(Per accedere alle note passare il mouse sul testo evidenziato)

11. Caitraratha

( Il libro di Citraratha I, 153-174)


                              CLIII


   1 	Janamejaya disse:
     	“ quelle tigri fra gli uomini, ucciso il rakṣas Baka, 
     	da qui in avanti allora o brahamano, che fecero i pāṇḍava?”

   2 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	là dunque risiedevano o re, dopo aver ucciso il rakṣas Baka,
     	studianto il supremo brahman, nella dimora di quel brahmano,

   3 	quindi dopo alcuni giorni un brahmano dai fermi voti,
     	per aver asilo, giungeva alla dimora del brahmano,

   4 	quel sapiente toro dei savi allora, avendolo rettamente onorato 
     	gli concedeva rifugio, essendo sempre devoto a tutti gli ospiti,

   5 	quindi tutti i pāṇḍava tori fra gli uomini, assieme a Kuntī, 
     	omaggio recarono a quel savio che stava raccontando alcune storie,

   6 	egli raccontava di molti luoghi e vari tīrtha,
     	e delle varie imprese dei re e varie antiche storie,

   7 	e alla fine del racconto o Janamejaya, quel savio là raccontava,
     	che tra i pāñcāla vi era il meraviglioso svayaṃvara della figlia di Yajñasena,

   8 	e della nascita di Dhṛṣṭadyumna e di quella di Śikhaṇḍin,
     	e di quella non uterina di Kṛṣṇā nella grande cerimonia di Drupada,

   9 	udito dunque di questo grande portento al mondo, da quel grand'anima,
     	quei tori fra gli uomini chiesero un racconto in dettaglio:

  10 	“ in che modo il figlio di Drupada Dhṛṣṭadyumna dal fuoco,
     	e dal centro della vedi, Kṛṣṇā sono nati, come fu questo miracolo?

  11 	in che modo egli imparò tutte le armi dal grande arciere Droṇa?
     	e in che modo quei due cari amici si dividero, e per quale motivo?”

  12 	così richiesto o re il brahmano a quei tori fra gli uomini,
     	raccontava tutto quanto sulla nascita di Draupadī.
     


                              CLIV


   1 	il brahmano disse:
     	“ vicino alla città di gaṅgādvāra viveva il ṛṣi dal grande tapas,
     	Bharadvāja, egli era di grande saggezza e sempre saldo nei voti,

   2 	quel ṛṣi giunto alla Gaṅgā per purificarsi, giuntà là prima di lui,
     	vide la bellissima apsaras Ghṛtācī bagnarsi, 

   3 	e il vento mentre era sulla riva del fiume le portava via la veste,
     	nel vederla completamente nuda il ṛṣi ne ebbe allora desiderio,

   4 	totalmente legata a lei era la mente di quel giovane casto studente,
     	e avuta una erezione emmetteva il suo seme gettandolo in una secchia,

   5 	da qui nasceva Droṇa, il figlio di quel saggio,
     	che si impegnava a studiare interamente i veda e i vedāṅga,

   6 	un amico aveva Bharadvāja, un principe di nome Pṛṣata,
     	e un figlio pure a lui nasceva di nome Drupada,

   7 	sempre restando nell'āśrama assieme a Droṇa il figlio di Pṛṣata,
     	giocava e compiva i suoi studi quel toro degli kṣatriya,

   8 	quindi morto Pṛṣata Drupada divenne re,
     	e Droṇa pure udendo che Rāma dava via le sue ricchezze interamente,

   9 	il figlio di Bharadvāja a Rāma che viveva nella foresta diceva:
     	'qui giunto per aver delle ricchezze sappi che io sono Droṇa o toro dei ri-nati.'

  10 	Rāma disse:
     	' il mio solo corpo ormai a me rimane, 
     	 e le armi, scegli dunque o brahmano o il corpo o le armi e null'altro.'

  11 	Droṇa disse:
     	' tutte le tue armi e il modo di usarle,
     	e di scagliarle tutte, tu mi devi dare o signore.' “

  12 	il brahamano disse:
     	“ avendo risposto di si, il rampollo di Bhṛgu gliele conferiva,
     	quindi avutele Droṇa divenne allora provetto nelle armi,

  13 	e con grande felicità da Rāma pure l'arma detta di Brahmā, 
     	molto considerata avendo conseguito, divenne tra gli uomini il migliore,

  14 	quindi raggiunto Drupada il potente figlio di Bharadvāja,
     	tigre fra gli uomini gli diceva: ' sappi che io sono il tuo amico.'

  15 	Drupada disse:
     	' l'ignorante non è amico del sapiente, né il guerriero su carro di chi ne è privo,
     	né chi non è re di un sovrano, perché vuoi una vecchia amicizia?' “

  16 	il brahmano disse:
     	“ quel sapiente, deciso il suo animo contro il re dei pāñcāla,
     	si recava alla città che ha nome dagli elefanti, quella dei principali kuru,

  17 	e a lui fornendo molte ricchezze, i propri nipoti
     	Bhīṣma affidava come discepoli al saggio Droṇa là giunto,

  18 	Droṇa allora diceva queste parole a tutti quei discepoli
     	riuniti, preso come era quel saggio per l'offesa fattagli da Drupada,

  19 	' quale che sia l'onorario per l'insegnamento che ho nel cuore,
     	da voi quanto sarete esperti che sia dato, questo dicono i senza-macchia.' 

  20 	quando i pāṇḍava furono tutti provetti, col loro continuo esercizio,
     	allora Droṇa disse di nuovo riguardo il suo onorario queste parole:

  21 	'il figlio di Pṛṣata di nome Drupada è sovrano a chatravatī
     	il suo regno prendendogli mi sia rapidamente consegnato.'

  22 	allora i cinque figli di Pāṇḍu, avendo sconfitto Drupada in battaglia,
     	a Droṇa lo consegnavano legato assieme ai suoi ministri.

  23 	Droṇa disse:
     	' a te io chiedo di nuovo amicizia o sovrano di uomini,
     	chi non è re non può essere amico di un re,

  24 	quindi io ho preso il tuo regno o Yajñasena,
     	tu sarai re sulla riva destra della Bhāgīrathī e io di quella sinistra.' “

  25 	il brahmano disse:
     	“ ma la grandissima offesa fattagli allora da quello,
     	non cessava nel cuore del re, ed egli triste ed emaciato divenne.”
     


                              CLV


   1 	il brahmano disse:
     	“ sdegnato il re Drupada, vedendo i tori fra i brahmani di maggior successo,
     	viaggiava visitando molte dimore di brahmani,

   2 	col cuore oppresso dal dolore, volendo ottenere la nascita di un figlio, 
     	' io non ho un figlio primogenito.' così sempre pensava,

   3 	' e chi non ha generato dei figli è la vergogna dei parenti.' così diceva,
     	e supremamente triste era nella ricerca di contraccambiare Droṇa,

   4 	e alla potenza, all'educazione, alla dottrina e alle imprese di Droṇa
     	pensando, non trovava nella forza degli kṣatriya
     	modo di bilanciarla, pur impegnandosi quell'ottimo re o bhārata,

   5 	vagando egli allora sulla riva della Gaṅgā vicino alla yamunā,
     	il sovrano raggiungeva la dimora di un santo brahmano,

   6 	là non vi era nessun ri-nato non purificato o non pio,
     	o anche non eminente, dunque il figlio di Pṛṣata scorgeva due fermi nei voti,

   7 	due ṛṣi brahmani, Yāja e Upayāja, dal grande controllo, 
     	saldi nello studio della tradizione, e per stirpe discendenti da Kaśyapa, 

   8 	per aspetto in grado di salvarlo, erano questi due supremi ṛṣi dei brahmani,
     	e coi due conversava, attento a ogni loro desiderio,

   9 	e saputo che dei due il minore era il più forte e il più saggio, in segreto 
     	vi si recava gratificando Upayāja quel fermo nei voti, di ogni desiderio,

  10 	intento a prostrarsi ai suoi piedi con dolci parole offrendogli ogni suo desiderio,
     	e avendo onorato secondo le regole Upayāja, a lui diceva:

  11 	' un azione che mi dia un figlio che sia la morte di Droṇa o brahmano,
     	se fatta da te o Upayāja io ti darò un arbuda di vacche,

  12 	o quale altra cosa o migliore dei ri-nati, che nel cuore ti sia caro,
     	sappilo qui che ti sarà data da me, senza alcun dubbio.'

  13 	così richiesto: ' non lo farò.' a lui il ṛṣi rispondeva,
     	ma sollecitandolo di nuovo Drupada lo onorava,

  14 	alla fine di un intero anno, quindi quel supremo ri-nato Upayāja, 
     	diceva a Drupada con parole gentili: ' o re una volta 

  15 	mio fratello maggiore vagando lungo un ruscello della foresta,
     	afferrava un frutto caduto a terra senza conoscerne la purezza,

  16 	io lo vidi non visto dal mio fratello seguendolo di nascosto,
     	egli non fece alcuna indagine per toglierne l'impurezza,

  17 	e guardando non vide le impurità che erano attaccate al frutto,
     	chi non osserva la purezza come può essere attento in altre cose?

  18 	vivendo nella casa del guru praticando lo studio della tradizione,
     	era lui che divorava il cibo lasciato dagli altri, perennemente
     	celebrando continuamente la qualità dei cibi e mai sdegnoso,

  19 	io penso con l'occhio della logica, che mio fratello sia attaccato alle ricchezze,
     	perciò vai da lui o sovrano ed egli compirà la cerimonia per te.'

  20 	pur non piacendogli ciò, al sovrano meditando nell'animo,
     	udite le parole di Upayāja, il sovrano esperto di ogni dharma,
     	salutato cerimoniosamente quel meritevole di venerazione, diceva a Yāja:

  21 	“ io darò a te Yāja ottanta miriadi di vacche, o potente,
     	tu devi soddisfare l'inimicizia per Droṇa che mi tormenta,

  22 	egli è il migliore dei sapienti del brahman, e supremo pure nell'arma di Brahmā,
     	per cui Droṇa mi sconfisse per aver rotto l'amicizia,

  23 	non vi è un principe kṣatriya che sia pari a lui sulla terra, 
     	al saggio figlio di Bharadvāja principale maestro dei kuru,

  24 	le piogge di frecce di Droṇa che portano via le vite,
     	e il suo arco di sei cubiti, appare grandemente insuperabile,

  25 	e con la violenza dei brahmani senza dubbio distruggerà 
     	la forza degli kṣatriya, il grande arciere e grande saggio, figlio di Bharadvāja,

  26 	impegnato nella distruzione degli kṣatriya schierato come il figlio di Jamadagni,
     	la forza terribile delle sue armi è incontrastabile dagli uomini in terra,

  27 	quel potente recitando il brahman, come il fuoco consuma l'offerta
     	dopo averla raggiunta, brucerà in battaglia gli kṣatriya, quell'adepto del brahman,
     	nello scontro tra brahmani e kṣatriya la potenza dei brahmani è superiore,

  28 	io stesso privo della forza kṣatriya mi sono rifugiato nella forza brahmana,
     	in te o signore che per sapienza del brahman sei superiore a Droṇa,

  29 	che io possa ottenere un figlio invincibile in battaglia che uccida Droṇa,
     	questa azione compi per me o Yāja, io ti offro una montagna di vacche.'

  30 	avendogli risposto di si, Yāja si apprestava al compiere il rito, 
     	per quel grande onorario, cosi incitava il riluttante Upyāja, 
     	Yāja e prometteva la distruzione di Droṇa,

  31 	quindi Upayāja grande asceta, elencava a quel sovrano di uomini,
     	l'azione da compiersi al fuoco sacro per ottenere un figlio,

  32 	' un figlio di grande valore, e vigore, e di grande forza,
     	del genere che tu desideri o re, otterrai come garantito.'

  33 .	per ottenere l'uccisore del figlio di Bharadvāja, il sovrano
     	Drupada celebrava tutto quanto con azione perfetta,

  34 	Yāja però alla fine dl rito invitava la regina:
     	' avvicinati o regina nuora di Pṛṣata una coppia arriva per te.'

  35 	la regina disse:
     	' profumata è la mia bocca o brahamano, e io ho puri profumi
     	non sono pronta ad aver figli, attendi per il mio bene.'

  36 	Yāja disse:
     	' avendo Yāja preparata l'offerta unendola ai mantra,
     	come può non aver luogo il suo frutto, che tu venga o resti?' “

  37 	il brahmano disse:
     	“così apostrofata da Yāja e preparata e versata l'offerta,
     	sorgeva dal fuoco un giovane simile ad un dio,

  38 	color di fiamma, di aspetto tremendo, con la corona e una suprema corazza,
     	portando una spada, arco e frecce a lungo urlava,

  39 	saliva dunque su un eccellente carro e con quello partiva,
     	allora gridarono i pāñcāla felici: 'bene, bene!'

  40 	' questo principe che toglierà ogni paura dai pāñcāla, che ne accresce la gloria,
     	che toglierà l'affanno del re, è nato per uccidere Droṇa.'
     	così parlava uno spirito invisibile nell'aria,

  41 	e pure una principessa pāñcāla, sorta dal centro della vedi
     	stupenda dalle bellissime membra, affascinante e dal bel vitino,

  42 	scura cogli occhi a foglia di loto, e la chioma riccia e nera,
     	come una bellezza immortale in persona scesa tra gli uomini,

  43 	un profumo simile a loto per un quarto di yojana spirava da lei,
     	che aveva un supremo aspetto e di cui non vi era uguale sulla terra,

  44 	e quando naque questa bellissima, un voce incorporea diceva:
     	' Kṛṣṇā la migliore di tutte le donne, causa sarà della morte di kṣatriya, 

  45 	e lei dal bel-vitino a tempo debito compirà quanto dovuto agli dèi,
     	e per lei un grandissimo pericolo sorgerà per gli kṣatriya.'

  46 	udito ciò tutti i pāñcāla urlarono come un branco di leoni,
     	e la terra non era in grado di reggerli cosi pieni di gioia,

  47 	veduti quei due, la nuora di Pṛṣata bramosa di figli, si avvicinava a Yāja:
     	'nessun'altra che me sia riconosciuta madre di questi due.' 

  48 	a lei rispondeva di si, Yāja, per far piacere al re,
     	e ai due diedero il nome i ri-nati colla mente soddisfatta:

  49 	' per la sua audacia, il supremo coraggio, il dharma e per la sua nascita dalla luce,
     	Dhṛṣṭadyumna sia il nome di questo principe di Drupada.'

  50 	e ancora dissero: 'nera è costei e Kṛṣṇā sia ella per il suo colore scuro.'
     	quindi questa fu la coppia nata nel grande sacrificio di Drupada,

  51 	Dhṛṣṭadyumna il principe pāñcāla condotto alla sua dimora,
     	fu dal potente figlio di Bharadvāja instruito nelle armi,

  52 	quel grande saggio pensando inevitabile il destino sulla terra,
     	in questo modo agiva Droṇa per salvaguardare la propria fama.”
     
     


                              CLVI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ciò udito, i kuntīdi come trafitti da una lancia divennero,
     	tutti loro, e con animo afflitto divennero quei grandi guerrieri,

   2 	allora Kuntī vedendo i figli agitati e fuori di senno,
     	con voce sincera queste parole diceva a Yudhiṣṭhira:

   3 	“ a lungo abbiamo qui abitato nella dimora del brahmano,
     	felici ottenendo la questua in una felice città o Yudhiṣṭhira,

   4 	e tutte le foreste e i boschetti che sono i più gradevoli
     	abbiamo veduto a lungo e continuamente, o uccisore di nemici,

   5 	e vedendo questo di nuovo non ci porterà ancora piacere,
     	e la questua o valoroso non si ottiene più bene o rampollo dei kuru,

   6 	noi dunque faremmo bene ad andare dai pāñcāla se tu lo credi,
     	mai l'abbiamo vista prima o figlio, e deve essere gradevole la città,

   7 	generosi nella questua si dice siano i pāñcāla o tormenta-nemici
     	e il re Yajñasena favorevole ai brahmani, noi abbiamo saputo,

   8 	a lungo abbiamo in un solo luogo abitato, e il mio animo non è tranquillo,
     	quindi andiamo dunque là se tu figlio mio, lo credi.”

   9 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ quanto tu pensi deve essere fatto, questo è il nostro supremo scopo,
     	ma non so se i miei fratelli minori andranno oppure no.”

  10 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora Kuntī a Bhīmasena, ad Arjuna e ai gemelli, 
     	parlava del viaggio, ed essi risposero di si,

  11 	allora salutato quel savio o re, Kuntī assieme ai figli,
     	partiva per la bella città di Drupada grand'anima.
     


                              CLVII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	mentre soggiornavano in incognito i pāṇḍava grandi anime,
     	venne a trovarli Vyāsa il figlio di Satyavatī,

   2 	e vedendolo giungere quei tormenta-nemici alzandosi,
     	inchinandosi e salutatolo cerimoniosamente si fermarono a mani giunte,

   3 	a tutti loro seduti col suo permesso, il muni diceva,
     	contento dell'onore fattogli dai pṛthādi, queste parole piene di affetto:

   4 	“ secondo il dharma e la tradizione vivete voi o tormenta-nemici?
     	non trascurate di fare onore ai savi che lo meritano?”

   5 	e pronunciate queste parole piene di artha e dharma il venerabile ṛṣi,
     	altre piacevoli storie ancora raccontava e questo diceva:

   6 	“ in una ascetica selva vi era la figlia di un ṛṣi grand'anima,
     	ella era di vitino sottile, dal bel culetto, e begl'occhi, e dotata di ogni qualità,

   7 	ma pur bene agendo, ella cadeva nella sfortuna,
     	non trovava marito infatti quella fanciulla virtuosa e bella,

   8 	quindi iniziava a praticare il tapas, per maritarsi quell'infelice,
     	e col suo durissimo tapas soddisfaceva il dio benefico,

   9 	il Beato contento di lei diceva a quell'asceta:
     	'scegli una grazia fortuna sia a te, io te la darò o virtuosa.'

  10 	allora ella diceva al Signore queste parole per il suo interesse:
     	' io voglio un marito dotato di ogni qualità.' così ella ripetutamente,

  11 	a lei dunque questo rispondeva il Signore, il migliore dei parlanti:
     	' tu dunque avrai cinque mariti o bella.' così il dio benefico,

  12 	a lei che chiedeva al dio benefico un solo marito,
     	ancora il dio queste supreme parole diceva:

  13 	'per cinque volte tu hai detto: 'dammi un marito.'
     	quindi in un'altra vita nata tu ne avrai quante volte ne hai detto.'

  14 	nella stirpe di Drupada è nata questa fanciulla, dall'aspetto divino,
     	è stabilito che sia vostra moglie Kṛṣṇā, l'irreprensibile nipote di Pṛṣata,

  15 	perciò recatevi alla città dei pāñcāla o fortissimi,
     	e felici sarete senza alcun dubbio ottenendola.”

  16 	così avendo parlato l'illustre nonno ai pāṇḍava, 
     	salutati i pṛthādi e Kuntī se ne partiva quel grande asceta.
     


                              CLVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quei tori fra gli uomini partirono con in testa la madre,
     	lentamente lungo le strade del nord come era indicato, quei tormenta-nemici,

   2 	procendendo di giorno e di notte al tīrtha chiamato somaśravāyaṇa,
     	lungo la Gaṅgā, giunsero, quelle tigri fra gli uomini, 

   3 	il conquista-ricchezze alzando una fiaccola davanti a loro,
     	procedeva il gloriosissimo per fare luce e per protezione,

   4 	là nell'acqua della Gaṅgā delle donne da sole giocavano,
     	ma il geloso re dei gandharva era giunto a quel gioco acquatico,

   5 	egli udiva dunque il rumore di quelli che si avvicinavano al fiume,
     	e sentito quel rumore quel forte fortissimamente si adirava,

   6 	egli vedendo là i pāṇḍava tormenta-nemici assieme alla madre,
     	tendendo  il terribile arco queste parole diceva:

   7 	“il tramonto, che si muta in buio andando verso la piena notte
     	eccetto i primi ottanti minuti, si dice sia il tempo 

   8 	stabilito per gli yakṣa, i gandharva e i rakṣa per vagare a loro piacere,
     	il resto è stabilito agli uomini per loro movimenti, così sta scritto,

   9 	quindi gli uomini che vagano in questo tempo per avidità,
     	mentre si avvicinano noi li catturiamo assieme ai rākṣasa,

  10 	quindi le persone sapienti del dharma biasimano tutti gli uomini che
     	si avvicinano di notte all'acqua siano pure re coi loro eserciti,

  11 	state distanti, non procedete vicino a me,
     	perché senza che io vi conosca, siete giunti all'acqua della Bhāgīrathī?

  12 	sappiate che io sono il gandharva Aṅgāraparṇa fiero della mia forza,
     	io sono l'intelligente e impaziente caro amico di Kubera,

  13 	e aṅgāraparṇa è chiamata questa mia foresta,
     	bella lungo le rive della Gaṅgā dove io risiedo,

  14 	qui né morti, né elefanti né dèi, né uomini
     	si possono avvicinare, perché dunque vi avvicinate voi?”

  15 	Arjuna disse:
     	“poiché l'oceano, i fianchi della montagna e questo fiume esistono o sciocco,
     	di notte, di giorno e ai crepuscoli, che vale questa proibizione?

  16 	noi siamo dotati di forza e ti attacchiamo in ogni momento,
     	gli uomini incapaci nelle dure sventure vi venerano,

  17 	sgorgando all'inizio dai picchi nevosi dell'himavat,
     	la Gaṅgā raggiunge le acque dell'oceano procedendo in sette rivi,

  18 	e divenuta di nuovo un'unico rivo, scorre pura nell'armosfera,
     	tra gli dèi o gandharva, ella diviene l'alakanandā,

  19 	quindi è la vaitaraṇī tra i morti, inattraversabile dai malfattori,
     	e quindi diviene la Gaṅgā o gandharva come ci disse il dvaipāyana,

  20 	e larghissima questa divina e splendida fiumana conduce al paradiso,
     	come vuoi tu dunque arrestarla? non è ella l'eterno dharma,

  21 	irresistibile e inconfinabile? come puoi dirci 
     	che non toccheremo a piacere le pure acque della Bhāgīrathī?”

  22 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ciò udito Aṅgāraparṇa infuriato tendendo l'arco 
     	scagliava accese frecce simili a serpenti velenosi

  23 	la fiaccola agitando rapito come un supremo scudo, il pāṇḍava,
     	il conquista-ricchezze parava dunque tutte le sue frecce. 

  24 	Arjuna disse:
     	“ questo tuo modo di spaventare o gandharva, non funziona cogli esperti guerrieri,
     	si sciolgono come schiuma gli strali scagliati agli esperti guerrieri,

  25 	agli uomini, e anche a tutti i gandharva io miro o gandharva,
     	perciò con un'arma divina io, non con mera illusione,

  26 	un tempo l'arma detta di Agni Bṛhaspati la conferì
     	a Bharadvāja o gandharva, figlio del guru del dio dai Cento-riti,

  27 	da Bharadvāja la ebbe Agniveśya, e da Agniveśya il mio guru,
     	e quindi a me la diede Droṇa il migliore dei brahmani.”

  28 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato, il pāṇḍava irato scagliava sul gandharva,
     	la luminosa arma detta di Agni, e bruciava il suo carro,

  29 	privo del carro e caduto, il fortissimo gandharva,
     	confuso dallo splendore di quell'arma cadeva a faccia in giù,

  30 	e il conquista-ricchezze lo afferrava per i capelli inghirlandati,
     	e verso i fratelli lo trascinava incosciente per la caduta,

  31 	la sua sposa si gettava ai piedi di Yudhiṣṭhira in cerca di salvezza,
     	di nome si chiamava Kumbhīnasī e chiedeva la salvezza del marito.

  32 	la gandharva disse:
     	“ proteggimi o grande re, e salva mio marito, 
     	io sono la gandharva Kumbhīnasī di nome e ti chiedo rifugio.”

  33 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ vinto in battaglia, privato di gloria, privo di valore e protetto da una donna,
     	chi ucciderebbe dunque un nemico come te? liberalo dunque o uccisore di nemici.”

  34 	Arjuna disse:
     	“ dunque onoralo e vattene o gandharva senza sofferenza,
     	a te oggi garantisce la salvezza il re dei kuru Yudhiṣṭhira.”

  35 	il gandharva disse:
     	“ assendo stato vinto io rinuncio al mio vecchio nome di Aṅgāraparṇa,
     	non mi vanterò della mia forza né del mio nome in assemblea,

  36 	rettamente ho ottenuto ciò, io che uno armato di armi divine,
     	migliore per valore, con l'illusione dei gandharva volevo combattere, 

  37 	con l'arma di Agni il mio bellissimo e supremo carro fu bruciato, 
     	così io che era Citraratha di nome sono divenuto Dagdharatha,

  38 	e la mia conoscenza ottenuta un tempo col tapas,
     	la rivelerò oggi al grand'anima che mi ha salvato la vita,

  39 	chi al nemico vinto che si fermi a chiedere venia,
     	salvi la vita quale fortuna non merita costui?

  40 	questa scienza si chiama cakṣusī, la diede Manu a Soma,
     	e lui la conferì Viśvāvasu, e Viśvāvasu la diede a me,

  41 	essa giunta ad un vile uomo data dal guru si estinguerà,
     	il suo percorso ti ho detto, ora ascolta la sua forza, 

  42 	qualunque cosa si voglia vedere cogli occhi nei tre mondi,
     	questa si vede tale quale la si desideri e così si deve vedere,

  43 	si ottiene questa scienza stando sei mesi su un piede solo,
     	mai io ti rivelerò questa scienza senza che tu debba fare questo voto,

  44 	per questa conoscenza noi o re, siamo superiori agli uomini,
     	e neppure superati dagli dèi secondo l'opinione corrente,

  45 	e io di una razza di cavalli dei gandharva o migliore degli uomini,
     	un centinaio a ciascuno dei tuoi cinque fratelli darò,

  46 	cavalli degli dèi e dei gandharva sono, di divino profumo e veloci come il pensiero,
     	e corrono veloci senza stancarsi pur se magri e teneri,

  47 	anticamente fu fatta la folgore del grande Indra per la distruzione di Vṛtra,
     	in migliaia di parti essa si ruppe sulla testa di Vṛtra,

  48 	allora divisa in parti dagli dèi ogni parte della folgore si venera,
     	qualsiasi cosa conosciuta al mondo come strumento è una parte della folgore,

  49 	la mano è la folgore dei brahmani, il carro si dice la folgore degli kṣatriya,
     	il donare è la folgore dei vaiśya, e il compito è la folgore dello śūdra,

  50 	dello kṣatriya i cavalli sono la folgore, e i cavalli sono inviolabili si dice, 
     	come parte del carro, i due nati da Vaḍavā si dice che siano nati tra i cavalli,

  51 	i cavalli che sono dotati a piacere di ogni colore e velocità,
     	sono quelli nati tra i gandharva, questi cavalli ti sarranno graditi.”

  52 	Arjuna disse:
     	“ se pur per piacere o per salvarsi la vita sia data,
     	questa scienza conferita o recitata io non la desidero o gandharva.”

  53 	il gandharva disse:
     	“ l'accordo appare portare un beneficio nelle assemblee,
     	per il dono della vita io sono felice di darti questa scienza,

  54 	e da te io vorrei avere la suprema arma detta di Agni,
     	e così a lungo vi sarà amicizia con Bībhatsu o toro dei bhārata.”

  55 	Arjuna disse:
     	“per l'arma io da te accetto i cavalli, ed eterna amicizia sia tra noi,
     	chiamami amico o gandharva abbandonate ogni paura.”
     


                              CLIX

   1 	Arjuna disse:
     	“ dimmi o gandharva ogni causa per cui son attaccati,
     	tutti i virtuosi conoscitori del brahman che giungono di notte o uccisore di nemici.”

   2 	il gandharva disse:
     	“ privi di fuoco, privi di offerte, e senza aver davanti un brahmano,
     	voi dunque siete stati attaccati da me o rampollo dei pāṇḍava,

   3 	gli yakṣa, i rākṣasa e i gandharva, i piśāca gli uraga e gli uomini,
     	diffusamente raccontano la storia della gloriosa discendenza di Kuru,

   4 	io ho udito dai divini ṛṣi con Nārada in testa,
     	le qualità raccontate o valoroso, dei tuoi saggi antenati,

   5 	di persona poi ho veduto, vagando sulle acque dell'oceano, 
     	e sull'intera terra lo splendore della tua stirpe,

   6 	e conosco il tuo maestro nell'arte dell'arco o Arjuna,
     	è famoso nei tre mondi, il glorioso figlio di Bharadvāja,

   7 	e io conosco Dharma, Vāyu e Śakra e i due Aśvin,
     	e anche Pāṇḍu o tigre dei kuru, tutti questi sei hanno aumentato la stirpe,
     	e sono anche i tuoi avi o pṛthāde, i migliori tra gli uomini e gli dèi,

   8 	e anime divine, grandi anime, e i migliori di tutti gli armati,
     	sono i tuoi fratelli, tutti prodi dai fermi voti,

   9 	e la suprema intelligenza di voi anime purificate,
     	pur conoscendo io qui ho effettuato l'attacco contro di voi,

  10 	essendo vicine le donne o kaurava, non si deve perdonare agli uomini,
     	guardando all'offesa fatta a me, e confidando nella forza delle mie braccia, 

  11 	e di notte la nostra forza ancora aumenta invero,
     	quindi la furia mi prese o kuntīde, vicino a mia moglie,

  12 	così io fui da te qui vinto in battaglia, o discendente del figlio di Tapatī,
     	per quale motivo qui ascolta il mio racconto,

  13 	la brahmacarya è il supremo dharma e tu pure la pratichi,
     	perciò io o pṛthāde in questo scontro fui vinto da te,

  14 	qualunque altro kṣatriya che pratichi l'eros o tormenta-nemici,
     	che combatta di notte non sopravvivrebbe in nessun modo,

  15 	un re che pratichi l'eros o discendente di Tapatī in battaglia,
     	vincerebbe tutte le creature della notte solo se ha davanti un purohita,

  16 	perciò o discendente di Tapatī, qualsiasi cosa che dagli uomini sia voluta,
     	questa azione si deve fare unendosi a dei purohita dall'anima domata,

  17 	fedeli ai veda nelle sei parti, puri, e di sincera parola,
     	con l'anima pia, e ben perfezionata, siano i purohita dei re,

  18 	perenne sia la vittoria, e il paradiso sia senza fine, di quel re
     	che abbia un purohita sapiente del dharma, e di pura e virtuosa condotta,

  19 	per ottenere ciò che desidera e per proteggere quanto ottenuto,
     	il re si prenda un purohita pieno di qualità,

  20 	il sovrano che voglia ta terra si affidi all'opinione del purohita,
     	e otterrà tutta la terra attorniata dalle acque del mare,

  21 	col mero valore, e con la nobile nascita o discendente di Tapatī,
     	ma privo di un brahamano un sovrano non può vincere qualche terra, 

  22 	perciò questo sappi o propagatore dei kuru,
     	che un regno con un brahmano in testa può essere a lungo protetto.”
     


                              CLX


   1 	Arjuna disse:
     	“ discendente di Tapatī, questo il modo in cui mi hai qui chiamato,
     	io vorrei sapere il motivo per cui sono discendente di Tapatī,

   2 	e chi è costei di nome Tapatī? e perché noi siamo suoi discendenti?
     	 noi siamo i kuntīdi o virtuoso, io voglio conoscere la verità.”

   3 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così richiesto il gandharva al figlio di Kuntī al conquista-ricchezze,
     	celebrato nei tre mondi quasta storia raccontava.

   4 	il gandharva disse:
     	“ ascolta io ti racconterò questa affascinante storia,
     	esattamente e completamente o pṛthāde, o migliore dei sostenitori del dharma,

   5 	l'espressione con cui ti ho chiamato: discendente di Tapatī,
     	io ti spiegherò, ascoltami dunque attentamente,

   6 	colui che in cielo col suo benefico splendore pervade il firmamento,
     	aveva una figlia di nome Tapatī simile a lui,

   7 	a Vivasvat, o kuntīde, ed era sorella minore Sāvitrī,
     	Tapatī celebre nei tre mondi per esser intenta al tapas,

   8 	né dea, né asura, né yakṣa né femmina rākṣasa,
     	né apsaras né una gandharva vi era della sua bellezza,

   9 	con tutte le membra prive di difetti, con occhi grandi e neri,
     	di ottima condotta, e virtuosa e ben vestita era quella bellissima,

  10 	non aveva pari in tutti e tre i mondi o Bhārata,
     	e il padre Savitṛ pensava per lei un marito che avesse fama, condotta e bellezza,

  11 	e vedendo la figlia entrata nella giovinezza, e pronta per le nozze, 
     	non trovava pace allora sempre pensando al matrimonio,

  12 	allora o kuntīde, il forte figlio di Ṛkṣa, toro dei kuru,
     	il sovrano Saṃvaraṇa sempre venerava il sole,

  13 	sempre controllato quel sovrano e offrendo preziose ghirlande, 
     	e con penitenze e digiuni, e vari tipi di tapas,

  14 	per desiderio di imparare, sempre puro e di parole mai egoiste,
     	pieno di devozione venerava il sole nascente,

  15 	sapiente ed esperto del dharma, e impareggiabile per aspetto in terra,
     	sapendo chi era Saṃvaraṇa, il sole pensava a lui come marito adatto a Tapatī,

  16 	voleva dare perciò la fanciulla a Saṃvaraṇa, 
     	a quel migliore dei sovrani, o kauravya, per nascita e fama,

  17 	come in cielo risplende il sole acceso di luce,
     	così sulla terra per splendore era il sovrano Saṃvaraṇa, 

  18 	e come coloro che recitano i veda venerano il sole nascente,
     	così le altre genti inferiori ai brahamani, o pṛthāde veneravano Saṃvaraṇa,

  19 	egli più di Soma per bellezza, più del sole per splendore,
     	era quel glorioso sovrano per gli amici e per i nemici,

  20 	essendo dotato di tali qualità il sovrano o kaurava,
     	il sole pose mente di dare a lui la propria figlia Tapatī,

  21 	un giorno dunque quel glorioso re di enorme potenza sulla terra,
     	era intento alla caccia o pṛthāde in un boschetto montano,

  22 	e mentre era intento alla caccia, sopraffatto da stanchezza, fame e sete,
     	moriva il superbo cavallo del re o kuntīde sulla montagna,

  23 	il sovrano mortogli il cavallo o pṛthāde a piedi aggirandosi sul monte,
     	vedeva un'impareggiabile fanciulla dai grandi occhi,

  24 	egli da solo alla fanciulla pure sola, avvicinatosi quell'uccisore di nemici,
     	si fermava quella tigre dei sovrani guardandola con occhi fissi,

  25 	il sovrano pensava fosse Śrī per la sua bellezza,
     	e ancora pensava che fosse la luce del sole caduta a terra,

  26 	ella se ne stava coi suoi occhi neri, su quella cima del monte,
     	che con le sue liane, alberi e cespugli sembrava fatto d'oro,

  27 	e dopo averla vista disprezzava il corpo di ogni vivente.
     	e il re pensava di ottenere per sé il frutto della sua vista,

  28 	qualunque cosa che avesse visto fin dalla nascita, quel sovrano
     	non riteneva fosse in alcun modo pari alla sua bellezza,

  29 	cogli occhi e il cuore legati a lei, da legami infrangibili,
     	non si muoveva allora da quel luogo e non si accorgeva di null'altro,

  30 	' costei dai grandi occhi e bellezza, fu fatta apparire dal creatore 
     	frullando il mondo con tutti gli dèi asura e uomini.'

  31 	così pensava che fosse dotata della sostanza stessa della bellezza,
     	quella fanciulla impareggiabile al mondo, il sovrano Saṃvaraṇa allora,

  32 	il sovrano nobile per nascita, vedendo quella splendida creatura,
     	cadeva nell'ansia con l'animo, colpito dalle frecce dell'amore,

  33 	violentemente bruciando il sovrano, per il fuoco della passione,
     	risoluto, a quella timida e bellissima fanciulla diceva:

  34 	' chi sei, e di chi sei, o belle-coscie, e per quale motivo ti trovi qui? 
     	perché da sola in questa deserta foresta ti aggiri o bel-sorriso?

  35 	tu sei perfetta in ogni membra, adornata di ogni ornamento,
     	tu sei l'ornamento desiderato da tutti i tuoi ornamenti,

  36 	né dea, né una asura, né una yakṣa, o una rākṣasa 
     	né serpentessa, né gandharva, né donna umana io credo,

  37 	che prima da me fu vista o di cui ho udito tra le più belle,
     	io penso che nessuna di queste sia pari a te o meravigliosa.'

  38 	così quel principe della terra parlava a lei, ma ella non
     	rispondeva acuna cosa a lui pieno d'amore in quella deserta foresta,

  39 	quindi lei coi suoi grandi occhi, mentre il principe parlava,
     	come un lampo tra le nuvole da là spariva,

  40 	il sovrano per cercarla allora percorreva 
     	quella foresta, vagando come un pazzo in cerca di quegli occhi di loto,

  41 	e non trovandola allora egli là, molto lamentandosi,
     	privo di senno quel migliore dei kaurava a lungo stava.”
     


                              CLXI


   1 	il gandharva disse:
     	“ allora il sovrano non riuscendo a vederla, confuso dall'amore,
     	come colpito da schiere di nemici, cadeva al suolo,

   2 	e lui caduto a terra, allora la fanciulla dal bel sorriso,
     	con le sue prominenti natiche si mostrava di nuovo al sovrano,

   3 	e quindi, la splendida parlava al sovrano con voce dolcissima,
     	a quell'antenato dei kuru col cuore colpito dall'amore:

   4 	' alzati, alzati, fortuna sia a te, tu non devi o uccisore di nemici,
     	cadere in deliquio o tigre tra i sovrani, allo scoperto sulla terra.'

   5 	così apostrofato da quella dolcissima voce il sovrano allora,
     	la vedeva con le sue larghe natiche ferma li davanti,

   6 	allora il sovrano di uomini diceva a lei dagli occhi neri,
     	coll'anima presa dal fuoco della passione, e con confuse parole:

   7 	' rettamente o occhi neri, me pieno di amore o incantatrice,
     	prendi, prendi me che ti bramo, o la vita mi abbandonerà,

   8 	per te o grandi-occhi, mi trafigge con le sue aguzze	
     	frecce il dio Kāma e, o simile ad una gemma di loto, mai si stanca,

   9 	io sono posseduto senza protezione o bella, dal grande serpente dell'amore,
     	tu o bellissima dalle prominenti natiche, poni fine a ciò,

  10 	da te dipende la mia vita o tu dalla voce simile al canto di un kiṃnara,
     	dagli occhi e dalle membra perfette, dal viso bello come loto o luna,

  11 	io senza di te o timida, non posso vivere da me,
     	perciò o grandi occhi, abbi di me compassione o tu dalle splendide membra, 

  12 	la mia devozione o occhi neri, non devi trascurare,
     	tu devi col tuo amore, salvarmi o bellissima,

  13 	coll'unione dei gandharva o timida qui o bellissima,
     	il matrimonio dei gandharva o belle-membra, si dice sia il migliore.'

  14 	Tapatī disse:
     	' io o re non sono padrona di me, sono fanciulla con un padre io,
     	se tu hai dell'amore per me chiedimi al padre mio,

  15 	e come la tua vita è stata presa da me o signore di uomini,
     	così tu pure con la tua presenza hai rapito la mia vita,

  16 	ma io non sono padrona del mio corpo, perciò o migliore dei sovrani,
     	non ti vengo vicino, le donne non sono indipendenti,

  17 	quale fanciulla in tutti i mondi, un sovrano celebrato per nascita,
     	non vorrebbe come protettore e marito dall'amore sincero?

  18 	perciò stando così le cose, chiedi a mio padre,
     	al dio sole, con rispetto, con tutto il tuo tapas e con controllo,

  19 	se egli vorrà darmi a te o uccisore di nemici,
     	io diverrò o re, sempre in tuo possesso,

  20 	io sono Tapatī di nome sorella minore di Sāvitrī, e figlia 
     	di Savitṛ che illumina i mondi o toro degli kṣatriya.' “
     


                              CLXII


   1 	il gandharva disse:
     	“ così avendo parlato allora quell'irreprensibile rapida saliva in alto,
     	ma il re di di nuovo cadeva a terra 

   2 	il suo ministro cogli attendenti lo vedeva allora nella grande foresta,
     	alla fine, caduto a terra, come l'alto pennone di Śakra, 

   3 	vedendo quel grande arciere senza cavallo caduto al suolo,
     	il suo ministro divenne come acceso da un fuoco,

   4 	rapidamente avvicinandosi, caduto in confusione per l'affetto,
     	quel sovrano obnubilato dall'amore, faceva alzare

   5 	da terra il sovrano, come un padre il figlio caduto,
     	anziano di saggezza, di fama di energia e di autocontrollo,

   6 	 il ministro avendolo fatto rialzare si liberava da ogni ansia,
     	e gli diceva con dolcezza quando era in piedi queste nobili parole:
     	'non temere o tigre fra gli uomini, fortuna sia a te o senza-macchia.'

   7 	e pensava che il sovrano preso da stanchezza, fame e sete,
     	fosse caduto a terra come colpito in battaglia da una schiera di nemici,

   8 	con acque fresche allora spruzzava la sua testa,
     	frizionando il cranio di quel re con l'essenza del loto bianco,

   9 	quindi recuperati i sensi e la forza quel potente sovrano,
     	tutti allontanava eccetto il solo ministro,

  10 	quindi per ordine del re si allontanava il grande esercito,
     	e il re di nuovo si sedette sulla cima del monte,

  11 	quindi su quella suprema montagna purificatosi, a mani giunte,
     	per venerare Sūrya stava in piedi sulla terra a braccia levate,

  12 	e con la mente pensava a Vasiṣṭha il migliore dei ṛṣi,
     	come purohita, il re Saṃvaraṇa uccisore di nemici,

  13 	notte e giorno quindi da solo stando così, quel signore di genti,
     	giungeva allora al dodicesimo giorno quel ṛṣi brahmano,

  14 	sapendo che il sovrano aveva il cuore rapito da Tapatī,
     	conscendolo per divina virtù, il grande ṛṣi dall'anima compiuta,

  15 	allora quell'anima pia, volendo fare il suo bene,
     	parlava al migliore dei sovrani che era in controllo di sé stesso,

  16 	il venerabile ṛṣi sotto gli occhi di quel signore di uomini,
     	acceso di luce si alzava in volo a visitare il sole,

  17 	e quel savio a mani giunte, venerando il sole dai mille raggi,
     	' io sono Vasiṣṭha.' con piacere presentava sé stesso,

  18 	a quell'ottimo muni diceva Vivasvat nel suo grande splendore:
     	' o grande ṛṣi, che tu sia il benvenuto, dimmi cosa desideri.'
     


                              CLXIII


   1 	Vasiṣṭha disse:
     	' tua figlia di nome Tapatī che è sorella minore di Sāvitrī,
     	costei io ti chiedo o tesoro di luce, per conto di Saṃvaraṇa,

   2 	costui è re di grande fama, esperto di dharma e artha, e di grande intelligenza,
     	è dunque Saṃvaraṇa il marito adatto a tua figlia o astro del cielo.' “

   3 	il gandharva disse:
     	“ così richiesto Savitṛ: ' a lui io la darò sicuramente.'
     	così il sole, luce del giorno rispondeva al savio salutandolo: 

   4 	'Saṃvaraṇa è il migliore dei re e tu o muni, sei il migliore dei ṛṣi,
     	Tapatī è la migliore delle donne, a chi altri darla in nozze?'

   5 	quindi l'astro acceso in persona, Tapati, perfetta in ogni membra,
     	dava a Vasiṣṭha grand'anima per conto di Saṃvaraṇa,
     	acquistata la fanciulla Tapatī, allora il grande ṛṣi,

   6 	Vasiṣṭha lasciato andare, di nuovo tornava,
     	dove stava quel toro dei kuru dall'enorme fama,

   7 	il re pieno di passione con tutta l'anima diretta a lei,
     	vedendo la fanciulla divina, Tapatī dal dolce sorriso,
     	venire assieme a Vasiṣṭha, ne fu lieto sopra ogni cosa,

   8 	in quella dodicesima notte in cui il re era impegnato nella fatica,
     	giungeva il venerabile ṛṣi Vasiṣṭha dall'anima perfetta,

   9 	col tapas ingraziandosi il dio sole, signore e benefattore,
     	Saṃvaraṇa ottenne la moglie per il potere di Vasiṣṭha,

  10 	quindi in questa cima dei monti frequentata da dèi e gandharva, 
     	acquisiva secondo le regole la mano di Tapatī quel toro dei sovrani,

  11 	col permesso di Vasiṣṭha su quella montagna,
     	quel re e ṛṣi amava aggirasi assieme alla moglie,

  12 	quindi in città e nel regno e sulle forti truppe,
     	 il signore della terra, poneva il suo ministro, 

  13 	e Vasiṣṭha avendo salutato il sovrano se ne partiva,
     	e  il re in quella montagna viveva come un immortale,

  14 	quindi per dodici anni in quelle foreste e acque,
     	di quella montagna si rallegrava assieme a sua moglie,

  15 	ma nella ciità di quel re per dodici anni interi,
     	non faceva piovere il dio dai mille-occhi, e nemmeno nell'intero regno,

  16 	presi dalla siccità tutte le creature e gli uomini e divenuti infermi,
     	la città era coperta di morti come quella del re dei morti,

  17 	allora questa vedendo in tale modo, il venerabile ṛṣi
     	Vasiṣṭha, quell'anima pia si recava dall'ottimo re,

  18 	e riconduceva quella tigre dei principi, assieme a Tapatī
     	o re, nella città disseccata per dodici anni,

  19 	allora l'uccisore dei nemici degli dèi faceva piovere di nuovo come prima,
     	entrato dunque la tigre dei sovrani di nuovo in città,

  20 	allora la città e l'intero regno si rallegrava di suprema gioia,
     	essendo protetta dal primo dei principi, dall'anima compiuta,

  21 	quindi per altri dodici anni il sovrano di nuovo sacrificava,
     	assieme alla moglie Tapatī, come fa Śakra signore dei marut,

  22 	cosi essendo quella virtuosa di nome Tapatī una tua antenata,
     	quella figlia di Vivasvat, o pṛthāde per questo tu sei credo, discendente di Tapatī, 

  23 	il sovrano Saṃvaraṇa generava Kuru, con Tapatī,
     	quel migliore dei governanti, quindi tu sei discendente di Tapatī o Arjuna.”
     


                              CLXIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	udite le parole del gandharva allora o toro dei bhārata,
     	Arjuna, come luna piena si illuminava per il supremo piacere,

   2 	e quel grande arciere, il migliore dei kuru diceva al gandharva:
     	“ grandissima curiosità io ho per la forza del tapas di Vasiṣṭha,

   3 	di quel ṛṣi che tu hai chiamato col nome di Vasiṣṭha,
     	questo vorrei conoscere secondo verità, raccontami dunque,

   4 	di costui che era purohita dei nostri avi, o sovrano dei gandharva,
     	dimmi dunque: chi era questo venerabile ṛṣi?”

   5 	il gandharva disse:
     	“ attraverso il tapas avendo vinto le due cose invincibili persino per gli immortali,
     	l'ira e il desiderio, questi due i suoi piedi acarrezzavano,

   6 	egli era il grande saggio che non compì la distruzione dei discendenti di Kuśika, 
     	sopportando la grande indignazione per l'offesa di Viśvāmitra,

   7 	quel potente tormentato dall'uccisione dei figli, pur potendo, 
     	non poneva mente a qualche terribile azione per uccidere Viśvāmitra,

   8 	lui che per riportare i figli morti dalla dimora di Yama,
     	non sormontava quella morte, come l'oceano non fa con le coste,

   9 	i sovrani che avendo avuto quel grand'anima dal pieno controllo di sé,
     	quei sovrani discendenti di Ikṣvāku, acquistarono questa terra,

  10 	ottenuto come eccellente purohita il migliore dei ṛṣi Vasiṣṭha, 
     	celebrarono pure dei grandi sacrifici, quei re o rampollo dei kuru,

  11 	compiva i riti per tutti quegli ottimi sovrani,
     	il ṛṣi brahmano come Bṛhaspati per gli immortali,

  12 	perciò un brahmano con l'anima pienamente nel dharma, sapiente del dharma 
     	e dei veda, e pieno di qualità, sempre si desidera averlo come purohita,

  13 	lo kṣatriya per nascita, che voglia conquistare la terra,
     	ponga innanzi il purohita o pṛthāde, per accrescere il regno,

  14 	il re per conquistare la terra ponga innanzi per primo un brahmano,
     	perciò anche voi procuratevi un putrohita qualificato.”
     


                              CLXV


   1 	Arjuna disse:
     	“ per quale motivo sorse l'inimicizia tra Viśvāmitra e Vasiṣṭha,
     	mentre risiedevano nel santo āśrama? tutto ciò raccontaci.”

   2 	il gandharva disse:
     	“ questa antica storia di Vasiṣṭha viene raccontata,
     	in tutti i mondi o pṛthāde, ascolta da me come fu, 

   3 	nella città di kanyakubja vi era un grande sovrano o toro dei bhārata,
     	Gādhin così era chiamato al mondo quel fedele a dharma e verità,

   4 	quell'anima pia aveva un figlio fornito di forza ed energia,
     	Viṣvāmitra così era chiamato quel tormenta-nemici,

   5 	era intento alla caccia assieme ai ministri in una deserta selva,
     	e uccidendo animali e cinghiali, in piacevoli luoghi deserti,

   6 	stanco per la fatica di raggiungere una preda, e assetato,
     	giungeva quel migliore dei sovrani, verso l'āśrama di Vasiṣṭha,

   7 	Vasiṣṭha quell'ottimo ṛṣi, scorgendo arrivare
     	Viśvāmitra il migliore dei sovrani, lo accoglieva con onore,

   8 	con un benvenuto e con un vaso d'acqua ospitale per i piedi o bhārata,
     	e quindi lo accoglieva con frutta selvatica e burro,

   9 	allora Vasiṣṭha grand'anima, aveva la mucca Kāmadhuh,
     	chiedendole quanto desiderato, ella lo dava quindi col latte,

  10 	erbe coltivate e selvatiche, e latte produce mungendola,
     	dai sei gusti, e dal gusto di amṛta, supremo elisir,

  11 	e vari altri cibi liquidi e solidi,
     	e nettari simili all'amṛta, da bere o Arjuna,

  12 	con tutti questi desiderabili e abbondanti cibi, onorato il sovrano, 
     	coi suoi ministri e soldati, il sovrano era fortemente soddisfatto,

  13 	dotata delle sei lunghezze, bei fianchi e cosce, le cinque parti ben ampie,
     	occhi di rana, bell'aspetto, larghe mammelle e senza difetti,

  14 	bella coda, orecchi appuntiti, belle corna e attraente,
     	testa e collo ben nutriti, meravigliato egli vedendola,

  15 	si rallegrava per quella felice produttrice di latte di Vasiṣṭha,
     	e molto contendo diceva allora Viśvāmitra al muni:

  16 	' per dieci milioni di vacche, oppure per il mio regno,
     	dammi Nandinī e goditi il regno o grande muni.'

  17 	Vasiṣṭha disse:
     	' per gli dèi, gli avi e gli ospiti e per il burro sacrificale è questa mucca,
     	non si può dare Nandinī neppure per il tuo regno o senza-macchia.'

  18 	Viśvāmitra disse:
     	' io sono uno kṣatriya e tu un brahmano dedito allo studio e al tapas,
     	quale forza vi è nei brahmani dediti alla pace e dalle ferme anime?

  19 	quella vacca da me voluta, che tu non mi dai per dieci milioni di altre,
     	io prenderò con la forza, non deriderò il mio dharma.'

  20 	Vasiṣṭha disse:
     	' pieno di forza sei o re, e uno kṣatriya con la forza nelle braccia,
     	quanto desideri rapido compi, non tentennare.' “

  21 	il gandharva disse:
     	“ così apstrofato o pṛthāde, allora Viśvāmitra quasi con forza,
     	prendeva la vacca Nandinī color di luna o di oca selvatica,

  22 	e battendola con un bastone e una frusta la trascinava qua e là,
     	muggendo la bella Nandinī allora verso Vasiṣṭha,

  23 	andata o pṛthāde, si fermava rivolta al venerabile,
     	e pur violentemente colpita non se ne andava dall'āśrama. 

  24 	Vasiṣṭha disse:
     	' sto udendo il tuo muggito o bella, mentre ti lamenti continuamente,
     	con la forza sei portata via o Nandinī e io sono un pacifico brahmano.' ”

  25 	il gandharva disse:
     	“ Nandinī per la forza di quei soldati o toro dei bhārata, 
     	mossa a timore di Viśvāmitra si rifugiava da Vasiṣṭha.

  26 	la vacca diceva:
     	' lamentandomi come una vedova sono battuta con bastoni e spiedi,
     	dai crudeli soldati di Viśvāmitra o venerabile, che cosa aspetti?' “

  27 	il gandharva disse:
     	“il grande muni essendo ella così maltrattata o pṛthāde,
     	non si agitava né si allontanava dalla saggezza quel fermo nei voti.

  28 	Vasiṣṭha disse:
     	' la  violenza è la forza degli kṣatriya e la pace quella dei brahmani,
     	io sono fornito della pace interiore, perciò vai pure se lo credi.'

  29 	la vacca diceva:
     	'  mi vuoi dunque abbandonare o venerabile che così tu mi parli?
     	senza che tu mi abbandoni o brahmano, io non posso essere rapita con la forza.' 

  30 	Vasiṣṭha disse:
     	' io non voglio lasciarti o nobile, resta se ne sei capace,
     	legato con robusta corda il tuo vitello è rapito con la forza.' “

  31 	il gandharva disse:
     	“ quella mucca udendo 'resta' detto da Vasiṣṭha,
     	alzata la testa e incurvato il collo, appariva di terribile aspetto,

  32 	cogli occhi spalancati per l'ira, la vacca emettendo un forte muggito,
     	le truppe di Viśvāmitra disperdeva totalmente,

  33 	colpita da bastoni e fruste ripetutamente muggendo,
     	con gli occhi accesi d'ira di nuovo dava sfogo alla collera,

  34 	il suo corpo acceso d'ira appariva come il sole di mezzogiorno,
     	e una grande pioggia di carboni producendo dalla coda,

  35 	emetteva dal di dietro dei pahlava con lo sterco, e con gli escrementi dei śabara,
     	e con l'urina emetteva degli yavana, infiammata d'ira com'era,

  36 	e puṇḍra e kirāta e dramiḍa, simhala e barbari,
     	quindi dei darada e dei mleccha, dalla schiuma ella produceva,

  37 	avendo prodotto un grande esercito con le schiere di vari popoli barbari,
     	forniti di vari scudi di legno, armati di varie armi,
     	con furia si radunarono sotto gli occhi di Viśvāmitra,

  38 	e ciascuno dei suoi soldati, da cinque o da sette di loro, era coperto
     	e con una grande pioggia di armi, e allora urlava il suo esercito,
     	messo in rotta da ogni parte e tremando sotto gli occhi di Viśvāmitra,

  39 	nessuno dei soldati di Viśvāmitra perdeva la vita allora,
     	per mano dei furiosi soldati di Vasiṣṭha o toro dei bhārata,

  40 	l'esercito di Viśvāmitra era urlante per tre yojana,
     	e lamentandosi scosso dal terrore non trovava salvezza,

  41 	vedendo quel grande portento nato dalla forza del brahmano,
     	allora Viśvāmitra vergognandosi della natura degli kṣatriya, disse queste parole:

  42 	'vergogna alla forza degli kṣatriya, la vera forza appartiene ai brahmani.'
     	e accertata forza e debolezza pensando il tapas la suprema forza,

  43 	abbandonando il suo prosperoso regno e la sua grande ricchezza di re,
     	e gettando alle spalle i suoi beni, pose mente al tapas,

  44 	egli raggiunta la perfezione col tapas, spaventando i mondi col suo splendore,
     	e tormentava tutti col suo acceso splendore, e divenne un brahmano,
     	il figlio di Kuśika beveva il soma spremuto assieme a Indra.”
     


                              CLXVI


   1 	il gandharva disse:
     	“ un re di nome Kalmāṣapāda vi era in questo mondo,
     	discendente di Ikṣvāku, o pṛthāde, e simile a lui per splendore sulla terra,

   2 	un giorno usciva dalla città per andare a caccia nella foresta,
     	e cacciando antilopi e cinghiali, si aggirava quell'uccisore di nemici,

   3 	quel re, preso dalle sete e pieno di fame era raggiunto, 
     	su un stretto sentiero, dal supremo ṛṣi figlio Vasiṣṭha grand'anima,

   4 	e quell'invitto in battaglia scorgeva un muni che gli veniva incontro,
     	costui era il glorioso rampollo di Vasiṣṭha di nome Śakti,
     	il maggiore dei cento figli di Vasiṣṭha grand'anima,

   5 	'spostati dal nostro cammino.' così gli diceva il principe,
     	allora il ṛṣi gli rispondeva per calmarlo con gentili parole:

   6 	' un ṛṣi non si allontana, saldo essendo nel sentiero del dharma,'
     	ma neppure il re per follia o per l'ira, si smuoveva,

   7 	e quel migliore dei sovrani colpiva il ṛṣi che non liberava la via,
     	con la frusta, per confusione mentale come un rākṣasa contro un muni,

   8 	da quel colpo di frusta colpito allora quell'ottimo muni,
     	il figlio di Vasiṣṭha, preso dall'ira malediceva quell'ottimo sovrano:

   9 	' in quanto o vergogna dei re, come un rākṣasa hai colpito un asceta,
     	per questo tu oggi in poi diverrai un mangia-uomini,

  10 	bramoso di carne umana ti aggirerai sulla terra,
     	vattene o vergogna dei re.' così fu apostrofato da Śakti dal potente valore,

  11 	allora per questioni sacrali, tra Viśvāmitra e Vasiṣṭha,
     	vi era un'inimicizia, dunque Viśvāmitra lo seguiva,

  12 	e così giungeva vicino ai due litiganti,
     	Viśvāmitra quel potentissimo ṛṣi dal rigido tapas o pṛthāde,

  13 	quindi il supremo sovrano si accorse che quello era il ṛṣi,
     	figlio di Vasiṣṭha, pari a Vasiṣṭha per potenza,

  14 	e quindi pure Viśvāmitra di nascosto o bhārata,
     	ai due si avvicinava cercando il proprio interesse,

  15 	quel supremo sovrano maledetto da Śakti però,
     	cercava salvezza presso Śakti implorando perdono,

  16 	conosciuta la natura del sovrano o rampollo dei kuru,
     	allora Viśvāmitra comandava ad un rakṣas di andare contro il re,

  17 	per la maledizione del savio ṛṣi, e per ordine di Viśvāmitra,
     	un rākṣasa Kiṃkara di nome, entrava a possedere quel sovrano,

  18 	penetrato dal rakṣas, vedendolo, allora pure il muni
     	Viśvāmitra se ne andava da quel luogo o uccisore di nemici,

  19 	quel saggio sovrano si difendeva da sé 
     	avendo grande forza, pur tormentato dal raksas dentro di lui,

  20 	un certo ri-nato vide dunque il re ancora in piedi,
     	e avendo fame gli chiese un pezzo di carne,

  21 	e quel ṛṣi regale benevolo verso gli amici diceva al ri-nato:
     	' siedi qui o brahmano per qualche momento.' così con gentilezza:

  22 	' quando sarò ritornato ti darò il cibo che desideri.'
     	così avendo parlato il re ne ne andava e quell'ottimo brahmano restava,

  23 	 la richiesta del brahmano fu dimenticata dal re,
     	allora entrato nel suo palazzo vi risedeva quel sovrano di uomini,

  24 	alzatosi a metà notte richiamando immediatamente il cuoco,
     	gli diceva il re ricordando la promessa fatta al brahmano:

  25 	' recati nel luogo in cui quel brahmano mi aspetta,
     	con del cibo, a lui per cibo portagli della carne.'

  26 	così apostrofato allora il cuoco non trovando carne in nessun luogo,
     	pieno di dolore lo faceva sapere al sovrano,

  27 	il re, posseduto dal rakṣas senza problemi diceva al cuoco:
     	' pure con della carne umana dagli nutrimento.' ripetutamente

  28 	avendo risposto di si, allora il cuoco andava alla prigione dei condannati a morte,
     	e raggiuntala rapido senza timore prendeva della carne umana,

  29 	e avendola ben cotta secondo le regole, e rapido portando il cibo,
     	lo dava a quell'asceta brahmano, affamato,

  30 	quell'ottimo ri-nato vedendo quel cibo con occhio acuto,
     	' questo è immangiabile.' così diceva con gli occhi spalancati per l'ira,

  31 	' e giacché il sovrano mi offre del cibo immangiabile,
     	allora questo folle di questo stesso cibo avrà desiderio,

  32 	bramoso di carni umani com un tempo fu detto da Śakti,
     	si aggirerà sulla terra evitato dai viventi.'

  33 	due volte essendo pronunciata, la maledizione divenne potente,
     	e posseduto dalla forza del rakṣas, divenne privo di controllo,

  34 	quindi quel migliore di sovrani, coi sensi in preda al rākṣasa,
     	diceva a Śakti vedendolo non molto dopo o bhārata:

  35 	'in quanto tu mi hai lanciato un'ingiusta maledizione,
     	allora io comincerò da te a divorare gli uomini.'

  36 	ciò detto, egli allora immediatamente presagli la vita,
     	divorava Śakti, come una tigre fa col l'animale che vuole,

  37 	Viśvāmitra veduto ucciso Śakti, allora di nuovo,
     	lanciava quel rakṣa contro i figli di Vasiṣṭha,

  38 	e quello infuriato divorava i cento figli di Vasiṣṭha,
     	grand'anima, come un leone fa con delle vili prede,

  39 	Vasiṣṭha saputo che i figli erano stati uccisi da Viśvāmitra,
     	sopportava quel dolore come la grande montagna sostiene la terra,

  40 	quell'ottimo muni, pose mente al suo suicidio,
     	né invero pensava ad uccidere il figlio di Kuśika quel migliore dei saggi,

  41 	quel venerabile ṛṣi si lanciava allora dalla cima del monte meru,
     	ma la sua testa cadeva sulle rocce come su un mucchio di cotone,

  42 	e poichè non moriva per quella caduta, o pāṇḍava,
     	allora acceso un fuoco nella grande foresta, il venerabile vi entrava, 

  43 	ma neppure allora il fuoco ben acceso che divora l'offerrta, lo bruciava,
     	pur luminoso o tormenta-nemici, il fuoco era allora freddo,

  44 	quel grande muni allora pieno di dolore, raggiuno l'oceano,
     	legatosi una pesante pietra al collo si gettava nell'acqua,

  45 	ma per la forza delle onde stava a galla il grande muni,
     	allora depresso di nuovo si recava verso il suo Aśrama.”
     


                              CLXVII


   1 	il gandharva disse:
     	“ quindi vedendo il suo āśrama deserto dei suoi figli, il muni,
     	usciva di nuovo sommerso dal dolore fuori dall'āśrama,

   2 	e scorgeva un fiume in piena di nuove acque, nella stagione delle piogge,
     	che trasportava molti alberi, di vario tipo nati sulle sue rive,

   3 	quindi in pensieri di nuovo cadde, o discendente di Puru,
     	' in quelle acque mi annegerò.' così pensava sommerso dal dolore,

   4 	quindi con delle corde legatosi fermamente, quel grande muni,
     	pieno di dolore si gettava nell'acqua di quel grande fiume,

   5 	la fiumana tagliati i suoi lacci, o uccisore di forze nemiche,
     	a galla riportato il ṛṣi, libero dai legami lo rilasciava,

   6 	si alzava allora il grande muni libero dai lacci,
     	e chiamava quella fiumana allora: 'Vipāśā.' quel grande ṛṣi,

   7 	e al suo dolore pose mente, in quel solitario luogo non si stabiliva,
     	ma egli si recava alle montagne, a laghi e ad altri fiumi,

   8 	quindi di nuovo il ṛṣi la fiumana figlia dell'himavat, allora
     	scorgendo piena di coccodrilli, nella sua corrente si gettava,

   9 	la suprema fiumana pensando quel savio pari al fuoco stesso,
     	si divideva in cento rami, e perciò come la śatadru è conosciuta,

  10 	quindi pure là ritto in piedi vedendosi da sé:
     	' sono incapace di morire.' così avendo detto di nuovo si recava al suo āśrama,

  11 	e andando verso il suo āśrama, era seguito dalla nuora Adṛśyantī,
     	allora per caso udiva il suono dei veda recitati in sordina,
     	dietro di lui, adornato con le sei grazie che lo rendono efficace,

  12 	' chi è che mi segue?' così egli diceva
     	' io sono la tua nuora di nome Adṛśyantī.' rispondeva
     	' la moglie di Śakti o gloriosisssimo, un'asceta intenta al tapas.'

  13 	Vasiṣṭha disse:
     	' o figlia, di chi è il suono della recitazione dei veda coi vedāṅga,
     	che prima solo da Śakti ho udito questo suono dei veda e dei vedāṅga?'

  14 	Adṛśyantī disse:
     	' questo è il figlio che abita il mio ventre, di tuo figlio Śakti,
     	egli è qui da dodici anni e padroneggia i veda o muni.' “

  15 	il gandharva disse:
     	“ così apostrofato, felice Vasiṣṭha, quel migliore dei ṛṣi:
     	' dunque vi è la continuazione.' così dicendo si allontanava dalla morte, o pṛthāde,

  16 	quindi tornando indietro assieme alla nuora o senza-macchia,
     	scorgeva Kalmāṣapāda seduto nella deserta foresta,

  17 	ma il re vedendolo alzandosi furioso o bhārata,
     	posseduto dal feroce rakṣas, voleva allora divorarlo,

  18 	ma Adṛśyantī vedendo davanti a lei quel crudelissimo,
     	con voce tremante per la paura, diceva a Vasiṣṭha:

  19 	' come il dio-morte coll'orrendo bastone o venerabile,
     	qui si precipita reggendo un pezzo di legno quel terribile rākṣasa,

  20 	nessun altro in grado di fermarlo, vi è sulla terra,
     	eccetto te ora o gloriosissimo, o migliore di tutti i sapienti dei veda,

  21 	salvami o venerabile da questo malvagio dal terribile aspetto, 
     	il rakṣa sta cercando qui di mangiare noi due.'
     


                              CLXVIII


   1 	Vasiṣṭha disse:
     	' non temere foglia mia, non devi aver alcuna paura del rakṣas,
     	non è un rakṣas di cui aver paura, quello che tu vedi qui vicino,

   2 	 è il valoroso re Kalmāṣapāda, conosciuto sulla terra,
     	che terribilissimo abita in questi luoghi selvatici.' “

   3 	il gandharva disse:
     	“ Vasiṣṭha il venerabile ṛṣi, scorgendolo precipitarsi,
     	lo fermava quello splendido, con un grido o bhārata,

   4 	e ancora con un santo mantra recitato su dell'acqua,
     	liberava quel supremo re, dall'orrido rākṣasa,

   5 	egli per dodici anni posseduto come il sole da Rahu 
     	nelle eclissi, era stato, e dal potere di Vasiṣṭha,

   6 	liberato dal rakṣas ora il sovrano quella grande foresta
     	col suo splendore illuminava, come il sole le nuvole cariche di pioggia,

   7 	e recuperata la propria coscienza, salutandolo a mani giunte,
     	diceva quel sovrano allora a Vasiṣṭha il migliore dei ṛṣi:

   8 	' io sono il figlio di Sudāsa o illustrissimo, offerente del tuo sacrificio,
     	in questo momento quanto tu desideri dimmi e io lo farò.'

   9 	Vasiṣṭha disse:
     	' tutto mi va bene al momento, vai e governa il tuo regno,
     	e non offendere mai più i brahmani o signore di uomini.'

  10 	il re disse:
     	' mai più io offenderò o brahmano, i tori fra i brahmani,
     	ubbidiente al tuo ordine perennemente io onorerò i ri-nati,

  11 	ma perché io sia libero da debiti verso i discendenti di Ikṣvāku o ottimo brahmano,
     	io vorrei da te ottenere una grazia o migliore dei sapienti dei veda,

  12 	tu devi a me condurre la regina che io desidero sposare,
     	dotata di bellezza, condotta e qualità, per accrescere la stirpe di Ikṣvāku.' “

  13 	il gandharva disse:
     	“ 'te la darò' rispondeva là al re, al supremo signore,
     	Vasiṣṭha il migliore dei brahmani dalle sincere promesse,

  14 	quindi subito assieme a Vasiṣṭha o senza-macchia, partiva
     	quel signore di uomini, verso l'ottima città chiamata nei mondi ayodhyā,

  15 	tutte le genti molto contente, gli andavano incontro allora,
     	a quella grande anima liberata dal male, come i celesti al loro signore,

  16 	in non molto tempo quel sovrano di uomini in quella città di virtuosi,
     	entrava assieme a Vasiṣṭha grand'anima,

  17 	e là o re, le genti che abitavano ayodhyā, allora lo vedevano
     	come il sole sogente al momento della congiunzione con la costellazione puṣya,

  18 	lui, il migliore dei possessori di bellezza riempiva di bellezza,
     	ayodhyā come la luna sorta in cielo d'autunno,

  19 	con le vie lavate e profumate, adornata di bandiere al vento,
     	di quella sua suprema città si rallegrava in cuore,

  20 	piena di gente contenta e prospera, quella città o rampollo dei kuru,
     	splendeva per lui come, la città di amarāvati per Śakra,

  21 	quindi entrato il re dei re in quella città regale,
     	allora per ordine del re, la regina si avvicinava a Vasiṣṭha,

  22 	essendo in estro, e quel grande ṛṣi generava con lei,
     	con la divina regina secondo la legge quel migliore dei ṛṣi, Vasiṣṭha,

  23 	quel supremo muni produceva in lei un figlio,
     	e quindi salutato dal re tornava al suo āśrama,

  24 	quando a lungo pur tenendolo in grembo non partoriva il figlio,
     	quella regina allora con una pietra si apriva il ventre da sé,

  25 	e dopo dodici anni nacque allora o toro fra gli uomini,
     	un re ṛṣi di nome Aśmaka, che fondava la città di potana.”
     


                              CLXIX


   1 	il gandharva disse:
     	“ Adṛśyantī, mentre stava nell'āśrama generava il figlio,
     	di Śakti, per continuare la stirpe o re, e come fosse un secondo Śakti,

   2 	la cerimonia per la nascita del nipote, la celebrava 
     	il toro dei muni, il venerabile in persona o migliore dei bhārata,

   3 	e giacché Vasiṣṭha che tentava di morire, se ne astenne
     	 per causa di lui ancora nel grembo, al mondo fu conosciuto come Parāśara,

   4 	quell'anima pia pensava allora che Vasiṣṭha fosse suo padre,
     	fin dalla sua nascita infatti egli si comportava come un padre,

   5 	quindi con: 'papà.' si rivolgeva a Vasiṣṭha savio ṛṣi,
     	o kuntīde, sotto gli occhi della madre Adṛśyantī o tormenta-nemici,

   6 	e ' papà' quella sua dolce parola perfettamente intellegibile,
     	udendo Adṛśyantī con gli occhi pieni di lacrime gli diceva:

   7 	' non chiamarlo o figlio, papà, non è tuo padre il grande muni,
     	tuo padre fu mangiato o caro da un rākṣas nella grande foresta,

   8 	chi tu credi padre non è tuo padre o senza-macchia,
     	egli è il nobile padre di tuo padre grand'anima.'

   9 	così apostrofato divenne pieno di dolore quell'ottimo ṛṣi dalla sincera parola,
     	e quel grande intelletto pose mente alla distruzione di tutti i mondi,

  10 	mentre era cosi deciso quel grand'anima, il grande asceta
     	Vasiṣṭha lo fermava, ascolta con quale mezzo.

  11 	Vasiṣṭha disse:
     	' vi era un sovrano sulla terra chiamato Krtavīrya,
     	quel toro dei principi era l'offerente dei sacrifici dei bhṛguidi sapienti dei veda,

  12 	con grano e ricchezze loro che avevano la precedenza nei pasti,
     	alla fine del rito del soma, largamente soddisfaceva quel signore di popoli,

  13 	e un giorno andato in cielo quella tigre dei re, 
     	venne alla luce una disputa di proprietà tra i membri della famiglia,

  14 	tutti i re conoscendo le ricchezze dei bhṛguidi,
     	andarono a chiederle o figlio, ai migliori dei discendenti di Bhṛgu,

  15 	alcuni dei bhṛguidi sotto terra nascondevano interamente le ricchezze,
     	altri le dettero ai brahmani, avendo paura degli kṣatriya,

  16 	alcuni dei bhṛguidi davano le ricchezze che chiedevano loro
     	gli kṣatriya, allora o figlio, a motivo di una visione interiore,

  17 	quindi o figlio, per caso da uno kṣatriya un terreno
     	scavando, fu trovata della ricchezza nella dimora di un bhṛguide, 
     	tutti accorsi i tori degli kṣatriya, videro quelle ricchezze, 

  18 	disprezzando per l'ira quei bhṛguidi che chiedevano salvezza,
     	quei grandi arcieri li uccisero tutti con aguzze frecce,
     	fin dal ventre stanandoli percorrevano la terra intera,

  19 	quindi uccisi tutti i bhṛguidi, per la paura,
     	le mogli dei bhṛguidi, si recavano allora al monte himavat,

  20 	una di esse per la paura portava il proprio embrione splendente
     	in una coscia, per continuare la stirpe del marito, la donna dalle splendide coscie,
     	gli kṣatriya videro quella brahmana illuminata di propria luce, 

  21 	quindi il figlio lacerata la coscia, usciva dalla brahmana,
     	accecando la vista degli kṣatriya, come un sole di mezzogiorno,
     	quindi privi della vista essi vagavano per gli aspri monti, 

  22 	allora quei tori degli kṣatriya, perduta ogni speranza, pieni di paura,
     	andarono a rifugiarsi dall'irreprensibile brahmana, per riavere la vista,

  23 	e gli kṣatriya senza cervello dicevano a quella illustrissima,
     	privi della luce, pieni di dolore, come fuochi spenti:

  24 	'per tua grazia signora, può tornare la vista agli kṣatriya,
     	e cessando ogni azione malvagia tutti insieme ce ne andremo,

  25 	tu con tuo figlio questa grazia a noi tutti devi fare,
     	di nuovo il dono della vista ai re tu puoi ristabilire.'
     


                              CLXX


   1 	la brahmana disse:
     	' non sono io che ho preso la vostra vista o caro, io non sono adirata,
     	ma è questo bhṛguide nato or ora dalla mia coscia che è con voi infuriato,

   2 	da questo grand'anima furono presi i vostri occhi o caro, per la sua ira,
     	ricordando egli i parenti uccisi, non vi è alcun dubbio,

   3 	quando voi avete ucciso i figlioli dei bhṛguidi ancora nel grembo materno,
     	allora questo mio figlio fu da portato nella coscia per cento anni,

   4 	interamente i veda coi vedāṅga penetrarono quel mio figlio in grembo,
     	per fare di nuovo il bene della discendenza di Bhṛgu,

   5 	egli adirato per l'uccisione del padre vi vuole uccidere,
     	dalla sua divina energia, i vostri occhi furono ditrutti,

   6 	quindi lui implorate o caro, questo mio ottimo figlio di nome Aurva,
     	egli dal vostro inchinarvi a lui, soddisfatto, vi ridarà la vista.' “

   7 	il gandharva disse:
     	“ così apostrofati tutti quei re, al nato dalla coscia dicevano:
     	' sii indulgente!' e allora egli fece loro la grazia,

   8 	quel ṛṣi brahmano nasceva avendo lacerato la coscia, e per questo
     	quel virtuoso fu conosciuto nei mondi col nome di Aurva,

   9 	i sovrani avendo riacquistati gli occhi se ne partirono allora,
     	e quel muni bhṛguide poneva mente allora alla distruzione di tutti i mondi,

  10 	dunque o caro, poneva interamente la propria mente incline, 
     	alla distruzione di tutti i mondi, quel grande intelletto,

  11 	volendo recare onore ai bhṛguidi, quel migliore dei bhṛguidi,
     	con suo tapas grandemente accresciuto, per la distruzione dei mondi,

  12 	preoccupava i mondi coi suoi dèi, asura e uomini,
     	volendo soddisfare gli antenati col suo grande e fiero tapas,

  13 	allora gli avi o caro, conoscendo quel supremo bhṛguide,
     	discendendo dal mondo dei padri, tutti dicevano queste parole:

  14 	' o Aurva, veduta la forza del tuo fiero tapas o figliolo,
     	si benevolo verso i mondi, trattieni la tua collera,

  15 	non per impotenza dei bhṛguidi o figlio, la loro distruzione,
     	perpetrata da tutti gli kṣatriya è stata permessa,

  16 	ma per una lunga vita troppo protratta, allora ci penetrava l'afflizione,
     	perciò la nostra distruzione da parte degli kṣatriya fu da noi voluta,

  17 	perciò qualcuno nascose le ricchezze nella dimore dei bhṛguidi,
     	per provocare la loro inimicizia, volendo scatenare l'ira degli kṣatriya,
     	che vale la ricchezza per noi che bramiamo il paradiso, o toro dei ri-nati?

  18 	quando la morte non era in grado di prenderci tutti insieme,
     	questo mezzo fu allora da noi visto ed escogitato o figlio,

  19 	l'uomo che si uccide o figlio, non ottiene i mondi sublimi,
     	quindi a questo guardando non ci uccidemmo da noi,

  20 	non è un bene per noi o figlio, quanto tu intendi fare,
     	ritira la tua mente da questa malvagia distruzione di tutti i mondi,

  21 	nessuno degli kṣatriya e nessuno dei sette mondi o figliolo,
     	ci distrusse, distruggi tu la collera, sorta sul tuo splendido tapas.'
     


                              CLXXI


   1 	Aurva disse:
     	' la promessa che io allora per l'ira pronunciai o padri, 
     	di distruggere tutti i mondi, non può divenire falsa,

   2 	con una promessa fatta invano, io non sopporto di vivere,
     	 la mia rabbia mi brucia, come il fuoco brucia la legna,

   3 	chi è capace di fermare l'ira in lui nata, per un giusto motivo
     	quest'uomo non preserva abbastanza e rettamente le tre fasi della vita,

   4 	essendo punitori degli ignoranti e protettori dei savi, 
     	giustamente l'ira sia sfogata dai sovrani che desiderano ottenere il cielo,

   5 	stando nella coscia giacendo ancora embrione, allora io udivo
     	il grido dei bhṛguidi assieme alla madre durante la strage compiuta dagli kSatriya,

   6 	quando dai vili kṣatriya come dai mondi immortali fu compiuta
     	la strage dei bhṛguidi fin nei ventri materni, la furia mi prese,

   7 	persino in piena gravidanza le nostre madri, e pure i padri,
     	non ottennero rifugio in nessuno dei mondi per la loro paura,

   8 	nessuno dei bhṛguidi abbandonava le mogli, 
     	quando allora, questa virtuosa in una coscia mi poneva,

   9 	quando nei mondi si trova uno che punisce il male,
     	allora in tutti i mondi non arrivano i malvagi,

  10 	ma quando il malvagio non trova mai uno che lo punisca, 
     	molti allora nel mondo si applicano alle male azioni,

  11 	e pure chi conoscendo il male e potendo farlo, non lo ferma,
     	pur essendo costui un sovrano a quel male è unito,

  12 	e se i miei padri dai re e dai potenti signori invero 
     	non poterono essere protetti, loro pensando alla propria vita,

  13 	allora io oggi essendo l'infuriato signore di questi mondi,
     	dalle vostre parole non posso essere trattenuto,

  14 	e per me che ne sono il signore, vi sia pure il grande 
     	pericolo della colpa, mentre guardo ai mondi,

  15 	questo fuoco nato dalla mia furia vuole reclamare i mondi,
     	e questo brucerebbe me stesso col suo splendore, se fosse trattenuto,

  16 	io so che voi desiderate ottenere il bene di tutti i mondi,
     	perciò o signori fatemi sapere quanto è meglio per i mondi e per me.'

  17 	i padri dissero
     	'questo fuoco che nato dalla tua ira vuole reclamare i mondi
     	nelle acque questo libera fortuna sia te, i mondi invero sono fondati sulle acque,

  18 	tutti i succhi sono di acqua, tutto il creato è fatto d'acqua,
     	perciò nelle acque rilascia questo fuoco d'ira o migliore dei ri-nati,

  19 	ed esso o savio, rimanga nel grande oceano se lo vuoi,
     	il fuoco nato dall'ira bruci le acque, i mondi sono fatti d'acqua, si dice,

  20 	così la tua promessa sarà resa vera, o senza macchia,
     	nè invero i mondi con gli immortali precipiteranno nella distruzione.'

  21 	Vasiṣṭha disse:
     	' quindi quel fuoco nato dall'ira o caro, Aurva nella dimora di Varuṇa,
     	scaricava, e si univa alle acque nel grande oceano,

  22 	e divenuto una grande testa di cavallo, che conoscono i sapienti dei veda,
     	e vomitando quel fuoco dalla bocca, beve l'acqua del grande oceano,

  23 	perciò pure tu, fortuna sia a te, non devi distruggere i mondi,
     	tu o Parāśara, che conosci gli altrui dharma, o migliore dei sapienti.' “
     


                              CLXXII


   1 	il gandharva disse:
     	“così apostrofato il saggio ṛṣi dal grand'anima Vasiṣṭha,
     	tratteneva la sua collera dalla distruzione di tutti i mondi,

   2 	e celebrava il potentissimo il migliore di tutti i sapienti dei veda,
     	il ṛṣi Parāśara, il figlio di Śakti, un grande sacrificio rākṣasa,

   3 	quindi il grande muni bruciava giovani e vecchi rākṣasa, 
     	in un grande sacrificio avendo in mente la morte di Śakti,

   4 	né Vasiṣṭha lo deviava dall'uccisione dei rakṣas:
     	'non fermerò la sua seconda promessa.' così decideva,

   5 	il grande muni in quel sacrificio di tre fuochi,
     	era davanti alle fiamme come un quarto fuoco.

   6 	da questo splendido sacrificio in modo giusto celebrato,
     	il cielo era illuminato come da un sole privo di nuvole,

   7 	tutti i muni a cominciare da Vasiṣṭha pensavano che lui
     	fosse per splendore come se nel cielo brillasse un secondo sole,

   8 	quindi il ṛṣi pieno di intelletto, desiderando di terminare quel sattra,
     	supremamente difficile da compiere da altri, sopraggiungeva Atri,

   9 	e quindi Pulastya, Pulaha e Kratu a quel grande sacrificio, 
     	sopraggiungevano o uccisore di nemici, cercando di salvare i rākṣasa,

  10 	Pulastya contro la morte di quei rakṣas o toro dei bhārata, 
     	disse questo discorso o pṛthāde a Parāśara, distruttore dei nemici:

  11 	'speriamo o figlio, che non ci sia qualche impedimento e che tu gioisca o figliolo,
     	per morte di tutti i raksasa che sono senza colpa e inconsapevoli,

  12 	questa grande e intera distruzione di creature, o migliore dei bevitori di soma,
     	che tu essendo potentissimo, compi o Parāśara è radicata nell'adharma,
     	e il re Kalmāṣapāda desidera solo ascendere al cielo,

  13 	e i figli di Vasiṣṭha il grande muni, che sono più giovani di Śakti, 
     	tutti pieni di gioia, si rallegrando assieme agli dèi,
     	e tutto ciò è conosciuto da Vasiṣṭha, o grande muni,

  14 	e questo è lo sterminio di questi ascetici rakṣas o caro, 
     	e tu qui sei divenuto la causa di questo sacrificio o discendente di Vasiṣṭha,
     	questo sattra abbandona, che tu sia benedetto, e poni fine ad esso.'

  15 	così apostrofato da Pulastya e dal saggio Vasiṣṭha,
     	allora Parāśara figlio di Śakti, poneva fine al sacrificio,

  16 	raccogliendo il fuoco dal sacrificio di tutti i rākṣasa, il muni
     	lo gettava in alto nella grande foresta sul fianco dell'himalaya,

  17 	e anche oggi mentre divora rākṣasa e alberi,
     	 si vede questo fuoco che li consuma sempre di luna in luna.”
     


                              CLXXIII


   1 	Arjuna disse
     	“ il re Kalmāṣapāda al guru, a quel migliore dei conoscitori del brahman,
     	avendo mandata la moglie, per quale motivo a lui la univa? 

   2 	e quella grande anima che conosceva il supremo dharma correttamente,
     	perchè dunque Vasiṣṭha grand'anima si univa a lei non correttamente?
     	tutto quanto lui compiva allora tu lo devi dire, a me che lo chiedo.”

   3 	il gandharva disse:
     	“ o conquista-ricchezze, ascolta quanto tu mi chiedi
     	riguardo al potente Vasiṣṭha e al sovrano vincitore di nemici,

   4 	prima ti ho raccontato come il principe fu maledetto,
     	da Śakti o migliore dei bhārata, dal figlio di Vasiṣṭha grand'anima,

   5 	ridotto preda della maledizione, cogli occhi pieni d'ira,
     	usciva dalla città il re, con la moglie quel distruttore di nemici,

   6 	e con la moglie passeggiava dopo aver raggiunto una foresta solitaria,	
     	abitata da branchi di varie bestie, piena di varie bellezze,

   7 	rivestita di vari rampicanti e cespugli, da vari alberi ricoperta,
     	in quella foresta dai terribili suoni, dalla maledizione posseduto vagava,

   8 	un giorno egli pieno di fame cacciando il cibo per sé,
     	grandemente sfiancato vedeva in un certo torrente della foresta,
     	una brahmana e un brahmano uniti nell'amplesso,

   9 	i due vedendolo, spaventati smettevano e fuggivano,
     	il sovrano, di quei due che fuggivano afferrava con forza il brahmano,

  10 	vedendo catturato il marito allora la brahmano diceva:
     	'ascolta o re, le parole che di dirò o dai fermi voti,

  11 	tu sei nato nella stirpe del sole e sei nel mondo noto,
     	con cura sei fermo nel dharma, felice di ascoltare il guru,

  12 	anche se sei posseduto dalla maledizione, non devi compiere il male
     	giunto il momento dell'estro, io oggi dal marito fui avvicinata,

  13 	ma non fui fecondata io dal marito a causa della grande fuga, 
     	sii generoso o migliore dei re, e mio marito sia liberato.'

  14 	mentre lei cosi implorava, crudelmente agendo, suo
     	marito divorava come una tigre la preda bramata,

  15 	le lacrime di lei soverchiata dalla rabbia cadevano a terra 
     	e un fuoco sorgeva fiammeggiante e illuminava quel luogo

  16 	quindi ella piena di sofferenza addolorata per l'amore per il marito
     	la brahmana per la collera malediceva il ṛṣi regale Kalmāṣapāda:

  17 	'poiché tu o vile malvagio, mentre ancora ero non fecondata,
     	sotto i miei occhi, hai divorato oggi il mio gloriosissimo marito,

  18 	allora anche tu dall'animo malvagio sarai dalla mia maledizione colpito,
     	accostandoti la moglie al giusto tempo, immediatamente lascerai la vita,

  19 	e Vasiṣṭha, il ṛṣi i cui figli da te sono stati divorati,
     	unendosi a tua moglie, genererà la tua discendenza,
     	questo figlio sarà il perpetuatore della tua stirpe o vergogna dei re.'

  20 	così avendo maledetto il re la virtuosa discendente di Angiras,
     	sotto i suoi occhi entrava nel fuoco acceso, 

  21 	e l'illustre Vasiṣṭha tutto questo vedeva,
     	per la sua conoscenza yogica e per il grande tapas o tormenta-nemici,

  22 	liberato dalla maledizione dopo molto tempo, quel regal ṛṣi 
     	al tempo giusto avvicinava Madayantī immemore però,

  23 	non ricordava infatti il re la maledizione, dopo che fu liberato dalla maledizione,
     	ma quindi udite le parole della regina, il migliore dei sovrani
     	rammentando la maledizione si addolorava fortemente allora,

  24 	per questa ragione il re faceva congiungere Vasiṣṭha
     	con sua moglie, oppresso dal peso della maledizione o migliore dei bhārata.”
     


                              CLXXIV


   1 	Arjuna disse
     	“ quale sia il sapiente nei veda o gandharva, adatto come nostro
     	purohita, questo dicci, tu che tutto conosci.”

   2 	il gandharva disse
     	“il più giovane fratello di Devala, pratica il tapas nella foresta, 
     	nel tīrtha di utkocaka, Dhaunya si chiama, lui scegliete se volete.”

   3 	Vaiśaṁpāyana disse
     	allora arjuna l'arma di Agni donava secondo l'accordo,
     	al gandharva e allora contento questo discorso diceva:

   4 	“ con te invero, rimangano i cavalli o migliore dei gandharva, 
     	e a tempo debito li prenderò, felicità sia a te.” così  egli disse

   5 	reciprocamente onorandosi il gandharva e i pāṇḍava,
     	dalla bella riva della bhāgīrathī, a loro piacere se ne partirono,

   6 	quindi raggiunto il tīrtha utkocaka e l'āśrama di Dhaumya,
     	i pāṇḍava scelscero Dhaumya come purohita o bhārata, 

   7 	Dhaumya il migliore di tutti i sapienti dei veda li accoglieva
     	con l'acqua per i piedi e con frutta e radici, e accettando di essere il purohita,

   8 	i pāṇḍava allora bramando di ottenere ricchezza e regno,
     	avendo posto avanti il brahmano e pensando allo svayaṁvara della pāñcāla,

   9 	in sei con la madre e col loro guru insieme partivano allora,
     	e pensavano quei tori fra gli uomini di aver ottenuto il loro protettore,

  10 	il loro guru era vero conoscitore del significato dei veda, e di grande intelligenza,
     	e con quel conoscitore del dharma, sapiente di tutto, i pṛthādi compirono i sacrifici,

  11 	e lui pensava che quegli eroi avrebbero ottenuto il regno secondo il proprio diritto,
     	per la loro intelligenza, valore, forza, e perseveranza, come gli dèi contro i nemici,

  12 	con le sue benedizioni allora, questi sovrani di uomini,
     	pensavano insieme di andare allo svayaṁvara della pāñcāla.