(Per accedere alle note passare il mouse sul testo evidenziato)

22. Jarāsaṁdhavadhaḥ

( L'uccisione di Jarāsaṁdha. II, 18-22)


                              XVIII


   1 	 Vāsudeva disse:
     	“caduti quei due Haṁsa e Ḍibhaka, ucciso Kaṁsa e il suo ministro,
     	il momento della distruzione di Jarāsaṁdha è arrivato,

   2 	non è possibile vincerlo in battaglia, neppure da dèi e asura,
     	egli deve essere vinto con una strenua guerra questo noi crediamo,

   3 	in me vi è la guida, in Bhīma la forza e Arjuna è il protettore di noi due,
     	lo sconfiggeremo o re, noi come tre fuochi,

   4 	avvicinato da noi tre di nascosto il sovrano,
     	senza dubbio si scontrerà in battaglia con uno di noi,

   5 	e accecato dal disprezzo del mondo e dalla sua robustezza
     	si scontrerà in duello certamente con Bhīmasena,

   6 	e il grandi-braccia Bhīmasena dalla grande forza, è bastante per lui,
     	come lo è il Distruttore per la fine del mondo agitato,

   7 	se il tuo cuore lo sa, se tu hai fede in me,
     	allora veloce dammi questi due pegni: Bhīmasena e Arjuna.”

   8 	Vaiśaṁpāyana disse
     	così apostrofato dal beato rispose Yudhiṣṭhira
     	vedendo Bhīma e il pṛthāde in piedi col viso eccitato dalla gioia:

   9 	“o incrollabile o incrollabile, non dirmi così o distruttore di nemici,
     	dei pāṇḍava tu sei il protettore e noi ci rifugiamo in te, 

  10 	quanto dici o Govinda tutto questo si compie,
     	tu non stai alla testa di quelli a cui la fortuna è avversa,

  11 	e uccidendo Jarāsaṁdha e liberati i sovrani della terra,
     	io otterrò il rājasūya restando vicino a te,

  12 	e affinché sia velocemente compiuta questa cosa tanto si deve fare,
     	perciò questa azione per me e per il mondo compi o migliore degli uomini!

  13 	senza voi tre io non sono in grado di vivere,
     	come un misero malato che si rivolga al dharma, al kāma e all'artha, 

  14 	senza il śauri non vi è il pṛthāde, né il śauri senza pāṇḍava,
     	non vi è al mondo un vincitore dei due Kṛṣṇa, questa la mia opinione,

  15 	e anche il migliore dei forti il potente Ventre-di-lupo,
     	insieme a voi due quell'eroe, cosa non farebbe il glorioso?

  16 	la truppa ben guidata compie supreme azioni,
     	cieca e immobile la truppa e detta, da abili deve essere guidata, 

  17 	dove vi è il profondo là si conduce l'acqua,
     	verso il varco là è condotta la truppa dal savio comandante,

  18 	perciò all'uomo famoso al mondo, che conosce i metodi di condotta, 
     	a Govinda noi affidandoci incontreremo il successo dell'impresa,

  19 	così le truppe condotte dotate dei modi d'agire dal saggio,
     	possono attendere alle imprese o Kṛṣṇa, per ottenerne il successo,

  20 	e così dunque il pṛthāde Arjuna in vista del successo, segua
     	il migliore degli yadu, cioè Kṛṣṇa, e Bhīma segua il conquista-ricchezze,
     	la guida, la vittoria e la forza nel coraggio otterrà il successo.”

  21 	così apostrofati tutti i fratelli dal potentissimo,
     	il principe dei vṛṣṇi e i due pāṇḍava partirono verso il māgadha,

  22 	nelle vesti di consacrati e vigorosi brahmani,
     	nascosti salutati dalle piacevoli parole degli amici,

  23 	agitati dall'ansia per la sorte dei parenti, in quelle vesti brahmaniche
     	terribile erano i loro corpi, splendenti come il sole la luna e i fuoco,

  24 	morto già pensavano Jarāsaṁdha vedendo quei due davanti a Bhīma,
     	animati dallo stesso compito, i due Kṛṣṇa imbattibili in battaglia,

  25 	quelle due grandi anime, maestri nell'intraprendere ogni impresa,
     	relativa al dharma, all'artha e al kāma come nel trattenersi dall'agire,

  26 	essi dopo essere partiti dai kuru, a metà della terra di kurujāṅgala,
     	raggiunto il bel lago dei loti e passata la kālakūṭa,

  27 	quindi i fiumi gaṇḍakīyā, śoṇa e sadānīrā,
     	sul monte ekaparvataka in seguito passati, essi procedono,

  28 	attraversato il bel fiume sarayū e visti i kosala orientali,
     	procedettero attraversando mithilā, e i fiumi mālā e carmaṇvatī

  29 	superato la Gaṅgā e il śoṇa e tutti e tre rivolgendosi ad oriente,
     	gli incrollabili giunsero ai campi del māgadha difesi del monte kurava,

  30 	essi arrivati al monte goratha perennemente pieno di mandrie e di acque,
     	e abbellito dagli alberi videro la città del māgadha.
     


                              XIX


   1 	 Vāsudeva disse:
     	“essa è grande o pṛthāde, sempre piena di animali e di acque,
     	salubre insediamento, ricco di case è la bella città del māgadha,

   2 	la larga montagna vaihāra, il monte varāho, e il vṛṣabha,
     	e il ṛsigiri o caro, e la bella caityaka per quinta,

   3 	questi cinque monti pieni di grandi cervi e fresche foreste,
     	proteggono tutt'attorno attaccate come membra, girivraja,

   4 	con  fiori attaccati alle sommità dei rami profumati e piacevoli alla mente,
     	quasi nascosti da selve di alberi rodhra care agli amanti,

   5 	dove Gautama grande anima dai fermi voti da una śūdrā
     	di nome Auśīnarī il ṛṣi procreava i suoi figli a cominciare da Kākṣīva,

   6 	Gautama da casa sua là in quella casa, egli
     	dava origine alla razza dei magadha col favore dei re,

   7 	a cominciare da quelli di aṅga e di vaṅga, i fortissimi re,
     	giunti alla residenza di Gautama si fermarono a quel tempo o Arjuna,

   8 	le belle foreste vediamo piacevoli al cuore, di alberi priyāla,
     	e lodhra, bellissime o pṛthāde, che crescono vicino la casa di Gautama,

   9 	Arbuda e Śakravāpin i due serpenti uccisori di nemici vi erano, 
     	e qui il rifugio supremo di Svastika e di Maṇināga,

  10 	Maṇi avendo cotruita questa città māgadha mai afflitta dalle nuvole,
     	e Kauśika e Maṇimat con favore la sviluparono,

  11 	senza lasciarla, di ottenere i suoi scopi pensa Jarāsaṁdha,
     	noi oggi abbassando il suo orgoglio lo uccideremo.”

  12 	Vaiśaṁpāyana disse
     	così avendo parlato, allora tutti quei fratelli di grande splendore,
     	il principe vṛṣṇi e i due pāṇḍava si avviarono alla città di māgadha,

  13 	dotata di gente prospera e soddisfatta, affollata di gente dei quattro varṇa,
     	l'invincibile girivraja raggiunsero piena di piacere, 

  14 	essi trascurando la porta della città, la grande montagna,
     	venerata dagli abitanti della città di Bṛhadratha,

  15 	dove Bṛhadratha avvicinando un toro mangiatore di legumi,
     	e uccisolo tre tamburi fece fare con i gambi dei legumi,

  16 	chiusi da lui con della pelle li portava nella propria città,
     	dove i tamburi risuonavano spargendo divini fiori,

  17 	e attaccarono quel monte splendente piacevole ai cuori dei māgadha, 
     	come per desiderio di colpire sulla testa Jarāsaṁdha i desiderosi di uccidere,

  18 	quella ferma amplissima e grandissima roccia un tempo 
     	venerata con ghirlande e doni, e sempre ben consacrata,

  19 	quegli eroi dalle grandi braccia colpendo, la precipitarono,
     	quindi vista la città dei māgadha essi vi entraroro allora,

  20 	in quel momento onoravano Jarāsaṁdha,
     	i purohita e facendo il giro dei fuochi, mentre il re stava su un elefante,

  21 	travestiti da brahamani disarmati con le braccia per sole armi,
     	desiderosi di combattere con Jarāsaṁdha entrarono o bhārata,

  22 	essi videro la suprema ricchezza delle botteghe di cibi e di ghirlande,
     	l'abbondanza fornita di ogni bene da benedire ogni desiderio,

  23 	avendo visto quell'abbondanza nelle sue vie i migliori degli uomini,
     	procedendo sulla via del re Kṛṣṇa, Bhīma, e il conquista-ricchezze,

  24 	con la forza afferrate delle ghirlande da un fiorista i fortissimi,
     	mostrando indifferenza tutti inghirlandati con dolci bracciali,

  25 	alla dimora dell'intelligente Jarāsaṁdha quindi giunsero,
     	come leoni di montagna che guardano dentro una stalla di vacche,

  26 	simili a colonne di pietra, adornati di aloe e sandalo, le loro 
     	braccia splendevano o grande re, di quegli uomini dalle ampie braccia,	

  27 	vedendo loro simili ad elefanti, grandi come tronchi di alberi śala,
     	dagli ampi petti, nei māgadha nasceva della meraviglia,

  28 	i tre tori fra gli uomini attraversando dei cortili pieni di gente,
     	con orgoglio i fortissimi si avvicinarono al re,

  29 	a loro meritevoli dell'offerta ospitale, e di onori, per bene accoglierli
     	si avvicinava alzatosi Jarāsaṁdha secondo le regole,

  30 	e disse loro quel re potente: “ il benvenuto sia a voi.”
     	questo suo comportamento o re, era conosciuto sulla terra, 

  31 	si era saputo che quel vittorioso in battaglia accoglieva i brahmani consacrati,
     	pure a mezzanotte il sovrano o bhārata, li incontrava,

  32 	vedendoli con abiti mai visti prima, il migliore dei sovrani,
     	Jarāsaṁdha si avvicinava e meravigliato era allora, 

  33 	i tori fra gli uomini vedendo il re Jarāsaṁdha,
     	questo dissero tutti quegli uccisori di nemici o migliore dei bhārata: 

  34 	“fortuna e prosperità sia  te o re.” così tutti stando davanti
     	al re o tigre dei sovrani si guardavano vicendevolmente,

  35 	a loro disse Jarāsaṁdha allora allo yadu e ai pāṇḍava:
     	“sedetevi.” così o re dei re, a loro travestiti da brahmani,

  36 	allora sedettero tutti e tre quei tori fra gli uomini,
     	splendenti per bellezza come fuochi in un grande sacrificio,

  37 	a loro disse Jarāsaṁdha, quel sovrano di uomini dedito alla sincerità,
     	censurandoli o kaurava per le vesti che indossavano:

  38 	 “i savi dediti al voto snātaka non con balsami o ghirlande,  
     	sono in questo mondo, questo da me sempre fu risaputo,

  39 	chi siete voi pieni di fiori e coi le mani segnate dalla corda dell'arco che uccide,
     	che mostrando il vigore kṣatriya dichiarate di essere brahmani?

  40 	mostrando indifferenza nell'indossare ghirlande e balsami,
     	dite la verità chi siete voi? la verità risplende tra i re,

  41 	e avendo spezzato il picco caityaka del monte perchè nella nostra casa,
     	siete entrati da una porta vietata stando qui senza paura della colpa fatta al re?

  42 	questa azione incomprensibile perchè dicendo dichiarate?
     	parlate, nella parola vi è la forza specialmente per un brahmano,

  43 	così standomi in fianco perchè secondo le regole, l'onore
     	offerto da noi non accettate? e perchè siete venuti a noi?”

  44 	così apostrofato allora rispose Kṛṣṇa dal grande intelletto,
     	con calma e profonda voce, questo discorso, quell'abile nel parlare,

  45 	“ i brahmaṇi, gli kṣatriya e i vaiśya sono dediti al voto snātaka,
     	con diverse regole e per loro non vi sono differenze,

  46 	e nella sua peculiarità sempre lo kṣatriya cerca la bellezza,
     	certo la bellezza è nei fiori e noi allora indossiamo fiori,

  47 	lo kṣatriya ha il valore nel braccio e quindi non nella parole,
     	modesta perciò è risaputa la sua parola o figlio di Bṛhadratha, 

  48 	il creatore mise il proprio valore nelle braccia degli kṣatriya,
     	se questo vuoi vedere oggi lo vedrai senza dubbio,

  49 	non dalla porta nella casa di un nemico, ma per la porta nella casa di un amico,
     	entrano sempre i buoni, la porta quindi fu trascurata da noi,

  50 	avendo uno scopo entrando nella case di un nemico non gli onori,
     	accettiamo, questo sappi, questo è il nostro eterno voto.”
     


                              XX


   1 	 Jarāsaṁdha disse:
     	“non riesco a ricordare quando un'ostilità fu fatta a voi,
     	né pensando vedo qualche mancanza contro di voi,

   2 	e non essendoci stata mancanza, perchè me, che senza colpa pensate,
     	un nemico dichiarate o savi? questa è la regola dei virtuosi,

   3 	quindi per l'offesa al dharma, la mente si addolora,
     	chi questiona con uno senza colpa, è di certo uno kṣatriya, 

   4 	pure il sapiente del dharma dai saldi voti, quando agisce male al mondo, 
     	ottiene una meta sbagliata e anche i migliori ferisce,

   5 	nel trimundio i migliori dei virtuosi agiscono nel dharma kṣatriya,
     	e conoscendomi senza colpa voi parlate come per pazzia.”

   6 	 Vāsudeva disse:
     	“gli affari di famiglia, uno solo, il capofamiglia
     	conduce, per suo ordine noi tre siamo pronti ad agire,

   7 	da te o re, furono catturati gli kṣatriya abitanti il mondo,
     	avendo compiuta questa crudele colpa perchè ti ritieni innocente?

   8 	come può un re, ferire dei re buoni o migliore dei sovrani?	
     	quindi avendo catturato i re, tu desideri offrirli al dio Rudra,

   9 	un male da te fatto può colpirci o figlio di Bṛhadratha,
     	noi uniti al dharma, siamo in grado di difendere il dharma,

  10 	mai si videro uomini essere catturati per il sacrificio,
     	perchè tu vuoi sacrificare degli uomini al dio Śaṃkara?

  11 	pure i tuoi consimili della stessa casta tu chiami vittime come animali, 
     	chi altri così è folle quanto te o Jarāsaṁdha?

  12 	noi investigando il male fatto da te per la distruzione dei parenti,
     	siamo qui venuti per controllare il benessere dei parenti,

  13 	'di me non vi è al mondo altro uomo tra gli kṣatriya!' così è quanto 
     	tu pensi di te o re, con grande confusione di intelletto,

  14 	quale kṣatriya conoscendo la propria nobiltà o re, 
     	non raggiungerebbe l'eterno cielo ineguagliabile morendo in battaglia?

  15 	ascendendo al cielo, consacrati nei sacrifici delle battaglie,
     	gli kṣatriya sacrificano i mondi, questo sappi o re dei magadha, 

  16 	la vittoria è la porta del cielo, la grande gloria è la porta del cielo,
     	il tapas è la porta del cielo, nel combattere c'è la via che non erra,

  17 	questa è la bandiera di Indra sempre piena di qualità,
     	con la quale ha sconfitto gli asura, il signore dell'universo, il Cento-riti,

  18 	per ottenere il cielo di chi si può essere nemici se non di te?
     	tu che hai i numerosi eserciti dei māgadha, orgogliosi di molta forza,

  19 	non disprezzare gli altri o re, non in ciascun uomo vi è lo stesso valore,
     	vi è uno splendore simile al tuo o superiore o sovrano di uomini,

  20 	e fintanto che esso resta sconosciuto allora il tuo esiste,
     	questa potenza è in noi, perciò te lo dico o re, 

  21 	abbassa l'arroganza e l'orgoglio  davanti a costoro o māgadha,
     	non voler andare alla dimora di Yama con figli, ministri, ed esercito,

  22 	Dambhodbhava, Kārtavīrya, e Uttara, Bṛhadratha,
     	disprezzando i migliori, qui perirono questi re coi loro eserciti,

  23 	e desiderando liberarci di te, noi non siamo affatto brahmani,
     	io sono il śauri, il signore-dei-sensi, e questi due eroi sono i pāṇḍava,

  24 	e ti sfidiamo o re, quindi saldo combatti o māgadha,
     	o libera tutti i sovrani, non voler andare alla dimora di Yama.”

  25 	 Jarāsaṁdha disse:
     	“io non presi nessuno dei re senza averli sconfitti,
     	quale nemico mi ha vinto? e quale che qui da me non sia stato vinto?

  26 	questo dicono sia il modo giusto di vivere dello kṣatriya, o Kṛṣṇa,
     	attaccatili e ridotti in proprio potere, a piacere ne usi,	

  27 	avendo consacrato i re agli dèi, o Kṛṣṇa, come vuoi che per paura
     	io oggi possa liberarli, ricordando il voto degli kṣatriya?

  28 	esercito contro esercito combattendo, o anche da solo a solo,
     	o con due o tre di voi io combatterò insieme o separatamente.”

  29 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato Jarāsaṁdha di consacrare Sahadeva,
     	ordinava allora il re, desideroso di combattere con quelli dalle terribili imprese,

  30 	il re dunque rammentava i due generali o toro fra gli uomini,
     	Kauzika e Citrasena all'inizio del combattimento,

  31 	e dei due che di nome al mondo erano Haṁsa e Ḍibhaka,
     	un tempo menzionati, dagli uomini nel mondo umano per onorarli,

  32 	il potente Śaurin il re, quel migliore dei forti,
     	rammentando, o tigre fra gli uomini, che lui aveva il valore di una tigre,

  33 	l'incrollabile sostenitore del mondo, dal sincero pensiero, sapendo che la morte di 
     	Jarāsaṁdha dal terribile ardimento sulla terra, era il compito di un altro, 

  34 	e non di sé stesso, l'uccisore di Madhu, il primo degli animati, il fratello
     	minore di Balarāma, onorando la volontà di Brahmā, rinunciava ad ucciderlo.
     


                              XXI


   1 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora il rampollo degli Yadu a lui che aveva l'animo deciso al combattimento,
     	Adhokṣaja con bel eloquio disse al re Jarāsaṁdha:

   2 	“con quale di noi tre o re, poni mente a combattere?
     	quale di noi si deve preparare qui a combattere?”

   3 	così apostrofato da Kṛṣṇa il glorioso Jarāsaṁdha il māgadha
     	scelse allora di combattere o re, con Bhīmasena,

   4 	portando le principali medicine e i rimedi conosciuti,
     	si avvicinava il purohita a Jarāsaṁdha che bramava di combattere,

   5 	e dopo che fu benedetto il sapiente dal potente brahmano,
     	Jarāsaṁdha indossava le armi ricordando il dharma kṣatriya,

   6 	si liberava egli del diadema e legati insieme i capelli,
     	si alzava Jarāsaṁdha come l'oceano sulle proprie sponde, 

   7 	il sapiente re diceva a Bhīma dalle terribili imprese:
     	“ Bhīma, io combatterò con te! eccellente è la sconfitta da parte del migliore.”

   8 	così avendo parlato Jarāsaṁdha soggiogatore di nemici a Bhīmasena,
     	lo assaliva il potentissimo come l'asura Bali fece con Śakra,

   9 	quindi quel forte consultatosi con Kṛṣṇa e da lui benedetto,
     	Bhīmasena attaccava Jarāsaṁdha per combatterlo,

  10 	quindi quei due, tigri fra gli uomini, armati delle sole braccia si scontrarono,
     	i due eroi supremamente infiammati desiderosi di vincere l'uno sull'altro

  11 	per i colpi delle braccia dei due nell'afferrarsi e tenersi allora,
     	vi era un frastuono tremendo come di due montagne tonanti,

  12 	entrambi supremamente eccitati, entrambi per energia erano fortissimi,
     	cercando i due un varco l'uno nell'altro desiderosi di vincersi reciprocamente,

  13 	era in un luogo solitario privo di folla quel terribile scontro, 
     	di quei due forti, come quello o re, tra Vṛtra e il Vāsava, 

  14 	tirandosi e spingendosi con spinte a mano aperta e trascinandosi,
     	si tiravano i due e si colpivano l'un l'altro con le ginocchia,

  15 	quindi i due con grande frastuono minacciandosi l'un l'altro,
     	con colpi simili a massi di pietre si colpivano,

  16 	entrambi dai larghi toraci, e lunghe braccia, e abili nella lotta,
     	si afferravano con ferre prese delle braccia,

  17 	iniziata il primo giorno del mese kārttika,
     	ininterrottamente, continuamente giorno e notte procedeva,

  18 	continuando fino al tredicesimo, la lotta di quelle due grandi anime,
     	la quattordicesima notte fu colpito il māgadha dalla stanchezza,

  19 	Janārdana il re stanco avendo visto o re, allora
     	disse a Bhīma dalle terribili imprese, come per informarlo:

  20 	“ il nemico che è stanco non si deve colpirlo in battaglia o kuntīde,
     	colpito può totalmente perdere la propria vita,

  21 	perciò da te o kuntīde non sia colpito il sovrano 
     	allo stesso suo modo combatti colle braccia o toro fra gli uomini.”

  22 	così apostrofato da Kṛṣṇa, il pāṇḍava uccisore di eroi nemici,
     	conosciuto questo varco di Jarāsaṁdha pose mente ad ucciderlo,

  23 	quindi ventre-di-lupo, per vincere l'invincibile Jarāsaṁdha
     	eccitato, il primo dei forti, il rampollo dei kuru lo afferrava. 
     


                              XXII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi Bhīmasena disse a Kṛṣṇa rampollo degli yadu,
     	usando grande ingegno per il desiderio di uccidere Jarāsaṁdha:

   2 	“questo malvagio o Kṛṣṇa da me non sarà mantenuto
     	in vita, o tigre degli yadu.” attaccandosi la veste al'inguine,

   3 	così apostrofato allora Kṛṣṇa rispondeva a Ventre-di-lupo,
     	affrettandosi per il desiderio di uccidere Jarāsaṁdha o tigre fra gli uomini:

   4 	“quanto in te vi è di supremo portento, e quanta energia hai avuto dal vento,
     	quella forza o Bhīma, verso Jarāsaṁdha ora mostraci.”

   5 	così apostrofato allora Bhīma uccisore di nemici, alzando  
     	Jarāsaṁdha, quel fortissimo, faceva volare o re, il forte avversario,

   6 	avendolo fatto girare cento volte con le braccia o toro dei bhārata,
     	lo spezzava comprimendogli la schiena e gettatolo a terra urlava,

   7 	un suono tumultuoso sorgeva da quello gettato a terra,  
     	e dal pāṇḍava che gridava, un suono che terrorizzava ogni vivente,

   8 	tremarono tutti i māgadha e i ventri delle donne partorirono,
     	per le urla di Bhīmasena e di Jarāsaṁdha,

   9 	“forse che l'himavat stesso si sta rompedo o forse è la terra che è spezzata?”
     	così i māgadha si informavano per le grida di Bhīmasena,

  10 	quindi sulla porta della reggia, il re come addormentato, 
     	morto abbandonando quegli uccisori di uomini uscirono nella notte,

  11 	Kṛṣṇa aggiogato il carro di Jarāsaṁdha impavesato,
     	e salitovi coi due fratelli liberava i parenti,

  12 	una bracciata di gemme a Kṛṣṇa, meritevole di gemme, i signori della terra, 
     	quei re diedero avvicinatolo, per la liberazione dal grande pericolo,

  13 	incolume e armato quel vincitore, assieme ai re,
     	salito su quel divino carro usciva da girivraja,

  14 	colui che ha nome Dviyodha avendo suo fratello, e Kṛṣṇa per auriga,
     	appare come un uccisore di esperti d'armi invincibile per tutti i re,

  15 	e con auriga Kṛṣṇa, che stava coi due combattenti Bhīma ed Arjuna,
     	splendeva quell'eccellente carro invincibile per tutti gli arceri,

  16 	Śakra e Viṣṇu agirono nella battaglia fatta per Tārakā 
     	su quel carro, ora su quello salito, procedeva Kṛṣṇa,

  17 	il carro con una rete di campanelli dall'aspetto dell'oro raffinato,
     	che aveva suono di tonanti nuvole, conquistatore e uccisore di nemici,

  18 	quello con cui Śakra uccise novantanove dānava, 
     	quel carro avendo ottenuto gioivano quei tori fra gli uomini,

  19 	quindi Kṛṣṇa grandi-braccia, assieme ai due fratelli allora
     	che stavano sul carro avendo visto i māgadha, cadevano stupiti

  20 	il carro aggiogato a cavalli divini simile al vento per velocità
     	comandato da Kṛṣṇa immensamente splendeva o bhārata,

  21 	separabile da quel grande carro e fornita dagli dèi vi era un'insegna,
     	bella, che si vedeva alla distanza di yojana, simile per splendore all'arco di Indra

  22 	Kṛṣṇa pensava all'uccello Garuḍa e quello veniva,
     	in un istante quello era con lui, come un albero sacro eretto, 

  23 	assieme ai mostri urlanti a bocca aperta che stavano sulla bandiera
     	stava quell'uccello mangiatore di serpenti in quel grande carro,

  24 	difficile a scorgersi dalle creature splendeva di suprema luce,
     	come il sole a mezzogiorno soffuso di mille raggi,

  25 	non si attaccava la bandiera agli alberi né la toccavano le armi,
     	quella divina bandiera o re era in vista di dèi e uomini,

  26 	stando sul quel divino carro, che aveva un rumore di nuvole tonanti,
     	andavano quei tori fra gli uomini, l'incrollabile e i due pāṇḍava,

  27 	carro che ottenne il re Vasu dal Vāsava, e quindi Bṛhadratha,
     	e da Bṛhadratha in successione era giunto al re suo figlio,

  28 	usciva il grandi-braccia dagli occhi di loto allora
     	fuori da girivraja, e si fermava il glorioso in un luogo piano,

  29 	là tutti i cittadini si avvicinavano a lui per onorarlo allora, 
     	a cominciare dai brahmani o re, con azioni prescritte dalle regole,

  30 	e i re liberati dalla prigionia, onoravano 
     	l'uccisore di Madhu, e gli dissero questo discorso conciliatorio:

  31 	“non è questo un portento o grandi-braccia per te, o figlio di Devakī,
     	che unito allo forza di Bhīma e di Arjuna, hai protetto il dharma, 

  32 	di noi immersi nella tremenda acqua di Jarāsaṁdha fangosa di dolore,
     	di noi re, il riscatto oggi hai tu compiuto, 

  33 	o Viṣṇu, di noi che eravamo sprofondati nella tremenda fortezza montana, 
     	per questa fortunata liberazione, tu ne hai ottenuta gloria luminosa o eccellente,

  34 	cosa vuoi che facciamo o tigre fra gli uomini, diccelo o toro fra gli uomini,
     	questo sarà compiuto, quando sia conosciuto da noi re, pur se difficile a farsi.”

  35 	a quelle grandi anime disse rincuorandoli il signore-dei-sensi:
     	“Yudhiṣṭhira desidera compiere il sacrificio rājasūya

  36 	a lui devoto del dharma che desidera la sovranità della terra,
     	da tutti voi per il sacrificio sia data assistenza.”

  37 	quindi quei re con mente soddisfatta o toro dei bhārata, 
     	“così sia!” allora dissero tutti e e giurarono quella promessa,

  38 	i sovrani resero il principe dāśārha con le braccia piene di gemme,
     	scarsamente ne prese Govinda di quelle per misericordia,

  39 	e il figlio di Jarāsaṁdha, Sahadeva grande guerriero,
     	usciva assieme alla sua gente e ai ministri dietro il purohita,

  40 	deferente inchinatosi accompagnato da molte gemme,
     	Sahadeva si avvicinava a Vāsudeva come a un dio degli uomini,

  41 	a lui impaurito allora Kṛṣṇa avendo dato sicurezza,
     	lo consacrava là allora quel figlio di Jarāsaṁdha,

  42 	ottenuta la comunione con Kṛṣṇa e dai due pṛthādi onorato, 
     	il re assennato rientrava nella città di Bṛhadratha,

  43 	Kṛṣṇa assieme ai due pṛthādi, risplendendo di suprema gloria, 
     	raccolte le gemme abbondanti, partiva occhi-di-loto,

  44 	ad indraprastha arrivato assieme ai due pāṇḍava l'incrollabile,
     	raggiunto il dharmarāja, contento gli diceva:

  45 	“per fortuna da Bhīma il forte, fu abbattuto Jarāsaṁdha,
     	e i re prigionieri furono liberati o migliore dei sovrani,

  46 	per fortuna questi due virtuosi Bhīmasena e il conquista-ricchezze,
     	di nuovo son tornati incolumi alla propria città o bhārata.”

  47 	allora Yudhiṣṭhira avendo onorato Kṛṣṇa secondo il merito,
     	felice abbracciava i due Bhīmasena ed Arjuna,

  48 	quindi con la morte di Jarāsaṁdha, ottenuta dai fratelli la vittoria,
     	raggiunta l'assenza di nemici, gioiva assieme ai fratelli,

  49 	secondo l'età si avvicinava a quei re il pāṇḍava,
     	e rispettosamente avendo onorati i sovrani, dava loro licenza,

  50 	con la licenza di Yudhiṣṭhira i re felicissimi,
     	partirono frettolosi per i propri regni su veicoli di varia foggia,

  51 	così l'astutissimo Janārdana tigre fra gli uomini, 
     	assieme ai pāṇḍava uccideva allora il nemico Jarāsaṁdha,

  52 	e ucciso Jarāsaṁdha come proposto, l'uccisore di nemici
     	congedatosi dal dharmarāja da Pṛthā e da Kṛṣṇā, o bhārata,

  53 	e da Subhadrā, da Bhīmasena, da Phalguna e dai gemelli,
     	e inchinandosi a Dhaumya, partiva verso la propria città,

  54 	con quell'eccellente carro veloce, splendido come il sole,
     	divino, concesso dal dharmarāja, faceva risuonare ogni luogo,

  55 	quindi i pāṇḍava con Yudhiṣṭhira in testa o toro dei bhārata, 
     	compirono la pradakṣiṇa attorno all'infaticabile Kṛṣṇa,

  56 	quindi partito il beato Kṛṣṇa figlio di Devakī
     	ottenuta allora una larga vittoria e sicurezza per i re,

  57 	e accresciuti in splendore di nuovo da quell'azione o bhārata,
     	i pāṇḍava o re, aumentavano la grande felicità di Draupadī,

  58 	in quel tempo che fu giustamente dedicato al dharma al kāma e all'artha,
     	il re acquistò fama di protettore del regno secondo i dettami del dharma.