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31. Kairātaparvan

(La lotta col Montanaro. III, 13-42)

                              XIII


   1 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	i bhoja, e i vṛṣṇi assieme agli andhaka avendo udito che sconfitti,
     	e afflitti dal dolore erano i pāṇḍava si recarono nella grande foresta,

   2 	e i figli del re pāñcāla e Dhṛṣṭaketu re dei cedi,
     	e i fratelli kekaya dal grande valore e celebrati al mondo,

   3 	nella foresta si avvicinarono ai pṛthādi, pieni di impazienza e rabbia,
     	accusando i dhārtarāṣṭra: “ che facciamo dunque?” cosi dicevano,

   4 	e messo avanti Vāsudeva tutti quei tori fra gli kṣatriya,
     	avvicinarono abbracciandolo il dharmarāja Yudhiṣṭhira.

   5 	 Vāsudeva disse:
     	“il sangue di Duryodhana, di Karṇa, e del malvagio Śakuni, 
     	e di Duḥśāsana buon quarto, la terra vedrà,

   6 	quindi tutti consacriamo il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	dalla frode essendo distrutto l'eterno dharma.”

   7 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora Janārdana irato per l'offesa fatta ai pṛthādi,
     	come volesse ardere le creature, fu calmato da Arjuna,

   8 	Phalguna, avendo visto irato il Keśava, nelle sue precendenti incarnazioni,
     	raccontava le imprese di quel grand'anima dalla celebrata sincerità,

   9 	di quell'uomo incommensurabile, di quel sincero dall'infinito splendore, 
     	di Viṣṇu signore di Prajāpati, dell'intelligente Signore del mondo.

  10 	Arjuna disse:
     	“per diecimila anni come un muni che abita dove crede,
     	tu prima o Kṛṣṇa, hai abitato la montagna di gandhamādana,

  11 	e per diecimila anni e dieci centinaia di anni, 
     	tra i loti tu abitasti o Kṛṣṇa, un tempo, nutrendoti di acqua,

  12 	in ascesi a braccia alzate nella vasta badarī o uccisore di Madhu,
     	fosti fermo su un piede solo, per cento annni nutrendoti del vento,

  13 	abbassate le vesti, magro, sottile come una canna,
     	fosti o Kṛṣṇa, in un sattra di dodici anni sulla sarasvatī

  14 	e pure quindi a prabhāsa sei arrivato, sacro tīrtha dalla gente celebrato,
     	quindi o Kṛṣṇa, nel meraviglioso cielo per mille anni,
     	ti fermasti, fermo su un piede solo nell'obbligo del tapas,

  15 	il conoscitore del campo tu sei o Keśava, l'inizio e la fine di tutti gli esseri,
     	tesoro delle ascesi tu sei o Kṛṣṇa, e l'eterno sacrificio,

  16 	avendo ucciso l'asura Naraka, il terragno, e presi i due gemmati orecchini,
     	per primo celebrandolo o Kṛṣṇa tu inventasti l'aśvamedha,	

  17 	questa azione avendo compiuta tu o toro dei mondi, il vincitore di ogni mondo,
     	tu uccidesti in battaglia tutti i daitya e i dānava riuniti insieme,

  18 	quindi avendo fornito di ogni sovranità il marito di Śacī,
     	tra gli uomini o grandi-braccia, sei apparso o Keśava,

  19 	tu Nārāyaṇa essendo stato ora sei Hari o distruttore di nemici,
     	Brahmā e Soma, e Sūrya, e Dharma, Dhātṛ, Yama, e il fuoco,

  20 	Vāyu, il figlio di Viśravaṇa, Rudra, il Tempo, il cielo, la terra, le regioni,
     	increato, tu sei il guru di mobili e immobili, il creatore sei o migliore degli uomini,

  21 	o divino, con riti a cominciare dal turāyaṇā, e con larghe dakṣiṇa,
     	sacrificasti o Kṛṣṇa, dal largo splendore nella foresta curata da Citraratha,

  22 	cento e centomila pesi d'oro o Janārdana,
     	in ciascuno dei sacrifici allora interamente distribuivi,

  23 	ma divenuto figlio di Aditī, o rampollo degli yadu,
     	fosti chiamato sulla terra, tu Viṣṇu, il fratello minore di Indra,

  24 	minuscolo diventato, il cielo, l'etere e la terra o distruttore di nemici,
     	in tre passi o Kṛṣṇa, copristi col tuo potere,

  25 	raggiunto il cielo e l'etere, fermo nella dimora del sole,
     	sorpassavi o anima degli esseri, l'astro luminoso col tuo splendore, 

  26 	distrutti i legami di Muru, avendo ucciso i due Nisunda e Naraka,
     	sicure le strade di nuovo facesti, verso la città di prāgjyotiṣa,

  27 	a jārūthī, Āhuti uccidesti, e Śiśupāla con la sua gente,
     	e Bhīmasena e il re dei śibi e Śatadhanvan vincesti,

  28 	quindi col tuo carro dal rumore del tuono, splendido come il sole,
     	portasti via la tua regina bhoja in battaglia avendo vinto Rukmin,

  29 	Indradyumna fu ucciso con ira e lo yavana Kaśerumat,
     	da te fu ucciso Śālva signore di saubha, e abbattuta saubha,

  30 	poi ad irāvatī Bhoja, simile a Kārtavīrya in battaglia,
     	e Gopati, e Tālaketu entrambi furono da te abbattuti, 

  31 	e acquistata per te la santa città amata dai ṛṣi o Janārdana,
     	dvārakā dalla forma ad anello nel mare la sommergerai,

  32 	non ira non invidia e non falsità o uccisore di Madhu,
     	in te è radicata, o dāśārha, non la crudeltà, come puo esserci malizia?

  33 	a te seduto immerso nei pensieri, luminoso per proprio splendore,
     	tutti i ṛṣi venuti chiedono senza paura o incrollabile,

  34 	alla fine di uno yuga tutti gli esseri distruggendo o uccisore di Madhu,
     	in te stesso stai, avendo assorbito in te l'universo o distruttore di nemici,

  35 	né persone prima di te o altri faranno le cose così fatte da te,	
     	le imprese che tu o divino, da fanciullo o glorioso,

  36 	compisti o occhi di loto, accompagnato da Baladeva,
     	e anche nella dimora di Brahmā, assieme a lui risiedi.”

  37 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così lo stesso pāṇḍava avendo parlato della natura di Kṛṣṇa,
     	silenzioso divenne allora e così parlò allora al pṛthāde Janārdana:

  38 	“tu sei mio e io tuo, e quanto mi appartiene è tuo,
     	chi ti odia pure me odia, e chi ti è vicino è vicino a me,

  39 	tu sei Nara, difficile da conquistare, io sono Hari Nārāyaṇa,
     	i due ṛṣi Nara e Nārāyaṇa di mondo in mondo giunti a questo,

  40 	non altro che da me tu, e io da te o bhārata,
     	non dentro di noi due qualcuno può vedere o toro dei bharata.”

  41 	in questa riunione di eroi, di re eccitati dall'ira,
     	circondata dagli eroi suoi fratelli, a cominciare da Dhṛṣṭadyumna,

  42 	la pāñcālī a lui dagli occhi di loto, seduto assiema agli yadu,
     	avvicinatasi, disse Kṛṣṇā, presso di lui cercando protezione:

  43 	“nella primeva creazione delle creature te dicono essere il solo Prajāpati,
     	 Asito Devala disse che sei il creatore di tutti gli esseri,

  44 	tu sei Viṣṇu, o inconquistabile, tu il sacrificio o uccisore di Madhu,
     	tu il sacrificante sei, colui che si deve adorare, come disse il figlio di Jamadagni,

  45 	i ṛṣi ti chiamano la pazienta e la verità o migliore degli uomini,
     	dalla verità il sacrificio che è sorto sei, come disse di te Kaśyapa,

  46 	signore del Vāsava, degli dèi e pure dei sādhya,
     	il benefattore del mondo, e il Signore del mondo, come di te Nārada disse,

  47 	il cielo con la testa raggiungi e la terra coi piedi o illustre,
     	i mondi sono il tuo addome, tu sei il Puruṣa eterno,

  48 	sei il tapas della scienza, di quelli che si affliggono col tapas, 
     	dei ṛṣi che si perfezionano nella visione dell'anima, o migliore dei ṛṣi,

  49 	dei rājarṣi coraggiosi purificati nei sacrifici,
     	forniti di ogni dharma tu sei la meta o migliore degli uomini,

  50 	tu il potente tu l'illustre, tu l'universo, tu il non-nato, tu l'eterno,
     	e i lokapāla, e i mondi, e le costellazioni, e le dieci direzioni,
     	il cielo e la luna e il sole in te tutto è radicato,

  51 	la mortalità dei viventi e l'immortalità dei celesti,
     	agni azione del mondo è in te è radicata o grandi-braccia,

  52 	io stessa per l'affetto tuo ti racconterò del mio dolore o uccisore di Madhu,
     	tu sei il signore di tutti gli esseri, sia divini che umani,

  53 	come dunque la moglie dei pṛthādi e tua amica o illustre Kṛṣṇa,
     	e sorella di Dhṛṣṭadyumna, una come me può essere trascinata nell'assemblea?

  54 	una donna mestruata, tremante, imbrattata di sangue,
     	con una sola veste, io fui trascinata piena di dolore nell'assemblea dei kuru,

  55 	in mezzo ai re nel padiglione fatta girare impura per il mestruo,
     	e vedendomi i dhārtarāṣṭra malvagi ridevano,

  56 	essi volevano godere di me al modo di una schiava o uccisore di Madhu,
     	essendo ancora vivi i figli di Pāṇḍu, i pāñcāla e i vṛṣṇi,

  57 	non sono io o Kṛṣṇa, di entrambi, sia di Bhīṣma che di Dhṛtarāṣṭra
     	nuora secondo il dharma? io dunque devo esser fatta schiava con la forza?

  58 	io rimprovero i pāṇḍava i migliori e più forti in battaglia,
     	i quali me videro molestata, loro moglie legittima e celebrata, 

  59 	vergogna alla forza di Bhīmasena, vergogna all'abilita di arciere del pṛthāde,
     	che entrambi tollerarono che io fossi offesa dai vili o Janārdana,

  60 	sempre fu percorsa dai virtuosi questa eterna via del dharma, 
     	che la moglie sia protetta dai mariti pur anche deboli,

  61 	proteggendo la moglie la progenie ne è protetta,
     	proteggendo la progenie sé stesso viene protetto,

  62 	se stesso nasce in essa perciò colei che fa nascere diviene essa,
     	e il marito dalla moglie è protetto come per esser nato dal suo grembo,

  63 	mai in nessun modo i pāṇḍava abbandonano quelli che giungono per protezione,
     	ma essi me bisognosa di protezione trascurarono,

  64 	da quei cinque, sono nati cinque principi di illimitato splendore,
     	e anche solo guardando ad essi io dovrei essere protetta o Janārdana,

  65 	Prativindhya, da Yudhiṣṭhira, Sutasoma, da Ventre-di-lupo,
     	da Arjuna Śrutakīrti, e Śatānīka è il figlio di Nakula,

  66 	e Śrutakarman dal più giovane, tutti di sincero coraggio,
     	qual'è Pradyumna, o Kṛṣṇa, tali essi sono grandi sul carro, 

  67 	mai questi migliori degli arcieri possono essere sconfitti in battaglia dai nemici,
     	in che modo possono sopportare l'offesa dei più deboli dhārtarāṣṭra?

  68 	portato via il regno ingiustamente, e fatti tutti schiavi,
     	nell'assemblea io fui trascinata con una sola veste e mestruata,

  69 	nessun'altro è capace di attaccare la corda al gāṇḍīva,
     	eccetto Arjuna, Bhīma, oppure tu o uccisore di Madhu,

  70 	vergogna alla forza di Bhīmasena, vergogna al gāṇḍiva del pṛthāde,
     	dove Duryodhana, o Kṛṣṇa, anche solo per un secondo vince,

  71 	il quale danneggiandoli li allontanava dal regno assieme alla madre, 
     	quando ancora erano fanciulli, studenti fermi nei voti,

  72 	nel pasto di Bhīmasena il malvagio mescolava del veleno,
     	novello kālakūṭa, virulento, orribilemente mescolato,

  73 	questo digeriva assieme al cibo di altra natura o Janārdana,
     	con tutto il resto il grandi-braccia Bhīma, o migliore degli uomini,

  74 	dopo questa grande prova, addormentatosi l'ignaro Ventre-di-lupo,
     	legatolo o Kṛṣṇa, e gettatolo nella Gaṅgā, il vile ritornava di nuovo a casa,

  75 	quando fu sveglio il kuntīde allora recise le corde, 
     	usciva allora il grandi-braccia Bhīmasena il fortissimo,

  76 	e lui addormentato faceva mordere da neri serpenti velenosi
     	in ogni parte delle membra e non moriva egli ucciso dal nemico

  77 	svegliatosi il kuntīde tutti i serpenti distruggeva,
     	e con il dorso della mano uccideva il di lui favorito auriga

  78 	di nuovo addormentati i fanciulli bruciava a vāraṇāvata
     	a letto giacenti assieme alla regina, chi mai può fare ciò?

  79 	quando la regina lamentandosi spaventata questo disse ai pāṇḍava,
     	da grande sventura afflitta, circondata dal fuoco,

  80 	'oh! uccisa sono dove ora può esservi salvezza dal fuoco?
     	senza protezione io morirò assieme ai figli fanciulli.'

  81 	allora Bhīma il grandi-braccia, fornito della forza del vento,
     	la regina e i fratelli incoraggiava Ventre-di-lupo:

  82 	 'come l'uccello Garuḍa figlio di Vinatā, il migliore dei volanti,
     	in questo modo io volerò non abbiate qui paura.'

  83 	e la regina sull'anca sinistra e il re sulla destra,
     	e messi i gemelli sulle spalle e il bībhatsu sulla schiena

  84 	veloce correndo con forza tutti portando il valoroso,
     	e i fratelli e la regina, quel forte liberava dal fuoco,

  85 	tutti loro partiti di notte assieme alla madre i gloriosi,
     	arrivarono in una grande foresta vicino alla foresta di Hiḍimba,

  86 	là essi stanchi, pieni di dolore caddero addormentati assieme alla madre,
     	a loro addormentati si avvicinò allora una rākṣasī di nome Hiḍimbā,

  87 	e presi i piedi di Bhīma allora sul proprio grembo allora con forza, 
     	li massagiava felice la splendida con morbida mano, 

  88 	la vedeva svegliandosi quello spirito inconfondibile, il forte, di sincero valore,
     	e a lei chiedeva Bhīma: ' cosa vuoi qui o irreprensibile?'

  89 	dei due udendo i discorsi s'avvicinava il vile rākṣasa,
     	di terribile forma, grandi urla lanciando terribile a vedersi:

  90 	' con chi  parli? portalo vicino a me, 
     	o Hiḍimbā, noi due lo mangeremo, non devi metterci troppo.'

  91 	la virtuosa col cuore pieno di compassione,
     	non voleva allora l'irreprensibile rivelarlo per tenerezza,

  92 	il rākṣasa mangiatore di uomini, lanciando terribili urla,
     	assaliva violentemente allora Bhīmasena,

  93 	lui avendo attaccato irato con grande violenza il forte,
     	il rākṣasa afferrava con la mano la mano di Bhīmasena,

  94 	al contatto simile al fulmine, ferma e solida come la folgore,
     	allacciato a Bhīmasena violentemente allungava la mano,

  95 	Bhīmasena, essendo afferrata la mano con la propria dal rakṣas,
     	non lo tollerava il grandi-braccia, e allora si infuriava Ventre-di-lupo,

  96 	là sorse una tumultuosa lotta tra Bhīmasena e Hiḍimba,
     	terribile fra quei due esperti di ogni arma come quella di Indra e Vṛtra,

  97 	ucciso che ebbe Hiḍimba, Bhīma, partito assieme ai fratelli,
     	avanti avendo messo Hiḍimbā dalla quale necque Ghaṭotkaca,

  98 	quindi tutti i gloriosi assieme alla madre partivano,
     	verso ekacakrā confusi tra itineranti brahmani,

  99 	e lungo il loro viaggio Vyāsa li consigliava per il loro bene,
     	quindi andarono ad ekacakrā i pāṇḍava con fermi voti,

 100 	e là pure incontrarono quel fortissimo di nome Baka,
     	spaventoso mangiatore di uomini simile per misura a Hiḍimba,

 101 	e pure quel crudele avendo ucciso, Bhīma il migliore degli assalitori,
     	assieme a tutti i fratelli andarono alla città di Drupada,

 102 	e pure io fui ottenuta dall'ambidestro che là risiedeva,
     	come da te o Kṛṣṇa fu vinta Rukmiṇī la figlia di Bhīṣmaka,

 103 	così nella bella impresa dal pṛthāde io fui vinta o uccisore di Madhu,
     	una grande azione avendo fatto nello svayaṁvara, difficile per gli altri,

 104 	così da molte sventure tormentati, grandemente addolorati,
     	viviamo privi della regina o Kṛṣṇa, preceduti da Dhaumya,

 105 	questi dal passo di leoni, superiori ai nemici per valore,
     	come hanno potuto sopportare di vedermi tormentata da dei vili?

 106 	sopportare tali dolori da uomini più deboli, 
     	a lungo accesi, da malvagi che vilmente agivano,

 107 	in una grande famiglia io sono nata, con mezzi divini,
     	e l'amata moglie io sono dei pāṇḍava e nuora di Pāṇḍu grand'anima,

 108 	presa per i capelli fui io o Kṛṣṇa, eccellente e virtuosa,
     	mentre questi cinque simili ad Indra, guardavano o uccisore di Madhu.”

 109 	così avendo parlato piangeva Kṛṣṇā, la bocca coprendosi con la mano,
     	delicata in forma di calice di loto e dolcemente parlando,

 110 	i due larghi sodi seni ben fatti, segnati da ogni bellezza,
     	copriva la pāñcālī con gocce di lacrime nate dal dolore,

 111 	togliendosi le lacrime dagli occhi e sospirando ripetutamente,
     	con la gola piena di lacrime, furiosa questo discorso disse:

 112 	“ per me non c'erano i mariti, non i figli o uccisore di Madhu,
     	non fratelli e non il padre né tu, né i parenti,

 113 	che guardassero a me offesa da dei vili per liberarmi dalla sofferenza,
     	nessuno calmava il mio dolore che Karṇa derideva allora.”

 114 	così rispondeca a lei Kṛṣṇa in quell'assemblea di eroi:
     	“le donne di quelli per cui sei furiosa si lamenteranno o splendida,

 115 	fatti a pezzi dalle frecce di Bībhatsu, sommersi da un torrente di sangue,
     	uccisi abbandoneranno la vita giacendo sulla faccia della terra, 

 116 	quanto sia utile per i pāṇḍava, questo io farò non temere,
     	in verità ti prometto che sarai regina dei re,

 117 	cadesse il cielo, l'himavat si spezzasse, la terra andasse in pezzi,
     	si seccasse l'oceano, o Kṛṣṇā le mie parole non saranno vane.”

 118 	Dhṛṣṭadyumna  disse:
     	“io Droṇa ucciderò e Śikhaṇḍin il patriarca, 
     	Bhīmasena ucciderà Duryodhana e il Conquista-ricchezze Karṇa,

 119 	affidandoci a Rāma e Kṛṣṇa, invincibili siamo o bel sorriso,
     	in battaglia, anche contro l'uccisore di Vṛtra, come non contro i figli di dhṛtarāṣṭra?”

 120 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	cosi apostrofati tutti i valorosi volsero la faccia verso Vāsudeva,
     	e in mezzo a questi il grandi-braccia, il Lunghi-capelli queste parole disse:
     


                              XIV


   1 	 Vāsudeva disse:
     	“non sarebbe accaduta questa sventura o signore della terra,
     	se io fossi stato presente allora in dvārakā o re,

   2 	io sarei venuto alla partita anche non invitato dai kuru,
     	dall'invincibile re figlio di Ambikā e da Duryodhana,

   3 	fermato avrei io la partita vedendo i molti falli,
     	convocando Bhīṣma e Droṇa, Kṛpa, e anche il bāhlīka,

   4 	al re figlio di Vicitravīrya: ' fai cessare le partite ai  dadi o kuru, 
     	dei tuoi figli, o re dei re, per tuo comando.' così, o potente,

   5 	là avrei detto io dei falli coi quali tu o signore sei stato impoverito,
     	e con i quali Nala figlio di Vīrasena un tempo fu privato del regno,

   6 	fame e distruzione si ha coi dadi o signore di popoli,
     	e l'insistenza nel continuare io in verità potrei descrivere,

   7 	le donne, il gioco, la caccia e il bere, queste le fonti del desiderio,
     	l'attaccamento a questi quattro si dice che disperda la prosperità,

   8 	questo di tutti si deve dire, così pensano gli esperti degli śāstra,
     	e specialmente si deve dire dei dadi, cosi vedono quelli che sanno ciò,

   9 	in un solo giorno qui è certa la perdita della ricchezza e il peccato,
     	fame e distruzione delle ricchezze e male parole solamente,

  10 	questa e altre cause vi sono di spiacevoli circostanze o kaurava,
     	nei dadi, così io avrei detto o grandi-braccia, avvicinando il figlio di Ambikā,

  11 	se così apostrofato da me, avesse accettato le mie parole,
     	nessun pericolo vi sarebbe stato al dharma e ai kuru o rampollo dei kuru,

  12 	e se egli di me non avesse accolto o re dei re, le dolci e appropriate,
     	parole, o migliore dei bhārata, io lo avrei trattenuto colla forza,	

  13 	quindi avanzando contro quelli che sono nemici, pur chiamandosi amici,
     	stando nell'assemblea, tutti quei giocatori avrei separato, 

  14 	ma allora vi fu la mia assenza in altre guerre o kaurava,
     	per cui questa sventura avvenne per te, nel giocare ai dadi,

  15 	io stesso o migliore dei kuru, tornato a dvārakā o rampollo di Pāṇḍu,
     	udii della tua sventura secondo verità da Yuyudhāna,

  16 	e avendo io udito ciò o re dei re, con mente supremamente scossa,
     	velocemente qui fui giunto per desiderio di vederti o signore di popoli,

  17 	ahime! invano siamo giunti tutti o toro dei bharata, 
     	noi che ti vediamo sventurato assieme ai parenti.”
     


                              XV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“come era Kṛṣṇa, che tu eri assente o rampollo dei vṛṣṇi?
     	e dove era la tua residenza? e perchè tu eri fuori sede?”

   2 	 Kṛṣṇa disse:
     	“io era andato a saubha la città di Śālva o toro dei bharata,
     	per distruggerla o migliore degli uomini, ascoltane il motivo dunque,

   3 	quel re di grande splendore e braccia di grande gloria che 
     	è il figlio di Damaghoṣa il guerriero Śiśupāla, da me fu ucciso

   4 	nel tuo sacrificio del rājasūya o migliore dei bhārata, riguardo all'onore fattomi, 
     	egli caduto in potere della passione, non lo sopportava quel malvagio,

   5 	Śālva avendo udito che lui era stato ucciso, preso da violenta passione,
     	marciava contro dvārakā vuota essendo io qui o bhārata,

   6 	egli qui combattendo o re, contro i giovani tori dei vṛṣṇi,
     	giunto montando su saubha che si muove in cielo a piacere, il malvagio,

   7 	quindi avendo ucciso molti giovani eroi vṛṣṇi allora,
     	tutti i giardini della città devastava il folle,

   8 	e dicendo o grandi-braccia: ' dov'è andato quel disonore della razza dei vṛṣṇi
     	lo sciocco Vāsudeva, il figlio di Vasudeva?

   9 	per combattere la sua arroganza, io in battaglia lo distruggerò,
     	ditelo sinceramente o voi ānarta, io la andrò dove lui sta,

  10 	quindi ucciso il distruttore di Kaṁsa e Keśin tornerò indietro,
     	senza averlo ucciso io non m'arresterò, sinceramente io impugno quest'arma,

  11 	dov'è egli? dov'è egli.' così correva avanti e indietro,
     	desideroso di combattere con me in duello il re di saubha:

  12 	' oggi quel vile malfattore, quel violatore di fede,
     	per l'indignazione dell'uccisione di Śiśupāla manderò alla dimora di Yama,

  13 	quel malvagio per natura che ha ucciso il mio fratello,
     	il sovrano Śiśupāla, io lo ucciderò sulla faccia della terra, 

  14 	quel fratello, fanciullo e re, e non sul fronte di una battaglia,
     	e senza essere pronto fu ucciso l'eroe, io ucciderò Janārdana.'

  15 	in questo modo lamentandosi o grande re, saliva al cielo,
     	con la saubha che si muove a piacere, per attaccarmi o rampollo dei kuru,

  16 	io partito udivo come quel folle aveva agito contro di
     	me o kaurava, quel malvagio sovrano dei mārttikāvataka,

  17 	quindi anch'io o kaurava con gli occhi pieni di furia,
     	con mente decisa o re, posi mente alla sua uccisione,

  18 	per l'assalto agli ānarta e l'insulto a me stesso o kaurava,
     	e per l'arroganza e l'orgoglio di quel criminale,

  19 	io quindi mi mettevo in marcia per la morte del saubha o signore della terra,
     	io che lo cercavo, avendo visto che era in una insenatura del mare,

  20 	avendo quindi soffiato nella mia conchiglia pāñcajanya o sovrano,
     	mi fermai sfidando Śālva a combattere in battaglia, 

  21 	in un momento sorse là il mio scontro con i dānava,
     	 e tutti i suoi sottoposti furono da me abbattuti a terra,

  22 	questa fu l'impresa o grandi-braccia, per cui io allora non venni, 
     	ad hāstinapura, udito che ebbi della partita e del male prodotto.”
     


                              XVI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ o Vāsudeva grandi-braccia, in dettaglio o grande di mente,
     	raccontami della distruzione di saubha, io non mi sazio di ascoltarti.”

   2 	Vāsudeva disse:
     	“udito o grandi-braccia, che da me fu ucciso il sovrano figlio di Śrutaśravas,
     	Śālva avanzava allora o migliore dei bharata verso la città di dvāravatī,

   3 	la assediava quel folle completamente o rampollo di Pāṇḍu,
     	Śālva, e pure stando in cielo la citta recingeva,

   4 	là stando il sovrano portava guerra alla città,
     	e con tutte le varie armate la battaglia sorgeva,

   5 	la città ovunque munita, imbandierata con archi alle porte,
     	fornita di truppe, e di fortificazioni, di macchine e fossati, 

   6 	di torri e larghe vie, con alte torri di avvistamento e porte,
     	con rampini e torce, braci e massi di pietra,

   7 	con recipienti o migliore dei bhārata, con tamburi, grancasse e tamburelli,
     	con paglia ed erbe infiammabili, o re, con armi śataghnī e kalāṅgala,

   8 	con bhuśuṇḍi, pietre e bastoni, e altre armi e asce,
     	e pure coperta di lastre di ferro, e fuochi e catapulte,

   9 	e sempre unita alle leggi che si vedono nei śāstra o toro dei bharata,
     	con molte sostanze e a cominciare da Gada, Sāmba e Uddhava, con vari

  10 	uomini o tigre dei kuru, pronti a respingerlo,
     	eroi di rinomata origine, di provato valore in battaglia,

  11 	e stando in mezzo allo schieramento, conosciuti per la loro fermezza,
     	e messisi al comando delle truppe della cavalleria e fanteria,

  12 	e proclamato che nella città nessuno doveva bere alcool, 
     	ogni negligenza controllata da loro a cominciare da Ugrasena e Uddhava,

  13 	tra gli ubriachi poteva far strage il sovrano Śālva,
     	così dunque restando sobri tutti i vṛṣṇi e gli andhaka,

  14 	e gli ānarta e inoltre tutti i mimi, i cantanti e ballerini,
     	fuori furono fatti vivere tutti, dai custodi delle ricchezze,

  15 	i ponti tutti tagliati e le navi allontanate,
     	e pure i fossati furono riempiti di pali appuntiti o kaurava,

  16 	e i pozzi o migliore dei kuru e pure i fuochi aperti e chiusi,
     	ovunque per una distanza di un krośa la terra fu fatta ardua da attraversare,

  17 	già per natura ardua e aspra e per natura sicura,
     	e per natura piena d'armi senza dubbio allora o senza macchia,

  18 	ben protetta e ben fornita, piena di ogni arma,
     	la città o migliore dei bhārata era così come la dimora di Indra,  

  19 	e nessuno senza sigillo usciva e nessuno senza sigillo entrava,
     	nella citta dei vṛṣṇi e degli andhaka, allora nella guerra contro il saubha, 

  20 	e in tutti i crocicchi di strade o kaurava,
     	una forza armata v'era o re dei re, unita a numerosi elefanti,

  21 	e distribuito il salario e i vitto, e le armi e l'equipaggiamento,
     	e pronto all'eroismo, allora era l'esercito o grandi-braccia,

  22 	e nessuno era con con scarso salario, né con troppo salario,
     	e nessuno era favorito né il coraggio non notato,

  23 	così munita o re, era dvārakā con molteplici offerte,
     	e dal re Āhuka ben guardata o occhi di loto blu.”
     


                              XVII


   1 	 Vāsudeva disse:
     	“avvicinandosi a quella, Śālva il signore di saubha allora,
     	con un esercito di molti uomini ed elefanti si faceva sotto,

   2 	quell'esercito accampato era simile ad un ampio lago,
     	fornito dei quattro generi di forze, e condotto dal re Śālva,

   3 	evitando i luoghi di cremazione e i santuari degli dèi, 
     	e i formicai e i monumenti funebri, in questo modo era accampata l'armata,

   4 	dividendo le forze le sei strade furono chiuse,
     	e le navi erano distrutte nel campo di Śālva o re,

   5 	e fornito di ogni armamento, esperto di di ogni arma,
     	pieno di carri, cavalli ed elefanti, con una folla di fanti imbandierati,

   6 	pieno di gente ben nutrita e soddisfatta, fornita dei segni del valore,
     	equipaggiato con vari stendardi, con vari carri e archi,

   7 	essendosi accampato o kuru, davanti a dvārakā o toro tra gli uomini,
     	li conduceva alla battaglia allora con violenza pari al re degli uccelli,

   8 	vedendo quell'armata del re Śālva che li assaliva, allora 
     	uscendo combattevano i giovani rampolli dei vṛṣṇi,

   9 	non tollerando l'avvicinarsi del re Śālva o kaurava,
     	sia Cārudeṣṇa che Sāmba che Pradyumna grande sul carro,

  10 	sui carri tutti loro con le corazze e vari ornamenti e stendardi,
     	si scontrarono coi molti guerrieri del re Śālva simili a tori,

  11 	e afferrato l'arco Sāmba, in battaglia l'aiutante di Śālva
     	Kṣemavṛddhi comandante dell'esercito impegnava eccitato, 

  12 	su di lui una pioggia di frecce il grande figlio di Jāmbavatī
     	lanciava, o migliore dei bharata, come la pioggia del Mille-occhi,

  13 	a quella tumultuosa pioggia di frecce resisteva il generale
     	Kṣemavṛddhi o grande re, saldo come l'himavat, 

  14 	quindi contro Sāmba pure Kṣemavṛddhi invero,
     	scaricava una grandissima rete di frecce unite per magìa,

  15 	quindi dispersa con la magia quella rete magica,
     	Sāmba riversava sul suo carro migliaia di frecce,

  16 	allora trafitto da Sāmba il generale Kṣemavṛddhi,
     	fuggiva coi veloci cavalli colpito dalle frecce di Sāmba,

  17 	in questa precipitosa fuga del generale di Śālva,
     	un forte daiteya di nome Vegavat assaliva mio figlio,

  18 	assalito o re dei re, Sāmba quel rampollo dei vṛṣṇi, 
     	alla violenza di Vegavat o re, stando salda l'eroe resisteva

  19 	Sāmba o kuntīde, la potente mazza contro Vegavat brandendo, 
     	si lanciava rapido l'eroe dal sincero coraggio,

  20 	da lui colpito o re, Vegavat cadde al suolo,
     	come un tronco fissato ad una vecchia radice, abbattuto dal vento,

  21 	avendo abbattuto con un colpo di mazza quell'eroe grande asura,
     	penetrando nella grande armata combatteva mio figlio.

  22 	un dānava di nome Vivindhya si scontrava con Cārudeṣṇa,
     	grande guerriero riconosciuto o grande re, e grande con l'arco,

  23 	quindi una tumultuosa battaglia vi fu tra Cārudeṣṇa e Vivindhya,
     	come una volta o re, vi fu tra Vṛtra e il Vāsava,

  24 	irati l'un contro l'altro vicendevolmente si colpivano con le frecce,
     	gridando o grande re, come due fortissimi leoni.

  25 	quindi il figlio di Rukmiṇī, una freccia accesa da un grande fuoco,
     	consacrata ad essere una grande arma, produceva la distruzione del nemico,

  26 	egli con furia sfidando Vivindhya, il grande guerriero 
     	che è mio figlio, lo attaccava o re, ed egli senza vita cadeva,

  27 	Vivindha ucciso vedendo e l'esercito scosso,
     	col carro che si muove a piacere Śālva di nuovo s'avvicinava,

  28 	quindi quell'intero esercito che stava a dvārakā agitato,
     	vedendo e Śālva o grandi braccia, su saubha atterrato,

  29 	allora uscendo o kuntīde, e fermando l'esercito
     	degli ānarta, o grande re, Pradyumna le parole diceva:

  30 	'tutti voi signori restate fermi tutti guardate me in battaglia,
     	respingere con forza sul campo il carro assieme al re!

  31 	io l'esercito del signore di saubha coi serpenti di ferro,
     	scagliati dal curvo arco ora distruggerò o yādava,

  32 	restate calmi nessuna paura si abbia, oggi il re di saubha morirà,
     	da me assalito il malvagio col suo carro sarà distrutto.'

  33 	così avendo parlato eccitato Pradyumna o rampollo di Pāṇḍu,
     	vicino all'esercito l'eroe combatteva a proprio piacere.”
     


                              XVIII


   1 	Vāsudeva disse:
     	“così avendo parlato i figlio di Rukmiṇī agli yadu, o toro dei bharata, 
     	salito sul carro d'oro, aggiogato a cavalli bardati di armatura,

   2 	alzato lo stendardo adornato da un coccodrillo con la bocca aperta,
     	coi cavalli che quasi volavano in cielo, attaccava i nemici,

   3 	tendendo e facendo risuonare il migliore degli archi, il fortissimo,
     	indossando faretra e spada, il valoroso, avendo protetto  il pollice e il braccio,

   4 	egli veloce come il lampo passando l'arco di mano in mano,
     	confondeva tutti i daiteya che abitavano la città di saubha,

   5 	e di lui che tendeva l'arco e continuamente incoccava frecce,
     	nessuno vedeva pause mentre lui uccideva i nemici in battaglia,

   6 	il colore del suo viso non cambiava, e neppure si muovevano le sue membra,
     	e pure il mondo udiva il suo alto ruggito di leone eccellente e meraviglioso,

   7 	e il mostromarino dalla bocca aperta ritto sul pennone d'oro, che mangia tutti i pesci,
     	splendeva sul davanti del carro quel pavese, terrorizzando l'armata di Śālva,

   8 	quindi rapido affrettandosi Pradyumna tormenta-nemici,
     	allora attaccava Śālva, iniziando un combattimento o re,

   9 	l'attacco dell'eroe Pradyumna nella grande battaglia,
     	non tollerava l'irato Śālva o propagatore della razza dei kuru,

  10 	e disceso dal carro volante pieno di furia e passione,
     	contro Pradyumna combatteva Śālva vincitore di città nemiche,

  11 	tumultuosa era la lotta dei due, di Śālva e dell'eroe vṛṣṇi,
     	i mondi tutti insieme la videro come quella di Bali e del Vāsava,

  12 	di lui il carro magico o eroe, screziato d'oro,
     	fornito di  stendardo, e bandiere di un forte asse e faretre,

  13 	egli su quel meraviglioso carro salito dunque, o illustre
     	il fortissimo scagliava frecce o kaurava, contro Pradyumna,

  14 	quindi una pioggia fatta di frecce scaricava rapidamente nella battaglia,
     	Pradyumna, con la forza del braccio, quasi confondendo Śālva,

  15 	non tollerava il re di saubha di esser colpito da quelle in battaglia,
     	e frecce accese di fuoco luminoso scagliava a mio figlio,

  16 	dalle frecce di Śālva colpito o potente, il figlio di Rukmiṇī,
     	una freccia rapido scagliava che colpiva il bersaglio in battaglia,

  17 	la sua corazza rompendo la freccia scagliata da mio figlio,
     	colpiva il cuore quel dardo ed egli cadeva privo di sensi,

  18 	essendo caduto privo di sensi il valoroso re Śālva,
     	fuggivano i re dei dānava disperdendosi sulla terra,

  19 	oh! oh! facendo stava l'esercito di Śālva signore della terra,
     	essendo allora caduto privo di sensi il sovrano di saubha, o re,

  20 	si rialzava quindi o kaurava riacquistando conoscenza,
     	e veloce il fortissimo scagliava una freccia a Pradyumna,

  21 	da quella colpito il grandi-braccia Pradyumna, fermo sul campo,
     	al collo violentemente, l'eroe cadeva sul carro allora,

  22 	Śālva avendo colpito o grande re, il figlio di Rukmiṇī,
     	mandava un ruggito di leone, e quel suono riempiva la terra,

  23 	quindi svenuto cadendo mio figlio o bhārata,
     	scagliava veloce di nuovo altre pericolose frecce,

  24 	colpito da quelle molte frecce, per questo stupito
     	incapace di muoversi o migliore dei kuru, era sul campo di battaglia Pradyumna.”
     


                              XIX


   1 	 Vāsudeva disse:
     	“dalle frecce di Śālva essendo colpito Pradyumna il migliore dei forti,
     	i vṛṣṇi venuti in battaglia tremavano aspettandosi perduti,

   2 	oh! oh! fece allora l'intero esercito dei vṛṣṇi e degli andhaka,
     	e caduto Pradyumna i nemici o re, erano felici,

   3 	ma vedutolo svenuto, col carro e i veloci cavalli,
     	dalla battaglia rapido lo portava via allora l'esperto Dāruki,

   4 	non molto lontano ritirato il carro, quell'ottimo carro allontanando,
     	avendo recuperati i sensi, lui afferrato l'arco, questo disse al conducente:

   5 	'che cosa hai fatto o auriga? perchè partisti girando le spalle,
     	questo non si dice essere il dharma dei valorosi vṛṣṇi in battaglia,

   6 	forse che tu andasti in confusione vedendo Śālva nella grande pugna?
     	o fosti impaurito vedendo la battaglia? dimmelo secondo verità!'

   7 	il sūta disse:
     	' o figlio di Janārdana, non mi prese confusione o paura,
     	un peso eccessivo per te io pensavo Śālva o figlio del Keśava,

   8 	io mi ritirai per le frecce, quel malvagio è forte o valoroso,
     	e svenuto in battaglia il guerriero sul carro è protetto dal conducente,

   9 	tu ancora vivo sempre io devo proteggerti e tu pure me,
     	il guerriero sempre si deve proteggere, così facendo io mi allontanai,

  10 	solo eri o grandi-braccia e pure molti erano i dānava,
     	ineguale pensando la pugna o figlio di Rukmiṇī, io mi allontanai.'”

  11 	 Vāsudeva disse:
     	“così allora parlando il sūta, colui che ha un mostro marino sul pavese,
     	disse all'auriga, o kaurava: ' girando di nuovo il carro,

  12 	o figlio di Dāruka, conducimi di nuova là in ogni modo,
     	mai, io vivo sia allontanato dalla battaglia o sūta,

  13 	non è nato nella razza dei vṛṣṇi chi abbandona la battaglia,
     	o chi uccida un caduto, e questo io ti dico,

  14 	o chi uccida una donna, un vecchio oppure un fanciullo,
     	uno privato del carro e coi capelli sciolti, e pure chi abbia rotte le armi,

  15 	e tu nato in una famiglia di sūta, educato nell'agire da auriga
     	e sapiente del dharma sei nelle battaglie dei vṛṣṇi o Dāruki,

  16 	tu conoscendo il comportamento intero dei  vṛṣṇi sul campo di battaglia,
     	mai più devi condurmi via o auriga in nessun modo,

  17 	se colpito alla schiena, mentre timoroso fuggo via dalla battaglia,
     	il mādhava l'invincibile fratello di Gada che cosa mi dirà?

  18 	oppure il fratello di Keśava vestito di blu, infuriato
     	che mi dirà il grandi-braccia Baladeva, incontrandomi?

  19 	che dirà il nipote di Śini, leone tra gli uomini dal grande arco,
     	a me allontanato dalla battaglia o sūta, e pure Sāmba vincitore in battaglia?

  20 	e l'invincibile Cārudeṣṇa,e pure Gada e Sāraṇa,
     	e Akrūra grandi-braccia, che cosa mi diranno o conducente?

  21 	a me, guerriero onorato virtuoso che sempre mi ritengo un uomo,
     	che diranno insieme tutte le donne degli eroici vṛṣṇi?

  22 	quel Pradyumna si ritira impaurito abbandonando la grande battaglia,
     	vergogna a lui diranno e non mi diranno bravo,

  23 	la vergogna, oppure parole di derisione per me o per  uno come io sono,
     	sono peggiori della morte o sūta, non portarmi via di nuovo!

  24 	un compito a me imponendo, partiva Hari l'uccisore di Madhu,
     	per il sacrificio del leone dei bhārata, del pṛthāde di infinito splendore,

  25 	il valoroso Kṛtavarman che stava per partire da me fu trattenuto,
     	io respingerò Śālva, fermati! così gli dissi o figlio di sūta,

  26 	ed egli obbedendomi tornava indietro il figlio Hṛdika,
     	lui incontrando avendo fuggita la battaglia, che cosa dirò al grande guerriero?

  27 	avvicinandomi al colui che ha mazza disco e conchiglia,
     	all'uomo dagli occhi di loto, che dirò al grandi-braccia?

  28 	e a Sātyaki e a Baladeva, e agli altri andhaka e vṛṣṇi, che
     	con me sono in competizione sempre, a costoro che dirò io?

  29 	 abbandonando la battaglia girando la schiena, o sūta, colpito dalle frecce,
     	da te condotto via contro la mia volontà non vivrei in nessun modo,

  30 	gira di nuovo il carro o figlio di Dāruka,
     	in nessun modo si deve fare questo come se io desiderassi fuggire,

  31 	mai io, o auriga pensavo la vita importante,
     	fuggito dalla pugna spaventato, girando la schiena, colpito dalle frecce, 

  32 	mai tu o figlio di sūta, mi hai saputo preso da paura,
     	fuggito, abbandonando la pugna come un codardo,

  33 	non compete a te di abbandonare la battaglia o figlio di Dāruka,
     	essendo io ancora desideroso di lotta veloce tu avanza dov'è la battaglia.'”
     


                              XX


   1 	 Vāsudeva disse:
     	“così apostrofato o kuntīde, l'auriga, allora in battaglia
     	a Pradyumna disse immediatamente queste gentili e dolci parole:

   2 	'non ho paura o figlio di Rukmiṇī, nel condurre i cavalli in battaglia,
     	e io conosco il modo di combattere dei vṛṣṇi, non v'è qui nulla in contrario,

   3 	a lungo io fui istruito e ho imparato dai cultori della guida dei carri,
     	che in tutti i modi il guerriero deve essere protetto, e tu eri violentemente ferito,

   4 	tu dall'attacco di Śālva e dalle frecce ferito eri violentemente,
     	privato dei sensi, o valoroso, allora io mi ritirai,

   5 	to o principe sātvata, ora hai ritrovato i sensi spontaneamente,
     	guarda la mia abilità nel condurre i cavalli, o figlio del Keśava,

   6 	da Dāruka io provengo e secondo le regole fui istruito,
     	con piacere io penetrerò nel grande esercito di Śālva.'

   7 	così avendo parlato o eroe, allora i cavalli spingeva in battaglia,
     	e afferrando le redini rapidamente li governava allora,

   8 	e in vari luoghi in entrambe le direzioni,
     	e sia a sinistra che a destra e ovunque,

   9 	con la frusta colpiti o re, e con le redini guidati,
     	quegli ottimi destrieri sembravano quasi volare nell'aria,

  10 	essi o re, conoscendo la destrezza di mano di Dāruki,
     	come fossero incendiati, cogli zoccoli battevano la terra,

  11 	egli attorno all'armata di Śālva, o toro dei bharata,
     	girava senza alcun sforzo, come fosse un miracolo,

  12 	non tollerando il giro di Pradyumna il re di saubha,
     	scagliava contro il suo guidatore velocemente tre frecce,

  13 	il figlio di Dāruka senza badare alla violenza delle frecce,
     	di nuovo o grandi-braccia avanzava dando redini ai cavalli,

  14 	allora di nuovo il re di saubha molte e varie frecce
     	scagliava a mio figlio, al valoroso figlio di Rukmiṇī,

  15 	quelle prive di effetto con affilate frecce tagliava l'uccisore di nemici,
     	il figlio di Rummiṇī, e sorridendo mostrava la destrezza della sua mano,

  16 	tagliate avendo visto le frecce da Pradyumna il re di saubha,
     	usando una crudele e demoniaca magìa scagliava delle frecce,

  17 	lanciata vedendo il fortissimo, l'arma del daitya, 
     	scagliava altre frecce in mezzo tagliandola con un brahmāstra,

  18 	avendo distrutto rapidamente l'arma, le frecce bramose di sangue colpirono,
     	la sua testa, il viso e il busto, ed egli perse i sensi e cadde,

  19 	caduto il vile Śālva colpito dalle frecce,
     	il figlio di Rukmiṇī, un'altra freccia incoccava distruttrice di nemici,

  20 	lui onorato da tutte le schiere dei dāśārha, per raggi simile al fuoco e al sole
     	vedendo mentre incoccava una freccia il cielo divenne pieno di hā, hā!

  21 	quindi tutte le schiere degli dèi con Indra o potente, e il signore delle ricchezze,
     	mandarono Nārada e il fortissimo dio del vento,

  22 	i due avvicitatesi al figlio di Rukmiṇī, le parole dei celesti riportavano,
     	' in nessun modo sia ucciso da te o valoroso, il re Śālva,

  23 	trattieni di nuovo la tua freccia senza copirlo in battaglia,
     	da questa freccia in battaglia nessun uomo sia colpito,

  24 	la sua morte o grandi-braccia in battaglia sarà il figlio di Devakī
     	Kṛṣṇa, questo desiderio del reggitore non sia dunque vano.'

  25 	quindi supremamente gioioso Pradyumna la suprema freccia,
     	toglieva dal sua grande arco, e dentro la faretra la metteva,

  26 	quindi alzatosi o re dei re, il malvagissimo Śālva,
     	si ritirava veloce con l'esercito, colpito dalle frecce di Pradyumna

  27 	lasciata dvārakā il vile, ferito dai vṛṣṇi,
     	salito su saubha o re dei re, al cielo saliva allora.”
     


                              XXI


   1 	 Vāsudeva disse:
     	“ alla principale città degli ānarta quindi io tornavo allora,
     	essendo terminato il tuo grande sacrificio, il rājasūya o sovrano,

   2 	e vidi dvārakā o grande re, priva di splendore,
     	priva di studi vedici e di sacrifici, e con le migliori donne senza ornamenti,

   3 	e irriconoscibili per forma i boschetti di dvārakā,
     	avendo visto, preso da timore io chiesi a Kṛtavarman figlio di Hṛdika:

   4 	'non stanno bene gli uomini e le donne nella potente città dei vṛṣṇi?
     	perché ciò? questo vogliamo noi sapere o tigre fra gli uomini.'

   5 	così richiesto da me in dettaglio mi parlava egli
     	dell'attacco e della liberazione da Śālva, il figlio Hṛdika, o migliore dei re,

   6 	allora io o migliore dei kuru, udito che ebbi tutto interamente,
     	posi mente alla distruzione del re Śālva,

   7 	quindi io o migliore dei bharata, incoraggiata la gente nella città,
     	e il re Āhuka e pure il figlio di Anakadundubha,
     	e rallegrando tutti gli eroi dei vṛṣṇi, io dissi allora:

   8 	'vigilanza e cura si deve fare nella città o tori degli yadu,
     	il modo adatto alla distruzione del re Śālva da me ascoltate,

   9 	non senza averlo ucciso io tornerò alla città di dvāravatī,
     	la città di saubha assieme a Śālva distrutta allora io vi vedrò di nuovo,
     	cantando i tre sāman, sia suonato il dundubhi terribile per i nemici.'

  10 	quei valorosi incitati da me secondo le regole o toro fra i bharata,
     	tutti a me dissero eccitati: ' parti colpisci i nemici!'

  11 	da questi valososi gioiosi nell'anima, con lodi applaudito,
     	avendo fatto recitare i migliori dei ri-nati e inchinatomi con la testa ad Āhuka,

  12 	col carro aggiogato a sainya e sugrīva, facendo risuonare ogni luogo,
     	soffiando nella migliore conchiglia pāñcajanya, io o re,

  13 	partivo o tigre dei sovrani, circondato da una grande armata,
     	da un'armata perfetta nelle quattro armi, dall'apparenza invincibile, 

  14 	passate molte regioni, e montagne e foreste,
     	laghi e fiumi, e raggiunta la regione mārttikāvata

  15 	la mi facevo annunciare vicino alla città di Śālva,
     	raggiuntolo mentre era a saubha io lo presi alle spalle,

  16 	quindi raggiunto il mare in una insenatura di quel mare agitato
     	in mezzo al mare era Śālva sul suo carro saubha l'uccisore di nemici,

  17 	egli vedendomi da lontano quasi ridendo o Yudhiṣṭhira,
     	mi incitava al combattimento ripetutamente,

  18 	con molte frecce scagliate dal suo arco,
     	e prima non ero mai stato bersaglio di frecce quindi l'ira mi assalì,

  19 	e pure quel malvagio per natura, quel fuoricasta di daiteya,
     	su di me faceva piovere quell'arduo da assalire, fiumi di frecce a migliaia,

  20 	e ne copriva completamente i soldati e il mio auriga e i cavalli,
     	senza badare alle frecce noi combattiamo o bhārata,

  21 	quindi centinaia di migliaia di frecce levigate,
     	scagliarono in battaglia i guerrieri che seguivano Śālva,

  22 	e gli asura i miei cavalli e il mio carro e pure Dāruka
     	coprivano con frecce mortifere,

  23 	né i cavalli  né il carro, né l'auriga Dāruka
     	apparivano  impediti dalle frecce, e neppure io assieme ai soldati,

  24 	quindi io pure o kaurava, molte miriadi di frecce,
     	potenziate da mantra per mezzo del divino arco scagliavo,

  25 	là non vi era dominio del mio esercito o bhārata,
     	al cielo sospesa era saubha quasi ad una distanza di un krośa,

  26 	quindi tutti come spettatori che stanno in un'arena
     	mi incitavano con alti ruggiti di leoni e battimani,

  27 	le frecce scagliate dal mio arco nella grande battaglia, nei lombi 
     	dei dānava entravano come cavallette coperte di sangue,

  28 	quindi urla di dolore crescevano in mezzo a saubha,
     	dei colpiti da frecce acuminate, che cadevano nell'oceano,

  29 	con braccia e spalle tagliate via, sembrando come tante nubi,
     	i dānavā gridando terribili urla, precipitavano,

  30 	quindi la conchiglia splendida di gocce d'argendo simili a latte o fiori di kunda,
     	la nata nel mare, pāñcajanya col fiato io riempiva,

  31 	allora Śālva il signore di saubha loro vedendo cadere là,
     	con una grande lotta di magìa mi combatteva in battaglia,

  32 	quindi mazze e arieti, missili, potenti e taglienti accette,
     	tridenti e bhuśuṇḍi lanciando incessantemente su di me,

  33 	e io quelli rapido, con la māyā accogliendo, distruggevo,
     	distrutta quella māyā egli combatteva con picchi di montagne,

  34 	allora vi era quasi un'oscurità e quindi di nuovo luce,
     	e scuro e chiaro e freddo e caldo era il giorno o bhārata,

  35 	e così mutando di māyā mi combatteva il nemico,
     	e riconoscendo io tutto con la mia māyā distruggevo
     	a tempo debito con l'arma e ovunque con le frecce colpivo,

  36 	quindi l'atmosfera o grande re, sembrava avere quasi cento soli,
     	e cento lune, o kuntīde, e miriadi di stelle,

  37 	quindi non si riconosceva la notte o il giorno in quel luogo,
     	io allora preso da confusione fissavo all'arco l'arma della saggezza,
     	e quindi arma con arma disperdendo con frecce come fili di cotone,

  38 	quindi sorgeva una tumultuosa battaglia da far rizzare i capelli,
     	e ritrovato il mondo o re dei re, io di nuovo combattevo contro il nemico.”
     


                              XXII


   1 	 Vāsudeva disse:
     	“così o tigre fra gli uomini, Śālva quel grande nemico dei re, 
     	combattutto da me in battaglia, di nuovo saliva in cielo,

   2 	quindi śataghnī e grandi mazze, e dardi accesi, e bastoni e spade,
     	lanciava con ira, a me lo sciocco Śālva o grande re, desideroso di vittoria,

   3 	questi missili che volavano nel cielo, con le frecce rapido parando, 
     	i due o in tre li tagliavo veloce con le frecce, quindi nel cielo sorse un frastuono,

   4 	allora centinaia di migliaia di levigate frecce,
     	coprivano Dāruka, i cavalli e il carro,

   5 	allora l'eroico Dāruka mi disse quasi agitato:
     	'bisogna fermarsi, io mi fermo tormentato dalle frecce di Śālva.'

   6 	così io udendo il pietoso discorso dell'auriga,
     	guardando vedevo l'auriga coperto di frecce,

   7 	sulle sue gambe e viso e collo e sulle sue braccia,
     	non vedevo o migliore dei pāṇḍava un luogo non colpito dalle frecce,

   8 	dalle ferite di frecce sgorgava il sangue cavernoso,
     	coperto era egli come un monte di gesso rosso dalle nuvole, 

   9 	vedendo l'auriga seduto con le redini in mano in battaglia,
     	incapace di stare in piedi colpito dalle frecce di Śālva,

  10 	allora un uomo abitante in Dvārakā mi disse,
     	veloce salendo sul carro come per amicizia o bhārata,

  11 	le parole di quel dipendente di Āhuka o valoroso,  
     	che era depresso, e quasi inarticolante, queste ascolta o Yudhiṣṭhira:

  12 	' Āhuka il signore di dvārakā o valoroso, mi disse per te queste parole,
     	qui o Keśava sappi quanto per te disse l'amico del padre,

  13 	portatosi Śālva oggi a dvārakā o rampollo dei vṛṣṇi,
     	essendo tu occupato o invincibile, con la forza fu ucciso il figlio di Śūra,

  14 	quindi giustamente basta con la battaglia, torna o Janārdana,
     	a proteggere dvārakā, questo è tuo dovere di fare.'

  15 	così io le sue parole ascoltando ero supremamente confuso,
     	non sapevo risovermi sul da farsi o sul non farsi,

  16 	Sātyaki, e Baladeva, e Pradyumna grande sul carro,
     	rimproveravo con la mente o valoroso, avendo udite le spiacevoli parole,

  17 	io, di dvārakā e del padre o rampollo dei kuru,
     	loro avevo posto a protezione, partendo per distruggere saubha,

  18 	'vive ancora Baladeva, il grandi-braccia uccisore di nemici?
     	e Sātyaki e il figlio di Rukmiṇī, e il valoroso Cārudeṣṇa?
     	e gli altri a cominciare da Sāmba?' così io era con mente confusa,

  19 	con loro viventi o tigre fra gli uomini, in nessun modo,
     	alcuno può uccidere il figlio di Śūra, sia pur l'armato di folgore in persona,

  20 	se è ucciso il figlio di Śūra, era evidente che loro pure erano uccisi,
     	Baladeva e gli altri tutti, questa era la mia ferma opinione,

  21 	mentre io pensavo alla ditruzione di tutti di momento in momento,
     	turbato  o grande re, io di nuovo combattevo Śālva,

  22 	quindi io vedevo o grande re precipitare,
     	da saubha il figlio di Śūra o valoroso, e quindi l'offuscamento entrò in me,

  23 	la  figura di lui, del padre mio che precipitava o sovrano di uomini,
     	era come quella di Yayāti alla fine dei meriti caduto dal cielo alla terra,

  24 	la corona caduta dalla testa, i capelli e le vesti scompigliate,
     	appariva precipitare come un pianeta finito i suoi meriti,

  25 	quindi il migliore degli archi śārṅga mi cadeva di mano,
     	e dalla confusione depresso o kuntīde, sedevo sul piano del carro,

  26 	quindi pieno di grida era tutto l'esercito, me privo di sensi
     	vedendo sul retro del carro come morto o bharata,

  27 	e mentre cadeva con le braccia e le gambe aperte 
     	la figura del padre io vedevo come quella di un uccello che cadeva,

  28 	lui caduto o grandi-braccia, armati di lance e tridenti,
     	colpendolo con violenza i guerrieri, la mia mente facevano tremare,

  29 	quindi dopo un po' recuperata la coscienza, io allora o valoroso, nella grande lotta,
     	non vedevo là più saubha, né nemico, né Śālva, e neppure il vecchio padre,

  30 	quindi avevo la certezza che fosse un'illusione della mente,
     	risvegliatomi quindi, di nuovo scagliavo centinaia di frecce.”
     


                              XXIII


   1 	 Vāsudeva disse:
     	“quindi io o migliore dei bharata, afferrato lo splendido arco,
     	con le frecce facevo cadere da saubha le teste dei nemici degli dèi,

   2 	e frecce appuntite con veleno di serpente verso l'alto,
     	frecce con la punta di corno al re Śālva scagliavo,

   3 	e allora non si mostrava saubha o propagatore della famiglia dei kuru,
     	era nascosta dalla māyā, e quindi io ero perplesso,

   4 	allora le schiere dei dānava con i capelli e i visi deformati, 
     	urlavano o grande re, vicino a me o bhārata,

   5 	quindi io quel suono dell'arma, veloce nella grande battaglia
     	io incoccavo per distruggerlo e quindi il rumore cessava,

   6 	tutti furono uccisi i dānava che originavano il rumore,
     	con frecce splendenti come il sole guidate dal suono,

   7 	cessato questo suono di nuovo sorgeva in altro luogo,
     	un altro rumore o grande re, e lì io scagliavo le frecce,

   8 	così tutte le dieci direzioni sia orrizzontali che verticali o bhārata,
     	facevano risuonare gli asura, e pure da me erano colpiti,

   9 	quindi giunta la luce dell'est di nuovo si poteva vedere
     	saubha che vola a piacimento o valoroso, confondendo i miei occhi,

  10 	quindi un mortifero dānava in forma di scimmia,
     	veloce con una grande pioggia di pietre mi ricopriva,

  11 	io stesso dalla pioggia di rocce ero colpito ovunque,
     	e coperto di pietre ero simile o re dei re, ad un formicaio,

  12 	quindi io coperto di pietre assieme ai cavalli e all'auriga,
     	divenni invisibile o re, pure con lo stendardo coperto di pietre,

  13 	allora i preminenti dei vṛṣṇi che erano i miei soldati, 
     	presi da paura si dispersero velocemente in tutte le direzioni,

  14 	quindi era tutto un gridare dunque o signore di popoli,
     	e nel cielo e in terra e nell'etere essendo io non più visibile,

  15 	allora disperati o re, le genti mie amiche,
     	piangevano e si lamentavano pieni di dolore e di sofferenza,

  16 	e gioia vi era nei nemici e dolore negli amici,
     	così io udivo o valoroso, dopo aver vinto o incrollabile,

  17 	quindi io la cara arma che distrugge tutte le pietre,
     	la folgore alzando, tutte quelle pietre distruggevo,

  18 	allora per via della quantità di pietre immobili e senza fiato 
     	erano i miei cavalli o grande re, quasi tremanti,

  19 	come l'acqua delle nuvole nel cielo distrugge il sorgere del sole
     	tutti i miei parenti vedendomi di nuovo ritrovarono la gioia,

  20 	quindi mi disse l'auriga a mani giunte inchinato o sovrano:
     	'ben vedendo o vṛṣṇi, Śālva il re di saubha schierato,

  21 	basta o Kṛṣṇa col trascurarlo, impegnati bene nello sforzo,
     	la gentilezza verso i nemici ora non usare con Śālva,

  22 	colpisci Śālva o grandi-braccia non farlo vincere o lunghi-capelli,
     	con tutte le forze o valoroso, deve essere ucciso l'avversario o uccisore di nemici,

  23 	il forte non deve trascurare il nemico pur se debole, 
     	anche se sia infermo, perché nessuno in battaglia è saldo,

  24 	tu o tigre tra gli uomini con tutti gli sforzi, o potente,
     	colpiscilo o migliore della razza dei vṛṣṇi, il momento per te non ritornerà,

  25 	non si deve trattarlo con gentilezza, e neppure pensalo un tuo amico,
     	dal quale tu sei combattuto o valoroso, e dvārakā distrutta.'

  26 	in tali modi o kuntīde, avendo udito io le parole dell'auriga,
     	e veritiere avendole riconosciute posi mente alla battaglia,

  27 	per la distruzione del re Śālva, e l'abbattimento di saubha,
     	e dissi a Dāruka: ' o valoroso, aspetta un momento.'

  28 	quindi una potentissima divina invincibile e indistruttibile
     	arma infuocata a me cara, di ogni potenza splendidissima,

  29 	che in battaglia di yakṣa, rākṣasa e dānava,
     	e di re di mista nascita, grande distruzione compie col fuoco,

  30 	il disco tagliente immacolato simile a Yama alla fine dei tempi,
     	fatto un mantra io sull'inegualgliabile distruttore di nemici,

  31 	'colpisci saubha con la tua forza e quelli che sono i miei nemici.'
     	così avendo parlato con la forza del braccio a quella con furia scagliavo,

  32 	la figura del disco sudarśana volava nel cielo allora,
     	apparendo un secondo sole alla fine dello yuga,

  33 	avvicinandosi alla citta di sauba che aveva perso il suo splendore,
     	in mezzo la tagliava, come una sega un grande pezzo di legno,

  34 	in due parti essendo fatta allora saubha colpita dalla forza di sudarśana,
     	cadeva come tripura colpita dalle frecce del Maheśvara,

  35 	caduta questa saubha il disco tornava nella mia mano,
     	di nuovo colpisci con forza Śālva così io dicevo,

  36 	e quindi Śālva mentre agitava nella grande battaglia una pesante mazza,
     	in due pezzi lo faceva velocemente il luminoso colla sua potenza,

  37 	caduto quell'eroe i dānava con menti tremanti,
     	gridando fuggivano colpiti dalle mie frecce,

  38 	quindi io facendo fermare il carro davanti a saubha,
     	suonando la conchiglia per la gioia facevo gioire gli amici,

  39 	quella citta con torri e porte distrutte come un mucchio di picchi del meru,
     	avendo visto in fiamme, le donne fuggivano,

  40 	così avendo ucciso in battaglia Śālva e abbattuta saubha, 
     	agli ānarta di nuovo tornato procuravo la gioia degli amici,

  41 	per questa impresa o re, io non venni alla città degli elefanti,
     	se io fossi venuto o uccisore di eroi nemici, non vivrebbe Suyodhana.”

  42 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato al kuru il grandi-braccia, il migliore degli uomini,
     	salutando i pāṇḍava partiva il saggio uccisore di Madhu,

  43 	salutato avendo il grandi-braccia, il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	dal re sul viso baciato e da Bhīma, il grandi-braccia,

  44 	Subhadrā e Abhimanyu facendo salire sul carro d'oro,
     	saliva sul carro Kṛṣṇa onorato dai pāṇḍava,

  45 	col carro splendido come il sole aggiogato a sainya e a sugrīva,
     	per dvārakā partiva Kṛṣṇa incoraggiando Yudhiṣṭhira,

  46 	partito quindi il principe dāśārha, anche Dhṛṣṭadyumna il pārṣata,
     	prendendo con se i figli di Draupadī partiva verso la sua città allora,

  47 	e Dhṛṣṭaketu alla partenza per casa sua, allora si preparava il re di cedi,
     	e partiva avendo veduto i pāṇḍava, verso la bella città di śuktimatī,

  48 	e pure i kekaya col permesso del kuntīde dall'infinito splendore,
     	salutati tutti i pāṇḍava partirono o bhārata,

  49 	e i brahmani e anche le genti abitanti nel regno,
     	licenziati, velocemente abbandonarono i pāṇḍava,

  50 	l'assembramento o re dei re, parvenza grandemente meravigliosa
     	aveva, nella foresta di quei grand'anime o toro dei bhārata,

  51 	Yudhiṣṭhira, però dando licenza a quei savi grandi anime,
     	comandava agli uomini che aggiogassero i carri per tempo.
     


                              XXIV


   1 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	dopo la partenza  del sovrano daśārha Yudhiṣṭhira, Bhīmasena con Arjuna,
     	e i gemelli e Kṛṣṇā e il purohita, sui carri preziosi aggiogati a supremi cavalli

   2 	salendo i valorosi insieme per la foresta partivano simili al Bhūtapati,
     	ornamenti d'oro e vesti e vacche donando ai maesti sapienti dei mantra,

   3 	e prima venti servi armati, di archi e armature e frecce d'oro,
     	e corde d'arco e macchine e spade tutti portando, andavano dietro loro,

   4 	quindi i vestiti della principessa e le balie e le schiave gli ornamenti, 
     	avendo preso Indrasena, veloce dietro col carro li seguiva,

   5 	quindi i buoni cittadini avvicinando il migliore dei kuru, la pradakṣiṇa compirono,
     	e lo salutarono gentili, i brahmani e tutti i principali abitanti di kurujāṅgala,

   6 	e anche il dharmarāja loro salutava gentile, assieme ai suoi fratelli,
     	e si fermò il sovrano grand'anima, vedendo la moltitudine dei kurujāṅgala,

   7 	e come un padre tra i figli era, affetto provava il toro dei kuru grand'anima,
     	e pure loro verso il migliore dei bharata erano come i figli verso il padre,

   8 	quindi insieme, quelle grandi schiere di gente stavano attorno al primo dei kuru,
     	“ah, signore, ah, dharma.” così dicevano tutti e per la vergogna avevano lacrime al viso:

   9 	“il migliore dei kuru, il re delle creature, come un padre lasciando i figli,
     	i cittadini e i campagnoli tutti lasciando, parte chissa dove il dharmarāja?

  10 	vergogna al traditore figlio di Dhṛtarāṣṭra, col malvagio figlio di Subala e Karṇa,
     	questi malvagi che vogliono il tuo male o re dei re, tu sempre nel dharma, i crudeli,

  11 	avendo fondato il grand'anima la superba città grande, simile alla città degli dèi,
     	indraprastha, il dharmarāja dall'efficace agire, lasciata, chissa dove parte?

  12 	il grand'anima quel superbo palazzo che Maya fece simile al palazzo degli dèi,
     	come per divina illusione protetta dagli dèi lasciata, chissa dove va il dharmarāja?”

  13 	a loro riuniti il sapiente di dharma, kāma, e artha, Bībhatsu forte disse:
     	“dimimuirà il re nelle foreste vivendo, questa sede e gli onori dei nemici,

  14 	assieme ai principali ri-nati e avvicinandoci singolarmente a voi o asceti,
     	e ingraziandoci il sapiente di dharma e artha, parlando otterremo il supremo retto successo.” 

  15 	così avendo parlato Arjuna, i brahmani e tutti i varṇa o re,
     	allegri, insieme salutarono e fecero pradakṣiṇa, al migliore dei sostenitori del dharma, 

  16 	e salutato il pṛthāde e Ventre-di-lupo e il Conquista-ricchezze, e la Yājñasenī e i gemelli,
     	tornarono nei rispettivi regni smessa la gioia con permesso di Yudhiṣṭhira. 
     


                              XXV


   1 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi partiti costoro, il kuntīde fedele alle promesse,
     	l'anima giusta Yudhiṣṭhira parlava a tutti i fratelli:

   2 	“per dodici anni insieme dobbiamo vivere in una solitaria foresta,
     	cercate nella grande foresta un luogo ricco di animali e di uccelli,

   3 	piacevole, ricco di fiori e frutti, benigno e adatto a buona gente,
     	dove tutti questi anni felicemente possiamo vivere.”

   4 	cosi apostrofato rispondeva al dharmarāja il Conquista-ricchezze,
     	come un guru onorando l'intelligente guru degli uomini:

   5 	Arjuna disse:
     	“o signore tu hai rispetto per gli anziani grandi ṛṣi,
     	nulla al mondo degli uomini a te è sconosciuto,	

   6 	da te sono onorati sempre i brahmani o toro dei bharata,
     	e a cominciare dal dvaipāyana e da Nārada pure i grandi asceti,

   7 	tu sei colui che in pieno controllo, sempre si aggira alle porte di tutti i mondi,
     	dal mondo divino a quello di Brahmā e pure dei gandharva e delle apsaras,

   8 	tutte le mete conosci dei brahmani senza dubbio,
     	e i poteri tu conosci di tutti loro o pṛthāde,

   9 	e tu o re, conosci la migliore cosa da fare,
     	dove tu desideri o grande re, là noi faremo la residenza,

  10 	questa lago di nome dvaitavana adatto a buona gente,
     	piacevole e ricco di fiori e frutti è abitato da vari uccelli,

  11 	qui, questi dodici anni trascorreremo così io intendo,
     	se ho il tuo permesso o re, o in quale altro luogo tu pensi o signore.”

  12 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“pure io ho l'opinione che da te è stata affermata o pṛthāde,	,
     	andiamo dunque al santo celebrato grande lago di dvaitavana.”

  13 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi partirono tutti i pāṇḍava che agiscono nel dharma,
     	assieme a molti brahmani verso il santo lago di dvaitavana,

  14 	dei brahmani che sacrificano col fuoco e pure altri senza fuoco,
     	recitanti e mendicanti e altri in silenzio oranti, abitanti della foresta,

  15 	molti brahmani là circondarono Yudhiṣṭhira,
     	asceti praticanti la verità, dai ferrei voti a centinaia,

  16 	là arrivati i pāṇḍava con quei molti brahmani,
     	entrarono nel piacevole e santo dvaitavana, o toro dei bharata,

  17 	con alberi śāla, tāla, manghi, nīpa e con api sui fiori di kadamba, sarja e arjuna,
     	il re vide quella grande foresta di fiori piena nella stagione delle piogge, 

  18 	stavano sulle cime dei grandi alberi cantando piacevoli versi,
     	schiere di pavoni, pernici e cuculi, e kokila selvatici in questa foresta,

  19 	con branchi di elefanti e di capibranco grandi e furiosi, forti come montagne,
     	grandi branchi di elefanti in questa foresta il sovrano vide,

  20 	avvicinatosi al piacevole fiume bhogavatī pieno di quelle salde anime indossanti stracci e jaṭa,
     	molte schiere di sostenitori del dharma di perfetti ṛṣi vide, abitanti della foresta, 

  21 	quindi il re scendendo dal carro con i fratelli e la propria gente nella foresta, 
     	entrava il migliore degli spiriti giusti come lo splendido Śakra nel suo paradiso,

  22 	al lui dalle certe promesse s'avvicinarono per vederlo insieme le schiere di cāraṇa e siddha,
     	e pure gli abitanti della foresta stavano intorno al saggio leone dei re, 

  23 	tutti i siddha salutando, veniva onorato come un re e come un dio,
     	entrava con tutti i principali ri-nati, a mani giunte il migliore dei sostenitori del dharma,

  24 	con pura condotta come un padre il grand'anima si avvicinava agli asceti devoti al dharma,
     	e salutato di contro, alla radice di un grande albero pieno di fiori sedeva,

  25 	e Bhīma e Kṛṣṇā e il Conquista-ricchezze e i gemelli tutti seguirono il re dei re,
     	lasciati i carri scendendo, tutti là si sedettero il migliori dei bharata, 

  26 	il grande albero con i rampicanti piegati coi cinque pāṇḍava dai grandi archi,
     	era con le grandi anime rifugiativisi come una grande montagna piena di branchi di elefanti.
     


                              XXVI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
        quella foresta raggiunta, quei figli di re, felici s'apprestavano a quella difficile dimora,
     	trascorrevano il tempo in quei benigni boschi di śāla lungo la sarasvatī,

   2 	e tutti gli asceti e i muni in quella foresta con molte radici e frutti il re,
     	saziava i principali dei ri-nati, il generoso toro dei kuru, 

   3 	e i sacrifici e i migliori riti per i padri, per i pāṇḍava che stavano nella grande foresta,
     	il purohita Dhaumya grande di ogni potere faceva come un padre per i kuru,

   4 	lasciato il regno da loro abitato venne l'antico ṛṣi come ospite,
     	Mārkaṇḍeya di forte e maturo potere, a quell'āśrama degli splendidi pāṇḍava,

   5 	quel sapiente di tutto, osservando Draupadī Kṛṣṇā, Yudhiṣṭhira, e Bhīma e Arjuna
     	ricordando con la mente Rāma, il grand'anima in mezzo agli asceti sorrideva il potente,

   6 	a lui il dharmarāja quasi perplesso disse: “ tutti gli asceti per la vergogna sono addolorati
     	perchè tu signore ridi felice vedendo me guardato dagli asceti.”

   7 	 Mārkaṇḍeya disse:
     	“o caro, io non mi rallegro e non rido, non mi prese l'arroganza nata dalla gioia,
        oggi vedendo la tua sciagura io ricordai Rāma dai voti sinceri il figlio di Daśaratha,

   8 	pure egli o re, assieme a Lakṣmaṇa nella foresta dimorava per ordine del padre,
     	mentre usava l'arco, o pṛthāde, una volta da me fu visto sulla cima del monte ṛṣyamūka,

   9 	simile il grand'anima al Mille-occhi, al vincitore di Maya e uccisore di Namuci,
     	comandato dal padre l'immacolato figlio di Daśaratha, il dharma compiva risiedendo nella foresta, 

  10 	egli pure era splendido come Śakra, generoso, e nei combattimenti invincibile,
        e lasciati i beni viveva nelle foreste, “io non comando forze!” così si pratica l'adharma, 

  11 	i re con Nābhāga e Bhagīratha la terra fino al mare avendo conquistata,
      	vinsero essi pure o caro i mondi, “io non comando forze!” così si pratica l'adharma,

  12 	chiamano un cane pazzo il re dei kāśi e dei karūṣa che è virtuoso dai fermi voti,
     	lasciati i regni e le ricchezze, “io non comando forze!” così si pratica l'adharma,

  13 	il creatore che ha stabilito l'antica condotta, i santi costui venerando o migliore degli uomini,
     	i sette ṛṣi o pṛthāde risplendono in cielo i santi, “io non comando forze!” così si pratica l'adharma,

  14 	guarda o re dei re, gli elefanti zannuti fortissimi grandi come montagne, 
      	essi stanno vicino al creatore o uomo eccellente, “io non comando forze!” così si pratica l'adharma,

  15 	tutti gli esseri guarda o re dei re, come giustamente ha ordinato il creatore, 
     	secondo la propria nascita ciò fece il potente “io non comando forze!” così si pratica l'adharma,

  16 	secondo verità e giustizia, quanto di merito e condotta e vergogna, ciò hanno tutti gli esseri,
       	e bellezza e splendore acceso del fuoco, del creatore di luce pure tu hai, o pṛthāde,

  17 	secondo accordo o potente abitando una difficile residenza nella foresta,
     	allora brillante fortuna per il tuo proprio potere acquisterai o principe dai kuru.”

  18 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo discorso così pronunciato il grande ṛṣi in mezzo agli asceti, assieme agli amici,
     	preso licenza da Dhaumya e dai pṛthādi insieme, allora partiva verso il nord.
     


                              XXVII


   1 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	abitando i pāṇḍava grandi anime in dvaitavana, 
     	la grande foresta divenne piena di brahmami,

   2 	sempre percorsa dal suono delle preghiere in ogni luogo,
      	il lago dvaitavana era santo come il mondo di Brahmā,

   3 	dei yajus, dei ṛc, e dei sāman, e dei gadya in ogni luogo
     	recitati, vi era un suono che toccava il cuore,

   4 	il suono d'arco dei pāṇḍava e quello di preghiera dei saggi,
     	di nuovo mostrava l'unione degli kṣatriya col brahmani,

   5 	così disse Baka figlio di Dalbha al dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	in un tramonto, a quel kuntīde, seduto circondato dai ṛṣi:

   6 	“guarda o pṛthāde in dvaitavana dei brahmani asceti,
     	sono al momento del sacrificio, o migliore dei kuru, col fuoco acceso,

   7 	praticano il dharma in questo puro luogo da te protetti, i fermi nei voti,
     	i bhṛguidi e gli aṅgirasidi i discendenti di Vasiṣṭha con quelli Kaśyapa,

   8 	e quelli di Agastya, e gli eminenti atridi dai supremi voti,
     	i migliori brahmani di tutto l'universo sono riuniti da te,

   9 	queste mie parole o pṛthāde ascolta con attenzione,
     	assieme ai fratelli o kuntīde, quanto ti dirò o kaurava,

  10 	il brahman unito allo kṣatra, e lo kṣatra col brahman,
     	questi due bruciano i nemici come Agni e il vento le foreste,

  11 	senza brahmani o caro, non a lungo agirebbe chi vuole vincere questo mondo e quello,
     	il re acquistato un ri-nato istruito nel dharma e nell'artha, di mente chiara respinge i nemici, 

  12 	cercando la felicità, il dharma che compie la protezione delle creature,
     	null'altro giusto mezzo otteneva Bali, al mondo che un ri-nato,

  13 	ogni desiderio dell'asura fu compiuto e pure la ricchezza del figlio di Virocana fu inesauribile,
     	ottenuta la terra unendosi ai brahmani, senza di essi agendo cadde allora nel peccato,

  14 	senza brahmani questa terra con la sua ricchezza non a lungo onora il secondo varṇa,
       	la terra circondata dal mare da onore a chi è diretto da un brahmano istruito nelle arti di governo,

  15 	come quella di un elefante in battaglia privato del guidatore,
     	la forza di uno kṣatriya, privo di brahmani si disperde,

  16 	nel brahman la migliore intelligenza, nello kṣatra l'infinita forza,
     	quando i due agiscono insieme allora il mondo prospera,

  17 	come un grande fuoco assieme al vento brucia il bosco,
     	così il principe assieme al brahmano brucia i nemici,

  18 	quindi il saggio con i brahmani agisce secondo intelligenza,
     	per ottenere l'inottenuto e per accrescere l'ottenuto,

  19 	per ottenere l'inottenuto e aumentare l'ottenuto, per cercare il mezzo secondo i meriti,
     	prendi uno splendido brahmano istruito, sapiente dei veda, dal molto sapere,

  20 	sempre la tua condotta verso i brahmani fu suprema o Yudhiṣṭhira,
     	da questo in tutti  mondi risplende la tua ampia gloria.”

  21 	quindi tutti i brahmani onoravano Baka figlio di Dalbha,	
     	e essendo elogiato Yudhiṣṭhira, ancora divennero lieti,

  22 	Vyāsa il dvaipāyana, e Nārada, il figlio di Jamadagni, Pṛthuśravas,
     	Indradyumna, e Bhāluki, Kṛtacetas, Saharsrapat,

  23 	Karṇaśravas, e Muñja, e Lavaṇāśva, il kaśyapide,
     	Hārīta, e Sthūṇakarṇa, e pure Agniveśya, e il figlio di Śunaka,,

  24 	e Ṛtavāc, e Suvāc, Bṛhadaśva, Ṛtāvasu,
     	Ūrdhvaretas, Vṛṣāmitra, Suhotra, Hotravāhana,

  25 	questi e molti altri brahmani dai ferrei voti
     	elogiarono il senza nemici come i ṛṣi il Distruggi-città.
     


                              XXVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi arrivati nella foresta i pṛthādi assieme a Kṛṣṇā,
     	seduti facevano conversazione presi da sofferenza e dolore,

   2 	e l'amata e bella e istruita e ai mariti fedele,
     	allora Kṛṣṇā al dharmarāja queste parole diceva:

   3 	“nessun dolore per noi certo quel malvagio
     	prova, il figlio di Dhṛtarāṣṭra malvagio e traditore,

   4 	il quale a te, o re, assieme a me vestito di pelli di antilope,
     	e con  tutti i fratelli non diceva alcunché,
     	avendoci mandato nella foresta, il malvagio non si addolora quel folle,

   5 	il cuore è certo di ferro di quel malfattore,
     	il quale allora pronunciava offese a te, il migliore adepto del dharma,

   6 	che sei pieno di dolore senza meritarlo, quel malvagio con la schiera di amici,
     	un tale dolore avendo procurato, si rallegra quel malo uomo,

   7 	nessuna lacrima cadde dai quattro malvagi allora, 
     	per te o bhārata, partito per la foresta vestito di pelli,

   8 	da Duryodhana, da Karṇa e dal malvagio Śakuni,
     	e da quel suo fratellaccio crudele Duḥśāsana,

   9 	da tutti gli altri kuru, o migliore dei kuru,
     	soverchiati dal dolore, dagli occhi cadevano lacrime,

  10 	e io per questo tuo giaciglio, avendo visto quale tu prima avevi, 
     	soffro per te o grande re, che sei oppresso da sofferenza senza che lo meriti,

  11 	e il seggio d'avorio che screziato di gemme era in mezzo alla sala,
     	e questo cuscino di kuśa avendo visto, la sofferenza mi opprime,

  12 	io che io ti vidi nel palazzo circondato dai re,
     	quale pace vi può essere nel mio cuore o re, vedendo questo?

  13 	io che ti vidi spalmato di sandalo, splendido come il sole,
     	ora vendendoti sporco di fango mi confondo o bhārata,

  14 	io che una volta con ricche e belle vesti di seta ti 
     	ho visto o re dei re, ora ti vedo vestito di stracci,

  15 	e quel cibo che ai brahmani con piatti d'oro a migliaia,
     	fu dato dalla tua servitù, perfetto per ogni desiderio,

  16 	e agli asceti senza casa, e pure ai capifamiglia,
     	il vitto fu dato o re, di qualità e abbondante o illustre,
     	e questo ora vedendo quale pace per il mio cuore o re?

  17 	e i tuoi fratelli che giovani con lucenti orecchini,
     	furono nutriti dai cuochi con cibi prelibati supremamente preparati,

  18 	tutti questi io oggi vedo nella foresta vivere di cibi selvatici,
     	senza meritar dolore, o signore di uomini, e non si calma la mia mente, 

  19 	e Bhīmasena pure addolorato che abita nella foresta,
     	tenendo in mente perchè la furia non crebbe in te al giusto tempo?

  20 	e vedendo Bhīmasena compiere le proprie azioni o incrollabile,
     	addolorato e pieno di sofferenza, perchè non cresce la tua furia?

  21 	egli che fu onorato con vari veicoli e svariate vesti, 
     	vedendolo finito nella foresta perchè non monta la tua furia?

  22 	il forte che è in grado di uccidere tutti i kuru,
     	 Ventre-di-lupo guardando in tuo favore è capace di ciò,

  23 	Arjuna dalle due braccia che è uguale all'Arjuna dalle molte braccia,
     	per la velocità nel lanciare frecce, simile a Yama alla fine del tempo,

  24 	alla cui potenza di armi si inchinarono tutti i principi,
     	che vennero coi brahmani al tuo sacrificio o grande re,

  25 	quella tigre fra gli uomini venerato da dèi e dānava,
     	il riflessivo Arjuna vedendo, perchè non monta la tua furia?

  26 	vedendo il pṛthāde finito nella foresta sofferente senza meritar dolore,
     	e che a te non monta la furia, di questo io mi stupisco o bhārata,

  27 	chi dèi, e uomini, e serpenti da solo sul carro vinse,
     	costui vedendo esiliato nella foresta perchè non monta la tua furia?

  28 	il distruttore di nemici che circondato da carri e meravigliosi cavalli e elefanti,
     	vincendo acquisiva ricchezze dai sovrani,

  29 	che in solo impeto lancia cinquecento frecce,
     	costui vedendo esiliato nella foresta perchè non monta la tua furia?

  30 	quel giovane alto, il migliore dei portatori di scudo in battaglia,
     	Nakula nella foresta vedendo, perchè non monta la tua furia?

  31 	e o Yudhiṣṭhira, il bellissimo e valente figlio di Mādrī,
     	Sahadeva vedendo nella foresta perchè non monta la tua furia?

  32 	e me nata nella famiglia di Drupada, e nuora di Pāṇḍu grand'anima,
     	vedendo esiliata nella foresta, perchè non monta la tua furia?

  33 	forse che in te non vi è rabbia o migliore dei bhārata,
     	che i tuoi fratelli e me vedendo così non ne è scossa la tua mente?

  34 	non vi è al mondo uno kṣatriya privo di furia, ciò non è detto vergognoso
     	io oggi vedo in te il contrario di uno kṣatriya,

  35 	lo kṣatriya che non si mostra energico a tempo debito,
     	viene sempre disprezzato da tutti i viventi o pṛthāde,

  36 	tu non devi fare alcuna pace verso i nemici,
     	essi non sono in grado di ucciderti con la forza, qui non v'è dubbio,

  37 	e pure lo kṣatriya che non si mantiene calmo in tempo di pace,
     	è sgradito a tutti i viventi costui e va in rovina, sia qui che nell'altro mondo.”
     


                              XXIX


   1 	Draupadī disse:
     	“pure qui raccontano questa antica storia
     	dell'accordo tra Prahlāda e Bali figlio di Virocana,

   2 	al re degli asura di grande saggezza conoscitore dei dharma, 
     	al re dei daitya a Prahlāda padre del padre, Bali chiedeva:

   3 	' la calma è miglior cosa o padre, o l'ardore?
     	questo dubbio o padre, a me che te lo chiedo sciogli secondo verità,

   4 	quanto è il meglio senza dubbio, qui o sapiente del dharma dimmi,
     	io propriamente farò tutto quanto comandi.'

   5 	a lui rispose tutto quanto così come chiesto il nonno,
     	quel saggio, sapiente di ogni opinione, a lui che lo interrogava sul suo dubbio.

   6 	 Prahlāda disse:
     	' non sempre è migliore l'ardore né migliore è sempre la calma,
     	così dunque o caro, sappi essere la cosa doppia senza dubbio,

   7 	chi sempre perdona o caro, trova molti mali,
     	i dipendenti e i neutrali pure lo disprezzano,

   8 	e pure tutti i viventi non lo onorano in alcun modo,
     	perciò il perdono o caro, sempre fu biasimato dai sapienti,

   9 	disprezzandolo i dipendenti lo servono con molti difetti,
     	e gli sciocchi desiderano prendergli le sue ricchezze,

  10 	e i carri, le vesti, gli ornamenti, letti e seggi,
     	cibi e bevande e tutte le suppellettili,

  11 	prenderebbero come desiderano i sovrintendenti di quello sciocco,
     	non daranno i doni che devono dare per ordine del padrone,

  12 	né lo onoreranno in alcun modo cogli onori dovuti al padrone,
     	il disprezzo in questo mondo è peggio della morte,

  13 	e pungenti parole o caro, ad un tale perdonatore pure diranno,
     	i servi e i figli e i dipendenti e pure chi ha condotta neutrale,

  14 	e disprezzarlo pure vogliono le mogli di colui che perdona, 
     	e le mogli dello sciocco si comportano come vogliono,

  15 	e così sempre si elevano seppur poco dal signore,
     	meritano il bastone, si corrompono e pure compiono il male le peccatrici,

  16 	queste e molte altre sono le pecche di quelli che perdonano sempre, 
     	ora o figlio di Virocana, i peccati ascolta di quelli che non perdonano,

  17 	se uno con motivi o senza motivi è sempre preso da rabbia,
     	e irato compie varie punizioni per la propria fierezza,

  18 	e verso i nemici incorre nell'inimicizia preso dalla fierezza,
     	e ne ricava l'odio del mondo e della propria gente,

  19 	quest'uomo per l'offesa, la perdita di beni e di rispetto, il biasimo, 
     	e sofferenza, odio e cupidigia e nemici ottiene,

  20 	l'uomo che infligge agli uomini varie punizioni per l'ira,
     	decade velocemente dalla sovranità e pure dalla vita e dai parenti,

  21 	e chi con furia attacca gli offensori e i semplici agenti,
     	da costui è spaventato il mondo come da un serpente entrato in casa,

  22 	chi reca spaventa al mondo quale prosperità può avere costui?
     	vedendo dentro di lui, il mondo certamente si altera,
     	da costui non troppo si può staccare la biliosità e sempre non vige gentilezza,

  23 	chi a tempo debito è gentile e a tempo severo,
     	costui raggiunge la felicità in questo mondo, e nell'altro,

  24 	ascoltami, dei tempi del perdono io parlerò diffusamente,
     	i quali da te sempre non devono essere trascurati come dicono i saggi,

  25 	a chi sia stato prima un benefattore, che compia una non grande offesa,
     	per il suo beneficio deve essere perdonata l'offesa,

  26 	la stupidaggine dei dipendenti che offendono deve essere perdonata,
     	non sempre l'uomo ben ottiene la saggezza,

  27 	quindi se avendo agito coscientemente, si dicono ignoranti
     	questi, malvagi e perversi si può colpirli anche per una piccola offesa,

  28 	una sola offesa di ogni vivente deve essere perdonata,
     	ma la seconda sia punita anche se piccola offesa,

  29 	se qualcuno senza sapere commette un offesa,
     	dicono debba essere perdonato previa una accurata inchiesta,

  30 	con la gentilezza si colpisce il gentile con la gentilezza si colpisce il severo,
     	non vi è nulla che dalla gentilezza non si faccia perciò essa è la più fiera cosa,

  31 	il luogo e il tempo guardando e alla propria forza e debolezza,
     	nulla sia fuori luogo e tempo, il tempo e il luogo sia investigato,
     	inoltre per timore del mondo si deve perdonare a chi offende,

  32 	in questo modo sono detti i modi e i tempi del perdono,
     	quindi quanto resta altrimenti, il tempo della severità è detto.'”

  33 	Draupadī disse:
     	“questo io penso per te il tempo della non tolleranza,
     	verso i figli di Dhṛtarāṣṭra, invidiosi e sempre fonti di offesa,

  34 	non vi è il momento del perdono oggi verso i kuru,
     	è giunto il tempo dell'intolleranza, tu devi liberare la forza,

  35 	il gentile è disprezzato, dal rude sempre  la gente è spaventata,
     	in accordo al momento queste due cose usa il sovrano che sa.”
     	


                              XXX


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“l'ira uccide gli uomini e l'ira ancora è la causa del loro essere,
     	questo sappi o saggissima, l'ira è la radice dell'essere e del non essere,

   2 	chi controlla l'ira costui ha esistenza o splendida,
     	di contro l'uomo che non controlla mai l'ira o bella,
     	di costui l'ira supremamente feroce diventa l'annichilazione,

   3 	la distruzione delle creature quaggiù e radicata nella collera,
     	come dunque uno come me può scatenare l'ira, distruzione del mondo?

   4 	l'uomo irato compie il male, l'irato uccide pure i guru,
     	l'rato con aspre parole pure i migliori offende,

   5 	l'irato non distinque mai cosa dire o non dire,
     	non vi è offesa per l'irato e neppure cosa indicibile egli trova,

   6 	per l'ira si può uccidere chi non si deve, e onorare chi merita la morte,
     	e pure sé stesso l'irato spedisce alla dimora di Yama,

   7 	a questi mali guardando l'ira è vinta dai saggi,
     	che desiderano il supremo bene qui e il superione nell'altro,

   8 	come uno come noi, l'ira abbandonata dagli intelligenti, può praticare?
     	questo avendo tu pensato non monta la mia furia o Draupadī,

   9 	sé stesso preserva dal grande pericolo, e anche l'altro 
     	che si adira, chi non soggiace all'ira, egli è il medico di entrambi,

  10 	se confuso errando indulge all'ira l'uomo debole,
     	verso uomini più forti perde alla fine sé stesso,

  11 	perso il proprio sé, i mondi fuori di sé sono distrutti,
     	perciò o Draupadī si dice di trattenere la furia all'incapace,

  12 	e quindi il sapiente che ha potere, che pur tormentato non si adira,
     	costui abbandonata la sofferenza gode nell'altro mondo,

  13 	perciò sia dal forte che dal debole sempre,
     	e dall'uomo di sapere, dicono che si deve perdonar nelle difficoltà,

  14 	quaggiù i virtuosi approvano la vittoria sull'ira o Kṛṣṇā,
     	del virtuoso che sa perdonare sempre vi è qui la vittoria, così pensano i buoni,

  15 	migliore è la verità della menzogna e la gentilezza della crudeltà,
     	dunque l'ira fonte di molti mali è evitata dai virtuosi,
     	come uno come me può adirarsi pur per l'offesa di Suyodhana?

  16 	quello che dicono energico i sapienti che vedono lontano,
     	non possiede ira al suo interno certamente,

  17 	chi con la saggezza abbandona l'ira in lui sorta,
     	costui energico lo ritengono i sapienti che scorgono la verità,

  18 	l'irato non vede il da farsi secondo giustizia o belle-natiche,
     	non il da farsi, e non il limite ivalicabile scorge l'uomo irato,

  19 	uccide pure chi non lo merita il furioso, e pure colpisce crudelmente i guru,
     	perciò nell'espletare il potere l'ira deve essere tenuta distante,

  20 	l'abilità, la passione, il valore e la rapidità queste qualità 
     	del potente non si possono rapidamente ottenere dal soverchiato dall'ira,

  21 	l'ira abbandonando l'uomo interamente acquista la potenza,
     	molto difficilmente nasce dagli irosi la potenza a tempo debito,

  22 	l'ira è il perenne potere degli ignoranti, così si pensa,
     	la furia verso gli uomini è compiuta per la distruzione del mondo,

  23 	perciò perennemente rigetti l'ira l'uomo nel suo intero agire, 
     	migliore è chi non s'allontana dal proprio dharma non chi s'adira, questo è certo,

  24 	se il comportamento eccessivo degli sciocchi senza cervello,
     	sorpassa persino la mia morte quale dubbio ci può essere o irreprensibile?

  25 	se tra gli uomini non vi fossero dei pazienti quanto la terra,
     	non vi sarebbe comprensione tra gli uomini, la radice dell'ira è la discordia,

  26 	l'offeso si vendichi, il punito dal guru lo colpisca,
     	in questo modo vi è la distruzione dei viventi, e si estende l'adharma,

  27 	ogni uomo calunniato si vendichi immediatamente,
     	controcolpisca il colpito e così pure il ferito ferisca,

  28 	i padri uccidano i figli, e pure i figli i padri,
     	uccidano i mariti le mogli, e pure le mogli i mariti,

  29 	cosi adirato il mondo essendo, nessuna nascita vi si troverebbe o Kṛṣṇā,
     	delle creature radice della fratellanza è la nascita sappi o bel viso,

  30 	tutte tali creature perirebbero, rapidamente o Draupadī,
     	perciò la furia è causa di distruzione e di non nascita delle creature,

  31 	finché al mondo appaiono degli uomini pazienti come la terra,
     	allora la nascita e l'esistenza degli esseri si presenta,

  32 	l'uomo deve perdonare in tutte le avversità o bellissima,
     	il perdono è detto la nascita e l'esistenza degli esseri,

  33 	chi pur adirato, offeso, colpito da uono più forte si mantiene calmo,
     	chi sempre vince l'ira, costui è un saggio, un uomo superiore,

  34 	e anche un uomo potente, suoi sono gli eterni mondi,
     	l'incline all'ira, invece ha scarso sapere, e perisce qui e nell'altro mondo,

  35 	qui pure raccontano sempre questi versi di coloro che sono in pace,
     	cantati o Kṛṣṇā, dal grand'anima figlio di Kaśyapa con la pace nel cuore,

  36 	'la pace è il dharma, la pace è il sacrificio, la pace è i veda, la pace è conoscenza,
     	chi questo riconosce tutto è in grado di perdonare,

  37 	la pace è il brahman, la pace è la verità, la pace è il passato e il futuro,
     	la pace è il tapas, la pace è purezza, dalla pace è sorto l'universo,

  38 	più dei conoscitori del brahman e più degli asceti, i mondi
     	ottengono i pacifici, e più di coloro che sacrificano,

  39 	la pace è il potere dei potenti, la pace è il brahman degli asceti,
     	la pace è la verità dei sinceri, la pace è il donare, la pace è la gloria.'

  40 	come dunque uno come noi o Kṛṣṇā può rigettare una siffatta pace,
     	nella quale e radicato il brahman, e la verità e il sacrificio, e i mondi?
     	'questi mondi sono goduti da chi sacrifica, e gli altri da chi è in pace,

  41 	si deve sempre perdonare da parte dell'uomo sapiente,
     	quando tutto perdoni ne ottiene allora il brahman,

  42 	dei possessori di pace è questo mondo e l'altro pure è di costoro,
     	quaggiù onore ottengono e nell'altro mondo la sublime meta,

  43 	degli uomini in cui la furia è sempre soppressa dalla pace,
     	di costoro sono i mondi nell'aldilà, perciò l'indulgenza suprema è ritenuta.'

  44 	così i versi cantati dal figlio di Kaśyapa sempre, su chi possiede la pace,
     	i versi avendo uditi contentandoti della pace o Draupadī non essere irata,

  45 	il patriarca figlio di Śaṁtanu la calma grandemente onorerà,
     	il maestro e lo kṣattṛ Vidura la calma elogeranno,
     	e Kṛpa e pure Saṁjaya la calma elogeranno,

  46 	Somadatta, e Yuyutsu e pure il figlio di Droṇa,
     	e il nostro avo Vyāsa la calma sempre elogia,

  47 	da questi sempre il re è incitato verso la calma, 
     	egli è garante del regno io penso, se non distruggerà i mondi,

  48 	il tempo crudele è giunto per la distruzione dei bhārata,
     	come sempre fu accertato anche prima da me o splendida,

  49 	Suyodhana non ne è capace e così non trova pace,
     	io di ciò sono capace perciò la pace mi trova,

  50 	questa la regola degli autocontrollati, questo il dharma eterno,
     	sia la pace e sia la non crudeltà questo io faro direttamente.”
     


                              XXXI


   1 	Draupadī disse:
     	“onore a Dhātṛ e a Vidhātṛ i quali due ti hanno reso confuso,
     	diversa opinione tu hai rispetto alla condotta compiuta da padre e nonno.

   2 	quaggiù né col dharma o la gentilezza, né con la pace e la rettitudine,
     	l'uomo ottiene la prosperità, e in nessun modo con la compassione,

   3 	se ti ha raggiunto o bhārata,  questa sciagura insopportabile,
     	che tu non meriti, e neppure i tuoi fratelli dal grande splendore,

   4 	mai prima e neppur ora o bhārata, a te si è approssimato
     	qualcosa più cara del dharma e persino della vita quaggiù,

   5 	secondo il dharma è il tuo regno, secondo il dharma la tua vita,
     	questo lo sanno i brahmani, i guru, e pure gli dèi,

   6 	a Bhīmasena e ad Arjuna e ai due figli di Mādrī assieme a me, 
     	rinunceresti tu io credo, ma non abbandoneresti il dharma,

   7 	il dharma protetto dai re difensori del dharma, anche loro protegge,
     	così io udito dagli ārya, ma te io penso non ti ha protetto,

   8 	sempre o tigre fra gli uomini, il proprio intelletto 
     	segue il dharma, come sempre la propria ombra, l'uomo,

   9 	tu non disprezzasti i tuoi pari, o inferiori, o superiori, 
     	avendo ottenuto l'intera terra, non accrescevi il tuo orgoglio,

  10 	con oblazioni e offerte, e pure con venerazione, i ri-nati,
     	gli dèi, e gli antenati, sempre o pṛthāde tu servi,

  11 	i brahmani in tutti i desideri tu o pṛthāde, sempre hai soddisfatto,
     	e anche gli asceti e i liberati, e i capifamiglia o bhārata,

  12 	ai ritirati nella foresta offri recipienti metallici,
     	nulla v'è nella tua casa che non si dia ai brahmani,

  13 	quando alla fine del rito vaiśvadeva il pasto serale è offerto,
     	dopo che questo è dato agli ospiti dai servi, tu o re, vivi dei resti,

  14 	sacrifici con offerte di animali, e non, e quelli per ottenere desideri e scopi,
     	sempre si fanno assieme ai pākayajña ed a quelli ordinari,

  15 	pure in questa grande foresta solitaria e abitata da briganti,
     	abitando esiliato dal regno, il tuo dharma non diminuisce,

  16 	l'aśvamedha, il rājasūya, il puṇḍarīka il sacrificio di vacche,
     	pure con questi grandi riti, e volontariamente con larghe dakṣiṇa,

  17 	o re, perduta la ragione in quella fraudolenta sconfitta ai dadi,
     	tu perdesti il regno le ricchezze, le armi, i fratelli e me stessa,

  18 	di te retto, dolce, di gentili parole, modesto, sincero,
     	come fu che la ragione fu portata via per la passione del gioco?

  19 	grandemente la mente va in confusione e si consuma,
     	vedendo questo tuo dolore e questa tale sciagura,

  20 	e pure qui raccontano un antichissima storia,
     	di come il mondo si regge in dominio del Signore e non di noi stessi,

  21 	il creatore dunque negli esistenti dolore e piacere e bene e male,
     	tutto pone, il Signore emettendolo dal precedente seme,

  22 	come una bambola di legno o eroe, tra gli uomini costruita,
     	agita il corpo, così o re, queste creature muovono le loro membra,

  23 	come l'aria copre tutti gli esseri, o bhārata,
     	il Signore distribuisce il bello e ciò che è male,

  24 	l'uccello o legato da una corda o trattenuto rimane incapace,
     	rimane in potere del signore non di altri, non è di sé stesso padrone,

  25 	come le perla è infissa nel filo, come il toro e legato dal nodo,
     	ugualmente segue la regola del creatore, stabilita in questo modo,

  26 	non di propria volonta l'uomo trascorre tempo alcuno,
     	come un albero caduto in mezzo alla corrente, sradicato dalla riva,

  27 	 il vivente, impotente, senza sapere del proprio dolore e gioia,
     	spinto dal Signore può ottenere il cielo o l'inferno,

  28 	come punte di paglia si muovono in balìa del più forte vento,
     	in balìa del creatore, si muovono tutti gli esseri o bhārata,

  29 	a nobile azioni unito o di nuovo al male, il signore
     	pervadendo i viventi agisce, e sembra che non sia lui,

  30 	questo corpo conosciuto come il campo è il mezzo del creatore,
     	col quale il potente fa compiere l'azione frutto del bene e del male,

  31 	guarda come questo magico potere è compiuto dal Signore,
     	che uccide i viventi coi viventi, confondendoli con la propria māyā,

  32 	altrimenti sono veduti dai muni che conoscono i veda,
     	altrimenti si muovono come correnti coperte di nebbia,

  33 	e altrimenti lo credono gli uomini in ciascuno dei modi,
     	altrimenti il Signore questi compie e trasforma,

  34 	e come l'immobile e insensibile legno col legno, o la pietra con la pietra,
     	e pure il metallo col metallo si può tagliare,

  35 	così il dio Beato nato da sé, il Grande-avo,
     	distrugge i viventi coi viventi, compiendo un'illusione o Yudhiṣṭhira,

  36 	unendo ciò che è spaiato, compiendo il proprio desiderio, il Potente
     	gioca cogli esseri, il Beato come il fanciullo coi giocattoli,

  37 	come padre o madre non agisce il creatore verso i viventi,
     	egli come da furia agitato, è come una persona avversa,

  38 	vedendo i nobili di buon carattere e modesti, con scarso mantenimento,
     	e gli ignobili felici invece, per l'ansia io tremo quasi,

  39 	vedendo questa sciagura capitata a te, mentre Suyodhana,
     	dispregiando il creatore o pṛthāde, il quale lo considera così avverso,

  40 	disobbediente alle regole dei nobili, crudele avido, irrispettoso del dharma, 
     	essendo il figlio di Dhṛtarāṣṭra, quale frutto coglie il creatore dandogli prosperità?

  41 	se l'azione compiuta segue l'autore, e ness'un altro raggiunge,
     	da questa mala azione non è forse macchiato il Signore?

  42 	e se la mala azione compiuta non raggiunge l'autore,
     	a causa della sua forza, io mi dolgo quaggiù per le genti deboli.”
     


                              XXXII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“bello, e con appropriate e dolci parole o figlia di Yajñasena è il discorso da te
     	pronunciato, da noi questo fu ascoltato, ma tu non parli da credente,

   2 	io non agisco cercando il frutto del dharma o principessa,
     	io do ciò che deve esser dato, sacrifico quanto deve essere sacrificato,

   3 	vi sia il frutto o no, l'uomo deve compiere quanto
     	compete a chi abita le case, o Kṛṣṇā, e questo io faccio come posso,

   4 	io agisco nel dharma o belle-natiche, non a causa del frutto del dharma,
     	non trasgredendo le scritture, ma guardando alla condotta dei virtuosi,
     	il dharma è saldo nel mio animo per natura o Kṛṣṇā,

   5 	non ottiene il frutto del dharma chi vuole mungere il dharma,
     	e chi dubita di questo compiendolo per ateismo ha scarsa intelligenza,

   6 	delle male parole e delle passioni devi dubitare ma non del dharma,
     	l'uomo che dubita del dharma è destinato ad una rinascita animale,

   7 	il dharma da chi dubiti della scrittura o da chi abbia debole anima,
     	si allontana, ed egli pure dal mondo immortale, come uno śūdra dai veda, 

   8 	l'adepto del dharma che recita i veda, nato di buona famiglia o splendida,
     	tra gli anziani lo ritengono i re che praticano il dharma,

   9 	peggiore degli śūdra e dei briganti certamente,
     	e contrario agli śāstra, lo sciocco che dubita del dharma,

  10 	davanti ai tuoi occhi vedesti venire il ṛṣi dal grande tapas,
     	Mārkaṇḍeya l'incommensurabile anima per dharma tra gli immortali,

  11 	Vyāsa, Vasiṣṭha, Maitreya, Nārada, Lomaśa, Śuka,
     	e altri ṛṣi di grande cervello, purificati dal dharma,

  12 	di persona tu vedi costoro pieni di divino yoga,
     	capaci con la magìa della maledizione di essere anche più grandi degli dèi,

  13 	questi fin da principio mi decantarono sempre che il dharma,
     	si deve compiere, essi simili agli dèi, gl'illuminati davanti agli occhi sono giunti,

  14 	quindi non devi o regina, il Creatore e il dharma,
     	con mente confusa dalla passione, rigettare e aver in dubbio,

  15 	chi dubita del dharma non in questo trova l'autorità,
     	orgoglioso di essere sé stesso l'autorità, il meglio disprezza,

  16 	legato ai piaceri dei sensi, quanto al mondo è davanti agli occhi,
     	tanto grande lo sciocco ritiene, e ne ottiene atrimenti confusione,

  17 	non vi è espiazione per chi dubita del dharma,
     	quel malvagio alimentando l'ansia non ottiene i mondi,

  18 	sorpassando le misure, chi biasima i veda e gli śāstra,
     	seguendo il desiderio e l'avidità, confuso, l'inferno raggiunge,

  19 	chi sempre risoluto il dharma così avvicina,
     	con mente sicura, o regina, nell'altro mondo ottiene l'eternità,

  20 	l'autorità dei ṛṣi trasgredendo, non custodendo i dharma,
     	il trasgressore di ogni śāstra, confuso, il bene nelle nascite non trova,

  21 	con i resti vivendo o Kṛṣṇā, non dubitare del dharma, 
     	una antica storia raccontata dai ṛṣi, da tutti i sapienti, e da tutti i veggenti, 

  22 	è che il dharma è la zattera che raggiunge il cielo e null'altro, o Draupadī,
     	come la nave del mercante sull'oceano, che raggiunge la meta,

  23 	se il dharma senza frutto, fosse compiuto dagli agenti nel dharma
     	questo mondo sprofonderebbe nella tenebra senza fondo o irreprensibile,

  24 	il nirvāṇa non raggiungerebbero, e vivrebbero vita da animali,
     	alla rovina si unirebbero e non otterrebbero scopo alcuno,

  25 	se tapas, brahmacarya, sacrificio, e lo studio dei veda,
     	il donare e l'onestà, fossero senza frutti,

  26 	non agirebbero in futuro nel dharma, generazioni dopo generazioni,
     	una discordia senza fine vi sarebbe, se gli atti religiosi fossero vani,

  27 	i ṛṣi e gli dèi e i gandharva, gli asura e i rākṣasa,
     	i signori, per quale scopo agirebbero attentamente nel dharma?

  28 	sapendo quaggiù il Creatore fonte di frutti, essendo certo il meglio,
     	essi agiscono nel dharma o Kṛṣṇā, questo è l'eterno dharma,

  29 	e fruttuoso è il dharma, non è saputo vano il dharma,
     	e si manifestano pure i frutti dei sapienti e degli asceti,

  30 	osserva la tua nascita o Kṛṣṇā, come l'abbiamo udita,
     	e poni mente pure a come è nato il possente Dhṛṣṭadyumna,

  31 	come questo fu ottenuto comparandoli o bel sorriso,
     	fu per frutto delle azioni, l'intelligente anche con poco si soddisfa,

  32 	gli sciocchi ignoranti non si soddisfano neppure del molto,
     	per loro non vi è alcuna gioia o azione nata dal dharma nell'aldilà,

  33 	e il frutto finale delle azioni pure e malvage,
     	e il sorgere e la fine invero sono segreti divini o splendida,

  34 	questi son cose che nessuno conosce, qui le creature sono confuse,
     	queste cose sono protette dagli dèi, nascoste dal potere divino,

  35 	e gli smagriti asceti dai buoni voti, che bruciano le colpe,
     	raccolti con menti tranquille, i ri-nati vedono queste cose,

  36 	dunque per l'assenza dei frutti non si deve dubitare del dharma, né degli dèi,
     	si deve sacrificare con cura, e dare senza invidia, 

  37 	c'è il frutto delle azioni, questo è il dharma eterno,
     	Brahmā lo disse ai suoi figli, e lo conobbe il ṛṣi Kaśyapa,

  38 	perciò il tuo dubbio o Kṛṣṇā sia sciolto come la nebbia,
     	rifletti “tutto è.” non produrre una natura che non crede,

  39 	e non voler distruggere il Signore e creatore dei viventi,
     	servilo volentieri, e onoralo, non aver una tale opinione,

  40 	attraverso il favore di chi è un fedele, il mortale raggiunge l'immortalità,
     	e non disprezzare mai o Kṛṣṇā, la divinità suprema.”
     


                              XXXIII


   1 	Draupadī disse:
     	“in nessun modo io offendo o accuso il dharma o pṛthāde,
     	come dunque io offenderei il signore Prajāpati?

   2 	perchè io sono infelice dico questo, sappilo o bhārata,
     	e ancora io mi lamenterò, con mente benevola ascolta questo di me,

   3 	l'agire quaggiù deve essere effettuato da chi è nato, o tormenta-nemici,
     	senza agire vivono solo gli esseri immobili, non le altre creature,

   4 	dal succhiare il seno materno all'andare a letto,
     	le creature deambulanti ottengono la sussistenza con l'agire, o Yudhiṣṭhira,

   5 	tra i deambulanti, in special modo gli uomini o toro dei bharata,
     	vogliono ottenere la sussistenza con l'agire sia qui che nell'altro mondo,

   6 	l'agire hanno in mente tutti i viventi o bhārata,
     	l'evidente frutto delle azioni mangiano al mondo,

   7 	io vedo che col proprio sforzo sopravvivono i nati,
     	e pure il Creatore e Dispositore come la canna nell'acqua,

   8 	la tua azione compi, non disdegnarla, all'azione sii pronto,
     	non v'è tra mille, chi conosce quanto deve essere fatto, oppure v'è?

   9 	e pure uno che eserciti la giusta azione per accrescere e proteggere,
     	consumando senza aggiungere, anche il monte si distrugge,

  10 	perirebbero tutte le creature se non effettuassero l'agire,
     	e pure nell'azione senza frutto, noi vediamo agire le persone,
     	nessun'altra condotta conoscono al mondo,

  11 	chi al mondo si affida al destino, e chi parla di necessarietà,
     	entrambi sono fuoricasta, l'intenzione di agire è da lodare,

  12 	chi semplicemente affidandosi al destino senza agire, dorme,
     	andrebbe in rovina lo sciocco, come un vaso non cotto nell'acqua,

  13 	e inoltre chi confidando nelle necessarietà è capace di agire non agendo,
     	e si sieda, non a lungo vivrebbe, come un debole orfano,

  14 	e pure qualche uomo che casualmente ottenga la prosperità,
     	questo accidentalente si dice sia senza nessun sforzo,

  15 	e l'uomo che qualche cosa ottenga, di certo è destinata 
     	attraverso i riti agli dèi, o pṛthāde questa è certamente il fato,

  16 	l'uomo quel frutto che ottiene con la propria azione,
     	manifestamente cogli occhi è visto, questo è detto umano,

  17 	un altro che impegnato per proprio conto ottenga ricchezze senza altra causa,
     	questo frutto sappi realmente suo o migliore degli uomini,

  18 	così dal caso, o dal fato o dalla propria azione,
     	le cose che ottiene l'uomo sono il frutto di una precedente azione,

  19 	e pure il creatore e signore la propria azione in ciascun scopo,
     	distribuisce, assegnando il frutto delle vite precedenti agli uomini,

  20 	qualunque cosa l'uomo faccia di bello o brutto,
     	questo sappi stabilito dal creatore come frutto risultato dal precedente agire,

  21 	questo corpo è il mezzo del creatore per ogni azione,
     	al modo in cui egli lo spinge così questo agisce inconsapevole,

  22 	in qualsiasi giusta azione sia impegnato il grande Signore,
     	tutti gli esseri o kuntīde fa agire inconsapevoli,

  23 	deliberando i propositi con la mente, poi li ottiene con l'agire
     	l'uomo intelligente il proprio proposito è il mezzo,

  24 	del calcolare non sono in grado le azioni o toro fra gli uomini,
     	il perfezionamento delle case e delle città è causato dall'uomo,

  25 	dentro al sesamo vi è l'olio, nella mucca il latte, nella legna il fuoco,
     	col pensiero l'intelligente investiga il mezzo per il suo completamento,

  26 	quindi lo mette in moto poi coi mezzi per suo completamento,
     	per questo compimento delle azioni sopravvivino i nati,

  27 	nell'azione compiuta da uno abile, l'autore è certamente buono,
     	ma questa fatta da uno non abile specialmente non ha buon fine,

  28 	frutto dei riti sacrificali non vi sarebbe, non allievo né guru vi sarebbe,
     	se l'uomo nell'espletare le azioni non ne fosse causa,

  29 	per esserne l'autore nel compimento dell'azione l'uomo è lodato,
     	nel fallimento è pure biasimato, come vi è un distruttore di azioni quaggiù?

  30 	alcuni dicono che tutto è per necessità altri per destino, 
     	alcuni che nasce dallo sforzo umano, queste le tre cause attestate,	

  31 	né da più grande causa altri pensano sia la giusta azione,
     	tutto è imperscrutabile, ma solo il fato e l'ineluttabile
     	si manifesta, e dall'ineluttabile e dal fato vi è la causa della prosperità,

  32 	qualcuno dal fato, qualcuno dall'ineluttabile, e qualcuno dal proprio agire,
     	del frutto che ottiene l'uomo, una quarta causa non vi è qui,
     	lo sanno le abili genti che conoscono la verità,

  33 	e pure il creatore, distribuitore del frutto desiderato e indesiderato dei viventi,
     	se non lo fosse non vi sarebbe alcuno miserabile di certo tra gli esistenti,

  34 	qualsiasi scopo desideri ottenere l'uomo che compie l'azione,
     	questa avrebbe successo, se non vi fosse il karma precedente,

  35 	di tre tipi il compimento dello scopo considerano quelli che sono uomini,
     	e così pure il fallimento dello scopo, quanti sono i mondi tanti questi,

  36 	l'azione si deve compiere, così il precetto di Manu,
     	certamente l'uomo che non agisce perisce,

  37 	di chi agisce vi è con la sua morte quaggiù Yudhiṣṭhira,
     	il compimento del frutto, ma non lo trova mai l'inerte,

  38 	ma non ottenendo l'obiettivo se ne cerca il rimedio,
     	nel compiere l'azione, o re dei re, si ottiene la liberazione dei debiti,

  39 	la malasorte colpisce l'uomo che se ne dorme inattivo,
     	sensa dubbio il frutto ottenendo l'industrioso raggiunge la prosperità,

  40 	lo stato di dubbio inutile, respingono i liberati dal dubbio,
     	gli uomini intelligenti, pronti all'azione, senza alcun dubbio,

  41 	solamente l'insuccesso al tempo presente ci sovrasta,
     	ma così non sarebbe senza dubbio se tu fossi intento all'azione,

  42 	quindi il successo e la sovranità tu le avresti,
     	e pure Ventre-di-lupo, e Bībhatsu, e i due fratelli gemelli,

  43 	di altri l'azione è fruttuosa forse anche la nostra lo sarebbe,
     	in che modo chi compie l'azione può vederne precedentemente il frutto?

  44 	il seme cade sulla terra arata dall'aratro,
     	quindi il seminatore siede in silenzio, la pioggia qui sarà la causa!

  45 	se la pioggia non lo supportasse senza colpa sarebbe il seminatore,
     	quanto un altro uomo faccia, anch'io posso farlo,

  46 	se questa per noi fosse infruttuosa, per noi non vi sarebbe colpa alcuna,
     	così il saggio scorgendo non potrebbe rimproverarsi,

  47 	pur agendo non ottengo successo, o bhārata,
     	qui non si deve disperare, due sono i risultati dell'agire,
     	il successo o l'insuccesso, null'altro vi è in alcun modo,

  48 	col concorso di molte condizioni ha successo l'azione,
     	nell'assenza di qualità il frutto è difettivo, oppure essa è infruttuosa,
     	ma senza iniziare, non si vede frutto né qualità, o incrollabile,

  49 	tempo e luogo, mezzi, auspici e buona fortuna, al successo
     	applica l'intelligente, con saggezza e come ha capacità e forza,

  50 	nel compiere l'azione con cura guida sia l'audacia,
     	per lo più nelle imprese tutto è l'audacia,

  51 	quale uomo il saggio veda migliore per molte qualità,
     	con calma allora persegua lo scopo e affidi a lui l'azione,

  52 	di lui aspetti il compimento o la distruzione o Yudhiṣṭhira,
     	anche fosse un fiume oppure un monte, che dunque per un virtuoso mortale?

  53 	pronto all'azione sempre cercando all'interno dei nemici,
     	l'uomo otterrà la fine dei debiti per sé e per l'altro,

  54 	né dovrà disprezzare sé stesso l'uomo in nessun momento,
     	non vi è prosperità per chi disprezza sé stesso, o bhārata,

  55 	in codesto modo è il successo nel mondo o bhārata,
     	varia è la via del successo, distinguendo il tempo e la condizione,

  56 	un tempo mio padre manteneva un dotto brahmano,
     	egli o toro dei bharata, illustrò questa via a mio padre,

  57 	questa condotta tramandata da Bṛhaspati un tempo fu insegnata ai miei fratelli,
     	nei loro discorsi io la udii, e la imparai,

  58 	egli conciliante la raccontava a me giunta indaffarata,
     	che sedevo vicino al padre desiderando ascoltare o Yudhiṣṭhira.”
     


                              XXXIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	avendo udite le parole di Yājñasenī, sovreccitato Bhīmasena,
     	soffiando adirato avvicinandosi al re diceva:

   2 	“ scegli la via del regno, giusta e adatta ad un uomo virtuoso,
     	che è per noi, privi di dharma, kāma ed artha di vivere in una  foresta da asceti?

   3 	il regno, non col dharma, non con rettitudine, non con la forza,
     	ma usando una partita truccata ce l'ha preso Duryodhana,

   4 	come da un debole sciacallo la carne dei più forti leoni, 
     	da questo mangiatore di resti, così a noi fu rapito il regno,

   5 	ligio ad un piccolo dharma, la prosperità che sorge da dharma e kāma,
     	abbandonando, perchè ti torturi nelle difficoltà o re?

   6 	in obbedienza a te noi abbiamo sopportato che il regno ci fosse carpito,
     	che imprendibile pure da Śakra, protetto sarebbe stato dall'arco gāṇḍīva,

   7 	come  frutta da uno storpio, come latte da uno paralizzato,
     	fu carpita la sovranità a noi avendoti sconfitto (ai dadi),

   8 	per tuo amore così fu tale grande sventura,
     	per te risoluto nel desiderio di dharma, noi abbiamo subito o bhārata,

   9 	noi rendiamo tristi i nostri amici e gioiosi i nemici,
     	trattenendoci per tuo ordine o toro dei bharata, 

  10 	che non assaliamo quindi i figli di Dhṛtarāṣṭra,
     	fermi nel tuo ordine, questo peccato ci tormenta, 

  11 	quindi guarda questa tua vita come quella di antilope,
     	non degna di un valoroso o re, non praticabile da uomini forti,

  12 	questa nè Kṛṣṇa, né Bībhatsu, possono sopportare, né lo sṛñjaya,
     	né io stesso la approvo, né i due figli di Mādrī,

  13 	tu dici il dharma, il dharma, sempre solo in questo voto ti consumi,
     	perche non ti disperi condannato ad una vita da vili?

  14 	gli uomini vili hanno caro lo scoraggiamento infruttuoso che tutto distrugge,
     	essi sono incapaci di procurarsi la prosperità, e di fare il proprio bene,

  15 	tu sei saggio o signore, capace, quardando in te la tua virilità,
     	preso dalla compassione o re, non percepisci la rovina?

  16 	questi figli di Dhṛtarāṣṭra, noi che siamo sufficentemente in pace,
     	incapaci ci credono, questo è il mio dolore non la morte in battaglia,

  17 	se là, di noi mentre combattiamo senza volgere le spalle, di petto
     	interamente vi fosse la morte i migliori mondi nell'aldilà otterremo

  18 	oppure noi avendoli uccisi, o toro tra i bharata,
     	acquisteremmo l'intera terra e quindi il meglio per noi,

  19 	in tutti i casi questa è l'azione da compiere da noi seguendo il nostro dharma,
     	desiderando grande fama e ripagando l'inimicizia,

  20 	avere la nostra prosperità combattendo, si sa come una cosa da fare,
     	essendoci il regno preso da altri, lodi ci porterà non biasimi,

  21 	il dharma che diminuisce la propria prosperità e quella degli amici,
     	un disastro di nome è questo, non di certo il dharma, ma un cattivo dharma, 

  22 	sempre l'uomo continuamente nel dharma è reso debole dal dharma,
     	abbandonato o caro, da dharma e artha come un morto da piacere e dolore,

  23 	chi pratica il dharma per il puro dharma ne ha un danno costui non è un dotto,
     	egli del dharma non conosce lo scopo come un cieco la luce del sole,

  24 	e chi la ricchezza per la ricchezza cerca non costui conosce la ricchezza,
     	come un servo che vigila un deserto tale sarebbe egli,

  25 	chi eccessivamente agisce per la ricchezza e non segue gli altri due,
     	costui è ucciso e disprezzato da tutti gli esseri come un brahmanicida,

  26 	e sempre chi persegue il piacere e non segue gli altri due,
     	ha gli amici distrutti e soffre la perdita del dharma e dell'artha, 

  27 	la distruzione è certa di chi all'interno il desiderio è privo di dharma e artha,
     	di chi si delizia a piacimento, come di un pesce in acque asciutte,

  28 	perciò il dharma e l'artha sempre tengono in conto i dotti,
     	la natura del desiderio è come un ceppo nel fuoco,

  29 	sempre l'artha è la radice del dharma e il dharma l'origine dell'artha,
     	sappi che ognuna delle due è origine dell'altra come le nuvole e l'oceano,

  30 	quel piacere che nasce dall'unione del contatto con oggetti preziosi,
     	questo è un desiderio concepito colla mente, di esso non si trova il corpo,

  31 	l'uomo che persegue l'artha o re, un ampio dharma raggiunge,
     	verso l'artha muove chi cerca l'amore, null'altro che dal desiderio si muove,

  32 	null'altro che piacere si ottiene dal desiderio, questo solo frutto, 
     	dal consumo del frutto anche il dotto è come la cenere dal legno,

  33 	nel modo in cui o re, l'uccellatore uccide gli uccelli,
     	questo è l'aspetto dell'adharma, e dei distruttori degli esseri,

  34 	dal desiderio e dall'avidità chi non vede l'apparire del dharma,
     	costui è lo sciocco che è morte di tutti gli esseri quaggiù e nell'aldilà,

  35 	certamente tu sai o re, che l'artha è il possesso della ricchezza,
     	e pure la sua natura conosci e ancora il suo mutare,

  36 	e la sua distruzione o perdita, con la vecchiaia o la morte,
     	rovina la dicono, questa è quanto noi abbiamo,

  37 	dei cinque sensi della mente e del cuore
     	nella sfera di questi ciò che nasce è il piacere,
     	il piacere io penso delle azioni è il frutto supremo,

  38 	e così guardando separatamente a dharma, artha e kāma
     	non sia l'uomo devoto solo al dharma, non all'artha 
     	o non sia solo devoto al kāma, ma tutti sempre li segua,

  39 	il dharma per primo frequenti, in mezzo l'artha, e alla fine il kāma,
     	nel giorno così proceda, questa la regola data dagli śāstra,

  40 	prima il kāma in mezzo la ricchezza alla fine il dharma pratichi
     	in gioventù, così si proceda, questa la regola stabilita dagli śāstra,

  41 	il dharma, e l'artha e il kāma secondo le regole o migliore dei parlanti,
     	dividendoli a tempo debito, tutti pratichi il dotto conoscitore del tempo,

  42 	o la liberazione, questo è il supremo bene o re, per chi cerca la felicità,
     	o l'acquisizione, con fermo intelletto scegli il mezzo o rampollo dei kuru,

  43 	o velocemente sia compiuta o re l'acquisizione, oppure cercata,
     	la vita di chi soffre è un dolore che agisce dall'interno,

  44 	si sa di te che sempre tu persegui il dharma, 
     	conoscendoti, i tuoi amici approvano le azioni rituali,

  45 	il dono, il sacrificio, venerazione dei virtuosi, imparare i veda, la rettitudine,
     	questo è il dharma supremo o re, che da frutti quaggiù e nell'aldilà,

  46 	ma questo senza ricchezze non si può praticare o re,
     	amche se si avesse o tigre tra gli uomini, altre complete qualità,

  47 	l'universo è radicato nel dharma o re, da null'altro che dal dharma è specificato,
     	il dharma si può perseguire con una grande ricchezza,

  48 	e la ricchezza non si ha con l'elemosina, e neppure mai con la debolezza,
     	si può sempre solo trovarla o re, con la ragione nel dharma,

  49 	da te fu sempre proibito il mendicare, con cui si mantiene il brahmano,
     	quanto puoi applicati ad ottenere ricchezza o toro fra gli uomini,

  50 	né il mendicare, né la vita da śūdra e vaizya è propria
     	dello kṣatriya, ma senza dubbio il dharma, e la forza sono a lui proprie,

  51 	miglior cosa dicono essere il dharma, i saggi sapienti,
     	vai in cerca del migliore, non devi stare nel minore!

  52 	impara o re dei re, a conoscere gli eterni dharma,
     	tu sei di nobile e fiera nascita, tanto che la gente trema,

  53 	per te il merito nasce dalla protezione delle creature, non il biasimo
     	ma l'eterno dharma ha stabilito per te il creatore,

  54 	perciò ritirandoti o pṛthāde, otterrai al mondo il ridicolo, 
     	il deviare degli uomini dal proprio dharma non è raccomandato,

  55 	un cuore kṣatriya avendo composto, abbandona questa molle mente,
     	fermo nel valore o kuntīde, porta il tuo carico come una bestia da soma,

  56 	mai nessun principe solo con l'anima nel dharma, la terra
     	conquistò, o re, né il potere, né la fortuna,

  57 	dando lingua ai molti vili dalla mente avida,
     	acquista il regno come il porcospino il cibo,

  58 	pur essendo fratelli nati prima e universamente prosperosi,
     	con l'inganno gli asura furono vinti dai deva o toro dei pāṇḍava,

  59 	così pensando che tutto è del più forte o signore della terra,
     	colpisci il nemico o grandi-braccia, fermo nel supremo inganno,

  60 	nessun guerriero portatore di arco in battaglia è uguale ad arjuna, 
     	o alcun uomo vi sarà, o combattente con la mazza uguale a me, 

  61 	con la forza anche il più potente fa la guerra, 
     	non con l'autorevolezza, nè senza forza, sii saldo nella forza o pāṇḍava,

  62 	la forza è la radice dell'artha quant'altro è vano,
     	non vi è eterna ombra degli alberi d'inverno,

  63 	la perdida dell'artha può essere fatta da chi vuole una migliore artha,
     	come fosse semente, o kuntīde, non aver qui dubbio

  64 	simile all'artha è la rovina, laddove non si ottenga la prosperità,
     	là non vi è mercato, questo è il peggio del male,

  65 	così o re degli uomini, l'uomo che rinunci ad un piccolo dharma,
     	e un più largo dharma ottenga, costui è certamente un saggio,

  66 	i dotti separano dagli amici il nemico dotato di amici, 
     	privato degli amici staccati, il debole in potere si riduce,

  67 	con la forza fa la guerra o re, pure il più forte
     	né con la perseveranza né coi sacrifici, conquista tutte le creature,

  68 	sempre da uomini numerosi anche se deboli, pure il forte
     	nemico si può uccidere, come il ladro di miele dalle api,

  69 	come tutte le creature il sole protegge coi suoi raggi,
     	e anche divora, così sii tu simile all'astro,

  70 	pure questo tapas o re antico da noi fu udito
     	come fu compiuta secondo le regole la protezione della terra dai nostri avi,

  71 	che la luce possa andarsene dal sole e la grazia dalla luna,
     	così il mondo è convinto, avendo visto questa tua disgrazia,

  72 	e con lodi per te e rimproveri per l'altro,
     	discorrono riuniti in assemblea o re, sia separatamente che insieme,

  73 	questa tua superiorità o re, i brahmani e i guru,
     	riuniti, raccontano quaggiù deliziati di coloro che mantengono le promesse,

  74 	che non per confusione, non per debolezza non per avidità o per paura,
     	qualche falsità fu pronunciata da te non per desiderio, non per profitto,

  75 	che, quale peccato un re commetta acquistando la terra,
     	tutto questo egli rimuove poi con sacrifici, e larghe donazioni

  76 	ai brahmani dia villaggi, e vacche o re, a migliaia,
     	si purificherebbe di ogni male come la luna dalle tenebre,

  77 	gli abitanti di città e campagna, tutti generalmente o rampollo dei kuru,
     	assieme ai vecchi e ai bambini, ti elogiano o Yudhiṣṭhira,

  78 	come il latte si trova nella vescica di un cane o il brahman in uno śūdra,
     	la verità in un ladro, la forza in una donna, così il regno a Duryodhana,

  79 	così a lungo questo proverbio vige al mondo o bhārata,
     	e pure le donne e i fanciulli ne fanno quasi recitazione,

  80 	tu o signore stando sul carro fornito di ogni mezzo,
     	soggiogando marcia a lungo per conquistare l'artha,

  81 	avendo fatto parlare i migliori ri-nati oggi stesso contro la città degli elefanti,
     	circondato dai fratelli esperti guerrieri, cogl'archi allacciati,
     	da eroi simili a serpenti velenosi, come l'uccisore di Vṛtra tra i marut,

  82 	i nemici uccidendo con la forza, come l'uccisore di nemici agli asura,
     	togli la prosperità o kuntīde, ai figli di Dhṛtarāṣṭra o fortissimo,

  83 	non il tocco delle freccie dalle piume di avvoltoio scagliate dal gāṇḍīva,
     	il tocco di queste splendide come serpenti velenosi, qualche mortale può sostenere,

  84 	non guerriero, né elefante né destriero vi è o bhārata,
     	che possa sostenere la forza della mia mazza mentre infurio in battaglia,

  85 	assieme agli sṛñjaya ai kaikeya e al toro dei vṛṣṇi, 
     	come dunque in battaglia o kuntīde non potremmo avere il regno? "
     


                              XXXV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"senza dubbio o bhārata, è vero, che colpendomi con aspre parole tu mi colpisci, 
     	non ti biasimo, al contrario da nessun'altro che da me venne a voi la sciagura,

   2    io feci la partita per desiderio di acquisire il regno e sovranità dal figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	e con me la giocò il giocatore figlio di Subala in conto di Suyodhana,

   3 	il montanaro Śakuni dalla grande abilità, sempre gettando i dadi nella sala,
     	contro uno corretto, giocava con frode, quindi io vidi la rovina o Bhīmasena,

   4 	vedendo i dadi di Śakuni, fosse pari o dispari, favorevoli a suo piacimento, 
     	avrei dovuto trattenermi, ma la passione uccide l'intelligenza dell'uomo,

   5  	non potè l'anima andare, trattenuta dal desiderio umano e dal valore o caro,
     	le tue parole o Bhīmasena non mi indignano, penso che ciò doveva essere,

   6 	il re figlio di Dhṛtarāṣṭra ci gettò nella sventura bramando il regno,
     	la schiavitù a noi non venne o Bhīmasena laddove ci salvò Draupadī,

   7 	tu pure questo sai e il Conquista-ricchezze, che a noi ritornati nella sala,
     	a me disse il figlio di Dhṛtarāṣṭra, con un'unica partita davanti ai bhārata:

   8 	'dodici anni nella foresta come vuoi o principe, sarà la promessa o senza-nemici,
     	e un'altro nascosto trascorrerai, con tutti i fratelli, travestito,

   9 	se di te udendo o caro, in questo modo vivendo ti scopriranno le spie dei bharata,
     	altrettanti anni vivrai poi tu, con certezza che a ciò tu sia d'accordo o pṛthāde,

  10 	se dalle nostre spie non sarai trovato in questo tempo, scaltro confondendo i nostri,
     	io dico il vero qui nell'assemblea dei kuru, tuoi o  bhārata i cinque fiumi

  11 	e noi tutti fratelli da te vinti, in questo tempo abbandonati i beni
     	vivremo.' così parlò allora il re, in mezzo ai kuru, così sia! da me fu risposto,

  12 	là vi fu la nostra partita dopo, vinti in questa tutti noi partimmo,
     	per questo le terre percorriamo, e le ardue foreste con miserabile aspetto,

  13 	e pure Suyodhana non volendo la pace, di nuovo è caduto preda della follia,
     	ha incitato tutti i kuru e quelli che sono caduti in suo potere,

  14 	all'accordo consentendo davanti ai virtuosi chi sarà a spezzarlo per il regno?
        io penso che per un ārya più duro della morte sia contro il dharma governare la terra,

  15 	se allora tu avessi usato il tuo valore quando nella partita la casa ti fregasti	
     	le mani volendomi bruciare, trattenuto da Phalguna quale male allora ci sarebbe stato o Bhīma?

  16 	e prima di quel patto conoscendo il tuo valore perchè non parlasti,
     	passato il tempo dopo aver accettato perchè mi dicesti tali essessive parole?

  17 	di nuovo il dolore mi brucia o Bhīmasena, come provando il veleno di un serpente, 
     	vedendo Yājñasenī trascinata via, questo di perdonarmi o Bhīma,

  18    neanche oggi posso o eroe dei bhārata, avendo fatto quanto detto in mezzo ai kuru,
     	attendi il tempo che porterà la felicità, come il seminatore la maturità dei frutti,

  19 	quando l'ingannato una volta per la frode l'inimicizia vedendo con frutti e fiori,
     	efficacemente caccerà con il valore, allora il valoroso vivrà nel mondo dei vivi,

  20 	e al mondo fortuna ottiene intera io penso, e a lui i nemici s'inchineranno,
      	e gli amici con grande affetto, lo coltiveranno, e con lui vivranno come gli dèi con Indra,

  21 	ascolta questa mia vera promessa, scelgo il dharma più della vita immortale,
     	il regno e i figli, e fama, e la ricchezza non danno una piccola parte del vero."
     


                              XXXVI


   1 	Bhīmasena disse:
     	"l'accordo fatto da un tempo, che è mortale come una freccia,
     	un infinito incommensurabile fiume che porta via ogni cosa,

   2 	cosa evidente tu credi il tempo, essendo l'essere mortale legato dal tempo,
     	di natura simile alla schiuma e come un frutto che matura e cade,

   3 	un batter d'occhio o kuntīde, è la vita di chi ha perso la fortuna, 
     	una punta d'ago di polvere per gli occhi, cosa c'è da aspettare?

   4 	chi dunque sia di vita eterna oppure che ne conosce la giusta nisura
     	costui che tutto vede davanti agli occhi, puo attendere il tempo, 

   5 	il tempo che ci fa attendere tredici anni, 
     	ridotta in rovina la nostra vita alla morte ci porterà,

   6 	la morte dei corpi sempre è attaccata al corpo,
     	e dopo la morte perciò noi il regno otterremmo,

   7 	chi non si muove per il presente è un'indistinguibile corpo morto,
     	non attaccando i nemici, costui perisce come un bue,

   8 	dell'uomo che non combatte il nemico perché di piccola forza,
     	infruttuosa io ritengo la nascita di questo vinto, e di bassa nascita,

   9 	le tue mani son d'oro questa la fama o principe,
     	ucciso il nemico in battaglia si gode la grande ricchezza guadagnata,

  10 	se l'uomo uccidendo o re, un malvagio o conquistatore di nemici,
     	veloce raggiungesse l'inferno egli sarebbe come se fosse in cielo,

  11 	brucia più del fuoco il dolore nato dall'indignazione,
     	da cui io sono tormentato, non dormo né di notte né di giorno,

  12 	il pṛthāde Bībhatsu, il migliore nel tendere l'arco,
     	siede fortemente addolorato come un leone nella tana,

  13 	lui che da solo uccide tutti gli arcieri al mondo,
     	costui governa il potere nato da lui come Śiva dalle grandi mani,

  14 	Nakula e Sahadeva e l'anziana madre, genitrice di eroi,
     	volendo il tuo bene siedono come apatici e muti,

  15 	tutti i parenti ti vogliono bene assieme agli sṛñjaya,
     	io solo sono tormentato e la madre di Prativindhya,

  16 	dico dunque qualcosa che è caro a tutti loro,
     	tutti sono soverchiati dalla sventura, tutti felici di combattere,

  17 	di ciò, qualche peggiore calamità non vi sarà o re,
     	che il nostro regno da vili e deboli sia goduto,

  18    preso da disgusto per il vile agire, per compassione o tormenta-nemici,
     	le afflizioni sopporti, o re, ma nessun altro lo approva,

  19 	tenero sei come un brahmano, e nascesti kṣatriya,
     	la maggior parte di quelli che nascono da questa razza sono di natura fiera,

  20 	tu imparasti le regole di un re, come Manu le disse,
     	feroci esse sono prescritte, dedite alla frode, che non portano alla pace,

  21 	nel compiere il da farsi o tigre tra gli uomini, perchè siedi come un serpente,
     	fornito come sei di intelligenza, di valore, studi e buona nascita?

  22 	con una sola manciata di erbe il monte himavat,
     	vuoi nascondere o kuntīde, tu che noi vuoi nascondere,

  23 	con sconosciuto comportamento, di nascosto, essendo famoso sulla terra,
     	come di giorno il sole o pṛthāde, tu non sai agire,

  24 	come un grande albero nell'acqua con rami carichi di fiori e frutti,
     	come un elefante bianco nascosto, come agirà il Vittorioso,

  25 	e questi due giovani fratelli dall'aspetto di leoni insieme,
     	Nakula e Sahadeva, come vivranno o pṛthāde?

  26 	e la principessa Draupadī di casta fama, madre di eroi,
     	ben conosciuta, come Kṛṣṇā agirà di nascosto o pṛthāde?

  27 	e pure me conoscono le genti fin dalla fanciullezza,
     	vedo il mio vivere nascosto come voler nascondere il meru,

  28 	e i molti che da noi espulsi dai regni,
     	re e principi, devoti a Dhṛtarāṣṭra,

  29 	pure questi non staranno calmi senza i loro inganni,
     	certamente da loro desiderosi di compiacerlo noi dovremo essere umiliati,

  30 	e pure essi uniranno a noi molte persone travestite,
     	che parleranno di noi e sapendo di noi ci sarà un grandissimo pericolo,

  31 	noi abbiamo abitato nella foresta tredici interi mesi,
     	con questo tempo essi guardali grandi come anni interi,

  32 	il mese è il suo sostituto cone dicono i sapienti,
     	come le erbe pūtika del soma, questo dunque sia fatto,

  33 	o ad un buono, un bue bravo a trasportare o re,
     	dando una sola volta a sazietà molti peccati sono lavati,

  34 	perciò tu devi pensare alla distruzione del nemico o re,
     	per ogni kṣatriya null'altro dharma vi è che la battaglia."
     


                              XXXVII


   1 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	le parole di Bhīmasena avendo udito il figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira,
     	sospirando, quella tigre fra gli uomini, rifletteva il tormenta-nemici,

   2 	egli avendo pensato un momento e deciso quanto doveva fare,
     	a Bhīmasena questo discorso immediatamente disse:

   3 	“così è ciò o grandi-braccia, come tu dici o bhārata,
     	ma queste altre mie parole aggiungi o esperto delle parole,

   4 	grandi mali sono le azioni che solo dalla temerarietà,
     	sono intraprese, o Bhīmasena, e queste falliscono o bhārata,

   5 	nel buon consiglio, nel buon valore, nella virtù e nel ben agire,
     	hanno compimento le cause, o grandi-braccia, a questo il fato è favorevole,

   6 	tu da mera agitazione eccitato, dall'orgoglio della tua forza,
     	pensi si debba iniziare questa azione, ascolta dunque me,

   7 	Bhūriśravas, e Śala, e Jalasaṁdha il valoroso,
     	Bhīṣma, e Droṇa e Karṇa e il figlio di Droṇa valoroso,

   8 	i pericolosi figli di Dhṛtarāṣṭra comandati da Duryodhana,
     	e tutti gli esperti guerrieri, sempre cogl'archi tesi,

   9 	i re e i principi che da noi furono feriti,
     	uniti e affezionati presentemente alla causa dei kaurava,

  10 	alla causa di Duryodhana, non sono nostri alleati o bhārata,
     	pieni di mezzi, dotati di forze, si applicheranno a proteggerlo

  11 	tutti, coi figli, compagni e guerrieri dell'esercito kaurava,
     	sono forniti di beni a misura e interamente,

  12 	da Duryodhana i guerrieri, sono onorati secondo valore,
     	e le vite daranno in battaglia, questa è la mia ferma opinione,

  13 	e se pure il comportamento di Bhīṣma è uguale per noi e per loro,
     	e pure quello di Droṇa grandi-braccia, e di Kṛpa grand'anima,

  14 	certamente il sostentamento del re da loro sarà ripagato, questa la mia opinione,
     	perciò daranno le loro vite in battaglia pur difficili da togliere,

  15 	tutti sapienti di armi divine, tutti adepti del dharma,
     	e invincibili così io penso, persino dagli dèi col Vāsava in testa,

  16 	furioso sempre eccitato, è là Karṇa grande sul carro,
     	sapiente di ogni arma, invincibile, coperto di una dura corazza,

  17 	essendo invincibili in battaglia tutti questi supremi uomini,
     	incapace da solo tu sei di uccidere Duryodhana,

  18 	non posso prender sonno pensando, o Ventre-di-lupo,
     	oltre a tutti questi arcieri, alla rapidità del figlio del sūta.”

  19 	questo discorso avendo ascoltato Bhīmasena irritatissimo,
     	divennne pensieroso e tremante e non disse nulla,

  20 	così allora dai due pāṇḍava che stavano discutendo, 
     	giungeva il grande yogin, Vyāsa figlio di Satyavatī,

  21 	egli avvicinatosi, secondo le regole fu onorato dai pāṇḍava,
     	e a Yudhiṣṭhira queste parole disse, il migliore dei parlanti:

  22 	“Yudhiṣṭhira, grandi-braccia, di te io vedo nel cuore lo spirito,
     	con riflessione, dunque veloce sono giunto o toro fra gli uomini,

  23 	per Bhīṣma, Droṇa, Kṛpa, Karṇa, e per il figlio di Droṇa, o bhārata,
     	è il timore che nel tuo cuore si annida o uccisore di nemici,

  24 	questa io a te toglierò coi mezzi prescritti dalle regole,
     	questo avendo udito, saldo nella fermezza, ferma l'agire”

  25 	quindi il figlio di Parāśara da solo condotto Yudhiṣṭhira,
     	disse la cosa giusta a quello scopo, quel valente oratore:

  26 	“un tempo migliore per te verrà o migliore dei bhārata,
     	nel quale vincerà i nemici in battaglia il pṛthāde, il Conquista-ricchezze,

  27 	accogli questo successo da me detto, come fosse avvenuto,
     	io rivelerò a te ai miei piedi, la conoscenza che ha nome pratismṛti,
     	questa ottenuta il grandi-braccia Arjuna troverà il successo,

  28 	per trovar armi dal grande Indra e da Rudra egli si rechi,
     	e da Varuṇa e da Kubera signore di ricchezze, dal re Dharma o pāṇḍava,
     	egli è in grado di vedere i celesti col suo tapas e il suo valore,

  29 	un asceta egli è di grande potere, e per compagno ha Nārāyaṇa,
     	antico perpetuo dio, eterna frazione di Viṣṇu,

  30 	armi da Indra, e da Rudra, e dai lokapāla
     	ricevendo, il grandi-braccia una grande impresa compirà,

  31 	e via da questa foresta altra foresta si consideri
     	per abitarvi, che sia adatta a voi o signore della terra,

  32 	vivere a lungo nello stesso posto non genera gioia,
     	e arreca fastidio agli asceti dalle passioni soggiogate,

  33 	vi è uso della selvaggina e consumo di piante ed erbe,
     	e tu mantieni invero, molti savi versati nei veda e vedāṅga.”

  34 	così avendo parlato il beato potente al supplice reso puro,
     	il sapiente del vero yoga rivelava la suprema conoscenza dello yoga, 

  35 	al dharmarāja allora, il saggio Vyāsa figlio di Satyavatī,
     	e salutato il kuntīde, da là allora scompariva,

  36 	Yudhiṣṭhira, però anima giusta, con la mente ritenendo quel brahman,
     	lo conservava il saggio, ripetendolo di tanto in tanto,

  37 	egli contento per le parole di Vyāsa quindi dalla foresta di dvaitavana,
     	partiva, verso il bosco di nome kāmyaka sulle rive della Sarasvatī,

  38 	lo seguirono quindi o grande re, sapienti nella giusta pronuncia,
     	dei brahmani intenti al tapas, come i ṛṣi con il re degli dèi,

  39 	quindi raggiunta kāmyaka di nuovo quei tori fra i bhārata,
     	vi entrarono quelle grandi anime con i ministri e i seguaci,

  40 	colà abitarono o re, qualche tempo quegli assennati,
     	quegli eroi devoti alla scienza dell'arco, e studiando il supremo veda,

  41 	e praticando sempre la caccia, per aver gazzelle con sicure frecce,
     	offrendo secondo le regole ai padri agli dèi e ai savi.
     


                              XXXVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il dharmarāja Yudhiṣṭhira, per qualche tempo
     	avendo tenuto in mente il messaggio del muni questo discorso diceva,

   2 	avendo preso da parte il toro fra i bhārata, Arjuna dalla profonda saggezza,
     	facendo un sorriso conciliante e toccandolo con la mano,

   3 	un momento pensando all'esilio nella foresta, il distruttore di nemici
     	il dharmarāja da solo disse questo al Conquista-ricchezze:

   4 	“ in Bhīṣma, in Droṇa, in Kṛpa, in Karṇa e nel figlio di Droṇa o bhārata,
     	in tutti questi è salda la scienza dell'arco nei suoi quattro rami,

   5 	la conoscenza divina di Brahmā, e degli asura, delle formule magiche,
     	e del lancio di tutte le armi essi padroneggiano interamente,

   6 	tutti loro sono conciliati dal figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	e riforniti e soddisfatti e verso di loro agisce come un guru, 

   7 	in tutti i suoi soldati sempre v'è un comportamento supremo,
     	la loro forza non faranno mancare essi nel tempo in cui sono onorati,

   8 	e ora l'intera terra è obbediente a Duryodhana,
     	in te vi è il nostro rifugio, in te il fardello è posto,
     	qui io scorgo il da farsi, è giunto il tempo o uccisore di nemici, 

   9 	da Kṛṣṇa il dvaipāyana o caro, io ho ricevuto un segreto,
     	da questa rivelazione tutto l'intero universo è illuminato,
     	o caro, a questo brahman tu sii unito e adornato,	

  10 	attendi a tempo debito la grazia delle divinità, 
     	applicandoti al tapas più duro o toro dei bhārata, 

  11 	armato d'arco con la corazza e la spada, silenzioso, saldo nella fermezza,
     	a nessuno dando strada vai o caro, verso il settentrione, 
     	o Conquista-ricchezze, divine armi sono possedute da Indra,

  12 	dagli dèi spaventati da Vṛtra la forza fu affidata ad Indra,
     	tutte queste insieme allora tu ottieni dunque,

  13 	arriva dunque da Śakra egli ti darà le armi,
     	consacrato oggi vai tu visitare il dio, il Distruggi-fortezze.”

  14 	così avendo parlato il potente dharmarāja lo istruiva,
     	pronto per questa conoscenza, mente corpo e parola soggiocata,
     	il fratello maggiore allora istruiva il fratello, l'eroe,

  15 	per ordine del dharmarāja di visitare il dio Distruggi-fortezze,
     	 afferrato l'arco gāṇḍīva e le due faretre inasauribili,

  16 	con la corazza, e i guanti di cuoio, con le protezioni godhā e āṅgulitra,
     	l'offerta nel fuoco, e ai brahmani con oro, svasti avendo detto, il grandebraccio,

  17 	partiva il grandi-braccia, pronto a scagliare le frecce,
     	per la distruzione dei figli di Dhṛtarāṣṭra, sospirando e in alto guardando,

  18 	vedendo il kuntīde là pronto a scagliare le frecce,
     	i brahmani, i siddha e gli esseri invisibili a lui dissero:
     	“ rapidamente accquista o kuntīde, ciò che la tua mente vuole.”

  19 	e ad Arjuna dalle cosce come tronchi che come un leone partiva, 
     	portando via le menti di tutti, Kṛṣṇā le parole diceva:

  20 	“ciò che Kuntī o grandi-braccia, per il figlio voleva o Conquista-ricchezze,
     	tutto questo sia a te o kuntīde, e come vuoi tu stesso,

  21 	che nessuno di noi possa avere una nascita che in una stirpe kṣatriya,
     	sempre si onorano i brahmani il cui modo di vita non è nella guerra,

  22 	forse che tutti i tuoi fratelli nelle veglie conversando con te,
     	non si rallegreranno delle eroiche imprese raccontate continuamente,

  23 	non nei beni, non nella ricchezza vive la nostra
     	mente contenta, o lo sarà nella tua lunga assenza,

  24 	essendo tu unito a tutti noi nella gioia e nel dolore,
     	per la vita e la morte e il regno e la sovranità, 
     	io ti saluto o kuntīde che tu abbia fortuna o pāṇḍava,

  25 	omaggio a Dhātṛ e a Vidhātṛ e che tu abbia fortuna e salute, 
     	e fortuna sia a te tra i celesti e i principi della terra o bhārata,
     	e tra i divini esseri, e tutti gli altri che siano sulla tua via.”

  26 	quindi compiuta la pradakṣiṇa ai fratelli e a Dhaumya, il pāṇḍava
     	partiva il grandi-braccia afferrando lo splendido arco,

  27 	dalla via si allontavano tutti gli esseri venuti, dalla via
     	di quel valoroso e possente, che era dotato del potere di Indra, 

  28 	egli raggiungeva la montagna sacra in un giorno, quel grande intelletto,
     	un viaggo velocissimo come il vento facendo nello yoga concentrato,

  29 	e passato l'himavat, e la gandhamādana,
     	egli attraversava senza stancarsi i difficili passi di notte e di giorno,

  30 	e raggiunto il monnte indrakīla allora si fermava il Conquista-ricchezze,
     	egli allora udiva una voce invisibile dire fermati!

  31 	allora l'ambidestro vedeva, un asceta alla radice di un albero,
     	illuminato dalla luce di Brahmā, pallido, magro col suo jaṭa,

  32 	e disse ad Arjuna, là vedendolo fermo il grande asceta:
     	“chi sei tu o caro, qui giunto armato d'arco, e frecce e di corazza, 
     	con il parabraccio allacciato, seguendo il dharma kṣatriya?

  33 	qui con le armi non si deve agire, questo è un asilo di pacifici, 
     	asceti brahmani, che hanno soggiogato ira e passione, 

  34 	qui non v'è d'agire coll'arco, né colla lotta in nessun modo,
     	getta via l'arco o caro, tu sei adatto alla suprema meta.”

  35 	così all'eroe dall'illimitato valore come fosse un altro comune uomo
     	queste parole ripetutamente ripeteva il brahmano ad Arjuna,
     	e non smuoveva dalla fermezza, quel deciso nella tenacia,

  36 	a lui disse allora con affetto il ri-nato quasi ridendo:
     	“scegli una grazia eccellente per te, io sono Śakra o distruttore di nemici.”

  37 	così apostrofato rispondeva al Mille-occhi il Conquista-ricchezze,
     	a mani giunte un inchino facendo, il potente propagatore della razza dei kuru,

  38 	“ questo è il mio desiderio, e il dono voluto concedi a me,
     	da te ora o beato, voglio conoscere interamente le tue armi.”

  39 	a lui rispondeva il grande Indra con animo affettuoso quasi ridendo: 
     	“qui cosa vuoi fare con le armi una volta ottenutole o Conquista-ricchezze?
     	i piaceri scegli e i mondi, tu hai ottenuto la suprema meta.”

  40 	così apostrofato rispondeva al Mille-occhi il Conquista-ricchezze:
     	“ né i mondi, né i piaceri, né la divinità, come dunque la mera felicità?

  41 	non la sovranità su tutti gli immortali o signore dei trenta dèi, io desidero,
     	lasciati i fratelli nella foresta e non avendo trovato vendetta
     	malafama in tutti i mondi io otterrei per eterni anni.”

  42 	così apostrofato rispondeva l'uccisore di Vṛtra al rampollo di Pāṇḍu,
     	conciliante, con gentili parole, il venerato da tutti i mondi:

  43 	“se tu vedrai il signore degli bhūta, il tre-occhi, Śiva che porta il tridente,
     	allora io darò a te figlio, interamente le armi divine,

  44 	sforzati di vedere il principale dio,
     	avuto successo nel vederlo o kuntīde, otterrai il cielo.”

  45 	così avendo parlato Śakra a Phalguna scompariva allora,
     	Arjuna però, allora là si fermava immerso nello yoga.
     


                              XXXIX


   1 	Janamejaya disse:
     	“o venerabile, io desidero udire dell'instancabile pṛthāde, 
     	la storia nei particolari, di come egli ottenne le armi, 

   2 	come la tigre fra gli uomini, il braccia-ampie, il Conquista-ricchezze
     	entrava, quel potente nella deserta foresta senza paura?

   3 	che cosa da lui fu fatta colà abitando o sapientissimo del brahman?
     	e come il beato re degli dèi, e Sthāṇu furono da lui soddisfatti?

   4 	questo io desidero udire per tuo favore, o migliore dei ri-nati,
     	tu o omnisapiente, conosci il divino e l'umano,

   5 	o grande saggio, Arjuna una straordinaria lotta, 
     	da far tizzare i capelli compiva con Bhava e così ineguale,
     	allora il migliore degli attaccanti mai sconfitto nelle battaglie,

   6 	la quale udendo, pure a dei leoni tra gli uomini vi era stupore e gioia,
     	e per inferiorità il cuore dei guerrieri pṛthādi tremava,

   7 	e qualsiasi altra cosa il pṛthāde abbia fatto interamente dimmela,
     	nessuna vergogna di Jiṣṇu seppur piccolissima, io vedo
     	fatta da quel guerriero, ogni cosa dunque raccontami.”

   8 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ti racconterò o caro, questa storia del grand'anima,
     	divina o tigre dei kuru, grande e stupefacente,

   9 	l'afferrarsi e il tenersi dei corpi con il Tre-occhi, o senza macchia,
     	lo scontro del pṛthāde col dio degli dèi ascolta interamente, 

  10 	per ordine di Yudhiṣṭhira, quel coraggioso senza limiti andava 
     	a visitare Śakra il signore dei celesti, e Śaṃkara, il dio degli dèi, 

  11 	il divino arco afferrato e la spada quel toro fra gli uomini,
     	il fortissimo grandi-braccia Arjuna, per compiere l'impresa,
     	verso le creste dell'himavat nelle regioni settentrionali,

  12 	il figlio di Indra dal saldo animo o re, grande sul carro in tutti i mondi,
     	con suprema velocità unito al tapas, e fermamente deciso,
     	nella terribile e intricata foresta da solo entrava,

  13 	la quale era fornita di molti fiori e frutti, abitata da molti uccelli,
     	piena di branchi di selvaggina, e abitata da intenti alla perfezione,

  14 	quindi entrato il kuntīde nella foresta vuota di uomini,
     	nel cielo sorgeva un suono di tamburi e conchiglie,

  15 	e una enorme pioggia di fiori cadeva sulla faccia della terra,
     	e un grande ammasso di nubi copriva ogni cosa

  16 	attraversando difficili passaggi nella foresta nelle vicinanze del grande monte,
     	splendeva allora Arjuna risiedendo sul cima dell'himavat,

  17 	colà vide alberi fioriti, dolcemente risuonanti di uccelli,
     	e un fiume e molti laghetti simili a gemme blu,

  18 	risuonanti di anitre e oche selvatiche, e di canti di uccelli palustri,
     	e canti di cucù, e suoni di chiurli e pavoni,

  19 	in quel luogo il grande guerriero Arjuna quegli affascinanti abitanti della foresta
     	vedendo, e le acque fresche, pure e cristalline, con animo rallegrato diveniva

  20 	il quel piacevole luogo della foresta con mente compiaciuta Arjuna allora,
     	in una dura ascesi si immergeva quel potentissimo grand'anima,

  21 	un abito di erba darbha indossato, adornato dal bastone e la nera pelle,
     	per un mese ogni tre notti egli si nutriva di frutta,
     	raddoppiando il tempo passava il secondo mese,

  22 	ma il terzo mese si procurava il vitto ogni quindici giorni
     	e consumava sottili foglie cadute a terra,

  23 	ma compiuto l'intero quarto mese allora poi,
     	un mangiatore del vento divenne il grandi-braccia rampollo di Pāṇḍu,
     	un braccio alzato, senza sostegno sulla punta dell'alluce restando,

  24 	e per le continue abluzioni le crocchie di lui, infinitamente potente, divennero
     	simili per brillantezza ai loti, i jaṭa di quel grand'anima,

  25 	quindi tutti i grandi ṛṣi si recarono dal dio portatore del tridente,
     	al beatissimo dal collo blu inchinandosi e avendo fatta l'offerta,
     	tutti lo informavano dell'agire di Phalguna:

  26 	“il pṛthāde potentissimo rifugiatosi sulla cime dell'himavat
     	fermo in un duro tapas difficile da fare, fa fumare il luogo,

  27 	nessuno di noi o signore degli dèi conosce il suo scopo,
     	egli dà tormento a tutti noi sia dunque fatto cessare.”

  28 	il grande signore disse:
     	“rapidamnete andate contenti come siete venuti, senza indugio,
     	io conosco lo scopo fisso nella sua mente,

  29 	non vi è in lui alcun desiderio del cielo né della sovranità né di lunga vita,
     	tutto quanto egli desidera io oggi compirò.”

  30 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ogni parola avendo udito quei ṛṣi dalla lingua sincera,
     	con mente felice tornarono ognuno al proprio āśrama.
     


                              XL


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	partiti tutti quegli asceti grandi anime,
     	il Beato col tridente in mano, Hara distruttore di tutti i mali,

   2 	usando abiti da montanaro, simile ad una albero d'oro,
     	aggirandosi col corpo come un secondo monte meru,

   3 	il meraviglioso arco afferrato, e le frecce velenose come serpenti,
     	volava pieno di luce come un fuoco che bruci la foresta,

   4 	assieme alla dea Umā vestita allo stesso modo, l'illustre,
     	con svariati bhūta eccitati e vestiti variamente, giungeva allora,

   5 	e inoltre con migliaia di donne travestite da montanare,
     	splendeva allora o re, quel dio immensamente o bhārata,

   6 	in un momento tutta la foresta diventava silenziosa,
     	e il suono delle fonti e pure degli uccelli cessava,

   7 	egli giungendo vicino al pṛthāde dall'instancabile agire,
     	vedeva un figlio di Diti di nome Mūka straordinario a vedersi,

   8 	trasformato in forma di cinghiale, che cercava di uccidere
     	Arjuna, quel supremo malvagio, a lui disse allora Phalguna

   9 	afferrando l'arco gāṇḍīva, e le frecce simile a serpenti velenosi,
     	la corda allacciando all'ottimo arco, facendo risuonare la sua corda:

  10 	"dato che vuoi uccidere me, qui venuto inerme,
     	allora io per primo ti manderò alla dimora di Yama."

  11 	vedendo Phalguna dal saldo arco che stava per lanciare, 
     	Śaṁkara in sembiante di montanaro, lo fermava con forza:

  12 	"costui simile in splendore a nuvola scura, fu visto prima da me."
     	senza riguardo per queste parole scagliava allora Phalguna,

  13 	e il montanaro ugualmente allo stesso bersaglio, lo splendidissimo,
     	scagliava una freccia velenosa come serpente simile alla punta del fuoco,

  14 	le due frecce scagliate dai due simultaneamente là caddero,
     	sull'ampio corpo di Mūka, compatto come pietra,

  15 	come frantumato dal tuono e dal fulmine sulla montagna,
     	allo stesso modo dalle due freccie era colpito allora,

  16 	egli colpito da molti strali come serpenti fiammeggianti  
     	moriva ritornato in forma di rākṣasa terrificante,

  17 	guardava allora Jiṣṇu l'uomo splendente come l'oro,
     	con l'aspetto di montanaro assieme alle sue donne, l'uccisore di nemici,
     	e a lui disse a mente lieta il kuntīde quasi ridendo:

  18 	"chi sei tu che vaghi nella deserta foresta circondato da schiere di donne?
     	non temi tu di stare in questa dura foresta o splendido come l'oro?

  19 	per quale motivo tu hai colpito quell'animale da me catturato?
     	da me fu sconfitto prima il mostro qui giunto,

  20 	o per quale ingiurioso desiderio tu non vuoi lasciarmi vivere?
     	non questo è il dharma nella caccia, che tu ora stai facendo a me,
     	per questo io ti priverò della vita o abitante della montagna." 

  21 	così apostrofato dal pāṇḍava il montanaro quasi ridendo,
     	con gentili parole disse al pāṇḍava ambidestro:

  22 	"da me prima questo essere fu visto e preso,
     	e colpito da me sarai privato della vita,

  23 	le tue colpe non devi dirle su di un altro, orgoglioso per la tua forza,
     	io sono ingiuriato o sciocco, non perderò la vita,

  24 	rimani fermo ti lancerò frecce come fulmini,
     	prova a difenderti dalla forza nemica, e scaglia tu pure le frecce."

  25 	allora là i due infuriati emettendo suoni ad ogni momento
     	con frecce simili a serpenti velenosi si colpivano l'un l'altro,

  26 	quindi Arjuna scagliava una pioggia di frecce al montanaro,
     	e queste con mente tranquilla riceveva Śaṁkara,

  27 	in un momento questa pioggia di frecce ricevendo il Porta-tridente,
     	con corpo incolume stava immobile come una montagna,

  28 	vedendo la sua pioggia di strali inefficace, il Conquista-ricchezze,
     	una grande meraviglia aveva, e bravo! bravo! disse:

  29 	"ehi, costui pur con morbido corpo è duro come un picco dell'himavat,
     	inagitato riceve le frecce scagliate dal gāṇḍīva,

  30 	quale dio può essere, Rudra in persona, uno yakṣa, il signore dei celesti?
     	si trova dunque su questo ottimo monte un'assemblea dei trenta dèi?

  31 	delle migliaia di frecce scagliate da me nessun'altro,
     	è in grado di sopportarne la forza eccetto che il dio dal tridente,

  32 	pur se dio o yakṣa schierato contro, con eccezione di Rudra,
     	io con le pungenti frecce lui spedirei alla dimora di Yama."

  33 	così eccitato Jiṣṇu delle frecce dritte al bersaglio
     	scagliava a centinaia o re, come il datore di luce i suoi raggi,

  34 	queste con mente tranquilla il Beato che è la prosperità del mondo,
     	dal tridente in mano, riceveva, come un monte una pioggia di pietre,

  35 	in una istante avvenuta la distruzione delle frecce, allora Phalguna,
     	si allarmava avendo quindi visto il completo esaurirsi delle frecce

  36 	pensava però Jiṣṇu al beato fuoco consuma-offerta,
     	da cui un tempo gli furono date le due faretre inasauribili nel bosco di khāṇḍava:

  37 	"che cosa scaglierò con l'arco dato che le mie frecce sono andate esaurite? 
     	chi è quest'uomo che pure le frecce ingoia interamente?

  38 	io un elefante con la punta dell'arco come una lancia,
     	posso mandare verso la dimora di Yama, dell'armato del bastone."

  39 	combatteva con la punta dell'arco il kuntīde uccisore di eroi nemici,
     	ma pure il suo divino arco ingoiava il montanaro,

  40 	allora Arjuna, visto ingoiato l'arco con la spada in mano si schierava,
     	cercando la fine della lotta lo attaccava con violenza,

  41 	e sulla sua testa la spada affilata insostenibile pure dalle montagne,
     	menava con la forza del braccio avanzando il rampollo dei kuru,
     	colpendo la sua testa rimbalzava quell'eccellente spada,

  42 	allora con alberi e pietre combatteva Phalguna,
     	sia gli alberi che le pietre sopportava il gigantesco Śiva,

  43 	il beato in forma di montanaro, e il fortissimo pṛthāde, 
     	con le mani in prese d'acciaio, producendo fumo con la bocca,
     	lo attaccava, quello in forma simile a montanaro, arduo da sconfiggere,

  44 	con mani violentissime simili alle saette di Śakra,
     	il beato travestito da montanaro assaliva Phalguna,

  45 	quindi un tremendo suono di colpi sorgeva,
     	nel combattimento con le mani del pāṇḍava e del montanaro,

  46 	in breve una grande lotta v'era da far rizzare i capelli,
     	nell'intreccio delle prese delle braccia, come quella del Vāsava e di Vṛtra,

  47 	quindi il forte Jiṣṇu afferrava allora il montanaro per il torso,
     	e pure il montanaro colpiva con forza il mobile pāṇḍava, 

  48 	per la frizione delle braccia e dallo sfregamento dei due tronchi,
     	sorgeva nei corpi un fuoco pieno, come di carbone fumante,

  49 	quindi il Mahādeva colpendolo ben pressato con le membra, 
     	con forza lo tratteneva per l'ira, e lo faceva svenire,

  50 	quindi con le membra compresse come una balla compressa era
     	Phalguna, con le membra afferrate dal dio degli dèi o bhārata,

  51 	senza fiato era così trattenuto il grand'anima,
     	quindi cadeva privo di sensi, allora soddisfatto era il dio.

  52 	il Beato disse:
     	"bene bene, o Phalguna, soddisfatto sono del tuo inguagliabile agire
     	di questo valore e fermezza, non vi è una kṣatriya uguale a te,

  53 	e la tua forza e valore sono simili ai miei oggi o senza-macchia,
     	felice per te io sono o grandi-braccia, guardami o toro fra gli uomini,

  54 	ti darò, o larghi-occhi, la vista divina essendo tu stato un ṛṣi prima,
     	sconfiggerai in battaglia tutti i nemici pur se fossero gli abitanti del cielo."

  55 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi il dio Mahādeva signore dei monti, col tridente in mano,
     	Phalguna potè vedere là, assieme alla devī dal grande splendore,

  56 	messe le ginocchia a terra e inchinata la testa
     	il pṛthāde vincitore di città nemiche, si propiziava Hara.

  57 	Arjuna disse:
     	"o tu dai capelli arruffati, o signore di tutti i bhūta, accecatore di Bhaga,
     	il mio peccato o beato, tu puoi perdonare o Śaṁkara,

  58 	per desiderio di vedere te o Beato, sono giunto su questa grande montagna,
     	tu il protettore o Signore degli dèi, tu il supremo asilo degli asceti,

  59 	io mi inchino a te o beato, o adorato da tutti gli esseri,
     	questa mia offesa che non sia punita dal Mahādeva,

  60 	da me fu fatta per ignoranza la lotta con te,
     	proteggi chi ricorre a te e questo perdona oggi o Śaṁkara."

  61 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	a lui disse il potentissimo che ha un toro come emblema, ridendo, 
     	afferrando lo splendido braccio: "sei perdonato Phalguna!"
     


                              XLI


   1 	il Beato disse:
     	"Nara tu fosti nel precedente corpo compagno di Nārāyaṇa,
     	in badarī hai praticato un duro tapas per molte migliaia di anni,

   2 	in te vi è supremo splendore come pure in Viṣṇu o migliore degli uomini,
     	collo splendore di voi due superiori uomini il mondo è sostenuto,

   3 	il grande arco dal suono simile alle nubi di Śakra,
     	afferrando, i dānava da te a da Kṛṣṇa furono uccisi o potente,

   4 	e invero questo gāṇḍīva e adatto alla tua mano o pṛthāde,
     	che io ho ingoiato usando la mia māyā o migliore degli uomini,
     	e pure le due faretre inesaurivili di nuovo sono a te date o pṛthāde,

   5 	compiaciuto io sono o pṛthāde, del tuo sincero valore,
     	accetta da noi il dono che desideri o toro degli uomini,

   6 	nessun uomo tra i mortali è uguale a te o fonte di onore,
     	o in cielo si trova una capacità guerriera superiore alla tua o distruttore di nemici."

   7 	Arjuna disse:
     	"se tu o beato, a me dai una grazia per tuo favore o tu, dal toro per emblema,
     	io desidero la divina arma la terribile pāśupata o potente,

   8 	che ha nome brahmaśira, violenta dal terribile potere,
     	che alla fine di uno yuga violentemente usata, distrugge il mondo,

   9 	con cui io brucerei in battaglia i dānava e pure i rākṣasa,
     	e gli spiriti e piśāca e gandharva e serpenti,

  10 	dalla quale migliaia di lance e mazze terribili a vedersi,
     	e frecce velenose come serpenti sorgono recitando il mantra,

  11 	con la quale combatterei con Bhīṣma e con Droṇa e Kṛpa,
     	e col figlio del sūta, in battaglia sempre di aspre parole,

  12 	questo il mio principale desiderio o beato, distruttore degli occhi di Bhaga,
     	dal tuo favore completato, io sarei così fortissimo. "

  13 	il Beato disse:
     	"ti darò la cara arma io, la grande pāśupata,
     	il potere di lanciarla, guidarla e anche ritirarla o pāṇḍava,

  14 	non la conosce neppure il grande Indra né Yama né il re degli yakṣa,
     	oppure Varuṇa o Vāyu come potranno conoscerla gli uomini?

  15 	mai questa precipitosamnete si deve scagliare contro un uomo,
     	l'intero universo brucerebbe colpito anche da una parte di essa,

  16 	certamente immune ad essa non v'è nulla nel trimondio di mobile o immobile,
     	con la mente, con la parola, con gli occhi e con l'arco si può lanciare."

  17 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo avendo udito il pṛthāde rapido s'illuminava per il dono garantito,
     	e inchinatosi ai piedi del signore dell'universo: "istruiscimi." disse.

  18 	quindi in segreto istruiva del mezzo di trattenere 
     	quest'arma, il migliore dei pāṇḍava come fosse il distruttore finale in persona,

  19 	essa apparteneva al grand'anima come al tre occhi, al signore di Umā,
     	e felice acquisiva questa Arjuna allora,

  20 	quindi si scosse la terra con le montagne i boschi e gli alberi,
     	con le regioni marine, con i villaggi, città e miniere,

  21 	un suono di tamburi e conchiglie, e tamburelli a migliaia,
     	in quell'istante sorgendo, e un grande uragano apparve,

  22 	quindi la tremenda arma del pāṇḍava dall'infinito splendore fiammeggiava, 
     	schierata in persona al suo fianco la videro gli dèi e i dānava,

  23 	ed essendo Phalguna dall'infinito splendore purificato dal tre-occhi,
     	tutto quando di impuro v'era vel suo corpo lo portò ad estizione,

  24 	"vai in cielo." così il permesso del tre-occhi, aveva allora Arjuna,
     	inchinadosi con la testa il pṛthāde, a mani giunte guardava il dio,

  25    quindi il potente signore degli abitanti i trecieli, il savissimo, Śiva signore di Umā e dei monti, 
        Bhava diede il grande arco gāṇḍiva uccisore di daitya e piśāca al migliore degli uomini,

  26 	quindi il Signore assieme ad Umā quel supremo monte abbellito da foreste e bianche cime, 
      	rifugio di grandi ṛṣi e uccelli, lasciando volava in cielo sotto lo sguardo del migliore degli uomini.
     


                              XLII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	davanti ai suoi occhi l'armato del tridente col toro per vessillo,
     	scompariva il Signore del mondo tornato alla sua dimora,

   2 	quindi Arjuna grande meraviglia aveva l'uccisore di eroi nemici:
     	"io vidi il Mahādeva in persona." così egli o bhārata:

   3 	"fortunato sono, e favorito io che Hara il tre-occhi,
     	l'armato di tridente, il benefattore in persona vidi, e toccai con le mani,

   4 	e io ho esaudito il mio supremo sforzo da me,
     	e sconfitti tutti i nemici e realizzato il mio scopo."

   5 	quindi simile al colore di gemme, illuminando tutta le regione
     	accompagnato da mostri marini, giunse il beato signore delle acque,

   6 	con nāga e tonanti fiumi e daitya e coi sādhya e le divinità,
     	Varuṇa signore e protettore degli acquatici, giunse in quel luogo,

   7 	quindi col corpo d'oro col fiammeggiante carro volante,
     	Kubera, circondato dagli yakṣa giungeva potente,

   8 	quasi illuminando l'aria con suo meraviglioso aspetto,
     	il beato signore delle ricchezze venne a visitare Arjuna

   9 	inoltre l'illustre distruttore dei mondi, Yama in persona possente,
     	nel suo aspetto, con i senza-corpo, coi padri, protettori del mondo,

  10 	lo scettro in pugno, lo spirito impensabile, il distruttore di tutti gli esseri,
     	il dharmarāja figlio di Visvavat sul carro volante, illuminando

  11 	i tre mondi, i guhyaka, i gandharva coi serpenti,
     	come un secondo sole al giungere la fine di uno yuga,

  12 	i bellissimi svariati picchi del grande monte 
     	ascendendo, là scorgevano Arjuna immerso nel tapas, 

  13 	quindi dopo un po' il beato stando sul collo di Airāvata,
     	giunse, assieme a Indrāṇī, Śakra circondato dalle schiere dei celesti,

  14 	con un bianco parasole sostenuto sulla testa,
     	splendeva come il re delle stelle, stante in una bianca nuvola,

  15 	celebrato da gandharva, e da ṛṣi ricchi in tapas,
     	avvicinatosi al picco della montagna stava, come un sole sorgente, 

  16 	quindi il saggio con suono di tuono, pronunciava belle parole
     	Yama, conoscitore del supremo dharma, stando nella regione meridionale,

  17 	" o Arjuna, Arjuna, guarda noi custodi del mondo riuniti,
     	una maggior vista oggi tu avrai meritando di vederci,

  18 	l'antico ṛṣi dall'infinita anima tu fosti di nome Nara, o fortissimo,
     	per ordine di Brahmā o caro, venuto alla mortalità,
     	tu sei nato dal Vāsava, grande eroe valoroso,

  19 	e l'esercito infuocato protetto dal figlio di Bharadvāja,
     	e i dānava, e i grandi eroi che sono andati a morte, 
     	con impenetrabili corazze hai sconfitto o rampollo dei kuru,

  20 	e chi è una porzione del dio mio padre che riscalda tutti i mondi
     	Karṇa il grandissimo eroe da te è ucciso o Conquista-ricchezze,

  21 	e le porzioni degli dèi, dei gandharva e dei rakṣas venute sulla terra,
     	condotte dal frutto delle proprie azioni, da te abbattute in battaglia, 
     	la meta otterranno o kuntīde, che hanno meritato o distruttore di nemici,

  22 	e imperitura fama a te nel mondo sarà o Phalguna
     	compiaciuto è il Mahādeva in persona dello scontro avuto con te,
     	e pure la terra piena di ricchezze da te assieme a Viṣṇu sarà alleggerita,

  23 	prendi l'arma o grandi-braccia il bastone da cui non si sfugge,
     	con quest'arma tu compirai azioni sublimi,

  24 	prendilo o pṛthāde secondo le regole, o rampollo dei kuru, 
     	con il suo mantra e uso, col modo di lanciarlo e ritirarlo."

  25 	quindi lo scuro reggitore delle acque, Varuṇa signore dei mostri marini,
     	all'occidente fermandosi ascesa la montagna, il potente:

  26 	"o pṛthāde, tu il migliore guerriero sempre fermo nel dharma kṣatriya,
     	guardami io sono Varuṇa dai grandi rossi occhi, signore delle acque,

  27 	da me sono preparati i lacci di Varuṇa da cui non si sfugge,
     	prendili nelle tue mani o kuntīde col segreto per scioglierli,

  28 	con questi allora o eroe, nella battaglia per il riscatto di Tārakā, da me
     	furono legati migliaia di daitya grand'anime,

  29 	perciò questi o uomo coraggioso, per mio ordine sorti
     	prendi, non di te coll'arco incoccato si libererebbe pure Yama che dà la morte,

  30 	se tu con quest'arma in battaglia agirai,
     	allora la terra priva di kṣatriya diverrà senza alcun dubbio."

  31 	quindi parlava l'abitante di kailāsa, il custode dei tesori 
     	dopo che armi divine furono date da Varuṇa e da Yama:

  32 	"o ambidestro, o grandi-braccia, tu prima fosti un dio eterno,
     	assieme a noi o signore, in ascesi sempre nelle precedenti ere,

  33 	da me pure tu, accetta l'arma antardhāna, a me cara,
     	dotata di forza e brillante splendore procura il sonno o uccisore di nemici."

  34 	quindi Arjuna grandi-braccia, secondo le regole il rampollo dei kuru,
     	di Kubera pure la divina arma, accettava il fortissimo,

  35 	quindi disse il re degli dèi, al pṛthāde dall'infaticabile agire,
     	confortandolo con gentili parole con voce di nube o tamburo tonante:

  36 	 "tu o figlio di Kuntī grandi-braccia, un antico dio fosti,
     	avendo ottenuto un supremo successo in corpore andrai alla divina meta,

  37 	tu devi compiere la grande impresa degli dèi o distruttore di nemici,
     	tu ascenderai al cielo preparati o splendido,

  38 	il carro guidato da Mātali verrà sulla terra per te,
     	là io darò a te armi divine o kaurava."

  39 	avendo visto i custodi del mondo là riuniti sulla cima del monte,
     	si meravigliava il saggio figlio di Kuntī, il Conquista-ricchezze,

  40 	quindi lo splendido Arjuna i custodi del mondo riuniti
     	venerava secondo le regole, con parole, acqua e anche frutti,

  41 	allora partirono gli dèi onorando il Conquista-ricchezze,
     	per dove erano venuti, tutti i sapienti dèi, veloci come il pensiero,

  42 	allora Arjuna gioioso divenne, avendo ottenuto le armi il toro fra gli uomini,
     	e di pieno successo sé stesso egli pensava contento.