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29. Āraṇyaka

( Il libro della foresta. III, 1-11)

                              I

   1 	Janamejaya disse:
     	“così vinti ai dadi i pṛthādi e infuriati coi malvagi
     	figli di Dhṛtarāṣṭra, e coi loro consiglieri, per l'inganno o migliore dei ri-nati,

   2 	avendo udite rudi parole da quelli che proclamavano suprema inimicizia,
     	cosa fecero i kauravya miei antichi antenati?

   3 	quei potenti privi della sovranità, nel dolore caduti, 
     	come nella foresta vivevano i pṛthādi dallo splendore simile a Śakra?

   4 	e quali li seguirono dopo che caddero nella suprema calamità?
     	e quale cibo e cosa facevano e dove era la residenza delle grandi anime?

   5 	in che modo i dodici anni nella foresta quelle grandi anime, 
     	i potenti uccisori di nemici trascorsero o migliore dei brahmani?

   6 	e in che modo la figlia del re, la migliore di tutte le donne,
     	fedele ai mariti, la gloriosa, che sempre il vero diceva,
     	senza meritare il dolore, affrontava la dura vita nella foresta?

   7 	tutto questo narrami in dettaglio o ricco in tapas,
     	di udire desidero la condotta degli splendidi dai molti poteri,
     	da te narrata o saggio brahmano, grande curiosità vi è in me.” 

   8 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così sconfitti ai dadi, i pṛthādi e furiosi coi malvagi 
     	figli di Dhṛtarāṣṭra e coi loro consiglieri, partirono dalla città degli elefanti,

   9 	allora uscendo dalla porta verso vardhamānapura,
     	verso settentrione portando le armi partirono assieme a Kṛṣṇā,

  10 	e altri quattordici a cominciare da Indrasena con le mogli, loro
     	seguirono sui carri veloci prendendo tutti le donne,

  11 	partiti loro avendo saputo, i cittadini colpiti dal dolore,
     	ripetutamente rinproverando Bhīṣma, Vidura, Droṇa e il Gautama,
     	allontanata la paura dicevano avvicinandosi l'un l'altro:

  12 	“per noi non vi è famiglia, né casa, né noi stessi, 
     	laddove il malvagio Duryodhana protetto dal figlio di Subala,
     	da Karṇa e da Duḥśāsana questo regno vuole governare,

  13 	se non abbiamo famiglia né condotta né dharma o utile, come può esservi la felicità?
     	laddove quel malvagio assieme ai malvagi il regno cerca,

  14 	Duryodhana in odio al guru, e amico di chi ha cessato la buona condotta,
     	avido di ricchezza e arrogante, vile, crudele per natura, 

  15 	non è questa l'intera terra dove Duryodhana è re,
     	rettamente andiamo tutti dove vanno i pāṇḍava,

  16 	le grandi anime, i compassionevoli vincitori dei sensi e dei nemici,
     	modesti, e gloriosi e seguaci della condotta nel dharma.”

  17 	così avendo parlato seguirono i pāṇḍava e raggiuntili,
     	dissero tutti a mani giunte, ai rampolli di Kuntī e di Mādrī:

  18 	“ dove andate voi, abbandonandoci pieni di dolore?
     	pure noi vi seguiremo dove state andando,

  19 	avendo udito che ingiustamente voi siete stati vinti da impietosi nemici,
     	violentemente spaventati siamo tutti, non meritiamo qui di essere abbandonati,

  20 	sempre noi fummo devoti e affezionati amici intenti al vostro bene,
     	nel regno di un cattivo re non vorremmo perire tutti,

  21 	e udite, noi seguiremo le virtù e i vizi o tori fra gli uomini,
     	come sarà la coabitazione buona o cattiva,

  22 	come le vesti, l'acqua, i semi della terra, e l'aroma che profuma
     	dai fiori, così saranno le qualità nate dal coabitare,

  23 	l'associazione coi folli è origine dell'illusione,
     	di giorno in giorno è sorgente di dharma l'unione coi buoni,

  24 	perciò assieme ai saggi, agli anziani, ai buoni per natura, ai dotati di tapas,
     	e ai santi devoti alla pace l'unione di deve fare,

  25 	di quelli per cui nascita, sapienza e azione sono tre cose splendide,
     	costoro devi servire, con loro lo stare insieme è più venerabile degli śāstra,

  26 	pur senza agire, noi tra i buoni dal puro agire,
     	la purezza otterremmo, e il male dall'onorare i malvagi,

  27 	dal vedere, toccare, parlare e abitare coi privi di bontà,
     	quelli che praticano il dharma si perdono, e gli uomini non hanno successo,

  28 	e perisce l'intelletto degli uomini, associandosi coi vili,
     	coi medi ottiene la medietà e il meglio coi migliori,

  29 	quali sono le qualità celebrate al mondo, relative al dharma al kāma e all'artha,
     	sorte dagli usi del mondo, dette dai veda, approvate dai sapienti, 

  30 	queste buone qualità sono combinate in voi in vari modi,
     	noi vogliamo vivere in mezzo a voi pieni di qualità, desiderando il meglio.”

  31 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ ricchi noi siamo, che siamo ritenuti meritevoli di stima e affetto, 
     	pur non avendo le qualità che dicono i sudditi a cominciare dai brahmani,

  32 	questo io assieme ai fratelli annuncio a tutti voi, 
     	null'altro che questo dovete fare per la compassione e l'amore verso di noi,

  33 	Bhīṣma l'avo, il re, Vidura e mia madre, 
     	sono persone amiche a me care, nella città che ha nome dagli elefanti,

  34 	con attenzione sono protettori del nostro bene riguardo al kāma e all'artha,
     	assieme a tutti voi sono afflitti da pena e sofferenza,

  35 	giunti così lontano ritornate giurando di stare insieme,
     	essendo la mia gente un deposito io devo porre la mia mente piena di affetto,

  36 	questa è la mia doverosa azione da trattenere suprema nel cuore,
     	per questa buona azione la mia soddisfazione diverrà onorata.”

  37 	Vaiśaṁpāyana disse
     	così consigliati dal dharmarāja quelle genti,	
     	fecero un tremendo grido di dolore o re, addolorati,

  38 	ricordando le qualità del pṛthāde presi dal dolore a da suprema sofferenza,
     	malvolentieri desistevano quindi dall'accompagnare i pāṇḍava,

  39 	tornati indietro i cittadini, saliti sui carri i pāṇḍava,
     	partirono verso un grande ficus chiamato pramāṇa sulle rive della jāhnavī, 

  40 	i pāṇḍava quell'albero avendo raggiunto nel resto del giorno, 
     	trascorsero quella notte gli eroi, lavandosi con quella pura acqua,
     	fatti i riti dell'acqua, la notte trascorsero essi sommersi dal dolore,

  41 	li seguirono là per affetto alcuni ri-nati,
     	sia quelli con fuoco sia quelli senza, coi loro discepoli e parenti,
     	circondato da costoro il re splendeva con le parole del brahman, 

  42 	in un momento bello e terribile, tra questi che mostravano il fuoco 
     	una conversazione sorgeva, completata la recitazione del brahman,

  43 	ed essi con voci dolci come di oche selvatiche, quel re, il migliore dei kuru
     	consolando, questi eccellenti saggi spendevano tutta la notte.
     


                              II


   1 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	schiarendosi la notte davanti a quegli infaticabili nell'agire,
     	che stavano per entrare nella foresta, stavano loro davanti quei saggi che vivevano di offerte,
     	allora ad essi il re il figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira disse:

   2 	“ noi siamo privi di tutto il nostro, privi del regno, privi di fortune,
     	raccogliendo per cibo frutti e radici, entreremo addolorati nella foresta,

   3 	e la foresta piena di oscurità e con molti serpenti e animali feroci,
     	io penso diventera per voi certamente un tormento,

   4 	e il tormento dei brahmani affligge anche gli dèi
     	molto più che me, dunque o saggi tornate indietro a vostro piacere.”

   5 	i brahmani dissero
     	“qual'è la vostra meta o re, a questa noi siamo pronti ad andare,
     	non meritiamo noi devoti e che guardiamo al buon dharma di essere abbandonati, 

   6 	compassione per i devoti anche gli dèi hanno,
     	specialmente per i brahmani fedeli alla buona condotta.”

   7 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ pure io ho sempre suprema devozione per i brahmani o ri-nati,
     	invero mi affligge questa mancanza di dipendenti,

   8 	che raccolgano per me pure radici e frutta e animali,
     	questi miei fratelli sono confusi dai dolori nati dalla sofferenza,

   9 	per l'offesa fatta a Draupadī e per la perdita del regno
     	già pieni di dolore, a loro io non posso aggiungervi altre pene.”

  10 	i brahmani dissero
     	“ non porre in cuore il pensiero per il nostro nutrimento o principe,
     	da noi stessi raccogliendo i frutti della foresta, vi seguiremo,

  11 	con la meditazione e la preghiera ti forniremo il benessere,
     	e con piacevoli storie ci rallegreremo nella foresta.”

  12 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“questo senza dubbio mi piacerebbe, insieme ai brahmani
     	ma dal mio stato di privazione io vedo come una mia vergogna,

  13 	come posso guardare tutti voi raccogliere il cibo da voi stessi,
     	tormentati senza colpe voi miei devoti? vergogna ai malvagi figli di Dhṛtarāṣṭra.”

  14 	 Vaiśaṁpāyana disse
     	così avendo parlato il sovrano a terra cadeva sofferente,
     	ma un sapiente ri-nato, devoto dell'anima universale, di nome Śaunaka,
     	e competente nello yoga-sāṁkhya questo disse al re:

  15 	“le migliaia circostanze di dolore, e quelle di paura a centinaia,
     	di giorno in giorno non confondono il sapiente,

  16 	non sono invero intenti in azioni dalle molte macchie, contrarie alla sapienza,
     	che distruggono il miglior stato, i saggi come siete voi, 

  17 	di otto parti dicono la concezione che distrugge ogni male,
     	essa è unita alla śruti, alla smṛti, e alla pace interiore, questa in te è radicata o re,

  18 	nelle disgrazie dell'artha, nelle sfortunate calamità della propria gente,
     	quelli come voi non cadono nei dolori dell'anima e del corpo,

  19 	ascoltate io reciterò come una volta da Janaka 
     	grand'anima furono cantate le strofe per compiere la fermezza di sé,

  20 	dai due dolori che sorgono dalla mente e dal corpo è tormentato il mondo, 
     	il modo  di pacificare entrambi sia concisamente che diffusamente ascolta,

  21  	malattia, contatto di cose indesiderabili, fatica, e frustrazione dei desideri,
     	il dolore corporale sopraggiunge per queste quattro cause,

  22 	per velocemente calmarlo e non pensarci sempre,
     	l'ansia e la malattia si curano con questi due: lo yoga e la medicina,

  23 	i medici intelligenti perciò per prima cosa cercano di calmare
     	la mente degli uomini con amorevoli discorsi, che producano piacere,

  24 	dal dolore mentale il corpo è tormentato,
     	come l'acqua posta in una pentola da un pezzo di ferro rovente,

  25 	il dolore mentale si calmi perciò con la conoscenza come il fuoco coll'acqua,
     	calmato il dolore mentale il corporeo s'acquieta,

  26 	la radice del dolore mentale è nell'attaccamemto, così si insegna,
     	dall'attaccamento si muove ogni creatura e va in contatto col dolore,

  27 	i dolori sono radicati nell'attaccameto e le paure nascono dall'attaccamento,
     	la sofferenza, il piacere e la fatica tutto scaturisce dall'attaccamento,

  28 	e dall'attaccamento la spinta al fare nasce, e pure la totalità delle sensazioni,
     	letali entrambe queste due cose, ma la prima è risaputa più dura,

  29 	come il fuoco nato in una cavità, interamente dalle radici brucia l'albero,
     	così anche una piccola macchia di passione distrugge il dharma e l'artha,

  30 	il rinunciante che riconosce il peccato ne ottiene il distacco, 
     	la creatura priva di inimicizia e di proprietà ottiene l'assenza di passioni,

  31 	perciò l'attaccamento agli amici e compagni e all'accumulo di ricchezza,
     	e quello sorto per il proprio corpo si può estinguere con la conoscenza,

  32 	ai pieni di saggezza, ai primi, ai conoscitori degli śāstra, dall'anima compiuta,
     	a questi non si unisce l'attaccamento come non fa l'acqua alle foglie di loto,

  33 	l'uomo soverchiato dalle passioni viene trascinato dai desideri,
     	la voglia nasce in lui e quindi l'avidità sorge,

  34 	l'avidità è il peggiore di tutti i mali, sempre procura miseria agli uomini,
     	e questa terribile seguace del male densa di adharma, 

  35 	che è difficile da lasciare per gli sciocchi, che non diminuisce nella decrepitezza,
     	questa la malattia che è mortale, la felicità è di chi rigetta l'avidità,

  36 	senza inizio né fine l'avidità nascosta dentro il corpo degli uomini,
     	distrugge le creature come il fuoco non nato da grembo,

  37 	come il combustiibile si distrugge per il fuoco autoalimentato,
     	così l'anima incompleta, dalla cupidigia naturale perisce,

  38 	del re, dell'acqua, del fuoco, del furto e pure dei parenti,
     	è la paura dei ricchi, come sempre della morte quella dei viventi,

  39 	come la carne in aria dagli uccelli e in terra dalle fiere,
     	è divorata e nell'acqua dai pesci, così da tutto è divorato il ricco,

  40 	la ricchezza per qualche uomo diverrà un disgrazia, 
     	e l'uomo attaccato ai beni come fosse la miglior cosa, non trova il meglio,
     	perciò tutti quelli che crescono con la memte confusa cercano la ricchezza,

  41 	avarizia, orgoglio e arroganza, paura e agitazione,
     	questi i dolori degli uomini che i saggi sanno nati dalla ricchezza,

  42 	procurata la ricchezza vi è dolore nel difenderla e diminuirla,
     	nella perdita v'è dolore, nello spenderla dolore, e si muore invero per averla,

  43 	lasciare le ricchezze è dolore, e anche quelli che le guardano, infelici
     	per il dolore divengono, non si deve pensare alla loro perdita.

  44 	la scontentezza seguono gli sciocchi, i sapienti ottengono la contentezza,
     	non vi è fine alla sete, esser contenti è la suprema felicità,

  45 	perciò nel contentarsi invero, qui la ricchezza vedono i sapienti,
     	impermanenti sono giovinezza, bellezza, vita, accumulo di ricchezza,
     	sovranità, vivere con la persona amata, di queste cose non si cura il sapiente,

  46 	si abbandonino le ricchezze perciò, chi può sopportare il dolore nato da esse?
     	nessun possessore di ricchezze si vede felice,

  47 	e perciò dagli uomini giusti è lodata l'indifferenza per la ricchezza,
     	astenersi dal contatto è meglio che la difficile pulizia di chi è unto,

  48 	Yudhiṣṭhira, tu non devi aver contatto con le ricchezze,
     	se in te vi è l'agire nel dharma, devi volere la libertà dalle ricchezze del mondo.”

  49 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“non per brama di godere della ricchezza questa io desidero,
     	per il sostentamento dei savi, o brahmano, io la desidero non per avidità,

  50 	uno come noi o brahmano, che vive da capofamiglia, come
     	può non compiere il sostentamento e pure la protezione di chi ci segue?

  51 	la compartecipazione dei beni appartiene a tutti gli esseri,
     	così dunque deve essere garantita a chi non ha da cuocere, dal capofamiglia,

  52 	le erbe, la terra, l'acqua e la parola felice e sincera, per quarta,
     	mai devono mancare queste cose nelle case dei buoni,

  53 	dare un letto al disgraziato, un sedile a chi è stanco,
     	da bere a chi ha sete e cibo all'affamato,

  54 	si deve dare occhio, si deve dare cuore, e si deve dare buona parola
     	andando incontro, si deve accogliere chi viene, e onorarlo rettamente,

  55 	di quanti non onorano l'agnihotra dei loro parenti, ospiti e amici,
     	figli, mogli, e fratelli sono bruciati dal fuoco,

  56 	non per sé solo si cuocia il cibo, non invano si uccidano gli animali,
     	e non si mangi quanto non è stato offerto secondo le regole,

  57 	ai cani, ai fuoricasta, e agli uccelli si sparga sulla terra, 
     	questo sacrificio di nome vaiśvadeva si offra al mattino e alla sera,

  58 	chi mangia i resti sacri, è come se mangiasse perciò l'amṛta,
     	il cibo restante dopo aver nutrito il seguito, come i resti sacri è l'amṛta,

  59 	chi pratica questa condotta si comporta nel modo del capofamiglia,
     	il dharma di costui dicono sia il supremo, oppure tu cosa ne pensi o saggio?”

  60 	Śaunaka disse:
     	“oh, certo, molto misero e inauspicabile questo mondo, 
     	da cui il santo si ritira e di cui il malvagio si compiace,

  61 	per nutrire i visceri e lo stomaco l'insavio usa molto cibo,
     	confuso e soverchiato dalle passioni, posseduto interamente dai sensi,

  62 	pure l'uomo di ragione è attirato dai sensi che lo trascinano,
     	come un cocchiere con la mente confusa da cattivi cavalli impetuosi,

  63 	i sei sensi quando incontrano il loro oggetto,
     	il desiderio si manifesta nato dal naturale scopo di essi,

  64 	di chi dagli oggetti dei sensi è trascinata la mente,
     	in costui il desiderio sorge, e ne nasce la fruizione,

  65 	quindi dalla forza di quanto si aspetta e dal desiderio degli oggetti dei sensi,
     	chi è trafitto, cade nel fuoco della brama, come una falena per la brama di luce,

  66 	e quindi confuso dai cibi e dai piaceri o signore di popoli,
     	affonda nella bocca della grande confusione e non riconosce sé stesso,

  67 	così ricade nel ciclo delle rinascite in molteplici grembi,	
     	vagando dunque come una ruota, tra le brame, l'ignoranza, e la cattiva condotta, 

  68 	a cominciare dai brahmani per finire come un filo d'erba, vive
     	nell'acqua, sulla terra, nell'aria, rinascendo continuamente,

  69 	questa è la via degli sciocchi, ora ascolta quella degli intelligenti,
     	che sono le persone liete nel migliore dharma e intente alla liberazione,

  70 	compi la parola dei veda, ma abbandona l'agire,
     	perciò senza attaccamento si compiano tutte queste azioni, 

  71 	il sacrificare, lo studio, i doni, il tapas, sincerità, calma interiore, autodominio,
     	assenza di avidità, questa è la via del dharma dalle otto parti tramandata,

  72 	qui i primi quattro modi sono nel sentiero della via degli antenati,
     	e queste azioni si devono compiere senza cadere nell'attaccamento,

  73 	le ultime sono la via degli dèi, sempre percorsa dai virtuosi,
     	in questa strada dalle otto parti l'anima perfetta si muova,

  74 	con la retta chiusura dei desideri, con la retta sottomissione dei sensi,
     	con la retta eccellenza dei voti, e con il retto servizio al guru,

  75 	e col giusto consumo di cibo, e col retto accostarsi allo studio, 
     	col corretto abbandono delle azioni, e col corretto controllo del pensiero,
     	così le azioni compiono, coloro che vogliono vincere il saṁsāra,

  76 	liberi da passione e odio, gli dèi hanno ottenuto la sovranità,
     	i rudra, i sādhya, gli āditya, i vasu e pure i due aśvin,
     	uniti alla sovranità dello yoga governano le creature,

  77 	quindi anche tu o kuntīde, fermo restando nella perfetta pace interiore,
     	attraverso il tapas cerca la perfezione e il perfetto yoga o bhārata,

  78 	la perfezione fatta da madre e padre, e quella fatta dalle tue azioni,
     	attraverso il tapas cerca, per mantenere i ri-nati brahmani,

  79 	i perfetti quanto vogliono compiono per magìa,
     	perciò fermo nel tapas restando, compi ogni tuo desiderio.”
     


                              III


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	da Śaunaka così apostrofato il figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira,
     	avvicinatosi al purohita questo disse in mezzo ai fratelli:

   2 	“la mia partenza seguirono questi brahmani adepti dei veda,
     	e io non sono in grado di nutrirli sommerso da molto dolore,

   3 	non posso abbandonarli e non vi è in me possibilità di doni,
     	in che modo qui io devo agire? questo dimmi o venerabile.”

   4 	un istante egli avendo pensato, ricercando nel dharma la via,
     	a Yudhiṣṭhira questo disse Dhaumya il migliore dei sostenitori del dharma:

   5 	“una volta create le creature erano oppresse da terribile fame,
     	allora per compassione di loro, il sole come fosse il loro padre,

   6 	andato verso il nord, col calore dei suoi raggi evaporando le acque,
     	alla via del sud ritornato, nella terra penetrava l'astro,

   7 	allora le erbe che sono nei campi quel signore delle erbe,
     	lo spendore del giorno alzatosi con la pioggia faceva nascere,

   8 	e irrigato dai raggi della luna si vivificava il sole andato sulla terra,
     	le sei pure fragranze dell'erbe sulla terra diverrero il cipo dei viventi,

   9 	così fu fatto dal sole il cibo, sostentamento degli esseri,
     	egli è perciò il padre di tutti gli esseri, in lui cerca rifugio,

  10 	i re grand'anime, puri per nascita e per agire,
     	sollevano tutte le creature, saldi restando completamente nel tapas,

  11 	da Bhīma, da Kārtavīrya da Vainya, e da Nahuṣa, da costoro
     	assorti in meditazione yoga, e tapas, furono sollevate le creature sventurate,

  12 	quindi anche tu o anima giusta, purificato dall'agire,
     	saldo nel tapas secondo il dharma sostieni i ri-nati o bhārata.”

  13 	così pronunciate da Dhaumya queste parole opportune,
     	il dharmarāja con anima pura particava un supremo tapas, 

  14 	con grandi offerte di fiori adorando il sole che illumina il giorno,
     	saldo nella yoga, quell'anima giusta, nutrendosi di vento e domati i sensi,
     	immergendosi nell'acqua della Gaṅgā, raffermava i tre fiati. 

  15 	Janamejaya disse:
     	“in che modo quel toro fra i kuru, il re Yudhiṣṭhira,
     	in favore dei saggi, si propiziava il sole dal meraviglioso cammino?”

  16 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	attento ascolta o re, puro diventato e concentrato,
     	e pazienta un momento o re dei re, io tutto ti racconterò interamente, 

  17 	quanto detto da Dhaumya al pṛthāde dalla grandissima anima,
     	i centootto puri nomi, ascolta o grande intelletto, 

  18 	Sūrya, Aryaman, Bhaga, Tvaṣṭṛ, Pūṣārka, Savitṛ, Ravi,
     	Gabhastimat Aja, Kāla, Mṛtyu, Dhātṛ, Prabhākara,

  19 	Pṛthivi, e Āpas, e Tejas, e Kha, e Vāyu, Parāyaṇa,
     	Soma, Bṛhaspati, Śukra, Budha, e Aṅgāraka,

  20 	Indra, Vivasvat, Dīptāṁśu, Śuci, Śauri, Śanaiścara,
     	 Brahmā, Viṣṇu, Rudra, Skanda, Vaiśravaṇa, Yama,

  21 	Vaidyuta, e Jāṭhara, Agni, Aindhana, Tejasāṁpati,
     	Dharmadhvaja, Vedakartṛ, Vedāṅga, Vedavāhana,

  22 	Kṛta, Tretā, Dvāpara, Kali, Sarvāmarāśraya,
     	 Kalā, Kāṣṭhā, e Muhūrtā, Pakṣā, Māsā, Ṛtu,

  23 	Saṁvatsarakara, Aśvattha, Kālacakra, Vibhāvasu,
     	 Puruṣa, Śāśvata, Yogin, Vyaktāvyakta, Sanātana,

  24 	Lokādhyakṣa, Prajādhyakṣa, Viśvakarman, Tamonuda,
     	Varuṇa, Sāgara, e Aṁśu, Jīmūta, Jīvana, Arihan,

  25 	Bhūtāśraya, Bhūtapati, Sarvabhūtaniṣevita,
     	Maṇi, Suvarṇa, Bhūtādi, Kāmada, Sarvatomukha,

  26 	Jaya, Viśāla, Varada, Śīghraga, Prāṇadhāraṇa,
     	Dhanvantari, Dhūmaketu, Ādideva, Aditīsuta,

  27 	Dvādaśātman, Aravindākṣa, Pitṛ, Mātṛ, Pitāmaha,
     	Svargadvāra, Prajādvāra, Mokṣadvāra, Triviṣṭapa,

  28 	Dehakartṛ, Praśāntātman, Viśvātman, Viśvatomukha,
     	Carācarātman, Sūkṣmātman, Maitreṇa, Vapuṣānvita,

  29 	questi sono del celebrato sole grand'anima,
     	i centootto puri nomi, pronunciati da Śakra grand'anima,

  30 	e da Śakra Nārada li apprese, e Dhaumya in seguito,
     	da Dhaumya Yudhiṣṭhira acquisendoli, ottenne ogni desiderio,

  31 	il venerato dalle schiere di dèi e mani e yakṣa, celebrato da asura, demoni e siddha,
     	il luminoso splendido come l'oro, e come il fuoco, tu pure tienilo a mente,

  32 	chi all'alba, reciti concentrato, otterrà figli e moltitudine di gemme e ricchezze, 
     	e troverà l'uomo sempre il ricordo delle vite passate, e memoria e suprema intelligenza, 

  33 	l'uomo che questo inno del migliore degli dèi reciti con anima pura, concentrato,
     	costui si libera dal mare infuocato della sofferenza e ottiene quanto desidera in cuore.
     


                              IV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora il sole che illumina il giorno, compiaciuto si mostrava al pāṇḍava,
     	luminoso, nel proprio corpo fiammenggiante come il fuoco:

   2 	“tutto quanto tu desideri o re, otterrai,
     	io fornirò a te cibo per sette più cinque anni, 

   3 	frutta, radici, carne, vegetali, quanto è preparato in questa grande pentola,
     	oggi per te questo cibo di quattro varietà sarà inesauribile,
     	e varia ricchezza avrai tu.” così avendo parlato scompariva

   4 	ottenuto il dono il kuntīde, uscito dall'acqua il sapiente del dharma,
     	abbracciava i piedi di Dhaumya e i fratelli abbracciava quell'incrollabile,

   5 	assieme a Draupadī osservando si avviava il potente,
     	nella pentola quel cibo faceva preparare il pāṇḍava,

   6 	andava a prendere cibo selvatico dei quattro generi, 
     	e inesauribile cresceva il cibo col quale nutriva i ri-nati,

   7 	e saziati i saggi, e dopo aver nutrito anche il seguito,
     	il resto conosciuto come vighasa, in persona consumava Yudhiṣṭhira,
     	e dopo che ebbe mangiato Yudhiṣṭhira il resto mangiava la nipote di Pṛṣata,

   8 	così egli simile al sole per splendore, avendo ottenuto dall'astro del giorno,
     	quanto desiderava in cuore, ai brahmani lo dava il potente,

   9 	e preceduto dal purohita in un giorno e nei tempi auspicabili,
     	gli addetti al sacrificio iniziarono secondo le regole i mantra prescritti,

  10 	quindi compiute le benedizioni assieme a Dhaumya i pāṇḍava,
     	circondati dalle schiere dei ri-nati, partirono verso la foresta kāmyaka.
     


                              V*


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	entrati nella foresta i pāṇḍava, il figlio di Ambikā che ha per occhi la saggezza, addolorato,
     	ben seduto, il discorso diceva all'anima giusta, a Vidura dal profondo intelletto:

   2 	“la tua saggezza è commisurabile al bhṛguide, tu conosci il dharma supremo e sottile,
	giusto tu sei stimato tra i kaurava, il meglio per loro dunque dimmi,

   3 	così andata la cosa che io feci, ora o Vidura come i cittadini ci onoreranno? 
     	e pure essi non ci abbatteranno alla radice? non vorrei che pure loro cadessero in rovina.”

   4 	Vidura disse:
     	“i tre scopi della vita hanno radice nel dharma e il regno dicono sia radicato nel dharma, 
     	nel dharma o re, vivendo quanto possibile, proteggi tutti i figli e quelli di Kuntī,

   5 	il dharma fu violato nell'assemblea, dal figlio di Subala e dai malvagi presenti,
     	invitando il figlio di Kuntī alla partita, contravvenne al patto tuo figlio,

   6 	io conosco un modo per por rimedio a questo errore o re,
     	di come tuo figlio o kuru, libero dal male possa stare al mondo rettamente,

   7 	che i figli di pāṇḍu ottengano tutta quanto tu o re, avevi dato a loro,
     	questo il supremo dharma che il re si contenti del proprio, e non prenda l'altrui,

   8 	questo si deve fare, dare ogni cosa, essi saranno contenti e Śakuni disonorato,
     	e così ai tuoi figli dai il resto o re, questo affrettandoti compi,

   9 	se tu non farai ciò o re, certamente vi sarà la distruzione dei kuru,
     	non l'irato Bhīmasena o Arjuna rispasmierebbero i nemici in battaglia,

  10 	per chi ha il guerriero, l'arciere ambidestro, per chi v'è l'arco gāṇḍiva primo al mondo,
     	per chi v'è Bhīma, guerriero dalle forti braccia, cosa c'è al mondo di innottenibile?

  11 	allora alla nascita di tuo figlio io dissi che il tuo interesse allora era, 
     	di abbandonare il figlio, lui è il nemico della stirpe, e questo o re, tu non facesti,
     	e ora se il tuo vantaggio non farai o re, avrai da dolertene,

  12 	se a ciò così accossentirà tuo figlio, contento che ai pāṇḍava sia l'unico regno,
     	non vi sarà dolore per te nel pieno della gioia, se tu non trattieni tuo figlio e i suoi amici,
     	allora un'altro lo fermerà, poni il figlio di Pāṇḍu sul trono,

  13 	il senza-avversari libero da passioni, secondo il dharma regni sulla terra o re,
     	allora o re, i principi tutti come vassalli immediatamente staranno davanti a noi,

  14 	Duryodhana, Śakuni, il figlio del sūta, amorevoli onorino i figli di Pāṇḍu,
      	Duḥśāsana chieda scusa a Bhīmasena, e in mezzo all'assemblea alla figlia di Drupada, 

  15 	e tu conciliati Yudhiṣṭhira e ponilo sul trono onorandolo,
     	da te richiesto che altro potrei dirti, questo facendo tu farai quanto si deve o re.”

  16 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“questo discorso che tu in assemblea pronunciasti qui promuovendo i pāṇḍava e me,
     	il loro bene è il male dei miei, tutto questo non sopporta il mio cervello,

  17 	da dove viene ora questa tua decisione che parli in favore dei pāṇḍava?
     	con questo ora io penso non sei utile a me, come posso abbandonare il figlio per i pāṇḍava?

  18 	senza dubbio essi sono miei figli, ma Duryodhana è nato dal mio corpo,
     	lascia il tuo corpo in favore di altri! chi parlerebbe con imparzialità giudicando così?

  19 	contorto tutto ciò che mi dici o Vidura, e io considero eccellente la tua mente! 
     	come preferisci va o resta, pur ben conciliata una mala donna se ne va.”

  20 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato Dhṛtarāṣṭra o re, alzatosi improvvisamente entrava dentro il palazzo
     	“non è così!”,  quindi dicendo, e Vidura si recava dove erano i pṛthādi.
     


                              VI


   1 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	i pāṇḍava tori dei bharata, determinati a vivere nella foresta,
     	partirono dalle rive della jāhnavī verso kurukṣetra col loro seguito,

   2 	ed essi avendo onorato la Sarasvatī, la Dṛṣadvatī e la Yamunā, 
     	andarono di foresta in foresta sempre verso la regione occidendale,

   3 	quindi sulle rive della Sarasvatī, tra pianure desertiche,
     	videro una foresta di nome kāmyaka cara alle schiere dei muni,

   4 	là in quella foresta piena di uccelli e selvaggina, gli eroi 
     	risiedevano ed erano confortati dai muni o bhārata,

   5 	e pure Vidura desideroso di vedere i figli di Pāṇḍū,
     	si recava con un solo carro nella prosperosa foresta kāmyaka,

   6 	allora giunto alla foresta con un rapido carro e veloci cavalli,
     	vide il dharmarāja seduto in luogo solitario assieme a Draupadī, ai fratelli e ai brahmani,

   7 	quindi il re dalle sincere promesse vide Vidura che si avvicinava veloce da distante, 
     	e allora disse al fratello Bhīmasena: “cosa ci dirà lo kṣattṛ raggiungendoci?

   8 	forse che egli per ordine del figlio di Subala viene a sfidarci al gioco?
     	forse che il vile Śakuni desidera vincere le nostre armi di nuovo ai dadi?

   9 	vagli incontro o Bhīmasena! sfidato io non sono in grado di ritirarmi,
     	se vi è qualche dubbio per il gāṇḍīva, per noi sarebbe incerto l'ottenere il regno.”

  10 	quindi alzatisi i pāṇḍava tutti o re, accolsero Vidura,
     	e da loro onorato l'ājamīḍha giustamente si univa ai figli di pāṇḍu,

  11 	i tori tra gli uomini riconfortato Vidura gli chiesero allora lo scopo della venuta
     	e pure a loro egli in dettaglio raccontava quanto accaduto con Dhṛtarāṣṭra figlio di Ambikā.

  12 	Vidura disse:
     	“o senza nemici, a me di nascosto disse Dhṛtarāṣṭra abbracciandomi e onorandomi,
     	così andate le cose, per ottenere la pace dimmi la via per loro e per me,	

  13 	io dissi però quale fosse opportuno per i kuru e la via benefica per Dhṛtarāṣṭra 
     	questa via la sua mente non approvava e quindi io un altro mezzo non trovo,

  14 	la cosa migliore io dissi o pāṇḍava, ma il figlio di Ambikā non mi ascoltò,
     	come un cibo salutare per l'ammalato, non piacque a lui quanto io dicevo

  15 	non si conduce al meglio o senza nemici, la donna licenziosa pure in casa di un vedista,
     	parlando non potei compiacere il toro dei bharata, come un marito sessantenne una vergine,

  16 	è certa la distruzione dei kuru, non  segue la cosa migliore Dhṛtarāṣṭra,
     	come alla foglia di loto l'acqua spruzzata non aderisce così il beneficio a lui detto,

  17 	quindi irato Dhṛtarāṣṭra mi disse: 'dove credi o bhārata là vai pure,
     	non desidero di nuovo la tua assistenza nel reggere la città o la terra,

  18 	lasciato dunque da Dhṛtarāṣṭra o re, veloce io corsi ad informarti,
     	tutto quello da me detto nell'assemblea ascoltalo che io lo dirò di nuovo,

  19 	chi sommerso di duri dolori dai nemici aspettando paziente attenda il suo tempo,
     	aria soffiando come su un piccolo fuoco da sé egli può godere da solo della terra,

  20 	chi o re, la ricchezza divida coi seguaci, pure compartepici i suoi seguaci nel dolore,
     	questo dono di propiziarsi gli amici, e di acquistarli, dicono sia la conquista della terra, 

  21 	sincerità o pāṇḍava, splendore, senza lamenti, eguaglianza e di cibo e di beni coi seguaci,
     	e da sé non offendere davanti a loro, questa condotta rende prospero il sovrano.”

  22 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“farò così come dici, al tuo supremo parere attento avvivinandomi,
     	e quanto altro pure tu hai detto, nel tempo e luogo adatto io compirò interamente.”
     


                              VII


   1 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	partito dunque Vidura verso l'āśrama dei pāṇḍava,
     	Dhṛtarāṣṭra dalla grande saggezza si addolorava, o bhārata,

   2 	egli giunto alla porta del palazzo trascinato dal ricordo di Vidura,
     	alla presenza dei signori della terra cadeva privo di sensi,

   3 	riacquistata di nuovo la coscienza, alzandosi da terra egli,
     	avvicinatosi a Saṁjaya, il re queste parole diceva:

   4 	“ mio fratello e amico, è come un secondo Dharma in persona,
     	di lui ricordandomi ora, violentemente si spezza il mio cuore,

   5 	mio fratello, sapiente nel dharma presto riconduci a me!”
     	così parlando il sovrano pietosamente si lamentava,

   6 	tormentato dai rimorsi inappetente per il ricordo di Vidura,
     	per affetto verso il fratello o re, a Saṁjaya queste parole diceva:

   7 	“vai o Saṁjaya, cerca mio fratello Vidura,
     	se egli vive offeso dalla mia cattiva rabbia,

   8 	nessuno vi è più acuto di questo mio fratello,
     	una offesa io feci a quel saggio dall'incommensurabile intelletto,

   9 	come posso riottenere lui che ha suprema intelligenza?
     	che non abbia perso la vita il saggio, vai da lui e riconducilo o Saṁjaya.”

  10 	udite le parole del re e ubbidendo a lui,
     	Saṁjaya “certamente!” avendo detto partiva verso la foresta kāmyaka,

  11 	egli rapidamente raggiunta la foresta dove erano i pāṇḍava,
     	scorse quindi Yudhiṣṭhira vestito di pelli di antilope,

  12 	seduto assieme a Vidura e ai brahmani a migliaia,
     	e protetto dai fratelli come il Cento-riti dagli dèi,

  13 	Saṁjaya allora avvicinatosi a Yudhiṣṭhira lo onorava,
     	e Bhīma, Arjuna e i gemelli pure propriamente incontrava,

  14 	e richiesto della propria salute dal re, e ben accomodatosi Saṁjaya,
     	raccontava lo scopo della sua venuta e queste parole diceva:

  15 	“ il re Dhṛtarāṣṭra figlio di Ambikā ti ha in mente o kṣattṛ,
     	vai a vederlo avendolo raggiunto veloce, e rivifica il principe,

  16 	egli onorando i migliori degli uomini, i pāṇḍava rampolli dei kuru,
     	col permesso di questo leone tra i re o onorevole, tu devi andare.”

  17 	così apostrofato l'intelligente Vidura, affezionato alla sua gente,
     	col consenso di Yudhiṣṭhira di nuovo veniva alla città degli elefanti,	

  18 	al grande saggio disse allora il glorioso Dhṛtarāṣṭra:
     	“ fortuna sei giunto o sapiente del dharma, e ti rammenti di me o senza-macchia!

  19 	oggi giorno e notte io o toro dei bharata, per te
     	vegliando vedevo il tuo splendido corpo.”

  20 	e abbracciando Vidura gli baciava la testa,
     	e “perdonami,” diceva, “ che ti ho parlato con ira.”

  21 	Vidura disse:
     	“perdonato sei da me o re, tu sei il nostro supremo guru,
     	quindi io sono venuto rapido desideroso di vederti,

  22 	gli uomini di mente virtuosa, o tigre fra gli umani sono
     	vicini agli afflitti, o re, non qui di deve dubitare,

  23 	come sono i figli di pāṇḍu per me tali i tuoi figli,
     	ma essendo in disgrazia essi, la mia mente si avvicina a loro.” 

  24 	Vaiśaṁpāyana disse:	
     	l'un l'altro riconciliandosi i due fratelli dal grande splendore,
     	Vidura e Dhṛtarāṣṭra ne ebbero grande gioia.
     	


                              VIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	avendo udito che Vidura era tornato e col re si era riconciliato,
     	il re figlio di Dhṛtarāṣṭra, si addolorava lo sciocco,

   2 	egli convocato il figlio di Subala, e pure Karṇa e Duḥśāsana,
     	disse questo discorso il re preso nell'oscurità nata dall'ignoranza:

   3 	“è ritornato il consigliere stimato da Dhṛtarāṣṭra,
     	Vidura il sapiente amico dei figli di Pāṇḍu felice per loro,

   4 	in quanto Vidura la sua opininione non faccia mutare,
     	riguardo il ritorno dei pāṇḍava, tanto consigliatemi a mio vantaggio,

   5 	quindi io vedo i pṛthādi rivenuti qui in qualche modo,
     	io di nuovo mi disseccherò privo d'acqua se non impedito,

   6 	il veleno, oppure il cappio o la spada, il gettarmi nel rogo 
     	compirò, non sopporto di vedere di nuovo qui loro in prosperità.”

   7 	Śakuni disse:
     	“in quale folle opinione o re, sei fermo o signore di popoli,
     	partiti loro dopo aver stretto l'accordo non succederà questo,

   8 	fedeli alla loro parola sono tutti i pāṇḍava o toro dei bharata, 
     	mai o caro, essi accetteranno la parola di tuo padre, 

   9 	e anche se l'accetteranno o di nuovo torneranno in città,
     	rigettando l'accordo, di nuovo vi sarà un nostro piano,

  10 	tutti saremo indifferenti e obbedienti al re,
     	spiando i punti deboli dei pāṇḍava stando attorno a loro.”

  11 	 Duḥśāsana disse:
     	“ così è ciò o grande saggio, come tu dici o zio,
     	sempre la mia mente approva quanto dici.”

  12 	 Karṇa disse:
     	“tutti noi vogliamo quanto tu desideri o Duryodhana,
     	e un'unica opinione in noi tutti appare o re.”

  13 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato da Karṇa allora il re Duryodhana,
     	con mente non troppo felice, veloce si girava da una parte, 

  14 	avendo capito allora Karṇa, muovendo i begl'occhi
     	con ira a Duḥśāsana e al figlio di Subala a tutti e due,

  15 	disse molto irato, inalberandosi da sé stesso:
     	“dunque qual'è la mia opinione ascoltate o sovrani,

  16 	noi tutti cerchiamo di fare il bene del re con le nostre mani,
     	e non siamo capaci tutti noi di restare infaticabili nel suo bene,

  17 	noi prese le armi e saliti sui carri con le armature,
     	andiamo insieme ad uccidere i pāṇḍava mentre sono nella foresta,

  18 	quando tutti loro saranno uccisi e andati alla sconosciuta meta,
     	senza rivali saranno i dhārtarāṣṭra e pure noi,

  19 	quanto essi saranno miserabili, quanto pieni di sofferenza,
     	quanto privi di amici, tanto felice sarà la mia mente.”

  20 	il suo discorso avendo udito, onoratolo ripetutamente,
     	“certamente!” così tutti risposero al figlio del sūta,

  21 	così avendo parlato pieni d'ira tutti ad uno ad uno su carri,
     	partirono tutti insieme decisi ad uccidere i pāṇḍava,

  22 	loro partiti sapendo allora Kṛṣṇa il dvaipāyana,
     	avendoli visti con l'occhio divino, giungeva quell'anima perfetta,

  23 	arrestando tutti loro, il beato venerato nel mondo,
     	al re che ha la saggezza per vista, seduto avvicinatosi disse il migliore dei santi.
     


                              IX


   1 	Vyāsa disse:
     	“o Dhṛtarāṣṭra, grande saggio, ascolta le mie parole,
     	io dirò a te qual'è il supremo bene di tutti i kuru,

   2 	non ho caro o fortebraccio, che i pāṇḍava siano andati nella foresta,
     	offesi e vinti dai sodali di Duryodhana,

   3 	essi ricordando le tribolazioni di questi tredici anni,
     	lanceranno furiosi, veleno sui kaurava o bhārata,

   4 	questo perchè il malvagio figlio tuo dall'ottuso pensiero,
     	che è sempre irato coi pāṇḍava per aver il regno vuole ucciderli,

   5 	sia ben trattenuto quello sciocco, si calmi tuo figlio,
     	volendo uccidere loro nella foresta, perderebbe la vita,

   6 	quanto disse Vidura il saggio, quanto Bhīṣma, quanto noi,
     	quanto Kṛpa e Droṇa, questo sia riconosciuto come il meglio,

   7 	la discordia con la propria gente è proibita o grande saggio,
     	e non permettere o re, questo disonore contrario al dharma,

   8 	e un tale suo desiderio contro i pāṇḍava o bhārata,
     	sia abbandonato o re, porterebbe ad una grande calamità,

   9 	quindi quello sciocco tuo figlio vada nella foresta, 
     	assieme ai pāṇḍava o re, da solo senza compagni,

  10 	quindi un affetto nato dallo stare insieme, di tuo figlio coi pāṇḍava,
     	se vi fosse, ora tu avresti ottenuto lo scopo o signore di uomini

  11 	o se la condotta che nasce fin dalla nascita,
     	si dice che prosegua fino alla morte o re,

  12 	cosa ne pensa Bhīṣma, o Droṇa oppure Vidura?
     	o tu stesso? presto si compia l'azione opportuna, il bene passa in fretta.”
     


                              X


   1 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“o venerabile, io pure non approvo questa lode dei dadi, 
     	io penso che lo feci trascinato dal fato o muni,

   2 	non l'approvava Bhīṣma, non Droṇa, né Vidura,
     	Gāndhārī non voleva la partita, e questa per la mia mente confusa fu fatta,

   3 	di abbandonare non sono capace l'insensato Duryodhana,
     	per amore del figlio o beato, pure sapendo ciò, o fermo nei voti.”

   4 	Vyāsa disse:
     	“o sovrano figlio di Vicitravīrya quanto tu dici è vero,
     	legame supremo io so il figlio, altro non si trova pari al figlio,

   5 	pure Indra fu istruito dal pianto dei celesti,
     	e pure con tutti gli altri beni non si trova cosa superiore al figlio,

   6 	qui io a te racconterò una grande e suprema storia,
     	e il colloquio tra Indra e i celesti o signore di popoli,

   7 	recatasi dunque o re, nel paradiso di Indra si lamentava Surabhi,
     	la madre delle vacche una volta o caro, e Indra la consolava. 

   8 	Indra disse:
     	' perchè ti lamenti o splendida? una residenza dei celesti
     	o tra gli uomini o tra le vacche non sarà questa piccola cosa.' 

   9 	Surabhi disse:
     	'nessuna vostra sventura si vede o signore dei trenta,
     	io soffro per il figlio, per lui mi lamento o Kauśika,

  10 	guarda quel selvaggio contadino come il mio debole figlio,
     	con la frusta colpisce, e lo opprime con l'aratro,

  11 	lui vedendo violentemente colpito e stanco o signore dei celesti,
     	piena di compassione sono o re degli dèi, e la mia mente è sconvolta,

  12 	uno là, che è pieno di forza certamente sopporta il sovrappeso,
     	l'altro dotato di piccola forza, magro, stretto al collo
     	con difficolta sopporta il carico e per lui io soffro o Vāsava,

  13 	è sofferente per esser colpito dalla frusta continuamente,
     	guarda o Vāsava, come lui è incapace di sopportare il carico,

  14 	per lui io sono piena di dolore e mi lamento sopraffatta dal dolore,
     	e con le lacrime che scendono dagli occhi sono divenuta miserevole.'

  15 	Indra disse
     	' tra le migliaia di figli oppressi o splendida,
     	perchè sei qui impietosita? solo uno dei tuoi figli qui soffre.'

  16 	Surabhi disse:
     	'se pur per me tutte le migliaia di figli sono uguali,
     	del figlio che è miserevole però o Śakra, sono maggiormente impietosita.'”

  17 	 Vyāsa disse: 
     	“avendo Indra sentite le parole di Surabhi fortemente sorpreso,
     	pur della vita stessa pensava il proprio figlio essere superiore,

  18 	faceva piovere allora immediatamente abbondante pioggia,
     	facendo ostacolo all'aratura il beato il punitore di Pāka,

  19 	quanto proclamava Surabhi, lo stesso sia per te,
     	la compassione per tutti i figli afflitti è la superiore,

  20 	come è mio figlio Pāṇḍu per me così sei tu o figliolo,
     	e Vidura dalla grande saggezza per affetto, questo ti dico,

  21 	alla fine tu hai centouno figli o principe,
     	e i cinque di Pāṇḍu appaiono miserevoli e pieni di dolore,

  22 	come possono vivere? come prosperare interamente anche così,
     	essendo afflitti i pṛthādi la mia mente ne soffre,

  23 	se o principe tu desideri che i kuru vivano,
     	tuo figlio Duryodhana sia ricondotto alla pace coi pāṇḍava.”
     


                              XI


   1 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“così sia ciò o grande saggio, come tu ci dici o muni,
     	e io questo riconosco e tutti questi sovrani di uomini,

   2 	tu signore pensi il meglio che porterà gioia e felicità ai kuru,
     	e questo pure mi disse Vidura, Bhīṣma, e Droṇa o muni,

   3 	se io sarò favorevole e se avrò pietà dei kuru,
     	dovrò comandare al mio malo figlio Duryodhana.”

   4 	 Vyāsa disse:
     	“il venerabile ṛṣi Maitreya, viene qui o re, 
     	seguendo i cinque fratelli pāṇḍava per desiderio di vederci,

   5 	quel grande ṛṣi o re, a tuo figlio Duryodhana
     	comanderà nel modo giusto la pace della tua famiglia, 

   6 	quanto lui dirà o re dei re, questo si deve fare senza esitazione,
     	se non si fa quando si deve, irato maledirà tuo figlio.”

   7 	Vaiśaṁpāyana disse:	
     	cosi avendo parlato Vyāsa partiva e Maitreya appariva,
     	onorandolo lo accoglieva il sovrano di uomini coi suoi figli,

   8 	o offerta l'acqua e tutto quanto si deve fare allo stanco toro dei muni,
     	e inchinandosi il re Dhṛtarāṣṭra figlio di Ambikā, disse:

   9 	“fu felice il tuo viaggio nella regione di kurujāṅgala o venerabile?
     	e sono in salute gli eroi, i cinque fratelli pāṇḍava?

  10 	e quei tori fra gli uomini vogliono restare fermi all'accordo?
     	e vi sarà un'interrotta fraternità tra i kuru?”

  11 	Maitreya disse:
     	“seguendo un pellegrinaggio ai tīrtha io raggiunsi kurujāṅgala,
     	e per caso vidi nella foresta di kāmyaka il dharmarāja,

  12 	vestito di pelli e coi capelli in crocchio, che abitava in una foresta di asceti,
     	schiere di muni erano convenuti a vedere il grand'anima,

  13 	là udivo o grande re, della cattiva condotta dei tuoi figli, 
     	e della grande calamità sorta nella forma di una partita ai dadi,

  14 	quindi io ti raggiunsi per attenzione vero i kuru,
     	sempre un superiore affetto e piacere per te io ho o illustre,

  15 	questo non può accadere mentre tu e Bhīṣma siete viventi,
     	che l'un l'altro i tuoi figli si oppongano o signore di uomini,

  16 	tu devi essere il centro di ogni punizione e prevenzione o re, 
     	per quale motivo trascuri questa terribile azione accaduta,

  17 	nell'assemblea, come se fosse un evento di fuoricasta o rampollo dei kuru?
     	per questo non risplendi o re, in compagnia degli asceti.”

  18 	 Vaiśaṁpāyana disse: 
     	quindi rivolgendosi all'impaziente re Duryodhana,
     	il venerabile ṛṣi Maitreya disse con oneste parole:

  19 	“ Duryodhana grandi-braccia, ascolta o migliore dei parlanti,
     	 le parole che io dico per il tuo bene o grande saggio,

  20 	non assalire i pāṇḍava o re, compi il tuo interesse, 
     	e quello dei pāṇḍava e dei kuru e del mondo o toro fra gli uomini,

  21 	tutti queste tigri fra gli uomini sono guerrieri valorosi con le armi,
     	tutti pieni di forza come cento elefanti, forti e solidi come la folgore,

  22 	tutti sono fedeli alla parola data, tutti stimati fra gli uomini,
     	uccisori dei nemici degli dèi, dei rakṣasa dalla mutevole forma,
     	a cominciare da Hiḍimba e da Baka; e del rakṣas Kirmīra,

  23 	che di notte procedeva, uno di queste grandi anime,  
     	la via sbarrava fermo come un'immobile monte,

  24 	e Bhīma, il celebrato combattente il migliore dei forti con la forza
     	lo uccise come fosse un animale, come una tigre una vile preda,

  25 	guarda o re conquistatore del mondo, come da Bhīma fu abbattuto
     	in duello il grande guerriero Jarāsaṁdha forte come cento elefanti,

  26 	quelli di cui è parente Vāsudeva e cognato il nipote di Pṛṣata,
     	quale uomo soggetto alla vecchiaia e alla morte in battaglia li affronterebbe?

  27 	sia pace da parte tua coi pāṇḍava o toro dei bhārata,
     	accetta le mie parole o re, non cadere in potere della morte.”

  28 	così apostrofato da Maitreya o signore di popoli,
     	egli afferrata con le mani la coscia simile ad una proboscide di elefante,

  29 	Duryodhana fatto un sorriso, con un piede scrivendo in terra
     	nulla dicendo lo sciocco stava in piedi guardando in basso,

  30 	senza desiderio di obbedire che grattava la terra,
     	Duryodhana avendo visto o re, l'ira entrava in Maitreya,

  31 	il migliore dei muni, Maitreya sopraffatto dall'ira, 
     	e fedele al giusto, pose mente a maledirlo,

  32 	quindi egli d'acqua spargendo gli occhi arrossati dall'ira,
     	Maitreya malediva il figlio di Dhṛtarāṣṭra dal debole pensiero:

  33 	“poiché tu senza rispetto per me alle mie parole non desideri obbedire,
     	allora di questa offesa immediatamente ottieni il frutto, 

  34 	a questa tua ingiuria radicata nascerà una grande battaglia,
     	dove Bhīma il forte con colpi di mazza spezzerà la tua coscia.”

  35 	pronunciate che ebbe queste parole il sovrano della terra Dhṛtarāṣṭra,
     	cercava di propiziarsi il muni: “ che non sia così!”

  36 	Maitreya disse:
     	“se tuo figlio s'incamminerà nella pace o re, se così 
     	 la maledizione non avverrà, o caro, altrimenti avverrà.”

  37 	 Vaiśaṁpāyana disse: 
     	attonito o re dei re, il padre di Duryodhana allora
     	 a Maitreya disse: “in che modo Kirmīra fu abbattuto da Bhīma?”

  38 	Maitreya disse
     	“non ti parlerò per il dispiacere che tuo figlio non vuole ubbidirmi,
     	Vidura tutto ti racconterà quando io me ne sarò andato.”

  39 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così dunque avendo parlato Maitreya partiva donde era venuto, 
     	e turbato dall'uccisione di Kirmīra Duryodhana andava via.