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27. Dyūtaparvan

( Il libro della partita a dadi. II, 43-65)

                              XLIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	abitando Duryodhana in quella dimora o toro dei bhārata,
     	con calma vide l'intera magione assieme a Śakuni,

   2 	e in questa vedeva divini disegni, il rampollo dei kuru,
     	che mai lui aveva visti prima nella città che prende nome dagli elefanti,

   3 	una volta dentro la dimora il sovrano figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	un pavimento di cristallo avendo raggiunto pensava fosse acqua,

   4 	il proprio abito rialzava il re con la mente confusa,
     	e triste giratosi si aggirava dentro la dimora,

   5 	e poi una pozza d'acqua cristallina adornata di loti di cristallo,
     	credendo la pozza solida, vestito cadeva nell'acqua,

   6 	vedendolo caduto nell'acqua i servi risero forte,
     	e abiti splendidi diedero a lui per ordine del re,

   7 	tutto questo avendo visto il fortissimo Bhīmasena,
     	e Arjuna ed entrami i gemelli, tutti ridevano allora,

   8 	non sopportava l'insofferente allora il loro scherzo, 
     	trattenendo la propria espressione non guardava a loro egli,

   9 	di nuovo poi alzata la veste per attraversare solido suolo,
     	saltò, allora tutte le persone risero di nuovo,

  10 	e contro una porta dall'aspetto aperta con la fronte sbatteva,
     	e chiusa pensando un'altra porta, se ne allontanava,

  11 	così in questi vari sbagli occorso o signore di popoli,
     	dal pāṇḍava ottenuto il congedo allora il re Duryodhana,

  12 	con il cuore eccitato, nel grande rito del rājasūya, 
     	avendo visto tanta straordinaria prosperità partiva per la città degli elefanti,

  13 	e viaggiando tormentato dalla fortuna dei pāṇḍava, meditava afflitto,
     	e la mente del re Duryodhana era vinta dal male,

  14 	i pṛthādi soddisfatti avendo visti e i principi sottomessi
     	e l'intero mondo dare fortune o continuatore dei kuru,

  15  	e pure la suprema grandezza dei pāṇḍava grandi anime,
     	Duryodhana il figlio di Dhṛtarāṣṭra pallido diventava,

  16 	egli andando assorto così pensando alla dimora,
     	e alla fortuna incomparabile del saggio dharmarāja,

  17 	pazzo era allora Duryodhana il figlio di Dhṛtarāṣṭra, 
     	e non proferiva parola al figlio di Subala che pur ripetutamente parlava,

  18 	assorto avendolo visto Śakuni gli disse:
     	“ Duryodhana, per quale motivo viaggi quasi sospirando?”

  19 	Duryodhana disse:
     	“avendo visto l'intera terra sottomessa a Yudhiṣṭhira
     	vinta col valore delle armi da Arjuna grand'anima dai bianchi cavalli,

  20 	e avendo visto il sacrificio così fatto dal pṛthāde o zio, 
     	come Śakra tra gli dèi, nel grande splendore di quanto avvenuto,

  21 	di mal sopportazione son pieno, brucio giorno e notte,
     	mi sto asciugando come una pozza al tempo dei mesi torridi,

  22 	guarda come fu abbattuto Śiśupāla dal principe sātvata,
     	e là non vi fu alcun uomo a lui compagno,

  23 	arsi furono i re dal fuoco sorto dai pāṇḍava,
     	e sopportarono l'offesa, questo chi può sopportarlo?

  24 	da Vāsudeva quell'azione così grandemente ingiusta fu fatta,
     	e portata a termine dal potere dei pāṇḍava grandi anime,

  25 	così vari preziosi portando i sovrani al re,
     	al figlio di Kuntī vanno incontro come vassalli tributari,

  26 	e vedendo la molteplice prosperità come splende nel pāṇḍava
     	dominato dall'insopportazione, io brucio non meritando ciò,

  27 	io nel fuoco entrerò o prenderò del veleno,
     	oppure nell'acqua entrerò, non posso più vivere, 

  28 	quale uomo al mondo sopporterà di essere vivo
     	vedendo i nemici prosperi e il proprio fallimento?

  29 	non sono una donna e neppure una non-donna né un uomo, né un non-uomo,
     	che possa sopportare oggi che una tale prosperità sia giunta,

  30 	e la sovranità della terra e una tale ricchezza,  
     	e un tale sacrificio avendo visto quale uomo come me non sarebbe afflitto? 

  31 	da solo io sono incapace di acquisire la prosperità di quel sovrano,
     	e compagni non vedo, per questo io medito la morte,

  32 	al supremo fato io penso e alla inutilità umana,
     	avendo visto così la splendida ricchezza avuta dal figlio di Kuntī,

  33 	e quanto da me fatto e tentato per la sua distruzione o figlio di Subala,
     	tutto questo la sua prosperità ha superato come un loto nell'acqua,

  34 	per questo io penso al supremo fato e all'inutilità umana,
     	i figli di Dhṛtarāṣṭra son perduti e i pṛthādi prosperano perennemente,

  35 	io avendo visto quella ricchezza e quella dimora di tal sorta, 
     	e la derisione delle guardie, brucio come da un fuoco,

  36 	concedi licenza a me pieno di dolore o zio, 
     	e informa Dhṛtarāṣṭra che sono oppresso dall'indignazione.”
     	
     


                              XLIV


   1 	 Śakuni disse:
     	“ Duryodhana non essere intollerante verso Yudhiṣṭhira,
     	i pāṇḍava sempre godono dei loro tributi,

   2 	e dai molti intenti da te spesso intrapresi prima, 
     	si sono liberate quelle tigri fra gli uomini, avendo fortuna,

   3 	loro hanno ottenuta in moglie Draupadī, e Drupada coi suoi figli,
     	e il valoroso Vāsudeva come alleati nel conquistare la terra,

   4 	e ottenuta senza averla conquistata l'eredità paterna o signore della terra,
     	e accresciuta col loro valore, dunque che c'è da lamentarsi qui? 

   5 	dal Conquista-ricchezze l'arco gāṇḍīva e due faretre inesauribili
     	furono ottenute, armi divine avendo soddisfatto Agni il consuma-offerte,

   6 	da lui, che è il miglior arciere, e ha  molteplice valore, in suo
     	potere furono ridotti i sovrani della terra, che c'è da lamentarsi qui?

   7 	e dall'incendio di Agni pure avendo liberato Maya il dānava
     	quella dimora faceva costruire l'ambidestro distruttore di nemici,

   8 	e da Maya comandati dei rākṣasa, chiamati kiṁkara,
     	e terribili conducono quella dimora, che c'è da lamentarsi qui?

   9 	e l'assenza di amici o re, di cui hai parlato o bhārata,
     	questa non è vera, tuoi alleati sono i tuoi fratelli, grandi sul carro,

  10 	e Droṇa il tuo grande arciere assieme al figlio sagace,
     	e il rādheya figlio del sūta, e il Gautama grande sul carro,

  11 	e io coi fratellii e il valoroso figlio di Somadatta, 
     	assieme a tutti questi vinci tu l'intera terra!”

  12 	Duryodhana disse:
     	“assieme a te o re, e con questi altri grandi guerrieri,
     	loro io vincerò se tu sei d'accordo,

  13 	e loro avendo vinto ora la terra diverrà mia,
     	e tutti i signori della terra e quella dimora ricchissima.”

  14 	Śakuni disse:
     	“ il Conquista-ricchezze, Vāsudeva e Bhīmasena e Yudhiṣṭhira,
     	Nakula, e Sahadeva e Drupada coi suoi figli,

  15 	non possono esser vinti in battaglia con la forza, neppure dalle schiere divine,
     	son grandi sul carro, grandi arcieri, abili nelle armi, fieri in battaglia,

  16 	io conosco il modo col quale si puo vincere
     	Yudhiṣṭhira in persona o re, ascolta e compiaciti.”

  17 	Duryodhana disse:
     	“salvaguardando gli amici e e gli altri grandi guerrieri,
     	se tu sei capace di vincerlo dimmi come o zio.”

  18 	 Śakuni disse:
     	“appassionato dei dadi è il kuntīde e non sa giocare,
     	e sfidato il re dei re, è incapace di rifiutare,

  19 	io sono bravo ai dadi non vi è altro uguale a me sulla terra,
     	o nel trimondio, tu invita dunque il kuntīde al gioco dei dadi,

  20 	abile come sono ai dadi, sicuramente gli toglierò o re, 
     	il regno e la splendida ricchezza per te o toro tra gli uomini,

  21 	di tutto questo informa il re o Duryodhana,
     	e col permesso di tuo padre io vincerò senza dubbio.”

  22 	Duryodhana disse:
     	“tu o figlio di Subala a Dhṛtarāṣṭra, capo dei kuru,
     	fai conoscere rettamente, io sono incapace di informarlo.” 
     


                              XLV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	avendo assistito al rājasūya grande rito del re
     	Yudhiṣṭhira, di quel sovrano assieme al figlio di Gāndhārī,

   2 	da amico avendo saputo prima l'opinione di Duryodhana,
     	al re cieco seduto, allora Śakuni figlio di Subala,

   3 	avendo in mente le parole di Duryodhana, al sovrano Dhṛtarāṣṭra, 
     	dalla grande saggezza avvicinatosi, Śakuni il discorso disse:

   4 	“ Duryodhana o grande re, da pallore giallognolo e da debolezza
     	è afflitto e perso nei pensieri, questo sappi o toro dei bhārata,

   5 	non vedi tu assolutamente, sorta dai nemici la insopportabile sofferenza, 
     	del tuo primogenito, per quale motivo non vuoi conoscerla?”

   6 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	 “Duryodhana per quale motivo sei grandemente afflitto o figliolo?
     	se da me è udibile questo motivo dimmelo o rampollo dei kuru,

   7 	Śakuni dice che sei pallido, triste, e debole,
     	e pensandoci non vedo l'origine del tuo dolore,

   8 	tutta questa grande sovranità, figlio è posta in te,
     	e i fratelli e gli amici non agiscono per il tuo male, 

   9 	vesti mantelli e mangi carni e riso,
     	cavalli di razza ti conducono, per quale motivo sei pallido e triste?

  10 	i letti sono preziosi e le femmine attraenti,
     	e le case piene di qualità e i divertimenti secondo i piaceri,

  11 	tutto per te come per gli dèi, è legato al tuo comando senza dubbio,
     	inconquistabile sei, perchè come un misero ti affliggi o figliolo?”

  12 	Duryodhana disse:
     	“ io mi nutro e mi vesto come un misero, così
     	io sono preso dall'indignazione sopportando questo tempo crudele,

  13 	i propri sudditi sottomessi che stanno sotto il nemico,
     	miseri e inferiori, chi desideri liberare questo è detto un uomo intollerante,

  14 	il contento e l'ogoglioso distruggono la prosperità o bhārata,
     	compassione e paura chi è pieno di entrambe non ottiene grandezza,

  15 	nulla mi soddisfa avendo visto la prosperità posseduta da Yudhiṣṭhira,
     	come splende nel kuntīde, questo mi fa impallidire,

  16 	e vedendo i nemici prosperi e me stesso inferiore,
     	e pur non vedendo questa superiorità che sta nel kuntīde io quasi la vedo, 
     	perciò io sono pallido e afflitto e debole e triste,

  17 	ottantottomila brahmani, snātaka che compiono riti domestici,
     	mantiene Yudhiṣṭhira e a ciascuno da trenta schiavi,

  18 	e altri diecimila sempre là ottimo cibo  
     	mangiano in piatti d'oro, nella casa di Yudhiṣṭhira,

  19 	e pelli di gazzelle e antilopi nere e rosso scure,
     	il kāmboja fornisce a lui e pure infinite vesti,

  20 	e centinaia di migliaia di cavalli, elefanti, donne e carri,
     	e trecento migliaia di cammelli e cavalle vagano dunque,

  21 	e i principi ciascuno dono di svariate gemme o signore della terra,
     	portarono in quel supremo sacrificio al figlio di Kuntī in quantità,

  22 	in nessuna altro luogo da me fu visto e neppure udito tale
     	possesso di ricchezza, quale nel sacrificio del saggio figlio di Pāṇḍu,

  23 	quell'infinito fiume di ricchezza avendo visto del nemico, io o sovrano,
     	gioia non incontro, pensandoci continuamente o potente,

  24 	brahmani e ufficiali sono pieni di vacche a centinaia,
     	un immenso tributo ricevendo stanno sulla porta le guardie,

  25 	avendo ricevuto bellissimii vasi fatti d'oro,
     	così il tributo consegnato allora ottengono di entrare,

  26 	il nettare che a Śakra portano le femmine immortali,
     	questo a lui offriva l'oceano stesso in un vaso, 

  27 	adornato da molte gemme e puntinato di migliaia di pezzi d'oro,
     	e avendo visto tutto questo in me sorgeva come una febbre,

  28 	e questo l'hanno ottenuto andando al mare sud-orientale,
     	e quindi andando ad ovest l'hanno ottenuto,

  29 	e a nord non vanno se non i soli uccelli o padre,
     	questo è qui straordinario, ascolta quanto da me detto,

  30 	quando fossero soddisfatti centomila saggi servendoli,
     	là era stabilito come segnale che una conchiglia suonasse sempre,

  31 	in ogni momento di quella conchiglia suonante o bhārata
     	il potente suono io udivo e allora mi si rizzavano i capelli,

  32 	la dimora era piena di molti principi che desideravano vedere,
     	e avendo ricevuti molti doni i principi o signore di genti,

  33 	nel sacrificio o grande re, del saggio figlio di Pāṇḍu
     	come vassalli i signori della terra servivano i ri-nati,

  34 	non ha tale prosperità il re degli dèi o Yama e Varuṇa,
     	e neppure il capo dei guhyaka, la prosperità che ha o re, Yudhiṣṭhira,

  35 	questa estrema fortuna avendo visto del figlio di Pāṇḍu,
     	pace con trovo con la mente che brucia in fiamme.”

  36 	 Śakuni disse:
     	“quella suprema ricchezza che hai visto nel pāṇḍava 
     	il mezzo per ottenerla ascolta da me o dal sincero ardimento,

  37 	io nei dadi pure sulla terra sono il più esperto o bhārata,
     	ne conosco i segreti, il gioco intero e le parti del gioco dei dadi,

  38 	appassionato del gioco è il kuntīde e non sa giocare,
     	invitato verrà di sicuro invitalo dunque a giocare.”

  39 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato da Śakuni il re Duryodhana allora, 
     	immediatamente questo discorso disse a Dhṛtarāṣṭra:

  40 	“lui che è esperto dei dadi è capace o re, di prendere la ricchezza
     	del figlio di Pāṇḍu al gioco dei dadi, tu devi permetterlo.”

  41 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“lo kṣattṛ è il consigliere pieno di saggezza nella cui opinione io sono fermo,
     	con lui consultatomi io saprò la decisione su quanto si deve fare,

  42 	egli che vede lontano, ponendo il dharma avanti a tutto il supremo vantaggio,
     	meditando ad entrambe le alternative dirà dunque la sua opinione.”

  43 	Duryodhana disse:
     	“ti farà rifiutare se lo kṣattṛ ti incontrerà,
     	e se tu rifiuti, o re dei re, io morirò senza dubbio,

  44 	e morto io, o re, che tu sia felice con Vidura,
     	tu godrai dell'intera terra, che te ne farai di me?”

  45 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	quel suo discorso doloroso calmando con parole affetuose,
     	Dhṛtarāṣṭra disse ai servi ormai saldo nell'opinione di Duryodhana:

  46 	“con mille colonne e cento porte una grande dimora per me,
     	bella e piacevole alla vista velocemente construiscano gli artefici,

  47 	quindi coprendola di gemme interamente sia fornita di dadi,
     	ben costriuita e con una bella entrata e fatemi conoscere il grado dei lavori.”

  48 	avendo deciso per la quiete di Duryodhana il signore della terra,
     	il grande re Dhṛtarāṣṭra mandava a chiamare Vidura,

  49 	senza aver chiesto a Vidura non prendeva alcuna decisione,
     	e pur conoscendo egli i mali del gioco, dall'amore per il figlio era preso,

  50 	il saggio Vidura avendo udito questo, come se l'inizio del kaliyuga fosse arrivato,
     	e pronta fosse la bocca della distruzione, affrontava Dhṛtarāṣṭra,

  51 	il fratello  avvicinatosi al fratello maggiore grand'anima, 
     	con la testa toccati i piedi questo discorso disse:

  52 	“ non mi compiaccio di te o re, per questa decisione o potente,
     	tu non agire al modo che sorga una divisione tra i figli per l'uso dei dadi.”

  53 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“o kṣattṛ, tra i figli e me e tra me e i figli non vi sarà disputa,
     	in cielo gli dèi a noi favorevoli saranno non vi è dubbio,

  54 	o buono o non buono o pure benefico o non benefico,
     	compiere questo gioco fra amici è stabilito senza dubbio,

  55 	ed essendo vicino a me Bhīṣma toro fra i bhārata,
     	nessuna mala sorte data dal destino vi sarà,

  56 	vai tu dunque velocemente salito su un carro con cavalli rapidi come il vento,
     	a khāṇḍavaprastha proprio ora ad invitare Yudhiṣṭhira,

  57 	non essere di impedimento a questa mia decisione, ti dico,
     	un supremo fato io penso vi è per cui accade questo.”

  58 	così apostrofato Vidura il saggio “ così sia.” pensando
     	al figlio della fiumana dalla grande saggezza si avvicinava, pieno di dolore.
     


                              XLVI


   1 	Janamejaya disse:
     	“come aveva inizio questo gioco di dadi pernicioso per i fratelli,
     	in cui alla rovina andarono i pāṇḍava miei nonni?

   2 	e quali re là parteciparono o sapiente del brahaman?
     	e quali lo approvarono e quali furono contrari?

   3 	interamente io desidero che tu questo mi racconti o ri-nato,
     	questa è la radice della distruzione della terra o migliore dei ri-nati.”

   4 	 il sūta disse:
     	così richiesto allora dal re il glorioso discepolo di Vyāsa,
     	raccontava come era accaduto tutto quanto, quel sapiente di tutti i veda.

   5 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ascolta nel dettaglio questa storia o migliore dei bhārata, 
     	o grande re, se ancora pensi di ascoltare,

   6 	conosciuta l'opinione di Vidura, Dhṛtarāṣṭra figlio di Ambikā,
     	a Duryodhana questa parole di nuovo disse in segreto:

   7 	“ niente partita a dadi o figlio di gāndhārī, Vidura non approva,
     	quel grandissimo intelletto non dirà mai qualcosa di nocivo per noi,

   8 	per il nostro supremo vantaggio io penso che Vidura parli,
     	compi o figlio tutto quanto io penso sia vantaggioso a te,

   9 	la scienza che il divino ṛṣi, il guru dei vasu, il beato, 
     	il saggio Bṛhaspati comunicò al sagace re degli dèi,

  10 	questa interamente conosce Vidura con tutti i segreti, quel grande saggio,
     	io sempre sono fermo alla sua parola o figliolo,

  11 	pure Vidura per cultura, il migliore dei kuru è ritenuto,
     	come Uddhava sapientissimo è onorato tra vṛṣṇi o re,

  12 	rinuncia alla partita o figlio, nel gioco dei dadi si mostra la divisione,
     	nella divisione la dissoluzione del regno, evita questo o figlio, 

  13 	quale dal padre e dalla madre al figlio il supremo agire è tramandato
     	tu questo persegui o caro, il sentiero degli antenati,

  14 	tu sei un esperto studioso delle scienze, sempre prediletto in casa,
     	essendo il maggiore dei fratelli otterrai il regno, cos'hai dunque da lamentarti?

  15 	i miseri non ottengono di che vestirsi e cibarsi, 
     	tu questo lo possiedi o grandi-braccia perchè ti lamenti figliolo?

  16 	prospero è il grande regno degli antenati o grandi-braccia,
     	sempre comandi sulla terra come il signore degli dèi nel cielo luminoso,

  17 	tu hai saggezza ed erudizione qual'è dunque la radice del male
     	che ti fa essere cosi addolorato, questa mi devi dire.”

  18 	Duryodhana disse;
     	“io mangio e mi vesto, è il villano che così pensa, 
     	l'uomo che non agisce con indignazione è considerato un vile,

  19 	non mi soddisfa o re dei re, la prosperità ordinaria o potente,
     	vedendo la ricchezza quasi fiammeggiante del kuntīde io ne fui agitato, 

  20 	l'intera terra avendo visto soggiogata da Yudhiṣṭhira
     	saldo io sono, che continuo a vivere nel dolore, questo ti dico,

  21 	inchinati apparivano e devoti i caitraki, i kaukura,
     	i kāraskara, e i lohajaṅgha nella dimora di Yudhiṣṭhira,

  22 	l'himavat e le rive dell'oceano, tutte le miniere di gemme pure, 
     	e tutti gli altri posti, sono inferiori alla casa di Yudhiṣṭhira,

  23 	il primogenito egli sapendomi, ed il principale, o signore dei popoli
     	da Yudhiṣṭhira io fui accolto e messo a ricevere pietre preziose, 

  24 	di quelle gemme ricevute le migliori ottenute per preziosità,
     	non fu mai vista una superiore ne altra che si avvicini là, o bhārata, 

  25 	la mia mano non era in grado di accogliere tale ricchezza,
     	stava davanti a me stanco di accogliere quella ricchezza portata da lontano,

  26 	fatta da Maya con gemme del lago bindu una copertura di cristallo, 
     	la vidi piena di loti come di acqua o bhārata,

  27 	e avendomi alzate le cesti rise ventre-di-lupo,
     	di me, senza ricchezza, confuso dalla grande prosperità del nemico,

  28 	là se io fossi stato in grado avrei ucciso ventre-di-lupo,
     	la derisione del nemico mi brucia o bhārata, 

  29 	e di nuovo una pozza piena d'acqua, tale
     	credendola simile a roccia, io caddi nell'acqua o signore di uomini,

  30 	là di me risero forte Kṛṣṇa assieme al pṛthāde, 
     	e Draupadī assieme alle donne, ne ebbi agitata la mente,

  31 	ed essendomi bagnata la veste, i servi kiṁkara comandati dal re,
     	mi diedero nuove vesti e ciò mi fu ancora più doloroso,

  32 	e quanto altro accaduto ascoltalo da me narrato, o sovrano di uomini,
     	da una falsa porta uscendo che aveva l'aspetto di una porta,
     	ancora la testa sbattei ferendomi la fronte,

  33 	là me vedendo di lontano i gemelli, gentilmente invero,
     	con le braccia mi afferrarono insieme, entrambi addolorati,

  34 	mi disse Sahadeva là quasi senza arroganza:
     	'questa è la porta, da qui esci o re quanto vuoi.'

  35 	neppure i nomi mai prima furono uditi da me di quelle gemme,
     	che vidi in quel luogo, e la mia mente di questo ne soffre.”
     


                              XLVII


   1 	Duryodhana disse:
     	“ciò che io ho visto dei pāṇḍava, ascolta o bhārata, 
     	grande era la ricchezza portata dai signori della terra in continuazione,

   2 	vedendo io questa ricchezza del nemico non trovavo stabilità,
     	riguardo ai frutti o ai prodotti della terra ascolta o bhārata,

   3 	vesti di lana di pecora eḍa, pellicce di felino adornate d'oro,
     	ed eccellenti pelli di antilope, il re kāmboja offriva come ricchezza,

   4 	trecento cavalli variegati come pernici, con nasi di pappagalli,
     	e trecendo cammelli e asine ingrassate con pīlu, śamī, e iṅguda,

   5 	e bramani,  govāsana e dāsamīya tutti insieme,
     	quei gloriosi per compiacere il dharmarāja grand'anima,
     	un enorme tributo portando stavano alla porta, proibiti ad entrare,

   6 	e avendo ricevuto bellissimi vasi fatti d'oro,
     	e così il tributo avendo dato ottennero quindi di entrare,

   7 	centomila schiave abitanti il kārpāsika,
     	scure, snelle, dai lunghi capelli, adornate con ornamenti d'oro,
     	e śūdra, e pelli di rāṅku adatte per i migliori savi,

   8 	e come intero tributo portando gli abitanti del bharukaccha,
     	conducevano o grande re, elefanti nati nella regione del gāndhāra,

   9 	e quanti vivono di grano selvatico e riso di fiume,
     	gli uomini nati nelle selve del mare e lungo il sindhu,

  10 	questi i vairāma, e i pārada e i  vaṅga assieme ai kitava,
     	vari tributi portando e varie pietre preziose,

  11 	greggi di capre e pecore, vacche e oro, asini e cammelli, e nettare di frutta,
     	e vesti varie sulla porta restavano senza il permesso di entrare,

  12 	il potente signore di prāgjyotiṣa, il forte signore dei barbari,
     	il re Bhagadatta, grande sul carro, assieme agli yavana,

  13 	veloci cavalli di razza portando rapidi come il vento,
     	e l'intero tributo portando restava sulla porta senza il permesso di entrare,

  14 	uno scrigno fatto di ferro e spade dal manico di avorio,
     	il prāgjyotiṣa avendo dato, andava via allora Bhagadatta,

  15 	uomini con due occhi, con tre occhi, con occhi sulla fronte, giunti da vari luoghi,
     	con turbanti, e senza vestiti, scimmie e cannibali,

  16 	con una sola gamba, là io vidi sulla porta senza il permesso di entrare,
     	a dare il loro tributo a lui, con molto oro e argento,

  17 	e simili per colore alle falene, bellissimi, veloci come il pensiero,
     	e pure simili a nuvole al tramonto, come saette,

  18 	cavalli selvaggi di molti colori, veloci come il pensiero, catturati,
      	e prezioso oro diedero a lui i monopedi,

  19 	i cinesi, gli unni, gli śaka, gli oḍra e gli abitanti delle montagne,
     	i vārṣṇeya e gli hārahūṇa e i neri delle montagne,

  20 	non ero in grado di accogliere tutti questi giunti all'ingresso proibito a loro,
     	per dare il tributo a lui, questi di varie fogge in gran numero

  21 	di asini dai grandi corpi, e dal collo nero, dai cento balzi,
     	ne offrirono diecimila, addestrati, famosi in tutto il mondo,

  22 	dense al tocco, dai bei colori, originarie della cina e del bāhlī,
     	di lana e di rāṅku e di seta delle vesti paṭṭaja,

  23 	e altre pressate simili a pelli di kamala a migliaia,
     	morbide vesti non di cotone, soffici di lana e pelli ajina,

  24 	e appuntite e lunghe spade e lance, spiedi e asce,
     	e inoltre affilate asce di guerra originarie dall'estremo ovest,

  25 	ed elisir e profumi vari, e gemme a migliaia,
     	e l'intero tributo portando restavano sulla porta senza il permesso di entrare,

  26 	i śaka, i tukhāra, e i kaṅka, e uomini crestati e coi capelli setolosi,
     	stalloni dal grande e lungo cammino contati a milioni

  27 	e molti milioni di pezzi d'oro simili a loti,
     	e portando il vario tributo stavano sulla porta senza il permesso di entrare,

  28 	e seggi preziosissimi e veicoli e letti,
     	e perle e ricchezze varie fatte di avorio,

  29 	e carri costruiti in vario modo, adornati d'oro,
     	forniti di cavalli addestrati coperti di pelli di tigre,

  30 	e variegati cuscini e gemme a migliaia, 
     	e frecce ardhanārāca e di ferro, e armi varie,

  31 	questo grande materiale avendo dato il sovrano signore dell'oriente,
     	entrava nel luogo del sacrificio del pāṇḍava grand'anima.”
     


                              XLVIII


   1 	Duryodhana disse:
     	"ascolta me che parlo o senza macchia, quanti doni a lui 
     	riccamente furon dati dai re, per quel grande sacrificio,

   2 	quanti tra il meru e il mandara vicino al fiume śailodā,
     	vivono nell'ombrosa foresta di bambù dei veṇu,

   3 	i khasa, gli ekāśana uniti agli ājya, i pradara, i dīrghaveṇu,
     	e i paśupa, e i kuṇinda, i taṅgaṇa, i parataṅgaṇa,

   4 	e quelli che hanno il nome pipīlika, dono concesso dalle formiche,
     	dell'oro misurato a secchi offrirono a mucchi quei sovrani,

   5 	e yak dai neri marchi e altri bianchi come la luce lunare,
     	e molto dolce miele dei fiori dell'himavat, 

   6 	e ghirlande dalle acque dei kuru settentrionali,
     	e dal kailāsa settentrionale piante medicinali molto potenti,

   7 	e i montanari avendo offerto altro tributo, inchinati stando,
     	stavano sulla porta del sovrano senza rivali, senza il permesso di entrare,

   8 	i sovrani montani che sono della remota parte del monte in cui tramonta il sole,
     	e quelli che sono vicino al lohitya alla fine del mare di vāriṣeṇa,
     	e i kirāta che si vestono di pelli e si nutrono di frutta e radici, 

   9 	grande quantità di legni di sandalo e aloe e di kālīyaka,
     	e di bellissime pelli e gemme e di mucchi di profumi,

  10 	e miriadi di schiave kirāta o signore di popoli,
     	offrendo uccelli e animali selvaggi esotici, belli e pregiati,

  11 	e ammassato lo splendido oro dai montanari,
     	e l'intero tributo portato sulla porta stavano, senza il permesso di entrare,

  12 	i  kāyavya, i darada, i dārva, gli śūra e i vaiyamaka,
     	gli audumbara, i durvibhāga, i pārada, assieme ai bāhlika,

  13 	i kāśmīra, e i  kundamāna, i pauraka, gli haṁsakāyana,
     	gli śibi, i trigarta, gli yaudheya, i reali di madra e i kekaya,

  14 	gli ambaṣṭha, i kaukura, i tārkṣya, i vastrapa assieme ai pahlava,
     	i vasāti, i samauleya assieme agli kṣudrakamālava,

  15 	gli śauṇḍika, e i kukkura, e gli śaka, o signore di popoli,
     	gli aṅga, e i vaṅga, e i puṇḍra, gli śānavatya, i gaya,

  16 	questi bennati, dei capi, i migliori armati
     	guerrieri offrirono ricchezze a centinaia al senza-avversari Yudhiṣṭhira,

  17 	i vaṅga, i signori dei kaliṅga, i tāmralipta, i sapuṇḍraka,
     	stoffa dukūla e di seta e fine stoffa di lana pure vestivano,

  18 	là dai custodi delle porte furono informati per ordine del re,
     	che avendo fatto grandi tributi l'ingresso avrebbero ottenuto,

  19 	dalle grandi zanne, con cinture d'oro, coperti di gualdrappe del colore del loto,
     	grandi come montagne sempre eccitati da vicino al lago kāmyaka,

  20 	da ciascuno mille elefanti furono dati coperti di corazza,
     	addomesticati e di razza e quindi entrarono per la porta,

  21 	e altre molte schiere sopraggiunte da tutte le regioni,
     	e da altri grand'anime furono offerte qui gemme preziose,

  22 	il re gandharva Citraratha di nome, compagno del Vāsava,
     	diede quattrocento cavalli veloci come il vento,

  23 	il gandharva Tumburu felice, cento stalloni
     	diede del colore delle foglie di mango, inghirlandati d'oro,

  24 	ma o kuru, il celebre re degli śūkara o signore di popoli,
     	diede molte centinaia di eccellenti elefanti,

  25 	dal matsya Virāṭa come tributo duemila,
     	pachidermi inghirlandati d'oro, fieri, furono offerti,

  26 	il re Vasudāna, ventisei elefanti dal pāṁśurāṣṭra,
     	e duemila cavalli o re, inghirlandati d'oro,

  27 	dotati di vigore e velocità, nel fiore dell'età o sovrano,
     	e l'intero tributo portato lo offrirono ai pāṇḍava,

  28 	da Yajñasena quattordicimila schiave,
     	e diecimila schiavi con le mogli o signore di popoli,

  29 	e inoltre ventisei carri tirati da elefanti o grande re,
     	e l'intero regno ai pṛthādi per il sacrificio fu offerto,

  30 	e perle preziose e inoltre conchiglie eccellenti, 
     	e centinaia di gualdrappe là dell'isola dei leoni furono offerte,

  31 	coperte di gioielli, nere con occhi di rame al bordo,
     	queste portando là gli uomini stavano sulla porta senza il permesso di entrare,

  32 	e i brahamani per compiacere e i guerrieri sconfitti,
     	e le genti offrivano e pure gli śūdra erano desiderosi di servire,
     	e contenti per grande rispetto si avvicinavano a Yudhiṣṭhira,

  33 	tutti i barbari, tutti i varṇa, primogeniti, i mediani e gli ultimi nati,
     	tutti uniti, e giunti da varie regioni, di varie nascite,
     	come se il mondo riempisse la dimora di Yudhiṣṭhira,

  34 	e le molte offerte grandi e piccole spedite dai re 
     	ai nemici vedendo, il desiderio di morte per il dolore mi vince ora,

  35 	ma ora a te dirò dei servi che hanno i pāṇḍava o bhārata,
     	per i quali Yudhiṣṭhira comanda il cibo cotto e crudo, 

  36 	miriadi di conduttori di elefanti con carrettieri,
     	e pure dieci milioni di carri e pure molti fanti,

  37 	e viene ucciso, preparato e cucinato pure
     	e in altro luogo distribuito e al suono della festa,

  38 	e nessuno che non mangiasse o non fosse lieto, nell'abbondanza,
     	io vedevo di tutti i varṇa nella dimora di Yudhiṣṭhira,

  39 	ottocento mila brahamani e capifamiglia, 
     	con ciascuno trenta schiave manteneva Yudhiṣṭhira,
     	felici e soddisfatti pure pregavano per la distruzione dei nemici,

  40 	altri diecimila asceti che trattengono il seme,
     	mangiavano in piatti d'oro nella dimora di Yudhiṣṭhira

  41 	e a tutto questo al fatto o non fatto, al mangiato e no, persino ai gobbi e nani,
     	senza mangiare la figlia di Yājñasena presiedeva o signore di popoli,

  42 	due soli non portarono tributo al figlio di Kuntī o bhārata,
     	per matrimonio i pāñcāla e per amicizia gli andhaka-vṛṣṇi.”
     


                              XLIX


   1 	Duryodhana disse:
     	“quelli che sono nobili re, affidabili, grandi nei voti,
     	di acquisita sapienza, e buona parola, fatte le abluzioni, padroni dei veda,

   2 	risoluti, privi di timidezza, dall'anima giusta, illustri,
     	questi sovrani consacrati onoravano lui,

   3 	riunite dai re con un secchio di rame per il latte, per fare la dakṣiṇa 
     	io vidi là molte migliaia di vacche di selva,

   4 	portavano là ospitali, loro stessi alacri o bhārata
     	dei recipienti grandi e piccoli, i re per la consacrazione deliberatamente, 

   5 	Bāhlīka un carro portò adornato dell'oro del fiume jāmbū,
     	Sudakṣiṇa lo aggiogò con bianchi cavalli di kāmboja,

   6 	Sunītha gloriosissimo, fissò l'asse senza eguali,
     	il re dei cedi di persona fissava lo stendardo volante, 

   7 	il re del sud l'armatura e la corona di fiori in capo, gli poneva il māgadha,
     	Vasudāna, il grande arciere con un grande elefante di sei anni,

   8 	il matsya fissava gli assi, Ekalavya le calzature,
     	il re degli āvanti le molte acque necessarie alla consacrazione,

   9 	Cekitāna la faretra, il re dei kāśi l'arco gli portava,
     	Śalya la spada dal manico splendente incrostata d'oro,

  10 	lo consacrava quindi Dhaumya e Vyāsa dal grandissimo tapas, 
     	avendo posto innanzi Nārada e il muni Devala Asita,

  11 	felici presiedevano la consacrazione i grandi ṛṣi,
     	assieme al figlio di Jamadagni e ad altri adepti dei veda,

  12 	si avvicinavano al grand'anima secondo le regole con grandi offerte,
     	come i sette ṛṣi in cielo al grande Indra re degli dèi,

  13 	e reggeva il suo ombrello Sātyaki dal sincero valore,
     	e il Conquista-ricchezze e il pāṇḍava Bhīmasena il flabello,

  14 	la conchiglia che portava per Indra anticamente Prajāpati,
     	questa che è di Varuṇa a lui offriva con l'acqua del mare,

  15 	intarsiata di migliaia di pezzi d'oro, ben fatta da Viśvakarman,
     	con questa consacrato da Kṛṣṇa, là mi faceva diventare stupefatto,

  16 	dall'oriente vanno al mare opposto e pure al meridionale,
     	ma al settentrionale non vanno o padre se non gli uccelli,

  17 	là soffiavano conchiglie a centinaia per motivi di auspicio,
     	e questi suoni salutari là, mi facevano rizzare i capelli,

  18 	e pure inchinati cadevano i signori della terra destituiti del proprio potere,
     	e Dhṛṣṭadyumna e i pāṇḍava, e Sātyaki, il Keśava per ottavo,

  19 	energici, pieni di valore, facendosi piacere l'un l'altro,
     	vedendo senza vita i signori della terra di me ridevano allora,

  20 	quindi il Bībhatsu eccitato diede cinquecento tori, 
     	dalle corna d'oro ai principali ri-nati o bhārata, 

  21 	così non era l'uccisore di Śambara, né il saggio Yauvanāśva
     	né il re Pṛthu figlio di Vena, e neppure lo era Bhagīratha,

  22 	come il kuntīde oltremisura fornito di suprema prosperità,
     	avendo compiuto così il rājasūya come l'illustre Hariścandra,

  23 	avendo visto questa prosperità del pṛthāde come nel potente Hariścandra,
     	come puoi vedere nel vivere il meglio per me o bhārata?

  24 	come un giogo legato da un cieco si scioglie o sovrano di uomini,
     	i più giovani crescono, i maggiori decadono o bhārata,

  25 	così avendo visto non trovo salvezza, anche cercando o primo dei kuru,
     	per questo io sono emaciato e pallido e pieno di dolore.”
     


                              L


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“tu sei il figlio primogenito della mia prima moglie, non odiare i pāṇḍava,
     	chi odia diviene infelice quanto va incontro alla morte,

   2 	perchè uno come te deve odiare Yudhiṣṭhira, che non ci attacca, 
     	ha uguale nascita, ed è comparabile ad un amico o toro dei bhārata?

   3 	comparabile per razza e valore, perchè desideri la ricchezza del fratello,
     	o figlio, per confusione? non essere così, calmati sii buono!

   4 	quindi il risultato del sacrificio cerca o toro dei bhārata, 
     	i celebranti compiano per te il grande sacrificio saptatantu,

   5 	i re offriranno anche a te una grande ricchezza,
     	e contenti per la grande stima gemme e gioielli,

   6 	in modo molto vano o caro, si comporta chi brama l'altrui,
     	chi è contento del proprio, chi è fermo nel proprio dharma diviene felice,

   7 	il non occuparsi dell'altrui affari, la continua perseveranza nei propri,
     	lo sforzo di proteggere le proprie cose, questo è il segno della grandezza,

   8 	il saldo nelle avversità, l'uomo sempre abile e diligente,
     	attento, dall'anima domata, sempre vede buone fortune,

   9 	dai via la ricchezza nel luogo del sacrificio, praticando i piaceri e i desideri,
     	giocando con le donne privo di paura o dolore, resta calmo o toro dei bhārata.”

  10 	Duryodhana disse:
     	“ conoscendomi mi confondi come una nave che ne incontri un'altra,
     	non hai dunque attenzione per il tuo interesse o hai odio per me o signore?

  11 	non sono questi i figli di Dhṛtarāṣṭra dei quali tu sei la guida,
     	sempre tu annunci che per gli affari futuri ci penserai tu stesso,

  12 	la guida che obbedisce ad altri, dalla strada si perde,
     	come possono seguire la via i suoi seguaci?

  13 	o re, tu che possiedi saggezza, hai vinto i sensi, e riverisci i più anziani,
     	molto ci confondi mentre siamo intenti nei nostri interessi,

  14 	altra cosa della condotta del mondo Bṛhaspati disse quella del re,
     	perciò il re attivo deve pensare sempre al proprio interesse,

  15 	il comportamento dello kṣatriya è diretto alla vittoria,
     	sia pure il dharma o il non-dharma nella sua condotta o toro dei bhārata, 

  16 	la guida spinge tutte le regioni con la frusta,
     	desiderando di essere contro la chiara prosperità del nemico o toro dei bhārata,

  17 	o di nascosto o in vista, quale sia il mezzo per opporsi al nemico,
     	questo è un'arma, l'arma per gli esperti d'armi non è solo un mezzo di taglio,

  18 	la scontetezza è la radice della prosperità perciò questa io desidero,
     	chi si sforza nella elevazione, costui o re, è la suprema guida,

  19 	non si deve essere attaccati al potere o anche alla ricchezza,
     	altri portano via la ricchezza acquisita, questo dicono il dharma dei re,

  20 	dopo aver fatto un accordo in fede, tagliò la testa di Namuci,
     	Śakra, questa ritenendo l'eterna sua condotta verso il nemico,

  21 	due cose divorano la terra come la serpe gli animali nelle tane,
     	il re che non combatte e il brahmano che resta a casa,

  22 	non vi è per natura un nemico dell'uomo o signore di popoli,
     	chi ha una condotta avversa questo è il nemico, non un'altra persona,

  23 	chi con mente confusa trascura la crescita della parte nemica,
     	come il malato contento egli taglia la propria radice,

  24 	anche un piccolo nemico che eccessivamente cresce in coraggio,
     	come un formicaio nato nella radice divora l'albero vicino,

  25 	o discendente di Ajamīḍha, non compiacerti della fortuna del nemico o bhārata,
     	questa dottrina è posta come un peso sulla testa dei coraggiosi,

  26 	come la crescita dalla nascita, chi desidera la crescita degli affari,	
     	prospera coi parenti crescendo ogni giorno un passo,

  27 	né è inottenibile io dubito, la sovranità del pāṇḍava, 
     	o otterrò quella prosperità o morrò ucciso in battaglia,

  28 	che cosa dunque per me in tale stato vale la vita o signore di popoli?
     	i pāṇḍava crescono sempre ma noi siamo fermi nella crescita.”
     


                              LI


   1 	Śakuni disse:
     	“avendo tu visto qual'è la prosperità del figlio di pāṇḍu Yudhiṣṭhira,
     	ti addolori, io gliela prenderò sia presto sfidato ai dadi,

   2 	senza che debba afrontare pericoli, senza combattere alla testa dell'esercito,
     	gettando i dadi, senza ferite l'esperto vince l'inesperto,

   3 	i lanci sono i miei archi, e i dadi le mie  frecce, sappi o bhārata,
     	la scienza dei dadi la mia corda, e il tappeto sappi il mio carro.”

   4 	Duryodhana disse:
     	“ egli abile nei dadi o re, ha il potere di prendere la ricchezza
     	dai figli di Pāṇḍu con la partita ai dadi, questo da te sia permesso.”

   5 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ saldo io sono nell'opinione del fratello Vidura grand'anima,
     	con lui consultatomi io saprò la decisione da prendere.”

   6 	Duryodhana disse;
     	“distruggerà la tua opininione Vidura certamente,
     	egli è preso dall'interesse dei pāṇḍava non certo dal mio o kuru, 

   7 	non intraprenda la propria azione l'uomo per l'abilità di un altro,
     	in due non vi è uguale opinione nelle cose da fare, o rampollo dei kuru, 

   8 	fuggendo la paura lo sciocco, proteggendo se stesso,
     	stando come l'erba umida sotto la pioggia si annega,

   9 	né le malattie e neppure la morte guardano al prospero
     	quanto sia possibile, tanto il migliore agisce.”

  10 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“in nessun modo o figlio, io approvo in te la discordia coi forti,
     	la passione ostile produce un arma seppur non di ferro,

  11 	utile pensi il suo contrario o principe, dando inizio ad un tremendo conflitto,
     	e quando fosse in moto, in qualche modo anche può liberare spade e frecce.”

  12 	Duryodhana disse:
     	“dei dadi la pratica dagli antichi fu praticata, qui non v'è morte né pericolo,
     	sia approvata la proposta di Śakuni ora, e veloce ordina qui un padiglione,

  13 	la porta del cielo è pronta per noi giocando, ed è giusta pure così agendo,
     	tu raggiungerai così l'eguaglianza, fai la partita coi pāṇḍava.”

     	“non approvo queste parole da te dette, se quanto a te caro fosse fatto o re dei re,
     	ti pentiresti del discorso fatto, tale discorso sulla terra non è nel dharma, 

  15 	tutto questo prima fu visto da Vidura, seguace della sapiente intelligenza,
     	tutto ciò dal desiderio ingiusto segue: il grande pericolo, la fine degli kṣatriya.”

  16 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato il saggio Dhṛtarāṣṭra, pensando che il supremo fato difficile
       	da superare colpiva forte gli uomini, saldo alla parola del figlio la mente rapita dal fato: 

  17  	“di mille colonne variegate d'oro e di gemme, di cento porte con archi di cristallo e osso,
     	un bel padiglione lungo uno krośa e tanto largo, per me veloce gli addetti edifichino.”

  18 	veloci e senza esitare udite le sue parole, saggi e industriosi quello fecero,
     	tutti i materiali raccolsero nel padiglione migliaia di artigiani addetti,

  19 	e in breve tempo quel padiglione fu portato a termine, bello con molte e varie gemme,
     	arredato con vari seggi aurei, e loro contenti lo annunciarono al re,

  20 	il saggio Dhṛtarāṣṭra re dei re, disse questo al primo ministro Vidura:
     	“ raggiunto il principe Yudhiṣṭhira porta laggiù veloce la mia parola,

  21 	questo mio padiglione con molte e varie gemme dotato di preziosi seggi,
     	vieni a vedere assieme ai fratelli, e una partita amichevole ci sia.”

  22 	l'intenzione sapendo del figlio il sovrano Dhṛtarāṣṭra, 
     	pensando arduo da evitare il fato, questo il re fece,

  23 	così falsamente apostrofato Vidura il migliore dei sapienti,
     	non si rallegrava della parola del fratello e questo discorso disse:

  24 	“ non mi rallegro o re, di questo invito, non fare ciò, io temo per la fine della famiglia,
     	con la morte dei tuoi figli certo finirà la questione, ciò io temo con la partita a dadi o re.”

  25 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“non qui o kṣattṛ, il contrasto mi turba, se non vi sarà un fato avverso,
     	per il creatore l'intero universo si muove, non da sé, e il gioco è in mano al fato,

  26 	ora o Vidura raggiunto il re per mio ordine
     	veloce conduci l'invincibile figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira.”
     


                              LII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi partiva Vidura con alti cavalli, velocissimi, forti e ben addestrati,
     	con la forza comandato dal re Dhṛtarāṣṭra alla volta dei saggi pāṇḍava,

   2 	egli volando su quella strada, raggiunta la città del sovrano,
     	vi entrava il grande saggio onorato dai ri-nati,

   3 	egli raggiunta la casa del re simile alla dimora di Kubera, 
     	avvicinava quell'anima giusta il figlio di Dharma Yudhiṣṭhira,

   4 	il re grand'anima, saldo nella verità, il senza-avversari, secondo le regole a Vidura,
     	con onore avendolo prima accolto, l'ajamīḍha chiese di Dhṛtarāṣṭra e dei suoi figli.

   5 	Yudhiṣṭhira disse;
     	“non mostra gioia la tua mente, io spero tu stia bene o kṣattṛ,
     	e spero che i figli, nel giusto ordine siano obbedienti all'anziano e pure le genti.”

   6 	Vidura disse:
     	“il re grand'anima coi figli sta bene, siede circondato dai parenti come Indra,
     	contento, coi figli educati, privo di sofferenze, felice e l'anima è salda,

   7 	questo a te il re dei kuru dice, prima informandosi della salute e della prosperità,
     	un palazzo simile per forma al tuo vieni a vedere coi tuoi fratelli o figlio,

   8 	e raggiuntolo coi tuoi fratelli o pṛthāde, fai rallegrandoti un amichevole partita a dadi,
     	saremo felici dell'arrivo di voi signori, e arriveranno tutti i kuru, 

   9 	e le partite a dadi stabilite là dal grand'anima re Dhṛtarāṣṭra,
     	queste vedrai e giocatori seduti insieme per questo io sono giunto, questo gradisci.”

  10 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“nel gioco o kṣattṛ si trova per noi una disputa, quale saggio approverebbe il gioco?
     	o cosa tu pensi o signore sia giusto, tutti noi siamo fermi alla tua parola.” 

  11 	Vidura disse:
     	“io so che il gioco dei dadi è la radice del male, e mi opposi al suo tentativo,
     	il re mi comandò alla tua presenza, udito ciò o saggio agisci per il meglio.”

  12 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“quali altri giocatori giocano a parte i figli del re Dhṛtarāṣṭra?
     	io te lo chiedo o Vidura, diccelo con chi giocheremo tra i centinaia là riuniti.”

  13 	Vidura disse:
     	“il re dei gāndhāra Śakuni o signore di genti, il re giocatore esperto e abile nel gioco,
     	Viviṁśati e Citrasena, il re, Satyavrata, Purumitra e Jaya.”

  14 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“spaventevoli i giocatori riuniti, qui vi sono giocatori che usano la frode,
     	dal creatore sotto il fato il gioco fu messo, non vi sarà mia partita con questi giocatori oggi,

  15 	né io per ordine del re Dhṛtarāṣṭra desidero andare a giocare o saggio,
     	ma il padre sempre è obbedito dal figlio, perciò io faro quanto tu mi dici o Vidura,

  16 	e non sono riluttante a giocare con Śakuni, non se oserà sfidarmi nel palazzo,
     	sfidato io mai mi ritiro, questo fu sempre concepito come un voto da me.”

  17 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così  parlato a Vidura il dharmarāja, tutto ordinato di preparare per il viaggio,
     	l'indomani partiva colla sua corte e schiere e colle mogli per prima posta Draupadī,

  18 	il fato porta via la saggezza come la luce abbaglia l'occhio,
     	l'uomo come legato da catene segue l'ordine del creatore,

  19 	così avendo detto, partiva il re Yudhiṣṭhira assieme allo kṣattṛ,
     	non trascurando il pṛthāde distruttore di nemici quella sfida

  20 	salito sul carro dato da Bāhlika, l'uccisore di eroi nemici,
     	coperto di vesti partiva il pṛthāde assieme ai fratelli il pāṇḍava,

  21 	acceso dallo splendore reale partiva posto avanti un brahmano,
     	sfidato da Dhṛtarāṣṭra e dalle leggi del tempo,

  22 	egli raggiunta hāstinapura si recava alla casa di Dhṛtarāṣṭra,
     	si incontrava con Dhṛtarāṣṭra il pāṇḍava dall'anima giusta,

  23 	quindi con Droṇa, con Bhīṣma, con Karṇa e Kṛpa,
     	si incontrava l'illustre, secondo le regole insieme al figlio di Droṇa,

  24 	e incontratosi il grandi-braccia con Somadatta, 
     	con Duryodhana e con Śalya e col figlo di Subala il valoroso,

  25 	e con gli altri re, che prima erano là giunti, 
     	e con Jayadratha e poi con tutti i kuru,

  26 	quindi il grandi-braccia, circondato da tutti i fratelli,
     	entrava quel saggio nella casa del re Dhṛtarāṣṭra,

  27 	e là vide la regina Gāndhārī devota al marito,
     	circondata sempre dalle nuore come la costellazione rohiṇī dalle stelle,

  28 	e salutando egli Gāndhārī e da lei risalutato,
     	vide il vecchio padre il signore cieco,

  29 	e dal re alla testa furono baciati quei rampolli dei kuru,
     	i quattro pāṇḍava o re, con in testa Bhīmasena,

  30 	quindi gioia sorgeva nei kuru o signore di popoli,
     	avendo visto i pāṇḍava, tigri fra gli uomini piacevoli a vedersi,

  31 	entrarono essi avutone il permesso, nella case piena di gemme,
     	e li videro le donne e avvicinatesi con Draupadī innanzi,

  32 	della figlia di Yajñasena avendo vista la suprema bellezza quasi splendente,
     	le nuore di Dhṛtarāṣṭra non erano troppo affettuose,

  33 	quindi quelle tigri fra gli uomini avuto un colloquio con le donne,
     	e fatti prima i loro riti da farsi in ogni ambito,

  34 	quindi fatti i riti quotidiani, tutti spalmati di divino sandalo,
     	quelle nobili menti avendo detto buona fortuna ai brahmani,

  35 	piacevole cibo avendo mangiato entrarono quindi negli appartamenti,
     	e celebrati bei canti dalle donne si addormentarono i rampolli dei kuru,

  36 	e venne piacevole la notte a loro, che si godevano il riposo,
     	e celebrati con canti e riposati a tempo passarono la notte,

  37 	e piacevolmente passata la notte all'alba fatti tutti i quotidiani riti,
     	entrarono nel bel padiglione affollato di giocatori.
     


                              LIII


   1 	Śakuni disse:
     	“ è pieno il padiglione e impaziente di rallegrarsi,
     	gettando i dadi vi sia un accordo di partita o Yudhiṣṭhira.”

   2 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“il gioco fraudolento è un male, lo kṣātriya non lo pratica,
     	questa non è certo una buona condotta, perchè tu approvi dunque i dadi?

   3 	non la considerano cosa onorevole la frode nel giocare,
     	o Śakuni, non sconfiggerci con la frode come un malvagio.”

   4 	 Śakuni disse:
     	“il giocatore che segue il calcolo conoscendo la frode nel gettare i dadi non ha da dolersi,
     	e l'intelligente che conosce il gioco, prevale in tutte le maniere,

   5 	il gioco dei dadi ci può interamente sconfiggere, da ciò la censura; il tempo è maturo,
     	o principe, giochiamo, non avere esitazioni, fai una mano non metter tempo.”

   6 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“così disse il migliore dei muni Asita Devala,
     	che sempre agisce rivolto alle porte del cielo,

   7 	che è male il giocare con l'inganno con i giocatori,
     	la vittoria in battaglia secondo il dharma, è il supremo buon gioco,

   8 	i nobili non balbettano coi discorsi, e non agiscono con la frode,
     	onesta e sincera la battaglia questo è il voto dell'uomo buono,

   9 	secondo i meriti noi ci sforziamo di sostenere i brahmani rispettabili,
     	questa ricchezza non rischiare, non voler vincere o Śakuni,

  10 	io non desidero con la frode, prosperità o ricchezze,
     	la condotta anche del giocatore senza frode non è onorevole.”

  11 	Śakuni disse:
     	“l'esperto dei veda supera chi non lo è o Yudhiṣṭhira,
     	il sapiente avversa l'ignorante, la gente non dice questo una frode,

  12 	così tu qui mi affronti, se pensi ad una frode,
     	dalla partita allontanati se in te senti paura.”

  13 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“sfidato io non mi ritiro così è il mio voto stabilito,
     	la regola è forte o re, ed io sono saldo, in mano al destino,

  14 	in questo scontro con chi io giocherò la partita?
     	e quale altro puntatore v'è dei giocatori di dadi?”

  15 	Duryodhana disse:
     	“io darò gemme e ricchezze o signore di popoli,
     	e per me giocherà mio zio materno Śakuni.” 

  16 	Yudhiṣṭhira disse
     	“ fare con uno la partita di un'altro a me appare scorretto,
     	questo o saggio, considera, così sia il desiderio dei giocatori.”

  17 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	iniziando la partita tutti quei re dunque, 
     	con Dhṛtarāṣṭra avanti entrarono nel padiglione allora,

  18 	e Bhīṣma,  Droṇa e Kṛpa, e Vidura il saggio,
     	non troppo contenti li seguirono o bhārata,

  19 	essi a due a due e singolarmente gli illustri dai colli leonini
     	molti bellissimi seggi leonini si divisero,	

  20 	splendeva quel palazzo o re, con quei re riuniti,
     	come per gli dèi potentissimi riuniti in cielo,

  21 	tutti sapienti dei veda, tutti  guerrieri dallo splendido aspetto,
     	e immediatamente o grande re, l'amichevole partita cominciava.”

  22 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“questa preziosissima perla nata nella baia del mare o re,
     	eccellente per una collana, bellissima ottimamente adornata d'oro,

  23 	questa o re, è la ricchezza da me puntata, qual'è la tua?
     	questo sia la puntata o caro, se io vinco la partita.”

  24 	Duryodhana disse:
     	“io possiedo varie perle e ricchezze,
     	e non vi è in me invidia per i mezzi, io vincerò la partita.”

  25 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora afferrava i dadi Śakuni da vero esperto dei dadi,
     	"ti ho vinto!" così diceva Śakuni a Yudhiṣṭhira.
     


                              LIV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“per me con un trucco sono stato vinto in questa partita,
     	andiamo Śakuni giochiamo puntando a migliaia,

   2 	queste cento brocche piene di migliaia di pezzi d'oro,
     	un esteso tesoro di monete d'oro inesauribile,
     	queste le mie ricchezze con le quali io giocherò con te.”

   3 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato Śakuni disse: “ vinto è il sovrano.”
        (...)

   4 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“questo carro coperto di migliaia di pelli di tigri ben lavorato,
     	bello per ruote ed equipaggiamento prezioso, adornato di campanelli, 

   5 	dal forte suono, carro reale che qui ci ha portato,
     	ottimo carro trionfale sacro, dal rumore del mare o di temporale,

   6 	che otto cavalli celebrati in tutto il regno dalla testa d'aquila,
     	trainano, e si dice che i loro piedi non tocchino la terra,
     	questa ricchezza che possiedo io la gioco con te.”

   7 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo udito determitato ad usare la frode, 
     	“vinto!” disse dunque Śakuni a Yudhiṣṭhira.

   8 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“mille elefanti di numero, furiosi stanno con me o figlio di Subala,
     	con cinture d'oro e ben coronati, maculati, con ghirlande d'oro.

   9 	bene addestrati, adatti a portare dei re, calmi in ogni rumore in battaglia,
     	dalle lunghe zanne, con grandi corpi e tutti con otto femmine,

  10 	e tutti questi elefanti sono simili a monti o nuvole, e distruttori di città,
     	questa è la mia ricchezza che giocherò con te.”

  11 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	al pṛthāde che così parlava quasi ridendo il figlio di Subala,
     	“vinta!” cosi disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

  12 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“centomila schiave, giovani veramente belle,
     	che portano braccialetti di conchiglie, adornate con ornamenti d'oro,

  13 	e indossano ghirlande preziose e belle vesti, spalmate di sandalo,
     	perle e oro portano tutte e sottili vesti,

  14 	tutte queste sono abili nelle danze e nei canti e si adoperano nel servire, 
     	gli snātaka, i re e i ministri al mio ordine,
     	questa è la mia ricchezza o re, che giocherò con te.”

  15 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo avendo udito, deciso ad usare la frode, 
     	“vinta!” cosi disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

  16 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“altrettante migliaia di schiavi io possiedo,
     	rispettosi e docili sempre vestiti con mantelli,

  17 	saggi, istruiti, abili, giovani con orecchini lucenti,
     	che portano in mano piatti, e giorno e notte nutrono gli ospiti,
     	questa è la mia ricchezza che giocherò con te o re.”

  18 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo avendo udito deciso, adoperando la frode 
     	“vinta!” cosi disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

  19 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“grandi carri ornati d'oro forniti di stendardo,
     	forniti di cavalli addestrati e di auriga abili in vari modi di combattere,

  20 	e ciascuno ovunque guadagna mille razioni supreme,
     	che combatta o non combatta, di salario mensile,
     	questa è la mia ricchezza che giocherò con te o re.”

  21 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi così apostrofato dal pṛthāde fattosi avversario il malvagio,
     	“vinta!” cosi disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

  22 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“dei cavalli dei gandharva variegati come pernici, con ghirlande d'oro,
     	quelli che diede contento Citraratha al possessore del gāṇḍīva,
     	questa o re è la mia ricchezza che giocherò con te.”

  23 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo avendo udito deciso, adoperando la frode, 
     	“vinta!” cosi disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

  24 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“miriadi di carri da trasporto e cavalli io 
     	possiedo ben fatti, forniti di vari animali da tiro,

  25 	a migliaia raccolti da ciascun varṇa, uomini,
     	ci stanno, che bevono latte, e mangiano ampie provvigioni di riso,

  26 	sessantamila sono, e tutti di largo torace,
     	questa è la mia ricchezza che giocherò con te o re.”

  27 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo avendo udito deciso, adoperando la frode, 
     	“vinta!” cosi disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

  28 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“io ho quattrocento recipienti placcati del colore del rame,
     	di cinque droṇa ciascuno di preziosissimo oro,
     	questa è la mia ricchezza che giocherò con te o re.”

  29 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo avendo udito deciso, adoperando la frode, 
     	“vinta!” cosi disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.
     


                              LV


   1 	Vidura disse:
     	“o grande re, sii attento a  quanto io ti dirò, ascoltami,
     	come la medicina per il moribondo non è piacevole da ascoltare, 

   2 	fin dalla nascita lanciava un urlo dissonante, come di sciacallo, il malvagio
     	Duryodhana, la morte della famiglia e dei fratelli egli sarà, un motivo di morte

   3 	che abita nella casa, tu che fosse uno sciacallo pensando, non capivi,
     	se nell'aspetto di Duryodhana, ascolta la mia poetica citazione,

   4 	il raccoglitore di miele, ottenuto il miele che non si cura del precipzio,
     	o arrampicandosi sprofonda o cade giù nel precipizio,

   5 	quello stesso che folle per il gioco, come un ubriaco non vede intorno,
     	non si accorge del precipizio, dell'ostilità fatta ai grandi guerrieri,

   6 	è risaputa da te o grande re, questa condotta sconveniente tra i re,
     	gli andhaka, e i bhoja uniti insieme abbandonarono Kaṁsa,

   7 	e per loro ordine fu ucciso costui da Kṛṣṇa uccisore di nemici,
     	e così tutti i parenti si rallegrino per cento anni,

   8 	da te comandato che l'ambidestro uccida Suyodhana,
     	con la distruzione di questo malvagio, i kuru si rallegrino felici,

   9 	per un corvo questi uccelli variegati e per uno sciacallo acquista
     	questi pāṇḍava o re, non sprofondare nel mare della sofferenza,

  10 	si può lasciare per la famiglia l'uomo, per il villaggio la famiglia,
     	il villaggio per  la nazione, e per la propria anima la terra si può lasciare,

  11 	Kāvya tutto conoscendo, ogni anima conoscendo, quel terrore di ogni nemico
     	così diceva ai grandi asura perchè abbandonassero Jambha,

  12 	uno che gli uccelli che vomitano oro, abitanti nella foresta,
     	nella propria casa faceva abitare, per brama o re li faceva morire,

  13 	sempre nutrendoli, cieco dalla brama per l'oro o uccisore di nemici,
     	sia il futuro che il presente entrambi contemporaneamente distruggeva,

  14 	per desiderio del presente i figli di Pāṇḍu non ferire,
     	con l'anima confusa ti pentirai come l'uomo che uccideva gli uccelli,

  15 	cogli  il fiore dei pāṇḍava appena nasce, o bhārata, 
     	come il giardiniere nel giardino usando tenerezza continuamente,

  16 	come il carbonaro non bruciare gli alberi con la radice,
     	non andare verso al distruzione con i tuoi figli e ministri e con l'esercito,

  17 	chi o bhārata combatterebbe contro i pṛthādi uniti,
     	fosse pure o re, il signore delle tempeste in persona assieme ai marut?”
     


                              LVI


   1 	Vidura disse:
     	“il  gioco è radice di scontro per esso sorge la rottura dell'alleanza e la guerra,
     	in questo applicandosi il figlio di Dhṛtarāṣṭra Duryodhana creerà terribile inimicizia,

   2 	i discendenti di Pratīpa di Śaṁtanu, di Bhīmasena assieme ai bāhlika,
     	per il misfatto di Duryodhana una grande sofferenza patiranno tutti,

   3 	Duryodhana per la sua arroganza, la prosperità dal regno allontanerà,
     	come il toro per violenta furia rompe le proprie corna,

   4 	l'uomo saggio che trascurando la propria visione segue il pensiero di un altro,
     	come la nave mal guidata dal mare scossa in terribile moto affonda, 

   5 	Duryodhana gioca con il pāṇḍava e tu ti compiaci che vinca, 
     	dal gioco nascerà una battaglia per la quale accadrà la distruzione degli uomini

   6 	la tua partita è un frutto silenzioso, un fuoco consacrato con mantra, nel cuore cresciuto
     	dia frutti l'alleanza con Yudhiṣṭhira, l'assenza di conciliazione è il gran arco dato al nemico,

   7 	o discendenti di Pratīpa e di Śaṁtanu, o re, ascoltate una saggia parola: la pace non sia negletta,
     	tremendo fuoco è acceso senza guerra, sorto dove c'era calma,

   8 	se il pāṇḍava, il senza-nemici non trattenga la furia preso dall'impazienza,
     	e Ventre-di-lupo, l'ambidestro e i gemelli, quale rifugio allora per voi sarà nel tumulto?

   9 	o grande re, tu sei l'origine di ricchezze, prima della partita con la mente decidi quanta sia,	
     	molto bottino se tu vinci i pāṇḍava, perchè costui vuoi che vinca la ricchezza ai pṛthādi?

  10 	conosciamo il gioco del figlio di Subala, il re dei monti conosce la frode nel gioco,
     	che là vada Śakuni donde viene, combatte col trucco il montanaro o  bhārata.”
     


                              LVII


   1 	Duryodhana disse:
     	“per la gloria dei nemici tu parli sempre in segreto disprezzando i dhārtarāṣṭra,
     	ti conosciamo o Vidura quanto caro tu sei, tu ci disprezzavi anche da fanciulli,

   2 	ben si intende l'uomo che altro desidera quando usa egli, elogio e disprezzo,
     	la lingua, la mente, il tuo cuore tradiscono, la dichiarazione più grande è il disprezzo della tua mente,

   3 	sei come un serpente preso sulle ginocchia, come un gatto colpisci chi ti nutre.
     	la maggior colpa è colpire il sostenitore dicono, perchè dunque kṣattṛ non ti guardi da questo peccato?

   4 	vincendo i nemici acquisiamo un grande frutto, non dirci contumelie o kṣattṛ
     	tu godi alleandoti coi nemici, e sempre ci sei ostile in maniera imbarazzante,

   5 	nell'inimicizia va l'uomo che parla con invidia, egli nasconde in segreto l'intimità col nemico,
     	allora nella vergogna perche non ti vergogni? di qui ciò che vuoi ora,

   6 	non disprezzarci, conosciamo la tua mente, impara di persona il pensiero di uomini attivi, 
     	guarda alla gloria raggiunta, non occuparti degli affari degli altri,

   7 	sono io che agisco, non diprezzare Vidura, non dirci parole offensive,
     	non ti chiedo che tu mi sia di vantaggio, fortuna a te o kṣattṛ, non consumare la nostra pazienza,

   8 	chi comanda è uno, non ve ne sono due, il re comanda l'uomo anche nel grembo,
     	da lui io sono istruito, come acqua che scorre da un declivio come ordinato io agisco,

   9 	chi rompe una pietra con la testa o nutre un serpente, 
     	da se stesso compie il comando della punizione,

  10 	chi con la forza comanda, si riconosce come un nemico,
     	il dotto trascura l'amicizia per obbedienza,

  11 	chi ha acceso un grande fuoco, verso esso veloce non vi corre,
     	nemmeno la cenere troverebbe egli come rimanenza o bhārata,

  12 	non si può vivere con l'odiato nemico, specialmente o kṣattṛ con l'uomo dannoso,
     	va dove vuoi o Vidura anche conciliata la cattiva femmina se ne va.”

  13 	Vidura disse:
     	“i molti uomini che trascurano l'uomo loro amico, alla fine elencami o re,
     	i pensieri dei re sono mobili, fatta una gentilezza battono coi bastoni,

  14 	adulto ti pensi o figlio di re, e me un fanciullo o senza cervello,
     	chi mettendo un uomo in amicizia, di persona lo corrompe, questo è un fanciullo,

  15 	non è condotto alla prosperità lo sciocco, la donna corrotta, nella casa del dotto,
     	certo non si compiace del toro dei bhārata, come un marito sessantenne di una bambina,

  16 	se ogni bene tu brami in tutte le azioni sia utili che avverse,
     	donne chiedi e muti, zoppi e paralizzati, e sciocchi di tal genere

  17 	un uomo molesto che dice piacevoli parole si può trovare quaggiù, 
     	e uno che parli e pure che ascolti di un male salutare e difficile da trovare,

  18 	chi confidando nel dharma offrendo al sovrano il bene e il male,
     	parli dei mali salutari, da costui il re è ben assistito,

  19 	bevi o grande re, la puzzolente, aspra, rude, forte rivoltante medicina,
     	la buona bevanda che i malvagi non bevono, bevi e calma il tuo furore,

  20 	io sempre desidero la gloria e la ricchezza del figlio di Vicitravīrya e dei  suoi figli,
        tanto quanto sia a voi, abbiate il mio omaggi e i saggi mi concedano benedizione,

  21 	il saggio non può aggiungere agli occhi il veleno del serpente,
     	così io, o re questo dico come un offerente o rampollo dei kuru.”
     


                              LVIII


   1 	Śakuni disse:
     	“molta ricchezza dei pāṇḍava hai perduto o Yudhiṣṭhira,
     	dicci se hai ancora o kuntīde, della ricchezza non perduta.”

   2 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"che io sappia la mia ricchezza è incalcolabile o figlio di Subala,
     	quindi perchè tu o Śakuni chiedi della ricchezza?

   3 	migliaia, milioni, miliardi a decine, a centinaia,
     	a migliaia e a milioni a miliardi di merci preziose,
     	questa è la mia ricchezza o re che io gioco con te.”

   4 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo avendo udito, deciso ad usare la frode,
     	“vinta!” così disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

   5 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“mandrie di vacche da latte, e cavalli e incalcolabili greggi,
     	che sono di ciascuna razza e colore ad est del sindhu o figlio di Subala,
     	questa è la mia ricchezza o re, che io gioco con te.”

   6 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	 questo avendo udito, deciso ad usare la frode,
     	“vinta!” così disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

   7 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“la città, gli abitanti e la terra con le ricchezze non brahmaniche,
     	e gli uomini, esclusi i brahmani, questa è la ricchezza rimastami,
     	questa è la mia ricchezza o re, che io gioco con te,

   8 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo avendo udito, deciso ad usare la frode,
     	“vinta!” così disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

   9 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“questi figli di re, o re che brillano di bellezza di cui sono adornati,
     	e gli orecchini e gli ori e tutti gli ornamentei delle membra,
     	questa è la mia ricchezza o re, che io gioco con te.”

  10 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo avendo udito, deciso ad usare la frode,
     	“vinta!” così disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

  11 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ bruno, giovane, dagli occhi rossi, dalle spalle di leone, dalle grandi braccia,
     	Nakula è l'unica posta che è di mia propria ricchezza.”

  12 	Śakuni disse:
     	“caro a te è il principe Nakula o Yudhiṣṭhira,
     	noi abbiamo acquisito un'enorme ricchezza, vuoi tu giocarti lui?

  13 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato śakuni i dadi gettava,
     	“vinta!” così disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

  14 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ Sahadeva governa ogni dharma, ha raggiunto in questo mondo la nomea di paṇḍita,
     	questo figlio di re immeritevole di castigo, caro a me, come non lo fosse gioco con te.” 

  15 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo avendo udito, deciso ad usare la frode,
     	“vinta!” così disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

  16 	Śakuni disse:
     	“i due figli di mādrī cari a te entrambi sono vinti da me,
     	più cari a te penso Bhīmasena e il Conquista-ricchezze.”

  17 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“contro il dharma agisci ora, tu che non vedi la condotta,
     	che abbiamo noi intelligenti, e o sciocco vuoi dividerci.”

  18 	Śakuni disse:
     	“l'ubriaco cade in un buco e stupefatto se ne sta fermo immobile,
     	tu sei o re, il maggiore, il migliore, io mi inchino a te o toro fra i bhārata,

  19 	nel sonno o svegli, o Yudhiṣṭhira non vedono 
     	i giocatori che stanno giocando, sono come ubriachi, dicono.”

  20 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“chi in battaglia come una nave ci porta a riva il vincitore dei nemici il fulgido, principe
     	questo irreprensibile eroe mondiale, io gioco con te o Śakuni: il Phalguna.”

  21 	 Vaiśaṁpāyana disse
     	questo avendo udito determinato ad usare la frode,
     	“vinto!” così disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

  22 	Śakuni disse:
     	questo io ho vinto l'arciere dei pāṇḍava, il pāṇḍava ambidestro,
     	il caro Bhīma gioca come la posta che ti è rimasta.”

  23 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"chi ci è guida chi ci conduce alla pugna,, come il tonante il solo il nemico dei dānava
     	il grand'anima dalle sopraciglia unite e lo sguardo obliquo, il collo leonino, che sempre è furioso,

  24 	a cui per forza non si trova uomo pari, il migliore colla mazza, distruttore di nemici,
     	irreprensibile principe, Bhīmasena io gioco o re.”

  25 	 Vaiśaṁpāyana disse;
     	questo avendo udito, deciso ad usare la frode,
     	“vinto!” così disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

  26 	Śakuni disse:
     	“molta ricchezza hai perduto e fratelli, cavalli ed elefanti,
     	guarda o kuntīde se a te vi è della ricchezza non ancora persa.”

  27 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“io sono il principale di tutti i fratelli e caro, a loro
     	vinti da te faremo di propria azione la nostra rovina”

  28 	Vaiśaṁpāyana disse
     	questo avendo udito, deciso ad usare la frode,
     	“vinto!” così disse Śakuni a Yudhiṣṭhira.

  29 	Śakuni disse:
     	“la peggior cosa hai fatto se hai perso te stesso,
     	essendoti rimasta della ricchezza o re è male che tu abbia perduto te stesso.”

  30 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato con la mente guardava tutte le cose puntate al gioco, 
     	perse al gioco e gli eroi ad uno ad uno.”

  31 	 Śakuni disse:
     	“solo la cara regina non è stata persa al gioco,
     	punta Kṛṣṇā la pāñcālī e di nuovo vincerai te stesso.”

  32 	Yudhiṣṭhira disse 
     	“ ella non è debole, non grande, non troppo scura, né rossa,
     	dagli occhi appasionati, io essa gioco con te,

  33 	dagli occhi come foglie autunnali di loto, e con lo stesso profumo,
     	con la bellezza del loto autunnale, col viso simile a Śrī,

  34 	in questo modo può essere, per modestia e per bellezza,
     	e per doti di buona condotta, la donna che un uomo può desiderare,

  35 	che è l'ultima ad andare a letto, la prima a svegliarsi,
     	tutto conosce il da farsi per i mandriani e i pastori,

  36 	risplende come un loto il viso, e profuma come un gelsomino,
     	col vitino a vedī coi lunghi capelli, gli occhi rossi, non troppo pelosa,

  37 	una donna di tal fatta o re, dalla vita sottile è la pāñcālī
     	al gioco io punto Draupadī dalle deliziose membra, avanti o figlio di Subala.”

  38 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così pronunciato il discorso dal dharmarāja o bhārata,
     	vergogna! così erano le parole pronunciate dagli anziani riuniti,

  39 	si agitava l'assemblea o re, i discorsi dei re concordavano,
     	a cominciare da Bhīṣma Droṇa Kṛpa, e nasceva sudore,

  40 	la testa afferratosi Vidura sembrava quasi annichilito,
     	sedeva pensieroso guardando in basso sospirando come un serpente,

  41 	Dhṛtarāṣṭra però, contento, continuamente chiedeva, 
     	che cosa fu vinta? cosa fu vinto? senza controllo sul suo contegno,

  42 	rideva forte Karṇa assieme a Duḥśāsana e agli altri,
     	lacrime cadevano dagli occhi degli altri convenuti, 

  43 	il figlio di Subala senza riflettere apparendo vincitore con folli parole:
     	“ vinta!” e di nuovo così maneggiava i dadi.
     


                              LIX


   1 	Duryodhana disse:
     	“vieni o kṣattṛ conduci Draupadī, la cara moglie degli stimati pāṇḍava,
     	sia condotta veloce alla casa dei servitori con nostra gioia, stia colle schiave.” 

   2 	Vidura disse:
     	“cosa difficile da capire da parte tua, non sai o sciocco, animale preso al laccio,
     	non sai di essere appeso ad un precipizio? da gazzella provochi le tigri per fanciullaggine,

   3 	serpenti e velenosi vi sono nella tua testa, una coppa piena di veleni,
     	non provocare o anima sciocca, non andare alla casa di Yama,

   4 	la schiavitù non ha ottenuto Kṛṣṇā o bhārata, 
     	essendo non più libero, l'ha data nel gioco, questa è la mia opinione,

   5 	come il bambù da frutti al momento della morte, il figlio del re Dhṛtarāṣṭra,
     	pronto per la grande sciagura, non vedeva il gioco come la sua fine,

   6 	non si ferisca, non si usino parole aspre, non si usino verso gli inferiori 
     	parole con cui si faccia tremare l'altro, non si dicano ingiurie che portano all'inferno,

   7 	con la bocca si pronunciano male parole con cui chi le dice ferisce giorno e notte,
     	esse colpiscono le parti vitali dell'altro, queste il savio non dice agli altri,

   8 	una capra scavò fuori una lama da sola, tagliata dalla lama coi piedi togliendo la terra, 
     	tagliava la propria gola terribilmente, similmente non scavare l'inimizia dei pāṇḍava, 

   9 	nessuna mala parola pronunciarono, verso l'abitante della foresta o il padre di famiglia,
     	o l'asceta perfettamente sapiente, così parlano i cani rabbiosi sempre,

  10 	la tremenda oscura porta dell'inferno non vede il figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	molti dei kuru assieme a Duḥśāsana ti hanno seguito nella partita a dadi, 

  11 	le zucche muoiono, le pietre sprofondano, si confondono le navi nell'acqua di continuo,
     	lo sciocco re figlio di Dhṛtarāṣṭra non ascolta le mie parole salutari,

  12 	la fine dunque vi sarà dei kuru, la tremenda distruzione di tutto,
     	le parole sagge degli amici salutari non sono ascoltate e cresce la cupidigia.”
     


                              LX


   1 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	“vergogna sia allo kṣattṛ!” così dicendo eccitato dal gioco, il figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	scorgeva un servitore nella casa e disse a lui in mezzo a quei supremi nobili:

   2 	“tu servo, conduci Draupadī, non aver paura dei pāṇḍava,
     	lo kṣattṛ si oppone da vile, non desiderando mai la nostra prosperità.”

   3 	così apostrofato il servitore, araldo andava veloce, obbediente alle parole del re, 
     	ed entrava egli come un cane, nella tana di leone, la regina dei pāṇḍava incontrando.

   4 	il servitore disse:
     	“essendo Yudhiṣṭhira intossicato dalla malia del gioco, Duryodhana ti vinse,
     	giunta tu sei alla casa di Dhṛtarāṣṭra io ti condurrò al lavoro o figlia di Yajñasena.”

   5 	Draupadī disse:
     	“perchè dici questo o servitore? quale figlio di re giocherebbe la moglie?
     	era confuso il re folle per il gioco? nessun'altra cosa aveva per posta?”

   6 	il servitore disse:
     	“quando non aveva più altra posta, allora giocò il pāṇḍava inconquistabile,
     	puntati furono prima i fratelli dal re e sè stesso e quindi te o figlia di re.”

   7 	Draupadī disse:
     	“vai tu dal giocatore e raggiunto il palazzo chiedi o figlio di sūta,
     	se prima ha perduto sé stesso o me o bhārata,
     	questo avendo saputo ritorna e allora mi condurrai o figlio di sūta.”

   8 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	raggiunto il palazzo egli ripeteva le parole di Draupadī allora,
     	“quale di noi due ha perduto? così disse Draupadī,
     	se egli perse prima sé stesso oppure me?”

   9 	Yudhiṣṭhira era immobile come annichilito,
     	e nessuna parola rispose all'araldo buona o cattiva.

  10 	Duryodhana disse:
     	“qui giunta Kṛṣṇā la  pāñcālī, questa domanda ponga,
     	e qui dunque tutti odano le sue parole e le di lui risposte.”

  11 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	raggiunta la reggia secondo l'ordine di Duryodhana
     	il servitore araldo disse a Draupadī quasi tremando:

  12 	“i re in assemblea ti richiedono o principessa, io penso sia giunta la fine dei kuru,
     	non la prosperità difende quel debole, se tu vai all'assemblea o principessa"

  13 	 Draupadī  disse:
     	“così dunque ha stabilito l'ordinatore le sensazioni toccano sia il saggio che il fanciullo,
     	solo il dharma disse essere il supremo nel mondo, esso proteggendo ci darà la pace.”

  14 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	Yudhiṣṭhiras avendo udito cosa voleva fare Duryodhana,
     	ovvero convocare Draupadī, spediva un messagero o toro dei bhārata,

  15 	“con una sola veste, un cencio alla vita mestruata,
     	giunta all'assemblea rimanga davanti al suocero.”

  16 	quindi la loro faccia avendo visto il re Duryodhana disse eccitato all'araldo
     	qui essa conduci o servo, davanti a lei parlino i kuru,

  17 	quindi l'araldo a lui obbedendo, impaurito dalla furia della figlia di Drupada,
     	trascurando di nuovo lo scopo disse ai convenuti: “ che dirò io a Kṛṣṇā?”

  18 	Duryodhana disse:
     	“Duḥśāsana, questo mio figlio di sūta, da sciocco è spaventato da ventre-di-lupo,
     	tu stesso prendi e porta qui la figlia di Yajñasena, che faranno impotenti i suoi mariti?”

  19 	quindi alzatosi il principe, avendo udito il fratello e vedendolo alterato dall'ira,
     	entrato nel palazzo dei grandi guerrieri, così disse alla principessa Draupadī:

  20 	"vieni vieni o kṛṣṇā sei stata vinta o pāñcāli, guarda Duryodhana senza vergogna,
     	servi i kuru o grandi-occhi-di-loto, secondo il dharma sei presa entra nel padiglione.”

  21 	quindi alzatasi disperata ella asciugatasi la pallida faccia con la mano,
     	afflitta s'affrettava dove erano le donne dell'anziano re, toro fra i kuru, 

  22 	allora veloce s'avvicinava per l'ira Duḥśāsana a lei urlando,
     	e afferrava per i lunghi ondulati capelli neri la moglie del re,

  23 	che erano purificati e sparsi dall'acqua nel grande rito rājasūya e dai mantra, 
     	disprezzando il valore dei pāṇḍava con forza erano stropicciati dal figlio di Dhṛtarāṣṭra,

  24 	egli afferratala portava dinanzi all'assemblea Kṛṣṇā dai neri capelli,
     	Duḥśāsana la portava da sposa, come una senza marito, come il vento una disperata gazzella,

  25 	ella trascinata piegata nella bella forma, piano diceva: “oggi io sono mestruata,
     	una sola veste io ho, o sciocco, non devi condurmi all'assemblea o vile.”

  26 	allora disse a Kṛṣṇā afferrandola violentemente per i neri capelli, 
     	chiama in aiuto Kṛṣṇa e Jiṣṇu e Hari e Nara, io ti conduco

  27 	che tu sia mestruata figlia di Yajñasena oppure con un solo abito o senza,
     	sei stata vinta al gioco e una schiava sei fatta, desidera tra le schiave a tuo piacere.”

  28 	con i capelli sciolti, mezzo vestita, rudemente trattata da Duḥśāsana,
     	vergognandosi e accesa dall'indignazione, piano questo discorso diceva Kṛṣṇā,

  29 	“quelli nel padiglione sono versati negli śāstra, nei riti son tutti uguali ad Indra,
     	rispettabili come guru e tutti guru lor stessi, non oso di stare davanti a loro così,

  30 	tu che agisci vilmente da ignobile non mi spogliare non perseguitarmi,
     	non ti perdorebbero i principi, anche se tu avessi alleati Indra e gli dèi,

  31 	saldo nel dharma è il re figlio di Dharma, il dharma è sottile e intellegibile dall'intelligente,
     	e pure alla parola del marito io non voglio la più piccola macchia tracurando le sue qualità,

  32 	è ignobile che tu mi trascini mestruata in mezzo agli eroi kuru,
     	ma pure nessuno qui mi fa onore, certo seguono la tua opinione,

  33 	vergogna e distruzione sia ai bhārata, il dharma è la condotta dei sapienti kṣatriya,
     	in questa casa dove è superato il confine del dharma dei kuru, tutti i kuru lo vedono,

  34 	in Droṇa e in Bhīṣma non vi è giustizia, né certo nel re grand'anima, 
     	vi è questa tremenda ingiustizia, non si mostrano i primi e gli anziani dei kuru?”

  35 	così pietosamente parlando la bella donna con uno sguardo vide i mariti irati,
     	ella accendeva i pāṇḍava, pieni di furia con sguardi obliqui,

  36 	e per la perdita del regno e della ricchezza e delle preziose gemme addolorati non erano,
     	quanto erano nel vedere la sofferenza di Kṛṣṇā che scatenava la rabbia,

  37 	e Duḥśāsana pure vedendo Kṛṣṇā che guardava ai mariti impotenti,
      	scuotendola con forza quasi allo svenimento disse: “ schiava sei!” ridendo il crudele,

  38 	e Karṇa quelle parole felice approvava ridendo sonoramente,
     	e il re dei gāndhāra il figlio di Subala pure applaudiva Duḥśāsana,

  39 	ma gli altri che erano riuniti là, eccetto quei due e il figlio di Dhṛtarāṣṭra
     	addolorati molto erano vedendo Kṛṣṇā trascinata nell'assemblea.”

  40 	 Bhīṣma disse:
     	“sottile è il dharma io o bellissima non sono in grado di rispondere alla tua domanda rettamente,
     	il privo di ricchezza non può giocare quella altrui, e le donne sono sotto tutela del marito,

  41 	Yudhiṣṭhira perse tutta la terra prosperosa non si allontana dalla verità,
     	dicendo il pāṇḍava io sono vinto, perciò non sono in grado di rispondere,

  42 	nei dadi non ha rivali tra gli uomini Śakuni il figlio di Kuntī con lui giocò volontariamente,
     	non pensa alla frode il grand'anima, perciò non posso rispondere alla tua domanda.”

  43 	Draupadī disse:
     	“da abili fu invitato il re al padiglione, da malvagi ignobili felloni,
     	amanti dei dadi, lui non troppo pratico, come questo ha nome volontariamente?

  44 	di natura pura non si accorge della frode il capo dei pāṇḍava e dei kuru, 
     	e insieme da tutti questi fu pure vinto perciò, e dopo che la posta fu approvata 

  45 	stanno nell'assemblea dei kuru molti signori di figli e nuore,
     	tutti guardando al mio discorso rispondano alla mia domanda rettamente.” 

  46 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	a lei che così piangendo pietosamente parlava guardando impotente i mariti,
     	Duḥśāsana rudi e malevole parole diceva e spiacevoli,

  47 	ella trascinata mestruata col le vesti pendenti senza meritarlo,
     	e ventre-di-lupo guardando Yudhiṣṭhira, si infuriò mostrando grande dolore.
     	


                              LXI


   1 	 Bhīma disse:
     	“ci sono donne non caste in casa dei giocatori o Yudhiṣṭhira,
     	che non puntano al gioco, anche se non vi è pietà per loro,	

   2 	il tributo che portò il re dei kāśi e qualunque altro oggetto prezioso,
     	e le gemme che portarono gli altri signori della terra,

   3 	i carri, e la ricchezza e le corazze e le armi,
     	il regno e pure noi stessi come posta fu presa da altri,

   4 	allora qui io non ne ebbi ira, di tutto e di noi sei il signore,
     	ma io penso sia stato esagerato quando Draupadī fu giocata,

   5 	essa da fanciulla ha ottenuto i pāṇḍava, e non merita per tua colpa,
     	di soffrire da parte dei vili, crudeli e disonesti kaurava,

   6 	per lei la mia rabbia verso te o re, è sorta,
     	e le tue mani io brucerò, Sahadeva porta il fuoco.”

   7 	Arjuna disse:
     	“mai prima d'ora tu o Bhīmasena, pronunciasti un simile discorso,
     	da questi imbrogli dei nemici fu certo distrutto il dharma magistrale,

   8 	i desideri dei nemici non siano compiuti, pratica il supremo dharma, 
     	non si deve trasgredire al fratello maggiore che è virtuoso,

   9 	invitato dal nemico il re avendo in mente il dharma kṣatriya,
     	giocava per desiderio altrui, questo ci da grande gloria.”

  10 	 Bhīmasena disse;
     	“se io sapessi che lui lo fece per sua volontà o conquistatore di ricchezza
     	nel fuoco acceso con la forza, avrei bruciato le sue mani.”

  11 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora avendo visto i pāṇḍava pieni di dolore il figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	Vikarṇa questo disse all'afflitta principessa pāñcālī:

  12 	“alla domanda posta dalla figlia di Yajñasena i principi rispondano,
     	nell'assenza di giudizio alla domanda, sempre per noi ci sarà l'inferno,

  13 	sia Bhīṣma che Dhṛtarāṣṭra entrambi i più anziani dei kuru,
     	nulla dissero insieme e pure Vidura dal grande pensiero,

  14 	pure il figlio di Bharadvāja, maestro di noi tutti e Kṛpa,
     	quindi ache questi due ottimi brahmani non risposero alla domanda,

  15 	e gli altri signori della terra giunti da ogni luogo,
     	abbandonando ira e desideri rispondano secondo la loro opinione,

  16 	alla domanda che pronunciò ripetutamente la bella Draupadī,
     	investigando quale ragione e di quale parte i principi parlino uno dopo l'altro.”

  17 	così egli ripetutamente parlava a tutti i presenti riuniti,
     	e i signori della terra a lui non dicevano nulla né di buono né di cattivo,

  18 	avendo cosi ripetutamnte parlato Vikarṇa a tutti i principi,
     	fregandosi le mai sospirando questo disse:

  19 	“che rispondiate o principi, alla domanda oppure no,
     	io penso sia giusto quanto qui io dirò o kaurava,

  20 	quattro dicono i migliori degli uomini essere le passioni dei principi,
     	la caccia, il bere, i dadi e il troppo attaccamento al piacere sessuale,

  21 	a questi l'uomo vive attaccato rigettando il dharma,
     	e il mondo pensa che questa azione non sia ben fatta da uno così intento,

  22 	in questa passione agiva il figlio Pāṇḍu violentemente,
     	sfidato dai giocatori venne a puntare Draupadī,

  23 	è appartenente a tutti i pāṇḍava la virtuosa,
     	e da quel pāṇḍava che prima fu vinto lui stesso, fu fatta la puntata,

  24 	e dal figlio di Subala desideroso di vincere la posta fu menzionata Kṛṣṇā,
     	tutto questo è dubbioso, io penso che ella non sia stata vinta.”

  25 	questo udendo un grande rumore sorgeva tra i convenuti,
     	che applaudivano Vikarṇa e riproveravano il figlio di Subala,

  26 	cessato il rumore, il figlio di Radhā divenuto furioso,
     	alzato lo splendido braccio queste parole disse:

  27 	“mi sembra che Vikarṇa confonda molte cose,
     	è sorto ciò per la sua distruzione come il fuoco nasce dai legni per accenderlo,

  28 	nulla dissero questi qui, pur richiesti da Kṛṣṇā,
     	secondo il dharma, vinta io credo pensino la figlia di Drupada,

  29 	tu per mera fanciullaggine o figlio di Dhṛtarāṣṭra ti lamenti,
     	che tu fanciullo pronunci in mezzo all'assemblea un discorso da anziano,

  30 	e non certo tu conosci il dharma quanto è vero, o fratello minore di Duryodhana,
     	che la vinta Kṛṣṇā sia non vinta, così tu solo per debole pensiero,

  31 	come puoi pensare non vinta Kṛṣṇā o figlio di Dhṛtarāṣṭra?
     	quando l'intera proprietà perse nell'assemblea il capo dei pāṇḍava,

  32 	e inclusa in tutta la sua proprietà vi è Draupadī o toro dei bhārata,
     	come così puoi pensare non vinta Kṛṣṇā, che fu vinta secondo il dharma?

  33 	menzionata fu Draupadī e con la parola fu approvato dai pāṇḍava,
     	da quale motivo questa tua opinione che non fu vinta?

  34 	o pensi che ella condotta in questa assemblea con una sola veste,
     	lo fu ingiustamente? ascolta qui la mia ultima parola,

  35 	un solo marito alle donne dagli dèi fu ordinato o rampollo dei kuru,
     	questa soggetta a molti si può dire una puttana,

  36 	il condurre lei in assemblea non è ingiusto, questa la mia opinione,
     	o con una sola veste o pure priva di vesti,

  37 	il loro intero possesso ed è lei che possiedono i pāṇḍava,
     	dal figlio di Subala tutta la ricchezza fu vinta secondo il dharma,

  38 	Duḥśāsana infantile è questo Vikarṇa, che vuole parlare da saggio,
     	le vesti dei pāṇḍava e pure di Draupadī togli, 

  39 	questo udendo tutti i pāṇḍava le proprie vesti o bhārata,
     	esterne fatte cadere si sedettero nell'assemblea,

  40 	allora Duḥśāsana o re, la veste di Draupadī con violenza,
     	in mezzo all'assemblea afferrando si accingeva a strappare,

  41 	strappata la veste di Draupadī o signore di genti,
     	un'altra eguale ne apparve ripetutamente,

  42 	allora un suono di approvazione là vi fu con tremendo rumore,
     	quel grande prodigio al mondo sorprese tutti i signori della terra,

  43 	e là Bhīma maledisse in mezzo ai re a voce alta,
     	per l'ira tutto tremando e sfregandosi le mani: 

  44 	“queste mie parole tenete in mento o kṣatriya che abitate il mondo,
     	mai pronunciate prima da altri uomini e che nessun altro pronuncerà,

  45 	se quanto io ho detto non farò o signori della terra,
     	che io non ottenga la meta suprema di tutti gli antenati,

  46 	se di questo malvagio furfante e bastardo dei bhārata,
     	io non berrò il sangue dopo averne aperto il petto in battaglia.”

  47 	di lui udite queste parole infiammanti tutto il mondo, 
     	molto onore gli fecero disprezzando il figlio di Dhṛtarāṣṭra,

  48 	quando una pila di vesti furono ammucchiate in mezzo all'assemblea,
     	allora Duḥśāsana stanco, imbarazzato si sedette,

  49 	un suono di vergogna allora là sorse da far rizzare i capelli,
     	da parte dei sovrani di uomini là riuniti, guardando i figli di Kuntī,

  50 	non risposero i kaurava alla domanda, così
     	gridavano le persone là rimproverando Dhṛtarāṣṭra,

  51 	allora le braccia alzando per trattenere i partecipanti all'assemblea
     	Vidura sapiente di ogni dharma questo discorso pronunciava.

  52 	Vidura disse:
     	 “Draupadī avendo pronunciato una domanda piangendo priva di aiuto,
     	e non essendoci risposta a tale domanda o qui riuniti, il dharma qui fu ferito,

  53 	la sventura cade sull'assemblea come fuoco acceso,
     	questo estinguano quelli qui riuniti, col vero dharma,

  54 	una persona sventurata quindi pronuncia una giusta domanda tra partecipanti,
     	essi rispondano qui alla domanda controllando rabbia e desiderio,

  55 	da Vikarṇa secondo saggezza fu risposto alla domanda o sovrani di uomini,
     	anche lor signori rispondano alla domanda secondo la propria opinione,

  56 	chi presente all'assemblea non risponda alla domanda conoscendo il dharma, 
     	la metà del demerito di chi lo faccia falsamente, ottiene,

  57 	chi di nuovo presente all'assemblea il falso dica conoscendo il dharma,
     	l'intero frutto della menzogna otterrebbe questo è certo,

  58 	qui pure raccontano un'antica storia,
     	sul colloquio tra Prahlāda e il muni figlio di Aṅgiras,

  59 	il re dei daitya aveva nome Prahlāda e suo figlio Virocana,
     	e costui per le grazie di una fanciulla il figlio di Aṅgiras Sudhanvan sfidava:

  60 	' io sono superiore, io sono il superiore così.' per desiderio della fanciulla,
     	di quelle due creature era il lamento come noi udimmo,

  61 	tra i due vi era una controversia e si rivolsero a Prahlāda:
     	'chi di noi due è il superiore rispondi alla domanda non astenerti.'

  62 	egli spaventato dalla questione guardava Sudhanvan,
     	a lui disse Sudhanvan irato splendendo come il bastone di Brahmā:

  63 	'se tu dirai una menzogna o Prahlāda o non parlerai,
     	la tua testa sarà ridotta in cento pezzi dal fulmine del folgoratore.'

  64 	così apostrofato da Sudhanvan era scosso come le foglie di un albero,
     	si recava allora il daitya da Kaśyapa per chiedere al potentissimo.

  65 	 Prahlāda disse:
     	' tu sei sapiente del dharma sia divino che degli asura, 
     	grande saggio dei brāhmani, ascolta questa difficile questione di dharma,

  66 	colui che non risponda ad una domanda o falsamente la giudichi,
     	quali altri mondi avrà? rispondi a questa mia domanda.'

  67 	 Kaśyapa disse:
     	' pur sapendo, chi non risponda ad una domanda per brama, ira o paura,
     	i mille lacci di Varuṇa su di sé si pone addosso,

  68 	e in ogni anno di una sola catena si libera,
     	perciò la verità dev'esser detta da chi la conosce senza indugio,

  69 	ferito è il dharma dall'adharma laddove accada in un'assemblea,
     	i partecipanti all'assemblea obbligati tolgano questa ferita,

  70 	metà colpisce il principale, un quarto rimane agli agenti,
     	e un quarto ai partecipanti all'assemblea che non censurano il proibito,

  71 	senza peccato diviene il capo e si liberamo i partecipanti all'assemblea,
     	laddove il peccato colpisca l'autore e sia censurato chi lo merita,

  72 	coloro che dicano il falso o Prahlāda a chi chiede sul dharma, 
     	questi il merito distruggono di sette generazioni prima e dopo di loro,

  73 	il dolore di uno che ha perso il proprio o anche di uno a cui è morto un figlio,
     	e quello di un debitore e di uno tormentato dal re, 

  74 	di una donna privata del marito, e quello di uno separato dai compagni,
        e il dolore di una il cui marito prende un'altra moglie e di uno colpito da testimoni,

  75 	questi dolori dicono i signori degli dèi essere uguali,
     	tutti questi dolori ottiene chi dice il falso,

  76 	la testimonianza per aver visto coi propri occhi, o udito, o ricordato,
     	il testimone che in verità compia, non soffre perdita di dharma o sostanza.'”

  77 	Vidura disse:
     	“ le parole di Kaśyapa udite, Prahlāda disse al figlio:
     	'superiore a te è Sudhanvan, in quanto di me è migliore Aṅgiras,

  78 	e pure la madre di Sudhanvan è migliore di tua madre,
     	o Virocana, questo Sudhanvan è il signore della tua vita.'

  79 	Sudhanvan disse:
     	'tu che messo da parte l'amore per il figlio sei rimasto fermo nel dharma,
     	io garantisco per tuo figlio che viva cento anni.'”

  80 	Vidura disse:
     	“così dunque il supremo dharma avendo udito tutti i presenti all'assemblea,
     	riflettano su quale sia la risposta qui alla domanda posta da Kṛṣṇā.”

  81 	 Vaiśaṁpāyana disse
     	le parole di Vidura udite i principi non dissero alcunchè,
     	Karṇa però disse a Duḥśāsana conduci Kṛṣṇā alla casa degli schiavi,

  82 	essa tremante vergognosa che si lamentava coi pāṇḍava
     	afflitta dal dolore Duḥśāsana la trascinava in mezzo all'assemblea.
     


                              LXII


   1 	Draupadī disse:
     	“prima non ho fatto il mio dovere, devo farlo dopo,
     	afflitta sono presa con violenza da questo forte che mi trascina,

   2 	onore io rendo a questi importanti signori nell'assemblea dei kuru,
     	non vi sia da parte mia offesa non avendo compiuta prima questa azione.”

   3 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	l'ascetica donna sofferente, scossa da quel dolore,
     	caduta si lamentava così nell'assemblea non usa a ciò:

   4 	Draupadī disse:
     	“nell'agone del mio svayaṁvara io fui vista dai sovrani lì riuniti,
     	mai io primo fui vista in altro luogo come oggi in questa assemblea,

   5 	non il vento non il sole mi videro prima in casa,
     	come io oggi sono vista in mezzo all'assemblea dei kuru riuniti,

   6 	io che prima non mi permettevano di essere toccata in casa anche solo dal vento,
     	tollerano ora i pāṇḍava che sia toccata da questo malvagio,

   7 	e lo tollerano pure i kuru, io credo sia la fine del tempo,
     	che io nuora e figlia sia tormentata senza meritarlo,

   8 	qual'è dunque la pietà che io donna buona e bella,
     	ottenga in mezzo all'assemblea oggi? dov'è dunque il dharma dei sovrani?

   9 	mai prima donne giuste furono condotte in un'assemblea, così noi udimmo,
     	non fu mai prima distrutto il dharma eterno tra i kaurava,

  10 	come io moglie dei pāṇḍava, e sorella del nipote di Pṛṣata essendo,
     	e amica di Vāsudeva, posso stare in questa assemblea di principi?

  11 	se dunque io moglie del dharmarāja nata in tale varṇa,
     	da schiava o da non schiava devo adire, questo ditemi o kaurava,

  12 	questo vile privo di reputazione violentemente mi
     	tormenta e io non sono in grado di sopportarlo a lungo o kaurava,

  13 	se io fui vinta oppure no o quanto altro pensate o sovrani,
     	io desidero mi sia risposto e questo io compirò o kaurava.”

  14 	Bhīṣma disse:
     	“io dissi o bellissima, che la suprema via del dharma,
     	nel mondo non possono percorrerla neppure i savi grandi anime,

  15 	al modo in cui al mondo l'uomo forte vede il dharma,
     	questo stesso dharma viene chiamato da altri oltre il limite del dharma,

  16 	non sono in grado con certezza di deliberare sulla tua domanda,
     	per la sottigliezza e oscurità e la difficoltà di questa azione,

  17 	forse la fine di questa famiglia avverrà tra non molto,
     	tanto tutti i kaurava appaiono attaccati e allettati dall'avidità,

  18 	i nati in nobili stirpi o bellissima fortemente sono afflitti dalle passioni,
     	non deviano dalle vie del dharma giacché di noi tu sei nuora,

  19 	e adeguata a tale modo è la tua condotta o pāñcālī,
     	che pure caduta in difficoltà il dharma tu segui,

  20 	queste persone qui a cominciare da Droṇa sono anziani esperti del dharma,
     	e curvi stanno coi corpi vuoti come morti,

  21 	Yudhiṣṭhira io penso sia l'autorità per questa domanda,
     	ed è in grado di dire lui se tu sei stata vinta o no.”

  22 	Vaiśaṁpāyana disse;
     	allora a lungo avendo visto che lei si lamentava come un'aquila ferita,
     	i sovrani timorosi del figlio di Dhṛtarāṣṭra nulla dicevano di buono o no,

  23 	e vedendo dunque quei figli e nipoti di re silenziosi, il figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	quasi sorridendo queste parole disse allora alla figlia del re dei pāñcāla:

  24 	“questa domanda poni al nobile, a Bhīma ad Arjuna e a Sahadeva,
     	e a tuo marito Nakula, o figlia di Yajñasena, rispondano essi alla questione da te posta, 

  25 	parlino in mezzo agli arya al capo Yudhiṣṭhira o pāñcāli a tuo favore,
     	tutti rendano menzoniero il dharmarāja, o pāñcāli e tu ti libererai dalla schiavitù,

  26 	fermo nel dharma il dharmarāja grand'anima simile ad Indra da sé dica questo,
     	se egli era tuo signore o no e per la sua parola accetta questo solo,

  27 	tutti i kaurava qui nell'assemblea che sono presi da dolore interiore per te,
     	non rispondono i sinceri Arya rettamente, pur vedendo i tuoi sfortunati mariti.”

  28 	quindi tutti i presenti là applaudirono sonoramente le parole del re dei kuru, 
     	e rumorosamente mossero le vesti, e ' hā!  hā!' pure là v'era questo grido,
     	tutti i principi erano soddisfatti onorando il migliore dei kuru per dharma, 

  29 	e tutti i principi guardavano Yudhiṣṭhira
     	“perchè non parla il sapiente nel dharma?” così guardando di sbieco,

  30 	“perchè non parla Bībhatsu il pāṇḍava mai sconfitto in battaglia?
     	e Bhīmasena e i gemelli?” molta curiosità ne avevano,

  31 	cessato quel rumore questo disse Bhīmasena,
     	stendendo il largo e rotondo braccio spalmato di sandalo:

  32 	"se il dharmarāja Yudhiṣṭhira nostro guru,
     	non fosse il signore di questa famiglia noi non lo sopporteremmo,

  33 	egli è padrone dei nostri tapas e riti, e pure padrone delle nostre vite,
     	se lui pensa di sé di essere vinto, noi pure siamo vinti,

  34 	non scamperebbe da me il vivente che ha i piedi sulla terra,
     	sarebbe soggetto alla morte avendo toccato i capelli della pāñcālī

  35 	guardate le mie due tonde e lunghe braccia come sbarre di ferro,
     	afferrato dentro questo paio non si libererebbe neanche il Cento-riti,

  36 	ma legato al vincolo del dharma, non cerco il pericolo,
     	trattenuto dal rispetto al guru e arrestato da Arjuna,

  37 	autorizzato però dal dharmarāja, come un leone le vili gazzelle,
     	questi malvagi figli di Dhṛtarāṣṭra schiaccerei colle spade delle mie mani.”

  38 	a lui allora dissero Bhīṣma, Droṇa, e Vidura: 
     	“calmati! ogni cosa è possibile per te.”
     


                              LXIII


   1 	 Karṇa disse:
     	"tre dunque sono i senza ricchezza, lo schiavo, il pupillo, e la moglie soggetta,
     	tu moglie di schiavo sei la sua ricchezza o bella, e la schiava senza marito è ricchezza di schiavi,

   2 	entra al nostro sevizio e onoraci, questa e l'azione che resta, entra nel palazzo,
     	tutti sono signori di te o principessa, i figli di Dhṛtarāṣṭra non quelli di Pṛthā,

   3 	una altro marito scegli presto o splendida,  dal quale non otterrai coi dadi la schiavitù,
     	e un'irreprensibile condotta d'amore verso i padroni ci sia sempre nella tua schiavità,

   4 	vinto fu Nakula, Bhīmasena, Yudhiṣṭhira, Sahadeva e Arjuna,
     	divenuta schiava, entra o figlia di Yajñasena, essi vinti, non sono più tuoi mariti,

   5 	e quale causa pensa vi sia in sé di coraggio e virilità qui il pṛthāde,
     	che la figlia di Drupada il re dei pāñcāla, in mezzo all'assemblea giocò ai dadi?”

   6 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo avendo udito Bhīmasena furioso, forte soffiava con aspetto sofferente,
     	obbediente al re e legato ai vincoli del dharma quasi bruciando con gli occhi accesi d'ira

   7 	 Bhīma disse:
     	“non mi adiro per il figlio del sūta o re, entrato nella disciplina di schiavo,
     	mai avrebbero osato i nemici parlarmi così se tu non avessi giocato o re dei re?”

   8 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	le parole del figlio di Rādhā udite il re Duryodhana allora 
     	a Yudhiṣṭhira divenuto muto quasi senza sentimenti, questo disse: 

   9 	“ Bhīma, Arjuna e i due gemelli sono sotto il tuo governo o sovrano,
     	rispondi alla domanda se tu pensi che Kṛṣṇā non sia stata vinta.”

  10 	così avendo parlato al kuntīde alzata la propria veste 
     	quasi ridendo guardava la pāñcālī ebbro del proprio potere,

  11 	simile ad un tronco di banano, fornita di tutti i segni,
     	come la proboscide di un elefante, dura come l'acciaio,

  12 	avendo sorriso al figlio di Rādhā e quasi assalendo Bhīma,
     	a Draupadī che guardava, mostrava la coscia sinistra,

  13 	Ventre-di-lupo questo vedendo, spalancati gli occhi rossi,
     	proclamava in mezzo ai re quasi facendo risuonare l'assemblea:

  14 	“lo stesso mondo dei padri non ottenga Ventre-di-lupo,
     	se questa coscia con la mazza non maciullerò in una grande battaglia.”

  15 	acceso d'ira, delle fiamme da tutte le sue aperture,   
     	come dalle cavità di un albero icendiato, uscivano. 

  16 	Vidura disse:
     	“guardate il supremo pericolo che viene da Bhīmasena riconoscetelo dai vincoli del re Varuṇa,
     	questo in precedenza è nato dal destino, un'altra calamità è sorta tra i bhārata,

  17 	eccessiva fu la partita ai dadi, o figli di Dhṛtarāṣṭra che in assemblea disputate della donna,
     	la vostra prosperità sembra in pericolo, i kuru si consultano con mali consigli,

  18 	il dharma riconoscete presto, in questo malo concilio l'assemblea si deteriora,
     	se il giocatore avesse giocato ella da padrone senza essere vinto lui stesso,

  19 	sarebbe come vincere in sogno la ricchezza, questo io penso che lui giocò senza possesso
     	ascoltando le parole del figlio di GāndhārI o kuru, non allontanatevi dal dharma.”

  20 	Duryodhana disse:
     	"alle parole di Bhīma e di Arjuna io sono fermo e a quelle dei gemelli.
     	se dicono Yudhiṣṭhira non ti possedeva allora o figlia di yajñasena libera sei dalla schiavitù."

  21 	Arjuna disse:
     	“il re padrone era prima che noi giocasse il kuntīde, il dharmarāja, grand'anima,
     	di cosa fosse padrone dopo aver perso se stesso questo giudichino tutti i kuru.”

  22 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora nella casa del re Dhṛtarāṣṭra uno sciacallo forte gridava nell'agnihotra,
     	a lui degli asini rispondevano o re, e ovunque vi erano uccelli di malaugurio,

  23 	quel rumore Vidura sapiente di verità e la figlia di Subala udivano terribile,
     	e Bhīṣma e Droṇa e pure il gautama sapiente dissero forte: “fortuna! fortuna!”

  24 	allora Gāndhārī e il sapiente Vidura il tremendo portento vedendo, al re 
     	si mostravano come afflitti, allora il re questo discorso disse:

  25 	“colpito sei o sciocco Duryodhana tu che in assemblea di questi tori tra i kuru, 
     	o malvagio così parlasti di questa donna, cioè di Draupadī loro moglie legale”

  26 	così avendo parlato il saggio Dhṛtarāṣṭra cercando l'utile dei parenti li proteggeva
     	e alla pāñcālī kṛṣṇā disse questo consolandola, decidendo saggiamente il sapiente:

  27 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ un dono scegli o pāñcālī che da me desideri
     	la migliore delle mie nuore tu sei, buona e fedele al dharma.”

  28 	Draupadī disse:
     	“se tu mi dai un dono che io scelga o toro fra i bhārata, 
     	che il potente Yudhiṣṭhira sempre seguace del dharma sia libero dalla schiavitù,

  29 	non dicano i fanciulli non conoscendo la sua virtù,
     	che è figlio di schiavo, così diventato Prativindhya,

  30 	figlio di re una volta è stato come nessuno degli altri uomini,
     	cresciuto con cura, non può essere che si veda l'esser figlio di schiavo.”

  31 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“un secondo dono o bella, io ti concedo sceglilo da me,
     	la mia mente ne garantisce non uno solo tu meriti questo dono.”

  32 	Draupadī disse 
     	“con il carro e con l'arco Bhīmasena, il Conquista-ricchezze,
     	Nakula e Sahadeva io scelgo come secondo dono.”

  33 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“un terzo scegline da me, non meriti solo due doni,
     	tu sei la migliore delle mie nuore nel praticare il dharma.” 

  34 	Draupadī disse:
     	“la brama porta alla distruzione del dharma o signore, io non lo merito, 
     	impropriamente è accettato un terzo dono, o migliore dei sovrani,

  35 	uno solo dicono il dono del vaiśya, e due doni alla donna kṣatriya,
     	tre sono per i re o re dei re, e cento doni per il brahmano,

  36 	i miei mariti sono diventati liberi dai peggiori mali, 
     	e troveranno la prosperità o re con le pure azioni.”
     


                              LXIV


   1 	 Karṇa disse:
     	“noi udimmo di donne che tra gli uomini erano famose per bellezza,
     	ma di nessuna di queste un agire simile mai udimmo prima,

   2 	essendo i pṛthādi pieni di rabbia e pure i figli di Dhṛtarāṣṭra,
     	Draupadī Kṛṣṇā qui condusse alla calma il figli di pāṇḍu,

   3 	immersi senza un nave nell'acqua, che affogavano senza appoggi,
     	la pāñcālī essa stessa nave, i figli di Pāṇḍu portava a riva.”

   4 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo avendo udito Bhīmasena fuori dai gangheri in mezzo ai kuru:
     	“la donna fu la salvezza dei figli di Pāṇḍu.” così disse con la mente sconvolta:

   5 	“ tre luci ha l'uomo così disse Devala,
     	il generare, l'agire e il sapere, quando la vita è finita,

   6 	nell'impurità vuota di vita abbandonato dai parenti, 
     	il corpo dell'uomo questi tre produce,

   7 	una nostra luce fu spenta dal trascinamento della moglie,
     	o Conquista-ricchezze come può esservi procreazione nata da donna offesa?

   8 	Arjuna disse:
     	“alle rudi parole dette o non dette dall'inferiore,
     	i bhārata, uomini superiori sempre non replicano,

   9 	rammentano i benefici e non gli atti ostili,
     	i virtuosi sono riconoscenti, avendo ottenuto buona opinione di sé.”

  10 	 Bhīma disse:
     	“qui io ucciderò velocemente tutti questi nemici riuniti,
     	quindi uscendo o re, taglia le radici o bhārata, 

  11 	quale sia la disputa fra noi, e quale il problema o bhārata,
     	ora invero io ucciderò questi qui e tu regna sulla terra.”

  12 	 Vaiśaṁpāyana disse 
     	così avendo parlato Bhīmasena circondato dai fratelli minori,
     	come un leone in mezzo alle prede guardava per una rapida uccisione,

  13 	consolato e carezzato dal pṛthāde infaticabile
     	sudava il grandi-braccia, per il fuoco interiore quel valoroso,

  14 	dalle aperture di lui irato a cominciare dalle orecchie o signore di uomini,
     	un fuoco acceso di fiamme assieme al fumo nasceva,

  15 	e orribile a vedersi la sua faccia per l'increspare delle soppraciglia,
     	simile a quella di Yama stesso quando è raggiunta la fine dello yuga, 

  16 	Yudhiṣṭhira circondando con un braccio quel possente di braccia: 
     	“non così!” gli disse “rimani calmo o bhārata.”

  17 	trattenuto il grandi-braccia con gli occhi rossi d'ira, 
     	egli si avvicinava al padre Dhṛtarāṣṭra a mani giunte.
     


                              LXV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“o re ordina cosa dobbiamo fare, tu sei il nostro signore,
     	sempre vogliamo restare ai tuoi ordini o bhārata.”

   2 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“o senza-avversari, con buona fortuna e benedizione andate 
     	con mia licenza, con le vostre ricchezze, regnate sul vostro regno,

   3 	questo mio ordine di me anziano, sia tenuto a mente, 
     	questo è il mio intero pensiero che conduce alla suprema salvezza,

   4 	Yudhiṣṭhira, tu o caro conosci la sottile via dei dharma,  
     	sapiente tu sei o grande saggio, riverito dagli anziani,

   5 	quanto vi è d'intelligenza tanta la pace, trova la calma interiore o bhārata,
     	la lama non penetra se non il legno, la lama taglia il legno,

   6 	gli atti ostili non si ricordano, i meriti si vedono non i demeriti,
     	nel conflitto non cadono quelli che sono gli uomini migliori,

   7 	in concione male parole dicono gli uomini vili, o Yudhiṣṭhira,
     	le medie persone apostrofate rispondono a questi con ulteriore durezza,

   8 	apostrofati così o non apostrofati, ostili e maliparole 
     	non replicano mai i saggi, i migliori degli uomini,

   9 	ricordano le azioni felici, non le ostili,
     	i buoni si compiacciono avendo buona opinione di sé,

  10 	così sia la tua condotta di nobile, nell'associazione coi buoni, 
     	l'offesa di Duryodhana o caro, non tenere nel cuore, 

  11 	alla madre Gāndhārī e a me che mi aspetto i tuoi benefici,
     	guarda, al padre prossimo alla vecchiaia e cieco o bhārata,

  12 	deliberatmente da me prima la partita fu guardata
     	per desiderio di vedere gli amici e la forza e la debolezza dei figli,

  13 	non soffrivano i kuru o re, di cui tu sei il sovrano
     	e Vidura il saggio consigliere istruito in tutti le scritture,

  14 	in te il dharma, in Arjuna il valore in Bhīmasena la forza
     	e la fede e l'ascolto del maestro nei due gemelli, i migliori degli uomini,

  15 	o senza-avversari, la bella khāṇḍavaprastha raggiungi,
     	con i tuoi fratelli, vi sia buona fratellanza, nel dharma si mantenga la tua mente.”

  16 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato il migliore dei bhārata il dharmarāja Yudhiṣṭhira
     	compiuta ogni legge degli arya partiva assieme ai fratelli,

  17 	essi su carri simili a nuvole stando assieme a Kṛṣṇā
     	partirono a cuor contento verso la splendida città di indraprastha.