelta secondo le regole e sposata coi dovuti riti,

  33 	sei bennata, di specchiata virtù, madre dei miei figli,
     	tu che che sei virtuosa che mai hai fatto del male, come posso
     	per vivere, io abbandonare te che sei moglie sempre fedele,

  34 	come potrò abbandonare la mia propria figlia,
     	fanciulla non ancora da marito, che non è ancora pubere,

  35 	dandola ad un marito stabilito dal creatore grand'anima,
     	io spero di ottenere assieme agli avi i mondi di chi ha figli di figlie,
     	questa mia bambina come posso abbandonare?

  36 	alcuni dicono che sia maggiore l'affetto di un padre per il figlio,
     	rispetto ad una figlia, ma per me sono entrambi uguali,

  37 	lei, in cui stanno in eterno, felicemente radicati i mondi e la progenie,
     	lei che è bimba innocente come posso abbandonarla?

  38 	pur se sacrificando me stesso soffrissi andando alla morte,
     	costoro abbandonando, per me è manifesto che non sarei capace di vivere,

  39 	e se crudelmente io abbandonassi un altro sarei biasimato dai saggi,
     	e se io abbandonassi me stesso, questi morirebbero senza di me,

  40 	in questa difficoltà caduto, io non sono in grado di liberarmi dalla sventura,
     	dunque ahime, in quale fine io oggi cadrò assieme ai famigliari,
     	meglio dunque la morte con tutti loro, il vivere invero non è sopportabile.”
     


                              CXLVI


   1 	la brahmana disse:
     	“ non devi tu lamentarti in alcun modo come un uomo volgare,
     	non è il momento di lamentarsi tu sei un uomo istruito,

   2 	certo alla morte nolenti, devono andare tutti gli uomini, 
     	essendo il futuro inevitabile non bisogna lamentarsi,

   3 	moglie, figlio e figlia tutti desiderano la propria salvezza
     	sconfiggi l'angoscia con la ragione, andrò io dunque là,

   4 	questo è sempre il supremo dovere che una donna debba fare al mondo,
     	anche rinunciando alla vita, ella agisca nel bene del marito,

   5 	e questa azione compiuta sarà per te foriera di felicità quaggiù,
     	e sarà imperitura nell'altro mondo e foriera di gloria in questo,

   6 	questo è il grande dharma di cui io ti parlerò
     	e in te apparirà di nuovo dharma e artha, 

   7 	il motivo per cui uno vuole moglie, tu da me lo hai già ottenuto,
     	una fanciulla e un giovane io ti ho già fatto, e sono libera dal debito con te,

   8 	tu sei in grado di mantenere e di proteggere i figli,
     	e io non sono capace di mantenere e proteggere questi due figli,

   9 	senza di te come non cadranno in sventura tutti i miei desideri?
     	come possono vivere questi due giovani figli? e io come vivrò?

  10 	io vedova senza protezione e questi due giovani pargoli privi di te,
     	farò vivere questi due, salda nel sentiero della virtù?

  11 	e se da arroganti e superbi fosse chiesta questa figlia,
     	senza di te, come io potrò proteggere questi due famigliari?

  12 	come gli uccelli afferrano il cibo lasciato per terra,
     	così tutte le genti prenderanno questa donna priva del marito,

  13 	e io stessa disturbata e desiderata da uomini malvagi,
     	non sarò in grado di rimanere sul sentiero dei virtuosi o migliore dei brahmani,

  14 	come questa bambina della tua stirpe ancora impubere, 
     	posso io trattenere sul sentiero dei padri e degli avi?

  15 	come potrò instillare le desiderate qualità in questo fanciullo,
     	orfano, privo di ogni cosa, come fai tu o sapiente del dharma?

  16 	e spregiando me e questa tua figlia senza protezione,
     	dei volgari śūdra chiederanno in moglie noi che siamo istruite nei veda,

  17 	e se io la dessi, lei che è rinvigorita dalla tue qualità, 
     	bramandola la porteranno via come i corvi portano via il burro sacrificale,

  18 	guardardo tuo figlio come non fosse legalmente tuo,
     	e questa tua figlia caduta in mani indegne, 

  19 	e disprezzata dal mondo, e io stessa così non riconoscendomi,
     	per mano di uomini arroganti io o brahmano, morirò senza dubbio,

  20 	e questi due miei figli abbandonati da me e da te,
     	morirebbero certamente come due pesci una volta finita l'acqua,

  21 	questi tre dunque interamente periranno senza dubbio,
     	privi di te, perciò tu devi abbandonare me,

  22 	questa è la suprema felicità delle donne, andare prima del marito alla morte,
     	tu o brahmano non sei privo dello scopo dei figli, 

  23 	lasciandoti io questo figlio e questa figlia,
     	io lascio i famigliari per il tuo bene e la tua vita,

  24 	ai sacrifici, al tapas, al controllo e a doni vari, 
     	sempre è superiore per la donna la fermezza nel bene del marito,

  25 	questo che desidero fare è supremamente adeguata al dharma,
     	e desiderato e benefico per te e per la famiglia,

  26 	i riti, e i figli e le ricchezze, e i cari amici,
     	e la moglie, dicono i saggi che sono dati per la liberazione da sventura e adharma,

  27 	da una parte vi è l'intera famiglia, e dall'altra sé stessi o propagatore delle stirpe,
     	non tutto è la stessa cosa, questa è l'opinione dei saggi,

  28 	fa' che io possa compiere la vostra salvezza,
     	permettimelo o nobile, e salvaguardia i miei due figli,

  29 	inviolabili dicono essere le donne, gli esperti del dharma, nei trattati sul dharma,
     	e dicono i rākṣasa esperti nel dharma, quindi egli non mi può uccidere,

  30 	certa è l'uccisione degli uomini, ma incerta quella delle donne,
     	quindi o sapiente del dharma devi mandare me,

  31 	io ho goduto delle care cose ottenute, e ho agito nel dharma,
     	e tu hai avuto la tua amata prole, non mi dolgo di morire,

  32 	ho avuto figli e li ho allevati, e sempre ho desiderato il tuo bene,
     	e considerando tutto ciò io ho preso questa decisione,

  33 	 e lasciandomi o nobile, tu troverai un'altra donna,
     	quindi il dharma ancora sarà stabilito per te,

  34 	non è contro il dharma o illustre, per gli uomini aver molte mogli,
     	ma sommamente contro il dharma e per le donne tradire il primo marito,

  35 	a tutto ciò guardando e considerando ingiusto il proprio suicidio,
     	salva  attraverso di me te stesso, la stirpe e questi due figli.”

  36 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato dalla moglie, abbracciandola o bhārata,
     	di lacrime si bagnava lentamente assieme alla moglie, pieno di dolore.
     


                              CXLVII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	di quei due così afflitti udendo le estreme parole,
     	colle membra violentemente prese dal dolore la figlia diceva:

   2 	“perchè voi due violentemente presi dal dolore vi lamentate come due vedove,
     	pure da me udite qualcosa, e avendola udita calmatevi,

   3 	secondo il dharma è che sia io da abbandonare, e che a voi due non vi sia dubbio,
     	dovete abbandonarmi e col mio abbandono tutto da me sola, sarà salvato,

   4 	per questo si desidera la prole, per essere salvati da essa,
     	ed è giunto questo momento che io vi salvi come fossi una nave,

   5 	il figlio quaggiù vi può salvare dalla sventura o nell'altro mondo,
     	in ogni modo vi deve salvare il figlio, così dicono i saggi,

   6 	gli avi sempre desiderano dei nipoti,
     	e pure questi io salverò salvando la vita del padre,

   7 	mio fratello è un bambino, e una volta che tu fossi andato all'altro mondo,
     	in breve tempo egli pure certamente perirebbe, 

   8 	col padre andato in cielo, e morto il fratello minore,
     	si interromperebbe l'offerta agli avi e a loro incorrebbe il male,

   9 	io abbamdonata dal padre, dalla madre e dal fratello senza dubbio,
     	ottenendo il più doloroso dei mali, morirei dunque in breve tempo,

  10 	ma essendo tu salvo, liberi saranno mia madre e il mio piccolo fratello,
     	e continuità dell'offerta agli avi sarà stabilita senza dubbio,

  11 	il figlio è come te stesso, la moglie è l'amica, e la figlia è solo sventura, 
     	libera dunque te stesso dalla sventura e unisci me al dharma,

  12 	senza protettore, miserevole fanciulla, dovunque che io vada,
     	sarò comunque senza di te o padre, me misera!

  13 	e o io compirò la liberazione della mia famiglia,
     	e compirò qualcosa di fruttuoso, avendo fatto un difficile impresa,

  14 	oppure tu andrai là abbandonandomi o migliore dei ri-nati,
     	e io ne sarò comunque afflitta, guarda a ciò, e pure a me,

  15 	perciò, per noi, per il dharma, per la continuazione della stirpe o virtuoso,
     	salva te stesso abbandonando me che sono da abbandonare,

  16 	e nel fare questa cosa necessaria, non perdere tempo,
     	sia data da te l'offerta, e sarà anche per il mio bene,

  17 	quale dolore per noi è superiore a quello che tu sia morto?
     	mendicando il cibo altrui, vagheremmo come cani,

  18 	se invece tu sei salvo, anche noi i tuoi famigliari saremmo liberi dalla sventura,
     	e io abitando il mondo immortale, diverrò piena di felicità.”

  19 	così in vari modi miserevolmente, avendola udita, 
     	il padre, la madre, e la fanciulla tutti e tre piangevano,

  20 	allora osservando tutti loro che piangevano, il loro figlio 
     	con gli occhi spalancati il bimbo, impercettibilmente piano parlava 

  21 	dicendo: “ non piangere padre, né tu madre, né tu sorella.” 
     	quasi ridendo si avvicinava a tutti loro ad uno ad uno,

  22 	e afferrato un filo d'erba, contento di nuovo diceva:
     	“ con questo io ucciderò il rākṣasa mangiatore di uomini.”

  23 	e a tutti loro che erano soverchiati dal dolore, sentendo
     	le parole balbettate dal bimbo, sorgeva una grande gioia,

  24 	e Kuntī sapendo che era il momento, avvicinatasi a loro,
     	come l'amṛta ai moribondi, rivificandoli diceva:
     


                              CXLVIII


   1 	Kuntī disse:
     	“ io voglio conoscere in verità qual'e la fonte di questo dolore,
     	e una volta saputo, lo eliminerò se sarò capace di distruggerlo.”

   2 	il brahmano disse:
     	“ è degno dei virtuosi quanto tu affermi o ricca in tapas,
     	ma questo dolore non è possibile che un umano lo elimini,

   3 	vicino a questa città vive il rākṣasa Baka,
     	quel potente è signore della gente di questa città,

   4 	e alimentato di carne umana, quel malvagio mangiatore di uomini,
     	forte, re dei demoni, governa sempre questa popolazione,

   5 	la città e la regione, dotato della forza dei rakṣas,
     	e così facendo noi non temiamo eserciti nemici, e altri spiriti,

   6 	e per suo vitto è stabilito un carro di riso,
     	due bufali, e un umano che questo vada a portargli,

   7 	e ciascuno di questi uomini si reca là come cibo,
     	questo scelta da molti anni non è facile per gli uomini,

   8 	e quegli uomini che un tempo marciarono per liberarsi di lui,
     	uccidendoli coi loro figli e mogli, allora il rakṣas li ha divorati,

   9 	il re che risiede a vetrakīyagr̥ha, non è dotato di buona politica,
     	per la quale possa essere oggi e sempre, sicura la gente,

  10 	in virtù di ciò noi dunque che viviamo nel dominio di
     	questo debole, siamo sempre spaventati avendo un malo re,

  11 	i brahmani da chi li chiami, o da chi siano desiderati,
     	coi mezzi di costoro vivono come uccelli che volano in cielo,

  12 	per prima cosa si trovi un re, poi la moglie e quindi la ricchezza,
     	e coll'avere questi tre, si supportano famigliari e figli,

  13 	e in senso inverso io ho ottenuto queste tre cose,
     	e caduti in questa disgrazia, fortemente noi soffriamo,

  14 	noi fummo raggiunti dalla scelta che distruggerà la nostra famiglia,
     	io sono il solo uomo e io porterò il carro e il cibo,

  15 	io non ho alcuna ricchezza per comprare un altro uomo,
     	e di dare una persona amica non sono capace in alcun modo,
     	e non vedo un mezzo con cui liberarci del rakṣas,

  16 	io dunque sono immerso in un mare di dolore impossibile da attraversare,
     	e assieme ai miei famigliari andrò oggi dal rākṣasa,
     	quindi tutti noi insieme quel crudele ci divorerà.”
     


                              CXLIX


   1 	Kuntī disse:
     	“ non devi aver nessuna preoccupazione di questo pericolo, 
     	io conosco qui un mezzo coi cui liberarci dal rakṣas,

   2 	tu hai un solo figlio e una sola figlia poverina,
     	e quindi non voglio che uno di questi tuoi due vada là,

   3 	io ho cinque figli o brahmano, e uno di questi andrà,
     	al tuo posto a portare il tributo del malvagio rakṣas.”

   4 	il brahmana disse:
     	“ io  nessun modo per salvarmi la vita, agirò
     	abbandonando un ospite brahmano per la mia propria vita,

   5 	non accade ciò, tra gli ignobili, né tra chi pratica l'adharma,
     	poiché per il bene di un brahmano si deve lasciare sé stessi e ai figli,

   6 	e il meglio per me stesso io devo conoscere, così mi piace,
     	tra la morte di un brahmano e la propria è meglio la propria morte,

   7 	la morte di un brahmano è il supremo male, e qui non ha espiazione, 
     	anche non avendolo saputo prima, quindi è meglio la propria morte,

   8 	io non desidero la mia morte, compiuta da me stesso o virtuosa,
     	né io avrò alcun peccato se l'uccisione è fatta da altri,

   9 	a compiere deliberatamente l'uccisione di un brahmano,
     	io non vedo nessuna espiazione e ciò sarebbe un crudele misfatto,

  10 	l'abbandono di uno giunto in casa, in cerca di rifugio,
     	e l'uccisione di un questuante, sarebbe un supremo misfatto io credo,

  11 	senza mai compiere un'azione deprorevole né ingannevole, vivere
     	così le antiche grandi anime sapienti del dharma nelle sveture, dicono,

  12 	meglio la mia stessa morte assieme a mia moglie, 
     	che uccidere un brahmano, in non lo permetterò mai,”

  13 	Kuntī disse:
     	“ anch'io o brahmano ho questa ferma opinione che i savi si debbano salvare,
     	e mai un figlio è indesiderato, se pur sia tra cento figli,

  14 	ma questo rākṣasa non è in grado di uccidere mio figlio,
     	è un fortissimo sapiente di mantra, ed energico il figlio mio,

  15 	e porterà tutto quel cibo al rākṣasa,
     	tornerà libero, questa è la mia certa opinione,

  16 	altri rākṣasa ho già visto scontrarsi con quel valoroso,
     	fortissimi, giganteschi, e pure furono tutti uccisi, 

  17 	ma questo in nessun modo o brahmano deve essere detto a qualcun'altro,
     	costoro chiedendo di imparare con curiosità disturberebbero i miei figli,

  18 	e dal guru questo mio figlio non ha avuto il permesso di darlo ad altri,
     	egli non deve fare ciò di questa sapienza, questo pensano i virtuosi.”

  19 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato da Pṛthāa quel savio con la moglie,
     	felice venerava queste parole come fossero gocce d'amṛta,

  20 	allora Kuntī e quel savio, insieme i due, al figlio del vento 
     	dicevano: “ compi ciò.” e lui rispondeva di si a quei due.
     


                              CL


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	fatta dunque questa promessa da parte di Bhīma, o bhārata,
     	tutti gli altri pāṇḍava tornarono portando la questua,

   2 	e dalla sua espressione avendo intuito il figlio di Pāṇḍu Yudhiṣṭhira,
     	da solo sedendosi in luogo appartato, chiedeva alla madre:

   3 	“ quale azione intende fare Bhīma dalle terribili imprese?
     	avuto il tuo permesso egli intende farla?”

   4 	Kuntī disse:
     	“ per mio desiderio quel tormenta-nemici compirà,
     	la grande impresa di liberare la città, per il bene del brahmano.”

   5 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ perché hai fatto una cosa così atroce, sconsiderata e malevola, 
     	l'abbandono di un figlio non la raccomandano i virtuosi,

   6 	perché vuoi abbandonare tuo figlio in favore di un figlio altrui?
     	è contrario alla legge del mondo quello che tu hai fatto abbandonando il figlio

   7 	nalle braccia del quale essendoci affidati, tutti ci siamo addormentati,
     	il regno ci è stato rubato da quei vili, e noi vogliamo recuperarlo,

   8 	Duryodhana pensando alla forza di costui dall'impareggiabile energia,
     	non dorme l'intera notte per il dolore assieme a Śakuni,

   9 	noi fummo liberati dalla casa di lacca, dal valore di questo eroe,
     	e pure da molti altri mali, e lui uccise Purocana,

  10 	al valore di costui affidandoci, la terra piena di ricchezze,
     	noi pensiamo di ottenere dopo aver ucciso i figli di Dhṛtarāṣṭra,

  11 	a quale motivo affidandoti tu rinunci alla sua determinazione?
     	forse che la tua mente rapita dai dolori ha perduto il senno?”

  12 	Kuntī disse:
     	“ o Yudhiṣṭhira, non essere presoccupato nei confronti di ventre-di-lupo,
     	non certo per debolezza di mente io ho preso questa decisione,

  13 	qui nella dimora del savio noi risiediamo felici o figlio,
     	e un compenso per lui io o figlio, ho pensato ciò,
     	lui è un uomo di tal fatta, che per l'impresa non morirà,

  14 	avendo visto allora il grande valore di Bhīma nella casa di lacca,
     	e con l'uccisione di Hiḍimba, io ho fiducia in ventre-di-lupo,

  15 	la forza delle braccia di Bhīma è grande come quella di un branco di elefanti,
     	con quella voi come, sul dorso di un elefante, foste portati via da vāraṇāvata,

  16 	nessun altro forte come ventre-di-lupo vi fu, e neppure vi sarà
     	uno che lo superi in battaglia fosse pure il dio folgorante in persona,

  17 	appena nato caduto dal mio grembo su una roccia,
     	col solo peso del suo corpo, quella roccia fu ridotta in pezzi dalle sue membra,

  18 	questo io sapendo e ricordando la forza di Bhīma o figlio di Pāṇḍu,
     	di contraccambiare quel savio io ho fatto il pensiero,

  19 	certo non ho fatto questo né per avidità, né per ignoranza o errore,
     	ma posto mente per primo al dharma ho preso questa decisione,

  20 	e pure due scopi uniti ne saranno o Yudhiṣṭhira,
     	il contraccambio per la dimora, e una grande condotta nel dharma,

  21 	se sarà di aiuto ad un brahmano con qualsiasi mezzo,
     	lo kṣatriya otterrà i mondi sublimi, questo io ho imparato,

  22 	e lo kṣatriya che liberi dalla morte un altro kṣatriya,
     	larga gloria ottiene in questo mondo e anche nell'altro,

  23 	e lo kṣatriya che sia di aiuto ad un vaiśya in battaglia,
     	costui in tutti i mondi certamente si concilierà le creature,

  24 	il re che liberi uno śūdra giunto in cerca di rifugio,
     	ottiene qui una rinascita in una stirpe opulenta e onorata dai re,

  25 	così un tempo o rampollo dei kuru il venerabile Vyāsa,
     	quel saggio una notte proclamava, perciò questo io voglio fare.”

  26 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ ciò è stato fatto in modo adeguato ben pensandoci prima,
     	tu l'hai fatto per compassione verso il dolore del brahmano,
     	certamente andrà Bhīma a uccidere quel mangiatore di uomini,

  27 	ma affinché gli uomini abitanti la città non vengano a saperlo,
     	con zelo quel brahmano trattenga le parole.”
     


                              CLI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi passata la notte, preso il cibo il pāṇḍava
     	Bhīmasena, si recava dove stava quel mangiatore di uomini,

   2 	raggiunta la foresta di quel rākṣasa il forte pāṇḍava,
     	lo chiamava per nome e si godeva quel cibo,

   3 	quindi il rākṣasa udite le parole di Bhīmasena,
     	giungeva infuriato là dove Bhīma se ne stava,

   4 	col grande corpo e grande violenza, quasi frantumando la terra,
     	avendo corrugata tre volte la fronte, e serrato i denti,

   5 	vedendo Bhīmasena che mangiava il cibo, il rākṣasa, 
     	spalancando gli occhi irato queste parole urlava:

   6 	“ chi è che divora questo cibo preparato per me,
     	davanti ai miei occhi? questo sciocco vuole andare alla dimora di Yama.”

   7 	Bhīmasena allora udite queste parole, quasi ridendo o bhārata,
     	non si curava del rākṣasa, mangiando girato di schiena,

   8 	quindi mostrando inimicizia alzando entrambe le mani,
     	assaliva Bhīmasena, per ucciderlo quel mangia-uomini,

   9 	anche allora ventre-di-lupo non guardava mentre ne era afferrato,
     	quel rākṣasa, mangiando quel cibo il pāṇḍava uccisore di eroi nemici,

  10 	pieno di furore verso il figlio di Kuntī, il rākṣasa 
     	gli colpiva la schiena con entrambe le mani, standogli dietro,

  11 	quindi colpito con forza dalle mani di quel forte, Bhīma,
     	non si girava a guardare il rākṣasa continuando a mangiare,

  12 	allora di nuovo infuriato il rākṣasa afferrato un albero,
     	quel forte correva di nuovo verso Bhīma per colpirlo,

  13 	e quindi Bhīma quel toro fra gli uomini, mangiando lentamente il cibo,
     	bagnandosi con l'acqua, contento si schierava alla lotta quel fortissimo,

  14 	l'albero scagliato dal rakṣas infuriato afferrava il valoroso
     	Bhīma con la mano sinistra, quasi ridendo o bhārata,

  15 	quindi il fortissimo prendendo ancora altri alberi di vario tipo,
     	li scagliava a Bhīmasena, e così a lui Bhīma il figlio di Pāṇḍu,

  16 	faceva una grande strage di piante questo battaglia cogli alberi
     	tra Baka e il pāṇḍava, ed era molto terribile a vedersi o grande re, 

  17 	Baka pronunciando il suo nome, scagliatosi sul pāṇḍava,
     	afferrava con le braccia il fortissimo Bhīmasena,

  18 	e pure Bhīmasena dalle grandi braccia abbracciando il rakṣas, 
     	che lo colpiva con grande veemenza, con forza lo trascinava quel forte,

  19 	trascinato da Bhīma, trascinando pure lui in pāṇḍava,
     	era soverchiato da una violenta fatica quel mangia-uomini, 

  20 	e per la grande violenza di quei due, la terra tremava,
     	e quei due riducevano in frantumi alberi giganteschi, 

  21 	e inferiore allora vedendo il rakṣas, o toro dei bhārata,
     	ventre-di-lupo lo afferrava con le mani gettandolo a terra,

  22 	quindi premendo con forza il ginocchio sulla sua schiena,
     	col braccio destro ne afferrava il collo, 

  23 	 e col sinistro afferratane la veste alla sua anca,
     	spezzava in due quel rakṣas che lanciava terrificanti grida,

  24 	allora o signore di popoli, usciva il suo sangue dalla bocca 
     	da quel terribile rakṣas spezzato in due da Bhīmasena.
     


                              CLII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	da quell'urlo spaventate la genti di quel rakṣas,
     	uscivano di casa o re, assieme ai servitori,

   2 	Bhīma il migliore dei combattenti, quelli spaventati e perduti in senno,
     	rassicurava, e quel forte con un accordo li fece rientrare:

   3 	“ mai più dovete qui divorare degli uomini, 
     	se li divorete, rapidamente avverrà la vostra distruzione,”

   4 	udire le sue parole, quei rākṣasa o bhārata,
     	“ così sia,” gli dissero, e accettarono quel patto,

   5 	da allora in poi i rākṣasa in pace o bhārata
     	furono visti in quella città dagli uomini che la abitavano,

   6 	quindi Bhīma afferrato il corpo morto del mangia-uomini,
     	e gettatolo vicino alla porta se ne andava non visto,

   7 	allora Bhīma dopo aver quello ucciso, giunto alla dimora del brahmano,
     	raccontava al re tutto interamente come era accaduto,

   8 	quindi gli uomini usciti presto dalla città,
     	videro a terra il rākṣasa ucciso immerso nel sangue,

   9 	simile ad un picco roccioso frantumato da far paura,
     	quindi degli altri raggiunta ekacakrā, diedero la notizia,

  10 	allora migliaia di uomini o re, che abitavano la città,
     	coi vecchi le donne e i bambini là si recarono a vedere Baka,

  11 	quindi tutti meravigliati a vedere quell'impresa sovrumana, 
     	tutti quanti veneravano le divinità, o signore di popoli,

  12 	quindi pensarono su chi era caduta la scelta per il pasto quel giorno,
     	e ricordandolo recatisi dal savio gli chiedevano tutto quanto,

  13 	così richiesto molte volte per proteggere i pāṇḍava,
     	quel toro dei brahmani diceva questo a tutti i cittadini:

  14 	“piangente per esser stato comandato coi famigliari ad esser divorato,
     	mi vide un brahmano fortissimo ed esperto di mantra,

  15 	e chiestomi allora di questa maledizione sulla città,
     	quel migliore dei brahmani mi disse calmandomi, quasi ridendo:

  16 	'porterò io questo cibo a quell'essere malvagio,
     	e non avere alcuna paura per me.' così quel valente,

  17 	preso dunque il cibo e recatosi verso la foresta di Baka,
     	da costui ora dunque, questa impresa benefica per il mondo fu compiuta,

  18 	allora tutti i brahmani, e gli kṣatriya molto meravigliati,
     	e i vaiśya e gli śūdra felici compirono una festa in onore del brahmano,

  19 	quindi tutti i paesani, tornarono verso la città,
     	per vedere quel supremo portento e i pṛthādi là rimanevano a risiedere.