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15. Rājyalambha

( Il libro dell'acquisto del regno I, 199-204)


                              CXCIX


   1 	Drupada disse:
     	“ così sia  o grande saggio Vidura, quanto mi hai detto ora,
     	anche per me è suprema gioia aver fatto questa parentela o potente,

   2 	e giusta sarebbe la partenza verso casa di queste grandi anime,
     	ma non è giusto che così lo dica io con le mie parole,

   3 	se il figlio di Kuntī l'eroe Yudhiṣṭhira lo pensa,
     	e Bhīmasena e Arjuna e i gemelli, tori fra gli uomini,

   4 	e Rāma e Kṛṣṇa sapienti del dharma, allora vadano i pāṇḍava,
     	essendo queste due tigri fra gli uomini, intenti al loro benessere.”

   5 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“soggetti a te siamo tutti noi o re, col nostro seguito, 
     	quanto ci dirai saremo noi felici di farlo allora.”

   6 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora diceva Vāsudeva: “ la partenza mi aggrada
     	o quanto d'altro pensa il re Drupada che di ogni dharma è sapiente.”

   7 	Drupada disse:
     	“quanto pensa l'eroico principe dāśārha, il migliore degli uomini,
     	il grandi-braccia, che sia il tempo giunto, è anche la mia ferma opinione, 

   8 	e quanto pensano gli illustri kuntīdi, i figli di Pāṇḍu, per me 
     	questo è giusto e anche per Vāsudeva, non vi è dubbio,

   9 	il kuntīde figlio di Dharma Yudhiṣṭhira, non pensa certo,
     	meglio di quanto pensi per loro la tigre degli uomini, il lunghi-capelli.”

  10 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora col permesso di Drupada grand'anima,
     	i pāṇḍava e Kṛṣṇa e Vidura dal grande intelletto,

  11 	prendendo la figlia di drupada Kṛṣṇā e Kuntī la splendida,
     	felici e contenti partirono verso la città che prende il nome dagli elefanti,

  12 	e udendo che gli eroi si avvicinavano, Dhṛtarāṣṭra il re kaurava,
     	ad accogliere i figli di Pāṇḍu mandava dei kaurava,

  13 	sia Vikarṇa grande arciere che Citrasena o bhārata, 
     	e Droṇa supremo arciere e il gautama Kṛpa,

  14 	e da questi raggiunti gli eroi, gli splendenti grandi guerrieri,
     	nella citta di hāstinapura lentamente entrarono allora,

  15 	e per la curosità quasi la città era esplosa,
     	là dove erano quelle tigri fra gli uomini si allontanava il dolore colla felicità,

  16 	quindi discorsi alti e piccoli e gentili erano fatti dai quelli che volevano il bene,
     	eccitati quasi non ascoltando i pāṇḍava erano toccati nel cuore:

  17 	“quella tigre fra gli uomini di nuovo ritorna il sapiente nel dharma, 
     	il quale, noi come sua eredità, secondo il dharma ci governa,

  18 	oggi il grande re Pāṇḍu come un uccello dalla foresta,
     	è giunto per desiderio del nostro bene, non qui vi sono dubbbi,

  19 	perchè, se non per fare il supremo bene di noi tutti, che oggi
     	i figli di Kuntī, gli eroi, i fratelli, sono ritornati?

  20 	se per noi ci sia il dono, se l'offerta sacrificale se il tapas,
     	per questo restino in città i pāṇḍava per cento anni.”

  21 	quindi essi si inchinarono ai piedi di Dhṛtarāṣṭra, 
     	e di Bhīṣma grand'anima, e degli altri che lo meritavano, 

  22 	e dopo aver chiesto della salute, essi con tutta la città
     	assieme entrarono nei palazzi per ordine di Dhṛtarāṣṭra,

  23 	e riposatisi quelle grandi anime, quei potestissimi per qualche tempo,
     	furono apostrofati da Dhṛtarāṣṭra e dal figlio di Śaṃtanu.

  24 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“assieme ai tuoi fratelli o Kuntīde ascolta le mie parole,
     	non vi sia più discordia con voi, prendi possesso di khāṇḍavaprastha,

  25 	e voi colà risiedendo non vi sia nessuno capace di cacciarvi,
     	e dal pṛthāde siano governati gli abitanti come dall'armato del fulmine i trenta dèi,
     	e acquisendo questa parte del regno, prendi possesso di khāṇḍavaprastha.”

  26 	vaiśaṁpāyana disse:
     	accogliendo queste parole tutti si inchinarono al re,
     	quindi partirono per la terribile foresta quei tori umani,
     	metà del regno ottenendo presero possesso di khāṇḍavaprastha,

  27 	quindi i pāṇḍava là andati con Kṛṣṇā davanti a loro,
     	quegli incrollabili fecero riempire di gioia quella città, simile al paradiso, 

  28 	quindi fatto un rito propiziatorio, in luogo puro e propizio,
     	fondarono una città avendo alla loro testa il dvaipāyana,

  29 	decorata con fossati della stessa foggia dell'oceano,
     	e fornita di mura, erette a slanciarsi in cielo,  

  30 	e simili a biancastre nuvole, o simili alla bianca luna,
     	splendeva questa ottima città come la città bhogavatī tra i serpenti,

  31 	e con porte a due battenti come le ali di Garuḍa, terribili a vedersi,
     	protetta da ingressi, alti e larghi come mucchi di nuvole,

  32 	numerosi e molto distanziati, forniti di armi e ben custoditi,
     	e fornita di lance simili a serpenti dalle lingue biforcute,
     	e fornita di ripetute torri, risplendeva difesa da soldati,

  33 	e decorata con reti di macchine fornite di appuntiti ganci e di catapulte,
     	e con grandi ruote di ferro risplendeva l'ottima città,

  34 	ben fornita di truppe schierate su carri, non letali solo per gli dèi,
     	e abbellita con varie e ottime case di colore chiaro,

  35 	questa era chiamata Indraprastha, simile alla città celeste di Indra
     	edificata, circonfusa di splendore come un mucchio di nuvole in cielo, 

  36 	là in un delizioso bel luogo, la dimora del kaurava
     	splendeva, fornita di ricchezze di più di quella di Kubera,

  37 	là giungevano brahmani o re, i migliori dei sapienti di tutti i veda,
     	il palazzo facevano risplendere allora conoscitori di tutte le lingue,

  38 	e mercanti vennere in quel luogo, da ogni regione in cerca di ricchezza,
     	ed esperti in ogni arte per aver casa vennero allora,

  39 	e giardini belli erano ovunque nella città,
     	con manghi con āmrātaka e aśoka e alberi campaka,

  40 	con loti bianchi, e nāgapuṣpa e con alberi del pane e di panasa,
     	e con śāla, palme e kalamba e bakula assieme a ketaka,

  41 	con gelsomini e fiori e, coi rami piegati per i mucchi di frutti,
     	con prācīnāmalaka e lodhra, e aṅkola abbondanti di fiori,

  42 	e con alberi di rose e pāṭala e rose muschiate e atimuktaka,
     	con oleandri e alberi corallo e con vari altri alberi

  43 	con fiori e frutti perenni, abitati da schiere di uccelli vari,
     	risuonando del battere dei picchi in amore e con cuculi sempre gioiosi,

  44 	e con case dalle linde finestre, e molte piante rampicanti,
     	e con attraenti affreschi e collinette artificiali,
     	e con  laghetti vari, pieni delle acque migliori,

  45 	e bellissimi laghi profumati da loti padma e utpala,
     	e pieni di oche sevatiche e anatre, e abbelliti da cakravāka,

  46 	e molti bei stagni di loti, i migliori della foresta là vi erano
     	e cisterne bellissime, larghe e grandi,

  47 	nel loro regno ben fornito di buone genti che lo abitavano,
     	sempre l'amore per i pāṇḍava cresceva o grande re,

  48 	là da parte di Bhīṣma e del re, sempre percorrendo la via del dharma,
     	i pāṇḍava prosperavano abitando a khāṇḍavaprastha,

  49 	abitata da quei cinque grandi arcieri simili ad Indra, 
     	splendeva quella eccellente città, come bhogavatī tra i nāga,

  50 	a quella città essendo fondata, allora l'eroe dai lunghi-capelli, assieme a Rāma,
     	tornava allora a dvāravatī o re, col permesso del pāṇḍava.
     
     


                              CC


   1 	Janamejaya disse:
     	“così avendo ottenuto il regno ad indraprastha, o ricco in tapas,
     	da qui in poi che fecero i pāṇḍava grandi anime?

   2 	e tutte quelle grandi anime che furono gli antichi miei avi,
     	Draupadī la loro moglie nel dharma come li seguiva?

   3 	o in che modo i cinque sovrani con Kṛṣṇā da sola,	
     	vivendo gli illustri non si divisero l'uno dall'altro?

   4 	tutto io voglio udire in dettaglio o ricco in tapas, 
     	del loro comportamento reciproco mentre era uniti a Kṛṣṇā.”

   5 	vaiśaṁpāyana disse:
     	col permesso di Dhṛtarāṣṭra i pāṇḍava assieme a Kṛṣṇā,
     	si rallegrarono, avuto il regno, quelle tigri fra gli uomini, distruttori di nemici,

   6 	e acquistato il regno l'illustre Yudhiṣṭhira saldo nella sincerità,
     	governava secondo il dharma la terra assieme ai fratelli,

   7 	quei vincitori di nemici dalla grande saggezza, adepti della verità e del dharma, 
     	la suprema gioia ottenuta là risiedevano i rampolli di Pāṇḍu,

   8 	compiendo tutti gli affari della città quei tori fra gli uomini,
     	sedevano tranquilli in preziosi seggi principeschi,

   9 	quindi in questi occupati erano tutte quelle grandi anime,
     	giunse quindi il ṛṣi divino Nārada spontaneamente,
     	uno splendido seggio a lui offriva Yudhiṣṭhira,

  10 	e al divino ṛṣi seduto, di propria mano l'acqua ospitale secondo le regole
     	offriva il saggio Yudhiṣṭhira e il regno a lui mostrava,

  11 	accettato quella venerazione il ṛṣi rimase soddisfatto nell'animo,
     	e con benedizioni glorificandolo a lui disse: “ siedi! ”

  12 	sedeva col suo permesso allora il re Yudhiṣṭhira,
     	e invitava Kṛṣṇā a star vicino al venerabile,

  13 	e udendo ciò, Draupadī purificatasi pure si univa loro,
     	e veniva allora là dove era Nārada assieme ai pāṇḍava,

  14 	inchinatasi ai piedi del divino ṛṣi, quella virtuosa nel dharma, 
     	a mani giunte, ben vestita stava allora in piedi la figlia di Drupada,

  15 	e a lei pure quel sincero, quell'anima pia, il migliore dei ṛṣi,
     	Nārada, avendo fatto varie benedizioni alla figlia del re dunque:
     	“ ritirati! “ disse  il beato a quella virtuosa,

  16 	essendo quindi andata via Kṛṣṇā, a Yudhiṣṭhira per primo,
     	in confidenza, e a tutti i pāṇḍava, il venerabile ṛṣi disse: 

  17 	“la pāñcāla bellissima di voi è la sola moglie legale,
     	e affinchè tra voi non vi sia qui frattura alcuna, una giusta condotta sia stabilita,

  18 	Sunda e Upasunda due fratelli asura erano entrambi 
     	inviolabili da tutti gli altri, e per questo famosi nei tre mondi,

  19 	un solo regno avevano i due, una sola casa, un solo cibo, seggio e letto,
     	ma quei due a motivo di Tilottamā, l'un l'altro si uccisero,

  20 	sia preservato l'affetto reciproco perciò in futuro tra voi,
     	affinché quaggiù non vi sia screzio, in questo modo agisci o Yudhiṣṭhira.”

  21 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“Sunda e Upasunda i due asura di chi furono figli o grande muni?
     	e come sorse il loro screzio e in che modo l'un l'altro si uccisero?

  22 	è una apsara o una fanciulla divina, e di chi è figlia questa Tilottamā,
     	per desiderio della quale impazziti i due si ammazzarono l'un l'altro?

  23 	tutto ciò come accadde in dettaglio o ricco in tapas,
     	noi vogliamo conoscere o saggio, questa è la nostra maggiore curiosità.”
     


                              CCI

   1 	Nārada disse:
     	“ascolta da me questa storia antichissima in dettaglio,
     	assieme ai tuoi fratelli o Yudhiṣṭhira figlio di Pṛthā, come è accaduta,

   2 	nella discendenza del grande asura Hiraṇyakaśipu un volta
     	vi era un re dei daitya forte e potente di nome Nikumbha,

   3 	da lui nacquero due figli dal grande valore, e dal terribile coraggio,
     	insieme l'un l'altro mangiavano, e senza uno dei due l'altro non andava,

   4 	l'un l'altro facendosi il bene e l'un l'altro gentilmente parlandosi,
     	come una sola testa si comportavano, e agivano come uno solo in due diviso,

   5 	i due cresciuti di grande valore e nei doveri, e di uguale risoluzione,
     	con la stessa risoluzione con l'uguale scopo di conquistare il trimundio,

   6 	fatta la purificazione andarono sul monte vindhya e là praticarono un fiero tapas, 
     	i due per lungo tempo furono intenti nel tapas, 

   7 	sopportando fame e sete, portando vesti di corteccia, e coi capelli a crocchia,
     	coperti di polvere in tutte le membra, mangiando vento restavano,

   8 	le proprie carni sacrificavano stando sulla punta dell'alluce,
     	e con le braccia erette senza battere ciglio lungamente, saldi nei voti,

   9 	riscaldato lungamente dalla forza del loro tapas, 
     	il vindhya emetteva fumo, e questo era come un prodigio,

  10 	quindi gli dèi erano spaventati vedendo il tremendo tapas dei due,
     	per rompere il tapas allora gli dèi ponevano ostacoli,

  11 	con doni tentavano i due e con donne ripetutamente,
     	ma non rompevano il voto quei due dai grandissimi voti,

  12 	quindi di nuovo gli dèi un'illusione fecero a quelle due grandi anime,
     	le loro sorelle, madri, mogli e pure schiave, 

  13 	correvano via spaventate da un rakṣas armato di lancia,
     	persi gli ornamenti, a capelli sciolti, con un solo abito caduto,

  14 	correndo quindi tutte davanti ai due imploravano: 'salvateci!'
     	ma non rompevano il voto quei due dai grandissimi voti, 

  15 	e quando nessun disturbo, e neppure dolore toccava entrambi quei due,
     	allora le donne ed ogni essere scomparivano,

  16 	quindi il Grande-avo in persona s'avvicinava ai due grandi asura,
     	con un dono li gratificava, il Grande-avo del trimundio,

  17 	quindi i due fratelli Sunda e Upasunda dai fermi voti,
     	vedendo il dio, il Grande-avo gli stavamo davanti a mani giunte allora,

  18 	e dissero quindi al potente dio allora i due insieme: 
     	'se il nostro tapas è caro al Grande-avo,

  19 	che noi due, sapienti di magìa e di armi, forti, capaci di assumere ogni aspetto,
     	anche immortali entrambi possiamo diventare, se favorevole a noi tu sei o potente.'

  20 	il Grande-avo disse:
     	'eccetto l'immortalità ogni altra cosa da voi chiesta così sarà,
     	e un altro modo di morte scegliete simile a quello degli immortali.'

  21 	così dunque agite, grande è il tapas praticato 
     	da voi due, ma in ragione di questo, l'immortalità non si può assegnare,

  22 	per la conquista del trimundio voi due avete praticato il tapas,
     	per questo motivo o sovrani dei daitya, io non esaudirò il vostro desiderio.'

  23 	Sunda e Upasunda dissero:
     	' nei tre mondi qualsiasi essere che sia mobile o immobile,
     	che non possa recarci pericolo, ma solo noi stessi a vicenda o Grande-avo.'

  24 	il Grande-avo disse:
     	'quanto avete richiesto e come fu pronunciato, questo desiderio io vi esaudirò,
     	e il modo della vostra morte sarà come voi avete affermato.'”

  25 	Nārada disse:
     	“ quindi il Grande-avo avendo allora concesso quel dono ai due,
     	avendoli distolti dal tapas tornava nel mondo di Brahmā,

  26 	avendo ottenuto tutti i doni, anche i due sovrani dei daitya, 
     	invulnerabili per tutto il mondo, andarono alla propria dimora,

  27 	vedendo che i due grandi asura avevano ottenuto i doni secondo il desiderio,
     	tutti gli amici partecipavano alla gioia dei due,

  28 	quindi i due, sciolte le crocchie e inghirlandatisi si riunirono,
     	avendo preziosi ornamenti, e indossando abiti puliti,

  29 	ogni giorno festeggiavano la luna piena con ogni desiderio,
     	i due sovrani dei daitya contentissimi e anche i loro amici:

  30 	'mangiate e divorate sempre siate allegri e cantate,
     	bevete, e date.'  così erano le voci ovunque nella casa,

  31 	qua e là con brindisi e risuonar di applausi,
     	eccitata e gaia era tutta la città dei daitya, 

  32 	con molti vari giochi dei daitya dal mutevole aspetto,
     	un anno, mentre giocavano, come un solo giorno sembrava loro.”
     


                              CCII


   1 	Nārada disse:
     	“avuta ogni gioia e piacere, entrambi desiderando il trimundio,
     	consultatisi, quindi un esercito apprestavano allora i due,

   2 	con l'assenso degli amici, degli anziani daitya, e dei ministri,
     	fatti i preparativi, partirono allora di notte sotto la costellazione maghā,

   3 	armati di mazze e spiedi con in mano lance e martelli,
     	partirono i due assieme ad un grande e fedele esercito di daitya,

   4 	con buoni auspici e pure elogi diretti alla vittoria,
     	da cantori celebrati i due partirono con grande gioia,

   5 	entrambi quei due daitya muovendosi a loro piacere saliti nello spazio intermedio,
     	alla casa degli dèi si recarono quei due, arroganti di guerra,

   6 	saputo della loro venuta, e della concessione a loro del dono o potente,
     	i celesti lasciando il cielo di Indra si recarono allora nel mondo di Brahmā,

   7 	i due intanto vinto il mondo di Indra e vinte le schiere dei rakṣas e degli yakṣa,
     	anche gli esseri alati, vinsero quei due dal fiero ardimento,

   8 	e avendo vinto i nāga giunti all'interno della terra, i due grandi asura,
     	sconfissero gli abitanti del mare e tutti i barbari,

   9 	quindi i due, saldi nel comando, si impegnarono a conquistare l'intera terra,
     	e ai soldati riuniti pronunciarono un fierissimo discorso: 

  10 	' i re ṛṣi con grandi cerimonie e con oblazioni ai brahmani,
     	lo splendore, la forza, e la prosperità, degli dèi hanno accresciuto,

  11 	di tutti questi prosperi nemici degli asura,
     	la completa distruzione, da tutti noi riuniti sarà compiuta.'

  12 	così tutti schierati sull'antica riva dell'oceano,
     	un feroce disegno iniziando, partirono quei due davanti a tutti,

  13 	alcuni mentre sacrificavano, e i brahmani che celebravano per loro,
     	tutti costoro vedendo, violentemente li uccisero allora quei due,

  14 	e negli āśrama le offerte dei ṛṣi dall'anima pura, sul fuoco
     	afferrate, i loro soldati le gettarono nelle acque senza paura,

  15 	e quelle maledizioni pronunciate dai grand'anime ricchi in tapas adirati, 
     	non si avveravano sui due che sempre erano in agio, proprio per il dono avuto,

  16 	quando non li attaccavano le maledizioni e neppure le frecce e le lance scagliate,
     	allora i ri-nati abbandonando l'ascesi, si disperdevano,

  17 	gli adepti della pace, che controllati, sulla terra praticavano il tapas,  
     	per paura di quei due, fuggirono come gli uraga per paura del figlio di Vinatā,

  18 	essendo gli āśrama distrutti, e rotti i vasi pieni delle offerte,
     	vuoto era il mondo intero, come consumato dal fato,

  19 	ed essendo spariti i re ṛṣi, e gli altri ṛṣi, quei due grandi asura,
     	presa la decisione, entrambi mutarono forma per desiderio di uccidere,

  20 	trasformatisi in due furiosi elefanti con le tempie fluide,
     	anche quelli nascosti in luoghi inaccessibili spedivano alla casa di Yama,

  21 	diventati poi due leoni, e di nuovo due tigri, ed entrambi poi invisibili,
     	con ogni mezzo quei due crudeli, trovando i ṛṣi li uccidevano,

  22 	priva di sacrifici e preghiere con i re e ri-nati uccisi,
     	priva di ogni azione e sacrificio allora divenne la terra,

  23 	piena di suoni di dolore, spaventata, priva di ogni commercio,
     	priva di offerte agli dèi, e priva di sacri matrimoni,

  24 	cessata l'agricoltura e la pastorizia, disperse le città e gli āśrama,
     	piena di ossa e scheletri, la terra era orribile a vedersi,

  25 	e privo di riti per gli avi e senza sacrifici e feste religiose,
     	il mondo era spaventoso e orribile a vedersi allora,

  26 	il sole e la luna, i pianeti, le stelle, le costellazioni e i celesti, 
     	caddero nella disperazione vedendo l'agire di Sunda e di Upasunda,

  27 	così tutti i luoghi avendo vinto i due daitya, con crudeli imprese,
     	senza più rivali i due, presero dimora a kurukṣetra.”
     	


                              CCIII


   1 	Nārada disse:
     	“e quindi tutti i ṛṣi divini, i siddha, e i supremi ṛṣi,
     	partirono allora vedendo quel supremo dolore e la grande strage,

   2 	essi vinta l'ira, vinti se stessi, vinti i sensi, si recarono
     	alla dimora del Grande-avo allora, per pietà del mondo,

   3 	quindi videro seduto con gli dèi il Grande-avo
     	e dai siddha e dai ṛṣi brahmani, da ogni lato circondato,

   4 	là vi era il dio Mahādeva, là Agni assieme a Vāyu,
     	e il sole e la luna e Dharma e Parameṣṭhin e Budha,

   5 	e anacoreti vālakhilya, vanaprastha, marīcipa,
     	e aja, e avimūḍha, e asceti dallo splendore interiore,
     	tutti questi ṛṣi si recarono vicino al Grande-avo,

   6 	quindi avvicinatisi insieme tutti quei grandi ṛṣi,
     	interamente le azioni di Sunda e Upasunda narrarono,

   7 	come accaddero e come furono fatte e in quale ordine,
     	quindi tutto interamente riferirono al Grande-avo,

   8 	allora tutte le schiere degli dèi e i supremi ṛṣi,
     	mettendo innanzi quella causa, supplicavano il Grande-avo,

   9 	quindi il Grande-avo udito il discorso di tutti, allora
     	pensando per qualche momento alla decisione da prendere, 

  10 	per approntare la distruzione dei due, chiamava Viśvakarman,
     	e avendo visto Viśvakarman, il Grande-avo ordinava:
     	'che il grande asceta crei la più desiderabile delle donne!'

  11 	salutato il Grande-avo avendo acconsentito a quelle parole,
     	senza pensare a se stesso, progettava una divina donna con grande cura,

  12 	nei tre mondi, quanto v'è di immobile e mobile
     	e di visibile mise insieme, con impegno contimuo incessantemente,

  13 	e nel corpo di lei fece entrare, anche milioni di gemme, 
     	e creava una donna di bellezza divina, pari ad un mucchio di gemme,

  14 	ella con un grande sforzo continuo creata da Viśvakarman,
     	nei tre mondi era suprema tra le donne per bellezza, 

  15 	in lei non v'era piccola cosa che non fosse nel suo corpo una perfezione di forme,
     	che non fosse attraente, o che laddove fosse in vista, non attirasse gli astanti,

  16 	ella bellissima come Śrī, di affascinante aspetto e dal corpo stupendo,
     	catturava la mente e gli occhi di tutti i viventi,

  17 	ed essendo creata mettendo insieme piccole parti di gemme, 
     	Tilottamā quindi a lei diede nome il Grande-avo.

  18 	il Grande-avo disse:
     	' vai dai due asura Sunda e Upasunda o Tilottamā,
     	e compi o bellissima la loro seduzione, per il desiderio della tua bellezza,

  19 	e per la tua apparenza, e per avere la perfezione della tua bellezza,
     	fa in modo che un contrasto nasca tra i due, l'un contro l'altro.'”

  20 	Nārada disse:
     	“ ella: ' così sia.' rispondendo, avendo salutato il Grande-avo,
     	compiva colà la pradakṣiṇa attorno a quei ricchi in sapienza,

  21 	col viso rivolto ad est era il grande signore Śiva durante il suo giro,
     	e gli dèi erano rivolti a nord mentre i ṛṣi erano rivolti ovunque,

  22 	lei quindi compiendo là la pradakṣiṇa rituale,
     	Indra e il beato Śiva immobili, e in piena calma se ne stavano,

  23 	e per l'eccesso di desiderio di guardare allora verso di lei che si muoveva, 
     	un altra faccia apparve in basso dietro le spalle di lui,

  24 	e dietro la schiena mentre lei girava, ad ovest sorgeva una faccia,
     	e di fianco a nord mentre lei andava a nord sorgeva un'altra faccia,

  25 	e pure davanti, di fianco, e dietro al grande Indra vi erano
     	migliaia di occhi, infiammati e spalancati in ogni parte,

  26 	così come con quattro facce divenne prima, il mahādeva Śiva,
     	così con mille occhi diventava il distruttore di Bala, 

  27 	e cosi in ogni luogo le facce dei ṛṣi e delle schiere degli dèi,
     	giravano seguendo il movimento di Tilottamā,

  28 	sul corpo di lei cadevano gli occhi di quelle grandi anime,
     	di tutti o per la maggior parte, a parte il dio il Grande-avo,

  29 	e per la perfezione delle sue forme mentre se ne andava, 
     	allora tutti gli dèi e i supremi ṛṣi pensavano che fosse compiuta la cosa da fare,

  30 	in Tilottamā essendo allora riposto il bene del mondo,
     	congedo prendeva lei da tutti gli dèi e dalle schiere dei ṛṣi.”
     


                              CCIV


   1 	Nārada  disse:
     	“conquistata la terra i due daitya erano senza rivali e privi di ogni timore,
     	e assicuratisi il trimundio avevano i due, ogni cosa ottenuta, 

   2 	degli dèi, dei gandharva e degli yakṣa, dei principi nāga e dei rakṣas,
     	tutte le ricchezze avendo preso, ottennero i due grande contentezza,

   3 	quando nessuno v'era più per i due da tener a bada,
     	senza più nulla da fare allora divenuti, si divertivano come due immortali,

   4 	con donne e ghirlande, e profumi, e cibi, e banchetti magnifici,
     	e con varie bevande innebrianti, raggiungevano il supremo piacere, 

   5 	all'interno della città, nei giardini o nella foresta, e nei boschetti montani,
     	in qualsiasi luogo desiderassero si divertivano come due immortali,

   6 	quindi un giorno, mentre sulla piana sommità del monte vindhya, 
     	tra alberi e fiori compivano piacevoli passeggiate,

   7 	avendo i due messo insieme ogni divino desiderio,
     	in splendidi seggi i due deliziati con le donne giacevano,

   8 	quindi con musiche e danze le donne si accoppiavano ai due 
     	e con canti pieni di adulazione, per procurar piacere li avvicinavano,

   9 	allora Tilottamā là nella foresta, fiori raccogliendo,
     	assumendo un aspetto incantevole con un'unica veste rossa, 

  10 	sulle rive di un fiume raccogliendo boccioli appena spuntati di loto,
     	lentamente andava in quel luogo dove erano i due grandi asura,

  11 	i due avendo bevuto ottimi bevande con gli angoli degli occhi eccitati e rossi,
     	vedendo lei con le sue natiche stupende, divennero agitati,

  12 	i due alzatesi e abbandonato il seggio andarono dove ella stava,
     	entrambi infuocati dal desiderio, ed entrambi la bramavano,

  13 	Sunda la mano destra della donna dalle stupende ciglia, afferrava con la sua mano,
     	e Upasunda pure afferrava i seni di Tilottamā con le mani,

  14 	e i due furiosi per avere le sue grazie, con la loro forza,
     	e per la loro passione, per le ricchezze, e per l'intossicazione delle bevande,

  15 	da tutti queste passioni infiammati, i due stringendo gli occhi,
     	posseduti dalla furia e dal desiderio l'un all'altro allora si dissero:

  16 	 'questa e mia moglie e per te sia come un guru!' così Sunda parlava,
     	'questa è mia moglie e di te è cognata!' Upasunda replicava,

  17 	'non è tua, ella è mia.' così la furia penentrava quei due,
     	per aver lei, due mazze terribili entrambi dunque afferrarono,

  18 	e i due afferrate le mazze terribili, infiammati dal desiderio di lei:
     	' io per primo, io per primo.'  così dicendo l'un l'altro si colpirono,

  19 	i due colpiti dalle terribili mazzate caddero al suolo,
     	colle menbra imbrattate di sangue, come due soli caduti dal cielo,

  20 	quindi allora corsero via le donne, e la schiera dei daitya,
     	sottoterra fuggiva tutta presa da paura e disperazione,

  21 	allora il Grande-avo là assieme agli dèi e ai grandi ṛṣi,
     	giungeva, con anima pura ad onorare Tilottamā,

  22 	di un dono gratificata fu ella da Brahmā e la grazia
     	assegnava allora a lei, e affettuoso le diceva il Grande-avo:

  23 	'nei mondi che appartengono agli āditya vivrai o bellissima,
     	e per il tuo splendore nessuno potrà guardarti a lungo.'

  24 	così avendo dato questo dono a lei, il Grande-avo di tutti i mondi, 
     	ad Indra il trimundio avendo conferito, nel mondo di Brahmā tornava il potente,

  25 	e così quei due insieme essendo di un'unica opinione in tutte le cose
     	per Tilottamā infuriati l'un l'altro si uccisero,

  26 	perciò io dico a voi tutti ottimi bhārata, per affetto,
     	che voi tutti qui non abbiate contrasti per Draupadī,
     	così agite amichevolmente tra voi, se volete farmi piacere.”

  27 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofati quelle grandi anime dal grande ṛṣi Nārada,
     	un accordo fecero o re, tutti insieme riunendosi,
     	alla presenza del ṛṣi divino Nārada dall'infinito splendore:

  28 	“chi di noi guardi un altro che giaccia assieme a Draupadī, 
     	costui per dodici anni viva nella foresta come un casto studente.”

  29 	fatto questo accordo dai pāṇḍava, agendo nel dharma,
     	Nārada pure contento andava il grande muni dove voleva

  30 	così da essi fu fatto l'accordo fin dall'inizio, consigliati da Nārada
     	e tutti loro allora, mai si scontrarono l'uno contro l'altro o bhārata.