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21. Mantraparvan

( Il libro del Consiglio. II, 12-17)


                              XII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	le parole del ṛṣi avendo udite sospirava Yudhiṣṭhira,
     	pensando a come ottenere il rājasūya non aveva gioia o bhārata,

   2 	lui avendo udito, la grandezza cercava attraverso le azioni e i riti,
     	dei rājarṣi grande anime, e dei sacrificatori, 

   3 	e sopratutto il rājarṣi Hariścandra che felice
     	aveva compiuto il sacrificio rājasūya, desiderava egli raggiungere,

   4 	Yudhiṣṭhira allora consultatosi con tutti i consiglieri in assemblea,
     	e salutato da tutti loro, pose mente al sacrificio,

   5 	il toro dei kuru, o re dei re, a compiere il rito rājasūya
     	prese la decisione, pensandoci frequentemente,  

   6 	e di nuovo quel forte, dal meraviglioso valore, preservando il dharma:
     	“quale può essere il mezzo per avere tutti i mondi?” così pensava,

   7 	e ben trattando tutte le creature, quel migliore dei sapienti di ogni dharma,
     	Yudhiṣṭhira, interamente compiva il bene di tutti,

   8 	così quindi essendo egli, come un padre si prendeva cura delle genti,
     	né in lui si trovava odio, quindi per lui vi era assenza di nemici,

   9 	egli avendo convocati i ministri e i fratelli, quel migliore dei parlanti,
     	intorno al rājasūya ripetutamente, allora chiedeva,

  10 	i ministri interrogati, allora insieme appropriatamente un discorso
     	siffato dissero al grande saggio Yudhiṣṭhira desideroso di compiere il sacrificio,

  11 	col quale un consacrato sovrano desideri le qualità di Varuṇa:	
     	“con questo sacrificio, pur essendo re, vuoi ottenere la totale sovranità,

  12 	per te che sei meritevole della suprema sovranità o rampollo dei kuru,
     	gli amici, pensano sia il momento del rājasūya,

  13 	il momento di questo sacrificio, è il giusto modo per ottenere il potere
     	e la prosperità, sei fuochi sono costruiti in questo rito, dai preti fermi nei voti,

  14 	chi attraverso tutte le oblazioni compie i sacrifici,
     	e la consacrazione, al compimento del sacrificio da ciò è detto vincitore di tutto,

  15 	adatto sei o grandi-braccia, senza considerare tutti noi,
     	che siamo tuoi sudditi, o grande re, poni mente al rājasūya.”

  16 	così dunque tutti gli amici, singolarmente e insieme dissero,
     	il pāṇḍava udite le loro giuste parole, o signore di popoli,
     	tenne saldo in mente quell'eccellente desiderio, l'uccisore di nemici,

  17 	e udendo quel discorso degli amici, e pure il popolo, e la propria competenza,
     	ripetutamente pose mente al rājasūya, o bhārata,

  18 	di nuovo coi fratelli e coi celebranti grande anime,
     	e coi ministri, a cominciare da Dhaumya e dal dvaipāyana si consultava. 

  19 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“un grande desiderio del rājasūya per la sovranità universale,
     	 vi è in me, e vi chiedo pieno di fede: come si può esaudire?”

  20 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	essi così apostrofati dal re, o occhi di loto,
     	in quel momento dissero queste parole a Yudhiṣṭhira dall'anima giusta:
     	“meritevole tu sei o sapiente del dharma, del grande rito del rājasūya.”

  21 	e dopo che così fu apostrofato il sovrano, dai celebranti e dai ṛṣi,
     	i ministri e i suoi fratelli queste parole approvarono,

  22 	il re dunque quel grande saggio, ritrovato l'autocontrollo,
     	di nuovo rifletteva il pṛthāde per desiderio del bene dei mondi,

  23 	guardando alle circostanze, al tempo e luogo alle spese e alle entrate,
     	e riflettendo su ciascuna cosa, ponendo intelligenza, il saggio non lo iniziava,

  24 	“non si deve dare inizio al sacrificio per il pericolo di decidere da solo.”
     	così considerando con cura portando avanti il da farsi,

  25 	per prendere la decisione sul da farsi a Kṛṣṇa Janārdana, 
     	ad Hari pose mente, ritenendolo il superiore in tutto il mondo,

  26 	e incomparabile quel grandi-braccia, non-nato ma nato fra gli uomini per amore,
     	a lui dalle imprese simili a quelle divine, pensava il pāṇḍava, 

  27 	“nulla da lui è sconosciuto, nulla da lui è lasciato intentato,
     	nessuna cosa c'è che lui non conquisterebbe.” così egli pensava di Kṛṣṇa,

  28 	il pṛthāde Yudhiṣṭhira questa definitiva decisione presa,
     	come al guru, al maestro di tutti gli esseri, spediva rapido un messaggero, 	

  29 	e rapidamente con un veloce carro il messaggero raggiunti gli yādava,
     	incontrava a dvāravatī Kṛṣṇa che lì abitava,

  30 	l'incrollabile desiderando di vedere il pṛthāde che voleva vederlo,
     	assieme ad Indrasena partiva allora per indraprastha,

  31 	attraversando veloce varie regioni con rapido veicolo,  
     	Janārdana raggiungeva il pṛthāde ad indraprastha,

  32 	egli nella dimora come un fratello, dal fraterno dharmarāja fu onorato,
     	e anche da Bhīma, quindi vedeva con affetto la sorella del padre,

  33 	felice egli allora si rallegrava assieme al caro amico
     	Arjuna, e dai  gemelli come un guru fu servito con onore,

  34 	a quel forte, incrollabile, che per un momento si riposava in un magnifico luogo,
     	s'avvicinava il dharmarāja e gli faceva conoscere la sua intenzione.

  35 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“il rājasūya da me è desiderato, ma esso per il puro desiderio non
     	si ottiene, tu interamente conosci o Kṛṣṇa con quale mezzo,

  36 	e in che modo ogni cosa nasca, e chi ovunque è onorato,
     	e il re che sia il signore di tutti, costui ottiene rājasūya,

  37 	gli amici vicini mi dissero il da farsi per il rājasūya, 
     	ma qui per me il tuo consiglio o Kṛṣṇa sia il più determinante,

  38 	alcuni per amicizia non menzionano le difficoltà,
     	altri per interesse parlano bene invero,

  39 	alcuni desiderano ottenere per sé il bene che è stabilito,
     	e quelli di tal tipo appaiono parlare per loro tornaconto,

  40 	tu però, trascurati gli interessi e abbandonando desiderio e ira,
     	che cosa sia più adatta a noi nel mondo, propriamente sei in grado di dire.”
     


                              XIII


   1 	il signore Kṛṣṇa disse:	
     	“in tutte le qualità, tu o grande re, sei adatto al rājasūya
     	a te però che tutto conosci, qualcosa io dirò o bhārata,	

   2 	gli kṣatriya sono quanto resta dopo la strage di Rāma figlio di Jamadagni,
     	perciò sono inferiori questi che sono chiamati ora kṣatriya,

   3 	fu perpetrata la razza, o signore della terra, dagli kṣatriya,
     	obbedendo alle leggi, tu lo sai o toro dei  bhārata,

   4 	dalla razza di Ikṣvāku discendenza di Ila prendono origine
     	i re, e quindi di seguito gli altri kṣatriya sulla terra,

   5 	discendenza di Ila e quindi di Ikṣvāku sono i re
     	e sappi queste famiglie essere 101 o toro dei bhārata

   6 	la progenie di Yayāti e dei bhoja è grandissima per qualità,
     	e questa progenie è distribuita o grande re, nei quattro angoli della terra,

   7 	e tutti gli kṣatriya riveriscono lo splendore di essi,
     	possedendo metà della terra pensava a conflitti reciproci

   8 	Caturyu, re senza rivali in cui vi erano quei cento e uno,
     	Jarāsaṁdha che raggiunse la universale sovranità, da lui ha origine,

   9 	in lui rifugiatosi interamente un re di grande saggezza 
     	Śiśupāla, o re, divenne il suo potente generale

  10 	a lui avvicinatosi come un discepolo, o grande re, 
     	Vakra, sovrano dei karūṣa, fortissimo, combattente con arti magiche,

  11 	e altri due valorosi, grand'anime, andarono dietro
     	al valoroso Jarāsaṁdha,  Haṁsa e Ḍimbhaka,

  12 	e il karūṣa Dantavakra, Kalabha, Meghavāhana,
     	sul capo portava una divina gemma che è nota come la migliore esistente,

  13 	e il castigatore di Mura e Naraka, e due re degli yavana,
     	e un re di infinita forza come Varuṇa nell'occidente

  14 	di nome Bhagadatta, o grande re, vecchio amico di tuo padre,
     	costui con parole e con le azioni si inchinava a lui o bhārata,

  15 	per affetto come un padre con la mente è leale verso di te,
     	il re che regna sui confini occidentali e meridionali della terra,

  16 	tuo zio materno e il potente Purujit propagatore dei kunti, 
     	egli è umile nei tuoi confronti per affetto il tormentatore dei nemici,

  17 	e rifugiato presso Jarāsaṁdha quello che io prima non uccisi,
     	quel malvagio che è ritenuto il migliore degli uomini tra i cedi,

  18 	e da se stesso egli afferma di essere in questo mondo il migliore degli uomini.
     	e che porta per stoltezza la mia insegna,

  19 	il re tra i vaṅgapuṇḍra e i kirāta dotato di vigore,
     	colui che conosciuto al mondo come il pauṇḍraka Vāsudeva,

  20 	Caturyu, o grande re, il forte bhoja amico di Indra 
     	il quale col potere della magìa vinse i pāṇḍya i krathaka, e i kaiśika,

  21 	il fratello del quale fortissimo in battaglia, pari al figlio di Jamadagni,
     	è il re Bhīṣmaka uccisore di eroi nemici, fedele al māgadha,

  22 	noi che siamo parenti sempre onorandolo a compiere il suo bene,
     	ma noi che l'onoriamo non ci onora, impegnato in spiacevoli azioni,

  23 	né la stirpe né il proprio esercito riconoscendo o re,
     	guardando alla splendente gloria si è messo sotto la protezione di Jarāsaṁdha,

  24 	e inoltre le ottanta tribù dei bhoja settentrionali o supremo,
     	per paura di Jarāsaṁdha, si sono rifugiati in occidente,

  25 	i śūrasena, i bhadrakāra i bodha, i śālva, i paṭaccara
     	e i susthara, e i sukuṭṭa, i kuṇinda assieme ai kunti,

  26 	e i re degli śālveya, assieme ai fratelli e ai loro seguaci,
     	e i pāñcāla che erano al sud, e i kośala orientali tra i kunti,

  27 	e inoltre afflitti dalla paura abbandonando le regioni settentrionali,
     	i matsya, e i saṁnyastapāda si rifugiarono nelle regioni meridionali,

  28 	inoltre tutti i pāñcāla presi dalla paura di Jarāsaṁdha,
     	i propri domini abbandonando, fuggirono in ogni direzione,

  29 	qualche tempo prima Kaṁsa perseguitando i parenti,
     	il folle sposava le due belle figlie di Bārhadratha,

  30 	Asti e Prāpti di nome, le due deboli sorelle minori di Sahadeva, 
     	e con questa forza il folle predominava sui parenti,

  31 	e ottenuta egli, la preminenza una pessima condotta ne aveva,
     	e dal malvagio essendo oppressi gli anziani e i nobili dei bhoja, 

  32 	e desiderando la salvezza di quei parenti, una assemblea da noi fu fatta,
     	fu data ad Akūra Sutanu, la figlia di Āhuka allora,

  33 	ed io assieme a Saṁkarṣaṇa compimmo il dovere verso i parenti,
     	e furono uccisi dunque da me e da Rāma quei due: Kaṁsa e Sunāman,

  34 	e per il timore che si avvicinasse Jarāsaṁdha pronto all'azione,
     	questa deliberazione fu presa o re, dai giovani delle diciotto tribù:

  35 	'se noi continuamente uccidessimo con grandi armi e tiri di freccie,
     	non uccideremmo il suo esercito in trecento anni.'

  36 	lui aveva i due migliori dei forti, due simili a immortali per potenza,
     	di nome erano Haṁsa e Ḍibhaka supremi in guerra,

  37 	questi due eroi insieme, e il valente Jarāsaṁdha,
     	in tre sono sufficenti a ottenere il trimundio, questa la mia opinione,

  38 	e non solo la nostra ma anche di molti altri principi,
     	questa è l'opinione, o migliore dei savi,

  39 	quindi vi era un grande re di nome Haṁsa,
     	ed egli insieme ad altri o re, in battaglia contro giovani delle 18 tribù,

  40 	allora fu proclamamto da qualcuno o bhārata, che Haṃsa era stato ucciso,
     	ciò avendo saputo Ḍibhaka o re, si annegava nelle acque della yamunā:

  41 	'senza Haṁsa in questo mondo io non sono capace dei vivere.'
     	così questa decisione presa Ḍibhaka andava alla morte,

  42 	allora avendo saputo di Ḍibhaka, Haṁsa conquistatore di città nemiche,
     	si gettava nella yamunā e anche lui in essa annegava,

  43 	il re Jarāsaṁdha, saputo che i due nell'acqua avevano trovato la morte,
     	verso la propria città dei śūrasena partiva o toro dei bhārata,

  44 	quindi noi o uccisore di nemici, dopo la partenza del sovrano,
     	di nuovo felici tutti viviamo in mathurā,

  45 	quando avvicinato il padre la bella dagli occhi di loto
     	la moglie di Kaṁsa, figlia di Jarāsaṁdha sovrano māgadha,

  46 	lo incitava o re dei re, addolorata per l'uccisione del marito:
     	'l'assassino di mio marito colpisci.' così ripetutamente ella o uccisore di nemici.

  47 	quindi noi o grande re, la deliberazione prima discussa
     	ricordando, con intelligenza ci ritirammo o sovrano di uomini,

  48 	e veloci o re, distribuita a ciascuno la grande ricchezza,
     	fuggimmo per timore di lui, con ricchezze, parenti e cugini,

  49 	così tutti considerando ci rifugiammo nelle regioni occidentali,
     	nella piacevole città di kuśasthalī, adornata dal monte raivata,

  50 	e di nuovo in essa abbiamo noi fatto residenza o re,
     	ed inoltre è costruita difficile da entrare, non facilmente attaccabile pure dagli dèi,

  51 	pure le donne in essa combatterebbero come dunque non, i tori fra i vṛṣṇi?
     	in essa noi o uccisore di nemici, viviamo liberi dalla paura,

  52 	e vedendo quel principale monte quel passaggio della terra,
     	i mādhava o tigre dei kuru, ottennero una grande gioia,

  53 	così noi per l'offesa fatta principalmente da Jarāsaṁdha,
     	pur forti ed energici, cercammo rifugio in te per parentela,

  54 	il luogo lungo tre yojana in ogni yojana ha tre schiere di truppe,
     	alla fine di ogni yojana cento porte, una dopo l'altra con archi potenti,
     	difesa da diciotto giovani guerrieri, fieri in battaglia,

  55 	diciottomila le truppe sono nella nostra tribù,
     	e cento sono i figli di Āhuka ognuno opponibile a trecento,

  56 	Cārudeṣṇa, col fratello Cakradeva, e Sātyaki,
     	e io stesso e il figlio di Ruhiṇī, Sāmba uguale a me in battaglia,

  57 	cosi sono questi sette guerrieri sul carro o re, altri ascoltane da me,
     	Kṛtavarman, Anādhṛṣṭi, Samīka, Samitiṁjaya,

  58 	Kahva, Śaṅku, e Nidānta sono questi altri sette grandi sul carro,
     	e i due figli del bhoja Andhaka, e col vecchio re sono dieci,

  59 	eroi solidi come il mondo, valorosi, fortissimi,
     	guadagnando la regione mediana tra i vṛṣṇi sono senza paura,

  60 	tu possiedi le qualità del sovrano universale sempre o migliore dei bhārata, 
     	tra gli kṣatriya tu o bhārata, meriti di essere il sovrano universale,

  61 	ma non ne sarai in grado, finché vive il fortissimo Jarāsaṁdha,
     	di ottenere il rājasūya, questa o re è la mia opinione,

  62 	lui ha imprigionati a girivraja tutti i re avendoli vinti, 
     	come da un leone i grandi elefanti in una cava sulla grande montagna,

  63 	e pure il re Jarāsaṁdha desideroso di venerazione dai sovrani della terra 
     	favorendosi il Mahādeva ha sconfitto i principi della terra,

  64 	egli sconfiggendo ripetutamente i principi scesi in battaglia,
     	condottili in città e imprigionati, aumentava il numero dei suoi uomini,

  65 	e noi o grande re, per timore di Jarāsaṁdha allora,
     	mathurā abbandonando andammo alla citta di dvāravatī,

  66 	ma se tu vuoi o grande re, qui compiere questo sacrificio,
     	impegnati alla liberazione di costoro e alla distruzione di Jarāsaṁdha,

  67 	pur impegandosi altrimenti non è possibile o rampollo dei kuru,
     	compiere ogni cosa riguardo il rājasūya o migliore dei savi,

  68 	questa è la mia opinione o re, o come tu credi, o senza macchia,
     	a questo punto, dimmi cosa tu stesso hai deciso su questi motivi.”
     


                              XIV

   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“tu hai detto grande savio quanto nessun'altro è in grado di dire,
     	nessun altro che te, si conosce sulla terra quale solutore di dubbi,

   2 	in ciascuna casa, dei re vi sono che compiono il proprio bene,
     	e non ottengono la sovranità totale acquistando intero il titolo di imperatore,

   3 	come uno conoscendo la dignità degli altri può elogiare se stesso?
     	chi incontratosi col nemico è vincitore costui è venerato,

   4 	la grande e spaziosa terra coperta di molte gemme,
     	come miglior cosa riconosce chi a lungo ha viaggiato, o propagatore dei vṛṣṇi,

   5 	la pace è la suprema cosa io penso, ma dalla morte non e vi è pace,
     	coll'orgoglio la supremazia non si ottiene, così la mia opinione,

   6 	così conoscono i savi nati di buona famiglia, 
     	e un giorno qualcuno di essi potrebbe essere il migliore o Janārdana.”

   7 	 Bhīma disse:
     	“il re che non è seguace delle imprese, come un formicaio siede,
     	e pure il debole che si scontra con espedienti contro il forte,

   8 	l'instancabile nell'attacco però, anche se debole, il nemico forte
     	può vincere, l'accurato condottiero ben conducendo o re, i propri scopi,

   9 	in Kṛṣṇa v'e guida, in me forza, e vittoria nel pṛthāde, nel conquista-ricchezze,
     	il re māghada conquisteremo noi tre, come i tre fuochi.”

  10 	 Kṛṣṇa disse:
     	“per sé prende l'avaro fanciullo, e non guarda alle conseguenze,
     	perciò non è tollerato un nemico fanciullo ed egoista,

  11 	eliminando le tasse Yauvanāśva, e con la cura Bhagīratha,
     	con l'ascetismo Kārtavīrya, con la forza invece il potente Bharata,
     	e con la prosperità Marutta, così dei cinque imperatori abbiamo udito,

  12 	dotato della capacità di punire, assieme a guida, ricchezza, e dharma, 
     	questo sappi essere Jarāsaṁdha figlio di Bṛhadratha o toro dei bhārata, 

  13 	centouno stirpi di sovrani non lo hanno sottomesso,
     	perciò oggi colla forza egli agisce da imperatore,

  14 	con doni di gioielli, i re onorano Jarāsaṁdha,
     	e non da ciò egli è soddisfatto, per fanciullaggine impegnato nel mal agire,

  15 	con la forza, il sovrano è consacrato l'uomo più importante, 
     	prende, e in nessun luogo noi lo vedemmo senza tributi dagli uomini,

  16 	così Jarāsaṁdha ebbe in suo potere tutti i cento re,
     	in che modo dunque un re debolissimo lo attaccherà o pṛthāde?

  17 	essendo come vittime lavate e consacrate nel tempio di Paśupati, per i re
     	quale bene sopravvive o toro dei bhārata?

  18 	se la morte in combattimento è onorata per lo kṣatriya,
     	perchè noi tutti non attacchiamo il re māghada?

  19 	quattordici ne restano, o re, 86 sono stati imprigionati
     	da Jarāsaṁdha, quindi anche questi re crudelmente otterrà,

  20 	chi allora potesse arrestarlo potrebbe ottenere una gloria splendente, 
     	e chi potesse vincere Jarāsaṁdha, costui sarebbe sicuramente l'imperatore.”
     


                              XV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“intento al mio proprio interesse desiderando il trono di imperatore
     	come posso mandare Bhīma col solo potere della sua forza?

   2 	Bhīma e Arjuna io li ritengo entrambi i miei occhi e Janārdana è la mia mente,
     	e chi è privo di occhi e mente quale vita ne avrebbe?

   3 	l'esercito di Jarāsaṁdha ottenuto con difficile e terribile valore,
     	come si può vincere con il vostro impegno, con quale condotta?

   4 	senza scopo promette essere l'adesione a questa proposta,
     	questo è quanto io esamino da solo, ascoltami!

   5 	il buono approva la rinuncia a questa azione o Janārdana
     	la mia decisione è rotta, oggi il rājasūya è impossibile a farsi.”

   6 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il pṛthāde avendo ottenuto il migliore degli archi e le due faretre insauribili,
     	e il carro con il pavese e il palazzo disse a Yudhiṣṭhira:

   7 	“ l'arco come arma, e frecce, e valore e truppa, e terra, e fama, e forza,
     	tutto questo io ho ottenuto o re, difficile a ottenersi per quanto si desideri,

   8 	la nascita in buona stirpe, i virtuosi sapienti dichiarano sia un bene,
     	ma non v'è forza che sia simile al valore, questo io intendo,

   9 	seppur nato in una famiglia di valorosi che farà lo kṣatriya 
     	privo di valore, la cui condotta o re, io interamente disprezzo?

  10 	il valoroso anche privo di tutte le qualità sconfigge i nemici,
     	anche con tutte le qualità il privo di valore cosa farà?

  11 	tutte le qualità di qualche sostanza si fondano sul coraggio,
     	il prodursi della vittoria è legato a determinazione, azione e destino,

  12 	dotato di eserciti qualcuno per negligenza non raggiunge lo scopo,
     	per questo motivo, viene sconfitto dagli avversari il nemico potente,

  13 	come la viltà nel debole, così la follia nel forte,
     	entrambi questi motivi di distruzione deve eliminare il re che vuole la vittoria,

  14 	la distruzione di Jarāsaṁdha e la liberazione dei re,
     	quando noi compissimo, per effettuare il sacrificio cosa allora sarebbe migliore?

  15 	nell'inazione trattenuto, sarebbe lo scarso di qualità,
     	non aver dubbi sulle qualità, perchè o re ci pensi privi di qualità?

  16 	dopo aver ottenuto la veste gialla, la pace interiore è desiderata dai muni,
     	per te che desideri la sovranità universale noi combatteremo i nemici.”
     


                              XVI


   1 	 Vāsudeva disse:
     	“di un nato nella razza dei bhārata e inoltre di un figlio di Kuntī,
     	quale sia la giusta opinione, questa da Arjuna fu affermata,

   2 	noi non conosciamo le circostanze della morte se di notte o se di giorno,
     	né pure udimmo di qualcuno non morto pur senza combattere,

   3 	per gli uomini non vi è maggior dovere che soddisfi il cuore,
     	che assalire i nemici con giusta condotta,

   4 	la supremazia in battaglia è di chi ben agisce senza trucchi,
     	il dubbio nasce nell'equilibrio e non vi può essere lo stesso per entrambi,

   5 	noi che siamo fermi nella buona condotta da vicino al corpo dei nemici
     	come non potremo ottenerne la fine come la corrente del fiume quella degli alberi,
     	nei varchi dei nemici avanzando, fermi a proteggere i nostri punti deboli?

   6 	non si può attaccare un fortissimo nemico con truppe ben disposte,
     	questa la condotta dei saggi, e questa pure piace a me

   7 	senza falli, senza essere percepiti entrati nel covo nemico,
     	assalendo il corpo nemico il nostro desiderio potremmo ottenere,

   8 	uno solo possiede l'intero potere o toro fra gli uomini,
     	come l'anima degli esseri, nella morte di questo vi è la fine dell'esercito,

   9 	se quindi ucciso lui, dal resto in combattimento assaliti,
     	otterremo allora il cielo, intenti a difendere i parenti.”

  10 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“o  Kṛṣṇa, chi è questo Jarāsaṁdha? che valore ha, e quale coraggio?
     	che avendoti toccato, come dal fuoco non è bruciato come una falena?”

  11 	 Kṛṣṇa disse:
     	“ascolta o re di quale valore e di quale coraggio è Jarāsaṁdha,
     	e come da noi fu visto compiere ripetutamente delle malvagità,

  12 	orgoglioso era in battaglia di tre akṣauhiṇī,
     	un re, Bṛhadratha di nome, sovrano e capo dei magadha,

  13 	di bell'aspetto dotato di valore, potente, di ineguagliabile coraggio,
     	sempre col corpo consacrato ai riti come un'altro Cento-riti,

  14 	per splendore simile al sole, per calma simile alla terra,
     	simile al distruttore Yama, per furia, e per ricchezza uguale a Vaiśravaṇa,

  15 	dalle sue qualità, unite alla nobile origine o migliore dei bhārata, 
     	è pervasa l'intera terra come dai raggi del sole,

  16 	egli le due figlie gemelle del re dei kāśi o toro dei bhārata, 
     	sposava il valoroso, entrambe dotate di bellezza e sostanza,

  17 	con le due fece un patto reciproco, il toro fra gli uomini:
     	“non trasgredirò!” così nell'avvicinare le due mogli, 

  18 	il re splendeva colle due mogli o sovrano di uomini,
     	come un elefante colle due amate femmine adatte a lui,

  19 	e pure in mezzo alle due regnava da signore della terra,
     	come l'oceano in persona tra la Gaṅgā e la Yamunā,

  20 	la sua giovinezza, intento egli ai suoi possedimenti, passò via,
     	e nessun figlio suo che fosse il proseguimento della razza nacque,

  21 	con molte cerimonie ed offerte tese ad ottenere figli,
     	quel migliore dei sovrani non otteneva il figlio, continuatore della famiglia,

  22 	quindi udiva che il figlio di Kākṣīvat, gautamide e grande anima, 
     	di nome Caṇḍakauśika era alquanto stanco del tapas, 

  23 	che per caso era giunto e che viveva ai piedi di un albero,
     	assieme alle due mogli il re con molti gioielli lo soddisfaceva,

  24 	a lui disse quel migliore dei ṛṣi dalla sincera volontà e parola:
     	'soddisfatto sono di te o re, scegli un dono o virtuoso,

  25 	allora con le mogli inchinatosi a lui rispose Bṛhadratha,
     	disperando di avere un figlio con parole balbettate tra le lacrime:

  26 	 Bṛhadratha disse:
     	'o illustre, a me che abbandonato il regno partirò verso la foresta per il tapas, 
     	che vale un dono a chi poco possiede? che vale un regno a chi non ha figli?' “

  27 	 Kṛṣṇa disse:
     	“ ciò udito, il muni in meditazione metteva i sensi agitati,
     	e sedette all'ombra di quell'albero di mango,

  28 	nel grembo del muni che sedeva cadde dunque,
     	un maturo mango intoccato dai pappagalli invero,

  29 	questo afferrato il migliore dei muni e consacratolo con un mantra al cuore,
     	al re lo diede come incomparabile mezzo per ottenere figli,

  30 	e quel grande muni pieno di saggezza disse al re:
     	' vai o re il tuo scopo è ottenuto torna indietro o sovrano di uomini.'

  31 	secondo il patto approvando allora il migliore dei sovrani,
     	l'unico frutto alle due moglie diede o toro dei bhārata, 

  32 	le due belle diviso a metà il mango lo mangiarono,
     	e necessariamente per la verità dell'asserzione del muni,

  33 	nelle due sorgeva un figlio nato dall'aver mangiato il frutto,
     	e il sovrano si empiva di gioia le due avendo visto, 

  34 	quindi venuto il tempo giusto o grande saggio, secondo l'accordo,
     	entrambe partorivano allora o re, una meta del corpo, 

  35 	con un occhio un braccio e una gamba, e mezzo ventre e faccia,
     	avendo visto le due parti del corpo tremavano forte entrambe

  36 	agitate le due consultatesi insieme le due deboli bellezze,
     	le due parti vive abbandonarono molto addolorate,

  37 	due loro ancelle di nascosto, prese le due parti del bimbo,
     	uscendo da una porta interna della città andarono veloci a buttarle,

  38 	le due parti lasciate ad un crocicchio una rākṣasī di nome Jarā,
     	prendeva o tigre tra gli uomini, per mangiarne carne e sangue,

  39 	desiderando rendere facilmente trasportabili le due parti, la rākṣasī,
     	le univa insieme spinta dalla forza del destino,

  40 	le due parti nella misura in cui furono unite o toro degli uomini,
     	un giovane eroe sorgeva diventato in un solo corpo

  41 	allora la rākṣasī o re, con gli occhi spalancati per la meraviglia,
     	non riusciva a riseparare il bimbo solido come la folgore,

  42 	il fanciullo stretto il pugno a renderlo rosso e mettendolo in bocca,
     	gridava con veemenza come una nuvola densa d'acqua,

  43 	da quel suono perplessa la gente precipitosamente dalla città
     	usciva, o tigre fra gli uomini, assieme al re o distruttore di nemici,

  44 	e le due deboli ed esauste coi seni pieni di latte,
     	senza speranza di aver figli, insieme si avvicinavano

  45 	allora vedendo le due in tal stato e il re che desiderava progenie,
     	e quel bimbo fortissimo, la rākṣasī pensava:

  46 	'vivendo nel dominio del re desideroso di figli non devo 
     	portar via questo bimbo, risplendente come nuvola all'orizzonte.'

  47 	ella presa una forma umana disse al sovrano di uomini,
     	 o Bṛhadratha questo è tuo figlio, dato da me prendilo,

  48 	nato dalle tue due mogli per volere del migliore dei ri-nati,
     	dalle serve abbandonato, da me esso fu protetto,

  49 	quindi le due belle figlie del re dei kāśi o migliore dei bhārata, 
     	a quel bimbo avvicinatesi veloci con acque lo aspergevano,

  50 	quindi il re deliziato, avendo ottenuto tutto questo,
     	chiedeva alla rākṣasī in forma umana splendente come oro nuovo:

  51 	'chi sei tu o splendente come bocciolo di loto che mi doni mio figlio?
     	per piacere dimmi, o bella, una dea tu appari a me.'
     


                              XVII


   1 	la rākṣasī disse:
     	' Jarā sono di nome, che tu sia benedetto, una rākṣasī dal mutevole aspetto,
     	nel tuo palazzo onorata o re dei re, abitai felicemente,

   2 	perennemente pensando di farti un grande favore o sovrano,
     	di tuo figlio le due metà vidi o virtuoso,

   3 	unite insieme da me per destino un principe ne è sorto,
     	delle tue fortune o grande re, io qui sono la causa.' “

   4 	 Kṛṣṇa disse:
     	“così avendo parlato ella o re, da lì spariva,
     	e il re preso il fanciullo, entrava nella sua casa,

   5 	quanto necessario per il fanciullo fece il re allora,
     	e ordinava una grande festa tra i maghada per la rākṣasī,

   6 	il padre pari a Prajāpati, allora diede il nome al figlio
     	in quanto messo insieme da Jarā, Jarāsaṁdha allora divenne,

   7 	cresceva potentissimo il figlio del re dei magadha,
     	grande di dimensioni e forza, come il fuoco alimentato dalle oblazioni,

   8 	ad un certo tempo, di nuovo il grande asceta
     	tra i magadha veniva il santo Caṇḍakauśika,

   9 	compiaciuto del suo arrivo coi ministri e il seguito,
     	assieme alle mogli e al figlio usciva Bṛhadratha,

  10 	aspergendo i suoi piedi con acqua lo onorava o bhārata,
     	il re a lui presentava il figlio associato al regno,

  11 	accettando questi onori da parte del principe il santo ṛṣi,
     	diceva al māgadha o re, con animo compiaciuto;

  12 	' tutto questo da me fu conosciuto con gli occhi della sapienza,
     	e tuo figlio, ascolta o re dei re, quale egli diverrà,

  13 	il valore di lui pieno di virilità non eguaglieranno tutti i principi,
     	e pure le armi prodotte dagli dèi o sovrano della terra, 
     	non procureranno la sua rovina, come le correnti dei fiumi montani,

  14 	egli a capo dei principali re consacrati, splenderà,
     	di tutti supererà lo splendore come il sole quello degli astri luminosi,

  15 	i re dotati di forza ed energia, scontrandosi con lui,
     	incontreranno la distruzione come le falene nel fuoco,

  16 	egli la ricchezza unita di tutti i re prenderà,
     	come l'oceano fa coi fiumi ingrossati dalle piogge,

  17 	egli sarà il potentisso signore di ciascuno dei quattro varṇa,
     	come la terra che produce ogni tipo di grano è ricca di bellezze e brutture,

  18 	in suo dominio e comando diverranno tutti i sovrani,
     	come i corpi lo sono del vento, anima di tutti gli esseri,

  19 	egli guarderà Rudra il Mahādeva distruttore delle tre città,
     	di persona, il principe māgadha il più forte in tutti i mondi.'

  20 	così parlando il muni, ai propri doveri pensando, 
     	lasciava il re Bṛhadratha allora, o uccisore di nemici,

  21 	rientrato in città circondato da cugini e parenti,
     	consacrato Jarāsaṁdha sovrano dei maghada allora,
     	il re Bṛhadratha la suprema beatitudine raggiungeva,

  22 	e dopo aver consacrato Jarāsaṁdha, allora il re Bṛhadratha,
     	seguito dalle due mogli divenne intento al tapas nella foresta,

  23 	stando nella foresta fermo nel tapas il padre assieme alle madri, o bhārata,
     	Jarāsaṁdha col proprio valore assoggettò i principi,

  24 	quindi dopo lungo tempo, il re asceta nella foresta,
     	assieme alle mogli raggiungeva il cielo, il tapas avendo praticato Bṛhadratha,

  25 	lui aveva quei due: Haṁsa e Ḍibhaka entrambi imbattibili con le armi,
     	nei consigli i due erano migliori per opinione, ed esperti nelle armi in guerra,

  26 	quei due di cui prima ti raccontai, erano fortissimi, 
     	quei tre potevano conquistare i tre mondi, questa la mia opinione,

  27 	così allora quel valoroso, dai forti kukura e andhaka,
     	e dai vṛṣṇi, o grande re, per condotta politica fu evitato.”