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30. Kirmīravadha

(L'uccisione di Kirmīra. III, 12)

                              XII


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“o kṣattṛ racconta della morte di Kirmīra, io voglio sentire
     	come fu l'incontro di Bhīmasena col rakṣas.”

   2 	Vidura disse:
     	“ascolta questa impresa di Bhīma dall'agire sovrannaturale,
     	allora io la udii da loro alla fine dei colloqui, 

   3 	da qui partiti o re dei re, i pāṇḍava sconfitti ai dadi,
     	andarono in tre giorni e tre notti alla foresta chiamata kāmyaka,

   4 	della notte passato metà del tempo, alla formidabile mezzanotte o re,
     	per il vagare degli antropofagi rakṣasa dalle terribili azioni,

   5 	in quella foresta, gli asceti e gli altri abitanti della foresta, 
     	si allontanavano per paura dei mangiatori di uomini,

   6 	sbarrando là la strada a loro che stavano entrando o bhārata,
     	apparve un pauroso rakṣas dagli occhi accesi con un tizzone ardente,

   7 	le grandi braccia e la faccia atteggiata in modo pauroso,
     	fermo stava impedendo la via sulla quale andavano i rampolli dei kuru,

   8 	la bocca piena di denti e zanne, gli occhi rossi i capelli accesi e ritti sulla testa,
     	come una nuvola con un branco di uccelli trafitti dai raggi del sole,

   9 	creando una magìa demonesca e gridando terribili urla,
     	lanciano grandi frastuoni come una nuvola la sua acqua,

  10 	dal suo frastuono erano spaventati gli uccelli in tutte le direzioni,
     	spinti dalle urla fuggivano gli abitanti della terra e dell'acqua,

  11 	scappavano spaventati le gazzelle, i felini, i grandi orsi,
     	la foresta da quel suo frastuono era come corsa via,

  12 	dal suo soffio erano scossi i rami dell'albero tāmrapallava,
     	e i rampicanti che crescevano lontano si tenevano stretti agli alberi,

  13 	in quell'istante soffiò un vento violentemente intenso
     	coperto da quella polvere il cielo appariva privo di stelle,

  14 	il grande avversario sconosciuto ai cinque figli di Pāṇḍu,
     	era impareggiabile come la forza del dolore per i cinque sensi,

  15 	egli avendo visto da lontano i pāṇḍava coperti di pelli nere,
     	sbarrava loro l'ingresso della foresta come fosse il monte maināka,

  16 	a lui avvicinatasi spaventata era Kṛṣṇā dagli occhi di loto,
     	per lo spavento, non avendolo mai prima visto, chiuse gli occhi,

  17 	coi capelli scompigliati dalla mano di Duḥśāsana che li aveva tirati,
     	andava in confusione come un fiume tra cinque montagne,

  18 	allora i cinque pāṇḍava la sostenevano fortemente mentre era svenuta, 
     	quale piacere i sensi hanno quando sono uniti ai loro oggetti,  

  19 	tale era terribile quella visione prodotta dall'illusione demoniaca, 
     	con vari mantra contro i rakṣasa propriamente lanciati Dhaumya
     	il valoroso la distruggeva davanti ai figli di Pāṇḍu,

  20 	quel fortissimo svanita la sua magia, cogli occhi spalancati per la rabbia, 
     	quel vile capace di ogni aspetto, sembrava simile al fato,

  21 	a lui disse allora il re di grande saggezza Yudhiṣṭhira:
     	' chi sei tu, e di chi sei figlio? e cosa vuoi che facciamo per te diccelo!'

  22 	rispondeva allora il rakṣas al dharmarāja Yudhiṣṭhira:
     	' io sono Kirmīra fratello di Baka, così conosciuto,

  23 	in questa vuota foresta di kāmyaka io vivo privo di affanni,
     	in duello sconfiggendo gli uomini e usandoli sempre come cibo,

  24 	chi siete voi creature mangiabili giunte vicino a me?
     	in duello sconfiggendovi tutti vi mangerò senza affanni.'

  25 	Yudhiṣṭhira avendo udito le parole di quel malvagio, 
     	rivelava allora tutto, a cominciare dalla razza e dal nome o bhārata:

  26 	'il pāṇḍava dharmarāja io sono se a te è giunto all'orecchio
     	assieme a tutti i fratelli a cominciare da Bhīmasena e Arjuna,

  27 	privato del regno ho pensato allora di trovar casa nella foresta, 
     	e giunto nella foresta ebbi questa tua tremenda accoglienza.'

  28 	Kirmīra però disse a lui: ' questa è una fortuna per me dagli dèi
     	mandata oggi qui, che per tanto tempo ho concepito nella mente,

  29 	da sempre sono preparato alla lotta per uccidere Bhīmasena,
     	ho percorso l'intera terra e non mi avvicinai a lui,

  30 	per fortuna egli stesso è arrivato, l'uccisore del fratello a lungo desiderato,
     	da costui il mio caro fratello fu ucciso,

  31 	a vetrakīyagṛha o re, travestito da brahmano,
     	usando la forza della magia, non vi è forza innata in lui,

  32 	e l'amico Hiḍimba a me caro abitante la foresta,
     	fu ucciso da questo malanima e prima sua sorella fu rapita,

  33 	egli stesso è giunto lo sciocco in questa mia densa foresta,
     	dato che ci siamo incontrati a metà notte vagando,

  34 	ora io punirò la sua inimicizia a lungo perpetrata,
     	e vendicherò Baka col suo abbondante sangue,

  35 	ora rendendomi libero dal debito verso il fratello e l'amico,
     	e suprema pace troverò avendo ucciso un nemico dei rākṣasa,

  36 	se una volta fu scampato Bhīmasena da Baka,
     	ora io lo divorerò davanti a te o Yudhiṣṭhira,

  37 	uccidendo ora Ventre-di-lupo dal grande corpo,
     	e mangiandolo lo digerirò come Agastya fece col grande asura.'

  38 	così apostrofato l'anima giusta, il sempre-sincero Yudhiṣṭhira,
     	“così non sarà!” pieno d'ira derideva il rākṣasa,

  39 	quindi Bhīma grandi-braccia, sradicato veloce un albero,
     	di quasi dieci vyāma, alzatolo allora lo liberava dalle foglie,

  40 	attaccava la corda al gāṇḍīva forte come folgore,
     	in un batter d'occhio il conquistatore Arjuna,

  41 	fermandolo il vittorioso, Bhīma a quel rakṣas terribile a vedersi
     	avvicinatosi, disse queste parole: “ fermati, fermati!” così o bhārata,

  42 	così avendo parlato furibondo il pāṇḍava, arrotolatosi la veste,
     	sfregatosi le mani l'un l'altra, e serrando le labbra, il forte
     	Bhīma lo assaliva con violenza allora armato dell'albero,

  43 	quello simile al bastone di Yama allora sulla sua testa
     	faceva cadere con violenza come il Dio-nuvoloso la sua folgore,

  44 	senza il minimo movimento appariva nello scontro il rakṣas,
     	e lanciava il suo tizzone ardente come fosse un fulmine luminoso, 

  45 	quel tizzone lanciato, Bhīma, il migliore degli assalitori,
     	col piede sinistro colpiva e al rakṣas lo rimandava,

  46 	e pure Kirmīra rapido alzato un albero contro il pāṇḍava,
     	con una mazza in mano irato nello scontro combatteva,

  47 	quello scontro di tronchi portava distruzione agli alberi,
     	come una volta quello dei due fratelli Vālin e Sugrīva per il desiderio di aver la sovranità,

  48 	gli alberi caduti sulle due teste non torcevano un capello ai due,
     	come steli di loto su due elefanti furiosi,

  49 	come steli d'erba andavano in pezzi là molti alberi,
     	i pezzi di corteccia caduti coloravano quella grande foresta,

  50 	quello scontro di tronchi sorgeva in un momento o signore di popoli
     	tra il principale dei rākṣasa, e il supremo degli uomini,

  51 	quindi alzando una roccia contro Bhīma fermo in battaglia,
     	la scagliava irato il rākṣasa e Bhīmasena ne era scosso,

  52 	a lui scosso dal colpo della pietra correva contro il rākṣasa,
     	con le braccia agitate come raggi come lo stesso Rāhu contro il sole,

  53 	i due strettisi l'un l'altro, si spingevano vicendevolmente,
     	entrambi sembravano come due tori che si scontravano,

  54 	il tumultuoso scontro dei due era molto violento,
     	con le unghie e coi denti i due combattenti erano come due tigri selvagge,

  55 	dal valore delle sue braccia fatto baldo e dall'offesa di Duryodhana, 
     	subita nel trascinamento di Kṛṣṇā, cresceva la forza di Ventre-di-lupo,

  56 	quindi abbattutolo con le braccia lo afferrava furioso,
     	come un elefante furioso gocciolante dalla fronte un altro elefante,

  57 	e pure quindi allora il valoroso afferrava il rakṣas,
     	e lo alzava con forza Bhīmasena il migliore dei forti,

  58 	per la frizione delle braccia di quei due entrambi fortissimi allora,
     	un terribile suono sorgeva simile a canne frantumate nello scontro,

  59 	quindi Ventre-di-lupo alzatolo, dopo averlo afferrato in mezzo,
     	lo scuoteva violentemente come il vento impetuoso su un albero,

  60 	egli maltrattato dal forte Bhīma nello scontro indebolito,
     	tremava con tutta l'anima, e allontanava il pāṇḍava,

  61 	allora Ventre-di-lupo accorgendosi che lui era stanchissimo,
     	stringeva con le braccia come con una corda un animale,

  62 	quello che urlava un grande suono simile al suono di un tamburo frantumato,
     	e lo faceva girare a lungo tremante e privo di sensi,

  63 	il rampollo di pāṇḍu accorgendosi che il rākṣasa era esauto,
     	afferratolo rapido con gli avambracci, lo uccideva come un animale,

  64 	puntando col ginocchio sull'anca di quel vile rākṣasa,
     	Ventre-di-lupo premeva con le braccia il suo collo,

  65 	allora quello immobile in ogni membra, con gli occhi aperti e membranosi,
     	gettava a terra e gli diceva queste parole:

  66 	'di Hiḍimba e di Baka tu malvagio delle lacrime di vendetta non
     	farai e andrai verso la dimora di Yama.'

  67 	così avendo parlato quell'eroe fra gli uomini, con gli occhi pieni d'ira
     	faceva risuonare il rākṣasa tremante ormai caduti gli ornamenti privo di sensi, morto,

  68 	ucciso costui simile ad una larga nuvola avanti ponendo Kṛṣṇā i figli del re,
     	felici, lodando in vari modi Bhīma allora alla foresta di dvaitavana andarono,

  69 	così ucciso in duello fu Kirmīra o signore di uomini,
     	da Bhīma per ordine del dharmarāja o kaurava,

  70 	quindi resa sicura quella foresta il senza nemici,
     	il sapiente del dharma assieme a Draupadī vi fissava la residenza,

  71 	e tutti loro, i tori fra i bhārata incoraggiata che ebbero Draupadī,
     	le menti piene di gioia, con amore lodarono Ventre-di-lupo,

  72 	schiacciato e ucciso il rākṣasa dalla forza delle braccia di Bhīma, allora
     	entrarono nella foresta gli eroi ormai sicura, ucciso che fu il nemico,

  73 	io arrivato, disteso sulla strada quello spaventevole
     	grande malvagio vidi nella foresta abbattuto dalla forza di Bhīma,

  74 	la io udii di questa impresa di Bhīma o bhārata,
     	raccontata da dei brahmani che erano lì riuniti.”

  75 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così della morte in duello di Kirmīra quel supremo dei rākṣasa,
     	avendo udito, pensieroso il re sospirava afflitto allora.