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26. Śiśupālavadha

( L'uccisione di Śiśupāla. II, 37-42)


                              XXXVII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi vedendo simile all'oceano, quel mare di re,
      	tutto agitato per l'ira, questo diceva Yudhiṣṭhira

   2 	a Bhīṣma, al migliore dei saggi, l'anziano patriarca dei kuru,
     	come a Bṛhaspati il potente uccisore di nemici Indra, l'invocato da molti:

   3 	“questo mare di re per l'ira è molto agitato,
     	quanto qui si debba fare dimmelo o nonno,

   4 	che non vi sia interruzione al sacrificio e sia benefico per le creature,
     	tutto quanto interamente dimmi ora o nonno.”

   5 	così avendo parlato il sapiente del dharma, il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	diceva questo discorso allora Bhīṣma il patriarca dei kuru:

   6 	“non temere o tigre dei kuru, il cane non può uccidere il leone,
     	una benefica via ben preparata qui da me fu provvista in anticipo,

   7 	come mentre il leone dorme la si riuniscono i cani,
     	e abbaiono tutti insieme così questi sovrani,

   8 	stando così schierati davanti all'addormentato leone dei vṛṣṇi,
     	abbaiono o caro, gli irati cani vicino al leone,

   9 	non li vede ancora l'incrollabile, come il leone addormentato,
     	da ciò il toro dei cedi, leone tra gli uomini fa apparire come leoni

  10 	i principi, Śiśupāla il migliore dei principi è di scarsa intelligenza,
     	tutti questi desidera condurre interamente o caro, alla dimora di Yama,

  11 	questo in verità Kṛṣṇa l'Adhokṣaja vuole togliere di nuovo
     	quanto di potere si trova in Śiśupāla o bhārata,	

  12 	e confusa è la mente fortuna a te, o migliore dei saggi,
     	del re dei cedi o kuntīde, e di tutti questi sovrani della terra,

  13 	quella tigre fra gli uomini, di cascuno vuole togliere ciò al momento che 
     	di ciascuno è dispersa la mente così come quella del signore dei cedi,

  14 	dei quattro tipi di viventi nei tre mondi il mādhava
     	è l'origine e di tutti la fine o Yudhiṣṭhira.”

  15 	così avendo udite le sue parole il re il signore dei cedi,
     	a Bhīṣma faceva udire rozze parole o bhārata.
     


                              XXXVIII


   1 	 Śiśupāla disse:
     	“con molti timori avendo spaventato tutti i principi,
     	perchè non ti vergogni, anziano essendo, e rovina della famiglia?

   2 	giustamente nella terza condizione da te si è vissuto, 
     	nel parlare tu, il migliore di tutti i kuru ti sei allontanato dal dharma, 

   3 	come una nave attaccata a un'altra nave, come un cieco che segua un cieco,
     	in questo modo sono i kuru di cui tu sei la guida, 

   4 	le precedenti azioni come l'uccisione di Pūtanā, specialmente di costui
     	da te raccontate, di noi ancora hai scosso le menti,

   5 	tu sei un sciocco arrogante che vuole celebrare il Lunghi-capelli,
     	perchè la tua lingua non è stata tagliata in cento pezzi o Bhīṣma,

   6 	dove il rimprovero è pronunciato o Bhīṣma, da uomini più che da fanciulli,
     	questo qui, pur essendo tu esperto nel sapere vuoi celebrare,

   7 	se da costui nell'infanzia fu ucciso un avvoltoio, che differenza fa qui?
     	o se un cavallo e un toro o Bhīṣma, che entrambi non sono esperti in battaglia,

   8 	se un pezzo di legno non privo di cervello da costui fu abbattuto,
     	col piede, cioè l'asura Śakaṭa o Bhīṣma qui qual'è la meraviglia da farsi?

   9 	se per una settimana ha supportato immobile il monte govardhana,
     	grande come un formicaio, o Bhīṣma, questo che differenza fa per me?

  10 	costui molto cibo ha mangiato per gioco sulla cresta di una montagna,
     	così da te, a quelli che hanno udito suprema meraviglia è venuta 

  11 	e costui o sapiente del dharma, mangiò il cibo di quel forte,
     	dopo che costui abbe ammazzato Kaṁsa, questi non son grandi meraviglie,

  12 	certamente tu non hai ascoltato il racconto dei virtuosi,
     	questa è la parola che dirò di te, o sapiente dell'adharma, e vergogna dei kuru,

  13 	con le donne, le vacche e i brahmaṇi non si usi le armi,
     	e con quelli di cui chi si è mangiato il cibo e con quelli che in cui ci si rifugia,

  14 	così i buoni, i virtuosi insegnano sempre, i radicati nel dharma,
     	tutto quello che nel mondo è sbagliato si vede in te,

  15 	sapiente e venerabile e il più importante me lo descrivi
     	il Lunghi-capelli, come se tu non lo sapessi o migliore dei kuru, 
     	un uccisore di vacche e di donne essendo lui come puoi elogiarlo o Bhīṣma?

  16 	egli è il migliore dei saggi colui che è il signore dell'universo,
     	se così pensa per le tue parole Janārdana,
     	'così io sono tutto questo.'  certamente tutto ciò è falso,

  17 	la canzone non governa il cantante anche se la canta a lungo,
     	la propria natura seguono gli esseri come l'uccello bhūliṅga,

  18 	certo la tua natura è la più vile, non vi è qui dubbio,
     	e quindi peggiore sarà quella dei pāṇḍava,

  19 	dai quali è onoratissimo Kṛṣṇa, e dei quali tu sei il maestro,
     	parli di dharma, tu esperto dell'adharma uscito dalla via dei buoni,

  20 	quale eccellente sapiente conoscendo sé stesso nel dharma, 
     	farebbe quanto tu hai fatto o Bhīṣma, riguardo al dharma?

  21 	una pulzella innamorata di un altro o sapiente del dharma pensandoti saggio,
     	rapisti quella di nome Ambā, quale grandezza fu per te?

  22 	quella fanciulla da te rapita, non la volle o Bhīṣma, il re
     	tuo fratello Vicitravīrya, praticante la condotta dei buoni,

  23 	e le cui due spose con te presente tu che ti credi saggio, con un altro
     	dei figli fecero nella via perseguita dai saggi,

  24 	non vi è dharma in te o Bhīṣma questo invano celibato,
     	che mantieni o è per confusione, o per codardia, non v'è dubbio,

  25 	io non vedo in te o sapiente nel dharma, elevazione alcuna,
     	non servizio al maestro vi è in te, che parli così del dharma,

  26 	venerazione, dono, e studio e i sacrifici e le molte dakṣiṇa,
     	tutto questo della progenie non vale un sedicesimo,

  27 	quanto è fatto con molte obbligazioni religiose o Bhīṣma, 
     	tutto questo è certamente vano per il senza figli,

  28 	vecchio, senza figli, per comando di un falso dharma, 
     	tu sei come l'oca selvatica, ora otterrai la morte dai tuoi parenti,

  29 	così raccontano altri uomini antichi pieni di conoscenza,
     	questo o Bhīṣma è quanto io racconterò accuratamente a te che mi ascolti,

  30 	vi era una volta sulla riva dell'oceano una vecchia oca selvatica, 
     	che parlava nel dharma e con opposta condotta istruiva gli uccelli:

  31 	'il dharma perseguite non l'adharma.' così era la sua parola invero,
     	gli uccelli l'ascoltavano sempre o Bhīṣma, mentre parlava del dharma,

  32 	quindi a lui offrivano il cibo gli abitanti delle acque del mare,
     	nati dall'uovo, o Bhīṣma e altri a lui per il dharma che abbiamo udito,

  33 	e vicino a lui lasciavano le uova interamente,
     	andando nell'acqua del mare si rallegravano o Bhīṣma i volatili,

  34 	ma le uova di tutti loro incuranti divorava quella malvagia,
     	oca selvatica sempre intenta al propria scopo, 

  35 	quindi essendo distrutte quelle uova, un altro uccello,
     	di grande saggezza aveva dei dubbi e una volta lo spiò,

  36 	quindi egli raccontò di aver visto il delitto dell'oca, 
     	a tutti i volatili, quell'uccello pieno di supremo dolore,

  37 	quindi direttamente avendo visto gli uccelli riunitisi, 
     	uccisero allora quell'oca dal falso comportamento, o primo dei kuru, 

  38 	pure te che hai la stessa natura di quell'oca, questi sovrani
     	uccideranno o Bhīṣma, irati come gli uccelli fecero a quel nato dall'uovo,

  39 	e pure una strofa cantano qui le genti che conoscono i purāṇa,
     	o Bhīṣma, che io a te interamente racconterò o bhārata,

  40 	'con la falsità dentro al cuore tu canti o volatile,
     	la tua impura azione di mangiare le uova sorpassa le tue parole.' ”
     


                              XXXIX


   1 	 Śiśupāla disse:
     	“grande stima ho del fortissimo re Jarāsaṁdha,
     	il quale con costui non scendeva a battaglia, 'uno schiavo è egli.' così nella lotta,

   2 	del Lunghi-capelli, per quanto ha compiuto nell'uccisione di Jarāsaṁdha allora,
     	con Bhīmasena e Arjuna, chi può pensare bene?

   3 	da una porta scorretta entrando, travestiti da brahmani,
     	e vedendo Kṛṣṇa il potere del sagace Jarāsaṁdha,

   4 	dal quale, anima giusta, che riconosceva la sua brahmitudine
     	vi fu per lui l'offerta di acqua ai piedi, questo fu dato al crudele malvagio,

   5 	' mangiate!' così da lui apostrofati Kṛṣṇa, Bhīma, e il Conquista-ricchezze
     	da Jarāsaṁdha o kuru, e Kṛṣṇa si rifiutò di farlo,

   6 	se costui è il creatore dell'universo, come tu pensi questo sciocco,
     	perchè non si riconobbe interamente un brahmano?

   7 	questo è per me miracoloso che questi pāṇḍava da te, 
     	deviati dalla via dei giusti pensino: 'costui è buono.'

   8 	oppure non è questo un miracolo, che tu sia di loro o bhārata,
     	vecchio e di dharma femmineo, il consigliere in ogni affare?”

   9 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	le sue aspre parole avendo udite, con tono molto aspro
     	si arrabbiava il migliore dei forti Bhīmasena il possente,

  10 	i suoi occhi simili a loto, già grandi per natura si allargarono
     	ancora, e rossi per l'ira e furiosi divennero,

  11 	le sue sopraciglia corrugate in tre rughe videro tutti i principi,
     	sulla fronte, sul suo osso frontale come i tre corsi della Gaṅgā,

  12 	e i denti serrati per l'ira videro, la bocca di lui,
     	era come quella del Tempo a fine di yuga desideroso di bruciare tutti gli esseri,

  13 	per la foga alzatosi quel sagace veniva trattenuto
     	da Bhīṣma grandi-braccia, come il generalissimo Skanda dal Signore,

  14 	in Bhīma, trattenuto da Bhīṣma o bhārata,
     	con varie parole, come da un guru, l'ira si mutò in calma,

  15 	non trasgrediva alle parole di Bhīṣma il distruttore di nemici,
     	come il grande oceano la costa nel suo distruttivo battere,

  16 	Śiśupāla però, mentre Bhīmasena si adirava, o sovrano di uomini,
     	non tremava allora l'uomo, saldo nella propria virilità,

  17 	e di lui che si alzava con veemenza ripetutamente quel distruttore di nemici,
     	non si dava pensiero, come un leone della vile gazzella,

  18 	e sorridendo il re dei cedi glorioso, disse queste parole,
     	vedendo molto adirato Bhīmasena dalle terribili imprese:

  19 	“lascialo andare o Bhīṣma, che vedano i sovrani quando lui
     	sarà bruciato dal fuoco del mio splendore come un insetto dalla fiamma.”

  20 	allora  avendo udite queste parole del signore dei cedi quel migliore dei kuru,
     	Bhīṣma il migliore dei saggi, questo disse a Bhīmasena:
     


                              XL


   1 	 Bhīṣma disse:
     	“costui nacque nella famiglia del re dei cedi con tre occhi e quattro braccia
     	e come una asino ragliava e urlava,

   2 	per questo si spaventarono sua madre e suo padre, quei due assieme ai parenti,
     	e vedendo quella deformazione i due pensarono di esporlo,

   3 	allora al re e alla moglie e agli intimi e al purohita,
     	che avevano il cuore scosso dall'ansia, un voce incorporea disse:

   4 	'questo tuo figlio o sovrano, è nato forte e fortunato
     	perciò di questo non aver paura, ma calmo proteggi il fanciullo,

   5 	la sua morte non compiere, il suo tempo non è giunto,
     	la sua morte invero da un'arma si compirà o sovrano.'

   6 	avendo udito quella voce invisibile spirituale che parlava, allora
     	piena di amore per il figlio la madre disse alla voce:

   7 	'da quale persona avverrà questa profezia contro mio figlio, 
     	a mani giunte io ti onoro, dimmi di nuovo una parola,

   8 	io desidero sapere chi sarà la morte di questo figlio.'
     	l'invisibile essere di nuovo disse questo discorso:

   9 	'di chi sulle ginocchia portandolo, le due braccia superflue entrambe,
     	cadano a terra come serpenti dalle cinque teste,

  10 	e il terzo occhio del fanciullo che sta sulla fronte,
     	cada vedendolo, costui sarà la sua morte.' 

  11 	udito quanto raccontato del terzo occhio e delle quattro braccia,
     	tutti i principi della terra lo venivano a vedere,

  12 	quelli giunti avendo onorati secondo il merito il sovrano,
     	sulle ginocchia di ciascuno il figlio faceva porre allora,

  13 	così separatamente secondo la venuta, di migliaia di re, 
     	in grembo il figlio posato non ne otteneva evidenza,

  14 	quindi giunsero alla città dei cedi il Saṁkarṣaṇa e Janārdana,
     	i due yadu per vedere la yādava sorella del padre,

  15 	e salutati cerimoniosamnete secondo le regole e l'anzianità i sovrani,
     	e avendo chiesto della salute e benessere si sedettero Rāma e il Keśava,

  16 	e riveriti i due eroi con affetto grandissimo allora,
     	la regina pose il proprio figlio in grembo a Dāmodara, 

  17 	non appena fu sulle ginocchia di lui, entrambe le braccia superflue,
     	cadevano e l'occhio spariva dalla fronte,

  18 	questo vedendo, agitata e spaventata, un dono a Kṛṣṇa chiedeva:
     	'concedi un dono a me spaventata o grandi-braccia,

  19 	tu sei il sollievo degli oppressi, il consolatore degli spaventati.'
     	' non temere!' così disse alla sorella del padre Janārdana,

  20 	'quale dono io dia, o cosa io faccia zia, 
     	se io sia in grado o no, io farò quanto mi chiedi.'

  21 	così apostrofata, allora a Kṛṣṇa rampollo degli yadu disse:
     	'le offese di Śiśupāla sopporta tu o fortissimo.'

  22 	 Kṛṣṇa disse:
     	'da me saranno sopportate o zia paterna cento offese,
     	meritevoli di morte di tuo figlio, non porre mente al dolore.'”

  23 	 Bhīṣma disse:
     	“così questo cattivo sovrano Śiśupāla dallo scarso pensiero,
     	ti provoca o eroe facendosi forte del dono di Govinda.” 
     


                              XLI


   1 	 Bhīṣma disse:
     	“non ha intenzione il re dei cedi di provocare te che sei incrollabile,
     	è solamente per la decisione di Kṛṣṇa sostegno dell'universo,

   2 	quale principe sulla terra oserebbe oggi o Bhīmasena, me
     	insultare, quanto costui, preso dal fato, e disonore della sua famiglia,

   3 	costui è certamente o grandi-braccia, una porzione dello splendore di Hari,
     	di nuovo vorrà riprendersela Hari dalla grande fama,

   4 	per la qualcosa o tigre dei kuru, il re dei cedi come una tigre,
     	urla grandemente lo sciocco non curandosi di  tutti noi.”

   5 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora non sopportava il cedi quel discorso di Bhīṣma
     	e disse irato di nuovo all'ottimo Bhīṣma allora:

   6 	 Śiśupāla disse:
     	“che i nostri nemici abbiano la potenza che ha, o Bhīṣma, il Keśava,	
     	del quale tu, come un bardo sei sempre intento a farne l'elogio,

   7 	se sempre la mente o Bhīṣma, si rallegra ad elogiare gli altri
     	elogia dunque tu, i re trascurando questo Janārdana,

   8 	Darada elogia, questo bāhlīka il migliore dei principi,
     	per la nascita del quale fu lacerata la terra,

   9 	il sovrano del regno di vaṅga e aṅga simile per forza al mille-occhi Indra, 
     	Karṇa elogia o Bhīṣma, quel grande flessore di archi,

  10 	Droṇa e il figlio, tu giustamente i due grandi sul carro padre e figlio,
     	elogia, o Bhīṣma sempre questi due ottimi ri-nati, sono degni di lode,

  11 	ciascuno dei quali irato o Bhīṣma, può compiere la distruzione
     	di questa intera terra, con gli esseri mobili ed immobili, io penso,

  12 	io non vedo un sovrano uguale in battaglia a Droṇa,
     	e ad Aśvatthāman o Bhīṣma, e questi due non vuoi elogiare,

  13 	perchè dunque non elogi tu, i sovrani acominciare da Śalya,
     	se la tua mente è sempre intenta all'elogio o Bhīṣma,

  14 	che ci posso fare se tu o re dei vecchi,
     	prima non ascoltasti i racconti di insegnanti del dharma?

  15 	il biasimo e l'elogio di sé, il biasimo agli altri e l'elogio,
     	non praticano i nobili questi quattro generi di condotta,

  16 	se tu di continuo, ripetutamnete per confusione elogi questo immeritevole,
     	Keśava, questo di te o Bhīṣma, nessuno può approvare,

  17 	come, in un cattivo uomo, e guardiano di mandrie dei bhoja,
     	puoi porre l'intero universo? per puro desiderio,

  18 	e questa tua fede non segue la natura o bhārata,
     	come l'uccello Bhūliṅga, da me raccontato una volta, 

  19 	un uccello femmina Bhūliṅga di nome, era sull'alto fianco dell'himavat,
     	i suoi discorsi di rimprovero si udivano sempre o Bhīṣma, 

  20 	mai sconsideratamene, ella sempre cinguettava comunque,
     	e grandemente da sconsiderata comportandosi non se ne rendeva conto,

  21 	ella o Bhīṣma dalla bocca di un leone che mangiava, un pezzo di carne
     	che era appeso ai denti prendeva la senzacervello,

  22 	ella vivesa sicuramente a piacere del leone o Bhīṣma,
     	così pure tu, ignorante del dharma, sempre parole dici,

  23 	e certamente vivi a piacere di questi sovrani,
     	nessun altri che te agisce in modo odioso a tutti gli altri.”

  24 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi Bhīṣma, udite le male parole del re dei cedi,
     	disse questo discorso mentre era in ascolto il re dei cedi:

  25 	“è possibile che io viva a piacere di questi principi,
     	io che non valuto che fili d'erba questi sovrani.”

  26 	così apostrofati da Bhīṣma allora si adiravano i re,
     	alcuni si irrigidirono là, alcuni rimproveravano Bhīṣma,

  27 	alcuni dei grandi arcieri udendo le parole di Bhīṣma dissero:
     	“vecchio malvagio e arrogante questo Bhīṣma non merita perdono,

  28 	sia ucciso come un animale il malizioso Bhīṣma giustamente dai re
     	infuriati, tutti insieme o sia bruciato colla kaṭāgni.”

  29 	così udendo le loro parole allora il patriarca dei kuru,
     	il saggio Bhīṣma disse ai signori della terra:

  30 	“non riesco a vedere il fine delle parole di ciascuno di voi,
     	tutto quanto io dirò udite o sovrani della terra,

  31 	o come una bestia ucciso o bruciato colla kaṭāgni,
     	io sulla vostra testa metterò il mio intero piede,

  32 	qui sta Govinda onorato da noi, quell'incrollabile,
     	la cui intenzione affretta la vostra morte, egli il mādhava,

  33 	Kṛṣṇa armato di mazza ed arco sfidate oggi a tenzone,
     	affinchè il caduto rientri nel corpo di questo dio.”
     	
     


                              XLII


   1 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi avendo udito le parole di Bhīṣma il valente re dei cedi,
     	desideroso di combattere con Vāsudeva a lui disse:

   2 	“io ti sfido, vieni a duello com me o Janārdana,
     	affinchè io oggi uccida te assieme a tutti i pāṇḍava,

   3 	assieme a te i pāṇḍava o Kṛṣṇa, da me saranno distrutti interamente,
     	dai quali fosti onorato trascurando i sovrani, tu che non sei re, 

   4 	i quali per fanciullaggine onorano te un malvagio servo non-re,
     	e indegno, o Kṛṣṇa essi meritano la morte, questa è la mia opinione.”
     	così avendo parlato quella tigre dei re stette in piedi barrendo impaziente,

   5 	così apostrofato allora Kṛṣṇa, gentilmente questo discorso
     	disse a tutti i principi davanti a lui e ai pāṇḍava:

   6 	“questo figlio di una sātvatī è un acerrimo nemico di noi
     	sātvata, quest'anima falsa mai ben disposto verso noi pur disarmati,

   7 	questo crudele sapendo che noi fummo andati alla città di prāgjyotiṣa,
     	bruciava dvārakā pur essendo un nipote o sovrani di uomini,

   8 	i reali dei bhoja mentre giocavano sul monte raivataka,
     	avendo uccisi e legati tutti questi tornava presto alla sua città,

   9 	nell'aśvamedha il cavallo sacro libero circondato dai custodi,
     	di mio padre per rovinare il sacrificio rapiva questo malvagio,

  10 	e nel regno dei sauvīra la moglie del famoso Babhru, 
     	rapiva mentre era andata là nolente per confusione, 

  11 	egli travestito da karūṣa la donna devota,
     	la bella Vaiśālī moglie dello zio materno rapiva il furfante,

  12 	per la sorella di mio padre io questo grandissimo dolore ho perdonato,
     	per fortuna questo oggi si compie davanti a tutti i re,

  13 	voi vedete o signori oggi la grande offesa fatta a me,
     	sappiate dunqe tutte quelle che in passato furono fatte a me

  14 	questa sua ingiuria io oggi non sono in grado di perdonare,
     	per l'arroganza di costui che merita la morte nell'intero cerchio dei re,

  15 	questo sciocco desiderando la morte, aveva la pretesa su Rukmiṇī 
     	non l'ottenne lo sciocco come uno śūdra l'ascolto dei veda.”

  16 	in questo modo allora tutti i sovrani riuniti,
     	udito il discorso di Vāsudeva rinproverarono il re dei cedi,

  17 	quindi udite queste parole Śiśupāla il glorioso,
     	rise forte e sorridendo di derisione disse:

  18 	“o Kṛṣṇa, che Rukmiṇī da me fu richiesta prima tra questi riuniti,
     	principi interamente non provi vergogna? 

  19 	quale uomo onorato tra i giusti reclamerebbe 
     	una donna che prima fu di un altro, mai altri che te, o uccisore di Madhu,

  20 	il tuo perdono se lo desideri o non, il tuo perdono che vale per me?
     	rabbia o il perdono fatto da te che vale per me?”

  21 	di costui che così parlava, il beato uccisore di Madhu
     	tagliava la resta irato con il disco quel tormentatore di nemici,
     	cadde il grandi-braccia come una roccia colpita dal fulmine,

  22 	quindi il grande splendore dal corpo del signore dei cedi i re videro,
     	uscire o grande re come il sole dal firmamento,

  23 	allora quello splendore si offriva a Kṛṣṇa dagli occhi a foglia di loto,
     	adorato dal mondo e vi entrava o sovrano di uomini,

  24 	quel miracolo avendo visto increduli tutti i signori della terra,
     	che quello splendore entrava in quel grandi-braccia, il migliore degli uomini,

  25 	e dal cielo pur privo di nuvole pioveva e cadeva splendente un lampo,
     	essendo stato colpito il cedi da Kṛṣṇa e tremava la terra,

  26 	allora alcuni signori della terra si ammutolivano là,
     	essendo passato il tempo per parlare guardando Janārdana,

  27 	altri battevano le mani eccitati,
     	altri coi denti si mordevano le labbra pieni di rabbia,

  28 	in segreto alcuni sovrani approvarono il vṛṣṇi,
     	alcuni erano arrabbiati e altri cercavano di mediare,

  29 	deliziati i grandi ṛṣi andarono a venerare il Keśava,
     	sia brahmaṇi grandi anime, che principi potenti,

  30 	il pāṇḍava disse ai fratelli con gentilezza di compiere
     	i riti per il re, per l'eroe figlio di Damaghoṣa senza indugio,
     	e così compirono l'ordine i fratelli allora,

  31 	e nel regno dei cedi suo figlio come sovrano,
     	consacrarono allora i pṛthādi assieme ai signori della terra,

  32 	quindi il rito del re dei kuru in tutto prosperoso,
     	con pieno successo ebbe luogo o re, molto caro ai giovani,

  33 	cessata l'interruzione, originando abbondante felicità, denaro e grano,
     	pieno di cibo e con molte portate controllato dal Keśava,

  34 	portava a termine il rājasūya quel grande rito,
     	e quel sacrificio fino a completezza il grandi-braccia Janārdana,
     	proteggeva, il beato nipote di Śūra che porta la mazza, il disco e l'arco śārṅga,

  35 	quindi al dharmarāja Yudhiṣṭhira purificato dal bagno,
     	la cerchia dei principi intera avvicinandosi disse:

  36 	“con  fortuna prospera o sapiente del dharma, hai ottenuto o potente la sovranità,
     	la fama dei discendenti di Ajamīḍha da te è accresciuta, 
     	da questa azione o re dei re, il dharma è fatto grandissimo,

  37 	partiamo o tigre tra gli uomini, festeggiati in tutti i desideri,
     	ai nostri regni torniamo, tu ce lo devi permettere.”

  38 	udite le parole dei re il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	salutati secondo i meriti i sovrani disse a tutti i fratelli:

  39 	“ tutti questi re che con piacere sono arrivati a noi,
     	partono per i loro regni me avendo salutato o distruttori di nemici,
     	accompagnate voi con gioia fino al confine gli ottimi sovrani.”

  40 	intese le parole del fratello i pāṇḍava agendo nel dharma, 
     	secondo il merito i principali re ciascuno accompagnarono,

  41 	Dhṛṣṭadyumna glorioso accompagnava Virāṭa,
     	il Conquista-ricchezze grande sul carro, Yajñasena grande anima,

  42 	e il fortissimo Bhīmasena, Bhīṣma e Dhṛtarāṣṭra,
     	Sahadeva grande sul carro, il valente Droṇa col figlio,

  43 	Nakula accompagnava Subala assieme al figlio,
     	i figli di Draupadī col figlio di Subhadra i sovrani delle montagne,

  44 	altri tigri fra gli kṣatriya accompagnarono altri regnanti,
     	e così ben onorati partirono interamente i saggi brahmani,

  45 	partiti tutti i re della terra o toro fra i bhārata,
     	il glorioso Vāsudeva disse questo a Yudhiṣṭhira:

  46 	“ io prendo congedo da te e andrò a dvārakā o rampollo dei kuru,
     	il rājasūya il più importante dei riti fortunatamente hai ottenuto.”

  47 	da lui così apostrofato il dharmarāja disse all'uccisore di Madhu:
     	“per tua grazia o Govinda io ottenni questo sacrificio,

  48 	per tua grazia l'intera cerchia dei principi è sottomessa,
     	avendo offerto eccellenti tributi venendo da me,

  49 	noi senza di te non avremmo gioia alcuna o valoroso,
     	e certamente tu devi andare alla città di dvāravatī.”

  50 	così apostrofato quell'anima giusta, l'amico di Yudhiṣṭhira,
     	il rinomato Hari avvicinatosi a Pṛthā caramente le disse: 

  51 	“ i tuoi figli oggi hanno ottenuto la sovranità universale o zia paterna,
     	e col successo e la ricchezza, che tu ottenga gioia,

  52 	col tuo permesso io posso andare a dvārakā.”
     	e il Keśava visitava dunque Subhadrā e Draupadī, 

  53 	uscito quindi dalla città l'alleato di Yudhiṣṭhira,
     	e lavatosi e fatta la preghiera e avendo augurata buona salute ai brahmani,

  54 	allora a lui bene equipaggiato simile ad una  nuvola, unendosi in fretta, 
     	l'auriga Dāruka avendo aggiogato o grande re, si avvicinava,

  55 	avvicinadosi vedendo il carro con l'insegna dell'eccellente Garuḍa,
     	compiuta la pradakṣiṇa vi saliva quel grande intelletto,
     	e partiva l'Occhi-di-loto allora, verso la città di dvāravatī,

  56 	 a piedi il dharmarāja Yudhiṣṭhira assieme ai fratelli,
     	 quel potente accompagnava il fortissimo Vāsudeva,

  57 	quindi Hari arrestato per un momento l'ottimo veicolo,
     	l'Occhi-di-loto disse al figlio Kuntī Yudhiṣṭhira:

  58 	“ sempre attento restando proteggi le creature o signore di popoli,
     	come la pioggia per i viventi e un grande albero per gli uccelli,
     	e come gli immortali col Mille-occhi, che i tuoi parenti vivano con te.”

  59 	e fatti patti reciproci Kṛṣṇa e il pāṇḍava,
     	l'un l'altro congedatosi andarono verso le proprie case,

  60 	giunto a dvāravatī Kṛṣṇa, il principe dei sātvata o re,
     	solo il re Duryodhana e pure Śakuni il figlio di Subala,
     	in quella divina dimora abitavano, quei due tori fra gli uomini.